Steve Jobs: il miliardario hippy
Steve Jobs: il miliardario hippy

Steve Jobs: il miliardario hippy – Recensione


BBC Knowledge propone lunedi' 22 ottobre Steve Jobs: il miliardario hippy, il documentario che racconta la storia di come la Apple e' diventata un mito globale. La vita del visionario Steve Jobs che ha saputo rivoluzionare il concetto di personal computer, e non solo.
Voto: 8/10

Apple è il brand in grado di definire gli oggetti del desiderio dei consumatori e, ad oggi  è una delle  aziende  più  grandi del mondo. BBC Knowledge propone a tutti i suoi telespettatori amanti della tecnologia il documentario Steve Jobs: il miliardario hippy dedicato interamente al fondatore della ‘Mela’ Steve Jobs che in cinquanta minuti racchiude anni di storia per raccontarci chi era, cosa pensava, cosa ha inventato e i principali progetti del rivoluzionario scomparso un anno fa a causa dello stato avanzato di una grave forma di cancro al pancreas che gli fu diagnosticato nel 2004. Appuntamento lunedì 22 ottobre in prima serata su BBC Knowledge, sul digitale terrestre Mediaset Premium.

Steve Jobs: il miliardario hippy racconta la storia di come la Apple, nata in un garage di periferia, è diventata un mito globale. La Apple non è mai stata un’azienda normale, ha radici nella California degli anni ’60 e ’70 in un mondo diviso tra la generazione degli hippy e la generazione dei patiti per il computer. Steve Jobs, un giovane dai capelli lunghi che ha abbandonato gli studi universitari con ambizioni infinite, nasce nel 1955 in una modesta famiglia di San Francisco.

Uomo dalle tante contraddizioni, dallo spirito hippy tipico della controcultura californiana ma anche visionario e genio creativo, ci ha lasciato in eredità anni di innovazione tecnologiche che hanno cambiato la nostra vita. Con interviste all’attore e fan di Apple Stephen Fry, al cofondatore Steve Wozniak, all’inventore del World Wide Web  Sir Tim Berners-Lee e al guru del branding Rita Clifton, Steve Jobs: il miliardario hippy decodifica la formula che ha trasformato la Apple da piccolo laboratorio di periferia a supremo leader tecnologico mondiale.

Il documentario è raccontato molto bene attraverso le varie interviste e la voce narrante che riesce a collegare tutti i passaggi della burrascosa vita di Steve Jobs.  Non mancano le immagini di repertorio, cosi’ come i filmati dove a parlare è il vero Steve.

Dopo essersi diplomato all’istituto Homestead di Cupertino, in California, Jobs si iscrive al Reed College di Portland (Oregon), per poi abbandonare l’università dopo solo un semestre per andare a lavorare e seguire la cultura hippy assieme all’amico Daniel Kottke. Jobs abbraccia la filosofia hippy alla ricerca di un cammino personale di liberazione di se stesso che lo porta a provare l’LSD che definì questa come una delle esperienze migliori della sua vita. Da questa cultura alternativa giunse a conclusione che la società poteva e doveva essere rimodellata. Tuttavia, Jobs non condivideva tutti gli aspetti della cultura hippy, la quale non vedeva di buon occhio il progresso tecnologico.

Jobs sin da ragazzo lavora per un società di computer dove conosce un amico, Ronald Wayne, con il quale fonda poi l’Apple Computer. Quando la Atari gli chiede di progettare un gioco per computer, Jobs chiede a Steve Wozniak di progettarlo per lui in quattro giorni promettendogli in cambio metà del guadagno, ma le cose andarono diversamente. Wozniak solo scopre più tardi di aver ricevuto meno della metà di quanto la Atari aveva dato a Jobs.

Ma veniamo alla Apple, le cui basi della società vengono gettate quando Wozniak fa conoscere a Jobs altri appassionati di tecnologia. La prima sede della nuova società è il garage dei genitori: qui lavorano al loro primo computer, l’Apple I, inizialmente venduto ai membri dell’Homebrew Computer Club. La società prende piede e il pubblico inizia ad apprezzare il lavoro di Jobs. Una volta che la Apple entra in Borsa, l’interesse dell’azienda diventa quello di far guadagnare il piu’ possibile denaro agli investitori e non dare il meglio per i clienti, come invece vuole Jobs.

Ma la quotazione in Borsa porta anche altre società a credere nello sviluppo dei computer. In primis la IBM, che inizia ad avere un riscontro positivo sul mercato con i suoi primi computer e la Apple, per evitare il tracollo nel mercato finanziario, è costretta a trovare una soluzione. Nasce così il Macintosh -il cui nome deriva da una varietà di mele. Jobs non si accontenta e vuole di più. Ecco che nascono anche la tastiera ed il mouse – Jobs non riesce a credere che delle cartelle in uno schermo possono essere aperte da un oggetto esterno al computer come il mouse. Jobs è molto severo nelle nella fase di produzione del ‘topolino’: il mouse deve durare almeno due anni, essere prodotto per meno di quindici dollari e funzionare su qualsiasi tipo di superficie, anche sui suoi jeans. 

A Steve non sono mai interessati solamente i soldi ma, soprattutto, le cose in cui credeva. Aveva una ricerca del bello, dell’estetico, di cio’ che giace sotto la superficie di qualcosa. La ricerca della bellezza e della semplicità portano Jobs e Sklley in Giappone, precisamente alla Sony, la creatrice del walkman. Il sogno di Steve era che la Apple potesse imparare dalla Sony e divenire un giorno come lei.

Dopo tre anni di duro lavoro, ecco nascere il Mac, presentato da Steve in persona e divenuto un vero e proprio successo. E’ questa la vera nascita del marchio Apple come lo conosciamo oggi, perchè è il Mac ad incarnare il livello di tecnologia in cui credeva Jobs. Per quanto fosse bello, però, il Mac costava 2500 dollari, 1000 più di un computer IBM e le vendite erano meno della meta’ del previsto. Ecco che inizia un momento di crisi nella Apple e i primi disaccordi tra le persone, in particolare tra Steve e John Sculley, nel frattempo divenuto amministratore delle finanze della società. Steve voleva abbassare il prezzo del Mac ma Sculley doveva guadagnare per coprire le perdite. Ed è cosi’ che a Jobs viene chiesto di lasciare la società che aveva creato – un fallimento umiliante. 

Dopo undici anni, Jobs prova ancora rancore verso Sculley anche se chiedere di lasciare l’incarico quando i conti sono in rosso è una cosa naturale da fare per una società. Jobs taglia quindi tutti i ponti con la Apple, vende tutte le azioni della società tranne una. Jobs inizia a odiare la Apple tanto da aprire una nuova società, la Next, con l’obiettivo di avviare una nuova rivoluzione tecnologica. La Next ha da subito iniziato a realizzare computer di alta qualità, che purtroppo non vendettero molto. Un giorno, pero’, un imprenditore che vuole cambiare il mondo – Tim Berners-Lee – compra il computer di Steve e, grazie alle potenti tecnologie in esso contenute, riesce a creare il World Wide Web ‘www’. La scoperta è una rivoluzione: non bisognava creare un Personal Computer ma bensi’ un InterPersonal Computer.

Oltre che nella tecnologia, Jobs investe nella Pixar, la famosa casa cinematografica creatrice di Toy Story proprio grazie alle tecnologie sviluppate da Jobs. Steve a questo punto ha tutto, anche Hollywood, ma non la Apple.

La cosa bella della Apple è che la società è nata in due tempi. Dopo il successo Pixar, negli ultimi anni la Microsoft diviene leader del mercato dei computer ma non sembrano esserci ulteriori idee da sviluppare e molte persone temono il fallimento della Apple. La Next ha buone tecnologie ma non ha soldi, quindi la Apple compra la Next. Ed è cosi’ che Steve torna alla Apple. Con la società ormai in crisi, Jobs deve agire in fretta per mettere a freno le perdite. Jobs, molto esigente, licenzia tutte le persone che non stanno al passo col suo genio e riesce a portare alla Apple cio’ che aveva imparato alla Next e alla Pixar: gli obiettivi erano importanti, controllare le spese e’ importante e si ottiene di piu’ diminuendo i prodotti. Ed è qui che Jobs decide di ridurre il numero di prodotti, puntando tutto sulla loro qualità.

Jobs, deciso a cambiare il mondo, ferma tutta la produzione della Apple e chiede lo sviluppo del prototipo su cu ha lavorato da anni -un oggetto trasparente nel quale si vedeva cosa era contenuto. Si chiama iMac, dove la ‘i’ iniziale sta per Internet. L’iMac è stato un successo mondiale, in grado di attirare anche le persone a cui solitamente non interessava il computer. “E’ cosi’ bello che ti vien voglia di leccarlo” dice l’inventore in un filmato di repertorio.

Con il passare degli anni, Jobs ha continuato lo sviluppo di tecnologie stando sempre un passo davanti alla concorrenza. Nascono l’iPod, l’iPhone e l’iPad. Dopo che l’iPod divenne il lettore piu’ venduto al mondo, era necessario creare dei negozi pensati per riflettere lo stile dei prodotti: ecco che nascono gli Apple Store in puro stile hippy chic. La Apple ha reinventato il mondo dei computer seguendo il motto “Think different” – “Pensa diversamente“, un motto che avrebbe spinto la Apple verso un’altra rivoluzione. Jobs era convinto che nell’era digitale i contenuti erano fondamentali. Nasce iTunes grazie ad un accordo con le major discografiche.  Il progetto seguente avrebbe riunito tutto quello in cui credeva, in un mercato completamente nuovo per la Apple: nasce l’iPhone, diverso dal resto dei telefoni grazie alla presenza delle applicazioni. Il passo successivo è la nascita dell’iPad, l’ennesima rivoluzione frutto della mente visionaria di Steve.

 E in futuro? Pare che la Apple tenga segrete ancora delle idee di Jobs, che verranno svelate solo nei prossimi anni.

Questo e molto altro lo troverete nel documentario Steve Jobs: il miliardario hippy che BBC Knowledge manda in onda Lunedi 22 Ottobre in prima tv e in prima serata alle ore 21. Nel documentario, che consiglio di vedere a tutti gli appassionati di tecnologia e, in particolare, ai fanatici della Apple, sono contenute anche diverse interviste molto interessanti a coloro che hanno aiutato e visto crescere il genio di Steve Jobs. Tra queste vi segnalo l’attore e fan di Apple Stephen Fry, il cofondatore Steve Wozniak, il sopra citato inventore del World Wide Web  Sir Tim Berners-Lee e il guru del branding Rita Clifton.

E vi lascio con la frase piu’ celebre con cui è bello ricordare Steve Jobs:

Stay hungry. Stay foolish.
Restate affamati, restate folli.

Valutazione di Redazione: 8 su 10
Steve Jobs: il miliardario hippy
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