Locandina italiana

Judy (2019)

Judy
Locandina Judy
Judy è un film del 2019 prodotto in UK, di genere Biografia e Drammatico diretto da Rupert Goold. Il film dura circa 118 minuti. Basato sull'opera teatrale 'End of the rainbow' di Peter Quilter. Il cast include Renée Zellweger, Jessie Buckley, Finn Wittrock, Rufus Sewell, Michael Gambon, Richard Cordery, Royce Pierreson, Darci Shaw, Andy Nyman, Daniel Cerqueira, Bella Ramsey, Lewin Lloyd. In Italia, esce al cinema giovedì 30 Gennaio 2020 distribuito da Notorious Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 10 Giugno 2020, in Digitale da mercoledì 20 Maggio 2020.

1939, Hollywood: una giovane Judy Garland (16 anni) ripensa alla sua vita da bambina; è esausta per il pesantissimo programma delle riprese e si scaglia contro il controllo esercitato dallo Studio su ogni aspetto della sua vita. Il capo della MGM, Louis B. Mayer, le dice che ha una scelta: o fare tutto quello che lui le chiede, così da diventare una star, o andare via e cadere nel dimenticatoio. Trent’anni dopo, la Garland si prepara per esibirsi in un piccolo teatro di Los Angeles con i suoi figli piccoli, Lorna e Joey. Lo show business è tutto ciò che lei J U D Y 5 abbia mai conosciuto, ma la sua voce non è quella che era un tempo, il suo pubblico sta diminuendo e lei è profondamente indebitata. Judy è ridotta ad accettare paghe di poche centinaia di dollari. Arrivata al suo hotel più tardi quella notte, Judy scopre che il conto non pagato ha portato il manager a dare la sua suite ad un altro ospite. Senza avere altra scelta, Judy si rivolge a malincuore al padre dei bambini, Sidney Luft, per avere un posto in cui stare. Judy e Sid sono divorziati e in guerra per la custodia. Dopo aver messo i bambini a letto, Sid e Judy discutono sulla loro vita; Sid li vorrebbe a casa con lui, ma Judy non sopporta l’idea di separarsi da loro: ha bisogno che stiano con lei anche quando è in viaggio. Lasciando i bambini da Sid per la notte, Judy si incontra con la figlia più grande, Liza Minelli, a una festa in una casa sulle colline di Hollywood. Mentre è lì, un giovane uomo d’affari, Mickey Deans, si presenta. Il suo fascino e le lusinghe conquistano Judy, così passano la notte a ridere e parlare. Tra di loro scatta la scintilla. Judy fa visita al suo avvocato che le dice che ha bisogno di guadagnare soldi se vuole pagare i 4 milioni di dollari che deve al fisco e se vuole dare una casa ai suoi figli. Le offerte lavorative potrebbero essersi esaurite negli Stati Uniti, ma Londra la ama ancora: allora perché non accettare l’invito di Bernard Delfont ad apparire in una serie di spettacoli per un periodo di 5 settimane nel suo nightclub alla moda, “The Talk of the Town”? Judy acconsente e si stacca dolorosamente dai suoi figli. Arriva a Londra dove incontra Delfont e Rosalyn Wilder, che è stata assunta per occuparsi della notoriamente inaffidabile Signora Garland. Judy si innervosisce oltremodo durante la prima prova e si rifiuta di cantare, sostenendo di star preservando la sua voce per la serata di apertura. Wilder e il leader della band, Burt Rhodes, sono comprensibilmente preoccupati, ma tutto ciò che possono fare è lasciarla tornare nel suo hotel per riposarsi prima del suo debutto la notte seguente. Non avendo potuto parlare con i suoi figli al telefono e preoccupata per la sua voce, Judy non riesce a dormire. La sera del debutto, Judy non si riesce a trovare da nessuna parte. Rosalyn si precipita nell’hotel di Judy e irrompe nella sua camera, per trovare una Judy priva di sonno e piena di sedativi, troppo nervosa per cantare, che implorare Rosalyn di cancellare lo spettacolo. Rosalyn riesce a mettere a Judy un vestito da sera e la porta al nightclub. Judy inciampa sul palco, l’accogliente applauso del pubblico la elettrizza: il palcoscenico è la sua casa, i suoi fan sono il suo amore più grande. Offre una performance di grande successo. J U D Y 6 Dopo lo spettacolo, Judy si riprende nel suo camerino; è completamente esausta e la sua voce è rauca. Ha paura di non arrivare fino alla fine. Di nuovo in albergo, ha ancora difficoltà a dormire. La sua mente torna ai suoi giorni dello Studio, quando le venivano somministrate pillole per aiutarla a dormire, pillole per aiutarla a stare sveglia e pillole per aiutarla a perdere peso. Ricorda una festa in piscina per il suo sedicesimo compleanno – o meglio la data ritenuta più conveniente dallo Studio per una festa di compleanno nella sua agenda fitta di appuntamenti – quando le è stato vietato di mangiare la sua torta di compleanno e lei si ribella saltando nella piscina completamente vestita. Le esibizioni di Judy al Talk of the Town continuano a ricevere grandi consensi, ma ogni sera si sente sempre più stanca e, senza i suoi figli, sempre più sola. Una notte, dopo lo spettacolo, trova due dei suoi fan più accaniti, Stan e Dan, che aspettano alla porta per il suo autografo. Sono stupiti quando Judy suggerisce di cenare insieme e finiscono per portarla a casa per una omelette. Judy viene a conoscenza delle difficoltà che i due omosessuali hanno avuto nel nascondere la loro relazione a causa delle persecuzioni legali: la musica di Judy ha fornito loro conforto per tutta quella sofferenza. Lei è profondamente commossa. Judy torna nel suo albergo per passare un’altra notte insonne. Viene sbalzata fuori dal letto da un martellare alla porta e dall’improvvisa apparizione di Mickey Deans che la travolge tra le sue braccia. Judy è entusiasta: vanno a fare shopping, lei lo presenta alla band – si sente di nuovo giovane. La sua felicità finisce con un’intervista televisiva in cui l’intervistatore le chiede dell’impatto che la sua carriera ha avuto sui suoi figli. Judy si sente in colpa e beve molto dopo l’intervista. Non è in grado di esibirsi quella notte ma insiste per andare in scena – inevitabilmente viene fischiata sul palco. In quel dolore, Judy ricorda le conseguenze del suo atto di ribellione alla sua festa del 16° compleanno. Louis B. Mayer la affronta e le ricorda che potrebbe portarle via la fama e la fortuna con la stessa facilità con cui gliele ha donate. Spaventata, dice che non lo deluderà mai più. Tornando al 1968, il giorno dopo essere stata fischiata sul palco, Judy si scusa con Delfont. Lui insiste sul fatto che lei veda il suo medico, che le comunica che la sua salute è cagionevole e che dovrebbe stare a casa, a rilassarsi con i suoi figli. Mickey riesce a farla uscire dal suo stato malinconico, annunciandole di aver iniziato un accordo con una catena di cinema che le permetterà di ritirarsi e comprare una casa a Los Angeles – sarà in grado di passare tutto il suo tempo con i suoi figli. Judy è euforica – non può immaginare la sua vita senza Mickey al suo fianco e gli propone di sposarsi. Lui, preso dal suo entusiasmo, accetta. J U D Y 7 Felicemente sposata, e con Mickey negli Stati Uniti per chiudere l’accordo con i cinema, Judy ritorna sul palco e continua i suoi spettacoli al Talk of the Town. Tutto è perfetto, finché una notte Sid vola a Londra per dirle di persona che sebbene i bambini la amino, vogliono comunque continuare a vivere con lui. Judy è devastata e si rifiuta di credergli. Si precipita in albergo, dove scopre che Mickey è tornato dagli Stati Uniti. La sua gioia si trasforma in disperazione e rabbia quando apprende che l’affare del cinema è fallito. Non potrà ritirarsi e non potrà tornare a casa. Più sola che mai, Judy beve molto prima di salire sul palco – dimentica le sue canzoni, la sua voce è spezzata, e sotto un fiume di fischi, inciampa e cade. Fuggendo dal club, fa una telefonata a Lorna per chiedere se lei e Joey volessero davvero stare con Sid. Quando Lorna le dà conferma di ciò, Judy nasconde la sua devastazione e conforta sua figlia, dicendole che è una cosa buona che vogliano stare con il padre. Dopo la disfatta della notte precedente, Rosalyn arriva all’albergo di Judy per informarla che Delfont ha cancellato il resto degli spettacoli. Judy riflette sulla sua fortuna, incluso il vero amore che riceve dai suoi fan. Chiede a Rosalyn di poter tornare con lei al Talk of the Town, solo per dire addio. Judy ricorda il momento in cui nel 1939 decise di mettere l’adulazione dei suoi fan prima di ogni altra cosa. Dopo tutti questi anni, Judy non è ancora in grado di resistere al pubblico. Chiede il permesso di salire sul palco per un’ultima volta. Sebbene la sua esibizione sia trionfale, la sua voce vacilla mentre si avvicina alla fine di Over the Rainbow. Ma il suo pubblico non la abbandona e – guidato da Stan e Dan – si alza in piedi e canta con lei la canzone.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Gennaio 2020
Uscita in Italia: 30/01/2020
Genere: Biografia, Drammatico, Storico
Nazione: UK - 2019
Durata: 118 minuti
Formato: Colore
Produzione: BBC Films, Calamity Films, Pathé, Twentieth Century Fox
Distribuzione: Notorious Pictures
Box Office: USA: 21.515.206 dollari
Soggetto:
Basato sull'opera teatrale 'End of the rainbow' di Peter Quilter.
In HomeVideo: in Digitale da mercoledì 20 Maggio 2020 e in DVD da mercoledì 10 Giugno 2020 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Rupert Goold
Sceneggiatura: Tom Edge
Musiche: Gabriel Yared
Fotografia: Ole Bratt Birkeland
Scenografia: Kave Quinn
Montaggio: Melanie Ann Oliver
Costumi: Jany Temime

Cast Artistico e Ruoli:
foto Renée Zellweger

Renée Zellweger

Judy Garland
foto Jessie Buckley

Jessie Buckley

Rosalyn Wilder
foto Finn Wittrock

Finn Wittrock

Mickey Deans
foto Rufus Sewell

Rufus Sewell

Sid Luft
foto Michael Gambon

Michael Gambon

Bernard Delfont
foto Richard Cordery

Richard Cordery

Louis B. Mayer
foto Royce Pierreson

Royce Pierreson

Burt Rhodes
foto Darci Shaw

Darci Shaw

Judy giovane
foto Bella Ramsey

Bella Ramsey

Lorna Luft
foto Lewin Lloyd

Lewin Lloyd

Joey Luft
foto John Dagliesh

John Dagliesh

Lonnie Donegan
foto Adrian Lukis

Adrian Lukis

Dr. Hargreaves
foto Gemma-Leah Devereux

Gemma-Leah Devereux

Liza Minnelli
foto Gus Barry

Gus Barry

Mickey Rooney
foto Gus Brown

Gus Brown

Porter Reg
foto Matt Nalton

Matt Nalton

Direttore musicale
foto Martin Savage

Martin Savage

Mr. Horowitz
foto Lucy Russell

Lucy Russell

Pubblicista
foto John Mackay

John Mackay

Johnnie Ray
foto Natasha Powell

Natasha Powell

Ethel Gumm
foto Ed Stoppard

Ed Stoppard

Intervistatore
foto David Shields

David Shields

Fotografo
foto Tim Ahern

Tim Ahern

Walter Rickerts
foto Peter Forbes

Peter Forbes

Richardson
foto Anthony Shuster

Anthony Shuster

Membro del pubblico 1
foto Alistair Cope

Alistair Cope

Membro del pubblico 12
foto Jacek Jagodka

Jacek Jagodka

Uomo abbronzato
foto Fenella Woolgar

Fenella Woolgar

Margaret Hamilton
foto Bronte Lavine

Bronte Lavine

Ballerina Fine Feather
foto Emily Warner

Emily Warner

Ballerina Fine Feather
foto Flora Dawson

Flora Dawson

Ballerina Fine Feather
foto Gillian Parkhouse

Gillian Parkhouse

Ballerina Fine Feather
foto Jennifer Davison

Jennifer Davison

Ballerina Fine Feather
foto Jenny Wickham

Jenny Wickham

Ballerina Fine Feather
foto Joelle Dyson

Joelle Dyson

Ballerina Fine Feather
foto Lucy Carter

Lucy Carter

Ballerina Fine Feather
foto Rebecca Fennelly

Rebecca Fennelly

Ballerina Fine Feather
foto Sam Wingfield

Sam Wingfield

Ballerina Fine Feather



Voci italiane (doppiatori):
Giuppy Izzo (Judy Garland), Benedetta Degli Innocenti (Rosalyn Wilder), Simone D'Andrea (Mickey Deans), Dario Oppido (Sid Luft), Michele Gammino (Bernard Delfont), Franco Zucca (Louis B. Mayer), Emanuele Ruzza (Burth Rhades), Emanuela Ionica (Judy giovane)


Produttori:
David Livingstone (Produttore), Aaron Levene (Produttore esecutivo), Hilary Williams (Produttore esecutivo), Charles Diamond (Produttore esecutivo), Ellis Goodman (Produttore esecutivo), Laurence Myers (Produttore esecutivo), Lee Dean (Produttore esecutivo), Cameron McCracken (Produttore esecutivo), Rose Garnett (Produttore esecutivo), Andrea Scarso (Produttore esecutivo), Jim Spencer (Coproduttore)

Recensioni redazione

Judy, recensione del film di Rupert Goold
Judy, recensione del film di Rupert Goold
Matilde Capozio, voto 6/10
Renèe Zellweger è la star indiscussa del film che racconta gli ultimi mesi di vita di Judy Garland, mitica protagonista del Mago di Oz, ma anche donna fragile e tormentata.

Immagini

[Schermo Intero]

Judy Garland: The talk of London Town

Fino al 1969 Judy Garland si è esibita in teatro e al cinema con una carriera durata oltre quarant’anni, conquistando tutto il mondo con il suo spirito, la sua intensità e le sue incredibili doti vocali.
“Sono solo una delle milioni di persone che si sono innamorate di lei”, dice Renée
Zellweger del suo personaggio nel film Judy.
“È amata e venerata a livello internazionale, come probabilmente la più grande performer che sia mai esistita”.
Eppure, nonostante ciò, il 1969 vide una Garland molto diversa dalla baby star degli anni ’30 e la celebrità hollywoodiana degli anni ’40 e ’50. La vita dura l’aveva resa inaffidabile e, mentre il lavoro diminuiva, si era indebitata e aveva perso la casa.
Nel tentativo di guadagnare denaro per provvedere ai suoi figli piccoli, Judy ha accettato un lavoro redditizio, cantando per una stagione di cinque settimane a Londra al Talk of the Town, l’elegante night club di Bernard Delfont.
Londra è stata l’ultima risorsa per Judy in molti modi, afferma lo sceneggiatore Tom Edge: “Londra era uno degli ultimi posti di cui Judy aveva ancora dei ricordi affascinanti e spensierati. Per Judy era sia un’ancora di salvezza che un’opportunità per dimostrare a se stessa e agli altri che poteva ancora farcela”.
Rosalyn Wilder, assunta da The Talk of the Town per occuparsi di Judy durante la sua permanenza, ha ricordato l’enorme cambiamento che aveva attraversato Londra nel decennio precedente, rendendola una mecca culturale: “Non c’era la buona cucina, la cultura, la moda; poi ad un tratto è arrivato tutto, tutto. Le persone avevano i soldi, le persone volevano vedere spettacoli, le persone volevano andare fuori, fare cose e essere viste”.
È stato il periodo che il drammaturgo Peter Quilter ha esaminato nel suo successo teatrale, “End of the Rainbow”, che il produttore del film, David Livingstone, ha visto e da cui è stato ispirato per sviluppare un’analisi più profonda del personaggio di questa icona globale.

Dopo aver acquisito i diritti sullo spettacolo di Quilter, Livingstone si è affidato al premiato scrittore Tom Edge per tradurlo sul grande schermo: “David mi ha chiesto di dare un’occhiata a quell’opera, poiché sentiva che c’era una grande storia da raccontare a proposito del periodo di Garland a Londra. Non sapevo molto di lei – forse portavo con me il cliché della Garland. Ma mentre iniziavo a guardare le sue interviste televisive dalla fine degli anni ’60, ho visto subito che si trattava di una donna che era davvero appassionata, arguta, acuta e consapevole di sé – una donna che conosceva i cliché esistenti su di lei ed era disposta a giocarci. Scrivere quel personaggio, cercando di trovare la mia versione della Garland, mi è sembrata una grande sfida”.
Edge ha ampliato la portata della storia includendo scorci sul passato di Judy, per aiutare il pubblico a capire meglio la Judy che vedono sullo schermo. Ma era anche deciso a non far percepire Judy come una vittima del suo passato – era una sopravvissuta e non si arrese mai – era questa qualità che tanto ispirava le sue legioni di fan e che Edge desiderava celebrare alla fine della sua sceneggiatura. “David mi parlava del film già da alcuni anni”, dice Cameron McCracken, uno dei  produttori  esecutivi  del  film  e  Managing  Director  di  Pathe,  principale finanziatore e distributore del film, “Ma ero titubante, per la percezione generale di Judy come figura tragica. Ciò che mi ha fatto cambiare idea è stata la sceneggiatura che David ha sviluppato con Tom. Non si è allontanato dalle tragedie della vita di Judy, ma è riuscito a celebrare il suo genio e il suo spirito indomito – è stata mostrata come una figura ispiratrice piuttosto che tragica. E il finale del film è stato meravigliosamente edificante!”. Questa forte reazione al materiale è stata condivisa da BBC Films e Ingenious Media, che sono entrati subito a far parte della produzione.
Per il pluripremiato regista, Rupert Goold, “Una delle cose che mi ha davvero attratto della sceneggiatura è che riguardasse in particolare due momenti della carriera di Judy: l’inizio e la fine. Il film sarebbe potuto diventare una sorta di opera passionale sulla tragica fine e apoteosi di una specie di santa secolare. Sia una storia sulle origini che di una redenzione finale”.
Questo equilibrio di come il passato trasformi il presente e di come le performance nascondano la realtà, ha affascinato Goold: “Garland è una star di Hollywood all’antica. È remota, come lo sono tutte le stelle dell’età dell’oro, ma ero interessato al mondo in cui bilanciare la leggenda con la donna umana e reale: la madre e il mito. Ciò che sembrava molto umano era l’esplorazione nella sceneggiatura del bisogno di Judy di trovare l’amore e di trovare una casa – dopo tutto “non c’è un posto come casa” – per trovare la normalità”.

Portare la storia lontano dalla consueta struttura del biopic – uno sprint cronologico attraverso i “pezzi migliori” della vita di una persona – e invece concentrarsi in profondità su un particolare momento, è stato anche un importante punto di forza per la sua attrice protagonista, Renée Zellweger: “Pensavo che in questo film ci fosse l’opportunità di esplorare qualcosa che non viene spesso considerata quando si pensa a questa personalità immensa – cosa lei riponeva nel suo lavoro e quanto ciò le sia costato. Questo era un periodo della sua vita in cui lavorava perché aveva bisogno di lavorare, ma fisicamente aveva bisogno di riposare. La sua voce, la cosa che le dà valore e autostima, è anche la cosa che lei sta distruggendo, pur di prendersi cura dei suoi figli”.
Il film analizza anche il perché le performance di Judy le abbiano tolto tanto. “La maggior parte delle persone mette una maschera di fronte alla telecamera o ad un pubblico”, dice Zellweger, “Penso che con Judy, invece, si veda la persona vera”. “Penso che si sia come capovolta e abbia portato ogni singola sensazione, esperienza,  relazione  e  sogno  all’esterno  del  suo  corpo”,  aggiunge  Jessie Buckley, che interpreta Rosalyn Wilder.
Rufus Sewell, che interpreta Sid Luft, è d’accordo. “Riesce a prendere qualsiasi canzone e caricarla di tutta la sua esperienza personale, un barlume di qualcosa di molto più grande; fa sentire la canzone come la punta di un iceberg”.

La sua capacità di sopravvivere a una vita di performance estenuanti era anche qualcosa che Edge voleva enfatizzare nella sua sceneggiatura: “Mi sono reso conto che la Garland che immaginavo era unidimensionale, e in realtà si trattava di una donna che racchiudeva molto di più”.
Anche il catturare quelle sfumature nel personaggio e lo spirito divertente che Judy non aveva mai perso è stato un fattore importante per Rupert Goold: “Ero interessato a cercare di riconnettermi con il suo lato sexy, spiritoso, pericoloso ed emotivamente disponibile”.

La storia di Rosalyn

Concentrarsi su un periodo così specifico della storia di Judy Garland richiedeva una conoscenza e un livello di comprensione che David Livingstone e Tom Edge non riuscivano a trovare in nessuna delle numerose biografie di Garland. Fortunatamente, hanno avuto accesso a una testimone oculare – e non una qualsiasi testimone oculare.
Rosalyn Wilder, che si occupava di Judy per Bernard Delfont durante la sua permanenza a Londra, è stata in grado di fornire un resoconto del suo periodo con Garland al The Talk of the Town. Dopo averla rintracciata tramite un’intervista con la fanzine di Judy Garland, la sua guida come consulente per il film si sarebbe rivelata indispensabile.
“Rosalyn è stata la porta d’ingresso su tutto ciò che riguarda questa storia; tutto il film è davvero cambiato grazie a lei”, spiega Livingstone. “È una donna formidabile – divertente, allegra, con un’enorme quantità di informazioni sul mondo delle discoteche londinesi degli anni ’60 e su come la Garland era dal vivo”.
“Le mie prime impressioni su Judy Garland erano che fosse estremamente piccola, molto fragile e piuttosto silenziosa, in qualche modo si tendeva a proteggerla”, spiega Rosalyn Wilder. “Le persone o sono star o non lo sono. Judy Garland lo era di certo”.

Tuttavia, anche se i concerti sono iniziati bene, “sono state alcune settimane difficili”, mentre Rosalyn cercava di gestire a fatica le ore di lavoro con Judy. “Rosalyn e Judy hanno una delle relazioni più interessanti nel film” commenta Rupert Goold. “Vediamo una ragazza molto normale, scettica nei confronti di tutti i pettegolezzi che vengono affibbiati agli artisti e alle celebrità, che incontra una diva vecchio stile”.

Jessie Buckley, che è stata scritturata per interpretare il ruolo della Wilder nel film, commenta: “Penso che abbiano stretto amicizia perché c’è un punto in cui le loro maschere cadono per entrambe e capiscono che ognuna sta solo cercando di risalire con la propria vita, il modo in cui vogliono viverla, senza dover giocare a essere qualcosa o qualcun altro. La professionalità di Rosalyn è qualcosa che sovrasta i suoi sentimenti personali, eppure Judy riesce a scalfirla. Creano sicuramente una sorta di amicizia”.

Diventare Judy

L’interesse di Renée Zellweger era chiaro fin da subito quando è stata scelta per interpretare il ruolo di Judy: essendo una sua grandissima fan da sempre, era un’opportunità e una sfida che non poteva lasciarsi sfuggire.
Per Livingstone e Goold, Zellweger era la scelta più ovvia per interpretare la parte di Judy.
“Non c’era nessun altro che avesse la capacità di cantare, recitare ed entrare nella parte in quel modo. E per fortuna, Renée aveva la stessa età di Judy nel momento in cui lei ha fatto questi spettacoli a Londra”, spiega Livingstone.
“Avevamo bisogno di qualcuno che avesse anche un lato comico, tra le altre cose, perché Judy era esilarante, e rinomata per quello”, aggiunge Goold. “Penso che poiché Renée abbia fatto molte commedie di alto profilo, la gente potrebbe riuscire a metter da parte film come Ritorno a Cold Mountain, per il quale ha vinto un Oscar®, e alcuni degli altri film drammatici che ha realizzato. Nonostante sia straordinariamente bella e talentuosa, riesce a connettersi con le persone reali in un modo incredibile”.
Zellweger aveva le sue motivazioni per raccontare questa storia: “Come persona creativa, non c’è niente di più eccitante che uscire dalla propria zona di comfort. Volevo anche dedicarmi a quei momenti intermedi che sembrano superflui quando si sta raccontando la storia di una persona”.
Con Renée a bordo, il passo successivo è stato quello di catturare il look di Judy Garland.
David Livingstone spiega: “Quando Renée ha accettato il ruolo, voleva essere sicura di essere reale, onesta e autentica, non sembrare quindi una caricatura”.

Un anno prima che iniziassero le prove ufficiali, Renée iniziò ad allenarsi con un vocal coach negli Stati Uniti, prima di iniziare a provare per 4 mesi con il direttore musicale del film, Matt Dunkley.
“Ciò che mi ha attratto di questo progetto cinematografico è stato che era un’opportunità unica per rivisitare queste canzoni classiche e il meraviglioso repertorio di canzoni americane, con alcuni arrangiamenti davvero magnifici”, dice Dunkley.
Nonostante abbia avuto precedenti esperienze di canto in film come Chicago, l’allenamento per diventare Judy Garland è stato un enorme passo verso l’ignoto per Zellweger.
Per impersonare una figura così singolare non bastava solo il canto: l’accento distintivo, il tono della voce e i movimenti durante le esibizioni sul palco, tutto doveva essere perfetto. Dunkley ha sempre avuto fiducia nell’abilità di Zellweger su quel fronte: “È un’attrice che sa cantare piuttosto che una cantante che sappia recitare. Quindi, ho sempre saputo che il lato della recitazione sarebbe stato fantastico. Si è allenata con un vocal coach per ottenere il suono della voce di Judy e la sua pronuncia e ha lavorato con un coreografo per duplicare il suo modo di muoversi. Judy era piuttosto nervosa nei movimenti del suo corpo e il modo in cui Renée la imita è incredibile”.
Rupert  Goold  è  rimasto  ugualmente  colpito  dalla  trasformazione  fisica  di Zellweger: “Una delle mie parti preferite della sua performance è come lei tiene le spalle. Judy aveva questa curvatura della spina dorsale che la faceva apparire molto più vecchia e fragile di quanto non fosse realmente nella seconda parte della sua vita. Il primo giorno ho pensato: Oh wow, lei è un’attrice perfetta, è qualcuno che interpreta un ruolo, non sta solo indossando un vestito”.
Per Renée Zellweger, la trasformazione fisica che è stata in grado di manifestare è dipesa molto dalle abilità del parrucchiere e del make-up designer Jeremy Woodhead, quanto quelle della costumista Jany Temime.
Jeremy Woodhead ha apprezzato la sfida, resa ancora più piacevole dal suo soggetto: “Lavorando a stretto contatto con gli attori come facciamo noi, di solito instauriamo un buon rapporto con loro abbastanza velocemente, ma è bastato un momento con Renée. Mi sono innamorato subito di lei; lei è così semplice ma al contempo così professionale. Il suo umorismo è tangibile; il suo amore per la vita, la sua energia e la sua eccitazione per tutte le cose sono reali e molto simili a ciò che sembrava avere la Garland”.
Le ricerche sull’aspetto di Judy all’epoca erano fondamentali. “La cosa buona sulla Garland è che la sua vita è molto ben documentata; i suoi sguardi sono molto ben fotografati”, continua Woodhead, “Si tratta di raccogliere tutte le informazioni e capire quali acconciature e quali trucchi possano stare bene su Renée, scartandone alcuni e spingendo su altri per compensare il fatto che le loro forme del viso sono piuttosto diverse. Abbiamo poi affinato le diverse acconciature che Judy Garland aveva in quel periodo e abbiamo deciso quali avrebbero funzionato meglio su Renée”.
Di uguale importanza è stato assicurarsi che i costumi si percepissero i più autentici possibili in quel periodo della vita di Judy.

“Tutti questi costumi sono interamente creati da Jany Temime, e tutti sono influenzati da  ciò  che  Judy  Garland indossava in  determinati momenti, pur rilevando la progressione del suo personaggio”, afferma David Livingstone. “Jany è fantastica perché quando ha un’idea diventa intransigente; lei non si accontenta di qualcosa di meno straordinario”, dice Zellweger. “Questi costumi erano fantastici e poterli indossare uno dopo l’altro e con una costruzione del personaggio così perfetta, era incredibile. Ha anche adattato e costruito i vestiti in base alla postura di Judy, che è un po’ diversa dalla mia, infatti se mi alzavo in piedi come faccio di solito io, gli abiti non mi stavano più bene”.
“Ho voluto fare il film perché ero una fan, una superfan di Judy Garland”, dice Temime. “Abbiamo anche avuto la possibilità di ricreare dei look molto belli della Londra del 1968 e dell’iconica Hollywood degli anni ’30. Era una scatola dei sogni per me e ho disegnato tutti i costumi del 1938 con quello spirito: come un film di Hollywood nel più grande periodo di Hollywood”.
Judy non era la prima collaborazione tra Temime e la Zellweger: “Ho lavorato con Renée molto tempo fa su Bridget Jones e siamo rimaste in contatto. È un’attrice incredibile e interpreta Judy incredibilmente bene. La prima scena che abbiamo girato mentre lei cantava… stavo quasi piangendo”.

I look sul palco e quelli fuori scena erano nettamente diversi tra loro, commenta Temime: “I costumi di scena sono ispirati a quelli che indossava Judy Garland: luccicanti, color oro, costosi. Indossa costumi da spettacolo perché è una donna che sa offrire uno spettacolo. Poi per la Judy nella vita reale, ho pensato di vestirla come se si fosse portata a casa alcuni abiti di scena, perché penso che molte attrici portassero a casa quello che indossavano nel film. Renée indossa davvero una borsa Chanel e una sciarpa Hermes di mia madre! Anche nella vita normale, lei sembrava sempre pronta per i paparazzi. Ma quando è in albergo da sola, tutto cambia”.
L’outfit preferito da Temime è l’abito blu polvere per il suo matrimonio con Mickey Deans: “C’è qualcosa di così tenero. Mi è stato detto che l’ha disegnato lei stessa. Quello che ha disegnato per lei è blu chiaro, pieno di piume – sembrava un pollo!

Ma è bellissimo e abbiamo creato un vestito ispirato a quello originale, e Renée lo indossa con così tanto brio”.
Lavorando insieme, Woodhead e Temime sperano di aver creato qualcosa di speciale per Zellweger.
“Volevamo ricreare quel periodo senza renderlo ammuffito o polveroso. Spero che sia tutto abbastanza vivo”, afferma Woodhead.
David Livingstone è rimasto sbalordito dalla trasformazione totale di Renée. “Renée indossa delle lenti a contatto colorate, delle protesi e una parrucca. La sua postura del corpo si basa sullo studio prolungato di Judy. Ha ascoltato ossessivamente le registrazioni delle esibizioni di Judy per avvicinarsi ai suoi manierismi e al suo modo di parlare. È una trasformazione straordinaria”.
Tutto il cast e la troupe sono stati travolti dall’interpretazione di Renée.
Per Wilder, che ricordava la vera Judy com’era allora, la trasformazione fisica era sbalorditiva: “Renée Zellweger ha questa capacità unica di trasformarsi in chiunque le venga chiesto di essere. Quando ho visto come il trucco e i vestiti l’hanno trasformata, sono rimasto assolutamente sbalordito. Non avevo mai visto una tale trasformazione nella mia vita; era quasi impossibile da credere”.
“Quando la guardi sui monitor o sul set, è spaventoso quanto lei sembri viva”, aggiunge Jessie Buckley. “Ci sono momenti in cui lei si immerge completamente e Renée non assomiglia più a Renée. Sembra solo Judy; la sua fisicità, la sua voce, il suo ingegno e la sua paura sono proprio lì nei suoi occhi”.

Tom Edge è d’accordo sugli elementi che Zellweger porta al ruolo: “Ci sono un nervosismo e una fragilità nella sua fisicità, che Renée ha assolutamente catturato. Stava imparando a cantare come Judy Garland alla fine della sua carriera, quando la voce era spezzata e c’erano note che non raggiungeva più. Renée è in grado di offrire quei piccoli momenti in cui si vedono la confusione e il dolore della Garland”. Nonostante interpreti la protagonista, tuttavia, Zellweger si è sentita solo una piccola parte di una squadra molto più grande, che ha lavorato per dare vita a Judy: “Con il lavoro di Jany sui vestiti, il lavoro di Brett Tyne con la voce, la bellezza degli arrangiamenti di Matt e la direzione di Rupert, tutto insieme ha dato vita a qualcosa di unico”.

“Renée è incredibilmente gentile” aggiunge Tom Edge. “A tutte le ore delle riprese, anche quelle notturne più lunghe, andava in giro chiedendo agli attori secondari: ‘Come stai?’. Penso che l’intera troupe abbia fatto gli straordinari senza lamentarsi, e lo ha fatto per lei, per il modo in cui lavora, per la sua gentilezza e generosità durante questo processo”.

Gli attori del film

Con il cast di Judy degli anni ’60, il passo successivo e importante per i film-makers è stato trovare una giovane attrice che potesse incarnare Judy da giovane, nel momento del suo ruolo da protagonista in Il mago di Oz.
“Se devo essere davvero onesto, probabilmente ero più preoccupato di trovare una giovane Judy di quanto lo fossi per Renée”, dice Rupert Goold. “Stranamente, la giovane Judy è più conosciuta della Judy adulta perché tutti hanno visto Il Mago di Oz; tutti sanno come dovrebbe essere. Ho visto questo video, con questa ragazza con un forte accento di Liverpool, molto dolce, quasi impacciata, e nel momento in cui sua madre ha iniziato a registrarla col suo telefono, aveva un’incredibile abilità di recitazione all’antica, e non potevo crederci”.

Quella ragazza era la quindicenne Darci Shaw: “Quando mi è stato offerto il ruolo, ero semplicemente sbalordita. Tutti la conoscono, lei è una star mondiale, ed è una leggenda assoluta e un’icona per così tante persone. Era un onore assoluto. Anche se avevo sentito parlare di lei, non sapevo molto del suo passato. Ora sono una fan ancora più grande!”.
Comprendere il modo in cui il suo personaggio è stato trattato da bambina ha aiutato la Shaw a capire in che modo ciò abbia alimentato i problemi di Judy in età adulta e perché essere una buona madre fosse così importante per lei: “Ha avuto un’infanzia davvero dura – non ha avuto davvero tempo per essere una bambina. Penso che la paura di una costante delusione e il sentirsi vulnerabile non siano stati alleggeriti dalle persone intorno a lei – è significativo come sia diventata da grande”.
Il livello di maturità emotiva di Shaw ha impressionato Rupert Goold: “Spesso sei preoccupato per un giovane attore, ma lei era semplicemente incredibile; così reale e così onesta. Ricordo quella scena con Louis B. Mayer, ero al monitor ad ascoltare la performance e tutto quello che sentivo era il battito del suo cuore. Ho molta stima di lei – penso che abbia qualcosa di veramente magico. Penso che sentiremo molto parlare di lei”.

Al fianco della Zellweger, Jessie Buckley interpreta Rosalyn Wilder.
Judy Garland è stata particolarmente presente nella vita di Buckley da bambina: “Il primo film che ho visto è stato Meet Me in St. Louis – da allora è diventato una presenza fissa nel natale della famiglia Buckley. Quando mi sono trasferita a Londra, ho fatto diversi musical. Non avevo una reale preparazione, guardavo solo le clip di Judy in cui cantava con quella vulnerabilità cruda, regalando ogni grammo di se stessa”.
Avere la vera Rosalyn a disposizione per discutere del personaggio è stato un ovvio beneficio per Buckley: “Era un vero dono. La prima volta che ci siamo incontrate per una tazza di tè, volevo solo scavare nelle sue esperienze e cercare le piccole sfumature. Ha le unghie più perfette del mondo, quindi sono subito uscita e ho comprato un po’ di smalto!”.
“Ci siamo sedute in un bar un sabato mattina e abbiamo chiacchierato e ci siamo guardate l’un l’altra”, dice Rosalyn Wilder. “Suppongo che quello che volevo davvero fosse darle un’idea del periodo in cui tutto ciò era ambientato, perché Londra e il mondo dello spettacolo erano molto diversi allora”.
“È stato interessante parlare con lei della sua relazione con Judy, e lei ha questo rimpianto, di non aver potuto in un certo modo aiutare Judy a causa della posizione lavorativa che ricopriva”, aggiunge Buckley.
Wilder ha approvato la sua controparte sullo schermo: “L’ho vista e ho detto ‘Oh mio Dio,        eccomi’.            Fortunatamente   Jessie   è   semplicemente   fantastica.   È straordinaria, meravigliosa e sono assolutamente entusiasta di ciò che ha fatto”. Zellweger è stata contenta di condividere lo schermo con Buckley così spesso: “Ci siamo divertite molto. Odio sempre ammetterlo, perché sembra che tu non stia lavorando, ma ci siamo divertite molto! Lei è fantastica e così talentuosa”.
“Jessie e Renée erano una coppia meravigliosa sul set”, aggiunge Rupert Goold. “Jessie è così emotivamente risonante, una di quelle attrici così interessanti da guardare, è fantastica”.
Un altro personaggio nella vita della Garland di Zellweger è il suo quinto ed ultimo marito, Mickey Deans, interpretato dall’attore americano Finn Wittrock: “Penso che Judy avesse bisogno di Mickey in quel momento della sua vita. Penso che avesse bisogno di un certo afflusso di energia e penso che lui le abbia portato una fresca gioia di vivere, una specie di energia maschile che lei desiderava ardentemente”.

“Mickey Deans è stato un personaggio complesso da scegliere perché da un lato ha alcuni degli elementi che potresti associare a un cattivo, ma porta a Judy anche qualcosa di gioioso”, spiega Rupert Goold. “In un certo senso, è il Toto della storia. È il compagno cucciolo di Judy!”.
Anche Zellweger ha apprezzato la presenza di Wittrock: “È così affascinante e ha un carisma che puoi vedere arrivare a un miglio di distanza. C’era tanta ambiguità sulla natura della relazione di Judy con Mickey e le descrizioni contraddittorie di così tante persone su come fosse questa relazione. Ma si può percepire ciò che Mickey provasse per Judy nel ritratto che Finn offre di quell’uomo e penso che sia una testimonianza delle sue capacità”.
Finn Wittrock ritiene che ci sia un vero amore e del bisogno di stabilità nel fulcro della relazione tra Mickey e Judy: “Ama il fatto che sia un’icona ed è attratto dalle qualità di lei in quanto star, ma c’è anche qualcosa di molto genuino nella sua attrazione per lei – lui vuole prendersi cura di qualcuno”.
“Penso che Renée sia pura energia; mi piace il tipo di gioia esuberante che porta”, afferma Wittrock. “Se guardi qualche filmato di Judy, trovi lo stesso tipo di energia frizzante. C’è una fonte di luce dentro di lei che è sempre accesa”.
L’ex marito di Judy e padre dei suoi due bambini, Lorna e Joey, è Rufus Sewell: “Non leggevo una sceneggiatura del genere da molto, molto tempo; la mia reazione personale a questa è stata abbastanza emotiva. Vedevo già il film mentre la stavo leggendo e ho colto al volo l’opportunità di farne parte. Ciò di cui Sid si preoccupa sono i bambini, e nonostante tutta la sua magia, il suo affetto e la sua gentilezza, Judy non era una madre affidabile”.
“Quello che amo di Rufus è che porta sempre qualcosa di particolarmente elettrico e oscuro, ma anche qualcosa di molto romantico”, dice Rupert Goold. “Volevo davvero un attore in cui poter credere; per quanto apparentemente ostile possa essere per Judy, credi nella loro relazione. Volevo che tutti sentissero che, nonostante i difetti e il caos nel loro matrimonio, Sid fosse il grande amore della sua vita”.

Zellweger è piena di ammirazione per Sewell: “Ha interpretato un meraviglioso Sid Luft. È così chiaro che c’era questa profonda connessione tra loro che era semplicemente così bella; quando leggi i resoconti delle persone sulla relazione tra Sid e Judy, sai che è una di quelle cose senza tempo in cui l’amore non scompare mai veramente”.
Due ruoli piccoli ma vitali del film sono quelli di Stan e Dan, interpretati da Andy Nyman e Daniel Cerqueira, che rappresentano i fan di Judy e in particolare il suo seguito LGBT. Sebbene siano personaggi di fantasia, Judy era nota per vagare da sola nei bar del West End e fare amicizia con gli altri clienti.
“Stan e Dan sono stati una brillante idea di Tom, che è venuta fuori dalla discussione su come valorizzare l’esperienza di Judy a Londra, e la necessità di vedere Judy attraverso gli occhi del suo pubblico”, spiega Rupert Goold. “Alla comunità gay non era permesso condurre una vita normale, e c’è un parallelo interessante con la Garland, che sta cercando di trovare una vita normale per se stessa e per i suoi figli. Ho parlato con dei ricercatori che hanno studiato le idee sulla sessualità attraverso il prisma della Garland. Per la generazione post- Stonewall “Friends of Dorothy” la Garland rappresenta una voce forte contro la discriminazione”.
“Stan e Dan sono assolutamente dei caratteri salienti del film; portano umorismo, amore e magia”, aggiunge David Livingstone. “Ci aiutano a capire il ruolo di Judy come icona e allo stesso tempo incarnano l’amore che lei riceveva dai suoi fan”.
I due pezzi finali del puzzle sono l’impresario teatrale Bernard Delfont e il leader della band del The Talk of the Town, Burt Rhodes. A interpretare Delfont è Sir Michael Gambon.
“Adoro davvero Michael. È un uomo molto timido e tranquillo, ma porta questa incredibile gravitas, dignità e un certo tipo di amore”, continua Goold.
A interpretare Burt Rhodes è Royce Pierreson, che ha scoperto che una delle sfide più grandi è quella di interpretare qualcuno di reale del quale si hanno informazioni molto limitate: “Sai che sono persone vere e vuoi ritrarle nel modo giusto. Fortunatamente, ho letto da qualche parte che molti dei musicisti con cui lui ha lavorato lo hanno definito il musicista dei musicisti. Ha lavorato nell’ombra, facendo un passo indietro e lasciando che la grande stella facesse il suo, ma sapeva quando intervenire; sapeva come gestire le grandi personalità”.
Ricordando il suo periodo di lavoro con la Garland e Rhodes, Rosalyn Wilder non può fare a meno di sottolineare l’importanza di Rhodes per una come Judy: “Quando Judy lasciava me e saliva sul palco, il sostegno che lei cercava era sempre quello del direttore musicale, Burt Rhodes”.

Le musiche di Judy

Scegliere le musiche giuste era di vitale importanza per il senso di autenticità all’interno del film, e non ci sarebbero state mezze misure: per ottenerle ci sarebbe voluta preparazione, pratica e tanta passione da parte di Zellweger e della sua squadra vocale.
“Non mi è mai stato chiesto di cantare così tanto, per non parlare dell’esibirmi dal vivo ovunque”, spiega Zellweger. “Ho pensato di iniziare un anno prima a lavorare regolarmente per vedere se c’era qualcosa di vero nel detto che si possa davvero rafforzare le corde vocali come qualsiasi altro muscolo. La cosa importante da ricordare era che non stavo facendo una imitazione o cercando di emulare questa grande icona”.
Aggiunge Rupert Goold: “Renée è una cantante adorabile e una grande musicista, ma Judy era una professionista che era salita sul palco notte dopo notte per tutta la sua vita, quindi è una grande cosa da affrontare. Continuavo a dire a Renée: Non voglio un’imitazione, falla tua, voglio vedere Renée Zellweger lì dentro. La sua ansia nell’ottenere il personaggio l’ha fatta brillare nella sua performance”. Il viaggio di Renée dentro Judy è iniziato a Los Angeles: “Ho iniziato con un vocal coach, Eric Vetro a Los Angeles; è un vecchio amico e io lo adoro, qualsiasi scusa per stare accanto al suo pianoforte e uscire con il suo barboncino, Belle, è una buona idea! Poi sono venuta a Londra e ho lavorato con Eric via FaceTime e con Mark Meylan nel suo studio. Ho avuto laringiti, tensione vocale, infiammazioni e semplice affaticamento. E poi ho continuato ad allenarmi con Matt Dunkley, il nostro geniale direttore musicale”.
“Non stavamo cercando di imitare Judy Garland, perché aveva una voce unica”, spiega Dunkley, “Renée ha per natura una voce più alta, mentre Judy, in questa fase della sua vita, aveva una voce molto bassa, di petto, così abbiamo lavorato con Renée per farla cantare in quel modo. Ha fatto un lavoro straordinario”.
Il cast e la troupe sono rimasti sbalorditi dall’abilità vocale di Renée, nonostante la sua limitata esperienza di canto dal vivo.
“Renée canta! E non solo canta, ma cattura davvero lo spirito della voce di Judy”, dice Finn Wittrock.
Per David Livingstone, essere in grado di cantare dal vivo senza il sostegno di un’orchestra durante le riprese era ancora più impressionante: “Lei canta al suono di una band che sta solo nella sua testa. È audace e coraggiosa nel farlo. Non sta solo cantando, ma si esibisce e mostra ogni dettaglio della sua voce senza che ci sia una band intorno”.

Da parte sua, lavorare al film ha permesso a Dunkley di approfondire una parte del suo lavoro che non aveva spesso avuto la possibilità di fare prima: “Il set live di Judy Garland aveva questi grandi arrangiamenti di personalità come Billy May e Nelson Riddle e tutti questi arrangiamenti classici. Come arrangiatore, raramente hai la possibilità di rivisitare questo tipo di cose. È stato affascinante guardare sotto la pelle di questi arrangiamenti classici. Rupert e David erano molto entusiasti di farlo, avevamo una vera e propria band e gli archi e ci abbiamo dedicato molto tempo, per essere in grado di creare un tributo davvero autentico e rispettoso”.

La scelta della canzone giusta era molto specifica nella sceneggiatura per ogni performance dal vivo, per trasmettere al pubblico una specifica sensazione o idea, come spiega Tom Edge: “Per la canzone ‘By Myself’ abbiamo davvero voluto la sensazione che il pubblico fosse esitante – che Garland vedremo stasera? Come andrà? Ha ancora quella voce? Quella canzone inizia in maniera contenuta, e poi si alza e si alza e diventa più intensa. Mi è sembrato un gran numero per tracciare le emozioni del pubblico”.

Il momento più potente è stato riservato per il finale, come spiega ulteriormente Edge: “‘Somewhere Over the Rainbow’ è la canzone con cui in genere terminava i suoi show al Talk of the Town di Londra; era una canzone che l’aveva seguita per tutta la vita e una canzone che era diventata iconica dal momento in cui l’aveva cantata per la prima volta in Il mago di Oz. Con quella canzone, il momento che volevamo ricreare era un vero evento (anche se non si è tenuto a The Talk of the Town), quando il suo pubblico ha cantato la canzone insieme a lei perché la sua voce non riusciva ad andare avanti. È stato uno di quei momenti fugaci in cui la Garland, che aveva dato così tanto al suo pubblico, per tutta la sua vita, ha davvero sentito il pubblico restituirle qualcosa”.

“Quando un cantante inizia una grande canzone, senti il pubblico respirare all’unisono”, afferma Rupert Goold. “Lei inizia a cantare ed è un momento magico, e poi la sua voce si spezza e il pubblico deve cantare per lei, per finire la canzone. Siamo stati fortunati in questo film in quanto abbiamo avuto delle persone davvero meravigliose tra la folla, 300 persone vestite in costume degli anni ’60. Renée deve essersi sentita incredibilmente intimidita a salire sul palco di un grande teatro per esibirsi davanti a loro. Ma se si guarda bene, si possono vedere le persone piangere davvero. Questo perché si sono innamorate di lei”. Dopo un anno di allenamento, la paura non è mai stata un’opzione per Renée Zellweger: “Quelle persone con cui ho lavorato mi hanno tolto ogni paura. Non ho avuto il tempo di pensare che sarei stata giudicata; ho solo dovuto mettere a tacere le critiche nella mia testa”.

Lavorare con Rupert

Con una lunga e distinta carriera a teatro, Rupert Goold ha fatto la sua prima incursione nella regia cinematografica con True Story del 2015. David Livingstone riteneva che l’innata teatralità della storia di Judy piacesse particolarmente a Goold: “Judy è una pièce spettacolare e sapevo che Rupert ne era affascinato. Lui è una fonte di idee, ne ha costantemente di nuove anche mentre stiamo girando”.
Zellweger ha apprezzato immediatamente i metodi di Goold: “Viene dal teatro e sa quanto potenti possano essere determinati momenti. Penso che quello che ho amato di più è che lui è così paziente. Cerca qualcosa che non sia artificioso o necessariamente definito, ma qualcosa di autentico, qualcosa di emotivamente significativo”.
Anche gli altri attori hanno apprezzato i metodi di Goold.
Per Rufus Sewell, che è stato sul set solo per alcuni giorni, la velocità con cui si è sentito a suo agio era dovuta all’atmosfera che Goold ha creato durante le riprese: “Rupert ha la capacità di creare un’atmosfera molto rilassata, non si sente la pressione crescente”.
Lo stesso sentimento era condiviso anche dal team creativo. Il suo approccio collaborativo è ciò che ha amato Tom Edge: “Rupert è un regista eccezionale e un essere umano adorabile. È un grande collaboratore. Tira fuori il meglio di te con una serie di provocazioni molto intelligenti, per farti pensare alle cose in un altro modo, o provare le cose da un’altra angolazione”.

Ricreare il mondo di Judy

Se rappresentare la vita e l’aspetto di una delle più grandi interpreti di tutti i tempi è stata una sfida per Renée Zellweger e il team creativo del film, anche ricreare i mondi degli anni ’30 e ’60 era altrettanto impegnativo: “È una storia triste ma ispiratrice e molto bella, e un periodo molto colorato da progettare”, dice la scenografa Kave Quinn. “Abbiamo l’Hollywood del 1930, con i suoi colori del periodo (Technicolor, Kodachrome); e poi gli anni ’60 e il cinema più moderno”.
Il team ha scelto i Pinewood Studios come location ideale per ricreare l’MGM Studio.
“Abbiamo deciso che avremmo girato in teatro, per ricreare totalmente tutto ciò che riguardava la sua vita da star del cinema”, afferma Quinn.
Pinewood è sembrato perfetto. “C’è una magia precisa nell’entrare in un enorme teatro vuoto e poche settimane dopo tornare e trovarsi in una foresta che hanno creato da zero. È semplicemente fantastico”, continua Rupert Goold.
Per la Londra degli anni ’60, Kave e il team di scenografi hanno dovuto lavorare per trovare due sedi; sia per l’esterno che per l’interno del club The Talk of the Town. Precedentemente nel West End di Londra e ora diventato un casinò, doveva essere trovato un nuovo spazio.
Fortunatamente per loro, avevano qualcuno con una conoscenza dei teatri particolarmente forte, Rupert Goold.
“Rupert ha una vasta conoscenza dei teatri e ha pensato che il Noel Coward Theatre di St Martin’s Lane sarebbe stato il migliore, perché è più tranquillo rispetto al Charing Cross Road”, afferma Quinn. Per l’interno, Quinn aveva bisogno di uno spazio con il giusto livello di dettagli del periodo. “L’Hackney Empire è una versione leggermente ridotta dell’Hippodrome Theatre, che ospitava l’originale The Talk of the Town, quindi ha un sapore simile ma senza esserne la copia”.
L’approvazione finale per Quinn e il team di produzione doveva arrivare da qualcuno che ricordava bene The Talk of the Town com’era allora – Rosalyn Wilder: “Quando stavo parlando con David all’inizio e con le varie persone della produzione, che sono state incredibilmente gentili, e mi hanno chiesto varie cose, ho detto: So che penserete che questo sia davvero folle, ma una delle cose più importanti è che abbia un palcoscenico nero. Ho camminato sul set una mattina e ho visto il palco nero e ho pensato subito: questo è The Talk of The Town”.

David Livingstone è stato deliziato dal lavoro di Quinn: “Sfido chiunque a non essere sedotto dal mondo che ha creato”.
Per Rupert Goold, lo spazio progettato da Quinn all’Hackney Empire ha permesso alle riprese delle performance di Renée di essere molto più ampie: “Ero molto entusiasta di provare a girare queste grandi canzoni in singole riprese o nel minor numero possibile di riprese, cosa che è stata molto impegnativa per Renée ma anche impegnativa per i macchinisti, per gli operatori e per i tecnici. Tutto funzionava quasi come se si trattasse di un concerto dal vivo o di un evento teatrale”.
Zellweger ha alimentato l’energia e l’entusiasmo del cast e della troupe durante le riprese: “L’atmosfera sul set era così celebrativa. È difficile immaginarlo, ma era come se le telecamere, tutta la troupe e tutti gli artisti, ognuno di noi fosse lì, ogni giorno, per celebrarla. Cinquant’anni dopo la sua morte, era una cosa così bella da fare; questa è stata una vera celebrazione di Judy Garland”.

Una nuova eredità

Con così tante storie contrastanti già esistenti sulla Garland, la speranza dei film- makers è che il film getti una nuova luce su una figura spesso fraintesa e travisata, dotata di un talento grandioso.
“Cosa c’è in lei che colpisce? Penso che durante la sua carriera lei abbia avuto un’enorme apertura emotiva, una trasparenza. Non c’è una maschera. C’è solo lei”, dice Rupert Goold.
“È riuscita a trionfare nonostante tutte le avversità. Il suo genio puro e la sua naturale abilità… come lei ne nasce una ogni cento milioni di anni”, aggiunge Renée Zellweger.
Spero che molte persone capiranno meglio chi fosse Judy come persona, dopo aver visto cosa ha passato”, dice Darci Shaw.
Il 2019 segna il 50° anniversario della morte di Judy Garland e l’80° anniversario di Il mago di Oz, il film che l’ha trasformata improvvisamente in una star. Ma la storia della vita di Judy sembra ancora attuale, tanto più nell’era di #metoo, in cui Judy si erge come un simbolo di sfida.
Lo sceneggiatore Tom Edge spera che il film mostri un lato diverso di Judy Garland di cui la gente potrebbe non essere a conoscenza: “Non puoi mai dire che la tua idea su di lei sia quella definitiva. Tutto quello che puoi veramente fare è avere un senso di lei e provare a trovare una narrazione che trasmetta la tua verità al pubblico. Il ritratto della Garland che il film offre è un sincero tentativo di catturare la sua essenza, il suo calore, la sua generosità e il suo spirito. Spero che le abbiamo reso giustizia”.

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info: 30/01/2020.

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