Poster A Quiet Place 2 (VOD)

A Quiet Place 2 (2020)

A Quiet Place 2
Locandina A Quiet Place 2
A Quiet Place 2 è un film del 2020 prodotto in USA, diretto da John Krasinski. Il cast include Emily Blunt, Cillian Murphy, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Djimon Hounsou, John Krasinski. In Italia, esce al cinema giovedì 24 Giugno 2021 distribuito da Eagle Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 23 Settembre 2021, in Digitale da giovedì 9 Settembre 2021.

In seguito agli ultimi tragici eventi, la famiglia Abbot deve ora affrontare il terrore del mondo esterno, mentre continuano la loro lotta per la sopravvivenza, mantenendo ancora il silenzio. Costretti ad avventurarsi nell’ignoto, si renderanno presto conto che le creature a caccia del suono non sono le uniche minacce che si nascondono oltre il sentiero di sabbia.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 24 Giugno 2021
Uscita in Italia: 24/06/2021
Nazione: USA - 2020
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Paramount Pictures, Buffalo Filmworks, Platinum Dunes, Sunday Night
Distribuzione: Eagle Pictures
Conosciuto anche come: A Quiet Place II
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 9 Settembre 2021 e in DVD da giovedì 23 Settembre 2021 [scopri DVD e Blu-ray]

SAGA A Quiet Place

Cast e personaggi

Regia: John Krasinski
Sceneggiatura: John Krasinski
Musiche: Marco Beltrami
Fotografia: Polly Morgan
Scenografia: Jess Gonchor
Montaggio: Michael P. Shawver
Costumi: Kasia Walicka-Maimone

Cast Artistico e Ruoli:
foto Emily Blunt

Emily Blunt

Evelyn Abbott
foto Millicent Simmonds

Millicent Simmonds

Regan Abbott
foto Noah Jupe

Noah Jupe

Marcus Abbott
foto Djimon Hounsou

Djimon Hounsou

Uomo sull'isola
foto John Krasinski

John Krasinski

Lee Abbott



Produttori:
John Krasinski (Produttore), Michael Bay (Produttore), Andrew Form (Produttore), Brad Fuller (Produttore), Allyson Seeger (Produttore esecutivo), Joann Perritano (Produttore esecutivo), Aaron Janus (Produttore esecutivo)


Casting: Laura Rosenthal.

Immagini

[Schermo Intero]

Curiosità

L’uscita di A Quiet Place 2 nelle sale cinematografiche italiane era prevista inizialmente il 16 aprile 2020, ma a causa della pandemia causata dalla diffusione del Covid91 è stata rinviata inizialmente a data da destinarsi, poi trovata nel giorno del 24 Giugno 2021 (oltre un anno più tardi).

Un film che ha ridefinito un genere: un nuovo inaspettato capitolo

Nel 2018, A Quiet Place di John Krasinski ha trasformato il silenzio in piccoli mattoncini di paura e ha forgiato dal genere horror-thriller una favola moderna sull’amore familiare, la comunicazione e la sopravvivenza. Con il suo mix di tensione inarrestabile e una narrazione stratificata su una famiglia affiatata che cerca di sopravvivere a una forza aliena incredibilmente distruttiva e attirata dai suoni, il film è diventato un successo sorprendente e un fenomeno culturale.
Sta per arrivare il secondo inquietante capitolo della storia, che ricomincia da dove avevamo lasciato la famiglia Abbott. Ma A Quiet Place II esplora nuove direzioni, mentre gli eventi si propagano ben oltre il fragile santuario del “sentiero di sabbia” creato dagli Abbott per sopravvivere in una realtà in cui anche un solo passo potrebbe diventare mortale – e in un mondo di pericoli infiniti. Nelle scene iniziali del film, la famiglia è in fuga, completamente esposta alle minacce e alla ricerca di un rifugio in una città in preda alla paura. In un periodo in cui l’empatia e i rapporti sono quasi svaniti dal mondo, gli Abbott si sforzano non solo di proteggersi a vicenda dalla minaccia del suono, ma di trovare speranza nel terrificante silenzio che li circonda.
“Dopo l’incredibile accoglienza del primo film, sentivamo tutti che non volevamo semplicemente fare un sequel che perseguisse il successo dell’originale”, spiega il produttore Brad Fuller. “John è una persona con una profonda integrità artistica, per questo sapevamo che non avremmo potuto fare un altro film se lui non fosse stato coinvolto… e sapevamo che lui non si sarebbe coinvolto se non avesse fortemente creduto nel progetto. Il suo cervello è come uno strano lucchetto con una combinazione e quando fa clic, fa davvero clic, ed è quello che è successo con questa idea”.
L’idea che gli Abbott potessero continuare il loro viaggio nel vasto e inesplorato territorio oltre la loro casa, fu una sorpresa persino per Krasinski. Non avrebbe mai immaginato la possibilità di un sequel quando ha iniziato a lavorare a A Quiet Place, non immaginando minimamente che diventasse un fenomeno culturale. Inoltre, non è per niente un fan di quei sequel fatti superficialmente. Eppure, quando Krasinski ebbe l’idea, sentì di poter spingere davvero la narrazione – un’idea fedele ai personaggi e alla concezione del film originale, ma anche piena di nuove sfide creative. Si è caricato della stessa passione che ha avuto per il primo film.
“Inizialmente, non avevo intenzione di fare un sequel del film”, afferma Krasinski. “La storia non è mai stata progettata per essere un franchising. Ma il potere del mondo che abbiamo creato ha fatto da traino per spingerci più a fondo, per vedere dove avremmo potuto condurre gli Abbott come famiglia”.
La cosa più importante per Krasinski era che, se avesse proseguito la storia,
A Quiet Place II avrebbe dovuto essere, come il suo predecessore, più che un’esperienza sensoriale profonda. Doveva anche spingere il viaggio emotivo della famiglia in avanti, questa volta, verso l’indipendenza e la comunità.
“Dopo il successo di A Quiet Place, sapevo che ci sarebbe stato interesse per un sequel, ma non volevo far parte di qualcosa che non avesse le giuste intenzioni o non si percepisse come naturale. Per questo mi andava bene che un altro scrittore e regista prendessero il mio posto. Eppure, avevo un’idea in testa”, ricorda Krasinski. “L’idea era di estendere la metafora della genitorialità, per esplorare quella naturale trasformazione che avviene quando i tuoi figli lasciano la sicurezza di casa per uscire nel mondo”.
“Il primo film era una storia molto intima su una famiglia che vive in una fattoria. Vedi che ci sono delle creature là fuori, ma non sai proprio cosa stia succedendo in tutto il mondo. Volevamo aprire la storia un po’ di più”, aggiunge il produttore Andrew Form.
Come aveva fatto originariamente, Krasinski lasciò che la sete di esplorare l’ignoto prendesse il sopravvento. Questo significava immaginare tutto ciò che poteva esserci al di là del nido di quiete che gli Abbott erano riusciti a creare per la loro famiglia. Dove sarebbero andati e cosa avrebbero scoperto là fuori e dentro se stessi, se non avessero avuto altra scelta che avventurarsi oltre la sicurezza del sentiero di sabbia?
Krasinski decise di iniziare il secondo capitolo esattamente pochi secondi dopo la fine del primo film, riprendendo la struttura classica del cliffhanger. Quasi immediatamente, gli Abbott, ancora scossi dalla perdita del padre e del marito Lee, sono costretti a fare l’impensabile: mettersi in cammino. Continuano ad affrontare quella stessa snervante necessità di rimanere in assoluto silenzio o morire, ma c’è anche l’incombere di nuovi e inattesi pericoli che metteranno alla prova ogni membro della famiglia e i loro legami.
“La cosa per cui sono andato fuori di testa è stata che John voleva letteralmente riprendere l’azione cinque secondi dopo che Evelyn si era armata di fucile nel seminterrato”, afferma il produttore Andrew Form. “Sembrava un modo incredibile di continuare questa storia. C’è una mamma, un neonato e due bambini, e per la prima volta devono lasciare questo mondo sicuro che Lee aveva creato per proteggere la sua famiglia”.
“C’è molto di più fuori dalla fattoria”, osserva Krasinski. “Ma anche se stiamo espandendo notevolmente il mondo e le dimensioni della storia, le regole rimangono le stesse. È stato molto stimolante per noi, da un punto di vista creativo, avere l’opportunità di creare degli scenari molto più grandi che siano sempre fedeli alla storia e alle esperienze interiori della famiglia Abbott”.
Portare gli Abbott alla deriva, lontano dalla loro routine, in una terra sopraffatta dal caos, significava togliere loro ogni certezza, in quella che era già la più pericolosa delle situazioni. Ma questo, d’altro canto, porta alla luce la bellezza intrinseca di ogni famiglia: la capacità di superare anche la più grave delle incertezze.
“Se non hai più la sicurezza del sentiero di sabbia e delle luci, tutto è ancora più imprevedibile”, spiega Krasinski. “Ogni passo che fai è incerto. Le paure possono provenire da qualsiasi luogo. Quando non sai come sopravvivere al momento successivo, è probabile che tu faccia un errore. E quando commetti un errore, le nostre famigerate creature diventano molto più numerose di quanto pensassi”.

Oltre il Sentiero di Sabbia

Il cuore pulsante dietro la tensione sempre crescente di A Quiet Place II rimane la stessa esperienza, tipicamente umana, che inizialmente ha ispirato Krasinski: la vita familiare – e il suo costante fare i conti con ansia, vulnerabilità, comunicazione e il desiderio di trattenere vicini i propri cari. Ma mentre il primo film è stato in gran parte ispirato dalle apprensioni di Krasinski sull’essere diventato padre, questa volta Krasinski riflette su quella che forse è la transizione più traumatizzante della genitorialità: l’inevitabile paura di guardare i tuoi figli avventurarsi in un mondo pericoloso, in cui tutto può accadere e le azioni delle altre persone possono essere indecifrabili.
“Avevo questo pensiero che mi frullava nella testa, la promessa che fanno i genitori ai propri figli, che finché saranno con loro possono ritenersi al sicuro”, dice Krasinski. “È una promessa che ogni genitore fa; ma purtroppo, deve essere inevitabilmente disattesa ad un certo punto, quando i genitori devono lasciare che i loro figli affrontino il mondo da soli. Questo significa crescere e questa è stata la metafora centrale che io ho voluto esplorare. Il padre di questa famiglia non c’è più ed è venuta meno anche la sicurezza rappresentata dal sentiero di sabbia. E quindi, cosa succede quando devi muovere i primi passi verso l’ignoto?” Krasinski continua: “Tutti speriamo di aver preparato bene i nostri bambini per affrontare la vita e sopravvivere. Ma speri molto più di questo: speri che i tuoi figli possano diventare qualcosa di speciale e che si inseriscano in una comunità, idee che erano entrambe nella mia mente”.
Proprio come per il film originale, Krasinski ha iniziato a condividere le sue prime idee con sua moglie, l’acclamata star di A Quiet Place, Emily Blunt, che ha vinto uno Screen Actors Guild Award, tra gli altri riconoscimenti, per la sua bruciante interpretazione di Evelyn Abbott. E sebbene la Blunt fosse scettica nei confronti di un sequel, non poté fare a meno di essere colpita dalla direzione della storia.
“Emily non avrebbe dovuto necessariamente prendere parte al secondo film”, rivela Krasinski. “Mi aveva detto: ‘Io non ci sono in questo film, quindi non provare a mettermici dentro’, ma poi mi ha chiesto, ‘Beh, qual è la tua idea?’ E dopo che gliel’ho raccontata, mi ha detto: ‘Farò sicuramente il sequel!’ È stato così naturale per entrambi”.
Ricorda Blunt: “È stata un’idea che ci è esplosa tra le mani. A poco a poco, John e io abbiamo realizzato che, a prescindere dal sequel, entrambi volevamo davvero esplorare questo concetto. Se A Quiet Place rappresenta una versione enfatizzata di ciò che vivono molti neogenitori, questa storia esplora cosa si è disposti a fare per proteggere i propri figli mentre si affacciano al mondo. Gioca con le nostre ansie, quelle di lasciare andare i nostri figli verso una vita che può sembrare spaventosa e scoraggiante”.
Sia Krasinski che Blunt sentivano il peso e la volontà di essere all’altezza delle aspettative del pubblico a riguardo di questo mondo che avevano così tanto preso a cuore. Questo film aveva una grande differenza rispetto al primo, che è stato creato a scatola chiusa, senza garanzie che l’idea, molto rischiosa, avrebbe funzionato.
Krasinski ammette di essersi sempre chiesto cosa e chi ci fosse là fuori oltre il perimetro della fattoria degli Abbott. “Ho sempre saputo che mostrando i fuochi in lontananza in A Quiet Place, stavo suggerendo che ci fossero altri sopravvissuti. Ma non avrei mai pensato di avere l’opportunità di esplorare chi fossero e costruire questo mondo. Poi, una volta iniziato, sembrava che tutto prendesse posto in maniera naturale”.
Una grande considerazione da fare è che la famiglia Abbott nel secondo film è a pezzi per l’improvvisa perdita di Lee, interpretato da Krasinski. Di tutte le cose che devono rimanere in silenzio in questo momento, il dolore diventa uno degli elementi più potenti, accompagna costantemente la ricerca della famiglia di un vero rifugio e sostentamento.
“Perdere un personaggio principale alla fine del primo film è stato un modo davvero interessante di iniziare il secondo”, osserva Krasinski. “Ho pensato molto a come affrontare l’influenza che Lee Abbott ha ancora sulla famiglia. Allo stesso tempo, era chiaro che gli Abbott non avrebbero avuto il tempo per elaborare la loro perdita. Devono prima agire e poi pensare. Questa cosa mi è sembrata molto simile ad alcune situazioni della vita reale. Durante la mia esperienza personale nell’esercito per esempio, i ragazzi dicevano sempre che nel bel mezzo dell’azione raramente pensi a cose come la tua famiglia. È solo quando finalmente arrivano quei momenti di silenzio, quando hai una tregua dalla follia, che pensi a tutte le tue paure e le perdite. Gli Abbott non hanno molto tempo o spazio per il dolore, eppure volevo che ciascuno dei personaggi in maniera delicata, tramite flashback, reagisse alla morte di Lee a modo suo”.
Se da un lato la memoria di Lee mantiene gli Abbott ancorati al passato, dall’altro stanno anche avanzando verso un altro nuovo concetto che entra in gioco in A Quiet Place II: quello della comunità.
“L’idea di come affrontare una comunità fratturata è diventato un tema preponderante in questo film”, afferma Krasinski. “Quando i tempi diventano terribili e oscuri, come succede agli Abbott, spesso il desiderio di interagire con altre persone va a farsi benedire e le relazioni diventano basate sulla paura. Ma penso che gli Abbott abbiano un vantaggio, in quanto si sono concentrati per così tanto tempo sul mantenimento dei sentimenti di amore, sicurezza e sostegno. In qualsiasi momento difficile, entra in gioco la tentazione di essere puramente individualisti ed egoisti, ma gli Abbott stanno ancora cercando di resistere a questo”.
La ricerca della comunità ha incuriosito molto anche la Blunt. “È qualcosa su cui forse molti di noi in tutto il mondo stanno riflettendo in questo momento: puoi tendere la mano al tuo vicino quando ti trovi in mezzo a un ambiente straziante?”, si chiede.
Con la storia che si trasforma da quella di una famiglia intrappolata nella loro fattoria a una ricerca più ampia di una via d’uscita e di un’evoluzione, la sceneggiatura di Krasinski ha entusiasmato anche la squadra di film-makers che aveva lavorato al primo film.
“Tutti abbiamo adorato l’idea che ogni certezza svanisca per la famiglia, una volta che lasciano la casa”, afferma il produttore esecutivo Allyson Seeger. “Gli Abbott devono uscire nel mondo con un neonato dentro una scatola e una bombola di ossigeno, e imparare a sopravvivere”.
Una delle cose che ha maggiormente gratificato i film-makers quando A Quiet Place è arrivato nei cinema, è stato l’immedesimarsi del pubblico con le problematiche della famiglia Abbott, che si chiedeva: io cosa avrei fatto? “Questo è parte del motivo per cui il film è diventato un successo, perché il pubblico ne ha partecipato attivamente”, riflette Fuller. “Ho sentito storie di qualcuno che ha starnutito tra il pubblico, e la gente è impazzita. È stata un’esperienza collettiva e intensa, ed è così che tutti volevamo che continuasse”.

Gli Abbott in cammino

Fin dagli adrenalinici momenti di apertura di A Quiet Place II, non c’è mai tempo per la famiglia Abbott di fare il punto su tutto ciò che è accaduto nei giorni precedenti. Ciò è particolarmente vero per la Evelyn di Emily Blunt, madre rimasta sola ma determinata a trovare un posto nuovo per proteggere i suoi figli, mentre le creature diventano sempre più spaventose.
Krasinski descrive come si è avvicinato a questo personaggio la seconda volta. “Una delle mie cose preferite di A Quiet Place è stata questa dicotomia tra sopravvivenza e prosperità”, spiega lo scrittore-regista. “Lee era contento di sopravvivere: per lui stava tutto nel mettere a letto i suoi figli ogni notte, soddisfatto che fossero fuori pericolo. Ma per Evelyn, sopravvivere non è mai stato abbastanza. Voleva che la sua famiglia progredisse e che i suoi figli potessero condurre una vita ricca, piena e vivace”.
Krasinski continua: “Ora Evelyn deve fare i conti con la realtà crescente che il suo desiderio di una vita migliore potrebbe aver messo in grave pericolo il marito. È anche nella posizione di dover diventare la principale protettrice della famiglia, il che significa che non può aprirsi al mondo così tanto come vorrebbe, e deve lottare con questo”.
La possibilità di spingere questo amato personaggio all’estremo, con le spalle al muro, è ciò che ha colpito maggiormente la Blunt. “Evelyn non è mai stata così esposta”, osserva. “Ora è una madre single con un bambino appena nato, la sua casa è stata distrutta e non c’è nessun posto sicuro in cui andare. La famiglia non può nascondersi sottoterra e ha solo una bombola di ossigeno per il neonato, mentre ha anche altri due bambini da proteggere. È sola, vulnerabile, afflitta dal dolore ed è lo stato emotivo più intenso che si possa immaginare”.
Forse anche di più della paura dei pericoli fisici quasi costante, Evelyn deve lottare con l’incertezza di aver preparato i suoi figli abbastanza bene da poter affrontare il mondo da soli, qualunque cosa accada. “In questo film c’è un messaggio molto potente su come una generazione cerchi di dare il meglio a quella successiva, e si vede nel modo in cui i ragazzi Abbott affrontano questo nuovo mondo con tutti i mezzi che hanno imparato da Lee ed Evelyn”, dice Blunt. “Devono crescere in fretta e diventare responsabili, senza avere scelta”.
Per Blunt, la chiave della performance era immergersi nel tumulto, mentre esplorava anche il modo in cui Evelyn trovasse quei piccoli brandelli di speranza a cui si aggrappa tenacemente. “Questa è stata l’esperienza più spaventosa che ho avuto emotivamente in un film”, ammette, “perché non c’è proprio tregua per Evelyn. Ogni momento è critico, pressante, interminabile. Tuttavia, la natura di Evelyn è quella di essere una persona molto ottimista. Quindi, ciò che mi ha veramente interessato come attrice è il modo in cui l’ottimismo rimane vivo anche davanti alla prova più estrema”.
Quell’intensità incessante ha fatto emergere qualcosa di particolarmente compassionevole e sincero nella performance di Blunt, specialmente quando alla fine Evelyn viene colta da un momento di calma, afferma Andrew Form. “Quando finalmente arrivi a quel momento in cui Evelyn mostra ciò che sta realmente accadendo dentro di lei, è una scena incredibilmente potente. La performance di Emily ha lasciato tutti in lacrime”.
Con Lee morto ed Evelyn frenetica per la fuga, è la giovane Regan che è spinta in prima linea nel tentativo di trovare una soluzione più grande, avventurandosi da sola e assumendosi un’enorme responsabilità. A rivestire di nuovo questi panni è Millicent Simmonds, l’adolescente sorda che ha ottenuto particolari elogi della critica per il suo meraviglioso ritratto di Regan nel primo film. Krasinski era esaltato all’idea di riaverla, e soprattutto entusiasta di darle l’opportunità di spingersi ancora oltre.
“Millie affronta probabilmente le sfide più intense di qualsiasi altro attore nel film perché Regan è completamente da sola per un po’”, afferma Krasinski. “Anche se il suo apparecchio acustico è un’arma, si trova in un pericolo ancora più costante rispetto al resto della sua famiglia perché non riesce a sentire se sta facendo rumore. Ciò che ho amato del personaggio di Millie all’inizio è che ha sempre avuto questa innata verve da principessa guerriera. Ma ora è anche una ragazza sola che deve capire se ha le capacità per sopravvivere”.
Aggiunge Allyson Seeger: “Abbiamo adorato l’idea che Regan diventasse lentamente suo padre. È letteralmente il futuro di questa famiglia, e ora ha la possibilità di andare là fuori e fare su scala molto più ampia ciò che Lee Abbott aveva cercato di fare nella fattoria”.
Per Simmonds, la forza di Regan deriva dalla sua continua connessione con Lee. “Lee è sempre stato il modello di riferimento di Regan”, sottolinea. “Ora, con la sua scomparsa, tutto ciò che vuole è essere dello stesso supporto per sua madre e suo fratello”.
Sebbene abbia ereditato il talento di Lee di osservare il quadro generale, Regan ha ancora i dubbi di un’adolescente, il che rende le cose molto complicate. “In tutto ciò che fa, Regan è sempre ispirata da suo padre, e vuole prendersi cura della famiglia come ha fatto lui”, afferma Simmonds. “Ma è un’incredibile quantità di pressione e stress per una ragazza. Per questo si riesce a vedere anche il lato più vulnerabile di Regan. Questo è un capitolo molto emozionante della sua vita ed è stata un’esperienza davvero diversa per me”.
Il fatto che le creature si stiano evolvendo e stiano diventando sempre più astute, ha molto affascinato Simmonds. “Se stanno diventando più intelligenti, ciò significa che gli Abbott devono diventare più intelligenti di loro”, riflette. “E penso che l’unica cosa che Regan abbia imparato da suo padre sia l’avere fiducia. Lui non avrebbe mai esitato. E lei inizia a realizzarlo nella seconda metà del film”.
Per Brad Fuller, l’evoluzione di Regan che impara a farsi carico dei fardelli dell’amore è il fulcro di A Quiet Place II. “Il posto in cui John ha deciso di collocare Regan come personaggio è una conseguenza della sua ammirazione per Millie come attrice. Dopo aver visto cosa poteva fare nel primo film, sapeva di poter riporre molto di questo film sulle sue spalle, e Millie ha davvero accettato la sfida. Raffigura Regan come un’eroina, ma molto umana”.
Nel frattempo, anche il fratello di Regan, Marcus, è in uno stato di shock e terrorizzato dalla separazione della famiglia. A riprendere il ruolo è il 14enne Noah Jupe, recentemente apparso in Honey Boy.
Jupe dice che per A Quiet Place II era pronto per un’esperienza ancora più intensa rispetto alla prima. “Succede così tanto in questo capitolo”, afferma. “E poiché inizia subito dopo la prima parte della storia, ti rendi conto che la famiglia non ha nemmeno avuto il tempo di sedersi e pensare al fatto che suo padre se ne sia andato. Non hanno altra scelta che cercare di mettere da parte tutte le emozioni il più a lungo possibile, anche se sono molto presenti”.
Come Regan, Marcus è costretto a crescere in fretta in mezzo al totale pericolo. “Penso che tutte le regole e i protocolli che la famiglia aveva stabilito in precedenza nei confronti delle creature, fossero ormai visti da Marcus come la normale vita quotidiana, ma all’improvviso tutto va a farsi benedire” dice Jupe. “Ora deve imparare ad essere molto più autosufficiente. Ma è ancora piuttosto terrorizzato dentro di sé, anche se sta cercando di mascherarlo ed essere coraggioso. È ancora un po’ imbranato e ha degli incidenti, ma bisogna dargli fiducia perché continua a rialzarsi”.
Per Krasinski, osservare questa coppia di giovani attori promettenti in costante crescita e vederli portare sempre più se stessi, è stata una fonte di gioia quotidiana. Ha particolarmente apprezzato che Simmonds e Jupe aggiungessero una nuova complessità alle dinamiche familiari, che sono alla base del film. “Millie e Noah sono davvero due dei migliori attori con cui abbia mai lavorato”, riassume Krasinski. “Vederli crescere e non solo diventare attori molto migliori, ma anche degli incredibili esseri umani, è stato fantastico per me. Sono andati così in profondità e hanno fatto emergere sfumature che non mi aspettavo”.

I nuovi arrivati

Mentre gli Abbott cercano ogni possibile rifugio dai suoni, che attirano le onnipresenti creature, incontrano una vecchia conoscenza, trasformatasi in un uomo solitario e determinato, il cui passato rende difficile per loro fidarsi delle sue vere intenzioni. Lui è Emmett, interpretato da Cillian Murphy, l’attore irlandese noto per i suoi ruoli memorabili in 28 giorni dopo, Il vento che accarezza l’erba, Il
cavaliere oscuro, Inception e Peaky Blinders.
“Emmett è uno dei miei personaggi preferiti”, riflette Krasinski. “La cosa affascinante è che è arrivato al punto di non sentire il bisogno di far parte di alcuna comunità, per questo l’incontro con gli Abbott è un vero dilemma per lui, perché chiunque vorrebbe far parte di questa famiglia o almeno aiutarla in qualunque modo possibile. Mostrare al pubblico questo tipo di lotta interiore, molto personale e complessa, può essere molto difficile per qualsiasi attore, ma Cillian Murphy è senza dubbio uno dei migliori attori con cui abbia lavorato, sono stato molto fortunato. È un po’ all’opposto di Lee, un uomo che non è stato circondato dall’amore ed è sopravvissuto in modo diverso. Emmett ha un’oscurità che lo rende affascinante ma altamente imprevedibile”.
Per Murphy, quel ruolo gli è sembrato un segno del destino, soprattutto perché avrebbe voluto contattare Krasinski tempo prima ma si era trattenuto. Murphy ricorda: “Dopo aver visto A Quiet Place, ne sono rimasto così colpito che ho pensato tra me e me, devo scrivere a John e dirgli quanto mi è piaciuto il film. Gli ho scritto questa e-mail molto calorosa, ma alla fine mi sono tirato indietro e non l’ho mai inviata. Circa un anno dopo, all’improvviso, mi ha chiamato lui e mi ha detto che stavano facendo il secondo film, e se ne fossi interessato. È stata la sorte”.
Murphy vede Emmett come un uomo che, antitetico a Lee, si sia chiuso in se stesso, tenendo il mondo fuori. “Emmett si è ritirato completamente nel suo dolore”, dice Murphy. “Mentre gli Abbott hanno cercato di trovare soluzioni e trarre il meglio dalle cose, lui non ha fatto altro che tirare avanti. È solo quando incontra gli Abbott nell’acciaieria che viene scosso dal suo isolamento e si rende conto che deve prendere una decisione sul suo futuro”.
Al cast si unisce anche il due volte candidato all’Oscar® Djimon Hounsou. “Sono sempre stato un fan di Djimon, da Gladiator e Amistad”, afferma Krasinski. “Ma il film che mi ha davvero lasciato senza fiato, che è il motivo per cui l’ho scelto, è In America – Il sogno che non c’era. C’è qualcosa in Djimon che è così naturalmente emozionante. Guardi qualsiasi sua esibizione e ti sale un nodo alla gola”.
Dopo essersi innamorato di A Quiet Place a prima vista, Hounsou era entusiasta di creare un nuovo personaggio nel secondo capitolo e collaborare con Krasinski. “È meraviglioso lavorare con un regista che dirige davvero gli attori”, dice. “L’approccio di John è di prendersi davvero cura di ciò di cui gli attori hanno bisogno. Ha uno stile aperto e naturale con il cast, e se c’è una cosa che caratterizza questa storia e tutto ciò che la riguarda, è che sembra sempre molto, molto reale”.

Alla ricerca di un nuovo posto tranquillo: le location

Mentre A Quiet Place era accuratamente contenuto, girato in alcuni set nella e intorno alla Hudson Valley di New York, A Quiet Place II apre completamente l’universo del film nella portata e nella scala di un intero mondo sotto assedio. Krasinski ha avuto fin dall’inizio la visione di un road movie che si muove verso l’esterno per esplorare la città degli Abbott, un centro industriale che riporta ai giorni gloriosi dell’acciaio e dei personaggi che si intrecciano dentro e fuori spazi al contempo intimi e vasti.
“La nostra storia è così caotica e folle a volte che volevo essere in grado di aprirla, chiuderla e quindi riaprirla di nuovo quasi come l’apertura di una telecamera”, descrive Krasinski. “Per questo, si vedranno dei piccoli spazi, poi quelli grandi, poi di nuovo piccoli. Penso che ci sia qualcosa di veramente bello in una dinamica del genere in quanto aiuta a esplorare una metafora più grande del nostro paese che esce da un’era industriale in forte espansione fino a un momento di decadimento. E forse non dovremmo permettere che ciò accada. Questo è ciò che sta vivendo questa famiglia: vivono in una dura realtà moderna ma tutto intorno ricorda loro la grandezza che un tempo viveva il nostro paese”.
Ha portato questa visione a due nuovi collaboratori che avrebbero guidato una troupe dedicata: lo scenografo due volte nominato agli Oscarâ Jess Gonchor, che di recente ha progettato le scenografie di Piccole donne di Greta Gerwig e La
ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen; e il Direttore della Fotografia in rapida ascesa Polly Morgan, che ha recentemente filmato Lucy In The Sky.
Krasinski ha attinto alle acciaierie della Pennsylvania per disegnare i contorni della città. “Ero interessato all’idea che i tempi difficili fossero arrivati in questa comunità molto prima delle creature”, spiega. “Mi sono ispirato a mio nonno e mio padre che lavoravano entrambi nelle acciaierie di Pittsburgh. È un po’ un omaggio a loro e a tutte le storie che avevo sentito su quella comunità”.
Gonchor aveva già intuito dove avrebbe potuto ricreare la trama e i grandi paesaggi industriali abbandonati che Krasinski aveva in mente. Avendo frequentato il college di Buffalo, lo scenografo sapeva che nelle vicinanze di Lackawanna c’erano molti edifici imponenti ma ora fatiscenti e abbandonati, da quando era stata la sede di una delle più grandi industrie siderurgiche del mondo: la Bethlehem Steel.
Quando Gonchor mostrò a Krasinski le foto delle travi arrugginite della un tempo maestosa Bethlhem Steel di 1300 acri, rimase completamente incantato. E poi quando Krasinski la visitò e vide il mix di bellezza inquietante, spaventosa instabilità e un pizzico di speranza nelle rovine, ne fu convinto.
“Ero alla ricerca di un sentimento che potesse provenire solo da un’autentica acciaieria e Bethlehem Steel un tempo aveva 22.000 persone che lavoravano lì”, spiega Krasinski. “L’impianto era così grande che avevano i loro vigili del fuoco, il loro ospedale e la loro polizia. Venne praticamente costruita un’intera città per contenere i lavoratori dell’acciaieria. Certo, la fabbrica è chiusa da quasi 40 anni, ma il suo attuale stato in decadenza era incredibilmente cinematografico. Sarebbe stato impossibile per chiunque ricreare quella moltitudine di edifici in disuso, e possedeva quel senso intrinseco di rovina che stavo cercando”.
“Bethlehem Steel è stato un dono”, aggiunge Gonchor. “Abbiamo dovuto ripulirla e abbattere qualcosa per renderla sicura per gli attori e la troupe e poi abbiamo dovuto farla sembrare più coperta da vegetazione, è stato un lavoro enorme. Ma nel complesso, sia John che io ci sentivamo come bambini in un negozio di caramelle lì, perché era impossibile girare una brutta scena in quel luogo”.
La produzione ha utilizzato anche un altro ex stabilimento appena fuori dal centro di Buffalo, Buflovak. Gonchor ha trasformato quella massiccia struttura vuota in diversi set suggestivi.
“John voleva spazi davvero grandi come una cattedrale e non avremmo potuto trovare un posto come questo da nessun’altra parte”, osserva Gonchor. “Sono stato in molti depositi, ma non ne ho mai visto uno così grande. Era completamente vuoto, quindi siamo stati in grado di creare tutti i nostri set da zero. E la nostra Polly (DdF) ha trovato modi così belli di lavorare con l’illuminazione e riprendere questi enormi spazi”.
Per Millicent Simmonds, girare le scene negli ambienti palpabilmente caotici della vecchia fabbrica le ha permesso di provare ancora di più ciò che Regan stava attraversando a livello emotivo. “Mentre correvo tra la polvere e il fumo dei set… non avrei potuto sentirlo più reale di così”, dice.
Aggiunge Brad Fuller: “Dato che i dialoghi sono così pochi, i set diventano davvero un altro personaggio del film e aiutano a raccontare la storia. Anche se le dimensioni e la portata di alcuni dei nostri set erano fuori scala, Jess è stata in grado di farli sentire molto intimi e personali, il che non è facile da realizzare. Hanno trasportato il cast e la troupe nella dura realtà degli Abbott”.
Altre location chiave includono il Villaggio di Akron, la Western NY Railway Historical Society, la spiaggia di Olcott, il centro conferenze di Dunkirk, il Grand Island Bridge, il Buffalo Film Works e un treno della MTA Metro North fuori servizio dove si svolge un momento da capogiro.
Nonostante la preponderanza di sabbia e rovine nei set, Polly Morgan è stata d’accordo con Krasinski nel mettere in evidenza il più vibrante colore umano possibile nel mondo espanso degli Abbott, il che ha portato alla sua decisione di continuare a utilizzare la pellicola 35 mm. “Come nel primo film, John voleva usare molti colori caldi e saturi”, spiega Morgan. “E poiché la famiglia è ormai all’esterno, ci siamo anche concentrati molto sull’illuminazione naturale, sulla freschezza della luce lunare e sul calore degli incendi”.
Morgan era particolarmente entusiasta della sfida di creare “un horror alla luce del sole” in questo nuovo capitolo, convinta che potesse essere ancora più spaventoso. “Quando è giorno sei più esposto”, sottolinea. “Penso che la sensazione di esposizione sia ancora più amplificata quando sai che le creature possono provenire da qualsiasi angolazione, che è più spaventoso di qualcosa che si nasconde nelle ombre della notte. Inoltre, tutte le scene diurne del film aiutano a creare davvero l’atmosfera delle scene più scure”.
Krasinski e Morgan hanno parlato dell’uso di una cinepresa costantemente in movimento che, come gli Abbott, non può mai fermarsi. Ma Krasinski voleva anche usare riprese lunghe, fluide e sinuose, senza tagli che potessero alleviare la tensione, e mantenere il pubblico in bilico e incerto su ciò che stava per arrivare. La trasparenza di questi lunghi scatti ha richiesto molta pianificazione, ma serve a immergere ulteriormente il pubblico nella costante sensazione di pericolo.
“Per questo film, John non voleva solo che la macchina da presa si muovesse sempre, ma avesse anche un senso di fluidità e grazia. Quindi, a differenza del primo film, che utilizzava principalmente Steadicam, abbiamo scelto di portare molte gru e persino un’auto elettrica”, afferma Morgan. “Il ritmo è fluido per dare quella sensazione di nostalgia e abbiamo fatto molte riprese in cui la telecamera parte molto larga e poi si avvicina. Gran parte della sensazione di velocità proviene dal muovere la cinepresa con gli attori, seguendoli in ogni secondo dell’azione senza nascondere nulla”.
Anche se Krasinski amava avere molto più territorio da esplorare, era determinato a mantenere l’enfasi primaria sulle emozioni e i rapporti familiari. “Utilizzare questi grandi campi visivi è tanto emozionante quanto stressante”, commenta. “Ma l’unica cosa che ho detto quando abbiamo iniziato è che non avrei fatto questo film se si fosse perso quel senso di intimità. Per questo, anche se stiamo andando in territori più vasti, i valori fondamentali di questa famiglia continuano a guidare tutto. Tutta l’azione e gli effetti speciali derivano dalla storia, non viceversa. Adoro gli effetti speciali quanto chiunque altro. Ma volevo che tutto fosse naturale e reale”.
Questa insistenza sulla naturalezza ha anche portato Krasinski a utilizzare il meno possibile gli stuntman. “John voleva che gli attori fossero parte dell’azione”, osserva Fuller. “Nella mente di John, l’azione non dovrebbe mai essere lì solo per l’azione. Ogni scena d’azione è un’occasione per imparare di più sui personaggi. Ecco perché questo film continua a sembrare un dramma umano pur nel bel mezzo di un terrore così intenso”.

L’evoluzione delle creature

Proprio come si espande il mondo di A Quiet Place II, così anche l’esperienza del pubblico con le terrificanti creature che sono spinte alla furia dal più piccolo suono degli uomini. Poiché in questo capitolo ci sono più creature viste in diversi ambienti, incluse molte scene alla luce del giorno, Krasinski ha dovuto approfondire ulteriormente i loro comportamenti primordiali. Ciò significava pensare a come avrebbero potuto imparare dagli umani e, in questo processo, diventare ancora più potenti e ineluttabili.
“Siamo tutti cresciuti guardando film sugli alieni in cui forme di vita intelligenti prendono la decisione consapevole di conquistare la terra. Ma non ho mai visto molti film in cui una forma di vita aliena è più un parassita che sembra evolversi gradualmente per spazzare via gli esseri umani”, osserva Krasinski. “Nel primo film, le creature corrono semplicemente in giro e attaccano tutto ciò che produce un suono. Ma come ogni forma di vita, hanno imparato si sono evolute. E ora si sono rese conto che più rimangono tranquille, più saranno in grado di sorprendere gli umani. Quindi, ora fanno molto meno rumore, il che le rende molto più pericolose”.
Proprio come il primo capitolo si basava particolarmente sulla fusione del design visivo e sonoro con le performance, così anche il secondo film, ma con molte più complicazioni. Krasinski era entusiasta di collaborare nuovamente con il supervisore degli effetti visivi Scott Farrar di Industrial Light & Magic, che aveva realizzato le creature per il primo film. Ha chiesto a Farrar di rimanere fedele ai disegni originali, ma di spingersi ancora oltre, richiesta che ha entusiasmato Farrar.
“La sfida di qualsiasi sequel è la volontà di fare qualcosa di nuovo, diverso e più eccitante”, afferma Farrar. “Qui abbiamo avuto la possibilità di mostrare le creature in tantissime nuove circostanze e condizioni. Ce ne sono molte di più. Sono più pericolose. E sono diventate molto più brave a scoprire dove si nascondono gli umani, quindi il fattore paura continua ad aumentare”.
Per Krasinski, avere l’opportunità di lavorare con la Industrial Light & Magic in A Quiet Place è stato un momento molto importante come regista, che non ha dato per scontato. “Il lavoro di questo gruppo di persone sta dimostrando che l’immaginazione è illimitata e che tutto è possibile”, dice. “Mi sono ritenuto così fortunato dal fatto che tutti loro si fossero così entusiasmati per il primo film. Mi hanno detto che ricordava loro i primi giorni che hanno lavorato agli effetti speciali per Spielberg… è stato il complimento più grande”.
Ora, con tutte queste premesse, le possibilità erano ancora più eccitanti. “Scott e io abbiamo sempre concordato sul fatto che non si progetta una creatura per sembrare bella, la si progetta per avere un forte senso della realtà, e di conseguenza si spera che sia anche bella. Avevamo già un grande numero di regole che riguardavano il comportamento delle nostre creature, quindi la domanda questa volta era: che cosa possiamo fare di più? La risposta è stata: tutto. Le vediamo alla luce del giorno, in acqua, nel fuoco, che fanno acrobazie, le vediamo persino reagire alle armi. Non si sono mai trovate di fronte a un’arma, quindi… come reagiranno? È stato molto divertente esplorare tutte queste domande”.
Farrar ha gradito il fatto di avere l’unica cosa che nel primo film è scarseggiata: il tempo per pianificare. “Più tempo significava che avremmo potuto realizzare animazioni molto più interessanti, in modo da poter vedere le creature da diverse angolazioni e in diversi inseguimenti e scontri, in un modo assolutamente inedito”, dice.
Alla luce del sole, si può anche vedere più della struttura e del colore della pelle delle creature. “Hanno una pelle dall’aspetto coriaceo, quasi preistorico, che si è rivelata davvero affascinante sotto qualunque tipo di illuminazione”.
Vengono mostrati anche maggiori dettagli sulla fisicità delle creature. “Il pubblico vedrà per la prima volta che hanno artigli, per esempio”, osserva Farrar. “Ma non abbiamo aggiunto nulla di nuovo all’aspetto delle creature. Invece, ciò su cui ci siamo veramente concentrati è stato creare la sensazione che le creature stessero diventando più intelligenti, e che le cose per le persone ancora vive si stavano mettendo davvero male”.
Nonostante tutti i pericoli estremi e le emozioni che guidano i personaggi, l’atmosfera sul set era creativa, esuberante e affiatata, osserva Emily Blunt. Attribuisce ciò a Krasinski, che si avvicina a tutto – che si tratti di effetti visivi, design, fotografia, performance o post-produzione – con la stessa potente energia. “John è una forza della natura”, afferma. “È come un uragano che arriva e ispira tutti a provare a muoversi al suo ritmo vorticoso. Allo stesso tempo, sa guidare le persone con passione ed entusiasmo. È in grado di comunicare in modo completo i dettagli e le sfumature della sua visione al cast e alla troupe, ma sa anche quando fare un passo indietro e darti lo spazio creativo di cui hai bisogno”.
Krasinski era entusiasta di ritrovare la famiglia Abbott, a cui si è sempre sentito così legato, ma lo era ancora di più di poter scuotere il loro mondo già turbolento e spingerli verso il limite… guardando i personaggi mostrarsi all’altezza della situazione.
“Il primo film era solo una piccola parte di ciò che è possibile in questo mondo”, conclude Krasinski. “Questo capitolo ha tutto ciò che le persone hanno amato del primo film, ma ogni passo che Evelyn e i suoi figli fanno è nuovo per loro ed è nuovo per noi, e molto più pericoloso. Gli Abbott hanno perso tutti i loro stratagemmi per rimanere in vita, che erano al centro del primo film, e per la prima volta devono fare affidamento sugli altri. È un momento ancora più spaventoso della loro vita, ma è un viaggio esaltante”.

CINQUE COSE DA SAPERE

Una famiglia riunita
A seguito dell’enorme successo del primo film, A Quiet Place II riunisce la squadra di film-makers che lo ha concepito, Krasinski scrive la sceneggiatura e dirige di nuovo sua moglie nella vita reale, Emily Blunt. Nonostante il primo film si concluda con un cliffhanger, non è mai stato pianificato un sequel, ma l’idea di come le persone sarebbero sopravvissute e di come il mondo sarebbe potuto andare avanti erano domande che Krasinski non poteva evitare. “Non sono mai voluto uscire dalla fattoria nel primo capitolo, ma ci ho sempre pensato. E poi vedere le reazioni al film e che la gente si faceva la stessa domanda, mi ha davvero ispirato. Era qualcosa che volevo davvero esplorare”, afferma Krasiniski. Ciò ha fatto scattare la scintilla che lo ha portato a creare il mondo di A Quiet Place II.

Giorno 1
Nel primo film, il pubblico incontra la famiglia Abbott nel “Giorno 89” dopo l’invasione aliena, che non ha mai visto sullo schermo. A Quiet Place II si apre con un flashback del terrificante bagno di sangue del “Giorno 1”, e il pubblico troverà finalmente risposta alla sua domanda. Se A Quiet Place ha lasciato le persone con molte domande, il secondo film lo contestualizza e offre uno sguardo del mondo prima del silenzio e del viaggio dopo la terribile fine del primo film.

Giorno 474
A Quiet Place è stato condito di immagini iconiche, suspense inarrestabile e cliffhanger adrenalinici che lasciavano il pubblico senza fiato. “Il primo film era una metafora sulla genitorialità”, afferma Krasinski. Se A Quiet Place riguardava davvero ciò che un genitore farebbe per i propri figli, il secondo film riguarda i figli stessi. “Adoro quest’idea”, dice Krasinski, “che questa bambina abbia la risposta, e non riesce a vivere sapendo che sta proteggendo soltanto questo piccolo gruppo di persone [la sua famiglia], quando potrebbe proteggere il mondo intero”. Gran parte di A Quiet Place II è incentrata sulla famiglia che affronta il dolore e la sofferenza, mentre cerca ancora un modo per sopravvivere.

Oltre il sentiero
Se il primo film è stato ambientato quasi interamente in una location, A Quiet Place II scopre un nuovo percorso. La ricerca della famiglia di altri sopravvissuti li porta in un viaggio pericoloso. Con un bambino appena nato in una scatola e con un rifornimento di ossigeno in continua diminuzione, la famiglia avanza in luoghi nuovi e minacciosi. “Se il primo [film] era intimo, quasi come un western nostrano, questo film è più un western itinerante”, afferma Krasinski, che dice di essersi ispirato ai duri paesaggi di Non è un paese per vecchi, Il Grinta, e Il petroliere. “Sembra più epico”.

La minaccia si è evoluta
Non è mai stato l’horror a trascinare Krasinski nel mondo di A Quiet Place; piuttosto, lo hanno fatto i sentimenti che l’idea gli faceva scaturire dentro. A Quiet Place II non è diverso, con l’introduzione di nuovi misteriosi personaggi, interpretati da Cillian Murphy e Djimon Hounsou, che possono offrire un rifugio sicuro o costituire una minaccia. “Ciò che [i personaggi di Murphy e Hounsou] rappresentano maggiormente è che ci sono altre persone là fuori”, afferma Krasinski. “Come sono sopravvissuti e come sopravvivono? Diventa la domanda e la storia del secondo film”.

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info: 24/06/2021.


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