La sedia della felicità
La sedia della felicità

Recensione: La sedia della felicità


Il regista Carlo Mazzacurati ci lascia con una riuscita commedia, leggera e gradevole, aiutato da un cast d'eccezione, tra risate e avventure. Occhio agli imperdibili camei.
Voto: 7/10

Lo scorso gennaio è venuto a mancare, a seguito di una malattia, il regista padovano Carlo Mazzacurati. Qualche mese prima della sua scomparsa aveva presentato al Torino Film Festival la sua ultima pellicola, La sedia della felicità, che arriva ora nelle nostre sale. Sebbene preceduto da questa triste vicenda, il film è una chiusura in bellezza della carriera del regista, autore anche della sceneggiatura insieme a Doriana Leondeff e Marco Pettenello.

La vicenda prende avvio a Jesolo, dove Bruna (Isabella Ragonese) lavora come estetista, impiego che fatica a svolgere, oppressa dai problemi economici. Accanto al suo salone si trova lo studio di Dino (Valerio Mastandrea), di professione tatuatore, reduce da un doloroso divorzio, anche lui in difficoltà nel racimolare i soldi per tirare avanti. Un giorno Bruna riceve da una donna, in passato molto ricca, ora in punto di morte, una preziosa indicazione: all'interno di una sedia dal rivestimento zebrato, un tempo di proprietà della ricca signora, è nascosto un tesoro dal valore inestimabile. Per Bruna comincia così la ricerca della sedia in questione, aiutata proprio da Dino; i due non sono però gli unici a caccia del pregiato mobile, che fa gola anche ad un avido prete (Giuseppe Battiston).

La trama segue lo schema classico della caccia al tesoro, in una vicenda dagli echi fiabeschi, pervasa da un umorismo talvolta grottesco, talvolta più incline al sentimentale. Al tempo stesso non mancano richiami all'attualità, con chiari riferimenti alla crisi economica, all'avanzata dei commercianti cinesi, all'avidità che deriva dalla necessità o dai moderni vizi come il videopoker; un senso di rovina, quindi, anche se permeato, nonostante tutto, da uno speranzoso ottimismo. A far da sfondo alle avventure dei protagonisti quel Nord-Est dell'Italia tanto caro e ben noto al regista, un paesaggio tanto ben connotato quanto rappresentativo, per estensione, di problemi e sentimenti comuni a tutto il nostro Paese.

I due protagonisti Mastandrea e Ragonese (di nuovo compagni di set dopo Tutta la vita davanti di Paolo Virzì) danno al film verve comica pur mantenendo i loro personaggi ancorati a una sana dose di realismo e umanità, affiancati da uno spassoso come sempre Giuseppe Battiston (alla sua terza collaborazione con Mazzacurati) nei panni politicamente scorrettissimi del prete incline a molte tentazioni. Ciò che impreziosisce ulteriormente il film è poi l'incredibile quantità di celebri attori che si prestano a fare brevi ma esilaranti camei (solo per citarne qualcuno, tra i tanti, Silvio OrlandoFabrizio BentivoglioMarco Marzocca, Antonio Albanese). Si ride molto grazie alle riuscite battute che punteggiano tutto il film e, in definitiva, si esce dalla sala contenti e soddisfatti.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
La sedia della felicita’
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