L'amore bugiardo - Gone Girl
L'amore bugiardo - Gone Girl

[Roma 2014] Recensione Gone girl – L’amore bugiardo


Nella costruzione ad incastri di Gone Girl il regista David Fincher dimostra un'abilità incredibile e magistrale nel rendere originale un film che nella sua non definizione risulta unico.
Voto: 8/10

Gone girl – l'amore bugiardo, uno dei film in concorso più attesi del Festival del Film di Roma se non altro perché di un autore che raramente nel corso della sua carriera ha causato grandi delusioni al suo pubblico. David Fincher, che già nel 2010 aveva presentato nella capitale il pluripremiato The social network, trae ispirazione dal romanzo omonimo di Gillian Flynn (autrice anche della sceneggiatura) per portare sullo schermo un'opera di ardua classificazione che sfugge i generi convenzionali o meglio, che salta da un genere all'altro trasformandosi infine in un condensato che non è possibile catalogare nemmeno come commistione di stili.

Tutto inizia dalla scomparsa di Amy Dunne (Rosamund Pike), un presunto omicidio del quale il principale sospettato è suo marito Nick (Ben Afflleck). La vicenda si guadagna presto l'attenzione dei media che fanno del caso di cronaca il soggetto prediletto di notiziari e talk show che invadono continuamente il privato della coppia finendo perfino col diventare parte attiva della storia. In breve Nick viene identificato come il marito fedifrago scontento di se stesso e del suo matrimonio che ha tentato di assassinare la moglie, ennesima vittima dei numerosi casi di uxoricidio. Tutti gli indizi portano a lui, la polizia gli sta addosso, anche sua sorella sospetta e lo spettatore stesso ne è sufficientemente convinto ma a circa metà della narrazione qualcosa inizia a non tornare. I pezzi del puzzle prefigurato mal si incastrano e rivelano strade alternative.

In principio Gone Girl sembrerebbe un thriller, senza suspense però, visto che Fincher sbroglia la matassa narrativa agevolmente indicando chiaramente i piani, le mosse e le motivazioni che stanno dietro i comportamenti dei personaggi che orchestra. Un thriller inoltre che spesso e volentieri sfocia in un trash appositamente ricercato e che diverge in due direzioni: da un lato la satira, la critica in particolar modo dei media e della loro influenza sull'opinione pubblica massa facilmente plagiabile e facile preda del pregiudizio più ovvio. Dall'altro lato i numerosi elementi pulp, lo splatter che rende quasi comico il tragico contribuendo a quel dualismo perverso che connota poi anche i protagonisti. Fincher suggerisce da che parte stare poi depista, depista e depista nuovamente chi osserva costretto alla fine ad alzare le mani e a sospendere il giudizio. Nella costruzione ad incastri di Gone Girl il regista hollywoodiano dimostra un'abilità incredibile, così pure si rivela magistrale nel rendere originale un film che nella sua non definizione risulta unico. È questa stessa unicità però ad essere un arma a doppio taglio in quanto più Gone Girl tenta di andare oltre i generi e le convenzioni più rischia che la credibilità ne sia compromessa.

Valutazione di redazione: 8 su 10
L’amore bugiardo – Gone GirlFestival del Cinema di Roma 2014
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