Poster Il Ritratto del Duca
Locandina Il Ritratto del Duca
Il Ritratto del Duca (The Duke) è un film del 2020 prodotto in UK, di genere Drammatico diretto da Roger Michell. Il film dura circa 96 minuti. Basato su una storia vera. Il cast include Jim Broadbent, Helen Mirren, Fionn Whitehead, Anna Maxwell Martin, Matthew Goode, Jack Bandeira, Aimee Kelly, Charlotte Spencer. In Italia, esce al cinema giovedì 3 Marzo 2022 distribuito da BIM Distribuzione. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 23 Giugno 2022, in Digitale da giovedì 16 Giugno 2022.

Nel 1961, Kempton Bunton, un tassista sessantenne, rubò il ritratto del Duca di Wellington, dipinto da Goya, dalla National Gallery di Londra. Fu il primo (e rimane tuttora l’unico) furto nella storia della Gallery. Kempton inviò una richiesta di riscatto scrivendo che avrebbe restituito il dipinto a una condizione: se il governo inglese avesse stanziato più fondi per la cura dei più anziani. In passato, Kempton aveva già intrapreso una lunga campagna allo scopo di far ricevere il segnale televisivo gratuitamente ai pensionati. Cosa successe in seguito divenne leggendario. L’intera storia emerse solo cinquant’anni anni dopo. Kempton aveva tessuto una rete di bugie. L’unica verità era che si trattava di un brav’uomo, determinato a cambiare il mondo e a salvare il suo matrimonio. Come e perché utilizzò “il Duca” per raggiungere il suo obiettivo, è una bellissima ed edificante storia.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 3 Marzo 2022
Uscita in Italia: 3 Marzo 2022 al Cinema; 16 Giugno 2022 in TVOD; 23 Giugno 2022 in DVD
Genere: Drammatico
Nazione: UK - 2020
Durata: 96 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: BIM Distribuzione
Soggetto:
Basato su una storia vera.
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 16 Giugno 2022 e in DVD da giovedì 23 Giugno 2022 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Roger Michell
Sceneggiatura: Richard Bean, Clive Coleman
Musiche: George Fenton
Fotografia: Mike Eley
Scenografia: Kristian Milsted
Montaggio: Kristina Hetherington
Costumi: Dinah Collin

Cast Artistico e Ruoli:
foto Jim Broadbent

Jim Broadbent

Kempton Bunton
foto Helen Mirren

Helen Mirren

Dorothy Bunton
foto Fionn Whitehead

Fionn Whitehead

Jackie Bunton
foto Matthew Goode

Matthew Goode

Jeremy Hutchinson
foto Jack Bandeira

Jack Bandeira

Kenny Bunton



Produttori:
Nicky Bentham (Produttore)


Trucco e acconciature: Karen Hartley Thomas | Casting: Fiona Weir.

Immagini

[Schermo Intero]

LA VERA STORIA DIETRO AL FURTO DEL RITRATTO DEL DUCA

Nel 1961, il ritratto di Francisco Goya del Duca di Wellington viene messo all’asta da Sotheby’s. Il collezionista newyorkese Charles Wrightsman offre 140.000 sterline (l’equivalente di tre milioni di sterline oggi). Tuttavia, il governo britannico interviene in sostegno di una controfferta per garantire che il dipinto rimanga in Gran Bretagna. Il quadro viene salvato a beneficio della nazione e messo in mostra alla National Gallery. 19 giorni dopo diventa il primo (e ultimo) dipinto ad essere rubato dalla pinacoteca nei suoi 196 anni di storia.
Jackie Bunton vede il dipinto al telegiornale. Ha 20 anni, viene da una famiglia povera di Newcastle e lavora come tassista sognando una vita migliore. Sentendo parlare dell’ingente somma di denaro pagata per il ritratto, Jackie è curioso di capire perché tanto scalpore attorno all’opera. Decide di recarsi a Londra per visitare la National Gallery. Trova il quadro appoggiato a un cavalletto dietro a una semplice barriera di corda. Trovandosi di fronte a esso, Jackie sente di essere vicino alla vera ricchezza come mai più lo sarà in vita sua.
Un’idea inizia a prendere forma nella sua mente. Ha letto da qualche parte che, in caso di furto, l’assicurazione è disposta a pagare il 10% del valore del dipinto come ricompensa per la sua restituzione integra. Che sia la sua occasione di avere una vita migliore per se stesso e per la sua famiglia?
Prende una mappa della pinacoteca alla reception e ispeziona la disposizione dei locali. Mette una piuma sul cavalletto dietro al dipinto e individua le toilette sul retro della galleria. Mette del nastro sulla serratura della porta del bagno e apre la finestra al suo interno che dà su un cortile dove è ammassata dell’attrezzatura per le riparazioni dell’edificio (comprese numerose scale). Quando ritorna il giorno seguente trova la piuma e il nastro al loro posto e la finestra del bagno ancora aperta. Ha così la conferma che di notte il dipinto non viene spostato e che la porta e la finestra della toilette non sono chiuse a chiave. A quel punto gli resta solo da decidere l’ora migliore per accedere alla National Gallery. Si mette a chiacchierare con uno dei guardiani che innocentemente gli rivela che c’è un giro di sorveglianza ogni 20 minuti e che l’impianto di allarme viene disattivato quando gli addetti alle pulizie svolgono il loro servizio nelle prime ore del mattino.
Quella sera Jackie si issa su un parchimetro e spicca un balzo per scavalcare il muro perimetrale alto tre metri del cortile della National Gallery. Sale su una scala, si infila nella finestra del bagno, striscia lungo i pavimenti della pinacoteca e afferra lesto il dipinto, ripercorrendo il tragitto a ritroso.
Fuori dalla galleria, scassina la serratura di un’auto che mette in moto collegando i fili dopo aver messo il dipinto sul sedile posteriore. Mentre si allontana viene fermato da un vigile che gli rimprovera di aver imboccato una strada a senso unico dal lato sbagliato. Viene lasciato andare con un ammonimento, mentre il quadro resta tutto il tempo in bella vista.
Di ritorno nella sua stanza in affitto, Jackie estrae il dipinto dalla sua ingombrante cornice e lo nasconde sotto il letto. Dopo l’iniziale scarica di adrenalina, inizia a farsi prendere dal panico: “Non era un piano congegnato in modo adeguato perché quando fai una cosa del genere, non pensi di riuscire a farla franca e mano a mano che vai avanti, ti ritrovi a rimediare al volo alle situazioni”.
Non sapendo cosa fare, Jackie telefona a Kempton, il padre sessantenne, che prende il treno per raggiungerlo a Londra. Quando arriva nella capitale, la notizia del furto del quadro è nei principali titoli degli quotidiani e dei notiziari di tutto il mondo. Kempton ordina a Jackie di tornare a Newcastle e di non farne parola con nessuno, meno che meno sua madre. Kempton rimarrà a Londra con il dipinto in attesa che la situazione si normalizzi e di poterlo trasportare in modo sicuro a Newcastle. Due settimane dopo, torna in treno a Newcastle insieme al dipinto che nasconde, grazie a un controtelaio, nello schienale dell’armadio in camera sua, dove rimarrà per i successivi 4 anni.
Nato nel 1904, Kempton è un sognatore carismatico. Uomo dal profondo senso di cosa è giusto e cos’è sbagliato, si trova regolarmente in conflitto con le persone che incarnano l’autorità, in particolare i datori di lavoro, motivo per cui fatica a conservare un impiego. Questo significa che è sua moglie Dorothy la principale fonte di sostentamento della famiglia con la sua misera paga di donna delle pulizie. Quando la loro figlia maggiore, Marian, muore in un tragico incidente in bicicletta, la famiglia è devastata. Kempton si rifugia sempre di più nel suo mondo immaginario e trascorre molto del suo tempo nella stanza da letto sul retro a scrivere commedie che manda alle emittenti televisive. Nessuna gli verrà mai accettata.
Il suo idealismo lo porta a subire una detenzione in carcere per essersi rifiutato di pagare il canone televisivo e a perdere il suo posto di lavoro in una panetteria per aver sfidato il gestore razzista.
Improvvisamente in possesso di un capolavoro rubato, Kempton sente di avere finalmente i mezzi per farsi ascoltare e fare qualcosa di buono, proteggendo al tempo stesso Jackie, la pupilla degli occhi di sua madre. Escogita un piano per scrivere delle richieste di riscatto in cui esige che siano donate in beneficenza 140.000 sterline in cambio della restituzione del dipinto.
Invia un certo numero di queste richieste di riscatto alla stampa, ma nessuna viene presa sul serio: Scotland Yard è persuasa che il furto sia opera della Mafia o di qualche altro cartello della criminalità organizzata. Quando Kempton decide di inviare la bolla di spedizione presente sul retro della tela, la polizia finalmente si convince che le comunicazioni provengono dal vero ladro, ma non sa dove cominciare a cercarlo. La National Gallery offre una ricompensa di 5.000 sterline a chiunque sia in grado di contribuire all’identificazione del ladro e alla restituzione del dipinto. Ma nessuno si fa avanti.
Nel frattempo, Kempton continua a cambiare lavoro e a condurre la sua battaglia per l’abolizione del canone televisivo per i cittadini che non possono permetterselo. Alla fine il Daily Mirror pubblica una proposta di accordo con il ladro: se il dipinto verrà restituito, il Mirror lo metterà pubblicamente in mostra per lanciare la raccolta di 30.000 sterline da devolvere a cause benefiche.
Kempton è tentato di accettare: è la migliore offerta che abbia ricevuto e ha anche paura che Pamela, la ragazza di suo figlio maggiore, Kenny, sospetti che la famiglia abbia qualcosa a che fare con il furto. C’è il rischio che si rivolga alle autorità per ottenere la ricompensa. Kempton avvolge il dipinto in un foglio di carta da pacchi e incarica Jackie di portarlo alla stazione ferroviaria di Birmingham e di affidarlo al deposito bagagli. Poi spedisce la ricevuta del deposito bagagli al Daily Mirror. Ma quando il quotidiano entra in possesso del dipinto, non mantiene la parola data sull’accordo.
Kempton si sente al tempo stesso tradito dal giornale dei lavoratori e timoroso dei passi successivi di Pamela che rischiano di implicare Jackie: “Le ore buie della notte mi trovano sveglio a scervellarmi nel tentativo di sfuggire alla trappola che io stesso ho costruito… Ho preso una decisione… Vado a sud e mi arrendo”. Nel luglio 1965 Kempton entra nella sede di Scotland Yard e rilascia una dichiarazione scritta in cui confessa il crimine. La scrittura della deposizione e la carta annotata sulla quale è scritta coincidono in modo evidente con quella delle richieste di riscatto.
Kempton è condannato a comparire all’Old Bailey (tribunale penale) per vari capi d’imputazione, tra i quali il furto del dipinto e della sua cornice. Jeremy Hutchinson QC (un insigne avvocato patrocinante che ha partecipato a molte cause famose, tra le quali il processo per oscenità per la pubblicazione di L’amante di Lady Chatterley) è al corrente del caso e ritiene di potersi divertire difendendo Kempton. Hutchinson sceglie un modo ingegnoso per costruire la sua difesa. La legge sul furto semplice (Larceny Act) del 1916 sancisce che una persona è colpevole del reato di furto se si appropria di qualcosa per un suo vantaggio personale con l’intento di privarne per sempre il proprietario. Kempton ha precedentemente rilasciato una dichiarazione in cui afferma “Non avevo alcuna intenzione di tenere per me il dipinto né di privare per sempre la nazione di esso… Il mio solo obiettivo in tutta questa vicenda era istituire un’associazione benefica per pagare il canone televisivo per gli anziani e gli indigenti che sembrano trascurati nella nostra società benestante”.
Al banco degli imputati Kempton si presenta bene e si mostra spiritoso, conquistando la giuria e i giornalisti presenti al processo. Hutchinson riesce con successo ad argomentare che se la legge sul furto non contempla la sottrazione temporanea di quadri dalle gallerie, bisogna rimediare emendandola e non condannando un uomo innocente. Bunton è giudicato non colpevole per il furto del dipinto, ma colpevole per il furto della cornice (perché non viene mai ritrovata) e viene condannato a 3 mesi di detenzione in carcere.
È interessante notare che, durante il processo, Pamela si presenta all’Old Bailey per rivendicare la ricompensa, sostenendo che è stato Jackie a rubare il dipinto e non Kempton (sottolineando l’incontestabile fatto che, essendo un corpulento sessantenne, Kempton non sarebbe mai riuscito a passare dalla finestrella del bagno della National Gallery). Ciò nonostante, la corte ritiene che, dal momento che già dispone della confessione di Kempton e che il processo sta volgendo al termine, non sarebbe nell’interesse pubblico ricominciare tutto daccapo facendo causa al figlio di Kempton. E liquida l’accusa di Pamela come un alterco in famiglia.
Come diretta conseguenza del processo, il governo emana la legge sul furto stabilendo che è reato rimuovere un’opera d’arte da una galleria e pretende che le misure di sicurezza dei musei e delle pinacoteche della nazione vengano interamente revisionate.
Nel 1969, quattro anni dopo il processo, Jackie viene fermato dalla polizia perché alla guida di un veicolo rubato. Volendo sposarsi con la sua ragazza, Irene, e ritenendo che prima o poi il furto per mano sua del quadro di Goya diventerà di dominio pubblico, decide che vuole che anche il suo reato pregresso sia tenuto in considerazione al fine di poter scontare la sua pena e metterci una pietra sopra: “Volevo solo voltare pagina ed ero stanco di avere quella spada di Damocle sulla testa. Non volevo che emergesse in seguito e volevo che la fedina penale di mio padre tornasse pulita e lui potesse trovare un lavoro. Dunque quando sono stato arrestato per un altro reato ho deciso di raccontare la verità.”
Tuttavia, le autorità si rendono conto che per intentare un nuovo processo con Jackie al banco degli imputati, devono partire dalla testimonianza di Kempton che ha evidentemente giurato il falso nel corso del primo processo ed è de facto un testimone inaffidabile. Il Procuratore Generale decide quindi che non è nell’interesse pubblico riaprire il processo e propone invece di archiviare il caso a condizione che Kempton e Jackie non rivelino mai pubblicamente la vicenda.
Solo nel 2012 il faldone della Procura Generale sul furto del Goya viene reso pubblico dall’Archivio Nazionale.

In seguito, Jackie sposa Irene. Vive tuttora a Newcastle.

LA STORIA DELLA PRODUZIONE

Il 2021 ha segnato il 60° anniversario del furto del ritratto di Goya del Duca di Wellington dalla
National Gallery di Londra. È l’unico dipinto ad essere mai stato sottratto dalla pinacoteca nei suoi 196 anni di storia.
IL RITRATTO DEL DUCA è il primo film che racconta questa straordinaria storia vera. Al suo centro c’è Kempton Bunton, uno dei grandi personaggi eccentrici della vita, un uomo di principi che difende fino in fondo le cose che considera giuste ed è determinato a condurre una vita piena di significato.
Il viaggio per portare l’incredibile storia della famiglia Bunton sullo schermo inizia con una email alla produttrice Nicky Bentham, inviata dal nipote di Kempton (il figlio di Jackie), Christopher Bunton. Le racconta la storia di suo nonno manifestando il suo interesse nel trasformarla in un film.
‘Sembrava troppo bello per essere vero’, ricorda Bentham, ‘così iniziai a documentarmi e ad entrare nel dettaglio della vicenda. Quando tutto quello che Christopher aveva raccontato si rivelò essere vero, rimasi sorpresa dal fatto che la storia non fosse stata raccontata prima. La famiglia stessa ne parlava a malapena, quindi mi sono sentita incredibilmente privilegiata ad avere avuto accesso ai loro materiali di archivio, che vanno da copie delle straordinarie commedie teatrali di Kempton alla fotografia colorata a mano di Marian [la prima figlia di Kempton e Dorothy, morta in un incidente di bicicletta] che campeggiava in bella vista sul muro principale della casa di famiglia’.
Dopo essersi assicurata i diritti della storia, Bentham inizia a riflettere sul partner giusto per portare la storia sullo schermo.
‘Pensando al tipo di storia, mi sono resa conto che Pathé sarebbe stato un grande partner’, spiega Bentham. ‘La prima telefonata che ho fatto è stata a loro e hanno subito mostrato interesse. Come me, non riuscivano a credere che questa storia vera non fosse mai stata raccontata prima.’
‘Siamo famosi per storie drammatiche ispirate ad avvincenti storie vere’, dichiara Cameron McCracken, produttore esecutivo e Managing Director di Pathé UK, ‘quindi sono stato felice che Nicky sia subito corsa a bussare alla nostra porta. La convinzione di Kempton che siamo tutti connessi, che prendendoci cura dei più deboli ci prendiamo cura anche di noi stessi, ha subito risuonato in me quando abbiamo iniziato a sviluppare il progetto insieme a lei 5 anni fa. E naturalmente quel potere evocativo è diventato sempre più forte man mano che ci siamo ritrovati a completare il film nel bel mezzo della pandemia di COVID.’
Nel corso del tempo, sia Ingenious Media sia Screen Yorkshire si sono altrettanto appassionati alla storia e si sono uniti a Pathé e Neon come partner produttivi.

I celebrati drammaturghi Richard Bean e Clive Coleman entrano a far parte del progetto per scrivere la sceneggiatura. Come documentazione, Bentham riesce e fornire loro tutte le commedie scritte da Kempton: ‘Scriveva sempre di cose che gli stavano particolarmente a cuore, cose di cui non poteva parlare liberamente a casa e che esprimeva con grande sincerità per iscritto’, spiega Bentham. ‘Benché nessuna delle sue opere sia mai stata pubblicata, dalla scrittura emerge in modo chiaro la sua personalità. È una cosa che Richard e Clive hanno usato come fonte di ispirazione per trovare il giusto tono per la voce di Kempton: il suo humour e la sua umanità’.
Come ex avvocato e corrispondente della BBC per gli affari legali, Coleman conosce la vera storia per via della sua ammirazione per il difensore di Kempton, QC Jeremy Hutchinson. Tuttavia, come essi stessi chiariscono, i due sceneggiatori non sono attirati dal progetto per il processo:
‘Per noi, il vero fascino del film risiede in Kempton. Un personaggio genuinamente persuaso, di fronte a una realtà che gli sta raccontando tutt’altro, di poter cambiare il mondo e di poter modificare in meglio il comportamento delle persone’, spiega Coleman. ‘Non perde mai quella fiducia che è profondamente radicata in lui sin dall’infanzia’.
‘Abbiamo scelto di sviluppare il film concentrandoci sulla storia di una famiglia e sulle forze che allontanano tra loro i vari componenti e che hanno origine nella tragica morte di Marian’, aggiunge Bean. ‘Inoltre c’è il personaggio di Kempton, uno di quei favolosi personaggi inglesi che cercando di cambiare il mondo. Per certi versi è un moderno Robin Hood, un Don Chisciotte, un sognatore’.
La sceneggiatura viene inviata a Roger Michell e il regista se ne innamora immediatamente.
‘Clive e Richard hanno fatto un lavoro meraviglioso nel trovare il giusto equilibrio tra divertimento e realtà. La sceneggiatura ha il sapore di una grande commedia della Ealing degli anni 1960’, commenta Michell, ‘il tipo di film che veniva realizzato nel periodo in cui è ambientata la nostra storia; film politici su persone comuni che dicono le cose come stanno ai potenti e tengono testa al governo’, spiega. ‘Proprio come le commedie della Ealing, la sceneggiatura aveva un tono meraviglioso, leggero, ma con momenti di grande pathos e dramma, oltre che pieno di risate. È un film edificante. Ti fa uscire dal cinema con un sorriso stampato sulle labbra. O almeno spero!’.
‘È un film che ti fa sentire bene e spero che il pubblico si lasci conquistare’, concorda Coleman. ‘Parla del tipo di individui che vorremmo poter avere attorno. In un mondo che spesso appare così squallido, esistono persone che genuinamente sperano e sono convinte di poter cambiare le cose in meglio. Se ci fosse più gente come Kempton Bunton, il mondo sarebbe un luogo più felice’.

DARE VITA AI BUNTON

Kempton Bunton, l’eroe locale
Kempton Bunton crede nella ‘grande società’ e nella responsabilità che ciascuno ha verso l’altro. Non vuole che le persone siano o si sentano isolate – che si tratti di Dorothy intrappolata nel suo dolore o di un veterano di guerra costretto in casa a causa di una disabilità. Difende i fragili e i vulnerabili e ha un’ossessione particolare per gli anziani che la povertà costringe fuori dalla società. Vede nella televisione una soluzione alla loro solitudine e si erge a loro paladino affinché sia garantito loro libero accesso. Il vero Kempton Bunton finisce in prigione due volte per essersi rifiutato di pagare il canone televisivo alla BBC.
Come spiega Michell: ‘Malgrado sia costantemente frustrato dal mondo, Kempton è un eterno ottimista e un attivista. Abbiamo bisogno di persone così in tutte le culture, persone che sono perennemente il sassolino nella scarpa dell’autorità e mettono in discussione tutto quello che viene detto loro di ingoiare.’.
‘Kempton pensa sempre alla sua comunità. Che senso ha che una persona sia facoltosa quando ce ne sono tante altre che soffrono?’, continua Bentham. ‘Non è un uomo perfetto, ma io lo vedo come una figura eroica. Dedica tutta la vita a cercare di migliorare la società per tutti, non solo per se stesso.’
Coleman concorda: ‘È un eroe adatto per il nostro tempo. In particolare oggi che la società sembra essere diventata più divisa e più piena di odio. Il fascino di Kempton Bunton sta nella sua autentica convinzione che la società sia un’impresa pubblica – l’idea che io non sono niente senza di te e che tu non sei niente senza di me – che è il fulcro della sua filosofia di vita. È eroico nel senso che tiene alta la bandiera di questo.’
Senza dubbio, la sensibilità di Kempton ai bisogni degli altri è intrinsecamente contraddetta dalla sua incapacità di riconoscere i bisogni della sua famiglia. La sua ostinazione ossessiva nel voler fare la differenza, sia scrivendo lavori teatrali, sia attraverso le sue campagne, i suoi sogni di un futuro migliore, non lo portano sempre a fare la cosa giusta.
Con un personaggio così complesso al centro del film, gli autori hanno bisogno di trovare l’attore giusto per dargli vita.
‘Mentre scrivevamo la sceneggiatura, Clive e io non riuscivamo a pensare a nessun altro che non fosse Jim Broadbent per interpretare il ruolo di Kempton’, spiega Bean.
‘Avevamo bisogno di un attore che fosse in grado di trasmettere quel senso di speranza, ma anche al tempo stesso di impotenza. Jim lo fa in modo assolutamente naturale’, aggiunge Coleman.
‘Se hai visto un’immagine del vero Kempton Bunton, ti rendi anche conto che c’è una somiglianza incredibile tra lui e Jim!’, spiega Bentham. ‘Sono sicura che il pubblico si innamorerà di Kempton, Jim lo interpreta così brillantemente con un fascino, un’affabilità e un luccichio nello sguardo che calzano a meraviglia Kempton.’
Avendo già lavorato con lui per il film Le Week-End nel 2013, Michell sa che Broadbent è l’uomo giusto per svolgere l’incarico. ‘Kempton è un eroe innato. L’interpretazione di Jim è un ritratto così affettuoso che non puoi fare a meno di innamorarti di lui.’
Quando Broadbent è chiamato ad esprimersi sulla sceneggiatura, è felice di ripercorrere la vera storia, avendo un vago ricordo degli eventi dai tempi della sua infanzia.
‘È stata una delizia leggere la sceneggiatura, meravigliosamente intelligente e così divertente. Ha colto l’essenza della storia trasformandola in un fantastico racconto alla Robin Hood’, ricorda Broadbent.
Affrontare un personaggio reale così complesso e partecipare a un film così attuale sono stati altri motivi di interesse per Broadbent.
‘L’intera storia contiene un messaggio molto forte che gli sceneggiatori raccontano meravigliosamente. Kempton si espone per il bene degli altri perché è nella sua natura prendersi cura di chiunque’, spiega Broadbent. ‘Kempton è un personaggio complicato, il perfetto equilibrio di luce e ombra. È un uomo d’onore, ma è anche un po’ pazzerello. È in buona fede, ma sbaglia anche tanto!’ La prospettiva di ritrovare Michell come regista è un altro fattore che lo attrae nel progetto.
‘Roger è un meraviglioso cineasta. Capisce gli attori così bene, sa cosa possiamo fare e ci incoraggia. Non sarei potuto essere più felice di lavorare di nuovo con lui.’

Dorothy Bunton, la colonna della casa
Al fianco di Kempton nel cuore del film c’è sua moglie, Dorothy Bunton, una donna che soffre da molto tempo e che cerca di tenere a galla la sua famiglia mentre Kempton scrive commedie nella stanza da letto sul retro o va in giro a fare proseliti per le sue campagne, più attento alle esigenze della sua comunità che a quelle della sua famiglia.
‘Dorothy deve battersi per tante cose. È il sostegno della casa, assicurando l’unico introito regolare che guadagna sfregando i pavimenti della casa di una famiglia borghese’, spiega Michell.
‘Kempton è il sognatore, Dorothy è il collante che tiene insieme la famiglia’, continua Bentham.’.
Oltre ad esplorare l’impatto che l’idealismo politico di Kempton ha sulla sua famiglia, il film traccia anche il ritratto di due persone che affrontano il dolore in modo molto diverso. La morte della loro figlia maggiore, Marian, è descritta come una cappa che viene gettata sopra la vera famiglia Bunton. Cambia radicalmente Dorothy, come spiega Michell: ‘Dorothy non si reca neppure sulla tomba della figlia, il che spiega quanto è profondo il danno che subisce a seguito di questo evento: non può parlare di Marian. È in rimozione completa.’.
Se da un lato il film ruota attorno a Kempton e alle sue eccentricità, dall’altro mostra anche il percorso di Dorothy che si avvicina ad accettare e ad affrontare il suo dolore.
‘Uno dei filoni narrativi del film segue il processo di apertura di Dorothy che piano piano capisce che è giusto piangere la terribile perdita di sua figlia’, spiega Michell. ‘Vediamo piccoli sprazzi della persona dolce che chiaramente è stata. E il film è un grafico molto commovente di come Dorothy esce dall’ibernazione.’
Quando Dorothy appende il ritratto incorniciato di Marian sopra il camino, dopo averlo tirato fuori dal suo nascondiglio nella scrivania di Kempton, appare evidente che la famiglia comincia finalmente ad elaborare il suo dolore. ‘Invece di quello del Duca di Wellington, è questo il ritratto sul quale si concentreranno adesso e che tornerà ad aggregarli come famiglia’. spiega Bentham.
Uno dei modi in cui i realizzatori hanno reso onore alla vera famiglia Bunton è stato usare il vero ritratto di Marian nel film. A quell’epoca, le fotografie dipinte a colori erano molto costose e Dorothy dovette pagare a rate quel ritratto.
Malgrado sia tenuta all’oscuro di quello che Kempton combina per la maggior parte del film, Dorothy non è una stupida; e malgrado si senta assillata su tutti i fronti da una famiglia la cui rispettabilità è costantemente vacillante sull’orlo del baratro, non può essere vista soltanto come una fastidiosa rompiscatole. La produzione aveva bisogno di un’attrice dotata di forza e intelligenza innate, credibile nei panni della colonna portante della famiglia, qualcuno anche in grado di irradiare l’umanità di una donna buona e amorevole, intrappolata in eventi straordinari. Helen Mirren è in cima alla lista.
‘Sapevamo che Helen era incredibilmente richiesta, quindi pensavamo sarebbe stato difficile riuscire ad averla. Fortunatamente, si è innamorata della sceneggiatura’, ricorda Bentham.
‘Quando dissero che avrebbero mandato il copione ad Helen, pensai che non ci fosse alcuna chance che accettasse’, ricorda Coleman. ‘È l’esatto opposto di quello che ti aspetti da Helen Mirren, quindi eravamo a maggior ragione al settimo cielo quando disse di sì.’.
‘È in contro-ruolo. Pensiamo ad Helen Mirren nei panni di donne potenti e piene di glamour’, continua Bean. ‘Per impersonare Dorothy, ha dovuto interpretare una donna leggermente vessata e affaticata e lo ha fatto in modo brillante.’.
Benché ragazzina all’epoca dei fatti, Mirren non conosceva la storia.
‘L’intera vicenda mi ha colta di sorpresa’, commenta Mirren. ‘Sarebbe da prendere con beneficio di inventario se non fosse completamente vera. Ho adorato il fascino della sceneggiatura, tenera e molto dolce. Amo gli anni ’60, sono un periodo più genuino e innocente.’.
‘Dorothy è molto pragmatica, dote che in una famiglia spesso appartiene alle donne: è lei che manda avanti la famiglia. Kempton è un sognatore, ma per molti versi è alquanto impegnato e coraggioso’, continua Mirren. ‘Non dovremmo seguire l’esempio di Kempton, ma neppure quello di Dorothy: sognare è bello e va benissimo, ma bisogna comunque pagare le bollette! Quindi nella vita diamo ascolto anche alle persone pragmatiche.’.

Era essenziale che tra Broadbent e Mirren ci fosse la giusta chimica. ‘Quando si mette in scena una vecchia coppia di coniugi, è molto importante che il pubblico creda a quel rapporto. Mi sono infilata nel ruolo della moglie di Jim con grande facilità, non c’è stato alcuno sforzo da parte mia’, spiega Mirren.
La morte della loro giovane figlia provoca un cambiamento nell’unione precedentemente felice della coppia di cui nessuno dei due è in grado di parlare. ‘C’è una frattura per via del differente approccio al dolore di ciascuno dei due. Dorothy lo reprime e cerca di andare avanti, mentre Kempton continua a tornarci sopra nei suoi scritti’, spiega Mirren.
Con molte più informazioni disponibili sul personaggio di Kempton, per Dorothy Mirren può basarsi unicamente sulla sceneggiatura e su una fotografia. Da quello scatto, Mirren capisce che calarsi nel personaggio comporta subire una trasformazione fisica.
‘Mi ha molto sorpreso quanto Helen sia stata disposta a fare per trasformarsi in Dorothy. Ha mostrato una grande umiltà verso l’intero processo. Gli spettatori resteranno sbalorditi per quello che ha fatto’, spiega Michell.
‘Helen è una donna incredibilmente affascinante e c’è pochissimo glamour in una donna di servizio di Newcastle nel 1961, ma ha colto senza esitare l’occasione di interpretare questo personaggio abbracciando ogni aspetto di Dorothy’, continua Bentham.

Lavorare con Michell è stata un’esperienza meravigliosa per Mirren, come spiega lei stessa: ‘La natura della storia illustrata nel film assomiglia molto a quella di Roger – ha la sua dolcezza, il suo meraviglioso senso dell’umorismo e la sua saggia accettazione della vita. Il materiale e l’uomo stesso raramente si fondono e questo emerge nel modo in cui lavora sul set.’.
Broadbent concorda e aggiunge: ‘È stato meraviglioso lavorare con Helen; abbiamo riso moltissimo sul set – è stato un vero spasso.’.

Jackie Bunton, il figlio leale
Jackie Bunton è il figlio leale, tranquillo e fidato, che vuole fare la cosa giusta e rendere fieri i propri genitori. Per gran parte del film è anche un giovane uomo che custodisce un segreto, che è costretto a restare inerte e osservare gli eventi che si svolgono attorno a sé, eventi dei quali egli è causa. È un ruolo difficile da interpretare e i realizzatori sono stati felici quando Fionn Whitehead ha accettato di far parte del progetto.
‘Fionn ha l’incredibile capacità di concentrarsi quando la macchina da presa lo inquadra, trasformandosi in un interprete molto serio e preparato’, spiega Bentham. ‘Abbiamo sentito che era un fattore molto importante perché Jackie è un personaggio che si nasconde in piena vista per gran parte del film. È ammantato da un vero alone di mistero.’.
‘Jackie è una figura enigmatica e Fionn è in grado di interpretarlo così bene, restando sullo sfondo a covare e rimuginare’, aggiunge Bean.
‘C’è qualcosa di molto intrigante nel suo essere attore’, continua Michell. ‘Ha una dote naturale davanti alla macchina da presa, c’è una verità e una semplicità nella sua recitazione che mi ha ricordato Tom Courtenay da giovane’.
Leggendo il copione per la prima volta, Whitehead rimane sorpreso dalla vera storia. ‘È una vicenda incredibile. Mi ha sbalordito scoprire che il dipinto è stato rubato da un portuale di Newcastle. L’ho anche trovato molto commovente, in particolare inserito nel contesto della storia della morte di
Marian e del dolore della famiglia.’.
Per Whitehead, comprendere il ragionamento del suo personaggio dietro al furto del ritratto è stato utile per calarsi nei suoi panni. ‘Io credo che abbia rubato il quadro per via della sua frustrazione repressa a causa della sua situazione famigliare. Ha in parte ereditato l’indifferenza dei Kempton nei confronti dell’Establishment e ha preso a cuore molte delle cose che sostiene suo padre’, elabora Whitehead. ‘Lungo tutto il film, lui ribolle, è un individuo molto tranquillo che non parla di quello che gli passa per la mente.’.
‘Jackie è in una posizione molto difficile; vuole che i suoi genitori risolvano la crisi tra loro. Vuole restituire lo status di suo padre agli occhi di sua madre’, elabora Coleman. ‘Per farlo, decide di portare a termine un piano completamente assurdo e ruba un capolavoro dalla National Gallery per risolvere un conflitto famigliare.’.
Con Michell alla regia, Whitehead si sente al sicuro: ‘Provo gli stessi sentimenti nei confronti di Roger di quelli che provo nei confronti di Jim ed Helen. Non ho il diritto di commentare la loro bravura perché la loro reputazione parla da sé’, spiega Whitehead. ‘La calma di Roger lo definisce come regista. Ha l’atteggiamento più serafico di chiunque io abbia mai incontrato, sembra non scomporsi mai, mi sono sentito molto sicuro nelle sue mani.’.
Anche l’avere due attori britannici leggendari che interpretano i suoi genitori sullo schermo è un’esperienza che Whitehead non dimenticherà. ‘Ero in estasi a lavorare con Jim ed Helen, non avrei potuto chiedere genitori migliori! Li ho ammirati a distanza per molto tempo. Stare vicino a loro, ascoltare quello che avevano da dire e guardare la loro arte quando è il momento di recitare è stata un’esperienza incredibile’, ricorda Whitehead.
Anche i genitori cinematografici di Whitehead sono altrettanto impressionati dal lavoro che hanno fatto con lui.
‘Fionn ha un dono naturale. È sempre fonte d’ispirazione lavorare con giovani attori, portano un’energia e una determinazione molto incoraggianti’, spiega Mirren.
‘Fionn è brillante – i giovani attori di oggi sono così intelligenti’, conclude Broadbent.

KEMPTON CONTRO L’ESTABLISHMENT

La vera storia del furto del Duca causa profondo imbarazzo nell’Establishment. Non solo un capolavoro è stato sottratto con apparente facilità dalla National Gallery, è stato per di più rubato da una persona comune a scopi ostentatamente altruistici.
Quando si è trattato di filmare le scene in tribunale, molti dei discorsi di Kempton sono stati tratti direttamente dalle trascrizioni originali. Per Kempton, il banco degli imputati ha finalmente rappresentato una piattaforma e un pubblico.
‘Kempton non avrebbe mai sprecato quel momento, aveva aspettato di avere un pubblico per tutta la vita’, elabora Bentham. ‘Appare evidente dal modo in cui il suo avvocato, Jeremy Hutchinson, imposta il suo interrogatorio, proprio per permettere a Kempton di conquistare la giuria.’.
‘In aula Kempton è un grande performer. Ha i suoi 15 minuti di notorietà quando si ritrova all’Old Bailey e, mio Dio, ne approfitta alla grande’, riflette Bean. ‘La galleria del pubblico viene intrattenuta dall’inizio alla fine e la stampa britannica resta sedotta – tutti si innamorano di Kempton.’
Quando Kempton sale sul banco, il pubblico scopre per la prima volta il passato di Kempton. È anche la prima volta che molti degli attori nell’aula di tribunale ascoltano il discorso di Kempton. E né più né meno come la giuria, restano conquistati dalla interpretazione di Jim.
‘È un discorso incredibile, divertente e commovente, che ha fatto ridere e al tempo stesso piangere le comparse. C’era un’atmosfera meravigliosa ed è stato un momento davvero speciale che ha catturato l’emozione, il calore e il senso dell’umorismo di Kempton’, ricorda Bentham.
Matthew Goode è felice di accettare il ruolo di Jeremy Hutchinson, uno degli avvocati penalisti più richiesti a quell’epoca, come lui stesso spiega. ‘È stata l’occasione per lavorare di nuovo con Jim, che io adoro. Quello che Jim ha fatto nel banco degli imputati è stato molto toccante. Con lui ogni giorno è una masterclass di recitazione e lavorare con Roger è un sogno.’
‘Matthew è magnifico nei panni di Hutchinson. Apporta un guizzo intellettuale molto sobrio al ruolo’, spiega Bentham. ‘Malgrado Hutchinson provenga da una classe sociale completamente diversa, assomiglia a Kempton nella sua vocazione a lottare per conto dei diseredati. Si trovano bene assortiti.’.
La tesi difensiva di Hutchinson è così magistrale da causare ulteriore imbarazzo all’Establishment, portando il governo a legiferare per emendare la legge sul furto in modo da sbarrare la scappatoia che Hutchinson ha aperto (cfr. il Theft Act del 1968).

LE DIVISIONI SOCIALI DEGLI ANNI ’60

All’inizio degli anni 1960, Newcastle si sta ancora riprendendo dalla Seconda Guerra Mondiale e dai pesanti bombardamenti che avevano preso a bersaglio la città in quanto centro di costruzioni navali. Esiste un grande divario sociale ed economico tra le città industriali del nord dell’Inghilterra e la Swinging London degli anni ’60. Tuttavia, atteggiamenti ed opportunità cominciano a cambiare, come ci spiega meglio Bentham: ‘La campagna di Kempton ha luogo in un periodo storico molto specifico in cui le persone comuni iniziano a superare un atteggiamento automatico di deferenza e ad avanzare richieste.’.
Oltre alle Ealing Comedies, Michell si ispira anche a una nuova ondata di film britannici che emergono negli anni ’60 e sono ambientati nel nord dell’Inghilterra, tra i quali Sapore di miele (1961) e Sabato sera, domenica mattina (1960). Per lo scenografo Kristian Milstead, questo rappresenta un’entusiasmante opportunità.
‘Roger ama i sobri e coraggiosi film drammatici in bianco e nero dei primi anni ’60, quindi la sfida più immediata è stata cercare un modo per tradurre quella realtà in un mondo a colori e trovare le giuste tonalità che potessero sembrare non solo cinematografiche e belle, ma anche semplici.’.
‘La gamma cromatica è in parte guidata dal fatto che gli indumenti dei nostri personaggi non sono nuovi’, prosegue la costumista Dinah Collin. ‘I vestiti dei Bunton sono vecchi e logori. Bisognava dare la sensazione che non si fossero comprati niente di nuovo dai tempi delle guerre. Era importante non avere la distrazione di un nuovo completo, quindi avevamo solo pochissimi capi per ciascun membro della famiglia.’.
L’elevato numero di foto giornalistiche degli anni ’60 a disposizione aiutano Collin a creare un look per Kempton e Dorothy: ‘C’era una foto del vero Kempton in piedi con indosso il suo impermeabile, le mani in tasca e le bretelle sopra al maglione anziché sotto’, spiega Collin. ‘Era molto caratteristico, quindi lo abbiamo provato con Jim e il risultato è stato un grande look.’
Malgrado ci sia una sola fotografia di Dorothy di quel periodo, il punto di partenza più adatto si è rivelato essere l’immagine di una casalinga locale: ‘Era una splendida foto di una donna che sbuca da un vicolo sul retro, indossando un grembiule e le pantofole. A Helen quell’immagine è piaciuta molto e così l’abbiamo usata come riferimento per costruire il suo look’, controlla Collin.
L’autrice del trucco e delle acconciature Karen Hartley Thomas è entusiasta di lavorare a un altro film con Michell e Broadbent, in particolare uno ambientato negli anni ’60: ‘Quando la sceneggiatura è finita sulla mia scrivania, ho fatto un salto di gioia. Adoro gli anni ’60 e avevo adorato lavorare con Roger e Jim in passato. Anche il pensiero di trasformare Helen Mirren in una donna di servizio proletaria era alquanto allettante!’.
A causa della modernizzazione di Newcastle, la produzione ha dovuto cercare delle location alternative per le scene in esterni del film: ‘Newcastle si è completamente trasformata con i suoi meravigliosi edifici vibranti. A Newcastle è molto difficile trovare l’angolazione giusta su qualcosa che non dia la sensazione di un nuovo che stona’, spiega Michell.
Alla fine, i cineasti riescono a replicare la Newcastle degli anni ’60 attraverso una combinazione di Leeds e Bradford.
‘Bradford è fantastica perché offre tante cose su cui si può lavorare che non si riescono a trovare a
Londra e inoltre ha un’architettura incredibile,’ spiega Milstead.
Mirren ha amato immensamente il tempo trascorso nello Yorkshire. ‘Leeds è una città spettacolare; piena di splendide architetture in stile vittoriano e al tempo stesso molto moderna. Bradford trasmette un’emozione diversa, senti di più la sua storia’, ricorda Mirren.
Per creare il forte senso di disparità sociale, i realizzatori decidono di presentare la Londra del 1961 in un opulento technicolor: ‘Ho visto il glorioso archivio a colori degli anni ’60 e ho pensato che sarebbe stato cromaticamente divertente immergere Kempton in quel materiale’, spiega Michell. ‘Volevo un look di scioccante disparità tra l’Inghilterra del nord e Londra per mostrare quanto deve essere apparsa colorata ed entusiasmante Londra a Kempton in quell’epoca.’.

LA FORZA DELLA COMUNITÀ

Nel 2020, la pandemia del COVID ha messo bruscamente a fuoco il concetto che la salute di ciascuno dipende dalla salute di tutti. Malgrado la produzione abbia terminato le riprese prima che il pieno impatto della pandemia fosse sentito nel mese di marzo, il montaggio e il completamento del film sono dovuti avvenire durante il lockdown.
‘Kempton incarna il senso di connessione, il fatto che ciascuno di noi è responsabile per gli altri, concetto che nel clima attuale appare particolarmente appropriato’, afferma Michell.
Il Ritratto del Duca racconta anche la missione di un singolo individuo per garantire libero accesso alla televisione per gli anziani. 60 anni dopo questo dibattito è ancora attuale nell’agenda politica inglese. La pandemia sembra aver confermato che l’istituzione nazionale dell’emittente pubblica televisiva BBC fornisce un collante che contribuisce a tenere unite le comunità.
‘Kempton era convinto, e in questo a mio parere è completamente attuale, che la solitudine sia il flagello della vecchiaia’, spiega Coleman. ‘Considerava la televisione, quella scatola magica in un angolo del soggiorno, come il rimedio contro la solitudine, ed è ancora così per molti pensionati oggi.’
‘L’idea che gli anziani debbano essere tagliati fuori, o, per usare le parole di Kempton, ‘lasciati alla deriva’ è davvero tragica’, spiega Bentham. ‘Mi auguro che attraverso la pandemia la gente si sia resa conto di quanto sia importante il libero accesso all’informazione e all’intrattenimento.’.
Michell concorda: ‘Sono un grande paladino della BBC, è anche uno dei luoghi dove molte persone dell’industria dello spettacolo si sono formate. È impossibile lavorare ad un progetto senza che ci sia qualcuno che sia in qualche modo legato a quella nave ausiliaria che è la BBC.’.
Mentre il mondo continua a cercare di venire a patti con le conseguenze del COVID, il messaggio di Kempton di sessanta anni fa sembra ancora più pertinente.
Il Ritratto del Duca ci offre uno scintillante esempio di come le azioni di ciascuno di noi possano fare la differenza e cambiare in meglio la società. Questo messaggio trascende, e continuerà a trascendere, il passare del tempo.


dal pressbook del film

Eventi

Presentato Fuori Concorso alla 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

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STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Il Ritratto del Duca disponibile in Digitale da giovedì 16 Giugno 2022 e in DVD da giovedì 23 Giugno 2022
info: 3 Marzo 2022 al Cinema; 16 Giugno 2022 in TVOD; 23 Giugno 2022 in DVD.

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