47 Ronin
47 Ronin

Recensione: 47 Ronin


47 Ronin del regista inglese Carl Rinsch è un film d'azione con venature fantasy, una trasposizione cinematografica del mito giapponese mal riuscita.
Voto: 5/10

Arriva sul grande schermo la trasposizione cinematografica del mito giapponese dei 47 Ronin diretto dal debuttante regista inglese Carl Rinsch.

Ambientato nel diciottesimo secolo in Giappone, il film racconta la storia di 47 ronin, samurai senza padroni, che cercano vendetta sul malvagio Lord Kira andando oltre gli ordini dello shogun, la più alta carica del Giappone feudale. A causa di un inganno orchestrato dalla strega (Rinko Kikuchi), nonchè braccio destro di Kira, il damyo Asano è costretto a commettere seppuku, una forma di suicidio d'onore. Kira quindi riesce ad impossessarsi non solo del feudo che apparteneva ad Asano ma anche della figlia Mika, costretta ad andargli in sposa nonostante sia segretamente innamorata di Kai, un mezzosangue fuggito in tenera età da una setta che ora vive da emarginato nel feudo di Ako. Grazie proprio all'aiuto di Kai (Keanu Reeves), Oishi riunirà il suo esercito di samurai e riuscirà a liberare Ako, non senza qualche complicazione.

47 Ronin è tratto dall'antico mito giapponese omonimo che rappresenta l'emblema dello spirito del Busidho, il codice d'onore dei samurai. Ancora oggi, ogni anno molta gente si reca all'entrata del tempio di Tokyo, dove è stata eretta la statua di Oishi,  per deporre un fiore.

Questo film rappresenta l'esordio dietro la macchina da presa da parte di Rinsch, aiutato da due sceneggiatori d'esperienza come Chris Morgan e Hossein Amini, famosi per aver già sceneggiato pellicole come Fast&Furious il primo e Drive il secondo, che sicuramente gli avranno reso il compito più facile; anche dirigere attori come il famosissimo Keanu Reeves, noto per la sua interpretazione di Neo nella saga di Matrix, e Rinko Kikuchi, attrice candidata all'Oscar per Babel, lo avrà aiutato in questa sua prima esperienza che però non è del tutto positiva.

La volontà da parte della produzione di aggiungere componenti fantasy alla storia epica giapponese non è del tutto azzeccata alla luce del fatto che snatura l'essenza della storia. Il tono epico che dovrebbe avere un film di questo genere viene brutalmente sostituito da meri effetti speciali che, seppur di ottima fattura, sono volti ad una commercializzazione di un pilastro della letteratura epica giapponese. Il fatto di inserire il modello canadese Rick Genest (conosciuto ai più Zombie Boy in quanto il suo copro è interamente coperto da macabri tatuaggi) per fargli fare una misera comparsata è emblematico. 

Da salvare sicuramente è la fotografia di John Mathieson, curatore di pellicole magistrali come Hannibal, Il Gladiatore e Il Fantasma dellOpera, questi ultimi due film gli valsero una doppia candidatura agli Oscar.

Sarebbe stato molto bello vedere un film che trattasse l'argomento dei 47 Ronin, che per molti è sconosciuto, in maniera più filosofica, come fece Jarmusch con il suo capolavoro Ghost Dog. Tuttavia, la Universal Picture ha scelto di intraprendere una strada che andasse ad analizzare più l'ormai solita e scontata poetica del film d'azione con venature fantasy. Ed è un peccato perchè la storia in sè ha moltissimo potenziale che purtroppo è stato decisamente mal sfruttato in 47 Ronin.

Valutazione di redazione: 5 su 10
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