Locandina Blackhat

Blackhat (2015)

Blackhat
Locandina Blackhat
Blackhat è un film del 2015 prodotto in USA, di genere Azione e Crimine diretto da Michael Mann. Il film dura circa 133 minuti. Il cast include Chris Hemsworth, Viola Davis, John Ortiz, William Mapother, Manny Montana, Ritchie Coster. In Italia, esce al cinema giovedì 12 Marzo 2015 distribuito da Universal Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 1 Luglio 2015. Al Box Office italiano ha incassato circa 347799 euro.

Ambientato nel mondo della criminalità informatica globale, il film della Legendary “Blackhat” segue un detenuto in permesso che, insieme ai suoi soci americani e cinesi, è a caccia di una rete di criminalità informatica di alto livello da Chicago a Los Angeles a Hong Kong a Giacarta.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 12 Marzo 2015
Uscita in Italia: 12/03/2015
Data di Uscita USA: giovedì 15 Gennaio 2015
Prima Uscita: 15/01/2015 (USA)
Genere: Azione, Crimine, Drammatico
Nazione: USA - 2015
Durata: 133 minuti
Formato: Colore
Produzione: Forward Pass, Legendary Pictures
Distribuzione: Universal Pictures
Budget: 70.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 7.073.000 dollari | Italia: 347.799 euro
Classificazioni per età: Colore
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 1 Luglio 2015 [scopri DVD e Blu-ray]

Recensioni redazione

Blackhat, la recensione
Blackhat, la recensione
Giorgia Tropiano, voto 7/10
Il ritorno di Michael Mann sul grande schermo con Blackhat, un thriller cospirativo interpretato da Chris Hemsworth, è più che positivo. Mann riesce come sempre a unire gli standard del genere con quello che è il suo stile personale e la sua poetica cinematografica.
Recensione Blu-ray di Blackhat
Recensione Blu-ray di Blackhat
Redazione, voto 9/10
Blackhat di Michael Mann ricco di intrecci e colpi scena improvvisi arriva in blu-ray con un reparto tecnico audio e video perfetti, ed un completo reparto di contenuti speciali.

Immagini

[Schermo Intero]

Il Futuro della Criminalità: Blackhat Prende Forma

Tutto il nostro mondo è controllato e gestito da piccoli ed invisibili bit 1 e 0
che circolano nell’aria e nei cavi che ci circondano.
Quindi, se i bit controllano il nostro mondo, chiedetevi: ‘Chi controlla  1 e 0?’ “
-“Commander X” (aka Christopher Doyon, latitante) di Anonymous

Diversi anni fa, una scoperta fatta da una manciata di analisti della sicurezza informatica ha messo in gioco tutti i preconcetti, facendo emergere un codice, di una portata mai vista prima. Quando gli analisti sono risaliti alle origini, quello che hanno imparato è che è in grado di cambiare il nostro mondo: avevano individuato un codice non solo accuratamente costruito e complesso, ma che ha il potere di un’arma. In effetti, aveva già furtivamente abbattuto un impianto di arricchimento dell’uranio in Iran.

Il malware, che è stato soprannominato “Stuxnet”, è stato appositamente creato e diffuso dal governo statunitense , allo scopo di sabotare la centrifuga della centrale nucleare iraniana tramite l’esecuzione di specifici comandi da inviarsi all’ hardware di controllo industriale responsabile della velocità di rotazione delle turbine, al fine di danneggiarle. Aveva completamente eluso qualsiasi rilevamento da parte dell’uomo all’interno o all’esterno del complesso, e col tempo si pensava, ed alcuni temevano che il codice fosse impazzito da solo. Voci inverosimili avevano iniziato a diffondersi, attribuendo ai programmatori la responsabilità del disastro nucleare di Fukushima. Qualunque sia la verità, stava accadendo qualcosa di nuovo e radicale, e il codice binario progettato per il caos stava ormai infiltrandosi nelle infrastrutture profondamente interconnesse della nostra vita moderna.

La mutevolezza e la rapidità dei collegamenti provocati in questa nostra nuova realtà, una realtà digitale le cui implicazioni e conseguenze rimangono per la maggior parte invisibili agli occhi di tutti tranne

di coloro che sono direttamente coinvolti, ha dimostrato essere un terreno fertile per Michael Mann. Come filmmaker, ha trascorso decenni focalizzando la sua attenzione su mondi immersivi e nascosti, comprese le persone che li abitano. Da ladri professionisti, dipendenti aziendali ed impavidi giornalisti pronti a colpire uomini e tassisti, le storie di Mann prendono vita da un’autentica analisi della realtà che si cela sotto la facciata. Ed inoltre, permettono a coloro che coinvolge durante queste sue indagini, di trarre esperienza di vita dal progetto stesso che si è vissuto. “Se hai intenzione di fare un film su un ladro, non guardi gli altri film sulla ladri. Vai e mostri la tua idea di ladro”, ha affermato Mann.

Lo sviluppo pressoché irreale del virus Stuxnet ha segnato una nuova forma di trasgressione per i pochi che sono stati a guardare e, per Mann, un regista il cui lavoro ha sempre ed irresistibilmente segnato il confine tra diritto ed illegalità, ha rappresentato una nuova e sorprendente serie di possibilità. Con allarmante regolarità, le storie sono al limite della legalità attraverso una coraggiosa e nuova infrastruttura di architettura digitale, mettendo in chiaro che l’informatizzazione stava creando una membrana di interconnessione mai vista prima.

Mann spiega proprio quello che questo evento ha significato per lui: “mi sono interessato a questo mondo proprio in seguito all’avvento di Stuxnet, il malware che è stato progettato da un team di americani in accordo con un gruppo di israeliani. Il tutto è avvenuto nelle centrifughe iraniane di un impianto nucleare di Natanz, ed ha rappresentato il primo drone invisibile al mondo. Dico ‘invisibile’, perché malgrado l’attacco, i suoi effetti si sono manifestati solo 18 mesi dopo”.

La graduale scoperta di questo evento ha portato Mann ad approfondirlo. “La prima rivelazione è stata quanto siamo labili e vulnerabili”, dice. “La seconda è stata invece che chiunque, stando seduto sul proprio divano, con delle competenze informatiche sufficienti ed abbastanza abile col computer, può far accadere tutto ciò. Sia che viva nel Bronx, nel Lagos o Mumbai. Poi nella la terza parte della ricerca, nonché quella centrale ci si è chiesti: ‘Chi è un hacker blackhat? Da cosa è motivato? Da che cosa è esaltato?’ Di solito si inizia con la percezione tipica di un sedicenne:’ Chi mi dice che non posso entrare in questo sito? Vogliamo scommettere?’ Così solitamente alla base del tutto c’è una sfida. E chi è Hathaway?

“Un gran numero di hacker blackhat inizialmente perseguitato dalla legge, è poi finito a lavorare per la  cyber difesa”, continua. “Dal loro punto di vista, non ci sono necessariamente dei confini. L’idea è molto simile a quella di un giocatore, ma con una differenza sostanziale. La differenza è che per un hacker, è una evasione inversa. La soddisfazione che entrambi ne traggono, al livello dell’assuefazione da oppio, è la stessa; la differenza è che per il giocatore, il risultato è nel mondo virtuale. Per l’hacker, invece è nel mondo reale. La sua manipolazione di un codice ha una reazione vera e cinetica. E questo è il bello”.

Mann e lo sceneggiatore di Blackhat Morgan Davis Foehl, hanno iniziato la lavorazione di una storia avvincente, che è stata elaborata dai fatti complessi ed affascinanti di un’attività in gran parte nascosta. Riguardo il suo approccio al progetto, Mann riflette: “Un soggetto per colpirmi, deve essere misterioso, avere delle barriere”.  E questo è quel che ha percepito della rivoluzione digitale. “E’ uno dei pochi elementi tecnologici che ha avuto un enorme eco sociale, culturale e politico sulle nostre vite … probabilmente il più grande dopo la stampa. Sta cambiando il nostro modo di essere”.

Il regista ammette che quando viene attratto da un soggetto, cerca di scoprire tutto quel che può: “Di solito inizia con una serie di incontri con degli esperti del settore. Ho incontrato delle persone a Washington, degli specialisti nella sicurezza informatica privata e di agenzie governative, come il Department of Homeland Security e l’FBI. La storia che abbiamo ascoltato è stata sempre la stessa: il popolo americano non ha alcuna idea di come siano vulnerabili le nostre industrie tecnologiche e quanta innovazione è stata accantonata e rubata. Chris ed io abbiamo anche incontrato Mike Rogers, colui che guida il Comitato dell’Intelligence del Senato, ed era molto preoccupato delle minacce di intrusioni informatiche-particolarmente nell’ambito della difesa, della tecnologia e dell’appropriazione della proprietà intellettuale, soprattutto dalla Cina”.

Ciò che ha scoperto durante e le sue ricerche esaustive è stato scioccante. “La verità è che si pensa di aver messo al sicuro la propria vita privata, e di avere varie forme di controllo in materia di accesso ed uscita delle proprie informazioni”, dice Mann. “Non è affatto vero. Viviamo in un esoscheletro invisibile di dati e di interconnessioni. Tutto ciò che facciamo, tutto ciò che tocchiamo, è parte di quella rete. E’ come se vivessimo in una casa con tutte le porte e le finestre aperte: ed è una situazione molto pericolosa, ma noi non lo sappiamo”.

Mann si affida alla realtà che lo circonda, perché è proprio lì che ritiene si trovino gli spunti migliori per le storie. Foehl ricorda il processo che hanno fatto  insieme: “All’inizio, Michael ha detto: ‘Ci concentreremo su ciò che è la realtà, ed è da lì che partiranno le nostre ricerche. Da lì costruiremo una storia, piuttosto che cercare di delinearne una in base alle nostre idee ed i nostri preconcetti: loro non sono poi così interessanti’. ‘Non ho mai avuto l’opportunità di realizzare una storia del genere, e lo trovo un modo più intelligente di progettare una narrazione. Questo è Michael”.

Il regista è convinto che deve conoscere a fondo una situazione prima di decidere chi saranno i protagonisti e quale sarà la trama da raccontare. Mann spiega: “Per me, sarebbe facile avere una storia preconcetta, da inserire poi in un contesto. Sarebbe come utilizzare il contesto come un accessorio, invece di entrare in maniera autentica nel contesto stesso ed immaginare o scoprire il tipo di persone più adatte, come pensano, come si muovono, come parlano e come devono essere vestite. Quando si esegue questo tipo di ricerca approfondita e coinvolgente, i protagonisti emergono da soli. La gente si presenta da sola”.

Insieme, il regista e lo sceneggiatore hanno creato un thriller d’azione drammatico incentrato su Nicholas Hathaway, un hacker blackhat (un programmatore che si infiltra dove non potrebbe). Mann ci introduce alla trama: “Il film inizia a Los Angeles. La premessa è che Hathaway sta scontando il quarto anno di una pena detentiva di tredici anni. Ha patteggiato la libertà condizionale in cambio dell’identificazione e la cattura di un criminale informatico che ha già minacciato una centrale nucleare in Cina e manipolato il prezzo della soia mandando alle stelle le quotazioni di mercato. Nessuno sa chi sia, dove si trovi e perché stia facendo tutto questo. E’ evidente che non mostri alcun riguardo per le vite umane, ed è abile e pericoloso. Se Hathaway riuscirà ad identificare e sventare questa organizzazione cyber criminale, otterrà una commutazione della pena”.

Nel corso degli anni, Mann ha accumulato un gran numero di contatti: persone di tutti i ceti sociali, da esperti del settore di nicchia, a professionisti che hanno svolto lavori pericolosi. Per Blackhat, Mann si è immerso totalmente in questo pozzo profondo di connessioni. Ha portato Foehl a Washington, per incontrare gli agenti della Homeland Security, l’ex CIA, gli agenti dell’FBI e tutti coloro che potevano illuminarli sui processi del mondo invisibile del cyber crimine. Ognuno di loro ha contribuito a fornire a Mann e Foehl il quadro completo per una storia dettagliata e propulsiva.

Confrontandosi con gli esperti di sicurezza, gli agenti del governo e gli hacker, su come Internet stia cambiando le azioni criminali e le reazioni di chi li combatte, la trama ed i personaggi hanno cominciato a prendere forma. Nelle conversazioni con coloro che stanno da entrambe le parti della legge, Mann e Foehl hanno dedotto la vulnerabilità – o la possibilità, dipende da quale parte si sta – di questa nuova realtà, nota solo ad alcuni di noi.

Mentre Mann stava preparando le riprese principali di Blackhat per la Legendary Pictures, è emersa la notizia di una rapina in una banca virtuale, da 45 milioni di dollari. “L’operazione”, scrisse il New York Times nel mese di Maggio del 2013, “vedeva coinvolti degli esperti informatici che operavano nel mondo invisibile dell’ hacking in Internet, manipolando le informazioni finanziarie solo spingendo pochi tasti sulla tastiera”. Era chiaro che appariva, se non proprio una nuova fase di criminalità informatica, un nuovo livello di consapevolezza su ciò che il mondo digitale – lo stesso che ci permette di utilizzare i nostri smartphone, di fare shopping on-line e di usufruire dei piloti automatici negli aerei – ha reso possibile.
Gli eventi del mondo reale che mostravano la crescente vulnerabilità di un sistema di interconnessione digitale, continuavano ad alimentare la produzione, dando a molti una sensazione inquietante di come l’arte imitava la vita. L’ex agente speciale di vigilanza dell’FBI, MICHAEL PANICO-che è stato una risorsa importante per la produzione, assicurando a tutti i reparti un dialogo autentico che garantiva l’affidabilità e la veridicità delle notizie sulla cyber criminalità riportata sul grande schermo – ha fornito una teoria circa la prescienza dei realizzatori: “Quando si fa un film, il pensiero va avanti, ma la ragione è sulla cuspide”.

Facendo parte di un era in cui sono innumerevoli le opportunità di attaccare il mondo reale, Panico spiega che la capacità che ha un filmmaker di immaginare l’imprevedibile, non è mai passata inosservata al reparto addetto alla sicurezza. “Una preoccupazione nata all’indomani dell’11 Settembre”, spiega Panico, “è stata quella di andare ad Hollywood e chiedere agli addetti di ‘immaginare’ altri tipi di attacchi che avrebbero potuto essere utilizzati contro di noi … perché quel che è successo quel giorno, andava al di là delle previsioni della sicurezza nazionale”.

Blackhat di Mann e Foehl mette in evidenza lo stupore di ciò che accade quando l’hacking comincia ad influenzare i meccanismi del mondo fisico (ad esempio: infrastrutture, macchinari, energia, centrali nucleari). Dice Panico: “Siamo passati da virus che hanno dato dei grattacapi – quelli che hanno mostrato l’abilità dell’hacker – a un mondo in cui gli effetti reali erano il furto di carte di credito e le perdite finanziarie per gli individui e le istituzioni. Ora stiamo passando un periodo in cui ci troviamo di fronte una preoccupazione reale per la maggior parte delle persone, nel campo della sicurezza informatica: ‘Cosa succede quando diventa cinetica?’ “.

La Legendary Pictures di Thomas Tull e Jon Jashni ha prodotto insieme a Mann Blackhat. Per Tull, CEO della Legendary, il concetto è rilevante. E riflette: “Jon ed io siamo stati affascinati dagli approfondimenti di Michael sul futuro del crimine digitale. La storia di questo moderno fuorilegge che, insieme al suo team di specialisti si ritrova coinvolto in una caccia all’uomo a livello internazionale per fermare un criminale pronto a paralizzare le infrastrutture, ci ha davvero affascinati, e rientrava perfettamente negli scopi della Legendary. Non potevamo chiedere un partner migliore,  per creare un thriller propulsivo ed opportuno”.

Jashni è stato colpito dalla precognizione di Blackhat. “E ‘affascinante come Michael e Morgan hanno immaginato questa storia: mostra le violazioni del governo dal vagamente teorico, alla realtà dei fatti”, dice. “Ho a lungo ammirato la capacità di Michael di rendere una realtà marginale il più accessibile possibile al pubblico, e siamo entusiasti di aver fatto parte di quest’avventura con lui”.

Blackhat e Agenti Federali: Il Cast del Thriller d’Azione

“Ormai sia i dipendenti statali che non, stanno acquisendo sempre più competenze informatiche;
data la sua rilevanza, il pericolo che possa diventare una minaccia globale, non può essere sottovalutato”.
-James R. Clapper, Direttore della National Intelligence degli USA

L’eroe della storia di Mann e Foehl è Hathaway, un genio dei codici e pirata informatico in libertà vigilata, ed in procinto di compiere una missione di rivalsa. Al fine di paralizzare delle azioni di cyber terrorismo per proteggere il nostro mondo da un imminente attacco con conseguenze disastrose per le vite umane, il nostro hacker in licenza deve condurre una caccia all’uomo per fermare un pericolo invisibile che può colpire chiunque, e ovunque.

Foehl descrive la loro ispirazione per il protagonista: “Il primo spunto è venuto dal libro di Kevin Poulsen ‘Kingpin: La Vera Storia della Rapina Digitale Più Incredibile del Secolo’ (Kingpin: How One Hacker Took Over the Billion-Dollar Cybercrime Underground).Durante la lettura, ho pensato che si trattava di persone giovani, come Hathaway, che si affacciavano in un’epoca in cui facilmente si cade nella criminalità, e in alcuni casi, ottenendo un grande successo. Inoltre, anni prima non avrebbero scelto quella professione, perché si tratta di una generazione con una mentalità –ed un’abilità – differente da quella che appare nei lavori precedenti di Michael, come ad esempio Neil [McCauley] di Heat – La Sfida. Si tratta di una visione, un approccio ed una battaglia contro il mondo, completamente differente. Non si era mai andati ad analizzare la psicologia di un hacker blackhat, e quindi si è basato sulla eccezionale capacità di questi giovani di trovare i punti deboli ed infiltrarsi in quei sistemi”.

Come F.X. Feeney ha scritto nel suo libro Taschen sul regista: “Nel corso della sua carriera, Mann ha cercato fermamente di assegnare dei ruoli insoliti ai propri attori. E’ l’essenza particolare di un attore che lo interessa, e questo è anche in linea con il suo rifiuto di vedere i suoi personaggi come prototipi”. Questo è particolarmente vero per Chris Hemsworth, noto da tempo per la sua fisicità nelle serie di film Thor e The Avengers, così come Rush e Biancaneve e il Cacciatore.

Mann spiega come Hemsworth è diventato il suo Hathaway: “Ho visto la prima volta Chris in Thor, e l’ho trovato fantastico. Poi ho parlato con Ron Howard, con cui aveva lavorato in Rush, fidandomi della sua esperienza, e gentilmente mi ha fatto vedere circa 45 minuti del film. Chris era semplicemente incredibile, e volevo davvero incontrarlo. Così sono andato in Costa Rica, dove l’attore era in vacanza con la sua famiglia, ed abbiamo trascorso due giorni insieme parlando solo del film. A quel punto ho deciso che era la persona giusta”.

Mann ha trovato Hemsworth concentrato, sicuro di sé ed affascinato dal mondo che lo circonda. Il regista continua: “Chris è ambizioso e ha una forte personalità artistica. Mi piace lavorare con persone così. Mi ricordava delle persone molto brillanti che ho conosciuto nel sindacato dei metalmeccanici anni fa, che avevano fiducia in sé stessi e dignità. Ho pensato ‘Ho proprio Hathaway di fronte a me’. E Chris aveva i giusti connotati: è atletico, pratica surf e kickbox, ed era ansioso di calarsi nel personaggio”.

Per formare il personaggio, Mann ha presentato Hemsworth all’ex cyber-criminale ora divenuto consulente, Poulsen. Hemsworth afferma: “Kevin ha detto che durante il  periodo di galera ha affinato le sue abilità criminali diventando più bravo di quando è entrato;  e che i suoi compagni di cella gli hanno chiesto: ‘E’ possibile spegnere le telecamere tramite un computer, o scollegarle con un codice?’ . Così anche Hathaway è entrato da hacker in carcere, e lì ha sviluppato il suo lato fisico”.

Hemsworth e Mann si sono recati in Illinois presso il carcere di massima sicurezza di Stateville, più o meno il posto in cui Hemsworth ha trascorso gli ultimi quattro anni. L’attore racconta: “Abbiamo visitato diverse prigioni. La prima volta che sono entrato, ho pensato, ‘Questo è un altro mondo, che segue le proprie regole’.  E’ un posto incredibilmente intimidatorio e spaventoso. La persona che entra in prigione non è la stessa all’uscita; si tratta di due persone diverse. E’ disciplinata da un’ altra legge”.

Hathaway ha la possibilità di vedere commutata la sua pena grazie all’intercessione dell’ex amico e compagno di stanza al MIT Chen Dawai. Quando Mann e Foehl hanno ideato il personaggio del capitano Chen, il loro intento era capovolgere i preconcetti su un ufficiale della PLA a capo della squadra Cyber Blue. Di fatto, lo hanno descritto come un uomo molto intelligente che parla fluentemente il mandarino, ma che alcune scene dopo irrompe con un inglese perfetto, come se fosse un oratore. Trovare un artista, come Wang Leehom, che parla correntemente entrambe le lingue oltre ad essere un attore di talento, è stato un colpo di fortuna.
Il performer cinese nato in America, che è una pop star di enorme successo in Asia e vive a Taiwan, ci introduce il capitano Chen: “Questo è un fatto piuttosto comune per le generazioni dell’entroterra cinese, in particolare quelle connesse al governo. Il termine usato in Cina è ‘principino,’ che sta ad indicare una persona che proviene da una famiglia privilegiata, che poi può permettersi degli studi all’estero, e torna bilingue entrando pienamente nel sistema”. Il caso ha voluto che il fratello di Wang ha effettivamente frequentato l’MIT e ha lavorato per un certo periodo al MTE.
Wang riguardo il rapporto tra il suo personaggio e Hathaway, già compagni di stanza al MIT, dove hanno affinato le loro abilità informatiche, afferma: “Sapevo che Hathaway sarebbe stato l’uomo più adatto a cui affidare il lavoro, e quindi avevamo bisogno del suo aiuto. Se questo significava oltretutto dargli la libertà provvisoria, tanto meglio, dato che si trattava del mio migliore amico: in definitiva era una doppia vittoria. Quindi la negoziazione era sensata”.

Mann racconta l’impatto che Wang ha avuto sulla produzione: “E’ nato a Rochester, New York, ed è un musicista: principalmente è un violinista, ma è anche un pianista jazz. E’ il Justin Timberlake dell’Asia. Riesce a tenere concerti con 80.000 persone, dove migliaia di diciassettenni urlano e sperano di poter vedere anche da  lontano Leehom. Abbiamo assistito ad un suo concerto all’Hollywood Bowl, ed era pieno; nelle strade ci sono dei poster alti due piani e che occupano mezzo isolato dove appare Leehom per la pubblicità degli orologi Seiko”.

Per la parte del brillante ingegnere informatico Lien, sorella di Chen nonché compagna di Hathaway, Mann ha selezionato l’attrice cinese Tang Wei. Lien è indipendente, provocatoria, istintiva ed anche impulsiva. E’ determinata ad avere successo nel suo campo, probabilmente perché le era stato detto che le ragazze non avrebbero fatto strada. “Ci sono molte attinenze tra la vita del personaggio di Lien e quella di Tang Wei”, sostiene  Mann, “e questo è probabilmente il motivo per cui le ho risposto subito e ho pensato, ‘Questa è Lien’.  Tang Wei è un libro aperto; vive quasi uno stile di vita vagabondo. Quando abbiamo iniziato a parlarne, le ho raccontato la storia immaginaria di questa donna e del rapporto che aveva con la sua famiglia, in una società piuttosto maschilista … motivo per cui se n’è tagliata fuori alla ricerca della propria indipendenza. Ebbene tutto questo risuonava molto con le esperienze di vita di Tang Wei”.

L’attrice era entusiasta di ritrarre un personaggio che, spiega, “È piuttosto orgogliosa del fatto che sul lavoro è molto più capace della maggior parte degli uomini”. E aggiunge: “Per Lien, Hathaway è una persona speciale. E ‘ totalmente diverso da altri esperti informatici. E’ semplice e non ha la pretesa di essere chiunque altro se non sé stesso. Non ha mai incontrato un uomo come lui. E’ sincero e brillante ma anche primitivo, filosofico e molto protettivo; ed è la persona adatta per una ragazza che ha avuto una vita come Lien”.

Tang Wei risente degli echi dell’adolescenza condivisa col fratello Chen. E afferma: “Mi sento ancora trattata come una bambina: non le riconosce mai il merito di essere diventata un’ esperta del settore. Ma siamo una famiglia, e la sua richiesta di aiuto mi sembra quasi una sua riconoscenza della mia bravura sul lavoro”.

I due attori, amici di lunga data hanno condiviso un’esperienza lavorativa all’inizio della loro carriere. “La considero una sorella, perché abbiamo lavorato insieme in Lussuria: Seduzione e Tradimento” riferisce Wang. “E’ stato un processo di nove mesi con sei mesi di pre-produzione, e lei era al suo esordio cinematografico. Ang [Lee] l’ aveva scelta in un’audizione aperta a migliaia di aspiranti. La ricordo quando si è presentata per la prima volta, e sette anni dopo è diventata una star in Cina. Avere avuto la possibilità di lavorare nuovamente insieme è stata una gran cosa, per poter appurare quanto sia maturata come attrice, e come persona”.

Di fatto, al centro di questo thriller d’azione c’è una profonda storia d’amore. Spiega Hemsworth: “Uno degli altri attori del film ha detto: ‘E’ una storia d’amore questo film’: e io non l’avevo mai considerato tale. Ma in effetti il fulcro, la ragione di tutto – lo stimolo ed il contributo apportato da Lien-  è che gli permette di essere il migliore e di trovare in lei il suo alter ego. E’ quello che porta tutta la squadra a lavorare in sincronia. E’ la storia d’amore di due persone che non possono star lontani. Tutto ciò che riguarda l’uno appare sconosciuto all’altro, e per vari motivi non dovrebbe funzionare. Eppure funziona, e lo rende un rapporto speciale”.

Lien costringe Hathaway ad affrontare questa nuova realtà. Hemsworth continua: “Lei lo analizza fino ad arrivargli ne profondo. Nessuno è stato così onesto con lui, e l’approccio alla vita che utilizza è lontano dal galateo. Risveglia qualcosa in lui, e tutto ad un tratto lui è in grado di individuare ed inseguire quest’uomo misterioso. La donna è inoltre il catalizzatore della sua trasformazione, facendogli emergere il suo lato istituzionale e mettendolo nella posizione di raggiungere appieno le sue potenzialità”.

Entra a far parte del cast per ritrarre l’agente speciale Carol Barrett, l’attrice candidata all’Oscar® Viola Davis. Come tutti d’altronde, anche la Davis aveva sottovalutato la minaccia internazionale del crimine informatico … fin quando non ha approfondito l’argomento. “Non ero spaventata dall’idea di approfondire la tematica … ma una volta che l’ho conosciuta a fondo, sono rimasta pietrificata. E’ più di una minaccia per gli Stati Uniti. Si possono far crollare interi Paesi con il cyber-terrorismo. Si può arrestare l’approvvigionamento idrico, controllare i missili nucleari … e sono rimasta sbalordita dal numero di hacking che si compiono quotidianamente. Credo che sia in assoluto la nuova minaccia del XXI° secolo”.

Per il suo ruolo, la Davis, così come i suoi colleghi, ha trascorso parecchio tempo ad approfondire il suo personaggio. E afferma: “E’ stato difficile scoprire chi fosse Carol. Di solito, quando devo girare una scena cerco sempre di capire chi sono, e di cosa ho bisogno. Quello che voglio è più importante di quello che faccio. Ma nel caso di agenti dell’FBI, quello che fanno è più importante di quello che sono. E’ stata senz’altro questa la difficoltà per me. Il ‘come faccio a trasmettere questo particolare e dargli un valore umano?’ non è stato facile. Inoltre, era una donna che ha perso il marito l’ undici settembre, e per questo porta ancora una grande ferita dentro”.

Completano il cast di supporto di Blackhat : Holt McCallany nei panni del Maresciallo Mark Jessup; Andy On è l’ispettore di polizia di Hong Kong Alex Trang; Ritchie Coster è lo spietato mercenario Elias Kassar; Christian Borle è il direttore dell’ MTE IT Jeff Robichaud; John Ortiz ritrae Henry Pollack, l’assistente della Barrett a Chicago, mentre Yorick van Wageningen interpreta la misteriosa figura di Sadak. Van Wageningen, il cui aereo stava atterrando ad Hong Kong proprio nel momento in cui Edward Snowden stava partendo, riassume le sensazioni dei suoi colleghi del cast: “In tutta la sceneggiatura si evince un grande senso di allerta”.

Il Morphing dei personaggi: Ricerca e Formazione

Il potere non è statico. La sua storia è fatta di cicli ed innovazioni, tecnologie ed interrelazioni “.
-Professor Joseph H. Nye, Jr., “The Future of Power”

L’impegno di Mann nel realizzare delle storie per il grande schermo, è radicato nella veridicità delle  esperienze di vita,  evidenziato dalla quantità di tempo e di energia che spende nella ricerca dei progetti e nella formazione dei suoi attori. Attingere una storia dalla vita reale significa adattare gli attori alla gente comune ed ai luoghi da cui emergono i loro personaggi. Coloro che sono coinvolti possono trascorrere anche interi mesi ad approfondire ricerche ed esperienze al fine di acquisire il vero senso del personaggio che Mann intende portare in vita, in un film che illumina un mondo di cui conosciamo solo il lato superficiale. A cominciare da James Caan in Strade Violente (Thief ) e Daniel Day Lewis in L’Ultimo dei Mohicani, passando dal cast scelto per Heat – La Sfida e Collateral, il processo di Mann è sempre lo stesso. Il beneficio, ritiene Mann, è che “un attore si cala talmente nella parte che finisce per credere realmente di essere così, senza alcuna paura. E quindi diventa più spontaneo e libero di improvvisare”.

Uno dei presupposti per il regista, è che un personaggio deve avere un passato. “Deve essere una persona vera, con una storia alle spalle che abbia delle risonanze sul suo stato attuale”, spiega  Mann. “Il passato influenzerà il modo in cui affronta il presente nel film;  in questo modo  le sue reazioni saranno spontanee perché nascono da un ricordo, ad esempio quel che ha provato il protagonista quando suo padre si è ammalato, laddove il padre non è nemmeno menzionato nel film. Ma fa parte del suo passato”.

Hathaway è un hacker che sta scontando una pena nel carcere di Canaan, in Pennsylvania. Figlio di un metalmeccanico di Chicago, aveva una mente brillante ed un futuro roseo spezzato da circostanze sfortunate e scelte sbagliate. Per dare consistenza e spessore al personaggio, che teoricamente presenta molte contraddizioni, Mann ha portato Hemsworth nei luoghi dove è vissuto il suo personaggio, e dalla gente che una persona come Hathaway avrebbe conosciuto.

Per questo ruolo, Mann ha voluto sconfiggere lo stereotipo obsoleto dell’hacker proveniente dal ceto medio, magro e bianco. Ed aggiunge: “Non era nei suoi  progetti. Si dedicava alla progettazione dell’edilizia popolare, a Mumbai. Ho pensato che Hathaway dovesse essere il figlio di un metalmeccanico che viveva nella zona sud di Chicago. Di fatto era questo il suo passato: suo padre è morto quando lui frequentava l’ MIT pagato da una borsa di studio e prestiti. Suo padre era un single, la cui vita è ispirata ad una serie di circostanze occorse ad un mio amico. Mentre Hathaway frequentava la scuola, è finito nei guai ed ha subìto un procedimento giudiziario, finendo per scontare 18 mesi nel carcere di Norfolk, in Massachusetts”.

All’inizio della pre-produzione, Mann  ha portato Hemsworth a Chicago e nelle zone limitrofe in Illinois. Il regista aggiunge: “Abbiamo trascorso due o tre giorni nell’acciaieria US Steel, andando a lavorare alle 4:30 del mattino in un altoforno, che è un posto molto particolare, e lì ha  imparato a conoscere gli operai ed il loro lavoro. Siamo inoltre andati alla Borsa Merci perché nel film vengono manipolate le quotazioni di borsa della soia”.

Hemsworth riguardo questa esperienza racconta: “Due mesi e mezzo prima di iniziare, Michael ha detto: ‘Devo portarti in quei posti e nell’acciaieria per farti vedere dove sei cresciuto’.  Vengo dall’ Australia, ma ho finito per tornare lì. Una volta sul posto ha detto: ‘Qui lavora tuo padre, e queste sono le persone con cui sei cresciuto, ed immagino che tu abbia lavorato qui part-time per un certo periodo”.

Per Mann, l’attenzione ai dettagli e la precisione era fondamentale, e lavorare al fianco del regista è stato profondamente educativo. Hemsworth, che solitamente se la cava bene da solo quando si tratta di prepararsi per una parte, era entusiasta di questa preparazione. E afferma: “Lui sa quello che sta cercando. E’ stata sicuramente la preparazione più approfondita che ho fatto, ed è stata estremamente positiva. Mi ha fatto pensare a come mi sono preparato in passato e come mi preparerò in futuro”.

Oltre alla acciaieria, Mann e Hemsworth hanno visitato il carcere di Stateville e le “scuole di hacking”. L’allenamento fisico, iniziato alcuni mesi prima delle riprese, comprendeva il pugilato e la lotta. Per l’attore australiano di 1 metro e 93 gli allenamenti intensivi per i suoi ruoli non sono una novità, ma ora imparare a pensare, agire, muoversi e comportarsi come un hacker ha rappresentato la sua sfida più grande.

Come spiega Foehl, Hathaway è stato modellato su un numero di hacker con una combinazione di conoscenze informatiche quasi innate, tempo e sistemi complessi con cui avere a che fare: “Questi sono ragazzi che hanno una fantastica capacità di trovare i punti deboli di qualsiasi sistema. Poiché ogni sistema, essendo costruito da un essere umano, può essere violato da qualcun’altro. I buchi che esistono in qualsiasi network, così come alla NSA, sono presenti perché sono sistemi costruiti da esseri umani”.

Come per la maggior parte delle persone, il mondo del cyber terrorismo era relativamente sconosciuto all’attore australiano. L’idea che qualcuno potesse con un po’ di ingegno e pochi tasti, far saltare il mercato azionario o danneggiare seriamente le infrastrutture pubbliche o private, sembrava inverosimile. “Non era un argomento che conoscevo molto, al di là delle notizie che si leggono”, dice Hemsworth. “Per un personaggio come Nick, invece è una cosa naturale, è nel suo sangue”.

Hemsworth ha incontrato e lavorato con degli hacker professionisti, alcuni dei quali come il suo personaggio, hanno scontato delle condanne in prigione. E’ stata un’esperienza illuminante per l’attore che ha spiegato che le sue guide nell’universo di tasti e numeri infiniti avevano una conoscenza quasi ultraterrena della tecnologia, in continua evoluzione. “E ‘ un po’ come Matrix per loro,” afferma Hemsworth. “Possono dare un senso a qualcosa che la maggior parte delle persone non fa. E’ un altro linguaggio, una serie di numeri, lettere e punteggiatura. A noi sembra tutto un pasticcio, ma per chi vive in quel mondo, ha un significato completamente diverso”.

L’amicizia tra Hathaway e Chen si è consolidata durante gli anni in cui erano compagni di stanza al MIT, e per un breve periodo i loro percorsi lavorativi erano allineati. Nell’istante in cui Chen ha riconosciuto nel codice incriminato una parte di quella in che avevano creato lui ed Hathaway al college, sapeva che il suo vecchio collega era la chiave per decifrare quei crimini informatici.
Anche se le loro vite hanno preso strade differenti, è rimasto un legame forte tra i due. Oltre a lavorare entrambi con degli specialisti di computer e passare il tempo ai poligoni di tiro per perfezionare il tiro, Wang ed Hemsworth condividevano la passione per la boxe allenandosi insieme. “Abbiamo praticato molta boxe insieme”, dice Wang. “Michael ama la boxe e ci ha raccontato molte cose della sua esperienza in Ali“.
La boxe apporta molti benefici, secondo Mann. “Ci ha spiegato perché i pugili sono degli attori fantastici”, ricorda Wang. “Sono veramente bravi a memorizzare le linee sul posto. La sua teoria è che la loro grande capacità mnemonica è molto simile alla memorizzazione di un copione. Ha voluto che tutti praticassero la boxe, Tang Wei compresa”.

Blackhat non ha rappresentato solo la prima produzione hollywoodiana per l’attrice, ma è stata anche la sua prima esperienza in un set d’ azione frenetica. Lien è tranquilla, è arguta ed attenta a tutto ciò che le sta intorno. Hemsworth riguardo il personaggio che mette in guardia Hathaway sul pericolo immediato della situazione, afferma: “Lei è l’unica che ha subito riconosciuto il disorientamento dovuto alla sua detenzione. Rappresenta uno specchio per lui, ha effettivamente capito chi è diventato, da quali timori è afflitto, l’atteggiamento che tiene di continuo, la sua rabbia per le autorità e  come tutto ciò lo infastidisce. Si è sempre concentrato a mandare tutti a quel paese, senza badare al risultato”.

“Lo guardo e dico: ‘Adesso basta’ “, ricorda Tang Wei. ” ‘Dovresti capire la situazione in cui ci troviamo ora’.  E questo lo ha stupito”. Il carattere volitivo della donna nasce da una passato non facile, condizionato dal fatto dell’ essere una donna in Cina in un settore ampiamente dominato dagli uomini: l’ingegneria informatica. La sua determinazione e la sua concentrazione le hanno permesso di raggiungere  una posizione insolita. “Le capacità del mio personaggio sono superiori a quelle della maggior parte degli uomini”, dice Tang Wei, “e di questo ne va orgogliosa. Rispettano lei e il suo lavoro”.

L’intensa preparazione a cui si è sottoposta Tang Wei, comprendeva degli incontri con ingegneri informatici e programmatori di computer, oltre a battersi sul ring citato da Wang e Hemsworth. “Ho avuto la sensazione che Michael mi volesse più svelta”, dice ridendo l’attrice. “Così mi sono messa i guantoni e ho preso lezioni di pugilato a Los Angeles”. Per Tang Wei, la boxe ha significato acquisire consapevolezza  fisica ed affinare i tempi di reazione,  arricchendo al contempo la sua cultura: “Penso che quest’esperienza mi abbia fatto capire meglio la cultura americana”.

Sebbene Coster trascorra la maggior parte del suo tempo a cercare di uccidere i membri della squadra di Hathaway, ha avuto lo stesso livello di formazione. E afferma: “Penso che Michael abbia detto: ‘Non si usano armi di plastica sul mio set’.  Dio benedica gli armaioli e gli attrezzisti. Sono stati fatti degli sforzi monumentali intorno a noi, ed il loro operato è stato incredibile. Michael ha chiesto un coltello stiletto dei paracadutisti tedeschi degli anni ’30, ed è stato subito accontentato. E’ stato impressionante”.

Un Nuovo Ordine Mondiale: Riprese e Location

L’attività criminale online si estende oltre i confini geografici con una libertà senza precedenti“.
-Eric Jardine, Centre for International Governance Innovation

Con un action-thriller impiantato sulla metamorfosi tecnologica globale, ed una carriera volta a far sì che gli attori ed il pubblico venissero trasportati in luoghi reali, Mann ha dato vita alla sua produzione più ambiziosa: con  66 giorni di riprese in 74 diverse location in quattro Paesi differenti, attraversando 10 mila miglia. E’ stata una produzione eseguita su una scala incredibilmente vasta di luoghi, alcuni dei quali non avevano mai ospitato una produzione di queste dimensioni e portata, il tutto all’interno di un calendario altrettanto impegnativo. La determinazione di Mann ha varcato le frontiere per offrire una storia avvincente e visivamente unica. Supportato da una squadra di grande talento, Mann è stato coadiuvato in questa impresa enorme dai prodi supervisori agli effetti visivi: il premio Oscar® JOHN NELSON (Il Gladiatore, Iron Man) e PHILIP BRENNAN (Biancaneve e il Cacciatore, Wolverine- L’Immortale).

Mentre la storia globale comincia a Chicago, le riprese principali sono partite a Los Angeles, una città divenuta ormai un microcosmo del mondo in generale, con le sue comunità radicate ed abitate da milioni di persone. Dopo aver girato 11 location in 15 giorni, dagli uffici dei grattaceli al centro, ai ristoranti in Corea fino alle strade piene di murales di East Los Angeles, Mann e la sua squadra erano sempre con le valigie in mano pronti a partire dalla città che descrive “isle of content” per volare dall’altra parte del mondo.

Mann sostiene che la produzione è stata fortunata ad avere la possibilità di andare in luoghi affascinanti dell’ Asia: “L’ingegneria civile di Hong Kong è ovunque straordinaria, per come gestiscono i pedoni ed il traffico. Ci sono dei piccoli parchi accessibili su ogni appezzamento di terreno, delimitati da ringhiere in acciaio, in modo che gli anziani possano appoggiarsi durante le passeggiate. Facendo scouting sotto l’acqua, abbiamo visto una cosa che sembrava un’ esposizione di sculture di Brancusi, mentre invece  era il deflusso di un canale di scolo,dall’aspetto scultoreo. Noi ci siamo esaltati ed abbiamo ripreso questa scena, perché si trattava di un canale di scolo che drenava l’acqua dalla collina alla baia. Per accedere alla parte inferiore bisognava utilizzare una rampa elicoidale di sei piani”.

Le riprese ad Hong Kong, una città che ospita più di sette milioni di abitanti e 6.000 grattacieli, sono cominciate ad un’altezza straordinaria,  al 118 esimo piano dell’Hotel  Ritz-Carlton, in un bar che si affaccia sull’isola – arroccato sul margine di un’ impero emergente ed una delle civiltà più antiche del mondo. L’evoluzione delle origini di Hong Kong, da ex colonia britannica ad una delle due regioni amministrative speciali della Repubblica Popolare Cinese, ha fornito uno sfondo perfetto ad  un momento cruciale della storia del film … durante il viaggio dei nostri eroi, nella ricerca frustrante di risposte costantemente in evoluzione ma sempre più dettagliata.

Per 26 giorni, Mann e la sua produzione hanno attraversato mercati vivaci, eliporti, passando per il porto più trafficato del mondo, ed i vecchi quartieri  in netto contrasto con le nuove infrastrutture moderne, dall’alte cime delle colline fino al basso verso l’acqua, approfittando di un paesaggio visivo rigoglioso che caratterizza Hong Kong. Poiché gli eventi che si susseguono in questo luogo cambiano la storia, Mann ha voluto che le immagini fossero molto impegnative. Lo scenografo Guy Hendrix Dyas ha utilizzato una grande quantità di complesse sovrapposizioni di modelli su modelli, mentre il direttore della fotografia Stuart Dryburgh e Mann hanno optato per il teleobiettivo.

Le strade affollate e gli spazi incredibilmente ristretti al picco dell’umidità estiva di Hong Kong, ha senz’altro aumentato le difficoltà. Ma, come sottolinea Hemsworth, come d’altronde qualsiasi cosa nella produzione di Mann, è stata una problematica accuratamente prevista a cui si è fatto fronte. “Michael ha trovato una stanzetta simil – ostello sporca, con la vernice scrostata piena di odori di ogni genere, che nessuno di noi ha approvato, né soddisfatto”, ride l’attore, ricordando la location claustrofobica usata come safe house per il team. “Guardandosi attorno c’era ogni tipo di rumore in sottofondo: quello delle luci al neon, suoni, passi, che portano a pensare che  ‘Questa stanza potrebbe essere ovunque’. E poi pensi che niente accade per caso con Michael”.

Lasciandosi  Hong Kong alle spalle, Mann e la compagnia si sono mossi verso la costa nord-ovest della Malesia per girare le scene degli effetti devastanti della violazione dei codici della centrale nucleare. Mann spiega lo svolgimento dei fatti: “La storia conduce Lien e Hathaway in una strana parte della Malesia, chiamata Perak, dove c’è un paesaggio che sembra quasi lunare con i suoi ricchi giacimenti di stagno”.

Dalla costa malese, la squadra è volata a sud dello Stretto di Malacca, attraverso il Mare di Giava, fino a  Giacarta, in Indonesia. E’ in questo luogo che il film raggiunge un’ apoteosi visiva, e Lien ed Hathaway diventano, secondo Mann, “gli artefici degli eventi”. E afferma: “Da Hong Kong, vanno in Malesia per poi finire  nel cuore di Giacarta, un posto vivace e pazzesco popolato da 20 milioni di persone durante il giorno, e 10 milioni di persone durante la notte, perché 10 milioni fanno da pendolari quotidianamente. Un po’ come a Chicago, anche se la sensazione è quella di essere in un posto alieno dove emergono le molteplicità culturali che caratterizzano l’Indonesia”.
Durante i 10 giorni che la produzione ha filmato le scene nella capitale della nazione-arcipelago, la squadra ha girato in lungo e in largo le popolatissime città – scorgendo l’edificio incompiuto di un centro commerciale, una struttura scheletrica abbandonata e spettrale, e delle barche in stile Bugis dagli scafi profondi e le strisce dipinte. Queste imbarcazioni gestiscono i collegamenti del porto di Kota o la Città Vecchia, che gli olandesi chiamavano Batavia e gli indonesiani Sunda Kelapa. Tra le strade di questa metropoli  variopinta e rumorosa di 1.700 anni, piene di auto e scooter con a bordo famiglie di tre, quattro e cinque persone, Mann e la sua squadra si sono abilmente destreggiati, zigzagando tra gli incroci pericolosi.

Anche se è sede di una piccola ma energica comunità cinematografica locale, nessun film di Hollywood su larga scala aveva mai tentato di effettuare delle riprese a Giacarta prima d’ora. Anche il classico del 1982 di Peter Weir Un Anno Vissuto Pericolosamente (The Year of Living Dangerously), sulla lotta del Paese per l’indipendenza svoltasi a Giacarta, in realtà è stato girato altrove a causa delle minacce di attacco da parte di estremisti.  Anche se a Mann era stato detto che era impossibile far lì delle riprese, il regista era inevitabilmente attratto dalla vitalità unica della città. Colpito dalla perfezione e dalla luminosità dei colori – dal verde dei  ministry building, al rosso e l’ocra degli hotel, al blu ed il giallo fluorescente delle insegne al neon- Mann si sentiva nel posto giusto.

L’Indonesia è il quarto paese più popoloso del mondo, dai ritmi vibranti ed unici. Nato a Chicago, Mann ha sempre reagito positivamente all’ energia inebriante della vita urbana: e l’ha trovata a Giacarta, ed ha impiegato tutta la sua determinazione per trovare un modo per girare lì le sue riprese. Alla fine, il regista ha preso accordi col governo e delle imprese private per realizzare le sue idee.

Gli ultimi quattro giorni nella città più popolosa del Sud-Est asiatico, sono stati trascorsi nella verde Lapangan Banteng, o Papua Piazza, per le riprese di una delle scene più ambiziose del film. E’ qui che è avvenuto l’incontro tra i due protagonisti della storia, Hathaway e il suo temibile avversario, il misterioso Sadak. In una piazza oblunga, sotto al Monumento della Liberazione Irian Jaya, Mann ha riunito 3.000 comparse vestite con abiti tradizionali sotto la supervisione della costumista tre volte premio Oscar® Colleen Atwood – ai piedi  della statua di bronzo alta circa 20 metri che rappresenta un uomo muscoloso che si libera dalle catene. “Simboleggia la libertà del popolo di Papua dalla colonizzazione olandese”, spiega uno dei membri locali del team, che aggiunge, con la tipica ironia delle persone che vivono al crocevia di un cambiamento storico, “Sono davvero liberi oggi? Non lo so”.

Hathaway e Sadak si affrontano in questo posto proprio durante la ricorrenza commemorativa. Il momento si svolge in mezzo alla parata di una folla colorata e rumorosa, con dei mostri grotteschi e delle creature volanti in un mare di migliaia uomini che portano le torce e donne che ballano, tutto al ritmo della musica dissonante gamelan indonesiana.

Il nostro eroe giunge in piazza con qualche rivista sul corpo a protezione ed un cacciavite affilato, in perfetto stile carcerario. Dice Hemsworth: “Sta per essere coinvolto in uno scontro a fuoco con sei ragazzi, e questo è tutto ciò che ha”.  Ma la scena si anima in tutte le sue contraddizioni durante la ri-creazione della bizzarra ma splendida celebrazione balinese. “Mi piace questo contrasto perché in quel momento le speranze non sono molte. Si passa da mondo digitale a questa cerimonia tradizionale, che risale a molti anni fa. La maggior parte delle persone non hanno mai visto una cosa del genere, soprattutto per la vastità della scena che Michael ha creato con migliaia di comparse, gli abiti, i ballerini, i pupazzi giganteschi; è stato bellissimo”.

La produzione, in segno di gratitudine per l’aiuto e la collaborazione straordinaria ricevuta, che ha reso possibile queste riprese, i set solitamente chiusi di Mann, sono stati invece aperti agli ospiti indonesiani ed ai dignitari. Tra coloro che hanno assistito alle riprese c’è stato il famosissimo governatore di Giacarta, Joko Widodo, l’allora candidato presidenziale che fu poi eletto presidente dell’Indonesia.

Dopo Giacarta, il regista ha portato la produzione a Kuala Lumpur, in Malesia, per completare le riprese di Blackhat. E’ lì, tra le altre cose, che hanno scagliato un camion dall’alto di un parcheggio attraverso un muro di cemento. Il mezzo fa un volo di 10 metri finendo sul tetto di un edificio, “rimbalzando” e scendendo di altri 3 metri e mezzo prima di finire sulla strada sottostante … .tutto avvenuto in location reali.

Oltre a lanciare veicoli fuori degli edifici, le riprese del frenetico inseguimento necessitavano di un intenso traffico stradale pieno di mezzi di trasporto – dalle moto alle auto agli elicotteri, compresi piccoli aerei e barche di tutte le dimensioni – da modesti a giganteschi. Per la breve scena in cui ad una nave viene negato il permesso di attracco – dato che la sua assicurazione è stata annullata in quanto il valore del suo carico è improvvisamente ed inspiegabilmente raddoppiato- il regista ha richiesto una nave portarinfuse di 120 tonnellate, la seconda nave da spedizione più grande del mondo.

Le coreografie di Mann arrivano al amassimo durante la scena dell’ inseguimento tra il team guidato da Hathaway e Chen ed i loro omologhi di Hong Kong, e Kassar ed i suoi scagnozzi. Navigando tra i vicoli del borgo marinaro di Shek O, passando dal porto dei container della città, che versa in una grande e moderna caditoia, e poi fuori nelle propaggini di Victoria Harbour, Mann ed il suo team hanno effettuato delle riprese barca a barca, ed elicottero a barca. Attraverso due rotte di navigazione, in una delle vie d’acqua più trafficate al mondo, con 11 barche di sfondo, due barche di ripresa e sette barche di supporto, ad una velocità di navigazione di 30 nodi, questa splendida sequenza è stata portata a termine.
Riguardo questa produzione in continuo movimento, Tang Wei conclude dicendo con affetto: “Abbiamo sperimentato tutti i tipi di trasporto … ed un giorno, li abbiamo anche utilizzati tutti assieme”.

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STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Blackhat disponibile in DVD da mercoledì 1 Luglio 2015
info: 12/03/2015.


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