Locandina Ma Ma - Tutto andra' bene
Ma Ma - Tutto andra' bene (Ma ma) è un film del 2015 prodotto in Spagna e Francia, di genere Drammatico diretto da Julio Medem. Il film dura circa 111 minuti. Il cast include Silvia Abascal, Àlex Brendemühl, Elena Carranza, Penélope Cruz, Nicolás De Vicente, Asier Etxeandia. In Italia, esce al cinema giovedì 16 Giugno 2016 distribuito da I Wonder Pictures. Al Box Office italiano ha incassato circa 67760 euro.

Una storia sulla vita, l'amore e la maternità dal visionario regista di Lucia y el Sexo e Gli amanti del circolo polare. Il premio Oscar Penélope Cruz è una giovane madre coraggiosa e risoluta che si trova ad affrontare una delle sfide più difficili quando le viene diagnosticato un tumore al seno. Recentemente abbandonata dal marito, può però contare sull'affetto di Arturo, talent-scout del Real Madrid, conosciuto per caso proprio nel momento più delicato della sua vita. Il legame tra i due si rafforza sempre più e, proprio quando la salute di lei sembra peggiorare irrimediabilmente, si accende una luce di speranza nella meravigliosa occasione di una nuova maternità.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 16 Giugno 2016
Uscita in Italia: 16/06/2016
Genere: Drammatico
Nazione: Spagna, Francia - 2015
Durata: 111 minuti
Formato: Colore
Produzione: Backup Media, Ma Ma Películas AIE, Mare Nostrum Productions, Morena Films, Movistar+, TVE
Distribuzione: I Wonder Pictures
Box Office: Italia: 67.760 euro

Recensioni redazione

Ma Ma - Tutto andra' bene, la recensione
Ma Ma - Tutto andra' bene, la recensione
redazione, voto 6/10
Con grande delicatezza, umanità ed originalità, Ma Ma - Tutto andrà bene, racconta le vicende di Magda, donna di grande coraggio, ottimismo e forza d'animo, alla quale viene diagnosticata una malattia terminale.

LE DICHIARAZIONI DEL REGISTA

LE SENSAZIONI DI MAGDA
L'essenza di Ma Ma è la sensazione che Magda usa per fronteggiare la tragedia che si abbatte sulla sua vita. È un sentore che si manifesta in due momenti diversi: dopo aver superato il primo, compare il secondo. Il primo sentore le fa capire di essere affetta da un male incurabile; il secondo le fa realizzare che non ha via di scampo. Ci sono due tumori: quello al seno destro è curabile; quello al sinistro no.
Sotto questo punto di vista, possiamo definire Ma Ma una storia divisa in due parti distinte. Il primo "ma" fa riferimento alla fase di superamento della malattia – simbolizzato dai granchi che, nonostante la tragedia, strisciano sulla sabbia portandosi dietro il loro bagaglio di paure, ma certi di poter tornare nel porto sicuro che per loro rappresenta il mare. Il secondo "ma" fa riferimento a una tragedia inarrestabile – simbolizzata dai granchi che non smettono di muoversi nonostante la piccola Natasha, con le sue manine bianche, li afferri e li scagli in acqua con la forza. La realtà spesso è differente da come noi la desideriamo, ma il gesto in sé ha un significato profondo, simbolizza la promessa di una vita che prosegue ed è rappresentata da Natasha stessa – il dono prezioso lasciato da Magda prima di andarsene.
Entrambe le parti di Ma Ma possiedono una propria struttura interna, che consta di un inizio, un crescendo, un climax ed una conclusione; c'è però una simmetria in ognuna delle due parti. Cominciano con la tragica notizia della sua diagnosi di tumore al seno, data a Magda da Julian, il suo ginecologo. Nello svolgimento e nella conclusione di entrambe le parti i personaggi che circondano Magda perdono molte cose e ne ottengono altre, o, per meglio dire, perdono moltissimo all'inizio della vicenda, ma finiscono per guadagnare. La domanda è, quanto? La quantità non è importante quanto la qualità: è questo il fulcro della vicenda, il lascito di Magda, il toccante tesoro di una nuova vita, che nasce in extremis dalla propria. Dare alla luce e poi morire.
Il racconto di Ma Ma si sviluppa durante un lungo anno e due estati, dal 2012 al 2013. Magda è un'insegnante che non ha ancora compiuto 40 anni. Un giorno si reca dal ginecologo perché ha notato una massa al seno, in quel momento Magda è già a conoscenza da tre mesi del fatto che da settembre non avrà più il suo lavoro di insegnante. Quel pomeriggio, mentre si trova del parrucchiere, il padre di suo figlio – Dani – le annuncia tramite un sms che tra di loro è finita. In seguito, il ginecologo le diagnostica due carcinomi al seno destro. Il tutto accade mentre suo figlio sta giocando l'ultima partita della stagione: Dani è una promessa del calcio ed è bravissimo a segnare goal.
Da quel giorno la vita di Magda viene scossa da un terremoto che ovviamente si ripercuote su chi le è vicino. Il primo è sicuramente il figlio Dani e altri due uomini che quello stesso giorno entreranno a fare parte della sua vita: il ginecologo Julian e Arturo, un uomo segnato da un'evidente sofferenza.

Il primo uomo, Julian, scopre la malattia di Magda e cerca di sconfiggerla a colpi di farmaci, cantando a Magda le sue canzoni preferite, rimuovendole il seno destro e consigliandole di trascorrere l'estate in una piccola cittadina sulla costa portando con sé una parrucca e un nuovo uomo, per il bene suo e di suo figlio. Arturo è un talent scout del Real Madrid che sta tenendo d'occhio Dani e che ha assicurato a Magda che suo figlio avrà uno splendido futuro davanti a sé. Dopo aver ascoltato queste parole piene di speranza, Magda si trova ad assistere al momento peggiore della vita di Arturo: l'uomo scopre che la figlia ha perso la vita a seguito di un incidente stradale e che la moglie giace in coma. Magda cerca di confortare Arturo, è convinta che aiutare qualcuno in una situazione peggiore della sua possa aiutare anche lei a sopportare le dure settimane di chemio a cui è costretta a sottoporsi. Nel frattempo la moglie di Arturo muore e, una volta finite le cure di Magda, i due tornano a casa insieme. Ormai i due sono profondamente legati dall'aver condiviso le proprie tragedie.
Sin dal primo momento della tragica notizia, la personalità di Magda inizia a cambiare, diventando più vitale, acuendo il suo senso dell'umorismo. Magda riesce a vivere così momenti di fragile felicità, ancora più intensi se condivisi. In questo intimo triangolo che si viene a creare, Magda è posizionata all'apice principale, Dani si trova al centro del triangolo, mentre Julian e Arturo occupano i vertici rimanenti. Nel secondo "ma" si aggiunge anche la creatura che Magda porta in grembo. Magda ha già deciso che il nome della bambina sarà Natasha, un po' per ricordare la bambina siberiana che il ginecologo Julian non ha potuto adottare e un po' come simbolo della gelida paura della morte che la sua nascita ha sconfitto. Così Magda, irrimediabilmente malata, resta incinta e fa crescere dentro di sé Natasha, sfidando il destino negli ultimi mesi di vita che le rimangono. La vita contro la morte, l'una afferrata saldamente all'altra. Magda non crede che ci sia una vita nell'aldilà, non crede in Dio, ma crede nella vita – qui e ora – e questa è l'unica certezza. Magda rivela a Dani che la cosa principale che possiamo fare nella nostra vita è cercare di essere il più felici possibile e cercare di incoraggiare chi ci è vicino a fare lo stesso. Questo semplice consiglio è il messaggio principale e l'essenza di Ma Ma.
Possiamo renderci conto a fatica del paradosso che sta vivendo la Spagna durante l'estate del 2012. Durante il peggiore anno della crisi finanziaria spagnola, mentre il governo subisce forti pressioni affinché siano accettate le condizioni per un ripianamento finanziario, la Spagna vince l'European Cup. Tutti acclamano la migliore squadra di calcio: gli stessi media che mostrano le alte vette raggiunte in campo sportivo, non possono ignorare il momento di bassissima stima nazionale dovuta ai devastanti effetti della crisi, al conseguente aumento della disoccupazione e ai tagli al sistema sanitario – che Magda subisce in prima persona sulla sua pelle. La malattia di Magda diventa quindi metafora della situazione stessa della Spagna, mentre il suo approccio alla vita è l'unica cura possibile.
Durante la seconda estate, quella del 2013, Julian sale su un palco per dedicare a Magda la canzone "Vivir" di Nino Bravo e nel farlo pronuncia le seguenti parole: "Questa è per te Magda; alla tua bellissima follia! Grazie per tutto quello che ci hai dato e per tutto quello che lasci dietro di te". E sì, è proprio la bellissima follia di Magda che la spinge a dare a suo figlio una sorellina e a dare una figlia ad Arturo, per riparare al vuoto della sua perdita. Magda è convinta che Arturo sarà un buon padre per Dani e Natasha. "I tuoi figli sono i miei figli" le promette Arturo. "E tu sei il mio unico Dio" risponde lei.
É così che lasciamo questi quattro personaggi, uniti come una famiglia. É facile immaginarli mentre passano insieme le vacanze estive. E quante volte Natasha, Dani, Arturo e Julian canteranno "to cry, to fight, to laugh… to always move forward even when you're in pain, that's what it means to live, live, live…" pensando allo spirito di Magda?

PE!

Durante l'inverno del 2006 ho visitato il Museo di Arte di Düsseldorf e mi è rimasta impressa nella mente una scultura che ho trovato molto disturbante: "Brozen frau nº 6" by Thomas Schütte. Rappresentava l'immagine di una donna scolpita nel bronzo, contorta dal dolore, mentre cercava di trasportare il peso della vita e il peso della morte che aveva dentro: questa è la genesi di Ma Ma. Possiamo affermare che la primissima cellula del film è fatta di bronzo.
Quella fu l'unica volta che vidi quella scultura, non l'avevo mai più rivista, nemmeno attraverso un'immagine in Internet. Non appena tornai in Spagna, pensai a quella creatura in pena con il nome di Magda. Iniziai così a scrivere una sceneggiatura su di lei, su come convivessero e crescessero simultaneamente all'interno del suo corpo una forza maligna che distrugge la donna a partire dal suo seno, e una figlia che cresce protetta nel suo utero materno. La prima bozza finì dentro a un cassetto quell'estate stessa. E ci rimase per i seguenti otto anni, finché nell'autunno del 2014 non la consegnai proprio a Pe e lei prese immediatamente la decisione di recitare in Ma Ma e di impersonare Magda per dare vita a quella statua di bronzo, donarle un'anima e una pelle propria… Fu così che si generò arte da altra arte. Dal momento in cui Pe è entrata a far parte del progetto, la mia scrittura ha avuto uno stimolo nuovo, ho trovato nuova ispirazione e il personaggio di Magda ha potuto crescere e svilupparsi, le ho dato freschezza, umorismo, autenticità e vitalità… In pratica, tutte queste sono le qualità che immaginavo che Penelope Cruz possedesse, un'attrice che ho sempre ammirato fin dagli inizi della sua carriera e di cui avevo parlato in tre precedenti occasioni; Pe ha inserito tante idee personali all'interno del copione, i suoi contanuti chiari e solidi hanno contribuito allo sviluppo del personaggio e alla comprensione del suo modo di pensare e della sua espressività .Di conseguenza, possiamo affermare che la storia di Ma Ma non è semplicemente la storia di Magda, ma è Magda stessa ad appartenere a lei.
Nella primavera del 2015 iniziammo ad avviare la produzione di Ma Ma. Fu semplice scegliere il gruppo di persone che mi avrebbero aiutato nell'impresa. Sapevamo che sarebbe stato un film facile da girare, senza troppi elementi di produzione , con una protagonista principale attorno alla quale ruota la storia, due uomini e un ragazzino; ma eravamo anche consapevoli della drammaticità e dell'emotività, intensa e delicata allo stesso tempo, che caratterizzava la vicenda. Avevamo bisogno di un punto da cui iniziare a raccontare la storia, un punto di partenza chiaro da condividere con i miei partner di questa avventura, i quattro pilastri base che avrebbero composto Ma Ma. Il primo pilastro, quello principale, è senz'altro l'interpretazione di Penelope Cruz, assieme a quelle di Luis Tosar, Asier Etxeandia e al giovane Teo Planell; il secondo pilastro è il sapiente gioco di luci ricreato da Kiko de la Rica; il terzo pilastro è la direzione artistica di Monste Sanz, assieme ai costumi di Carlos Diez, il make-up firmato Ana Lozano e le acconciature di Massimo Gattabrussi; il quarto pilastro è la musica composta da Alberto Iglesias. Una volta raccolto questo cast, questo direttore della fotografia e i dipartimenti musicali cominciai a pensare al finale del film, al migliore che avrei potuto creare. La regia è fatta di scrupolosa ricerca e attenta valutazione.
Inizialmente volevo evitare di mettere in primo piano la tragedia, evitare di cadere nelle tenebre, di esplorare la sofferenza e di farlo diventare un film sentimentale strappalacrime. Volevo che i protagonisti trattenessero dentro le proprie lacrime; spesso è quasi impossibile per gli attori non scoppiare a piangere, ma quelli sono momenti che non fanno parte del film, appartengono alle nostre esperienze personali. Sono molto rare le occasioni in cui Magda e Arturo piangono, perché non possono farlo. Nemmeno Julian piange, ma possiamo percepire chiaramente lo sforzo che fa nel trattenere le lacrime.
L'idea principale era di cercare la luce in qualsiasi luogo essa si potesse trovare, anche nel più piccolo spiraglio. Andava aperto un piccolo buco nel soffitto ogni volta che la storia diventava troppo pesante e avevi la sensazione di non potercela fare. Il quesito era, quanta luce? Solamente il minimo indispensabile, in modo da poter osservare la vita al suo interno. E quanto intensa doveva essere? Magari soft e avvolgente in alcuni momenti. Abbiamo fatto in modo che vi fosse anche armonia e bellezza. E nei momenti in cui la realtà diventava crudele abbiamo deciso di non distogliere lo sguardo, si usare un punto di vista frontale, senza alcun filtro.
Questa accurata ricerca per trovare la giusta misura è stata molto complessa, soprattutto in un film come questo, caratterizzato da alcuni rischi che abbiamo identificato chiaramente fin dall'inizio e che non erano semplici da gestire, al contrario, si potevano rivelare molto pericolosi. Il primo di questi è la terribile accoppiata tumore al seno e morte, due concetti purtroppo molto presenti nella vita quotidiana di molte donne e dei loro cari. Un tema che richiede un profondo rispetto. In Ma Ma vogliamo affermare che una volta che la morte si rende visibile all'orizzonte la vita che ci accingiamo a lasciare acquista un valore maggiore, diventa più potente, anche se a volte affiorano momenti di tristezza, depressione e ci sembra di sprofondare. Ecco è in quei momenti che bisogna dare alla vita un nuovo valore, anzi un valore assoluto. Perché non celebrare dunque la vita per tutta la sua intera durata, anche se stiamo parlando della morte che estinguerà quella vita stessa?
Un altro potenziale rischio risiede nel fatto che tutti i personaggi, ad esclusione del marito di Magda, sono quelli che definiremmo delle "brave persone". Non ci sono personaggi cattivi qui, perché è già presente il male più potente, il cancro, che diventa l'antagonista di tutti quanti, spingendoli a lottare e a tirare fuori il meglio da loro stessi. In questo modo vi è una catarsi della tragedia, partendo da un male che nessuno meritava – perché privi di colpe – si genera e si diffonde l'amore tra i quattro protagonisti e, di riflesso, anche al quinto protagonista che cresce nell'utero di Magda. Sotto questo punto di vista, Ma Ma è una storia di amore nel più profondo senso del termine.
Certamente, ci sono molti modi per affrontare un tema delicato come quello del cancro, molti più di quanti possiamo immaginare, e Ma Ma lo fa in un modo del tutto unico. Adesso che il film è completato posso affermare con grande soddisfazione che abbiamo trovato la giusta misura. Posso affermare con orgoglio che la fotografia del maestro Kiko de la Rica ha permesso a Ma Ma di essere un film luminoso . Si tratta di una luce fragile e delicata, ideale per fare da sfondo alla vitale forza di Magda nell'opporsi alla tragedia che sta vivendo, alla sua insistente ricerca verso la felicità per contrastare la disgrazia che l'ha colpita. A fare da sfondo a questa atmosfera troviamo le ambientazioni ricreate da Montse Sanz (che conosce il personaggio di Magda fin da quando era solamente una statua di bronzo): stanze luminose prive di sostanza, come lo studio di Julian, oppure la nuova casa priva di memorie in cui va a vivere la nuova famiglia di Magda. Le stanze sembrano essere costruite all'ultimo piano del palazzo della vita , mentre al suo ingresso risiedono le tenebre. Se le luci e le stanze sembrano costruite in modo tale da allontanare il senso della tragedia, la musica minimalista composta da Alberto Iglesias – composta e suonata al piano da lui stesso – sembra iniziare sempre soffermandosi in modo rispettoso sulla tristezza e sull'amore, mentre successivamente le note ravvivano un senso di allegria e gioia che muove al sorriso.
Questo è stato il trattamento speciale e personale che un artista del calibro di Alberto ha deciso di riservare a Magda per dimostrare di voler stare con lei, incoraggiarla a non arrendersi anche quando la fredda paura della morte bussa alla sua porta.
Veniamo all'ultimo pilastro di Ma Ma, che in realtà è il più importante, ovvero le interpretazioni degli attori. Ho sempre apprezzato i lavori di Luis Tosar e dopo averlo visto all'opera e averlo diretto in questo film, mi ha meravigliato la sua incredibile sobrietà. Non mi era mai capitato di conoscere un attore capace di creare così tanto con così poco. Sembrava nascondere nei suoi occhi numerosi segreti, la sua forza viene dal profondo ed emerge vigorosamente non appena viene lasciata fuoriuscire all'esterno. Asier Etxeandia invece ha un atteggiamento molto diverso, quasi opposto a quello di Tosar, con il suo ampio spettro di registri, i suoi colori e il suo essere estroverso. L'ho visto recitare dal vivo a teatro l'anno scorso nello spettacolo "El Intérprete" e nel vederlo mi è venuta l'idea (un po' rischiosa a dire il vero) di proporgli di interpretare il ruolo del ginecologo di Magda che ama cantarle canzoni. In questo modo si sarebbe realizzato letteralmente lo scopo che il film vuole avere, ovvero essere "una canzone per la vita". Asier è un attore intenso, generoso e instancabile. Oltre a essere estremamente elegante.
Ora lasciatemi tornare un momento a Pe, che è il fulcro di tutto. E' stata lei a dare un senso a tutto il progetto: dalla statua di bronzo di Thomas Schütte, alla scelta degli attori del cast, alla decisione di contattare artisti come Kiko, Montse, Alberto e tutto il resto. Vedere un'ispirazione diventare l'insieme vivido di immagini che compongono Ma Ma è stata un'esperienza incredibile, la più intensa provata nei miei 24 anni di lavoro come regista.
L'interpretazione di Penelope è così eccezionale che non lo avrei mai potuto immaginare, nemmeno nel momento in cui stavo scrivendo il copione su misura per lei… Ogni giorno, mentre giravamo le scene con Penelope, non potevo credere ai miei occhi ed ero totalmente sbalordito dal suo sconfinato talento. La sua creatività, il suo intuito, la sua disinvoltura…tutto di lei emerge con estrema spontaneità. Come affermavo prima, Ma Ma non è semplicemente un film su Magda, ma appartiene a Magda; alla stesso modo posso affermare che Ma Ma non riguarda solo Pe, ma le appartiene, è parte di lei, è fatto di lei. Il suo tributo alla vita è anche un tributo alla bellezza. L'interpretazione di Pe è senza dubbio un inestimabile lavoro artistico. Grazie, mia cara Pe, da parte di tutti coloro che hanno preso parte a questo film!

INTERVISTA A PENELOPE CRUZ

L'interpretazione del ruolo di una donna malata di cancro al seno nell'ultimo film di Julio Medem Ma Ma ha lasciato l'attrice Premio Oscar Penelope Cruz prosciugata emotivamente, ma al tempo stesso, come lei stessa ha affermato – è stata davvero onorata di aver potuto interpretare un personaggio così intenso.
Cruz, che in questo caso veste anche i panni di produttrice del film, interpreta Magda, madre di un ragazzino di 10 anni di nome Dani che adora il calcio (Teo Planell), che nella stessa giornata viene lasciata dal marito e riceve la terribile notizia di avere un cancro al seno.
"Magda è un personaggio sicuramente impegnativo e me ne sono innamorata non appena ho letto la sceneggiatura" afferma Penelope. "Si tratta di una storia che parla della malattia, ma non solo, parla soprattutto del modo in cui questa giovane donna affronta i suoi problemi. Magda simboleggia l'ottimismo e la positività, ci mostra l'autentico valore della vita e quanto questo suo modo di vivere la vita la faccia sentire bene nonostante la malattia".
Interpretare Magda è stata una sfida impegnativa, ammette Penelope, che ha accettato con entusiasmo.
"Ho dovuto fare un enorme sforzo ogni volta che lasciavo il set, dovevo impormi di lasciare lì Magda, non potevo assolutamente portarla a casa con me. E il giorno dopo dovevo riprendere a essere lei con tutto il bagaglio emotivo che questo comportava".
"In realtà, in un modo o nell'altro, una parte di Magda era sempre presente in me. Credevo che alla fine delle riprese, dopo circa due mesi vissuti insieme a Magda, sarebbe stato più semplice dirle addio. Ci sono state volte in cui è stato più semplice allontanarmi dal personaggio che avevo interpretato, ma questa volta è stata una di quelle volte – che saranno due o tre durante la mia carriera fino a oggi – che mi capita di fare fatica a lasciare il mio personaggio. Ho girato più di quaranta film, ma solo in pochissimi casi mi è capitato di terminare le riprese e sentire il personaggio ancora con me".
"La sensazione è quella di essere in qualche modo posseduta, fa un po' impressione e pensi 'okay, adesso ho bisogno di una pausa'. Anche a livello emotivo senti di essere esausta. Non mi lamento però, tutto questo è servito per entrare nel personaggio e, come ho detto prima, Magda mi ha dato così tanto che mi sento davvero onorata ad averla interpretata, sia per il suo modo di essere sia per quello che rappresenta".
Cruz è nata a Madrid e ha debuttato con successo come attrice a 17 anni nel film Prosciutto, prosciutto (1992). Tra i film a cui ha partecipato ricordiamo Carne tremula, Apri gli occhi, Tutto su mia madre, Passione ribelle, Il mandolino del Capitano Corelli, Vanilla Sky, Sahara, Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare, To Rome with Love, Gli abbracci spezzati and The Counselor – Il Procuratore. Cruz ha vinto nel 2009 un Academy Award come Migliore Attrice Non Protagonista per l'interpretazione in Vicky Cristina Barcelona, mentre nel 2007 ha ricevuto una nomination all'Oscar come Best Actress per il film Volver e nel 2009 come Migliore Attrice Non Protagonista nel film Nine.

D: Cosa ci può raccontare di questo film?
R: L'ho vissuto sotto più punti di vista, in quanto sono anche produttrice del film, e questo ha reso la mia esperienza differente da quando mi limito a recitare in un film e, qualche mese dopo, vado al cinema e resto sorpresa nel vedere la creazione finale. In questo caso è come se si trattasse di una tua creatura, un bambino che cresce passo dopo passo e di cui ti sei occupato fin dal suo primo giorno. È stata un'avventura incredibile e lavorare insieme è stato meraviglioso. All'inizio ero un po' preoccupata su come sarebbe stato relazionarsi con lo staff nella nostra doppia veste di produttori e allo stesso tempo attrice e regista, ma credo che alla fine sia andato tutto bene. Sul set eravamo semplicemente il regista e l'attrice. Quando invece si trattava di partecipare alle riunioni di produzione, allora ci comportavamo in modo differente. È stato come una continua danza tra finzione e realtà, per tutta la durata delle riprese ci sembrava di essere quattro persone differenti: due produttori, un'attrice e un regista. Entrambi avevamo ben chiaro in mente il tipo di film che volevamo realizzare, avere una visione comune e parlare lo stesso linguaggio è stato fondamentale per questo non siamo mai entrati in conflitto. Ovviamente ci sono stati a volte piccoli momenti di tensione, ma sono stati utili alla realizzazione del film e, comunque, non è stato niente di così terribile da guastare l'ottimo ricordo di quei giorni. Mi piacerebbe in futuro tornare a lavorare con Julio [Medem].

D: Perché ti ha affascinato questa storia?
R: Perché si tratta di un personaggio molto impegnativo e di cui mi sono innamorata dal primo momento in cui ho letto la sceneggiatura. Questa storia parla della malattia e del cancro, ma non solo. Parla soprattutto del modo in cui questa giovane donna affronta i suoi problemi e la terribile situazione in cui si trova. Questa donna rappresenta l'ottimismo e la positività e ci dimostra quale sia il valore della vita. Ovviamente non vi svelerò il finale, ma posso dirvi che questa donna vincerà molte battaglie nel corso del film. Ad esempio riuscirà a creare una nuova famiglia per suo figlio. La sua paura più grande è quella di lasciare suo figlio solo al mondo e per questo crea per lui una nuova famiglia. Quindi, nonostante la presenza nel film di alcuni momenti molto tristi, toccanti e crudi che parlano della malattia, in realtà questi non suscitano nello spettatore sentimenti di depressione e di questo ne sono molto felice. Il film ti lascia con il desiderio impellente di andare a casa dalla tua famiglia, abbracciare i tuoi cari e dire loro quanto li ami.

D: Ha pianto quando ha letto il copione?
R: Si, certo che ho pianto quando ho letto il copione, e l'ho fatto tutti i giorni mentre giravamo. Ho pianto molto per questo film. Se mi dici che anche tu hai pianto nel vederlo, mi rendi felice perché penso che questa storia sia così forte da dover suscitare questo tipo di reazione. Vedere questo film è un viaggio emotivo attraverso il quale le persone possono assorbire un flusso di energia tale da far scaturire le lacrime – sono convinta che si crei una reazione chimica quando si piange – ma ciò nonostante quando torni a casa non ti senti stanco, depresso o con un brutto presentimento. La sensazione che ti lascia è un'altra: ti senti pieno di luce e di speranza, e questo accade soprattutto alle persone che hanno pianto nel vedere il film. Ma Ma è capace di darti questo tipo di sensazione liberatoria.

D: Crede che una parte del successo del film sia dovuta al fatto che purtroppo ognuno di noi conosce almeno una persona colpita dal cancro?
R: Si, moltissime persone conoscono qualcuno colpito da questo male, oppure ci sono passati loro stessi, o membri della loro famiglia, o amici o conoscenti. Purtroppo è sempre più raro non essere toccati da questo tema.

D: Ha fatto ricerche per far sì che il racconto della malattia fosse il più veritiero possibile?
R: La prima cosa che ho fatto è stata contattare un ginecologo, mi ha insegnato tutte le fasi della malattia e la profilassi che deve seguire una persona che si sottopone alla chemioterapia. Ho cercato tutte le informazioni di cui avevo bisogno, ad esempio quali sono i cambiamenti ormonali (che causano per alcuni periodi la scomparsa delle mestruazioni), quali effetti ha la chemioterapia, cosa accade quando incominciano a cadere i capelli, con che velocità si sviluppa la calvizie. Ho conosciuto molte donne che stavano affrontando la malattia e che hanno deciso di condividere con me la loro storia. Molte di loro erano madri e mi hanno confessato le loro paure più profonde, che erano le stesse vissute dal mio personaggio, ovvero lasciare i propri figli da soli. Quelle donne mi hanno mostrato le loro cicatrici. La realizzazione di questo film non sarebbe stata possibile senza l'aiuto di tutte loro e dei medici con cui ho lavorato. Questo film è per loro. Queste persone hanno condiviso con me molto di più delle semplici informazioni tecniche riguardo alla malattia, hanno condiviso con me il percorso emotivo che stanno vivendo.

D: Pensa che il film possa incoraggiare le donne a sottoporsi a controlli più regolari?
R: Certo, il messaggio che vuole passare il film è anche questo. Sono solita affermare che i film non sono fatti per dire alle persone come pensare o come vivere la propria vita, ma attraverso un tema come questo era inevitabile menzionare all'interno del film l'importanza di sottoporsi a un controllo annuale, specialmente a partire da una certa età – che è un'età più giovane rispetto a quello che si immagina solitamente. Non bisogna aspettare di avere una certa età per iniziare a prendersi cura della propria salute e fare tutti i controlli del caso, soprattutto se si hanno avuto dei precedenti in famiglia o altre malattie importanti in precedenza. Nel film Magda dice 'Ho chiamato per fissare un appuntamento, ma avrei dovuto aspettare molti mesi', allora il medico le chiede 'Perché non mi hai chiamato?' Magda risponde 'Perché avrei dovuto? Mi avresti messo in cima alla lista sorpassando le migliaia di donne in attesa?' Credo che questo discorso sia molto interessante proprio perché comune a molte persone: tutti dovremmo avere accesso alla sanità pubblica, indipendentemente dalla nostra possibilità di poter usufruire di un medico privato. Cosa accade se non ti puoi permettere una visita privata? Non ti resta che aspettare, ma l'attesa a volte può essere troppo lunga. Il film parla di questo e della situazione di molte donne, per quanto incredibile possa sembrare ai giorni nostri. È importante che questo messaggio emerga in determinati momenti del racconto, ma senza che venga forzata la mano. Non ci dovrebbe essere nulla di strano nell'affrontare questi temi all'interno di un film di questo tipo.

D: È stato difficile interpretare Magda?
R: Sicuramente non è stato facile, ma mi ha dato tanto in cambio. Amo molto Magda e amo quello che rappresenta attraverso la sua luce e la sua forza: vanno ammirate le persone ottimiste, il coraggio che ci mettono nell'essere ottimisti e nel rimanere positivi in un mondo come quello in cui viviamo adesso. Sono queste le persone da ammirare, che valgono e che non vanno date per scontate. Magda è un esempio di come si possa convivere con le difficoltà della vita. La amo così tanto, volevo renderla vera e ho cercato di immergermi nel film, di mettermi nei suoi panni e di provare i suoi sentimenti. Ringrazio Dio per aver potuto interpretare questo ruolo – io che fortunatamente ho un'ottima salute fisica – immergendomi nella finzione del film e impegnandomi per interpretarla nel modo migliore, ma potendo sempre tornare alla mia realtà e ai miei affetti. A tratti è stato un lavoro molto difficile, perché mi ha costretto a visitare luoghi interiori oscuri, ma come attrice ho sempre desiderato personaggi impegnativi perché credo che più complesso sia il personaggio, maggiori siano le possibilità di riuscire a fare un buon lavoro che possa suscitare dei sentimenti in chi vede il film.

D: Riusciva a lasciare il personaggio di Magda sul set una volta finita la giornata sul set?
R: Ho dovuto fare un grande sforzo nel dirmi ogni giorno 'ogni volta che lascio il set, devo lasciare qui Magda. Non posso portare tutto questo a casa con me'. E il giorno dopo dovevo tornare a essere lei. In realtà, in un modo o nell'altro lei era sempre presente in me. Mi ha molto sorpreso vedere come alla fine delle riprese, dopo due mesi a stretto contatto con il personaggio di Magda, ho fatto molta più fatica di quanto pensassi a dire addio a questo personaggio. Ci sono state volte in cui è stato più semplice allontanarmi dal personaggio che avevo interpretato, ma questa è stata una di quelle volte – fino a oggi sarà accaduto due o tre durante la mia carriera – in cui ho fatto fatica a lasciare il mio personaggio. Ho girato più di quaranta film, ma solo in pochissimi casi mi è capitato di terminare le riprese e sentire il personaggio ancora con me".

D: Nel film suo figlio è interpretato da Teo Planell, lo ha incontrato prima di girare il film?
R: È un bravissimo attore. Un ragazzino davvero saggio. Abbiamo passato del tempo insieme per creare questa relazione tra di noi. Siamo diventati amici. Non abbiamo fatto molte prove prima di girare. Non le trovavo necessarie, volevo principalmente costruire la base emotiva su cui lavorare e questo è ciò che abbiamo fatto prima di girare sul set. Julio era d'accordo, anche se successivamente è stato necessario provare più volte alcune scene in cui era presente Teo per fargli capire come doveva essere la scena e Julio lo ha aiutato spiegandogli lo sviluppo. Abbiamo passato molto tempo insieme ed è stato molto importante sia per noi sia per Teo stesso per creare una buona comunicazione tra di noi.

D: Come è stato lavorare con Luis Tosar, che interpreta Arturo.
R: Luis è un attore incredibile, abbiamo amicizie in comune quindi ci conoscevamo già e ci era capitato di uscire insieme tra amici in passato, ma non avevamo mai lavorato insieme prima di questo film. In realtà abbiamo lavorato una volta, ma avevamo un'unica scena insieme. Conoscevo Luis molto di più a livello personale che a livello lavorativo, ma ho sempre pensato che fosse uno degli attori più talentuosi presenti in Spagna, Luis è davvero bravo, è un ottimo partner ed è anche molto generoso. Anche Asier [Etxeandia, che interpreta Julian] ha un talento eccezionale, lo seguo da sempre per via dei suoi lavori teatrali e dell'incredibile spettacolo che ha realizzato.

D: Julio ha affermato di avere scritto il copione del film alcuni anni fa, ma che il suo flusso creativo ha preso nuova energia solo quando lei ha preso parte al progetto. Cosa ha portato di suo nel film?
R: Non saprei dirlo con precisione – certamente abbiamo passato ore e ore a parlare. Per me era molto importante far risaltare il senso dell'umorismo del personaggio. Magda ha un senso dell'umorismo unico e sorprendente, che emerge soprattutto nelle situazioni più impensabili. Magda ama sorprendere, scioccare la gente e farla ridere. Magda combatte la malattia a colpi di humor e sorrisi. Penso che questo renda il suo personaggio speciale e ho chiesto a Julio di far risaltare al massimo questa caratteristica.

D: Si è dovuta rasare i capelli per il film?
R: No. Massimo Gattabrusi [hair stylist designer] e Ana Lozano [make up designer] sono dei grandi professionisti e, grazie anche agli incredibili effetti digitali, sono riusciti a nascondere i miei capelli lunghi. Sono dei professionisti bravissimi.

D: La storia sembra riflettere un periodo piuttosto turbolento per la Spagna. Da un lato troviamo la
vittoria della Euro Cup, mentre dall'altro il preoccupante aumento della disoccupazione giovanile…

R: Si, questi elementi sono presenti sia nel copione sia nel film. Inizialmente questo tema doveva essere molto più presente – erano previste un paio di scene relative a questo argomento che alla fine sono state tagliate. Era opportuno però parlare anche di questo, infatti il tema appare chiaramente in una scena in cui Magda si trova da sola, mentre sta già combattendo contro la malattia, e si trova a provare anche lei una certa euforia assistendo ai festeggiamenti per la Euro Cup e all'energia che scorre dentro la città di Madrid. Magda sta guardando il notiziario, le notizie belle e quelle brutte, quando a un certo punto la partita inizia e tutta la città si ferma. È molto interessante.

D: Cosa cerca in un personaggio adesso? Cosa la colpisce mentre legge un copione?
R: Cerco qualcosa che mi provochi emozioni e che mi stimoli a creare qualcosa di differente. Cerco di non interpretare due volte lo stesso ruolo, ma questo lo faccio da sempre. Negli ultimi anni sono diventata più brava nelle scelte che faccio, ma continuo a essere estremamente grata per tutte le opportunità che mi hanno dato i meravigliosi registi con cui ho lavorato. Ho sempre voluto questo, ma non dipende solo da me ovviamente: le opportunità che mi sono state date dipendono dalla fiducia che i registi mi hanno dato in passato e che continuano a riporre in me. Magda è un altro passo in questa direzione ed è stato un materiale di lavoro estremamente interessante. Sono davvero felice e grata di essere riuscita a combinare lavori e paesi diversi tra di loro come Ma Ma e la commedia Zoolander 2. In questo periodo sto provando le stesse sensazioni che provavo 20 anni fa, come se avessi vinto le lotteria e mi svegliassi ogni mattina pronta per fare il lavoro che amo e guadagnarmi da vivere in questo modo. Sono grata per questo. Trovare un lavoro oggi è difficile, ma trovare un lavoro che ami è doppiamente difficile. Conosco quanto sia complesso al mondo d'oggi e per questo sento di essere una persona privilegiata. Per me è fondamentale non dimenticare questo e non darlo mai per scontato, continuando a essere grata alle persone che mi hanno aiutato a rendere tutto questo possibile.

D: Questo è uno dei primi film girati dopo la nascita di tua figlia? Ma Ma parla soprattutto della maternità.
R: Mia figlia ha compiuto da poco due anni. Ho girato questo film l'anno scorso e poi c'è stato il lungo processo di post-produzione e montaggio; successivamente, dopo aver preso del tempo libero come avevo fatto precedentemente con il mio primo figlio, ho girato Zoolander 2. Adesso lavoro ancora, ma non lavoro più a quattro film all'anno come facevo cinque o dieci anni fa quando non potevo fare a meno di stare sul set. Arriva un giorno in cui ti chiedi 'Okay, qui ci sono tutti questi personaggi, ma dove sono io?' (Ride). Devi prenderti del tempo. Inoltre, mi ero accorta che non avevo più tutto il tempo necessario per fare le ricerche necessarie per preparare il personaggio – e questa è una delle cose che amo maggiormente in questo lavoro – e allora ho pensato 'non ci siamo, questo non è il ritmo giusto'. A volte è meglio fare meno, ma farlo bene. Ho deciso di fare uno o due film all'anno, e di lasciare del tempo per altre cose che mi danno l'opportunità di scegliere personaggi complessi e che richiedono una preparazione molto lunga. In questo modo ho potuto investire del tempo nella produzione, anche se si tratta di un film ogni due o tre anni. Quest'anno mi sto occupando di un documentario. È in questa direzione che desidero vada il mio futuro.

D: Il mondo della recitazione è cambiato negli anni? Per gli attori più giovani si tratta ancora di una professione precaria e incerta, ma è cambiato qualcosa nel tempo?
R: È possibile, forse oggi si teme di meno il giudizio della gente. Sappiamo di non poter piacere a tutti. L'importante è fare il meglio che si può consci che a qualcuno potrà piacere e ad altri no. Bisogna accettarlo, anche se all'inizio è difficile. Ci vuole tempo. Un'altra grande incertezza è data dall'essenza stessa di questa professione, ti chiedi 'Cosa è la recitazione?' Ogni volta che sei su un set – nel mio caso anche dopo aver girato più di 40 film – ti sembra sempre la prima volta. A me accade sempre nei primi giorni di un nuovo set. Perché accade? Perché si tratta ogni volta di un nuovo personaggio e ogni volta, in un certo senso, devi ripartire da zero, ma lo fai forte dell'esperienza che hai accumulato nel tempo e che hai vissuto. Questo fa sì che tu non sia più la stessa persona che eri 10 o 20 anni fa. Provi una sensazione che ti crea dipendenza, una sensazione di novità che ti fa dire 'Non ho idea di cosa sta per accedere. Stiamo partendo davvero da zero'. Ovviamente nel tempo impari a sviluppare diverse tecniche, ma questa sensazione di paura ed eccitazione resta sempre e pensi 'Sono una nuova persona e non ho idea di cosa sto per fare!' Ti senti come se non fossi mai stato su un set prima d'ora perché è la prima volta che ti metti nei panni del nuovo personaggio. Amo tantissimo questa sensazione e credo che non se ne andrà mai. Questo è il motivo per cui non credo si possa smettere di amare la recitazione e di innamorarsene ogni volta che si inizia un nuovo progetto, ogni volta è una nuova esperienza. È una sensazione rigenerante, collabori con persone nuove, un nuovo team, un nuovo personaggio e tu stessa ti senti una nuova persona. Ogni volta è come tornare bambini.

D: Crede che Magda sia uno dei personaggi migliori che ha interpretato?
R: Intende il progetto in sé? Oppure il modo in cui è stato scritto? Oppure il lavoro che è stato fatto sul personaggio? Per quanto riguarda il lavoro svolto sul personaggio di Magda, anche se non spetta a me giudicarlo, credo di aver fatto molto e di averle dato tutta la verità che mi era possibile. Questo è quello che ho cercato di fare, poi sta alla gente giudicare. Per quanto riguarda la sceneggiatura, credo che fosse già dall'inizio uno dei personaggi più belli che mi sono capitati tra le mani. Ho letto la sceneggiatura e ho sentito il personaggio immediatamente vivo dentro di me, dovevo solo ascoltarlo e lasciarmi guidare. Sono davvero onorata di avere potuto interpretare il ruolo di Magda.

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