Fury
Fury

Fury, la recensione


Fury è uno dei migliori film di guerra degli ultimi anni. Intenso, profondo e intimista, regala ottime interpretazioni e scene che rimangono impresse per la loro forza visiva.
Voto: 8/10

Fury, war movie prodotto, scritto e diretto da David Ayer (End of Watch) arriva finalmente nelle sale italiane con ritardo rispetto al resto del mondo dove è stato presentato un anno fa. Presentato come film di chiusura dello scorso London Film Festival, città dove è stata girata la pellicola, Fury forma un quintetto di attori protagonisti niente male. Capitanati da Brad Pitt, attore ormai con una carriera alle spalle del tutto invidiabile, troviamo Logan Lerman, Jon Bernthal, Shia LaBeouf e Michael Pena (alla seconda collaborazione con il regista dopo End of Watch).

La seconda guerra mondiale è ormai alle porte, i tedeschi si preparano ad essere sconfitti ma ci sono ancora piccoli battaglioni che non si arrendono e cercano di lottare fino alla fine. Don Collier (Brad Pitt), detto Wardaddy, esperto sergente dell'esercito americano, è al comando di un gruppo affiatato di soldati all'interno di un carrarmato. Quella macchina è come una casa per loro e i compagni rappresentano la famiglia; quando un componente del gruppo muore all'inizio del film a sostituirlo arriva un giovanissimo e inesperto soldato, Norman Ellison (Logan Lerman), non abituato alla crudezza della guerra. Il gruppo inizia subito a metterlo davanti all'orrore che dovrà affrontare perché solo così, preparandolo, potrà essere in grado di sopravvivere a tutto ciò.

Fury è senza dubbio uno dei migliori film di guerra degli ultimi anni. David Ayer, dopo il buon lavoro fatto con End of Watch, si conferma uno degli migliori registi di scene d'azione, siamo tutti curiosi di vedere cosa realizzerà in Suicide Squad, uno dei film più attesi del prossimo anno. Detto ciò la pellicola mostra la guerra a livello molto più intimo e decadente di quello a cui siamo abituati. Quando si vedono film del genere, con la fine della guerra che si avvicina e il fronte americano che si appresta alla vittoria, solitamente vengono mostrate campagne vittoriose, in questo caso assistiamo invece a un ultimo slancio d'orgoglio dell'impero nazista con i soldati americani stremati e giunti quasi al limite. Gli orrori della guerra hanno cambiato profondamente gli uomini e tutti sanno che ormai non potranno essere più gli stessi, perciò, nonostante la stanchezza sia fisica ma soprattutto psichica, si combatte fino alla morte. La giovane recluta assegnata al gruppo, Norman, deve imparare quello che gli altri hanno vissuto in anni di guerra in poco tempo. Don lo prende sotto la sua ala protettrice e lo mette subito davanti a quello che lo aspetta perché se vuole sperare di sopravvivere deve cambiare e in fretta, deve perdere quell'ingenuità e quella purezza che lo caratterizzano, perché la guerra cancella tutto ciò, come dice Don stesso nel film: "Gli ideali sono pacifici, la storia è violenta".

Il film si basa molto su i caratteri dei personaggi, sulle loro relazioni, i loro pensieri, le loro paure. Mette in scena e fa emergere riflessioni profonde ma soprattutto crea scene uniche per bellezza visiva e realizzativa, una su tutte la stupenda battaglia tra carrarmati a campo aperto che sembrano quasi danzare a suon di cannonate tra le distese sconfinate della valle inglese. Oltre a un ottimo lavoro registico, di fotografia, di sceneggiatura, ci troviamo anche di fronte a interpretazioni più che convincenti. Ognuno di loro ha un ruolo ben definito, ognuno ha almeno un monologo potente e tutti contribuiscono alla riuscita dell'opera. Ovviamente su tutti troviamo un Brad Pitt che porta in scena un personaggio che a primo impatto potrebbe ricordare quel bastardo di Aldo Raine ma che in realtà ha ben poco in comune con lui. Don Collier ha un storia tormentata alle spalle, un passato terribile che non ci è dato sapere ma che aleggia come un fantasma per tutto il film, rendendo ogni sua parola pregna di un significato maggiore, da ricondurre a fatti che mai sapremo ma che possiamo facilmente immaginare. Anche questo rappresenta la forza del film.

Valutazione di Giorgia Tropiano: 8 su 10
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