Locandina Boyhood

Boyhood (2014)

Boyhood
Locandina Boyhood
Boyhood è un film del 2014 prodotto in USA, di genere Drammatico diretto da Richard Linklater. Il film dura circa 163 minuti. Il cast include Ellar Coltrane, Patricia Arquette, Ethan Hawke, Tamara Jolaine, Nick Krause, Jordan Howard, Evie Thompson, Sam Dillon. In Italia, esce al cinema giovedì 23 Ottobre 2014. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 4 Febbraio 2015. Al Box Office italiano ha incassato circa 347750 euro.

Girato in brevi periodi tra il 2002 e il 2013, Boyhood e’ un’esperienza cinematografica assolutamente innovativa che copre un periodo di 12 anni della vita di una famiglia. Il protagonista e’ Mason, che insieme con la sorella Samantha, intraprendera’ un viaggio emozionante e trascendente attraverso gli anni che vanno dall’infanzia all’eta’ adulta.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 23 Ottobre 2014
Uscita in Italia: 23/10/2014
Data di Uscita USA: venerdì 11 Luglio 2014
Prima Uscita: 19/01/2014 (Sundance Film Festival)
Genere: Drammatico
Nazione: USA - 2014
Durata: 163 minuti
Formato: Colore
Produzione: IFC Productions, Detour Filmproduction
Budget: 4.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 23.037.000 dollari | Italia: 347.750 euro
Note:
Presentato in Competizione al Festival del cinema di Berlino 2014.
Conosciuto anche come: Growing Up [USA], The Untitled 12 Year Project [USA]
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 4 Febbraio 2015 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Richard Linklater
Sceneggiatura: Richard Linklater

Cast Artistico e Ruoli:

Recensioni redazione

Recensione: Blu-ray di Boyhood
Recensione: Blu-ray di Boyhood
Giorgia Tropiano, voto 7/10
Universal Pictures Home Entertainment presenta l'edizione blu-ray di Boyhood, film di Richard Linklater vincitore di molti premi tra cui l'Orso d'argento a Berlino 64 per la miglior regia, tre Golden Globe, tre Bafta e ben sei nomination ai premi Oscar, tra cui uno vinto per la miglior attrice non protagonista a Patricia Arquette.

Immagini

[Schermo Intero]

“Il tempo è un fiume che mi trascina
ma sono io quel fiume.” – Jorge Luis Borges

BOYHOOD di Richard Linklater – una fiction drammatica che coinvolge lo stesso cast di attori nell’arco di 12 anni – ritrae un viaggio unico nel suo genere, ed allo stesso tempo epico ed intimo, passando dalla spensieratezza dell’adolescenza, alle difficoltà della famiglia moderna attraverso il passare inesorabile del tempo.

Il film racconta dieci anni di vita di Mason (Ellar Coltrane), a partire da quando era un bambino di 6 anni, percorrendone le vicende familiari fatte di controversie, matrimoni vacillanti e nuove nozze, cambi di scuola, i primi amori, le prime delusioni sentimentali, le gioie e le paure, il tutto tra stupore e meraviglia. I risultati infatti sono imprevedibili: di come una fase della crescita si lega a quella successiva, dando luogo ad un’esperienza profondamente personale basata sugli eventi che ci plasmano, e sulla natura mutevole delle nostre vite.

All’inizio della storia, gli occhi sognanti del piccolo Mason devono affrontare un grande cambiamento:  la sua amata e combattiva mamma single Olivia (Patricia Arquette) ha deciso che lui e sua sorella maggiore Samantha (Lorelei Linklater) devono trasferirsi a Houston in occasione di un riavvicinamento del padre spesso assente, Mason Senior (Ethan Hawke) che fa ritorno dall’ Alaska. Inizia così una nuova vita movimentata. Eppure, malgrado un vai e vieni di genitori naturali ed acquisiti, ragazze, insegnanti e capi, pericoli, desideri e passioni creative, Mason inizia a spianare il suo percorso.

IFC Films presenta una produzione Detour Film di BOYHOOD, scritto e diretto da Richard Linklater (BEFORE MIDNIGHT, BERNIE),  con Patricia Arquette, Ethan Hawke, Ellar Coltrane e Lorelei Linklater. Richard Linklater, Cathleen Sutherland, Jonathan Sehring e John Sloss hanno prodotto il film. I direttori della fotografia del film sono Lee Daniel e Shane Kelly. Lo scenografo è Rodney Becker, ed il montaggio è stato curato da Sandra Adair.

GIOCANDO CON IL TEMPO

In tutti i film si gioca con il tempo – si cerca di cogliere particolari di vita quotidiana, e focalizzarli per dar loro una nuova prospettiva; o di immergersi nelle mitiche dimensioni oniriche, dove il tempo viene come immesso in un frullatore. Perciò, quasi tutti i film sulla fiction sono, per esigenze pratiche, realizzati nel corso di un periodo di tempo che dura settimane o mesi.
Ma poteva mai un dramma contemporaneo essere realizzato per un periodo di tempo di gran lunga maggiore, che ricoprisse il tempo necessario per assistere alla crescita di un ragazzino, anno dopo anno, fino a diventare adulto ?
Questa è stata la domanda che si è posto Richard Linklater, quando ha cominciato a lavorare su BOYHOOD 12 anni fa. Tutto è cominciato quando il regista si era prefissato di voler fare un film che parlasse delle emozioni personali di un singolo, e descrivesse le difficoltà dell’esperienza dell’adolescenza; ma la fanciullezza comprende un mondo a sé: per questo non sapeva proprio da che parte cominciare. Poi gli è venuta un’idea.
Perché non provare a racchiudere il tutto ?”, ricorda di essersi chiesto.
Linklater sapeva che razionalmente c’erano un mucchio di motivazioni per cui tale impresa non poteva essere presa in considerazione: era creativamente sbalorditiva; finanziariamente impossibile; nessun cast o troupe , tantomeno una compagnia cinematografica, avrebbe potuto impegnarsi a lungo, per un tempo indeterminato; e andava contro i meccanismi dell’industria cinematografica moderna.
Malgrado ciò ci si è buttato a capofitto, senza neanche pensarci più di tanto.
E’ stato come fare un grande atto di fede verso il futuro, ” riflette Linklater. “La maggior parte degli sforzi artistici per forza di cose devono essere mantenuti sotto controllo, mentre in questo caso alcuni elementi erano fuori dal controllo di chiunque. Inevitabilmente ci sarebbero stati cambiamenti fisici ed emotivi, e questo è stato considerato. Ero sempre attento a rimanere fedele all’idea originale che avevo del progetto, ed alla realtà dei cambiamenti che avrebbero subìto gli attori lungo la strada. In un certo senso, il film è il frutto di una collaborazione con il tempo; e il tempo stesso a sua volta può diventare un ottimo collaboratore, sebbene non sempre prevedibile“.

Più che una sceneggiatura convenzionale, Linklater ha iniziato a dar vita a qualcosa di più simile ad un progetto strutturale e, con questo, è stato in grado di ottenere un sostegno a lungo termine da parte della IFC Films, che si è impegnata fermamente nel progetto con una conseguente produzione decennale. Successivamente ha ipotizzato un potenziale cast tecnico ed artistico, spiegando come si sarebbe svolto il programma di questa produzione irregolare: si sarebbero dovuti tutti incontrare annualmente, ogni qualvolta i loro svariati impegni lo permettessero, per 3-4 giorni di riprese. Linklater avrebbe potuto scrivere e modificare in itinere (con la sua collaboratrice di lunga data Sandra Adair) la programmazione. Nessun’altro all’infuori del gruppo sapeva cosa stessero creando durante i 144 mesi di produzione, e solo una volta terminate le riprese finali, si è giunti alla prospettiva complessiva del film.

Linklater è stato gratificato dall’aver trovato così tante persone pronte a fare questo salto nel buio assieme a lui. “E’ stata una scelta particolarmente azzardata per la IFC di impegnarsi in questo lavoro, e so che Jonathan Sehring [ Presidente della IFC Films ] si è molto battuto per il progetto,” dice. “Ha dovuto giustificare ogni anno tutte le spese, senza disporre di materiale da mostrare negli anni a venire. Ho avuto la fortuna che tutto ciò accadesse, altrimenti nulla sarebbe stato possibile.”
L’impegno richiesto agli attori di BOYHOOD era anche completamente diverso dagli ingaggi e dalle riprese tipiche. A livello logistico, dovevano ritagliarsi del tempo tra i vari impegni, per girare per i successivi 12 anni. Ma in sostanza, dovevano essere pronti a considerare i loro personaggi, non solo in una fase di tempo circoscritta, ma nel lungo periodo – oltre la vita della maggior parte dei personaggi teatrali, cinematografici e televisivi – spingendosi ulteriormente per poi ritrovarsi nuovamente ogni anno in circostanze differenti.

E’ stato un processo diverso, e che è stato davvero emozionante “, sostiene Patricia Arquette, che interpreta Olivia, la mamma che nel film cerca di tenere unita la famiglia, a volte anche ‘con lo spago’.
Non c’è mai stato un precedente di un tale coinvolgimento di cast e troupe “, ammette Linklater. “Non c’è mai stato un contratto lungo 12 anni in questo settore. Così è stato davvero chiedere alle persone di fare un atto comune di fede ed impegno“.
Non si trattava solo di rischiare, ma anche di pazientare, verso una prospettiva di lunga durata, che non è proprio il modus operandi standard di Hollywood. Era talmente complicato spiegare quel che aveva in mente di fare, che Linklater ha praticamente covato costantemente questo lavoro, anche se nel frattempo ha fatto altri film.

Quando nel 2002 è iniziata la produzione, Linklater stava già diventando una delle figure più caratteristiche del cinema americano, essendo salito alla ribalta con le hit indipendenti SLACKER e LA VITA E’ UN SOGNO (Dazed And Confused); con l’innovativo film d’animazione WAKING LIFE ed il premiato PRIMA DELL’ALBA (Before Sunrise), opere esuberanti divenute pietre di paragone personali per il pubblico. Ma la sua carriera nei successivi 12 anni è ulteriormente cresciuta in maniera diversificata, generando film come la commedia tradizionale SCHOOL OF ROCK, e la premiata black comedy BERNIE. Ha inoltre completato l’acclamata trilogia, con BEFORE SUNSET- PRIMA DEL TRAMONTO (Before Sunset) e BEFORE MIDNIGHT, di  PRIMA DELL’ALBA (Before Sunrise), quella meglio conosciuta come la serie BEFORE.

Già nella serie BEFORE si sono approfonditi gli impatti del tempo sulla vita quotidiana – rivisitando la stessa coppia in tre momenti diversi dell’evoluzione del loro rapporto, anche se in maniera differente da BOYHOOD. “Il tempo è chiaramente un elemento importante nei film di BEFORE“, osserva Linklater , “ma qui si tratta di descrivere brevi momenti di una fase temporale più ampia, e di come il tempo lentamente e gradualmente ci condiziona.” Di certo, un limite insormontabile del tempo è che va di pari passo con le occasioni e gli imprevisti della vita. Quindi i rischi erano notevoli. “Alcuni dei timori classici, erano sul genere “Cosa succede se Ellar si trasferisce in Australia o qualcosa di simile, ” riflette Linklater. “Verso la fine, sono anche arrivato a dire, “Ethan, se muoio, tutto questo devi portarlo a termine tu!’ .”

Ma il tempo ha anche avvantaggiato Linklater, dando uno spazio alla sua creatività senza precedenti: di fatto gli ha offerto la possibilità di contemplare ogni elemento del film per un periodo considerevole della propria vita. “E’ stato incredibile poter disporre di una così lunga gestazione di tempo“, commenta. “Non mi era mai successo prima, e so che probabilmente non mi capiterà mai più.”

IL BAMBINO
Uno dei primi punti fondamentali di BOYHOOD è stato trovare il bambino. “Eravamo alla ricerca di qualcuno che ci seguisse per 12 anni – e che non è qualcosa che un bambino di 6 o 7 anni può capire facilmente“, osserva Linklater . ” Quindi è stato un compito fuori dal comune; andavo in giro guardando i ragazzi e chiedendo loro, ‘Chi avete intenzione di diventare quando sarete grandi, e come sarà la vostra vita ?‘ ”
Il regista ha trovato istintivamente la risposta a quella domanda, durante l’audizione al nativo di Austin, Ellar Coltrane. “Ho avuto la sensazione che Ellar avesse delle doti artistiche, anche a quell’età, in parte perché i suoi genitori sono entrambi degli artisti, ma soprattutto perché c’era qualcosa di speciale in lui “, ricorda Linklater . “E ho percepito che il mondo in cui stava crescendo si sarebbe prestato al nostro progetto. Era sempre più evidente quanto Ellar fosse intelligente ed interessante, ed è stato un piacere anche solo assistere all’evolversi della sua vita. Ha collaborato attivamente anno dopo anno“.

Per Coltrane, far parte di BOYHOOD significava avere un’adolescenza diversa da tutti gli altri, esposta attraverso lo schermo, a tutti. Ma all’inizio, davvero non aveva idea a cosa andasse incontro, o che cosa significasse. “Non immaginavo cosa fosse“, ha spiegato. “12 anni erano il doppio della mia età, dal momento in cui abbiamo iniziato. E’ già abbastanza difficile per me immaginare i miei prossimi 12 anni, e  probabilmente a qualsiasi età, ma all’epoca era davvero impossibile. Solo dopo diversi anni ho cominciato realmente ad assimilare il vero significato del film, e perché era così diverso“.

Allo stesso tempo Coltrane guardandosi indietro, è contento di aver avuto la possibilità di lavorare per tutti quegli anni in uno spazio riservato ed invisibile al mondo. “Sono estremamente grato del fatto di non essere apparso subito sugli schermi“, commenta. “Penso di esser più pronto ora, piuttosto che all’inizio di questo processo.”

Anche i ricordi delle prime fasi della produzione di Coltrane sono delle immagini sfocate tipiche dell’infanzia, fatte di lampi di memoria diretta. L’attore ricorda che inizialmente era decisamente guidato da Linklater, e ha dovuto memorizzare praticamente tutto. Ma, crescendo insieme a Mason, questo processo gradualmente è cambiato, cominciando a far valere sempre più i propri istinti creativi, dandogli sempre più soddisfazioni.

Rick ed io di solito, all’inizio di ogni anno nuovo, facevamo un punto della situazione su dove eravamo rimasti per riprendere gli elementi della storia da riportare al personaggio“, ricorda. “Nel corso del tempo, la mia vita e quella del mio personaggio hanno cominciato a convergere, quindi ho potuto contribuire fattivamente ai cambiamenti di Mason. Da bambino, naturalmente, tutto sembra molto più semplice, mentre crescendo emergono le vere problematiche e le difficoltà  dei rapporti di questa famiglia. Penso che, per molti versi, far parte del film mi ha dato una prospettiva più ampia delle mie relazioni interpersonali reali, soprattutto nel rapporto con mia mamma che, come quello di Mason, è complicato.”

Linklater sostiene che in qualche modo Coltrane agiva come a suo avviso avrebbe reagito Mason, anche se Coltrane aggiunge: “Ci sono stati momenti in cui mi sono spinto un po’ oltre, ma penso che lungo la strada la mia sensibilità si sia addolcita, mentre il personaggio di Mason si sia ampliato“.

L’ estrema intimità creatasi con il cast e la troupe, avendoci condiviso anno dopo anno la maggior parte della sua vita, ha offerto a Coltrane una sorta di seconda famiglia. “Tutt’ora considero Rick, Lorelei e molte altre persone della produzione, i miei più cari amici“, afferma. “Ritengo che la naturalezza che emerge dalle relazioni del film nasce dal fatto che abbiamo davvero formato una specie di famiglia.

Trovare la persona che avrebbe interpretato la sorella di Mason, Sam, è stato facile perché Linklater già conosceva qualcuna a lui vicina, che avrebbe voluto la parte: sua figlia Lorelei, che all’epoca aveva 9 anni. “Era nel pieno degli anni in cui cantava, ballava ed aveva un carattere estroverso, e in quel momento ci teneva molto a farlo“, ricorda . “E’ stata anche una scelta molto pratica, perché almeno ho avuto il controllo della sua disponibilità.”

Eppure Linklater non poteva prevedere  negli anni successivi se la figlia avrebbe potuto cambiare idea o approccio al progetto. “Durante alcuni anni di riprese, era molto più interessata alle arti visive, per le quali è molto dotata, che alla recitazione. Ad un certo punto, rifiutandosi di vestirsi in un certo modo, è venuta da me e mi ha chiesto ‘Il mio personaggio può morire? ” afferma ridendo. “Per molti versi, Lorelei non assomiglia molto a Sam, ma il suo coinvolgimento nel film probabilmente ha avuto significati diversi in momenti diversi. Penso che l’artista che c’è in lei in definitiva ha apprezzato la portata del progetto in cui è stata coinvolta, anche se a volte le è apparso complicato.”

Il legame palpabile tra Lorelei ed Ellar ha subìto delle modifiche nel corso degli anni, rispecchiando la sottile evoluzione dei rapporti tra fratelli. “Il rapporto tra fratello e sorella da ragazzini può essere difficile, difatti inizialmente erano piuttosto scostanti tra loro, quasi segnati da un sentimento di rivalità. Ma durante la crescita tutto è cambiato” , spiega Coltrane. “Oggi, in realtà apprezzo molto il mio rapporto con Lorelei perché è l’unica persona che ha vissuto questa mia stessa strana esperienza di crescita in un film – e che sa veramente cosa ha significato: entrarne a far parte in un modo, ed uscirne in un altro. E’ molto bello poterne parlare con lei.

Per Patricia Arquette lavorare sia con Ellar che con Lorelei, è stata una rivelazione. “Non dirò mai abbastanza quanto sono stati grandi,” afferma. “E’ stato meraviglioso vederli crescere così rapidamente, proprio sotto i nostri occhi“.

LA MAMMA
BOYHOOD è anche una storia sulla maternità, sugli screzi tra madre e figlio proprio quando Mason inizia in tutti i modi a voler affermare la propria indipendenza. Per il ruolo di Olivia, che esordisce con il conflitto tipico della mamma single super impegnata che vuole affermarsi come tenace educatrice di due figli adolescenti esuberanti, Linklater ha scelto Patricia Arquette. Per tre volte candidata ai Golden Globe per il suo ruolo nella serie televisiva “Medium”, e recentemente apparsa nell’ acclamata serie della HBO “Boardwalk Empire” nella parte di Sally Weet, la Arquette è nota anche per le sue memorabili interpretazioni nel film di Tim Burton ED WOOD, ed in quello di Tony Scott UNA VITA AL MASSIMO (True Romance). Da ricordare inoltre che Patricia ha vinto un premio Emmy per il suo ruolo in Medium.

Ma BOYHOOD non aveva nulla a che vedere con tutti i film in cui è stata coinvolta in precedenza.
Quando Rick mi ha chiamato ero elettrizzata all’idea di far parte di questo progetto. Mi ricordo che disse: ‘Che progetti hai per i prossimi 12 anni? ‘ – Che è stato davvero il miglior modo di proporsi,” afferma ridendo la Arquette. “Non c’era nessun copione, e non si trattava di un film facilmente catalogabile: ma la sua era un’ idea incredibile, che nessuno aveva mai avuto prima, così ho pensato che avrei trovato un modo per partecipare al progetto, pianificando i miei impegni per i prossimi 12 anni. Dare la mia parola è stato semplice per me ” .

Linklater non aveva mai lavorato con la Arquette, e l’aveva incontrata una sola volta, ma sostiene che fin dal primo colloquio l’ha ritenuta adatta al ruolo. “Ho apprezzato il fatto che fosse diventata mamma in giovane età,  perché per il personaggio era importante” dice. “Al telefono, ci siamo subito intesi: abbiamo parlato delle nostre mamme, e di come si comportavano di fronte la nostra crescita; inoltre ha molto da dire sul mestiere di genitore “.

Patricia è una grande artista, e si è immedesimata senza paura nel personaggio “, continua il regista. “Non le interessava calarsi nelle ambiguità di Olivia. Ci ha convissuto. Olivia è imperfetta, ed a volte può sembrare passiva, ma la considero anche una mamma coraggiosa:  una donna che cercava sempre di bilanciare le proprie passioni con il fare del suo meglio per i propri figli. ”

Arquette sostiene che parte della ragione per cui si sentiva in grado di affrontare il progetto senza paura, era la sua fiducia in Linklater. Anche se questa era la prima volta che lavoravano insieme, ha avuto subito la sensazione che stesse nascendo quel tipo di collaborazione creativa che spinge una persona ad esplorare nuovi territori. “Rick è una persona sempre calma, solidale e chiara nella sua visione“, osserva. “E’ stato incredibile per me notare che non si è mai presentato con un programma che definisse un certo tipo di film, o che abbia permesso che si screditasse il nostro lavoro. Ha realmente seguito il suo istinto, ed ha accettato i cambiamenti che man mano avvenivano durante la lavorazione del film“.

Cercare di capire a fondo il personaggio di Olivia, ha rappresentato un impegno diverso da qualsiasi altro personaggio che la Arquette abbia mai interpretato. “Una cosa è calarsi in un personaggio proiettato nell’ambito di un determinato periodo di tempo, ma qui, soprattutto all’inizio, c’erano tante cose che non sapevo, e che non avrei potuto sapere. Quindi questo significava interpretare diversamente le cose, e credo sia stato un bene per questa storia“, commenta.

La Arquette continua: “Il personaggio si rivelava continuamente per me. Non avevo preconcetti nei suoi confronti. Nella primissima fase iniziale, Rick mi ha chiesto di trascorrere del tempo con Ellar e Lorelei: quindi abbiamo fatto un pigiama party, abbiamo passato dei giorni a fare progetti artistici. Era un modo per cercare di instaurare dei rapporti reali. Non ero abbastanza convinta all’epoca, che potesse funzionare, ma ero fiduciosa. E c’erano sempre delle avvisaglie emozionali in agguato che riecheggiavano nell’ essere umano, una sensazione che non ho mai provato in nessun altro film. ”

Da madre, la Arquette ha apportato la sua esperienza nel suo lavoro, anche se sostiene che alla fine, Olivia rappresenta un insieme di molti fattori, e le caratteristiche di molte madri. “Ci sono molte similitudini e diversità tra me e Olivia,” dice, notando che, come Olivia, anche sua madre frequentava una scuola per insegnanti quando era giovane. “Per esempio, la scena quasi alla fine del film in cui Olivia osserva Mason lasciare la scuola, era esattamente il contrario della stessa scena accaduta nella mia vita con mio figlio, ma ricordo anche che fu un momento molto intenso e pesante, e mi è sembrato che Olivia abbia avuto una reazione altrettanto umana e corretta“.

Il rapporto di Olivia con gli uomini – con il padre dei suoi figli Mason Senior, così come altri partner, a volte violenti, che ha iniziato a frequentare durante la sua vita – ha piuttosto affascinato la Arquette, rivelando che in effetti le cose si svolgono allo stesso modo in cui tutti ci battiamo per far emergere le persone per come realmente sono.

Penso che a Mason Senior, lo abbia etichettato a vita come un irresponsabile, mentre lei si considera l’unica ad essersi impegnata duramente, lavorando giorno per giorno per educare i due ragazzini. Ma, naturalmente, non ha modo di vedere il suo ex quando è con i bambini, né può sapere che genere di padre è realmente,” nota. “Inoltre, durante il suo percorso comincia a fare delle scelte personali profondamente tristi – seppur sia convinta di seguire quelle giuste. Pensa che stia facendo tutto ciò che deve per i suoi figli, sempre alla ricerca di una situazione stabile per loro, anche se talvolta non si accorge, se non col senno di poi – di aver a volte indossato i paraocchi.”

Nonostante i paraocchi e nonostante gli inevitabili ostacoli ed i pericoli, ad Olivia viene riconosciuto il merito di aver cresciuto due adolescenti forti e sensibili che sembrano pronti, semmai qualcuno lo sia, per affrontare il mondo attuale.

Adoro osservare Mason, che esordisce come una sorta di piccolo sognatore, che si trasforma in un emozionante giovane artista e uomo,” conclude la Arquette. “Per quanto nociva sia stata per lui la separazione dei suoi genitori, in qualche modo , diventa un mix dei loro individuali punti di forza. Incarna la vivacità di suo padre ed il senso di responsabilità e della cura degli altri, di sua madre. Ed è diventato una persona straordinaria“.

IL PAPA’

L’adolescenza di Mason è segnata da un divorzio – come l’ infanzia del 50% degli americani – e dalla lontananza di un padre che ricompare all’improvviso nella vita della famiglia proprio all’inizio della storia. Ad interpretare Mason Senior  è un collaboratore di lunga data di Richard Linklater, Ethan Hawke, l’attore tre volte candidato all’Oscar®, che ha condiviso il titolo di Miglior Sceneggiatura per BEFORE SUNSET- PRIMA DEL TRAMONTO, e BEFORE MIDNIGHT con lo stesso Linklater. Scrittore ed ugualmente  valido regista, Hawke è noto per la varietà di ruoli interpretati, tra cui l’uomo geneticamente modificato di GATTACA LA PORTA DELL’UNIVERSO (Gattaca), il poliziotto alle prime armi della sezione narcotici di TRAINING DAY, HAMLET in versione moderna, il fratello riluttante di ONORA IL PADRE E LA MADRE (Before The Devil Knows Your Dead), e l’amante tramutato inaspettatamente in partner della serie di BEFORE.

Quando nel 2002 è iniziato BOYHOOD, Linklater aveva già lavorato con Hawke in più occasioni, così quando gli ha accennato del progetto di BOYHOOD, l’ha accolto con un’emozione istantanea.

Fare un film nell’arco di 12 anni è stata un’idea incredibile ed unica“, ricorda Hawke. “Non sono mai stato coinvolto in nulla di simile. E credo che nulla di simile sia mai stato fatto. La gente è portata a pensare ‘oh, è come un documentario’, o ​​a paragonarlo a 7 – UP di Michael Apted. Ma questo non è un documentario: è un film narrativo fatto in 12 anni, che è ben diverso. E’ raro vedere qualcuno che cerca di utilizzare un media in un modo tutto nuovo, per esplorare il tempo in modo nuovo, proprio come aveva in mente Rick.”

Hawke non si è fatto scrupoli ad impegnarsi. “Ricordo che Rick era preoccupato che io fossi troppo impegnato, e che non sarei stato in grado di trovare il tempo tra i miei programmi, ma gli ho detto che credevo molto in questo progetto, e che lo avremmo fatto aggirando ogni ostacolo. Si trattava di mantenere la promessa cercando di organizzarsi per i prossimi 12 anni. Ma se si crede davvero in qualcosa, si trova sempre un modo.”

Una volta entrato a far parte del progetto, Hawke avrebbe ritratto Mason Senior nel mezzo di grandi cambiamenti, proprio come quelli che stava attraversando il figlio adolescente, stentando anch’egli a diventare in un certo senso ‘maggiorenne’ – che passa dall’essere un appassionato della guida sportiva, del trekking in Alaska, musicista autodidatta, a fare l’assicuratore alla guida di una macchina familiare con famiglia al seguito, sebbene i suoi istinti giocosi non tramonteranno mai.

Nel film quando appare il personaggio di Ethan, ha preso una grande decisione: quella di tornare a far parte della vita dei suoi bambini, che ha intenzione di essere un buon padre“, dice Linklater. “Penso che sia quel tipo di persona che è diventato padre cronologicamente prima della sua maturità, così quando lo si incontra per la prima volta nella pellicola, è in una fase in cui sta ancora tentando di diventare adulto.”
Hawke aggiunge: “E’ un ragazzo che sta crescendo, ma ne sta pagando il prezzo. Sta iniziando ad abbandonare i suoi sogni artistici giovanili, per diventare un padre a tutti gli effetti. Nel corso degli anni, come fanno molti uomini, ha assunto una maschera – facendo l’assicuratore – ma una parte di sé è ancora legata al mondo dell’arte“.

Il tema delicato del genitore part-time era particolarmente interessante per Hawke, figlio di genitori divorziati, e che ha subìto un divorzio proprio nel lasso di tempo in cui BOYHOOD era in produzione. “Penso che l’impatto di un divorzio sia sul figlio che sul genitore, sia un argomento che coinvolge sia me che Rick – ed è un tema che abbiamo anche affrontato in BEFORE MIDNIGHT, anche se in un contesto differente“, osserva.

Linklater ha volutamente tenuto Hawke fuori dal primo anno di riprese, proprio a sottolineare quella figura di un padre che vede i suoi figli solo in determinate occasioni, e che deve sfondare quel muro di imbarazzo e diffidenza che si crea quando non si condivide la quotidianità della vita. Allo stesso tempo Hawke sostiene che comunque c’era sempre un rapporto molto intimo sul set.
La cosa fantastica di Rick, è il suo stile incredibilmente rilassato di dirigere, che agevola il  lavoro di due giovani attori come Lorelei ed Ellar. Ha un insieme di pazienza e compassione che somiglia a qualcosa di molto reale. In verità, conosco Lorelei da quando era piccola, e quindi per noi questa è stata un’esperienza meravigliosa da condividere. E per quanto riguarda Ellar, è stato letteralmente catapultato nel progetto artistico dodicennale di Richard Linklater (Twelve Year Richard Linklater Artistic Program). Io credo che quel che ha vissuto, è stato qualcosa di molto intenso. Più di ognuno di noi; era su un terreno inesplorato.”

Con l’andare avanti delle riprese, la naturalezza delle interpretazioni hanno stupito Hawke. “Stanislavskij si sarebbe decisamente esaltato di fronte a questo film,” ride, riferendosi al leggendario insegnante di recitazione che ha sempre sostenuto l’ ideale della verità nuda e cruda.
Non c’è niente che lo renda simile ad un documentario, ma è il film stesso che induce a credere che questi personaggi siano reali,” osserva Hawke. “Ecco perché anche il più piccolo dettaglio della loro vita è così coinvolgente.”

In linea con il realismo del progetto, Hawke ha anche scritto diverse canzoni per il suo personaggio che è un cantautore, e che interpreta direttamente nel film. Sostiene inoltre che la tendenza di Linklater era quella di fondere la realtà con la finzione, e questo equilibrio ha permesso che il flusso dei lavori rimanesse costante per tutti e 12 gli anni. “La verità è che Rick era incredibilmente sensibile a tutto ciò che accadeva “, riassume. “Quindi col senno di poi sembrava che le cose andassero bene – ma in realtà covava dell’altro. Lavorava pazientemente con ciò che la realtà man mano gli prospettava.”

I CAMBIAMENTI

Alla base della struttura di BOYHOOD si evince un senso dinamico del movimento, che permette al pubblico di essere acutamente consapevole del passar del tempo, pur lasciandosi intrappolare nella morsa degli eventi che giorno per giorno si succedono durante l’adolescenza di Mason.

Per Linklater, una parte importante dell’ idea era permette al film di mostrarsi nella sua fluidità, proprio come succede durante la vita, piuttosto che evidenziare gli arresti e la ripresa del tempo. Sul lato tecnico, questo significava riagganciarsi alle sue scelte iniziali. “Volevo un aspetto uniforme, pur considerando i cambiamenti culturali e dei personaggi “, spiega. “Questo significava mantenere tutti gli stessi elementi formali del film durante il percorso.

Anche la sua decisione di girare interamente in 35mm ha rappresentato un azzardo, in quanto per il film stesso stava diventando un format evanescente. “Verso la fine della produzione, è diventato sempre più difficile girare in 35mm,” riflette. “Ma ci ha aiutato a mantenere una coerenza visiva che mai lascia pensare ad una discontinuità temporale.”
In alcuni casi abbiamo avuto bisogno di trasmettere al pubblico alcuni indizi che anticipassero da una scena all’altra i segni del tempo che trascorreva, sui volti dei due giovani attori. “Ogni volta che ricominciavamo a girare, si notavano caratteristiche diverse in Ellar e Lorelei, che indicavano proprio i cambiamenti del passare del tempo,” commenta Linklater.
Il regista ha inoltre tenuto in considerazione le transizioni infinite della sfera culturale nel corso dei 12 anni –  riferite agli abiti, le tendenze del design, il morphing dei dispositivi tecnologici che si sono imposti nella nostra vita, e soprattutto la musica, per evidenziare anche in maniera sottile,  i cambiamenti del periodo.
Riguardo la musica, Linklater sostiene: “Di solito, includo nei miei film le canzoni che sono significative per me – ma in questo caso ho considerato quelle che sarebbero state significative per Mason. Volevo che la musica rispecchiasse la cultura del momento, anche se ha rappresentato una sorta di sfida.
Ellar Coltrane non è stato di molto aiuto a Linklater, perché aveva un gusto insolitamente eclettico e retrò. Così si è avvalso di alcuni giovani consulenti che hanno espresso la loro opinione ed i loro ricordi personali, riguardo i brani più risonanti dai primi anni del 2000 in poi. Dai Weezer ai  Coldplay durante gli anni dell’ infanzia di Mason, agli Arcade Fire ed i Daft Punk verso la fine del film, i frammenti musicali hanno aiutato a collocare il film nel tempo, ed hanno aiutato a sottolineare gli stati d’animo oscillanti dei personaggi.

Quello che veramente contava per me, era abbinare queste musiche alle esperienze più emozionanti degli attori, ” spiega Linklater  “così ho ascoltato tutte le opinioni personali. In seguito, con la maturità di Mason, ho fatto sì che la musica convergesse sempre più con la sua crescita ed i suoi gusti.” Per dare continuità alle tante piccole riprese, molta attenzione è stata posta nella fase della pre- produzione – ricercando con largo anticipo le location ed il casting, per non avere poi brutte sorprese. Ovviamente c’è stata della confusione occasionale, ma per la maggior parte Linklater sostiene sia andato tutto sorprendentemente bene.

E’ stato un po’ come ritrovarsi ogni anno in villeggiatura“, dice ridendo. “Ogni anno, per 12 anni questo gruppo di persone si riunivano, più o meno come una sorta di grande famiglia. Ma il gruppo era destinato a crescere, ed in definitiva abbiamo raggiunto 143 membri del cast artistico, e oltre 400 persone del cast tecnico. Ogni anno era sempre più difficoltoso radunare tutti, ma credo che tutti sentivamo di far parte di un’ unica sfera creativa.”

Terminato il tempo delle riprese, il film aveva già una sua forma quando Linklater e Sandra Adair hanno lavorato sui tagli. Il montaggio finale è stato minimo. “Il lavoro era praticamente completo“, ricorda il regista. “Rappresentava esattamente la mia idea originale: inizialmente avevo pensato di rappresentare 10 minuti all’anno, fino ad arrivare a 120 minuti. Ma dopo il primo anno di lavoro ho capito che non avrebbe funzionato. Ho quindi deciso di lasciare che il film fosse più scorrevole, senza imporre quel tipo di restrizione. In definitiva è una specie di poema epico, eppure allo stesso tempo, molto semplice ed intimo.”

Vedere il film per la prima volta, è stata un’esperienza emozionante, a tratti catartica, per il cast. Linklater ha suggerito ad Ellar e Lorelei di riguardarlo da soli parecchie volte. Coltrane dice di essergli grato per il suggerimento. “E’ stato un momento molto intenso, perché appariva una parte di me che normalmente non consideravo“, spiega. “Ed allo stesso tempo era un momento intimo, molto profondo e sorprendente. E’ una finestra dell’esistenza umana, e per molti versi il personaggio principale è, come dice Rick, il tempo stesso. Non ho mai visto niente di simile. Ho visto una parte della mia vita, ma penso che sia un concetto esteso a tutti, perché arriva a qualcosa che sfugge a molti di noi: l’apprezzare i momenti per come sono.”

Patricia Arquette ha atteso di vedere il film insieme al pubblico durante la proiezione in anteprima al Sundance Film Festival. “All’inizio avevo un atteggiamento estremamente protettivo nei confronti di questo progetto, quasi non volevo che nessun’altro lo vedesse,” riflette. “Ma è stato incredibile vedere come la gente si sia sentita coinvolta, ognuno a modo proprio. E’ stato davvero bello.”

Linklater sostiene che uno dei momenti più emozionanti di tutta la produzione è stato alla fine, durante le riprese dell’ultima scena, in cui Mason, non più ragazzino, si dirige verso le montagne, e verso l’ignoto, nel suo primo giorno al college. Il senso che la vita di Mason potrebbe assumere da questo momento in poi potrebbe avere qualsiasi risvolto, ma tutto ciò che sappiamo di certo, è da dove proviene.

Mi ricordo che in quel momento il sole stava tramontando, e c’era un’atmosfera incredibile“, ricorda Linklater. “E’ stata la scena finale di un’ esperienza durata 12 anni, e non esiste alcun modo per descrivere quella sensazione. Qualcosa di irripetibile.”

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