Poster 22 Luglio di Paul Greengrass (Netflix)

22 Luglio (2018)

22 July
Locandina 22 Luglio
22 Luglio (22 July) è un film del 2018 prodotto in USA, di genere Biografia e Drammatico diretto da Paul Greengrass. Il cast include Thorbjørn Harr, Anders Danielsen Lie, Hang Tran, Lars Arentz-Hansen, Jon Øigarden, Anneke von der Lippe. Disponibile in homevideo in Digitale da venerdì 2 Novembre 2018.

In 22 LUGLIO , il regista candidato all’Oscar Paul Greengrass ( Captain Phillips-Attacco in Mare Aperto, United 93 ) narra la storia vera di quanto è successo dopo il sanguinoso attacco terroristico in Norvegia. Il 22 luglio 2011 rimasero uccise 77 persone quando un estremista di estrema destra fece esplodere un’autobomba a Oslo prima di compiere un eccidio in un campo politico per adolescenti. 22 LUGLIO utilizza la prospettiva del viaggio fisico ed emotivo di un sopravvissuto per descrivere il percorso che il Paese ha fatto verso la guarigione e la riconciliazione.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 10/10/2018 (Netflix)
Uscita negli Stati Uniti: 10/10/2018 (Netflix)
Prima Uscita: 10/10/2018 (Netflix)
Genere: Biografia, Drammatico, Thriller
Nazione: USA - 2018
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Scott Rudin Productions
Distribuzione: Netflix
Note:
Presentato In concorso alla 75a Mostra del Cinema di Venezia
In HomeVideo: in Digitale da venerdì 2 Novembre 2018

Immagini

[Schermo Intero]

INTERVISTA CON PAUL GREENGRASS [Regista, Autore, Produttore]

E’ stato l’avanzare dell’estremismo politico a livello globale a spingerla a fare questo film? Che cosa l’ha interessata in particolare di questa storia?
Inizialmente volevo fare un film sulla crisi migratoria. Ho fatto molte ricerche per capire cosa stesse succedendo in posti come Lampedusa, nell’Italia meridionale, e la realtà del traffico di essere umani. Ma più ci lavoravo più mi era chiaro che la paura dell’immigrazione, insieme al perdurare della stagnazione economica, stanno provocando cambiamenti profondi nelle nostre politiche. Si stanno aprendo le porte all’estremismo politico, in tutta Europa. In tutto l’Occidente. Con conseguenze pericolose temo… E’ questo che mi ha spinto a fare questo film – perché Anders Breivik e la Norvegia ci hanno mostrato le conseguenze di quello che sta accadendo in maniera drammatica, e in un modo che è importante per tutti noi, ovunque viviamo. Nel suo narcisismo estremo, Breivik si vedeva come il portabandiera della rivolta dell’estrema destra in tutto l’Occidente. Ma il modo in cui le persone in Norvegia hanno reagito agli attacchi, che è il vero argomento del film – il modo in cui i rappresentanti politici, i legislatori e soprattutto le famiglie coinvolte nella violenza hanno reagito – può essere d’esempio per tutti noi, con la loro dignità e il loro attaccamento tenace alla democrazia.

Come nei suoi film Captain Phillips – Attacco in Mare Aperto, Bloody Sunday e United 93, in 22 LUGLIO lei usa un formato cinematografico narrativo per descrivere persone vere e fatti realmente accaduti. Cosa le piace di questo genere e questo stile di regia?
Ho fatto anche film di altro tipo –la serie Bourne per esempio– ma le mie radici sono nel documentario, quindi non è sorprendente che mi interessi il mondo reale. Quando riescono, credo che i film di questo tipo possano arrivare al cuore di quello che succede e della direzione che stiamo prendendo, il DNA dei nostri tempi, si potrebbe dire. Personalmente, mi piace e ammiro ogni tipo di regia – spaziando dai fantasy allo spettacolare fino ai film che esprimono dichiarazioni personali intime – ma credo sia importante che il cinema rimanga comunque collegato al mondo reale, che cerchi di affrontarlo senza paura. Credo che questo faccia parte della missione del cinema.

Lei è un ‘regista politico’ e 22 LUGLIO è un film politico?
Non mi considero tale. Ma m’interessa – come ho detto – il mondo così com’è e cercare di descriverlo nei miei film con tutta la comprensione e compassione possibile. E in modo da raggiungere il più ampio pubblico possibile.

Certamente raccontare storie vere comporta delle responsabilità. Quali sono le responsabilità che si è assunto nel fare 22 LUGLIO e che impatto hanno avuto sul suo approccio alla regia del film?
Un regista ha sempre della responsabilità, soprattutto con un film come questo. C’è la responsabilità di fondo di dover dire la verità riguardo alle cose che si descrivono. Certo, nel distillare eventi complessi, molti personaggi e le loro esperienze in un film di due ore è necessario montare, selezionare e distillare il materiale. E immaginare momenti e dialoghi in modo da coinvolgere il pubblico nel dramma. Ma lo scopo deve essere quello di presentare una verità sottostante, senza mai rispondere a un interesse privato. E io credo che il pubblico questo lo sappia e lo senta quando si verifica. Il pubblico sa riconoscere un film onesto. E uno disonesto. E poi naturalmente, quando si tratta di storie in cui c’è della violenza – come in questo caso –si ha la responsabilità di fare un film veritiero, ma che abbia anche un senso della misura e della decenza. Si tratta di mantenere un equilibrio, è difficile ma credo necessario. Soprattutto, in un film come questo, c’è la responsabilità di consultarsi con le persone direttamente interessate. In questo caso, abbiamo dovuto incontrarci con le persone descritte nel film e con il Gruppo di Sostegno alle Famiglie del 22 luglio che rappresenta famiglie di tutta la Norvegia, e parlare con loro, ascoltare il loro punto di vista. Abbiamo partecipato a molti incontri, sia a livello individuale sia di gruppo, in cui ho spiegato che tipo di film volevo fare e perché, e ho la sensazione che la storia della risposta della Norvegia agli attacchi del 22 luglio sia una risposta che avrà un’eco al di là dei suoi confini, soprattutto oggi che assistiamo la crescita dinamica dell’estrema destra in tutta Europa. Questo non significa che ogni famiglia e ogni persona in Norvegia approvi questo film. Forse per alcuni è troppo presto. Per altri no. Alla fine il film deve parlare per se ed essere giudicato per quello che è. Per quanto mi riguarda, spero che sia visto nel contesto di un gran numero di progetti – giornalismo, libri, televisione e film – che rispettosamente cercano di esplorare il significato di quegli eventi in quanto tutto questo fa parte del processo necessario per poterli accettare.

Riteneva che fare questo film comportasse qualche rischio?
Certo. E bisogna analizzare i rischi prima di iniziare il film e poi ogni giorno durante la lavorazione. E parlarne individualmente e in gruppo con il cast e la troupe, mentre si fa il film. Questo film offenderà o ferirà le persone coinvolte in quella tragedia, è troppo presto per analizzare quegli eventi, il film esalterà il responsabile degli attacchi, Anders Breivik? Mostrandolo mentre fa il saluto nazista, il film diventerà una chiamata a raccolta per altri che la pensano come lui? Sono questi i rischi che vanno presi in considerazione. E devono essere messi a confronto con la propria idea di quello che il cinema può riuscire a fare, nel promuovere atti collettivi di comprensione, nel raccontare storie che descrivono il mondo così com’è, che si tratti di dare un avvertimento o essere d’ispirazione. Quindi, attraverso il dialogo con gente come Viljar Hanssen e il Gruppo di Sostegno alle Famiglie, ho capito che molte delle persone coinvolte sentono profondamente l’importanza di raccontare questa storia, come avvertimento contro la crescita costante e dinamica di un’estrema destra violenta. Che lungi dall’essere troppo presto, temono che non si capisca l’importanza di questi eventi o, peggio ancora, che siano dimenticati. Ma naturalmente non è possibile fare un reale bilancio dei rischi fino a quando il film non sarà distribuito. Da regista puoi soltanto fare di tutto per raccontare la storia con il massimo rispetto, e con un cuore sincero. E sperare che sia accolto nello spirito in cui lo hai fatto. Ma, come ho già detto, alla fine il film deve parlare per sé ed essere giudicato per quello che è.

E’ preoccupato che 22 LUGLIO potrebbe essere percepito come un film che da nuova voce all’estremismo di destra di Breivik? Teme che l’estrema destra possa sostenere il film nel senso che da nuova gloria a Breivik e alla sua missione?
In tutta onestà non credo che questo film possa essere percepito in quel senso. La verità è che l’estrema destra è in marcia in tutta Europa e in tutto l’Occidente in generale, in un modo che non avevamo più visto dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Sarebbe poco saggio, credo, chiudere la mente, lo sguardo e il cinema a quello che sta succedendo proprio sotto i nostri occhi!

Le sue considerazioni rispetto alla responsabilità, il rischio e la politica hanno reso il montaggio più difficile? Queste considerazioni hanno avuto un impatto su altri aspetti tecnici nel processo di creazione del film?
Non direi più difficile. Considerazioni relative alle responsabilità e ai rischi erano sentite nel profondo da tutte le persone che hanno lavorato sul film, e questo in tutte le fasi, naturalmente montaggio incluso. Billy Goldenberg è uno dei migliori montatori al mondo e grazie alla sua bravura e capacità di giudizio credo che siamo riusciti a sintetizzare il materiale in modo rispettoso, veritiero e compassionevole.

Come pensa reagiranno gli spettatori alle immagini forti ed esplicite della violenza in 22 LUGLIO, soprattutto in un momento in cui la minaccia dell’estremismo politico, la violenza delle armi e il terrorismo sono cose molto sentite da tantissime persone?
In realtà, la violenza nel film è molto contenuta. Ci sono pochissimi momenti di violenza esplicita, e quelli che vengono descritti riguardano direttamente Viljar Hanssen, di cui raccontiamo principalmente la storia, e sono stati da lui autorizzati. Ma naturalmente nel film ci sono molte allusioni alla violenza, piccoli sguardi frammentari su quanto è successo. Anche dopo gli eventi. Abbiamo discusso nel dettaglio il nostro approccio alla violenza con le persone di cui raccontiamo le storie, e con il Gruppo di Sostegno alle Famiglie. Eravamo d’accordo su un approccio che raggiungesse un equilibrio tra moderazione e dignità senza identificare persone non incluse nella nostra storia, senza dover ammorbidire quanto successo. Spero che siamo riusciti a raggiungere questo equilibrio. Ma naturalmente saranno gli altri a giudicare. E’ importante capire che non ho mai pensato di fare un film sugli attacchi veri e propri. Certo, bisogna capirli e viverli come Viljar Hanssen e la sua famiglia, e tantissimi altri, li hanno vissuti. Ma in realtà gli attacchi rappresentano una piccola parte del film. Una parte molto più estesa racconta la storia di quello che è successo dopo.

Che cosa spera che gli spettatori trovino nel film? C’è una lezione, una morale legata a questa storia?
Le lezioni si fanno a scuola. La morale appartiene alle favole. Io spero che gli spettatori guarderanno il film e poi da soli ripenseranno a quello che hanno visto.

Parché ha scelto un cast interamente Norvegese? Ha preso in considerazione la possibilità di lavorare con un cast con un profilo internazionale più alto per concentrare una maggiore attenzione sui messaggi importanti del film?
E’ sempre stata mia intenzione fare il film con un cast e una troupe norvegesi e girare il film in Norvegia. Ritenevo essenziale che il film avesse un’anima norvegese. Un’identità norvegese. Volevo che fosse la comunità meravigliosamente ricca e variegata della Norvegia a raccontare al mondo la storia della Norvegia. Ed è esattamente quello che hanno fatto, ed è stato uno dei grandi privilegi della mia vita lavorativa avere avuto la possibilità di vederglielo fare! Inizialmente avevo anche pensato di fare in contemporanea una versione in lingua norvegese, ma alla fine non era una cosa pratica, non ultimo perché io non parlo il Norvegese!

Mi può parlare del casting per questo film? Come ha trovato gli attori?
Ho lavorato con una fantastica direttrice del casting norvegese, Ellen Michelsen, e le ho spiegato che volevo lavorare esclusivamente con attori norvegesi, e in particolare attori che vivono e lavorano in Norvegia. Mi ha presentato un numero enorme di attori di grande talento, molti di loro attori di teatro. E in realtà è stato un processo sorprendentemente semplice. Abbiamo trovato in fretta le persone che cercavamo e mi ho conservato un rispetto enorme per gli attori e la comunità cinematografica della Norvegia.

Spesso, gli attori incontrano le persone che devono interpretare, è parte del processo di sviluppo del personaggio. Gli interpreti di 22 LUGLIO hanno conosciuto le persone che interpretano? Come si sono preparati per i loro ruoli e quale è stato il suo approccio allo sviluppo dei personaggi?
Per avere informazioni precise dovrebbe chiederle direttamente a ciascun attore.. comunque si, hanno incontrato le persone che hanno interpretato e discusso il proprio approccio al ruolo. Alcuni, come Lara Rashid, hanno suggerito un amico o un’amica per il ruolo. Altri, come Christin Hanssen, per caso conoscevano l’attore scelto per la parte. Nel suo insieme il processo si è svolto in stretta collaborazione. L’unico attore che non ha incontrato il suo personaggio è stato Anders Danielsen Lie, che non ha incontrato Breivik per ovvi motivi, anche se ha parlato di lui con le persone coinvolte nel caso.

Perché ha deciso di concentrarsi su Viljar e la famiglia Hansen?
E’ stata una decisione difficile. In verità si potrebbe fare un film su una qualsiasi delle famiglie che sono rimaste coinvolte in questi eventi. E ognuna avrebbe una propria storia specifica e immensamente forte da raccontare. Alla fine ho scelto Viljar e la sua famiglia perché la loro storia mi è sembrata emblematica di altre famiglie che hanno avuto la stessa esperienza. E perché lo scontro di Viljar con Breivik in tribunale è stato un momento ricordato da moltissime persone.

Lavorare con un cast di attori di secondo piano, soprattutto per quanto riguarda le scene a Utoya e Oslo, ha presentato qualche sfida particolare? Come li ha preparati e indirizzati?
Si, è stata una sfida particolare ma anche, devo dire, un privilegio particolare lavorare con questo gruppo di giovani straordinari che si sono molto impegnati. Senza il loro aiuto, il loro coraggio incredibile e la loro dedizione, questo film non si sarebbe potuto fare. Li abbiamo cercati a lungo – nei gruppi teatrali e nelle università – chiedendo loro se sarebbero stati disposti a venirci ad aiutare a ricreare almeno una parte di quello che è successo. Molti di loro conoscevano persone che erano rimaste coinvolte e condividevano tutti la visione di cosa era e cosa doveva essere questo film. E ognuno di loro ha dato il cuore e l’anima a questo progetto, come credo capirà chiunque veda il film. E il mio aiuto regista Chris Carreras li ha presi sotto la sua ala e ne ha avuto cura con un’attenzione incredibile. Credo (e lo dico sempre sul set) che un film dipenda dal contributo di ciascuno. Siamo una catena fatta di tante, tante parti interconnesse. Ma noi tutti che abbiamo lavorato sul film onoreremo e ricorderemo sempre il contributo speciale offerto da questi giovani straordinari.

Lei è noto per il suo stile di cinéma-verité. Con i suoi collaboratori si è trovato ad affrontare sfide nuove o inaspettate nel catturare l’intensità dell’esperienza dei personaggi reali?
Ogni film è una sfida, ma direi che il problema principale in questo caso stava nel riuscire a raccontare questa storia con moderazione e dignità. E anche nel raccontarla in modo che avesse la capacità di ispirare gli spettatori mostrando loro il lato migliore dell’umanità di fronte alle avversità, piuttosto che semplicemente metterli a conoscenza del peggio di cui sono capaci gli uomini.

Che tipo di rapporto ha con i sopravvissuti? Hanno contribuito a plasmare il film?
Io spero che questo sia un buon film, ma naturalmente non posso parlare per loro. Il primo incontro l’ho avuto con il Consiglio del Gruppo di Sostegno alle Famiglie durante il quale ho spiegato perchè volevo fare questo film e che forma avrebbe avuto. Poi ho incontrato un gruppo più ampio di delegati del Gruppo di Sostegno alle Famiglie provenienti da diverse zone della Norvegia, per spiegare il film e rispondere alle loro domande. E durante tutto il processo di creazione del film siamo rimasti sempre in contatto, chiedevamo consigli e li tenevamo informati dei nostri progressi. Queste conversazioni ci hanno guidato in tutta la lavorazione del film.

Che cosa in particolare l’ha interessata del libro di Åsne Seierstad “Uno di noi”?
Åsne è una delle autrici norvegesi più importanti e il suo libro “Uno di noi” è di gran lunga la narrazione più completa ed efficace degli attacchi del 22 luglio. Lei ha anche stabilito rapporti stretti e di fiducia con le famiglie delle persone coinvolte quindi, quando ho deciso di fare questo film, desideravo molto collaborare con lei: è stato un privilegio e i suoi consigli mi sono stati preziosi nel corso di tutta la lavorazione del film.

Perché ha scelto Netflix invece di un distributore più tradizionale? Quali sono i vantaggi del modello di distribuzione di Netflix nel caso di un film come 22 LUGLIO?
Ci tengo moltissimo che questo film arrivi a un pubblico giovane. Toccherà alla loro generazione respingere domani lo sviluppo dell’estrema destra di oggi. E quindi, quando abbiamo preso in considerazione possibili distributori, il modello di distribuzione cinematografica di Netflix e la loro piattaforma di streaming sembravano offrire migliori possibilità di arrivare con del materiale impegnativo come questo ad un’ampia platea di giovani. Netflix avrà un ruolo molto significativo nel plasmare il futuro del cinema moderno. Stanno permettendo a film come 22 LUGLIO di essere fatti in condizioni di enorme libertà creativa, assicurando che vengano distribuiti in Europa, negli Stati Uniti, e altro. Non posso che esprimere il mio massimo apprezzamento. E poi, posso essere sincero? I miei figli hanno votato tutti a favore di Netflix!

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
22 Luglio disponibile in Digitale da venerdì 2 Novembre 2018
info: 10/10/2018 (Netflix).

Puoi vedere 22 Luglio su queste piattaforme:
Guarda 22 Luglio su Netflix

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