Regression
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Regression, la recensione


'Regression' è un thriller dall'impianto classico, che regala allo spettatore esattamente quello che si aspetta; viene un po' a mancare l'effetto-sorpresa, ma la pellicola rimane comunque un'opera godibile, arricchita da ottime prove istrioniche e da un intelligente uso della colonna sonora.
Voto: 7/10

A circa quattordici anni di distanza da The Others , il film che lo ha lanciato nell'Olimpo dei registi dalle mani d'oro, Alejandro Amenabar torna al thriller psicologico, sospeso tra realtà e superstione, dopo una lunga pausa in cui si è dedicato ad un cinema o più impegnato, come Mare Dentro, o con quello storico-in costume, come Agora. Regression segna dunque il ritorno di Amenabar ad un terreno fertile, che affonda le proprie radici in un racconto dalle pieghe oscure, che attinge materiale da una sottocultura fatta di superstizione e convinzioni spesso errate. Tratto da una storia vera che, da sola, contiene l'atteggiamento di un determinato periodo storico, Regression ha anche il merito di far ritrovare gli attori Emma Watson e David Thewlis, dopo che avevano lavorato insieme nella saga di Harry Potter, rispettivamente come Hermione Granger e Remus Lupin.

L'anno è il 1990 e il Mennesota, come altri stati degli USA, guarda con sospetto ai cosiddetti rituali satanici che, in quegli anni, sembravano nascondersi dietro ogni angolo o nella superficie di ogni ombra. Il detective Bruce Keener (Ethan Hawke) viene chiamato ad indagare s un caso di molestie sessuali domestiche: la giovane Angela (Emma Watson), infatti, accusa il padre (David Dencik) di averla costretta ad avere rapporti sessuali con lui. Man mano che Bruce indaga, però, la realtà che emerge è ben diversa da quella delle violenze domestiche. Grazie all'aiuto dello psicologo Raines (David Thewlis) e della sua tecnica della regressione – ossia il recupero di ricordi a posteriori attraverso l'ipnosi – Bruce scopre che Angela è stata vittima di qualcosa che somiglia pericolosamente a dei rituali satanici, con tanto di sacrifici e messe nere. Per il poliziotto, allora, non resta altro da fare che continuare a scavare, cercando la verità tra gli sconosciuti che gli si muovono intorno, compresi colleghi e amici, fino a scavare anche nella vita di Angela stessa, interrogando anche il fratello (il Devon Bostick di The 100).

Ad un primo sguardo Regression si presenta come un film che danza sul confine che separa l'horror dal cinema più di denuncia; perchè mentre è tutto preso a suggerire allo spettatore volti e movenze di rituali oscuri svolti all'ombra della Luna, Regression punta il dito soprattutto sui fenomeni che nascono e si diffondono all'interno di un'atmosfera piena di paura, sospetto e (auto)suggestione. Quindi più che un film sui seguaci del Diavolo, la pellicola di Amenabar è soprattutto un film sull'isteria di massa, sul modo in cui un'informazione, se manipolata, può cambiare completamente di segno e di significato. Riflessione, questa, che sembra sposarsi alla perfezione anche con il periodo storico che stiamo vivendo in questi ultimi tempi. Ma Regression è anche un thriller dall'impianto classico, che regala allo spettatore esattamente quello che si aspetta; viene un po' a mancare l'effetto-sorpresa, ma la pellicola rimane comunque un'opera godibile, arricchita da ottime prove istrioniche e da un intelligente uso della colonna sonora.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
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