Take Five (2013)

Take Five
Locandina Take Five
Take Five è un film del 2013 prodotto in Italia, di genere Drammatico diretto da Guido Lombardi. Il film dura circa 95 minuti. Il cast include Gaetano di Vaio, Peppe Lanzetta, Carmine Paternoster, Gianfranco Gallo, Salvatore Striano, Antonio Buonomo. In Italia, esce al cinema giovedì 2 Ottobre 2014 distribuito da Microcinema.

TAKE FIVE è il racconto di una rapina rocambolesca messa in atto, con coraggio e incoscienza, da cinque "irregolari" del crimine. Un idraulico con il vizio del gioco (Carmine), indebitato con la mala, viene chiamato a riparare una perdita fognaria all'interno di una banca e, a pochi metri dal prezioso caveau, si fa venire un'idea. Un ricettatore con diversi anni di carcere alle spalle (Gaetano), accoglie quell'idea con entusiasmo, tanto da mettere assieme una squadra, anzi, come si dice a Napoli, dove è ambientata la storia, una "paranza". Entrano a far parte della banda anche un fotografo di matrimoni (Sasà) malato di cuore, il migliore ex scassinatore in circolazione, e il giovane nipote di Gaetano (Ruocco), pugile dotato, ma squalificato a vita per aver rotto una sedia in testa a un arbitro. Infine, lo Sciomèn, il "leggendario" gangster napoletano, sia pure di un altro decennio, appena uscito da una lunga reclusione, che lo ha reso fragile e depresso. I cinque non hanno molto in comune, se non il desiderio, meglio la necessità, di riscattare, o semplicemente salvare, la propria esistenza, con una potente iniezione di denaro. Ma i soldi rendono fragile qualsiasi alleanza. Saranno uniti e solidali, infatti, fino a quando Gaetano, l'uomo che li ha chiamati e di cui tutti si fidano, scompare, e con lui il bottino milionario. Non sapendo bene quello che è realmente accaduto, e nella speranza di veder ricomparire l'amico, i quattro banditi rimasti attendono nella loro tana. Ma il tempo mette a dura prova i loro nervi. Nascono incomprensioni, si disfano alleanze. Compare anche una minaccia che nessuno sembrava aver previsto: 'o Jannone, il potente boss cittadino, che sa della rapina e vuole la sua parte di un bottino misteriosamente scomparso… 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 2 Ottobre 2014
Uscita in Italia: 02/10/2014
Genere: Drammatico
Nazione: Italia - 2013
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Microcinema
Note:
Presentato in Concorso al Festival Internazionale del Cinema di Roma 2013.

Recensioni redazione

Take Five, la recensione
Take Five, la recensione
redazione, voto 7/10
Take Five di Guido Lombardi è uno spaghetti gangster che porta avanti quel nuovo cinema napoletano affermatosi dopo Gomorra, la storia di una rapina andata male.

Immagini

[Schermo Intero]

Note di Regia

Con Take Five ho provato a raccontare la storia di cinque "irregolari", tutti con un sogno in comune, quello di arricchirsi. Per una forma di riscatto, per sfuggire ai propri fantasmi, o più semplicemente perché ognuno di loro crede che il denaro sia l'unica cosa per la quale valga la pena vivere. Ma ho voluto raccontare anche cinque solitudini, che solo per pochi giorni si incontrano in nome di un progetto comune. Presentendo tuttavia che la loro non può che essere un'unione fittizia, che duri il tempo di una rapina. Fino all'epilogo clamoroso ma inevitabile: la perdita del denaro per cui hanno lottato e la perdita dell'innocenza….
Girando Take Five ho fatto ricorso, consapevolmente, agli archetipi del film di genere, pur volendo raccontare, a mio modo, una porzione del nostro tempo. Un tempo, una società, dove le persone sono sole, ossessionate, depresse. Dove i soldi, il successo, la fama rappresentano l'unica forma di riscatto da un anonimato altrimenti giudicato insopportabile.
(guido lombardi / settembre 2013)

NOTE DI PRODUZIONE

Take Five nasce come un film low budget caratterizzato da un impianto produttivo che può definirsi di tipo teatrale-documentaristico.

A giustificare – meglio, a rendere possibile – questa via produttiva, hanno concorso non pochi elementi. Un intreccio fatto di ragioni di tipo narrativo, o comunque espressivo, e altre di ordine tecnico e organizzativo.

Si tratta di un film interamente ambientato in pochi e significativi ambienti, tutti riferibili alla medesima area geografica, quella del napoletano, e in un mondo, quello della piccola malavita organizzata, oggi con una fortissima identità "visuale" oltre che socio-antropologica.

Un mondo, quest'ultimo, raccontato da non pochi reportage giornalistici, documentari e/o speciali tv, ma non ancora, non almeno negli anni più recenti, "dal di dentro", eccezion fatta per alcuni episodi del film Gomorra.

Il lavoro di preparazione è un'accurata ricerca sul campo, che coinvolge giornalisti e sociologi molto attenti al mondo della malavita e soprattutto al tema del linguaggio in essa presente, e si avvale della consulenza diretta di ex piccoli criminali che da anni hanno intrapreso un percorso "a ritroso", collaborando con le istituzioni locali in aree sociali e di recupero di ex delinquenti.

Un secondo elemento di giustificazione dell'impianto produttivo è la scelta del regista, Guido Lombardi, di lavorare sul territorio con un gruppo di attori oggi tutti professionisti, la cui storia personale è fortemente intrecciata, per averla vissuta da vicino, con il racconto proposto. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di neo professionisti, la cui storia creativa è cominciata appunto con il film Gomorra e poi proseguita con esperienze televisive (del genere de La squadra) con una fortissima vocazione alla rappresentazione e un grande desiderio di mettersi in gioco. È stato possibile compiere un lungo e scrupoloso lavoro di selezione di volti e corpi e al tempo stesso lavorare con continuità sulle varie versioni della sceneggiatura con "prove aperte" che hanno avuto la caratteristica di veri e propri laboratori. 
Take Five aspira a caratterizzarsi come film innovativo e a suo modo spettacolare. Orientato a una narrazione di tipo cinematografico forte.
Il budget del film è contenuto, dettato dalla consapevolezza della scarsità delle risorse pubbliche e private oggi disponibili per il cinema di qualità e dalla "difficoltà" di un film che, pur aspirando a una sua narrazione popolare attraverso il ricorso a figure retoriche del cinema di genere, è tuttavia interpretato da attori ancora non conosciuti presso il grande pubblico.

Una difficoltà che produttori e regista hanno deciso di difendere, fin dal primo istante, senza addolcimenti di sorta. Puntando sulle potenzialità internazionali della storia e sapendo che anche il pubblico italiano ha dato negli ultimi anni inattese prove di maturità quanto alla disponibilità a confrontarsi con soluzioni narrative e interpretative non convenzionali.

Insomma, nelle intenzioni dei suoi artefici, un piccolo-grande film. Con le carte in regola per frequentare la passerella di festival cinematografici importanti e, allo stesso tempo, per parlare a un pubblico vasto e differenziato.

NOTE DELL'ATTORE PEPPE LANZETTA
Lavorare nel film Take Five è stata un esperienza molto particolare. Da un lato c'era la grande attesa per l'opera seconda di Guido Lombardi e dall'altro lato c'era la consapevolezza di partecipare ad un progetto bello e interessante, a cui tutti avrebbero guardato con un filo di attenzione. Per mia esperienza, l'opera seconda di un regista è sempre la più difficile e lo è stata anche per Guido.
Regista severo e preparato, ci ha diretto molto bene prima durante le prove, facendoci trovare le corde giuste di ciascun personaggio e poi sul set.
Il personaggio che interpreto mi ha lasciato addosso scorie e malesseri, per i quali ho dovuto lavorare tanto, prima e dopo. Mi porterò dentro per molto tempo strani sentimenti legati al personaggio dello Sciomen, questa sorta di amore-odio e di disagio che ha dentro: affascinante e complesso, forse è la mia migliore prova d'attore. 
Spero tanto che il film possa avere l'attenzione che merita.

NOTE DELL'ATTORE SALVATORE RUOCCO
Prendere parte al film Take Five di Guido Lombardi, è stata un'esperienza molto dura. Il personaggio che interpreto è molto complicato rispetto agli altri, corre sempre sul filo, è l'unico dei cinque ad avere un senso di giustizia innato, ingenuità e purezza. Ho studiato molto per trovare dentro di me tutti questi riferimenti. 
Ho lavorato molto sul mio corpo, per avere una metamorfosi che corrispondesse il più possibile al personaggio descritto nella sceneggiatura: sono dimagrito di sette chili, mi sono rasato i capelli e ho ripreso gli allenamenti duri della palestra di boxe. Nonostante si veda una sola scena con un mio incontro di boxe, il mio personaggio ha un atteggiamento da boxeur per tutta la durata del film.
La mattina facevo palestra, il pomeriggio provavo per il film, mentre il mio stomaco si faceva sentire per la fame, ma dovevo dimagrire. Era un lavoro assiduo.
Tutto questo è stato possibile grazie alle indicazioni del bravo Guido Lombardi: con lui interagivo sia durante le prove sia con le tante mail ricche di domande sul personaggio. Alle prove e sul set capivo Guido quasi per sensazioni, con gli occhi, lui non aveva bisogno di ripetersi con me. È grazie a Guido che sono riuscito a trovare il personaggio. Credo che lui gestisca un attore nel migliore dei modi, perché il mio non era un ruolo semplice e per questo non smetterò mai di ringraziarlo.

NOTE DEL'ATTORE CARMINE PATERNOSTER
Mi ha incuriosito da subito lavorare con Guido Lombardi. Sapevo già da almeno due anni di essere parte del suo film. Prima di cominciare le riprese abbiamo avuto un incontro e ci siamo seduti a studiare il copione a tavolino, cosa che mi è piaciuta molto, amando io il teatro. Una volta definiti i ruoli, il mio e quello degli altri quattro protagonisti miei colleghi, coi quali avevo già collaborato in passato, ci siamo messi subito al lavoro usando frasi della sceneggiatura e facendo delle improvvisazioni, mantenendo comunque una grande fedeltà al pensiero del testo scritto.
È stato come fare un laboratorio teatrale. Abbiamo avuto sei settimane di intenso lavoro e ci siamo divertiti moltissimo. Guido, come ho sempre detto, è un regista teatrale, le origini sono quelle. La maggior parte delle riprese le abbiamo girate in un appartamento, il "covo dei cinque protagonisti", dove questi cinque disgraziati organizzano nei minimi dettagli la rapina, ognuno coi suoi problemi esistenziali. Sono tutti diversi tra loro, ma tutti con lo stesso obiettivo, fare soldi e uscire da questo labirinto infernale, sognando che i soldi possano darti il paradiso e farti oltrepassare in un batter d'occhio quella linea che non riuscivi a varcare senza fare un passo più lungo della gamba.
Ne trovi tanta di acqua per la strada dei 5 personaggi, come la corrente di un fiume in piena che ti porta via, senza sapere se riuscirai a trovare un appiglio solido dove poter continuare a vivere, come un'onda che sbatte forte su una roccia.

NOTE DEL'ATTORE GAETANO DI VAIO
Recitare il ruolo di coprotagonista in un film è qualcosa che difficilmente avrei mai pensato di fare nella mia vita, cosi come per tutte le cose che oggi porto avanti nel mondo dell'arte. Ma devo anche dire che per riuscire a essere coprotagonista di un film, l'unica strada da percorrere era quella di diventare produttore.
Take Five è un progetto cinematografico ideato da me e Guido Lombardi, diventato film quattro anni dopo l'ideazione. Mi sono calato nel ruolo di Gaetano, l'organizzatore del colpo, con molta paura. Una cosa è fare un piccolo ruolo come mi era capitato in passato, e una cosa è impegnarsi per tantissimi giorni tra preparazione, prove e l'interpretazione vera e propria.
Direi che è stata, prima di tutto, un'esperienza assolutamente formativa. Guido Lombardi ha lavorato con noi attori esattamente come fa un insegnante con i suoi alunni. Non è stato facile per me, perché ero anche il produttore sul campo e questo mi provocava non pochi problemi sul piano della concentrazione.
Ma, un po' alla volta, soprattutto grazie alla pazienza di Lombardi, sono entrato nel personaggio e a questo punto ho cominciato a rendermi conto anche delle mie potenzialità attoriali. Tra l'altro, mentre giravo Take Five, parallelamente mi sono ritrovato a interpretare anche il ruolo di O' Baroncino nella serie televisiva di Sky e Cattleya Gomorra. Saltavo da un set all'altro. Mentre ero Gaetano alle prese con un colpo in una banca a Napoli, mi trasformavo in O' Baroncino, un trafficante internazionale di droga.
Certo, sempre di ruoli criminali si trattava, che poi rispettavano molto la mia storia reale passata, riportata anche nel romanzo Non mi avrete mai, edito da Einaudi e scritto a quattro mani proprio con il regista di Take Five, Guido Lombardi. Ma quando devi fare sul serio, con ruoli impegnativi, non basta il passato di strada. Ci vuole soprattutto talento, passione, abnegazione ma anche tanto, tanto rispetto per questo lavoro chiamato cinema.
Take Five è per me un sogno realizzato. Sin dal primo istante, nell'ideazione, assieme a Lombardi, abbiamo immaginato quei cinque nomi, quei cinque volti, quelle cinque storie. Per me aveva anche una ragione politica. Rendere per la prima volta protagonisti in un film tutto napoletano, cinque attori considerati "presi dalla strada", eccetto il grande Peppe Lanzetta, che ha un passato assolutamente diverso dal resto del gruppo, ma la strada ce l'ha nel sangue, cosi come ha decantato nei suoi magnifici romanzi. Cinque attori proletari e una produzione proletaria. La Napoli esclusa che si proclama protagonista… Per dirla in chiave manzoniana "Ei si nomò".

NOTE DEL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA
"Take Five" è un pezzo di Dave Brubeck che fin da piccola mi è sempre piaciuto ed è proprio su quelle note che ho letto la prima volta la sceneggiatura di Take Five, il film. La lessi in poco più di un'ora: era avvincente.
Da subito cominciai a immaginare le atmosfere del film, a pensare ai colori e alla luce.
L'idea si sviluppò e crebbe dopo il confronto con Guido Lombardi, ma la cosa magica è che, parlandone, entrambi avevamo immaginato un film con le stesse suggestioni cromatiche.
L'idea principale è che le tinte molto desaturate si contrapponessero al rosso carminio, che è il colore dell'ambientazione principale del film, ovvero "il covo" dove s'incontrano i cinque protagonisti.
La storia si prestava ad essere illuminata da una luce contrastata, ma al contempo la luce doveva permettere la lettura dell'immagine nei sottotoni, per raccontare le sfumature di un posto in cui non batte mai il sole diretto e per ricreare in interni la luce uggiosa di un giorno di pioggia.
Questo è il motivo per cui il film è stato girato in 4K con la Red Epic. Questa macchina da presa ha dato la possibilità di fare un bel lavoro in fase di post produzione, come una buona color correction a opera di Nazareno Neri, completando il lavoro fatto durante le riprese.
Concludendo, ho semplicemente cercato di fare una fotografia che fosse al servizio della storia per poterla raccontare al meglio. Spero di essere riuscita nell'intento.
Francesca Amitrano

NOTE DEL MUSICISTA
ll lavoro delle musiche di Take Five è stato uno dei più divertenti e stimolanti della mia carriera.
La mia collaborazione con Guido nasce già dal suo primo corto Vomero Travel, e si è rafforzata nel tempo con Là-bas. Guido ha un modo di lavorare alle musiche molto particolare e poco ortodosso che ormai ho imparato a conoscere: si presenta con un idea "primitiva" (un fischio, spesso anche poco intonato oppure un'idea ritmica tipo un clap di mani). Intorno a questa idea, che apparentemente potrebbe sembrare lontana dal tono del film, comincio a costruire ed esplorare diversi arrangiamenti, fino a spingerci molto oltre lo spunto iniziale, che però rimane là sotteso come intuizione guida.
Per Take Five la fase di ricerca del "tono" e del registro giusto delle musiche non è stata semplice. Essendo un film di personaggi, abbiamo pensato di costruire un tema musicale e degli arrangiamenti per ognuno di loro. Le suggestioni che i 5 protagonisti ci offrivano erano tutte molto forti ma di segno diverso tra loro. Questo ha reso più difficile la scelta di un tono omogeneo. Abbiamo allora trattato la colonna sonora come un'unica partitura jazz e abbiamo assegnato a ognuno dei cinque protagonisti uno strumento solista: Sciomen una chitarra elettrica distorta e impazzita, Ruocco un'improbabile tromba epica alla Rocky, Carmine un Fender Rhodes che suona come un organetto triste e dimesso, Gaetano un mandolino in stile western napoletano, e per Sasà, che rappresenta forse il personaggio più complesso e lacerato, a turno ognuno di questi cinque strumenti.
L'idea tematica di fondo che avevamo con Guido era quella di pensare a questi cinque personaggi come cinque ragazzini che giocano con le pistole, inconsapevoli del pericolo.
Su questa idea ho cercato di coniugare le atmosfere anni '60 tipiche dei film di genere con sonorità più moderne e temi che fossero in grado di raccontare al tempo stesso il dramma e la comicità sgangherata dei cinque protagonisti.
Giordano Corapi

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