Poster Contagious: Epidemia mortale
Locandina Contagious: Epidemia mortale
Contagious: Epidemia mortale (Maggie) è un film del 2015 prodotto in USA e Svizzera, di genere Drammatico e Horror diretto da Henry Hobson. Il film dura circa 95 minuti. Il cast include Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Douglas M. Griffin. In Italia, esce al cinema giovedì 25 Giugno 2015 distribuito da M2 Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 17 Dicembre 2015. Al Box Office italiano ha incassato circa 361430 euro.

Quando una pandemia mortale si diffonde nel paese arrivando a contagiare anche le piccole città dell'America più profonda, le autorità stabiliscono un ferreo protocollo per i pazienti affetti dal virus: devono essere allontanati dal contatto con gli altri umani e messi in isolamento in speciali reparti. Su quello che succede dopo ai contagiati, le autorità tacciono. Ma Wade Vogel non è pronto a rinunciare a sua figlia Maggie. Dopo settimane alla ricerca della ragazza, fuggita una volta venuta a conoscenza della sua diagnosi, l'uomo la trova e la riporta a casa dalla matrigna Caroline e i suoi due figli. Dopo aver perso la moglie anni prima, Wade è determinato a tenere con sé l'amata figlia il più possibile, rifiutandosi di lasciarla nelle mani della polizia locale presentatasi con l'ordine di prenderla in custodia. Con il progredire della malattia, però, Caroline decide di prendere i suoi due figli e andare via da casa, lasciando Wade da solo a guardare impotente Maggie straziarsi nella sua lenta trasformazione in uno zombie. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 25 Giugno 2015
Uscita in Italia: 25/06/2015
Data di Uscita USA: venerdì 8 Maggio 2015
Prima Uscita: 22/04/2015 (Tribeca Film Festival)
Genere: Drammatico, Horror, Thriller
Nazione: USA, Svizzera, UK - 2015
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Produzione: Lionsgate
Distribuzione: M2 Pictures
Box Office: Italia: 361.430 euro
In HomeVideo: in DVD da giovedì 17 Dicembre 2015 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Henry Hobson

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

La storia

Ambientato in un futuro post-apocalittico dove un virus letale sta lentamente trasformando la popolazione in zombie, CONTAGIOUS vede protagonista Arnold Schwarzenegger, leggendario interprete di film d'azione, nei panni di un contadino e di un padre coraggioso e protettivo, che si rifiuta di rinunciare alla figlia di 16 anni, Maggie, interpretata da Abigail Breslin, quando viene contagiata dal morbo – e che resta solo di fronte all'orrore e alla straziante decisione da prendere prima che sua figlia si trasformi. Schwarzenegger racconta: "È una cosa nuova per me, e anche per il genere zombie. È davvero un film diverso, e non volevo solo recitare, ho deciso anche di produrlo, che è una cosa che di solito non faccio mai".

Basata su una sceneggiatura originale dell'esordiente John Scott 3, rientrata nella Black List delle migliori sceneggiature non prodotte del 2011, CONTAGIOUS segna il debutto alla regia di Henry Hobson, celebre graphic designer, regista di spot pubblicitari e title sequence director, ma anche la prima volta di Schwarzenegger come attore e produttore di un film indipendente a basso costo. 

"Quando mi hanno portato la sceneggiatura e mi hanno detto che era nella Black List, ossia una tra le migliori sceneggiature che non sono state prodotte, mi sono incuriosito", dice Schwarzenegger. Siete abituati a vedermi nei panni del 'superuomo', dell'eroe di film d'azione che sembra non poter essere scalfito dai proiettili. In Contagious, invece, sono l'uomo della porta accanto, un contadino coraggioso che affronta problemi basilari, come proteggere la sua famiglia e assaporare gli ultimi istanti che gli restano con sua figlia".

Per il regista Hobson, l'esplorazione di uno dei generi cinematografici più popolari, attraverso la famiglia creata da Scott, offriva una storia semplice ma ricca a livello emozionale, che si adattava bene al suo particolare stile visivo; era una grande opportunità per passare alla regia di un lungometraggio.

"Nella marea di progetti sugli zombie – anzi, forse dovrei dire nell'orda – CONTAGIOUSspiccava. Invece di fare eco alla grande crisi globale come gli altri progetti, questo film è concepito su una scala ridotta: un tipo di relazione riconoscibile, un padre e una figlia in una città senza nome. Questo permette agli spettatori di identificarsi con quella situazione e chiedersi: Cosa farei se succedesse a me? Fa luce su quello che significa essere umano", dice Hobson. "L'uso di una malattia letale, ancora più grave del cancro, dà una torsione alla storia, il cui sviluppo è segnato dalla frattura di una famiglia. Quando tutti quelli che ti circondano sono intaccati da una cosa del genere, diventa difficile offrire un livello umano di empatia e di compassione. Mi interessava mostrare cosa potesse comportare tutto questo per una famiglia e per una comunità. Come si può aiutare il proprio vicino se si è terrorizzati da quello che sta nascondendo? Mi è piaciuta molto l'ambientazione in una piccola cittadina: è una dimensione locale ristretta, in cui la paura dell'alienazione è più realistica e inquietante. La sceneggiatura dà un'immagine più simile a I giorni del cielo che a28 giorni dopo".

"Il nucleo del film è un padre che protegge sua figlia", dice Schwarzenegger. "Abbiamo già visto orde di zombie e mitragliatrici in altri film, sembra un futuro inimmaginabile. In CONTAGIOUSinvece è unamalattia che diventa realeperché il mondo del film si restringe e si concentra su una famiglia, in una fattoria devastata nel mezzo del nulla. Quando ho letto la storia, ho sentito che dovevo interpretare questo personaggio. È più vulnerabile di qualsiasi altro ruolo che io abbia mai fatto, è più autentico, più toccante".

"Quello che mi ha conquistato all'inizio è stata la trasformazione del rapporto padre-figlia", dice il produttore Colin Bates. "È la storia di una famiglia che deve fare i conti col passato, e affrontare le conseguenze del presente mentre si prepara a un futuro inevitabile di perdita e incertezza. È molto più commovente di quello che ci si aspetterebbe da un tipico film con gli zombie; la domanda implicita è: Come si fa a trovare pace se il proprio mondo sta cadendo a pezzi?".

Subito dopo aver letto la sceneggiatura di John Scott, Joey Tufaro, produttore e co-titolare della Gold Star Films, società di produzione con sede a New Orleans, ha deciso di coinvolgere molti dei suoi partner locali per finanziare il film. "È da anni che vediamo film sugli zombie, ma John ha fatto un lavoro straordinario mostrando il lato umano di questa malattia e il modo in cui ognuno viene colpito quando uno dei suoi affetti più cari contrae il virus dei morti viventi".

Il produttore Matthew Baer (Unbroken), ex capo della divisione cinematografica della Brillstein-Grey, ha riconosciuto la forza e l'originalità della sceneggiatura dell'esordiente Scott quando, più di quattro anni prima, l'aveva ricevuta dal produttore Trevor Kaufman, agente di Scott, suo socio e compagno di college. 

"Era originale e stimolante", dice Baer, che ha firmato per sviluppare e produrre il film con Scott e Kaufman. "Era diversa dal solito genere zombie e toccava le domande sulla fine della vita in modo intimo e toccante. Nella storia ci sono metafore e temi che creano risonanza e simboleggiano cose che tutti viviamo." Bates concorda: "All'inizio è stata la sceneggiatura in sé a suscitare il mio interesse. Le sue stratificazioni, la trama, gli intrighi. Era nostra già dopo la prima lettura".

Scott, che si dichiara un appassionato di film sugli zombie, racconta che quando ha deciso di scrivere la sua prima sceneggiatura, voleva esplorare questo popolare sottogenere horror in un modo che non aveva mai visto fare. 
Per Ara Keshishian, presidente della produzione Lotus Entertainment, Scott ha centrato l'obiettivo. "Quello che mi ha attirato di CONTAGIOUSè stata l'originalità della sceneggiatura e il tema di fondo dell'amore: cosa faremmo per proteggere e salvare le persone a noi vicine. Attraversare generi diversi è sempre una sfida e questo film è uno dei rari esempi in cui questo viene fatto, e anche molto bene".

"Quando ho deciso di scrivere CONTAGIOUS, volevo esplorare l'ineluttabilità della morte dal punto di vista di due individui molto legati tra loro, che devono affrontare la stessa questione in modi diversi: una ragazza adolescente che si avvicina nel modo peggiore all'età adulta e costretta a riappacificare i suoi rapporti nel momento in cui le viene strappata la sua vita, e suo padre, che sta combattendo con l'impossibilità di salvare sua figlia, una paura con cui nessun genitore vorrebbe mai avere a che fare", spiega Scott. "In ultima analisi, CONTAGIOUS è un dramma commovente ambientato in un mondo che è in convalescenza. L'orrore della storia è nella battaglia che questi personaggi devono affrontare di fronte all'inevitabile morte di Maggie".

Bates aggiunge: "Al posto della violenza con cui siamo abituati a pensare gli zombie, CONTAGIOUS ci porta a prendere in considerazione uno scenario più realistico: se un virus con questi effetti diventasse una pandemia, probabilmente ci vorrebbe del tempo prima che la trasformazione da umano ad altro sia completa. Osservare le fasi di questa dilatazione del dolore – dalla negazione all'accettazione – che si rivela a questa famiglia è in qualche modo più terrificante rispetto alla vista di sangue, budella e decomposizione. È un'idea originale".

Kaufman osserva che, nonostante sia chiaro il fatto che questo virus trasformi gli esseri umani in zombie, non viene detto espressamente: "La cosa che mi piace di più è che in questo film non si usa mai la parola 'zombie'. Viene chiamato 'virus' e per questo può rappresentare qualsiasi tipo di malattia o morbo".

È proprio quello che ha colpito Abigail Breslin, attrice nominata all'Oscar, che interpreta il ruolo di Maggie: per lei questo virus è una forma indiscriminata di contagio che trasforma la vita quotidiana di un individuo in un incubo a occhi aperti. Breslin racconta che era interessata alla possibilità di interpretare l'adolescente infetta perché ha visto come la malattia possa portare a una terribile solitudine.

"Ero davvero in sintonia con la storia perché avevo amici molto malati", racconta la popolare attrice diciannovenne, che ha fatto il debutto sul grande schermo nel 2002, all'età di cinque anni, in Signs diM. Night Shyamalan. "Non vedevo CONTAGIOUS come un film di zombie, ma piuttosto come un film sulla malattia e l'isolamento che ne deriva. Ho pensato che fosse qualcosa in cui potevo davvero entrare e prendere il mio tempo per il personaggio. Il nostro film è un'umanizzazione degli zombie. Maggie non è un mostro. Quando il virus prende il sopravvento, entra ed esce da comportamenti animaleschi. Le scene con i suoi amici sono momenti di sollievo dall'isolamento e dalla tristezza, dal fatto che sta morendo. Sono scorci su quello che la sua vita dovrebbe essere. Poi diventa tutto più pesante di prima, perché cambia tutto". 

In CONTAGIOUS, la trasformazione da umano a morto vivente – istantanea in molti film horror – si svolge nell'arco di settimane. Trattando il contagio dei morti viventi come un virus in rapida progressione, Scott ambienta il fenomeno degli zombie nel mondo terrificante e fin troppo noto delle pandemie. Mentre Maggie peggiora, potrebbe essere una qualsiasi ragazza adolescente che lotta per rimanere in vita e che deve affrontare insieme alla sua famiglia la sua inevitabile morte.

"In molti film abbiamo visto donne e uomini più anziani attraversare le vicissitudini e le tribolazioni di una malattia devastante, durante la quale i loro corpi si deteriorano nel corso del tempo", dice Kaufman.  "Il fatto che questo succeda a un'adolescente è qualcosa di diverso che non si vede spesso".

In CONTAGIOUS, il fatto di diventare un morto vivente è vissuto come un problema di salute e di sicurezza pubblica, a differenza dei film pieni di sangue e di mostri, e questo è un altro aspetto della storia che ha colpito Breslin.
"Spero che il film faccia riflettere su quanto le persone che stanno morendo per una malattia abbiano bisogno di avere vicino la gente", aggiunge Breslin. "Evitare i malati o le persone che stanno morendo o trattarle come 'infetti', li lascia soli proprio nel momento in cui hanno più bisogno delle persone".

In CONTAGIOUS, tuttavia, il bisogno di consolazione e di cura è complicato dal fatto che, mentre il virus fa il suo corso, invece di morire, il paziente si trasforma in un assassino carnivoro. Per quanto Wade sia impotente di fronte alla lenta trasformazione di sua figlia, deve prendere una decisione prima che sia troppo tardi: qual è il momento in cui Maggie smette di essere mia figlia? Qual è il momento in cui non sarà più lei? Quando – e come – metto fine alla sua sofferenza?

"È l'incubo di ogni genitore", dice Baer. "Come padre, un genitore che guarda il figlio soffrire di un morbo che è fuori controllo è una cosa che mi colpisce. E poi siamo di fronte a una ragazza che si tormenta su quello che dovrebbe fare, nella tremenda situazione in cui si trova, con l'aggravante che è un'adolescente: 'Cosa pensano di me i miei amici? Quanto tempo mi rimane?'. In sottofondo c'è un ticchettio d'orologio e a un certo punto Maggie sta per trasformarsi in qualcosa che la rende pericolosa per le persone che le vogliono bene".

Distaccandosi dal genere zombie, in CONTAGIOUS,il vero orrore e la suspense non scaturiscono tanto dal sangue o dalle facce dei morti viventi, ma piuttosto dalla cupa realtà di curare un figlio o una persona amata che diventa pericolosa per se stessa e per la sua famiglia a causa di una malattia terminale o di un comportamento – e infine nel confrontarsi con le scelte ancora più cupe che genitori amorevoli e angosciati devono affrontare.  

"Il modo in cui la stessa malattia viene trattata contribuisce a rendere tutto più verosimile. Non si tratta di un'epidemia magica con cui un minuto dopo che sei stato morso hai la schiuma alla bocca. Ci vuole del tempo – sappiamo almeno qualche settimana, ma, proprio come il cancro o qualsiasi altra malattia, non sappiamo con esattezza quando arrivi la fine", dice Schwarzenegger.

"Si tratta di scelte incredibilmente difficili", dice l'attrice Joely Richardson, che interpreta Caroline Vogel, matrigna di Maggie, seconda moglie di Wade e madre dei suoi due figli più piccoli. "Cosa fai quando qualcuno si ammala? Cosa farebbe chiunque se un membro della famiglia si ammalasse e fosse contagioso? Vuoi tenerlo a casa, proteggerlo, ma questo significa che il resto della famiglia sarà a rischio. Credo che la lealtà di Caroline, soprattutto come madre, sia scissa tra la malattia e il bene. Quando prende i due figli più piccoli e se ne va, siamo a un punto della storia in cui Maggie sta peggiorando e Wade è completamente bloccato".

Per quanto la sua partenza sconvolga Maggie, Breslin crede che Caroline stia facendo la cosa giusta. "Caroline è una figura più complessa rispetto a quella della 'matrigna cattiva' perché sa cosa succederà a Maggie, mentre Wade continua a sperare e rifiuta di andarsene. Caroline sembra voler mettere al sicuro gli altri figli, cosa che distrugge quel rapporto materno che Maggie avrebbe desiderato – soprattutto in quel momento – ma che non riesce ad avere con la sua matrigna".

Anche se Wade si aggrappa alla speranza, è consapevole del fatto che Maggie sia stata infettata da un virus. Caroline invece, con la sua devozione religiosa, vede questa pandemia virale in termini morali e spirituali. Le sue forti convinzioni implicano giudizi che causano un conflitto con Wade e Maggie.

"Caroline ha delle credenze piuttosto oscurantiste su paradiso e inferno, sul diavolo e sul male, e questa complessità mi ha attratto", dice Richardson. "Di base è una brava donna ed è evidente che adori suo marito, ma è un po' fuorviata. Vuole bene a Maggie, ma Maggie non riesce ad accettare il suo amore e le sue opinioni religiose l'allontanano sia da Maggie che da Wade".

Nonostante lo sceneggiatore Scott abbia incentrato la storia su un padre e una figlia che devono fare i conti con l'imminente morte di lei, egli vede il dilemma di Caroline e il "lento disfacimento" come elemento centrale della storia. 
"Caroline è per Wade una moglie amorevole che lo sostiene, la madre di due dei suoi tre figli e la matrigna di Maggie", dice Scott. "È una donna molto materna e premurosa che sta cercando di tenere tutto insieme. Ma, mentre il tempo passa e Maggie peggiora, deve distruggere la famiglia per proteggerla e metterla al sicuro, e questo la lacera".

In CONTAGIOUS la protezione non è solo uno dei temi predominanti, ma è una sorta di risacca che trascina e strattona ciascuno dei protagonisti – Wade, Caroline e Maggie – isolandoli e dividendoli tutte le volte che hanno il bisogno e il desiderio di stare uniti. È il cuore del conflitto e delle azioni che ogni personaggio compie dopo che Maggie torna a casa: dove e come proteggere se stessi – e l'altro – dalla tragica morte di Maggie che è sempre più vicina.
"All'inizio del film, Wade e Maggie sono molto distanti e Maggie è scappata per proteggere la sua famiglia da quello che le sta succedendo", dice Breslin. "Maggie non voleva andarsene, ma si vergognava ed era spaventata e voleva proteggere la sua famiglia da quello che stava succedendo. Quando Wade si mette a cercarla correndo dei rischi, e la riporta a casa, dimostra a Maggie che tiene davvero a lei e che vuole che stia con la sua famiglia in un momento così difficile. Diventa il suo più grande sostenitore, che la proteggerà da quello che lui sa che sta per accadere. Maggie proverà a proteggerlo dalle emozioni causate da quello che anche lei sa che accadrà e da quello che provocherà a livello emotivo in suo padre".

"Mi sono molto identificato nella totale impotenza della situazione, nella mancanza di una risoluzione positiva", dice Bates. "A cosa puoi aggrapparti quando la speranza è in dubbio? Arnold e Abigail usano i loro personaggi per esplorare questa idea con un realismo toccante".

Per Schwarzenegger, quella di Wade è una scelta inimmaginabile che lacera nel profondo: Maggie non è solo la sua prima figlia, è anche l'unica figlia che ha avuto, tardi, con la sua prima moglie. Mentre Maggie peggiora e Wade rimane fermo al suo fianco, capisce che l'unico modo in cui può davvero proteggere la sua preziosa figlia è mettere fine alla sua sofferenza – ma come può uccidere la sua stessa figlia?

"Dopo che mia figlia Maggie, interpretata da Abigail, viene morsa, prende coscientemente la decisione di scappare per proteggerci. Io, come padre, prendo una decisione, più che istintiva, per trovarla e metterla in salvo. Ogni padre sa che l'istinto di proteggere un figlio è reale, e questo crea un'identificazione. Ti chiedi 'Cosa farei io?' e non c'è una risposta facile – le lacrime che vedete sono vere".

"Mi rattrista il pensiero che il mondo diventi insensibile a queste tragedie, e così ho voluto raccontare la storia individuale di una famiglia per mostrare che negli eventi globali in grande scala, sono le storie personali che li rendono identificabili, reali e umani", dice Hobson. "Le scelte in questo film non sono solo sulla vita e la morte, ma sulla domanda: Cosa farei io? Cercherei di trovare la cura. E se questa cura fosse senza speranza, dovrei tenerla in vita o ucciderla? Sotto la minaccia di quello che accade quando qualcuno diventa letale, le scelte sono ancora più difficili".

"È il film sugli zombie più umano che si sia visto", dice Schwarzenegger, "ed è il ruolo più umano che mi abbiate mai visto interpretare, ne sono fiero. Penso che abbiamo realizzato un film toccante e ricco di suspense che sorprenderà il pubblico".

CONTAGIOUS secondo il regista e il cast

Fin da quando ha cominciato a sviluppare il film con gli esordienti Kaufman e Scott, Baer aveva capito che CONTAGIOUS, questo insolito thriller horror sugli zombie combinato al dramma familiare, era qualcosa di diverso che non aveva mai visto prima. Anche se c'erano gli zombie, non si trattava di un film horror. Era un film drammatico con dei personaggi ambientato in una tranquilla fattoria, e non era una trama d'azione con effetti speciali. Nella fase iniziale, Baer, Kaufman e Scott erano consapevoli che, nonostante gli zombie, i festival vinti e i riconoscimenti della Black List, si trattava di una piccola storia rispetto alla portata delle produzioni commerciali che puntano ai blockbuster e alle saghe, e hanno deciso di svilupparlo e finanziarlo come film indipendente.
Tenendo presente questo, Baer, Kaufman e Scott volevano trovare un regista che potesse tradurre queste emozioni e usarle tra i personaggi e l'isolamento della fattoria per realizzare un film forte e suggestivo. Quando hanno visto un reel di Henry Hobson, rinomato graphic designer, regista di spot e title sequence director, hanno trovato esattamente quello che cercavano.
"Quando ho visto tre minuti del suo lavoro, senza nessun dialogo, me ne sono innamorato, e ho capito che era lui che doveva dirigere il film", dice Scott. "Il suo stile di montaggio, le immagini, il modo in cui fa le inquadrature e con cui usa il movimento della camera per suscitare emozioni, tutto corrispondeva al modo in cui immaginavo che dovesse svolgersi la storia, e anzi, era addirittura meglio di come l'avevo immaginata".
"Henry aveva proprio l'approccio che noi, e soprattutto John, avevamo in mente per CONTAGIOUS", dice Kaufman. "Volevamo un regista emergente e Henry aveva di sicuro uno stile e una storia che voleva raccontare. La sua capacità di narrazione a livello visivo è incredibile".
Avendo già lavorato con registi al loro primo film, come Antoine Fuqua, Baer era aperto all'idea e quando ha visto un reel del lavoro di Hobson, era entusiasta all'idea che fosse lui a dirigere CONTAGIOUS.
"È evidente che Henry dia una qualità altamente cinematografica al suo lavoro, nello stile di Ridley Scott", dice Baer. "Ha risposto a meraviglia nel suo linguaggio visivo alle tonalità più scure, aggiungendo strati che non si possono immaginare fino a quando non li vedi sullo schermo. È stata la scelta ideale".
Una volta salito a bordo Hobson, il passo successivo era trovare un cast di alto livello. I produttori raccontano che nella ricerca del cast la cosa più difficile era trovare un attore conosciuto per il ruolo del padre di Maggie.
"Wade è il co-protagonista, è un ruolo sobrio, misurato e volevamo una stella del cinema, così abbiamo deciso di cercare prima di tutto questo ruolo", racconta Kaufman. "È stato più difficile di quello che si potrebbe immaginare, perché il film s'intitola, in lingua originale 'Maggie' e non ruota attorno a Wade. Era una cosa che non volevamo cambiare. È stato fantastico quando Arnold si è fatto avanti e ha mostrato interesse, dicendo che voleva fare qualcosa di diverso, che voleva crescere".
Scott dice che aveva in mente una famiglia – e non degli attori – mentre scriveva CONTAGIOUS e creava il personaggio di Wade Vogel, un contadino forte e di poche parole; era una figura patriarcale simile al padre che avrebbe sempre desiderato avere in quella che lui descrive come un'educazione "ruvida". Essendo un giovane ragazzo alla ricerca di una figura paterna, Scott si è spesso servito di libri, storie e film, maturando una passione e una conoscenza per il cinema, soprattutto per i film d'azione, e in particolare quelli in cui era protagonista il suo eroe, Arnold Schwarzenegger.
"Sono cresciuto negli anni Ottanta e Novanta guardando i film di Arnold Schwarzenegger, era il migliore!", racconta Scott. "Conoscevo tutti i suoi film e le sue battute. Quando ho sentito che era interessato, ho pensato che fosse uno scherzo, 'Mi prendete in giro?'. Quando ho capito che era vero, ho provato a restare calmo. Ma stavo per incontrare a pranzo una delle icone della mia infanzia per parlare con lui del suo ruolo nel mio primo film, ed era una cosa abbastanza surreale. Prima di salutarci, gli ho chiesto se potevamo fare una foto insieme, perché pensavo che fosse una cosa che succedeva una volta nella vita e che avrei potuto non rivederlo mai più".
"Uno dei motivi per cui io e John siamo diventati amici al college sono stati i film d'azione", racconta Kaufman, sottolineando il nome della loro società, Sly Predator. "Lui era un grande fan di Arnold e io di Sylvester Stallone. Conoscevamo tutti i loro film, citavamo le loro battute a memoria e stavamo sempre a fare le loro imitazioni; quando Arnold Schwarzenegger alla fine ha detto che era interessato al film, non potevamo crederci".
A quanto pareva, questa icona dello sport, stella del cinema e governatore della California era pronto per un altro capitolo della sua straordinaria vita ed era interessato al ruolo di Wade Vogel.
"Il pubblico non vedrà lo Schwarzenegger a cui è abituato", dice Kaufman. "Quello che riesce a dare è possibile grazie a quello che è, e anche se nella storia ci sono momenti di tensione e di brividi, questo è per lui davvero un ruolo diverso".
Baer vede questo ruolo come un punto di svolta nella carriera di attore di Schwarzenegger. "La sua trasformazione e il suo aspetto saranno una sorpresa per molti", dice. "Arnold mette in questa parte una passione e un'emozione reale. È interessante proprio l'idea che, a dispetto della sua stazza e della sua forza fisica, quest'uomo non riesca a proteggere dal male sua figlia, la sua bambina. Il suo sguardo, il linguaggio del corpo, il suo portamento, tutto rivela che il suo mondo si sta sgretolando. Il fatto che stia lavorando con uno sceneggiatore esordiente che fa il suo debutto alla regia, che stia correndo un rischio con un giovane talento, credo che la dica lunga su quanto creda alla storia di questa famiglia e a quello che racconti dell'umanità".
Secondo Breslin, l'interpretazione di Schwarzenegger del padre protettivo, dal fisico imponente ma devastato a livello emotivo, sorprenderà il pubblico. "La gente si stupisce quando sente che sta lavorando su questo ruolo, ma una volta che lo vedrà capirà che è perfetto e che recita talmente bene che non potrei immaginare nessun altro per la parte", dice. "Abbiamo lavorato davvero bene insieme. Ha tirato fuori le emozioni che avevo dentro, che è una cosa che desideri e speri sempre da un coprotagonista, ed è di grande aiuto. Molte delle nostre scene sono davvero toccanti e intense, ed è un bene avere qualcuno che riesce a entrarci come fa lui. Sono molto orgogliosa di quello che abbiamo fatto insieme e del risultato ottenuto".
Richardson è dello stesso parere, e riconosce che spesso gli spettatori "vogliono vedere gli attori – e incasellarli – nel ruolo in cui li riconoscono", cosa che rende ancora più significativo il rischio assunto da Schwarzenegger. 
"È bello trovarsi di fronte a qualcuno che esce dalla sua zona di comfort e dà veramente tutto quello che può", dice Richardson. "Per Arnold si tratta di una cosa nuova che va più in profondità – è come se fosse sbocciato. Ha raccolto la sfida e mi è piaciuto molto lavorare con lui. L'impatto emotivo che crea il vederlo nei panni di Wade è affascinante. È vigoroso, è un uomo che ha visto tutto. Guardandolo, si vede un sacco di forza, ma vedi anche il peso emotivo di un uomo che soffre davvero". 
"Quella di Arnold – un padre tormentato a livello emotivo che cerca disperatamente di fare i conti con la lenta morte della sua primogenita – è un'interpretazione che attanaglia e che lascerà al pubblico un senso di incredulità misto al dolore", aggiunge Bates.
Una volta che Schwarzenegger si è unito al progetto come attore coprotagonista e produttore, i produttori si sono messi alla ricerca di un'attrice che interpretasse l'ambito ruolo di Maggie. Il personaggio, un'adolescente sconvolta perché destinata a diventare un morto vivente, era un ruolo eccezionale, conteso tra le attrici under 18 di Hollywood. Non solo era il personaggio richiamato nel titolo del film, ma era pieno zeppo di scene cariche di emozione e implicava un aspetto fisico in continua evoluzione, oltre a vantare Schwarzenegger tra gli attori e come produttore. 
"Quando ho incontrato Abigail ho capito che era lei Maggie. Abigail è dotata di una qualità rara, quella di capire il personaggio e quello che è necessario all'interpretazione, collegandola alla sua vita reale. Quando ci siamo incontrati la prima volta, sono stato molto colpito dalla sua trasparenza e dalla sua sincerità", racconta Hobson. "Maggie è un'adolescente che può fare spesso scelte più ponderate di quelle di adulti con il doppio della sua età; scappando di casa mostra un altruismo nel proteggere la sua famiglia che non ci si aspetterebbe mai, e grazie alla compostezza e all'intelligenza di Abigail, fin dal nostro primo incontro, in lei ho visto Maggie".
Era la prima lettura a tavolino e gli attori erano seduti col regista e i produttori a lavorare sulla sceneggiatura, recitando le loro battute e dopo pochissimo Abigail ci ha commossi fino alle lacrime", dice uno dei produttori di CONTAGIOUS, Joseph Tufaro della Gold Star Film. "È stato emozionante vederla al lavoro. È dolce, umile, nonostante sia ancora un'adolescente è molto professionale e davvero affascinante. S'illumina letteralmente di fronte alla telecamera, il suo viso, la sua dolcezza brillano di fronte alla macchina da presa nonostante tutto il trucco che abbiamo utilizzato per farla sembrare malata. Ha una sorta di luce naturale. Anche nelle scene più oscure, mantiene questa qualità da stella del cinema".
"Breslin aveva già esplorato il territorio dei morti viventi nel 2009 nel film Benvenuti a Zombieland, e desiderava abbracciare un ruolo più drammatico in questo genere. Secondo i produttori, è entrata nel personaggio in modo così naturale e convincente che durante la lettura della sceneggiatura c'era un tavolo pieno di uomini adulti in lacrime. È un tipo con cui le ragazze possono di certo identificarsi e, come ogni grande attore, ha una qualità di sentimenti affascinante da guardare", dice Baer.
Dopo Schwarzenegger e Breslin, l'attenzione dei produttori si è concentrata sul cast per il ruolo di Caroline Vogel. Volevano un'attrice che capisse la complessità delle emozioni, che potesse interpretare in modo convincente la parte della moglie di un contadino, e che si combinasse bene con Schwarzenegger sia a livello emotivo che fisico. Quando Joely Richardson – la loro prima scelta – ha firmato, sono stati decisamente entusiasti.
Baer dice: "Richardson ha l'intensità necessaria per Caroline, una passione e una profondità nei suoi occhi unite a un certo equilibrio. Joely è un'attrice di classe. Grazie alla sua statura sia fisica che di interprete è una partner perfetta per Arnold. Insieme danno vita a una combinazione raffinata ed emozionante".
Richardson racconta di essere stata attratta dalla complessità delle relazioni in questo dramma incentrato sulla famiglia e che era interessata a lavorare con Schwarzenegger e Breslin. Quando finalmente ha avuto l'opportunità di "incontrare" il regista Hobson per parlare del ruolo e del film, è stato in chat, mentre stava facendo i preparativi per una cena durante le vacanze.
"Stavo preparando la cena per un gruppo di amici e parlavo su Skype con Henry, un po' distratta e agitata", racconta Richardson. "Mi ha vista preoccupata per la cena, mentre apparecchiavo la tavola, per ricevere con cura delle persone, e tutti questi problemi molto concreti mi hanno fatta apparire una vera casalinga. La cosa strana è che quello che Henry ha visto durante la nostra conversazione era perfetto per il ruolo di Caroline".
Joely ha un grande talento ed è versatile, cosa che ha dimostrato in tutta la sua carriera", dice Hobson. "Sono stato colpito dal suo calore e dalla comprensione del ruolo e del posto che Caroline occupa all'interno del film; dal suo desiderio di costruire la sceneggiatura apportando al ruolo elementi della sua vita reale di madre, con cui ha colto il dolore della sofferenza di un figlio e la difficoltà di comprendere la lotta tra le esigenze di tutti i suoi figli".
"Joely ha dato a Caroline delle emozioni che prima non avevamo visto davvero", dice Kaufman. "Credo che l'avessimo immaginata più fredda, ma Joely ha portato un calore e una tenerezza di cui il personaggio aveva bisogno. Ha reso Caroline vera, dandole dei difetti, delle preoccupazioni e dei conflitti".
"Siamo stati poi particolarmente fortunati con alcuni altri membri del nostro cast, dalla straziante interpretazione di Rachel Whitman Groves, che interpreta Bonnie, ai poliziotti (Douglas e JD), schiacciati fra l'amicizia di vecchia data con Wade e il ruolo di vigilanza in una comunità fragile", dice Hobson. "Ogni ruolo aveva bisogno di un tocco delicato, e di un lavoro in linea con la natura sobria del film e tutti si sono assunti le proprie responsabilità. Bryce Romero non aveva mai fatto un film prima di CONTAGIOUS e per Trent è stata una scelta immediata fin dal primo provino".

La Produzione

Una volta riunito il cast, Hobson e i suoi produttori hanno continuato a cercare finanziamenti per il loro film indipendente.
Dal momento che Hobson era un regista che stava per dirigere il suo primo film, era difficile convincere i finanziatori, perché il suo lavoro era in gran parte sconosciuto e non si poteva provare il suo box-office. Hobson e i suoi produttori sono entrati in contatto con Jim Seibel, Bill Johnson e Ara Keshishian della Lotus Entertainment, e Claudia Bluemhuber della Silver Reel, che hanno firmato come produttori esecutivi e hanno contribuito ad assicurare alcuni dei finanziamenti per CONTAGIOUS. Dopo aver deciso di girare in Louisiana, Joseph Tufaro, produttore di New Orleans e il collega Colin Bates di Hollywood South sono subentrati come produttori per gestire la produzione fisica e i crediti d'imposta. Todd P. Trosclair, Sr., della Gold Star Films, partner di Tufaro, si è aggiunto ai produttori esecutivi.
Il fatto di essere uno dei pochi produttori nati e cresciuti a New Orleans è stato un vantaggio per Tufaro, che ha prodotto un film a casa. "New Orleans è la più grande delle piccole città degli Stati Uniti. Ci sono legato, sono andato a scuola e sono cresciuto con molti degli imprenditori locali che supportano l'industria cinematografica locale", racconta Tufaro. "Come produttori, dobbiamo sempre bilanciare l'aspetto economico del film con quello creativo, tenendo presente che il prodotto finale deve essere un prodotto valido a livello commerciale che richiami più fasce d'età".
CONTAGIOUS è stato girato interamente in Louisiana, in particolare a Hahnville, Laplace e New Orleans. Henry Hobson aveva un'idea del film fin dall'inizio. Era evidente già dal nostro primo incontro che aveva pensato di girare il film con un approccio molto stilizzato.
"Ho pensato che la visione di CONTAGIOUS da parte di Henry offrisse una prospettiva unica sui film di zombie", dice Tufaro. "Grazie al suo background di artista e designer, Henry ha una tecnica di ripresa che esalta la tensione nelle scene e rende paurose anche le interazioni più banali. Quando senti 'Arnold Schwarzenegger' e 'Apocalisse Zombie', magari ti immagini un film pieno di effetti speciali, ma quello che vedrete alla fine vi stupirà. Penso che il pubblico e i fan saranno colti alla sprovvista dalle incredibili interpretazioni e dall'impatto visivo del film".
Fin dalla scena iniziale del film, con Maggie che si tiene in piedi con equilibrio precario sul tetto della casa nella fattoria della sua famiglia, Hobson comincia a tessere ad arte paura e suspense in ogni fotogramma di questo film che riunisce più generi. Si serve della pace lussureggiante della campagna americana e del benessere domestico della pittoresca fattoria dei Vogel per creare immagini belle e allo stesso tempo spaventose. 
Grazie al lavoro del direttore della fotografia Lukas Ettlin e dello scenografo Gabor Norman, Hobson trasforma le più comuni azioni di routine – preparare la cena, dare il bacio della buona notte, passeggiare tra i boschi – in un quieto terrore, se non in incontri minacciosi. Nella provincia americana post-apocalittica di Hobson, il pericolo e la morte sono in agguato nascosti tra i campi di canna da zucchero o in fondo alla strada ai margini del bosco o al piano di sopra, nella stanza di un bambino. 
"Questo stile ha le sue radici nel mondo in cui il film è ambientato, con poca corrente e l'elettricità che scarseggia e una natura che sta morendo dello stesso virus che sta uccidendo gli esseri umani… I toni sono terreni dentro e fuori dalla casa, nei costumi e anche nella natura", spiega Hobson. "Volevo la macchina da presa a mano e il formato analogico per stare sui personaggi, nella famiglia, e sentirne il tormento. La luce è minacciosa, il cielo, la gamma di colori, non esiste intensità in un mondo che ha dimenticato gli eccessi. Avevo tracciato a livello visivo in anticipo tutto il film, impostando una tabella dettagliata di riferimento della tavolozza dei colori. Ho creato un campionario con i riferimenti di quasi tutte le scene. Così tutta la troupe poteva avere una comprensione più ampia di come lo stile visivo specifico di ogni scena potesse inserirsi nell'ambito generale del film".
Come molti registi, quando Hobson voleva mostrare – e non dire – a un attore o a un membro della troupe il tipo di ripresa o di effetto che voleva ottenere, faceva riferimento al suo "look book", una raccolta di immagini e di storyboard che spesso i registi realizzano per illustrare specifiche angolazioni, colori e inquadrature che vogliono nei film. In genere si tratta di un raccoglitore di fogli ad anelli, ma nel caso di Hobson era un grande libro con una copertina rilegata e diviso in capitoli, con pagine piene di immagini interessanti, provocatorie e così belle da essere indimenticabili. 
"Sembrava più un libro che un 'look book'", racconta Tufaro. "Henry è molto metodico e preciso e il suo book era eccezionale, con una visualizzazione specifica del film in ogni minimo dettaglio. Lo tirava fuori e mostrava a tutti le varie cose mentre stava lavorando. Una volta lo ha preso per mostrare qualcosa ad Arnold, che ha cominciato a sfogliarlo e a chiedere informazioni sulle altre pagine. Lui si è ripreso il book e gli ha detto: 'Tu sei in questa parte del book, non preoccuparti del resto'. È stato buffo vedere Arnold ridere e andarsene scrollando le spalle". 
Secondo gli attori e la troupe, le immagini accattivanti di Hobson sullo schermo si sono rivelate ancora più potenti grazie alla sua comprensione dei personaggi e al lavoro minuzioso che ha fatto per creare gli antefatti delle loro storie, e questo è stato molto utile per dare forma alla loro interpretazione.
"Henry ha una grande conoscenza del cinema e un istinto naturale per l'interpretazione", dice Richardson. "Prima di cominciare le riprese, mi ha mostrato un book incredibilmente dettagliato di immagini che aveva raccolto per darmi un'idea di quel mondo e del modo in cui doveva apparire. Era impostato in modo intelligente – la composizione dell'inquadratura, lo stile – e molto raffinato. Mi ha anche mandato una storia molto dettagliata di tutto quello che aveva vissuto il mio personaggio, che è una cosa che fanno anche gli attori, ma quando poi dovevo recitare mi ha lasciato fare il mio lavoro. È molto bravo ed è sicuro di sé quando dà indicazioni agli attori e ci aiuta tutti a dare forma ai nostri personaggi come fanno in genere solo i registi più esperti".
Richardson racconta che aveva una particolare sequenza in cui vedeva Caroline, il suo personaggio, "più devastata e infantile di come l'avesse intesa Henry", ma nel corso delle riprese aveva scoperto che Caroline era invece più forte di quanto aveva immaginato. "Henry l'aveva resa più vera, senza troppe caratterizzazioni, più matura", dice. "È molto dolce e spero che possa mantenere sempre il suo spirito fresco, la sua energia e il suo entusiasmo".
A Breslin è piaciuto molto lavorare con Hobson. "È divertente perché ha idee molto chiare ma di base è un nerd, non è mai stanco e ha un sacco di entusiasmo. Sa esattamente quello che vuole ed è molto preciso sui personaggi, ma al tempo stesso lascia che li scopriamo mentre lavoriamo, e ci dà il tempo di capire e di sviluppare la scena del giorno".
Per Breslin, la comprensione dei personaggi da parte di Hobson era tale che, poiché il film era girato fuori sequenza, lei poteva sempre fargli domande tipo: "'In questa scena Maggie sta oscillando? In quale fase si trova in questo momento? Prova ancora dolore o no?'. Gli facevo tutte queste domande e lui sapeva sempre con esattezza il punto in cui si trovava il personaggio e il modo in cui si sarebbe dovuto comportare".
Le tappe della decomposizione di Maggie sono mostrate fisicamente attraverso il trucco e le diverse lenti a contatto. Breslin trascorreva almeno due ore al giorno al trucco con, la candidata all'Emmy, Karri Farris, capo del reparto trucco, che le applicava vene, piaghe, protesi e lenti a contatto speciali. Mentre Maggie si sta deteriorando, i cambi di trucco, di capelli e delle lenti a contatto erano suddivisi in fasi e modificati di frequente, spesso più volte in una stessa giornata.
"Ci sono le lenti a contatto della Fase 1, quando il suo sguardo è nebuloso e inizia a cambiare", spiega Breslin. "Poi c'è la Fase 2 con lenti a contatto concentriche e la Fase 2.5 con lenti a contatto bianche, che sono di grande effetto, ma non riuscivo a vedere niente, sbattevo al muro e così c'era bisogno di qualcuno che mi guidasse per spostarmi da un posto all'altro. Infine c'è la Fase 3, con lenti macchiate di nero e la Fase 3.5, in cui gli occhi di Maggie diventano completamente neri. Queste erano le mie lenti preferite, davano un aspetto soprannaturale, ma non riuscivo a vedere niente".
Il lungo trucco di Breslin comportava l'applicazione quotidiana sul braccio della ferita provocata dal morso dello zombie, che serviva, come lei spiega, "come richiamo costante a quello che era successo e a quello che doveva ancora succedere" a Maggie. Poiché, come ogni adolescente, sentiva che "guardare la benda era deprimente", "ha deciso di decorarla con delle stelle e renderla divertente". 
Una parte decisamente poco divertente del morso sul braccio, racconta Breslin, era la scena in cui Maggie scopre dei vermi nella ferita. "Voglio bene a Henry, ma ho un conto in sospeso con lui: mi ha messo dei vermi veri sul braccio, e io ho la fobia degli insetti… Ero così disgustata che, quando la scena è finita, ho vomitato!".
I vermi sono uno dei rari casi in cui Hobson punta allo splatter. Più spesso invece, le sue immagini sono costruite in modo che si provino ansia e terrore per cose che non si vedono – e ancora di più per quello che si sente. Quando Maggie ad esempio taglia il dito in decomposizione con un coltello da cucina, non è la scia di sangue nero che cola a farti accapponare la pelle, ma il rumore del coltello sul tagliere, seguito dallo scricchiolio del tritarifiuti che sta macinando l'osso.
"Nel mio lavoro in spot pubblicitari e progetti brevi, mi sono dedicato molto allo sviluppo del suono. Ho capito che si possono usare dei brevi momenti e dei dispositivi in sottofondo per costruire la tensione in modo artificiale e interessante", spiega Hobson. "Oltre alla progettazione del suono, volevo avere un'oscurità costante che creasse inquietudine attraverso tocchi di tristezza, richiamando la sensazione inconsapevole di cambiamento che si percepisce mentre Maggie si trasforma lentamente. David Wingo ha realizzato per il film una partitura rada ma sinistra. È da anni che seguo il lavoro di David per la sua abilità di catturare il senso di suspense e di minaccia persistente".
Per Breslin, il gesto che Maggie compie quando taglia il suo dito è la prova che non sente dolore e che le sia rimasto poco di controllo del suo corpo in decomposizione.
"Quando si fa male il braccio sull'altalena e si rompe il dito, per lei è un richiamo al fatto che sta morendo", dice spiegando il suo personaggio. "Maggie si stava divertendo, era un tocco di normalità, e poi arriva il segnale del suo corpo che si sta decomponendo. Lei non vuole vedere il suo corpo sgretolarsi lentamente, così prende un coltello e si taglia il dito. E non sente niente, perché in realtà è già morta. L'unica cosa è che ho dovuto tenere incollato in giù il mio dito per buona parte delle riprese perché quella scena nel film dura mezz'ora. Così a un certo punto ho chiesto: 'Ma non poteva tagliarsi il dito a pagina 90?'"
Breslin confessa che prima di incontrare il suo co-protagonista Schwarzenegger, e suo padre sullo schermo, aveva "i soliti preconcetti su di lui, 'duro e silenzioso'", ma ben presto ha scoperto che l'ex governatore della California e icona del cinema era "davvero un tipo dolce e divertente". Breslin racconta che Schwarzenegger era simpatico, si interessava a lei e la stava pazientemente ad ascoltare quando lei si sfogava sui ragazzi e le dava "buoni consigli".
"Quando dici 'Arnold' tutti sanno di chi stai parlando", dice Tufaro. "È una grandissima stella del cinema, un ex governatore e un'icona, eppure sul set era uno di noi, si è impegnato molto, ha lavorato in team, caloroso e coinvolgente e pieno di energia. Di fronte a lui tutti erano in soggezione per quanto lavorava sodo".
Richardson racconta che l'etica sul lavoro da parte di Schwarzenegger e il suo esempio sono stati notevoli. "Ho lavorato in molti film indipendenti e sono molto più turbolenti e veloci, sono davvero lavori che fai per passione", dice. "Quando stai facendo un film piccolo, è necessario che tutti lavorino insieme e che ci sia un leader che dia l'esempio. Tra noi il leader è stato Arnold. Gironzolava per il set e pranzava tutti i giorni con la troupe, faceva tutto quello che era necessario. I film indipendenti come questo si realizzano grazie alla volontà e allo spirito di gruppo, e se tutti fanno del loro meglio; e sento che con Arnold e Henry al timone è questo che tutti hanno dato".
Nonostante Richardson racconti che molte delle scene che aveva con Schwarzenegger erano "pesanti a livello emotivo", le è piaciuto molto lavorare con lui e si è divertita perfino durante i momenti più intensi. "Stavamo girando una scena d'amore piuttosto lunga in cui il personaggio di Arnold mi rifiuta. Quando siamo arrivati alla fine e Henry voleva che la ripetessimo, Arnold ha detto: 'Non tagliarla, cerchiamo di continuare, facciamola di nuovo. Mi piace la ripetizione. Vengo dal body building e conosco la ripetizione'", ricorda Richardson con una risata. "Ho pensato che fosse così dolce: voleva esplorare il sottotesto del suo personaggio, ma senza usare le scorciatoie degli attori".
Richardson racconta che le è piaciuto molto lavorare anche con Breslin. "Abigail è un'attrice di grande talento che ha fatto già molta esperienza", commenta. "A 17 anni ha già dodici anni di lavoro alle spalle, e sa lavorare molto bene su un set, si vede da come interagisce con tutti i reparti. È una persona allegra con cui si lavora bene e nelle scene insieme abbiamo creato una grande energia comune che rimbalzava dall'una all'altra".
Breslin osserva che, man mano che lei e Richardson diventavano amiche, le scene che avevano insieme erano ancora più dense, con delle stratificazioni di significati e di sottotesti. "È davvero una bella persona, è simpatica e ci siamo trovate bene insieme, nonostante il rapporto fra Caroline e Maggie sia molto conflittuale", dice Breslin. "Sullo schermo è un rapporto molto difficile, e noi abbiamo lavorato molto su questo perché quelle scene sono molto interessanti. Le interazioni tra i personaggi sono così forti perché siamo convinte che loro si capiscano più di quanto pensino".
"Mi è piaciuto molto il modo in cui ci sono arrivate", dice Hobson. "Joely e Abigail si sono legate quasi subito. C'erano scene in cui nessuno riusciva a rimanere serio perché loro cominciavano a ridere, e nel fetido calore di fine estate della Louisiana questo era un vero sollievo. Abigail era piena di trucco e Joely aveva abiti di cotone pesante: il contesto non era uno dei più facili!".

Le location in Louisiana

CONTAGIOUS è stato girato in Louisiana, a New Orleans e dintorni, tra settembre e ottobre 2013. Dopo aver trovato un cast e una troupe eccezionale, la sfida più grande della produzione era trovare una fattoria con una casa nell'area metropolitana di New Orleans che sembrasse nel Midwest. Hobson aveva in mente un'idea molto precisa e i produttori hanno visto molte location prima di decidere di girare in due case diverse: una a River Road, a Hahnville, tra le case dell'epoca delle piantagioni, e una Crescent City, sulla sponda occidentale del Mississippi. Entrambe le case sarebbero servite per i vari interni ed esterni della casa e della fattoria dei Vogel, dove sono ambientate la maggior parte delle azioni.
"È stato difficile far corrispondere l'aspetto esterno della casa a quello di una casa del Midwest e poi far combaciare l'interno con l'esterno in una prospettiva d'insieme", racconta Bates. "Naturalmente l'interno è più complicato perché alla troupe e al personale serve una location pratica, ed è una cosa difficile".
Gli esterni della casa dei Vogel, compresi i campi di canna da zucchero, il cortile, i campi, il fienile, il vialetto e anche l'interno della mansarda di Maggie, sono stati girati nella prima location di River Road, mentre il soggiorno, la cucina, il corridoio, la scalinata e la camera da letto di Wade e Caroline sono stati girati nella seconda. A differenza di uno studio o di un palco, dove si hanno confini precisi, e dove si possono fare e disfare mura e soffitti a seconda delle necessità, le riprese in una casa colonica di inizio secolo, con le camere piccole e i soffitti bassi, si è rivelata una sfida.
"La casa vera all'interno era claustrofobica", racconta Richardson. "E dovevano entrarci molte persone, le telecamere, le luci e tutte le attrezzature. Quando poi salivamo al piano di sopra per girare nella camera da letto, era particolarmente stretto".
Il cast e la troupe hanno trascorso anche molti giorni e notti a girare gli esterni del film nei dintorni della fattoria e nei campi di canna da zucchero. Nonostante la soffocante calura estiva della Louisiana e l'umidità, Hobson, di origine inglese, noncurante del meteo e dello stile casual della troupe, indossava tutti i giorni un vestito – in misto lana – e una cravatta.
"Mi piace essere sempre presente in ogni scena e per questo in realtà il vestito è una specie di cintura multiuso", spiega Hobson. "Posso conservare tutti i miei riferimenti, le informazioni e i biglietti nelle varie tasche. Voglio essere in grado di tirare fuori le pagine della sceneggiatura nel momento in cui mi serve, e con un vestito posso frugare nelle tasche e recuperare qualsiasi cosa senza dover sfrecciare per il set facendo rallentare il lavoro. In un film piccolo devi essere estremamente cosciente del tempo: non potevamo girare in più di un giorno e se avessi passato cinque minuti a cercare pagine e riferimenti avremmo rischiato di sprecare un'ora al giorno".
Quando è arrivato il caldo, la scelta di Hobson dello stile e del tessuto gli ha probabilmente risparmiato altri disagi. Durante le riprese notturne in esterno, gli unici mostri carnivori sul set di CONTAGIOUS erano le immancabili zanzare che ronzavano attorno alla troupe, ma che lasciavano in pace Hobson.
"Ero piena di morsi di zanzare", racconta Breslin. "Dovevo averne un centinaio, non esagero! Una sera, dopo aver girato in un campo di canna da zucchero, avevo morsi sulla schiena, sulle braccia e sulle gambe… È stato terribile. E la stessa cosa è successa quando siamo ritornati la sera dopo".
In seguito Hobson, il cast e la troupe si sono spostati a Hahnville per le riprese dello scontro di Wade, la casa di Bonnie devastata dagli zombie e la scena della volpe, che Breslin indica come un punto di svolta per Maggie.  
"Una delle scene più difficili è quella con la volpe perché fa una cosa terribile e non riesce a ricordarlo", racconta Breslin. "Se fosse stata in sé non avrebbe mai fatto una cosa del genere ed è sconvolta per questo. Capisce che è a un punto di non ritorno. Più che essere spaventoso, è triste, è davvero tragico".
L'incontro di Wade con gli zombi al minimarket e alla stazione di servizio mentre sta cercando Maggie è stato girato il primo giorno di riprese al Cash & Carry di Reserve, in Louisiana. Le scene dell'ospedale sono state girate al River Parishes Hospital e alcune scene del viaggio di Wade in paese sono state girate a Garyville, sempre in Louisiana.
New Orleans è in effetti la patria della cultura zombie. Il moderno fenomeno degli zombie affonda le sue radici nel rito creolo del Voodoo praticato a New Orleans. Il termine "zombie" deriva dal congolese nbzombi, che significa "spirito" o "anima" e, nella cultura Voodoo, si riferisce allo spirito dei serpenti. Nel XIX secolo, Marie Laveau, la grande sacerdotessa Voodoo di New Orleans usava nei suoi riti un serpente chiamato Le Grand Zombi, che veniva ipnotizzato e a quanto pare eseguiva i suoi ordini. Nel corso del tempo, i seguaci stregati dalla Laveau, che si contavano a migliaia e sembravano essere in stato ipnotico e di trance, diventarono noti come 'zombie'".
Secondo Breslin la duratura fama degli zombie – esplosa di recente – dipende dal fatto che questo sembra un fenomeno possibile. "Non è proprio impossibile che un virus faccia diventare le persone aggressive e animalesche", dice. "È più orribile perché è qualcosa che può succedere. Credo che il pensiero che questa cosa possa accadere anche a noi abbia uno strano fascino: sei vivo, ma sei morto".
Scott, sceneggiatore e produttore, è dello stesso parere, sostenendo che gli zombie sono uno dei modi in cui la gente esplora una delle questioni sulla vita eterna: Cosa succede quando moriamo?
"Che si tratti di fantasmi, vampiri o zombie, gli esseri umani sono affascinati dalle domande sulla vita dopo la morte", dice Scott. "Credo che la popolarità di tutti questi generi dipenda dal fatto che la gente si ponga molte domande sulla vita e sulla morte. Ci chiediamo se possiamo tornare in vita dopo la morte e come sarebbe questa vita. Ci chiediamo cosa succederà a noi e al nostro corpo quando moriremo. Sono domande che ci poniamo tutti e nessuno conosce la risposta".

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