Inside Out
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Inside out, la recensione


'Inside Out' è una pellicola pressoché perfetta, che vi convincerà con la potenza delle sue immagini e con la semplicità di emozioni che appartengono sia al quotidiano sia all'immaginazione. Imperdibile.
Voto: 9/10

Jon Bon Jovi canta che nessun uomo è un'isola, frase poi ripresa dal film About a Boy. Della stessa idea deve essere Pete Docter che per la sua ultima fatica in casa Pixar – Inside Out – ha creato un mondo immaginifico all'interno della mente di ogni essere vivente (animali compresi, naturalmente). Il regista, che al suo attivo ha alcuni dei più bei film realizzati dalla Pixar (come Monsters & CO. Up) realizza un'opera completa e pressoché perfetta in cui al divertimento dei più piccoli risponde la grande commozione degli adulti.

Riley è una ragazzina di undici anni che ama l'hockey, la sua famiglia e ridere. E' allegra, onesta e un po' matta. Ma cosa fa di Riley la persona che è? Sono le cinque entità che vivono nella sua mente e che la aiutano ad affrontare le sfide quotidiane: Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Spavento. A dirigere tutte le operazioni è Gioia, che sembra il leader indiscusso del team. Quando però Riley è costretta a trasferirsi dal Minnesota a San Francisco, qualcosa comincia ad andare per il verso sbagliato: Tristezza intacca con la sua luce blu alcuni dei ricordi base della bambina, modificandone l'umore. Gioia, che tra sorrisi e saltisembra non accettare l'intervento di nessun'altro, cerca di porre rimedio ma così facendo finisce con lo spedire lei e Tristezza lontano dal quartier generale. Mentre Rabbia, Disgusto e Spavento cercano di arginare i danni  – facendone molti di più, in realtà -, Gioia e Tristezza dovranno affrontare un lungo viaggio per salvare Riley, che senza di loro sembra aver dimenticato chi è.

Presentato fuori concorso allo scorso Festival di Cannes, Inside Out è una pellicola intelligente e semplice allo stesso tempo, che affronta temi importanti con una grazia e un tocco che lasciano allibiti. Da una parte, infatti, ci sono questi cinque personaggi diventati ormai superstar, che si cacciano in situazioni che suscitano senza sforzo molteplici risate. Dall'altra, però, c'è Riley, una bambina che danza inerme sul filo che separa l'infanzia dall'adolescenza e, di fatto, dal trauma della crescita. Perchè crescere è una faccenda dannatamente complicata: si passa dal mondo del bianco e nero, dove il male e il bene sono separati da una linea quasi scintillante, all'universo dello sfumato, dove le certezze non esistono più e dove ogni giorno nasconde in se il sole e la pioggia, le risate e la tragedia. Riley si trova dunque ad affrontare questo difficile momento e, come lei, lo deve affrontare anche Gioia, una protagonista non sempre simpatica, che ha al suo attivo un che di dittatoriale che è comune all'infanzia. Gioia – proprio come Riley – viene spinta a forza lontana dal suo mondo, e dovrà imparare di nuovo tutto. Dovrà imparare che esisono le sfumature, che la gioia può scaturire dalla tristezza …

Tutto questo viene reso visivamente da Pete Docter con un impianto visivo estremamente geniale. Dalle "biglie" colorate che rappresentano i ricordi, all'archivio della memoria, passando per la terra di Immagilandia dove addirittura viene creato il ragazzo immaginario, fino alle profondità delle terre dell'Inconscio e al dirupo dove vengono gettati i ricordi ormai inutili. Il regista, così come gli animatori, riescono a creare una pellicola che odora profondamente di vero, che potrebbe quasi essere assunta come guida genitoriale per capire quello che i ragazzi pensano, in un mondo interiore fatto di emozioni spesso discordanti, ma non per questo sbagliate. Inoltre Inside Out è un film sull'amicizia e sull'amore, inteso non in ambito romantico, ma come necessità quotidiana: ed in questo Inside Out si mostra ancora più intelligente perchè fa della quotidianità uno spettacolo meraviglioso, capace non solo di intrattenerci, ma anche di farci riscoprire il lato infantile che è in noi e la meraviglia che ci circonda. Ed è questa semplicità quella che, alla fine, vi farà piangere, seduti in poltrona, con uno strano sorriso volto. Davvero imperdibile.

Un ultimo consiglio: come capita spesso in casa Pixar, restate anche per i titoli di coda. Vi faranno scoprire i numerosi mondi "mentali" che sono intorno a voi. Vi sfidiamo, una volta usciti dalla sala, a non immaginare i molteplici personaggi che popolano e animano la vostra mente.

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
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