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Bridget Jones's Baby (2016)

Bridget Jones's Baby
Locandina Bridget Jones's Baby
Bridget Jones's Baby è un film del 2016 prodotto in UK, di genere Commedia diretto da Sharon Maguire. Il film dura circa 122 minuti. Il cast include Renée Zellweger, Colin Firth, Patrick Dempsey, Jim Broadbent, Gemma Jones, Emma Thompson, Ed Sheeran. In Italia, esce al cinema giovedì 22 Settembre 2016 distribuito da Universal Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 4 Gennaio 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 5508972 euro.

Dopo la rottura con Mark Darcy (Firth), il “vissero felici e contenti” di Bridget Jones (Zellweger) non va del tutto secondo i piani. Ormai quarantenne e nuovamente single, decide di concentrarsi sul suo lavoro di produttrice di un notiziario di punta, e di circondarsi di vecchi e nuovi amici. Per una volta, Bridget ha tutto completamente sotto controllo. Che cosa potrebbe andare storto? Poi la fortuna bussa alla porta di Bridget, e incontra un affascinante americano di nome Jack Qwant (Dempsey), il corteggiatore che il signor Darcy non è mai stato. In un improbabile colpo di scena scopre di essere incinta, ma con un inconveniente: Bridget non sa se il padre del bambino è il suo amore di lunga data … o il suo nuovo flirt.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 22 Settembre 2016
Uscita in Italia: 22/09/2016
Data di Uscita USA: lunedì 19 Settembre 2016
Prima Uscita: 19/09/2016 (UK)
Genere: Commedia
Nazione: UK - 2016
Durata: 122 minuti
Formato: Colore
Produzione: Miramax, StudioCanal, Universal Pictures, Working Title Films
Distribuzione: Universal Pictures
Budget: 35.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 22.786.695 dollari | Italia: 5.508.972 euro
Classificazioni per età: ITA: 18+
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 4 Gennaio 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

SAGA Bridget Jones

Recensioni redazione

Bridget Jones's Baby, Recensione
Bridget Jones's Baby, Recensione
Erika Pomella, voto 7/10
Bridget Jones torna al cinema con un terzo capitolo che recupera i toni briosi e divertenti del primo film; pellicola che funziona meglio nella prima parte, 'Bridget Jones's Baby' diverte il pubblico, concedendogli anche il lusso di sognare un po'.
Recensione Blu-ray di Bridget Jones's Baby
Recensione Blu-ray di Bridget Jones's Baby
Redazione, voto 7/10
Il film Bridget Jones's Baby arriva in Blu-ray soddisfa per video e audio, mentre ottimo il reparto degli extra.

Immagini

[Schermo Intero]

Gli attori premi Oscar RENÉE ZELLWEGER (Chicago; Ritorno a Cold Mountain) e COLIN FIRTH (Il Discorso del Re; Kingsman: The Secret Service) si sono uniti a PATRICK DEMPSEY (Grey’s Anatomy in TV; Tutta Colpa dell’Amore) per una nuova avventura della single più amata del cinema, nel film Bridget Jones’s Baby. Diretto da Sharon Maguire (Il diario di Bridget Jones; Senza Apparente Motivo), il nuovo capitolo di questa acclamata commedia, con protagonista l’eroina creata da HELEN FIELDING, mostra una Bridget inaspettatamente ..in attesa. Dopo la rottura con Mark Darcy (Firth), il “vissero felici e contenti” di Bridget Jones (Zellweger) non va del tutto secondo i piani. Ormai quarantenne e nuovamente single, decide di concentrarsi sul suo lavoro di produttrice di un notiziario di punta, e di circondarsi di vecchi e nuovi amici. Per una volta, Bridget ha tutto completamente sotto controllo. Che cosa potrebbe andare storto? Poi la fortuna bussa alla porta di Bridget, e incontra un affascinante americano di nome Jack Qwant (Dempsey), il corteggiatore che il signor Darcy non è mai stato. In un improbabile colpo di scena scopre di essere incinta, ma con un inconveniente: Bridget non sa se il padre del bambino è il suo amore di lunga data … o il suo nuovo flirt. Il tanto atteso terzo capitolo del franchise di Bridget Jones accoglie il premio Oscar EMMA THOMPSON (Saving Mr. Banks; la serie Tata Matilda) nel cast, di cui già ne facevano parte il premio Oscar JIM BROADBENT (Iris – Un Amore Vero; la serie Harry Potter) e GEMMA JONES (Marvelous della BBC; Ragione e Sentimento) nel ruolo dei genitori di Bridget. I consolidati collaboratori TIM BEVAN ed ERIC FELLNER (Les Misérables; La Teoria del Tutto; Bridget Jones la serie) della Working Title Films, hanno prodotto il film con DEBRA HAYWARD (Orgoglio e Pregiudizio; Bridget Jones la serie). L’affermato team di produzione che ha lavorato dietro le quinte, è composto dal direttore della fotografia ANDREW DUNN (Precious; Hitch – Lui sì che capisce le donne), lo scenografo JOHN PAUL KELLY (La Teoria del Tutto; Bloody Sunday), la montatrice MELANIE ANN OLIVER (Les Misérables; The Danish Girl), il costumista STEVEN NOBLE (La Teoria del Tutto, Il diario di Bridget Jones), il truccatore ed acconciatore JAN SEWELL (X-Men: L’Inizio; The Danish Girl), e il compositore Craig Armstrong (Moulin Rouge!; Love Actually – L’Amore davvero).
La commedia è prodotta esecutivamente da AMELIA GRANGER (Questione di tempo), LIZA CHASIN (Everest) e dalla Fielding. E’ basata sui personaggi ed una storia creata da Helen Fielding (il diario di Bridget Jones; Bridget Jones: The Edge of Reason), da una sceneggiatura della stessa Fielding e DAN MAZER (Borat; A prova di Matrimonio) ed Emma Thompson (Ragione e Sentimento; Tata Matilda la serie). Universal Pictures distribuisce Bridget Jones’s Baby in Nord America ed in alcuni territori selezionati.

La Crescita di Bridget Jones:
L’Inizio della Produzione

Il 28 febbraio 1995, il quotidiano britannico The Independent pubblica una rubrica piccola e senza pretese curata dall’allora sconosciuta autrice Helen Fielding. È scritta dal punto di vista di una ragazza  single di nome Bridget Jones (età: 32 anni, peso: circa 60 kg), che vive e lavora a Londra. La rubrica guadagna rapidamente popolarità, e il nome di Bridget diventa familiare, facendo piovere offerte alla sua ideatrice. Nell’arco di dieci anni, le rubriche dei quotidiani su Bridget Jones ad opera della Fielding, sono diventate due romanzi best-seller e due film campioni d’incassi ai botteghini internazionali.
Lungi dalla Fielding l’idea di creare un modello di vita, eppure la nostra eroina rappresenta chi non viene considerato nella cultura popolare. E’ una donna che, a dispetto della sua indipendenza, non ha paura di mostrare i suoi difetti e le sue insicurezze.
A parte la scrittrice, nessuno conosce meglio la Jones quanto l’attrice che l’ha incarnata in tutti questi anni. “Bridget è un’eterna ottimista, modesta e capace di trovare sempre il lato ironico delle avversità,” riflette Renée Zellweger. “Tenace e determinata, non si abbatte mai. E’ perfettamente imperfetta, ed è per questo che la gente si identifica in lei”.
I produttori Tim Bevan ed Eric Fellner della Working Title Films si sono messi alla guida della squadra che ha portato nuovamente Bridget sul grande schermo. Fellner riflette sulla grande risonanza che il personaggio ha avuto sul pubblico: “Bridget è costituzionalmente ottimista, ed è in grado di cogliere il lato positivo di tutti gli imprevisti che le capitano. Ha un senso dell’umorismo coinvolgente, e alla gente piace perché si identifica con i suoi travagli. Bridget affronta tutto con stile ed umorismo, ed è un piacere trascorrere del tempo con lei. Qualunque cosa le accade, torna ad essere stoica e determinata, e solitamente col sorriso”.
“E’ aspirazionale, vero?”, aggiunge la collega produttrice Debra Hayward, anche lei impegnata nella serie fin dagli esordi. “Bridget deve continuare ad essere questa sorta di donna qualunque nella quale ci possiamo identificare, anche se il dilemma è trovarsi in situazioni assurde come le sue”.
Il problema principale della nostra protagonista è di rimanere single; che si traduce in indipendenza a caro prezzo. “Una delle ragioni del grande successo del primo film, oltre alla commedia, è la condivisione della paura di Bridget della solitudine”, dice Sharon Maguire, che ha diretto questo capitolo della trilogia. “E’ una paura comune a molti, ed un tema predominante nella vita del personaggio, oltre ad essere la via d’accesso dell’empatia del pubblico con Bridget. In fondo, il comune denominatore è la paura di rimanere soli”.
Fellner afferma che la Maguire è stata la sua unica scelta per la regia di questo progetto: “Sharon conosce questo mondo e questi personaggi meglio di tanti altri. Quando si è presentata l’occasione di lavorare nuovamente con lei, l’abbiamo colta al volo. Capisce gli scenari degli attori, e nessuno poteva fare di meglio”.
Quando Bridget si è fatta conoscere, le single di tutto il mondo si sono rese conto di non essere le uniche ad avere aspirazioni contrastanti ed insicurezze. L’ossessione delle calorie, l’impegno del trucco e della depilazione, i conflitti del cuore e della mente, nulla è stato nascosto. “Sto passando un momento alla Bridget” è una frase che ormai fa parte del linguaggio comune, insieme a “cialtronerie sentimentali” e “dea del sesso sfrenato”:  Bridget ha ottimizzato un nuovo tipo di donna.
Allora, perché questa lunga attesa per riportare Bridget sul grande schermo? “Dopo il primo ed il secondo film, abbiamo sempre sperato in un’evoluzione della storia di Bridget”, continua la Hayward. “Abbiamo iniziato a parlarne qualche anno fa con Helen, e ci sono voluti un paio di anni per sviluppare la storia. C’è voluto un po’ di tempo, ma ci tenevamo a fare un buon lavoro”.
La Bridget di oggi è una premiata produttrice di un importante telegiornale. Ha smesso di fumare, ha ridotto lo chardonnay, non è più ossessionata dal peso, ed i suoi libri sulla sopravvivenza sono stati rimpiazzati dalla letteratura politica. “Abbiamo assegnato a Bridget un lavoro molto più serio”, dice la Hayward. “Un programma piuttosto rilevante che è determinata a far valere, quindi sente costantemente la pressione del successo”.
La prima volta che il pubblico ha conosciuto Bridget, aveva 32 anni, e in Che Pasticcio, Bridget Jones! (Edge of Reason) ne aveva 34. In Bridget Jones’s Baby, festeggia il suo 43° compleanno. Quando i produttori hanno avvicinato la Maguire al progetto, la regista ha ritenuto fondamentale che la storia riflettesse ciò che accade agli adulti in questi anni cruciali di transizione, sia emotivamente che professionalmente.
Nonostante il suo successo, Bridget in questa nuova storia continua a mostrare quel suo meraviglioso imbarazzo che l’ha resa così attraente. “Chi sperava in un cambiamento rimarrà deluso. La perseveranza di Bridget, nonostante le circostanze minaccino la sua stabilità, è ciò che ispira la gente”, dice la Zellweger. “Ha le stesse sofferenze di tutti, soprattutto nella sfera privata, perciò è facile connettersi a lei”.
“Bridget può sembrare svampita ed impacciata, ma è molto intelligente: è colta e ben educata, eppure fa un sacco di papere”, aggiunge la Hayward. “Il ritratto di Bridget è sempre delicato, perché se si esagera si ricade facilmente nella stupidità. Bisogna trovare il giusto equilibrio, che in realtà è la cosa più difficile in un film. E’ umana, e certamente commette degli errori in amore; ma in definitiva, è unica e stravagante”.
Nonostante la sua indipendenza, Bridget rimane forzatamente single. “Abbiamo voluto isolarla”, spiega la Hayward. “Tutti i suoi amici soli si sono fidanzati, anche Tom [JAMES CALLIS], il suo migliore amico gay, si è sistemato e ha adottato un bambino. E’ rimasta solo lei”.
“Bridget è ancora alle prese con i soliti problemi”, dice la Maguire. “Teme ancora di rimanere sola, e cerca di dare un senso alla sua vita. E’ così imperfetta. Non va mai in giro di tutto punto ed infiocchettata”.
Come sottolinea la sua cara amica Miranda [SARAH SOLEMANI], Bridget “ci ha fatto ottenere un premio, e come conseguenza non ha una vita perché tutti abusano di lei senza pietà, considerato che è una single, una SPILF [Zitella che mi farei] senza figli, e che lavora tutto il tempo”. “Detto questo, è sempre la stessa Bridget che conosciamo e amiamo”, ribadisce la Hayward. “Le piacerebbe scolarsi una bottiglia di Chardonnay, ma ora riesce a contenersi”.
Nonostante le smentite di Bridget, il romanticismo ed i bambini sono un suo pensiero fisso. “Ne abbiamo parlato, ed il motivo per cui sono sempre una sua priorità, in parte è perché non ha mai dimenticato Mark Darcy, anche se non emerge all’inizio del film”, spiega la Hayward. “Da subito abbiamo pensato che doveva essere la storia di Bridget che scopre di essere incinta, ma che non è certa dell’identità del padre”, conferma la Hayward.
Essendo la Fielding molto occupata tra lo sviluppo della trama ed i suoi crescenti impegni, ha accettato di farsi affiancare da un altro scrittore nel progetto. “In origine lo sviluppo era di Helen, ed in seguito dello scrittore Dan Mazer”, spiega la Hayward. “poi, con il consenso di Helen, abbiamo coinvolto anche Emma Thompson”.
La Fellner riferisce come quest’ artista poliedrica sia entrata a far parte della produzione: “Emma Thompson è un’attrice ed una scrittrice con la quale negli anni abbiamo avuto la fortuna di lavorare: nel memorabile Love Actually – L’Amore Davvero, e nei due film di Tata Matilda. Eravamo alla ricerca di uno scrittore che ci aiutasse con la sceneggiatura, e quindi lei ci è sembrata una scelta naturale. Ha svolto un lavoro incredibile, e nel processo ha costruito un personaggio, la dottoressa Rawlings, che le abbiamo poi proposto di interpretare. E l’ha ritratta brillantemente”.
La Maguire ha apprezzato che Emma Thompson abbia aggiunto più imprevisti e più risate alla narrazione. “Il mondo di Bridget è noto, così abbiamo dovuto stupire il pubblico con dei colpi di scena e delle sorprese”, dice la regista. “Ho anche voluto apportare un po’ di freschezza e gioventù. Le sue amicizie lavorative, come Miranda, fanno parte della nuova generazione di Bridget, che hanno una visione leggermente diversa sulle relazioni: molto più libera ed amorale. Ho pensato che fosse molto divertente includere personaggi come Miranda e Cathy, la truccatrice [JOANNA SCANLAN]”.
Così come la comicità, anche la credibilità era indispensabile. “Volevo che la storia fosse plausibile, ma divertente”, prosegue la Maguire. “Conosco delle persone che si sono trovate nella sua situazione, quindi ero incuriosita da come Bridget l’avrebbe gestita”. Non avendo avuto due uomini consecutivamente nella sua vita, ora si presentano entrambi, desiderosi di essere il padre della creatura che porta in grembo. “Quando sono entrata a far parte del progetto, siamo partiti proprio da questo punto della storia, e l’abbiamo sviluppata creando le situazioni più imbarazzanti, come per esempio fare due ecografie con la complicità della dottoressa”.
“Mi piace pensare che sia un film sulla crescita, impostato in un momento successivo della vita del mio personaggio”, riflette la Zellweger. “Col passare del tempo, ci si rende conto che non esiste un punto di arrivo dove si pensa di aver capito tutto. Questo capitolo della storia di Bridget esplora le differenze tra come immaginava sarebbe stata la sua vita, e la realtà in cui invece si ritrova”.
Uno dei punti di forza apportati dalla Maguire alla produzione, è che questa volta ha potuto relazionarsi alla Bridget di oggi, molto più di quanto abbia fatto per la prima incarnazione. Infatti, dopo Il diario di Bridget Jones, la Maguire si è trasferita a Los Angeles per lavoro, e poco dopo è diventata mamma. E’ stato al suo ritorno a Londra nel 2014 che i produttori l’hanno avvicinata. “Ho avuto paura, ma ero altrettanto curiosa di sapere cosa era successo in questi undici anni a tutti i personaggi”, dice la regista. “Volevo sapere se i loro sogni si fossero avverati, e leggendo ho avuto una strana sensazione: sono tornata anche io indietro di quindici anni per cercare di capire se anche i miei sogni si fossero realizzati”.
“Coinvolgere nuovamente Sharon è stato fondamentale”, sostiene la Hayward. “Più di chiunque altro, Sharon incarna lo spirito di Bridget e tutte le qualità che hanno reso il primo film così facilmente riconoscibile. Siamo stati davvero soddisfatti quando ci ha dato la sua disponibilità. Sharon è la responsabile del successo del primo film per le sensazioni, i toni, l’umorismo, le risate, le lacrime ed il romanticismo che ha apportato; e senza dubbio, è uno dei personaggi del libro originale di Helen”.
A conferma della connessione della Maguire con Bridget, anche la regista ha scoperto la maternità in età avanzata, e quindi affronta con molta disinvoltura alcuni temi della storia. “Ha ispirato il personaggio di Shazza / Sharon”, rivela la Zellweger. “Anche se ho sempre pensato che fosse più simile a Bridget. Quando ride di fronte alle riprese del giorno, è come se in quel momento Bridget si materializzasse nella stanza. E’ da qualche parte tra Sharon e me. Non riesco a immaginare una collaborazione più divertente ed emozionante di quella che abbiamo condiviso”.
Da documentarista, la regista ha occhio per la commedia. “Dirigere una commedia è una cosa difficile, perché è molto soggettiva”, dice la Maguire. “Devo fidarmi del mio istinto per determinare cosa è divertente. Se ho letto qualcosa o mi viene in mente un’idea che mi fa ridere, sono propensa ad osare. Allo stesso modo, se trovo le performance degli attori divertenti, le accolgo”.
Avere la disponibilità di tutto il cast, è stata una delle più grandi sfide da superare. Eppure, nel mese di settembre del 2015 le telecamere hanno iniziato a registrare Bridget Jones’s Baby. I timori che nel 21° secolo la Jones poteva non essere rilevante, sono stati immediatamente spazzati via dai branchi di fotografi che hanno inseguito la troupe, le cui foto si sono guadagnate le prime pagine delle testate, ed hanno messo in moto un numero consistente di fan.

Un’ Americana in Inghilterra:
La Zellweger è Bridget Jones

Tempo fa, prima che il film di Bridget Jones diventasse un successo globale, i fan del libro rimasero inorriditi quando il ruolo fu assegnato ad un’attrice americana con un inconfondibile accento del sud. Oggi, è impensabile immaginare un’interprete diversa per Bridget. Molto semplicemente, ‘no Zellweger, no Bridget’. “Renée sa meglio di chiunque altro cosa Bridget avrebbe detto o cosa avrebbe fatto”, afferma la Hayward. “Ha un’innata conoscenza del personaggio, di come si sarebbe comportata, cosa avrebbe detto, e cosa non avrebbe detto”.
“Semplicemente non si può fare Bridget senza Renée!”, esclama la Maguire.
A proposito di fan, la Zellweger ne ha un gran numero sia dietro le quinte che di fronte alla telecamera. Fellner sostiene: “Renée è la più grande attrice comica della sua generazione; ma prima di tutto è un’attrice di talento: ne abbiamo avuto conferma nelle sue interpretazioni drammatiche. Anche se l’ammiravamo già come attrice, quindici anni fa non abbiamo mai seriamente preso in considerazione Renée Zellweger per il ruolo di Bridget, proprio perché americana. Ma quando l’abbiamo incontrata, ci ha sconvolti. Ora il personaggio è suo, ed è impossibile pensare a qualcun’altra per il ruolo”.
E’ stato con la Maguire che Renée Zellweger ha intrapreso quest’avventura cinematografica di Bridget 15 anni fa, e la loro riunione per il terzo capitolo della serie sembrava un fatto naturale. “Renée ha sempre amato il ruolo e, come noi, ha sempre sperato in una rivisitazione di Bridget”, spiega la Hayward. “E’ una rievocazione geniale di un personaggio letterario. Insieme, Renée e Sharon hanno creato quel personaggio sullo schermo. Si tratta di una collaborazione completa”.
“Renée ha la capacità di calarsi totalmente in Bridget, e di apportarle un lato dolce ed emotivo”, prosegue la Maguire. “Non si limita a fare la commedia. E’ lei in tutto e per tutto: il modo in cui la incarna porta un ulteriore livello di emozione e cuore. Non ha paura di mostrare una versione viscerale di sé stessa, non ha alcuna vanità di sorta. Riesce a combinare il tutto con una sorta di comicità fisica alla Lucille Ball, che lei stessa ha ed ama. Quando si tratta di comicità fisica, non si tira indietro”.
“Non riesco ad immaginare una collaborazione più entusiasmante di quella che Sharon ed io abbiamo condiviso”, concorda la Zellweger. Dal momento in cui l’attrice ha interpretato Bridget, ha nutrito una profonda passione per il personaggio. “Amo la sua umanità”, dice. “Mi piace la sua autenticità, e quanto possano essere imbarazzanti certe sue esperienze. La gente si identifica in lei perché è imperfetta, e in qualche modo riesce sempre a trionfare in situazioni difficili. Non si tira indietro: è umile e affronta i suoi dilemmi con ironia”.
Per la Zellweger gran parte della gioia di tornare al mondo di Bridget era rivisitare non solo Bridget stessa, ma anche i personaggi che ruotano intorno a lei. “Volevo sapere cosa fosse successo a tutti i suoi amici, cosa facessero la mamma e il papà, e cosa stesse succedendo a Bridget in questo momento della sua vita”.
La Zellweger incarna semplicemente Bridget, con il suo impeccabile e genuino accento provinciale. Solo quando si vedono gli artisti al lavoro si apprezza il loro sacrificio per ritrarre un personaggio. L’arte di essere Bridget sta nella sua sottile comicità fisica, di cui la Zellweger è una maestra.
La cosa che prima di tutte ha ispirato l’attrice nel ritrarre Bridget era l’idea che le cosce del suo personaggio si strofinassero ed emettessero un sibilo quando indossava i collant. Per la Zellweger, è stato un grande spunto per entrare nel personaggio ed effettuare la sua famosa camminata – a gambe leggermente divaricate. Sono stati piccoli indizi a farle capire come si sarebbe atteggiata.
“La goffaggine non so perché, ma mi viene naturale”, dice ridendo la Zellweger. “La goffaggine intenzionale dello script è molto divertente da interpretare, soprattutto quando Sharon è dietro l’angolo che ride sventolando ai quattro venti quanto io sia stata impacciata”.
Si è inoltre giustamente guadagnata il rispetto dei suoi co-protagonisti. “Renée è forse, più di ogni altro attore che abbia mai conosciuto, una gran lavoratrice”, dice Firth. “E’ perennemente vivace, infaticabile. Ha dei lunghi monologhi, e dei pezzi difficili di comicità fisica, e malgrado ciò la sua preparazione è stupefacente. Non si dovrebbe mai parlare di ciò che un collega attore ha appena fatto; c’è il pericolo che possa essere destabilizzante. Ma a volte ero impaziente di dirle che quel che avevo appena visto, era geniale”.
Diventare Bridget, tuttavia, non ha richiesto poco tempo. Oltre a settimane di prove, la Zellweger ha dovuto effettuare un allenamento vocale con la coach BARBARA BERKERY. “Parla come Bridget, dato che passa molto tempo sul set”, riferisce Firth. “Ci si confonde a volte a parlare con Renée della sua vita privata. Quando inizia a parlare della sua vita in Texas, con un accento del Surrey è una situazione imbarazzante … “.
“Ho lavorato sodo con Barbara per ottenere il giusto accento”, dice la Zellweger, “e ho dovuto prendere un po’ di chili, ma non tanti quanto in passato. Sharon e i produttori hanno ritenuto che sarebbe stato bello vedere Bridget aver raggiunto uno dei suoi obiettivi, ed essersi evoluta. Magari non in tutti gli ambiti, ma perlomeno ha optato per una vita più salutare”.

Darcy e Jack:
Gli Altri Lati del Triangolo Amoroso

In sostanza, la nostra eroina è una perfetta contraddizione. Da un lato è una donna in carriera, indipendente e sicura di sé, e dall’altro è un’eterna romantica, sempre alla ricerca dell’uomo giusto. Bridget ha spesso pensato che l’uomo dei suoi sogni fosse Mark Darcy, per il quale la Fielding si è ispirata ad un personaggio letterario di più di 200 anni. “E l’archetipo del bell’inglese, divertente, intelligente e represso”, dice la Hayward. “E Colin Firth incarna Darcy meglio di chiunque altro”.
“Sono innamorata di Mark Darcy, così come di Colin Firth”, afferma la Maguire. “E’ facile per me dirigere questo personaggio e dirigere Colin, perché è il classico rubacuori. Tutto ciò che riguarda il signor Darcy – la sua superbia, la permalosità, l’intelligenza, e ovviamente, l’essere un buon amatore – è racchiuso in Colin Firth … “.
Come per la Zellweger, anche il ritorno di Firth doveva avvenire nei tempi giusti. “Dopo aver fatto il secondo film, mi ricordo di aver detto che l’unico modo per contemplarne un terzo, sarebbe stato dopo un po’ di anni, per raccontare la storia dei protagonisti in un momento completamente diverso della loro vita”, dice sorridendo Firth. “Volevo ritrovare le stesse persone, ma più mature, per scoprire cosa hanno dovuto affrontare nella loro vita”. Tuttavia, è stato più complicato di quanto pensassi. “So che suona strano, perché ho interpretato quest’uomo un centinaio di volte. Forse avevo paura che sembrasse una parodia”.
In realtà, è stato proprio quello lo stato d’animo di Firth quando ha affrontato il primo film. “Bridget Jones era ovviamente una parodia deliberata e consapevole di Orgoglio e Pregiudizio, e mi sono avvicinato con questo spirito. Ho pensato di dovermi cimentare in una sorta di satira del personaggio della BBC che mi ha reso famoso. E’ come un gioco di specchi. Esistevo nei libri di Helen come me stesso, e Mr Darcy esisteva nei libri come Mr Darcy. Poi c’è il Mr Darcy nella fantasia di Bridget Jones. Ci si potrebbe perdere in tutto ciò. Eppure dovevo incarnare il ruolo, così ho pensato: ‘bene sto semplicemente andando a fare la parodia di Mr Darcy’. Ma una volta sul set, diventa tutto più specifico e molto più umano”.
E’ stata la fiducia che Firth ha risposto nella Maguire alla guida della produzione, che ha rassicurato l’attore. “E’ un lusso aver fiducia nel regista, per essere in grado soddisfare tutte le sue richieste. E ne ho riposta abbondantemente in Sharon. Non si preoccupa solo della commedia, né solo del romanticismo: sa cosa diverte in questa particolare circostanza. Non si tratta solo della sua capacità di dirigere questo materiale, e del modo in cui si connette con gli attori: lei fa parte di questo mondo, e al centro ci mette il suo cuore”.
“Colin era estremamente rigoroso riguardo al ruolo”, afferma la Maguire. “Anche se ha interpretato il signor Darcy da tante angolazioni, e questa è, naturalmente, la terza volta che lo ritrae, è sempre molto coscienzioso. La comicità non è parte integrante del suo personaggio, e già di per sé la rende un’interpretazione difficile, ma è qualcuno di socialmente inetto e per questo divertente. Interpreta Mark molto seriamente, e funziona”.
Per la preparazione del ruolo, Firth ha rivisto il primo film e ha colto qualcosa di inaspettato. “Mi ha colpito la loro credibilità. Ho pensato che fosse un aspetto molto umano, affettuoso e simpatico della solitudine e delle debolezze delle persone, e mostra la stupidità a cui a volte ci porta la nostra disperazione. Quindici anni dopo, ho trovato che ci fosse molta più vitalità di quanto avessi immaginato. E’ come ritrovare un vecchio amico, ci si sente in famiglia. Il tempo ha aggiunto dimensione a ciò che stavamo facendo”.
Quando appare Mark Darcy, è sempre uno stimato avvocato che si occupa di diritti umani, arrivato all’apice della sua carriera, ma un po’ stanco, suscettibile e certamente deluso sentimentalmente. “Ha appena chiuso un matrimonio, che evidentemente non ha funzionato”, dice Firth. “Eppure, chiaramente non ha dimenticato Bridget”.
“Non è mai troppo gentile durante le conversazioni; è sempre molto posato e pieno di sé, e fa sentire Bridget verbalmente fuori luogo, anche quando stavano insieme”, dice la Maguire. “Si è un po’ irrigidito sentimentalmente, ma lei lo ama ancora”.
“Il vantaggio di far passare un considerevole intervallo di tempo dall’ultima volta che abbiamo visto questi personaggi, è che si può raccontarne una storia”, continua Firth. “Se una persona ha ancora in mente la stessa donna dopo quindici anni, vuol dire che è amore. Nonostante il passare del tempo, nonostante la consapevolezza dei reciproci difetti e delle proprie debolezze, e malgrado tutte le delusioni che hanno vissuto, hanno ancora nostalgia dell’altro. Il concetto è: Potranno mai passare sopra le loro divergenze, e ritrovarsi di nuovo dopo tutto questo tempo?”.
Che loro ci riescano o meno, certo è che vengono ostacolati da un nuovo interesse amoroso di Bridget, il ridicolmente ricco autore ed esperto di internet Jack Qwant. La premessa degli ultimi due film è stata che in amore si può scegliere tra un bravo ragazzo e uno cattivo travestito da bravo ragazzo, anche se Bridget inevitabilmente farà la scelta sbagliata. “Abbiamo pensato a Jack come un americano in un ambiente molto inglese. E’ affascinante, divertente e molto americano”, dice la Maguire. “Ha trovato l’algoritmo per l’amore, e pensa di sapere cosa funziona in campo sentimentale. Lui e Bridget funzionano al 97 per cento, quindi dovrebbero stare insieme, mentre Bridget e Mark funzionano solo all’8 per cento”.
A onor del vero, Jack è l’antitesi di Daniel Cleaver. “Qualunque cosa possiamo pensare di questi uomini, Jack in realtà è una persona adorabile”, dice Firth. “Possiamo non credere agli algoritmi in amore, ed al modo in cui si pone, ma è affascinante, adora Bridget e sembra che gli piaccia Mark. Tutto ciò è abbastanza irritante: avere come rivale una persona che non puoi prendere di petto senza ragionevoli motivi”.
Il nome di Dempsey è sempre stato preso in considerazione per il ruolo di Jack, dopo aver catturato l’attenzione del produttore nei panni del Dr Derek Shepherd in Grey’s Anatomy. “Patrick è stato la nostra prima scelta, perché è un’alternativa credibile”, dice la Hayward. “Ha l’età giusta, è dannatamente bello ed è americano; decisamente diverso da Daniel. Volevamo che fosse una persona diversa ma altrettanto stupenda, e lui è un grande attore. E’ l’ equivalente americano di Colin”.
Così, tutte le strade hanno portato a Dempsey per la parte di Jack, ma le sue corse in pista potevano potenzialmente compromettere la sua presenza nel progetto, perché Dempsey era nel bel mezzo di una stagione di corse (il suo secondo lavoro è pilota automobilistico). “Ero in piena stagione di gare”, spiega Dempsey. “Quindi abbiamo dovuto aggirare le date delle gare per poter girare il film. E’ stata la prima produzione in cui abbia mai lavorato nel mezzo di due gare! La prima a cui ho partecipato dopo la firma del contratto, mi ha portato alla vittoria in Giappone, quindi è stato di buon auspicio”.
Più o meno allo stesso modo in cui Jack è il nuovo personaggio in uno scenario prestabilito, anche Dempsey stava entrando in alcune dinamiche consolidate. “Sono come il nuovo arrivato nel palazzo. Ero molto nervoso perché gli altri hanno vissuto molte esperienze insieme, ed hanno consolidato una grande confidenza ed un bel rapporto. In effetti la presenza di Jack agita un po’ le acque in qualche modo”.
“Patrick è adorabile come Jack”, afferma con entusiasmo la Zellweger. “E’ galante, bello, affascinante, simpatico e divertente, a tratti impertinente come il personaggio di Daniel Cleaver. Tuttavia, è l’esatto opposto di Daniel in tanti altri aspetti”.
“Darcy è il tipico uomo inglese, e Jack è la quintessenza di un americano”, dice Dempsey. “E’ stato divertente marcare queste differenze. Abbiamo per entrambi questi personaggi mostrato la loro simpatia, la loro vulnerabilità, ma allo stesso tempo la loro forza, ed i loro desideri e le aspirazioni verso Bridget ed il bambino. Mentre gli altri personaggi sono molto più prestabiliti, Jack è più improvvisato man mano che si sviluppa la storia”.
La scena forse più comica è quando i due uomini portano Bridget in ospedale. “E’ la scena più ampia, ed ero piuttosto preoccupata”, dice la Maguire. “Ma ci siamo impegnati ed abbiamo  cercato di renderlo un momento reale. Il povero vecchio Mark Darcy si offre di portarla in braccio, ma in verità è pesantissima, e si può notare sul volto dell’uomo. Lei si accerta che stia bene, e lui con un volto sofferente risponde: ‘E’ meglio che non parlo!’ E’ proprio inglese: cerca di essere gentile anche in circostanze estreme. Poi Jack arriva in suo aiuto, ovviamente all’ americana, ma non è in grado neanche lui di portarla”.
Raggiunto l’ospedale gli uomini sono di fronte ad una porta girevole. “Riguardo a questa scena in verità non abbiamo pensato a dove l’avrebbero messa una volta entrati in ospedale”, dice ridendo la Maguire. “Ma dato che non c’era una sedia a rotelle, l’hanno piazzata sulla scrivania. L’interpretazione di Renée è davvero credibile; il suo sguardo di terrore cattura la comicità del momento. C’è un’atmosfera alla I Tre Marmittoni (The Three Stooges)”.

L’appartenenza a Londra:
Design e Location

Londra è sinonimo di Bridget Jones, e quando sono iniziate le riprese, la Zellweger è arrivata nel Regno Unito otto settimane prima. Non solo ha provato, e ha trascorso del tempo a incarnare il suo interiore “Ponte” (Bridge), ma ha abbracciato tutto ciò che è di casa al suo personaggio. Fellner ci parla del ruolo della città: “Londra è complicata, caotica, splendida e complessa; per questo è una gioia lavorarci. Si spera di esser stati capaci di ritrarne la bellezza, così come l’architettura e la modernità, il tutto avvolto nella storia di Bridget, dei suoi amici e della commedia del film”.
Creare gli sfondi del mondo di Bridget, ed inserirla in questo contesto è stato il compito di un team artistico guidato dallo scenografo John Paul “JP” Kelly. “Il successo di Bridget era importante”, dice. “Quindi ci siamo impegnati ad apportare delle modifiche non solo al suo ambiente domestico, ma soprattutto al suo ambiente lavorativo. Avendo ormai ottenuto successo, il set doveva dare quella percezione”.
I deliziosi difetti di Bridget non potevano esser rappresentati da nessun’ altra parte se non nel suo piccolo appartamento sopra il pub The Globe. “Ovviamente, i gusti sono cambiati”, dice Kelly. “Ora Bridget vive in una casa moderna. Mi piaceva l’idea dei colori tenui intorno a lei, che in parte, riflettono la sua maturità”.
Il processo è stato frutto della collaborazione tra l’arredatrice SARA WAN, la Maguire e Renée Zellweger. “Abbiamo lavorato a lungo con Renée sui possibili cambiamenti del personaggio,  sulle tonalità di colori più appropriate, e sul guardaroba a lei più adatto”, dice Kelly. “L’attrice ha comunque scelto di conservare alcuni dettagli originali del personaggio di Bridget. Così abbiamo pensato che abbia voluto buttare giù delle pareti per creare un’open space nella zona cucina, e che i muratori dopo aver intonacato e riparato, non abbiano mai pitturato le pareti”.
Lo spettatore più attento noterà dei piccoli dettagli che mostrano i difetti di Bridget – le mutandine lasciate sul pavimento, un cappotto appeso dietro la porta, gli scaffali ingombri di un pasticcio di libri, lettere e cartoline, la carta della cioccolata sul comodino.
Le buone intenzioni ci sono, l’ aspirazione ad essere un’arredatrice d’interni anche, eppure i risultati sono altri. Il suo mondo può essere cambiato con successo, ma non senza problemi. “Il lato comico del personaggio di Bridget, è evidente anche sul letto, dove da un lato ha dei libri sulla politica che consulta per lavoro, e dall’altro ci sono dei libri sulla dieta e manuali per la sopravvivenza affianco alle carte dei Kit Kat, a dimostrazione dell’ambivalenza della sua personalità (passa dall’essere una persona credibile all’essere la Bridget impacciata ed insicura che tutti amiamo). Abbiamo quindi fatto in modo che il suo appartamento riflettesse la sua personalità; ed era altrettanto importante che il set desse un senso di comicità”.
La creazione dell’open space ha permesso alla squadra di scenografi di rendere l’originale appartamento buio di un residence freddo nel cuore di Borough Market, in una dimora molto più luminosa. Naturalmente l’appartamento di Bridget varrebbe parecchi soldi, perché Borough è diventato molto esclusivo. Ironia della sorte, però, negli anni successivi è stata costruita un’altra linea ferroviaria che passa proprio vicino ad una finestra dell’appartamento, così l’edificio è accerchiato da due linee ferroviarie.
Per i realizzatori, era perfetto. “Sembrava la situazione adatta a Bridget”, osserva Kelly. “Acquistare un appartamento in una zona ricca e in pieno sviluppo come Borough Market, per poi all’improvviso rendersi conto che stavano costruendo una linea ferroviaria, mostrava perfettamente  l’aspirazione e la crescita, ma allo stesso tempo dimostrano che non sempre le cose vanno secondo le aspettative”.
La scelta di far rimanere Bridget nello stesso appartamento, è stata oggetto di discussione. Negli ultimi dieci anni Borough Market è cambiato radicalmente, riflettendo lo sviluppo e la crescita della vita di Londra così come quella di Bridget. “Rispecchia quasi esattamente i suoi cambiamenti”, dice Kelly. “Ha ancora un lato umile e divertente, ma in realtà riflette l’agiatezza. E’ stato interessante mantenerla in un mondo così mutato”.
Dal debutto di Bridget, Borough Market è diventata una meta per i fan che rendono omaggio alla nostra eroina. Infatti, nonostante le modifiche apportate al mercato nel 2001, la sua casa è rimasta intatta, persino il colore blu della porta. “Una delle immagini iconiche, è proprio l’appartamento di Bridget sopra il pub”, sostiene la Hayward. “Rappresenta la vecchia Londra georgiana. Quando abbiamo fatto il primo film, Borough Market non era una zona estesa. Quindici anni dopo il pub è ancora lì, ma la zona è decisamente ampliata e migliorata. Dietro l’edificio c’è lo Shard, non presente cinque anni fa, ora divenuto un luogo simbolico nel film … racchiude la vecchia e la nuova Londra, la vecchia e la nuova Bridget”.
Le riprese sono durate due giorni a Borough, e comprendevano una scena in cui il mercato è stato trasformato con addobbi natalizi di ogni genere, in piena estate. CAMILLA STEPHENSON, location manager di Bridget Jones, afferma: “Da subito, abbiamo deciso di non cambiare nulla del mercato, venditori ambulanti compresi. I produttori artigianali ed i macellai biologici sono venuti nel loro giorno libero, per partecipare alle riprese. Abbiamo affittato l’intero mercato per tutto il giorno, in modo che tutto ciò che appare sullo schermo è reale”.
Dal suo accento alle sue eccentricità uniche, la Jones è tipicamente inglese. Mentre in Che Pasticcio! Bridget Jones (Edge of Reason) è andata fuori dalla sua comfort zone, e in Thailandia, Bridget Jones’s Baby esplora le sue radici in Inghilterra, con alcuni dei siti più rappresentativi del Paese.
La Hayward conferma che la capitale dell’Inghilterra è decisamente un personaggio per la Maguire: “A dimostrazione di ciò mi vengono in mente le prime riprese dell’appartamento di Bridget sopra il pub. Quella location era piuttosto malmessa nel primo film, ma ora lo Shard è il simbolo della rigenerazione della zona, del contrasto tra il vecchio e il nuovo di Londra, cosa fondamentale per Sharon”.
“Dato che sono stata fuori Londra per diversi anni, il mio rientro – sono atterrata con la sceneggiatura in mano – è stato emozionante”, spiega la Maguire. “Quando l’ho lasciata nel 2010 era in piena recessione, c’era la desolazione. Quando sono tornata invece, era brillante e cosmopolita. La nuova architettura ha confermato il fatto che Londra è una città antica. Abbina il mattone antico con vetri sorprendenti ed acciaio, cosa che mi ha permesso di includere il moderno e l’antico nel film”.
“Sharon ed io abbiamo passato molto tempo a parlare della duplicazione di Londra”, dice Kelly. “Questo grande lasso di tempo ha rappresentato una bella sfida per mostrare i cambiamenti della vita di Bridget. E’ stata una grande occasione per mostrare gli sviluppi di Londra ed il cambiamento del mondo intorno a Bridget”.
I realizzatori hanno abbracciato Londra, al punto che non solo hanno registrato in qualche caso nei luoghi più toccanti della città, ma per quanto potevano, lo hanno fatto senza chiudere le zone circostanti. Il messaggio era forte e chiaro, Bridget Jones appartiene ai londinesi. “È sempre stato così”, riflette la Hayward. “Abbiamo a lungo girato in luoghi iconici: Primrose Hill o la Corte Suprema o posti come il Market”.
Fortunatamente per la Stephenson, la maggior parte degli enti o le strutture che sono state coinvolte erano più che felici di accogliere Bridget Jones. E continua: “Non una sola persona che ci abbia chiesto notizie sulla storia. Bastava semplicemente nominare Bridget, che la risposta era  ‘Sarà bello!’ Di solito, si deve far trapelare il nome di un attore o un regista per farsi aprire le porte di qualunque posto, e invece…. Ha fatto del bene alle persone in visita a Londra”.
Altre sedi degne di nota presenti nel film: La Corte Suprema ed il London Aquatics Center al Queen Elizabeth Olympic Park, entrambi i quali hanno aperto le porte ai realizzatori per la prima volta. E inoltre, The Old Bailey, Islington, Highbury, l’aeroporto di Gatwick, Cornbury Estate in Oxfordshire, Swinbrook village, Southwark e Albert Bridge, ma l’elenco potrebbe continuare. “Se non si ha mai avuto l’occasione di lavorare per il location department, questo è il film giusto per sperimentare, proprio per la grande varietà di location”, dice la Stephenson.
“Dalla costruzione di un grande set in un campo, in una casa signorile, nelle principali stazioni, nella piscina olimpica, nei pressi dei principali ponti di Londra, nelle strade di Londra, alla creazione di un grande ingorgo, all’utilizzo di un grande ospedale, tutto ciò che è elencato è stato fatto. Sono state utilizzate tutte le location possibili ed immaginabili, da quelle rurali a quelle urbane”.
In netto contrasto con il mondo di Bridget, c’è quello di Mark, dove, a parte la scalata professionale, poco è cambiato. “Ha fatto carriera, ma il suo è un mondo conservatore che non cambia molto”, osserva Kelly. “Mark vive nel suo ufficio a Lincoln Fields, e presso la Corte Suprema. La Corte Suprema si trova nel cuore pulsante del potere politico, a Parliament Square”.
Questo è il mondo di Mark Darcy, fatto di ordinamenti, istituzioni e maniere conservatrici, che ha senso per Darcy, ma è lontano anni luce dalla realtà di Bridget. Grazie alla Stephenson, Bridget Jones’s Baby è il primo film che utilizza la Corte Suprema. “Affacciato su Parliament Square, il palazzo rappresenta il posto giusto per Mark, avendo lasciato la toga da avvocato della High Court per rivestire quella di membro del Consiglio della Regina presso la Corte Suprema”, spiega Kelly.
La Corte Suprema è un edificio molto attivo, per questo le riprese sono state effettuate durante il fine settimana. Con a disposizione un solo giorno per allestire il set ed un giorno per le riprese, il set è stato completato con degli oggetti specifici. Le scrivanie sono state ricoperte da pile di documenti e fascicoli; l’aula è stata meticolosamente addobbata dalla squadra addetta agli oggetti di scena ed al reparto artistico. I documenti legali ed i fascicoli sono stati accatastati sulla scrivania da cui spiccano i documenti più dettagliati che si riferiscono alle perseguitate russe Poonani, sempre ad opera del team del design.
Ma non è tutto. Oltre agli interni dell’appartamento di Bridget, allestiti presso i Pinewood, il film prevede altri due grandi set: il festival musicale, e gli studi Hard News. Il festival rappresenta un momento nella storia in cui Bridget è completamente fuori dalla sua zona di comfort, portata inaspettatamente dalla sua amica Miranda. Pensando di passare un fine settimana in campagna in una boutique hotel, rimane totalmente scioccata quando si ritrovano invece ad un festival musicale sovraffollato, chiassoso e pieno di fango.
“Abbiamo voluto rappresentare il festival un po’ come Glastonbury al suo peggio”, dice Kelly. “Man mano che si sviluppa la trama, a Bridget sembra di trovarsi all’ inferno sulla terra. C’è fango ovunque e ragazzi che si drogano: viene da chiedersi ‘Che ci faccio qui?’. Dopo un paio di drink e alcuni giri di danza, tutto comincia ad avere un aspetto un po’ più roseo – quasi a farle pensare di passare il più bel weekend di tutta la vita. Ovviamente poteva inciampare in un pantano fangoso già all’inizio, ma ci piaceva l’idea di farlo accadere progressivamente durante la sua visita, rendendo tutto più favoloso e psichedelico”.
Il set del festival è stato costruito presso il Great Windsor Park, e la squadra ha tratto ispirazione da una varietà di fonti riguardo i festival del Regno Unito, ma è stato il Bestival che ha avuto un ruolo più significativo. “Abbiamo pensato che l’aspetto musicale del festival a cui partecipano si rifacesse al Bestival, quindi ci siamo andati con ROB DA BANK e la moglie JOSIE, che è il direttore creativo”, dice Kelly.
Proprio come i venditori ambulanti di Borough Market, anche molti dei fornitori del festival erano autentici, con le loro bancarelle ed i punti di ristoro al Great Windsor Park. La ciliegina sulla torta è stata la registrazione di una sequenza con ED SHEERAN, dal vivo sul palco al Croke Park di Dublino, inserita nel film insieme alle scene del Bestival e quelle con gli attori.
Lo studio dell’Hard News è un altro set importante per Bridget. L’ultima volta che abbiamo visto Bridget, lavorava al livello più basso della produzione televisiva, mentre oggi si occupa della produzione di un notiziario di punta per un’ importante emittente televisiva. Traendo ispirazione dai telegiornali della BBC e ITN, la squadra ha costruito un’intera postazione per le news, incluso lo studio gallery, la regia e gli uffici, progettati per le riprese a 360 gradi, per mostrare il lavoro della redazione da qualsiasi angolazione. Spiega Kelly: “Questo set è piuttosto unico, perché è stato possibile riprendere tutte le attività di uno studio televisivo. Abbiamo girato le riprese del programma”.
Veniva registrato il programma in tempo reale, e trasmesso in diretta a tutta la nazione, decretato dai realizzatori. La squadra si è rivolta a Good Morning Britain della ITV per autenticare la produzione di Hard News. Zellweger ha trascorso molto tempo ad osservare il team per la ricerca del suo personaggio, e proprio da quegli incontri è nata l’idea di utilizzare la squadra di ITV per la produzione di Hard News. Guidati dal regista della serie Good Morning Britain ERRON GORDON, che interpreta Ryan Cooper nel film, quel che si vede sullo schermo è originale: una vera troupe televisiva riprende Hard News dal vivo, dalla sala regia.
Gordon spiega il suo ruolo: “Sharon e Renée sono venute alla ITV, e hanno assistito all’edizione dal vivo di Good Morning Britain. Il giorno successivo ho ricevuto una telefonata dove mi si chiedeva la disponibilità a partecipare al film, per dare autenticità ad Hard News. Così insieme al mio vision mixer, JOHN WEBB, e un assistente di This Morning di ITV, ci siamo presentati con due operatori della ITV. Dovendo girare Hard News nel film, mimavo le direzioni, ma al tempo stesso, indirizzavo le telecamere nello studio”.

Dai Battesimi ai Funerali:
I Costumi del Film

Il costumista Steven Noble ha già collaborato con Renée Zellweger e la Maguire ne Il Diario di Bridget Jones come assistente costumista. Avendo contribuito a creare il look originale sullo schermo, aveva senso coinvolgerlo nuovamente per vestire una Bridget più matura. Ormai sulla quarantina, Bridget è più magra, è una donna in carriera ed è più ricca – e tutto si riflette sul suo aspetto. “Ho iniziato seguendo una linea temporale di entrambi i film. Abbiamo messo i look iconici di Bridget dei due film precedenti a confronto su uno storyboard; così facendo ho tracciato l’essenza del personaggio”, dice il costumista. “Abbiamo quindi pensato di renderla più chic, con dei perfetti abbinamenti, anche se, con il progredire della storia, perde un po’ di eleganza”.
Sulla base delle tonalità di colori del primo capitolo, in particolare il bordeaux abbinato al rosa pastello, Noble ha voluto dare un senso di continuità e progressione, per colmare il divario tra la Bridget più giovane e quella più matura. Allo stesso modo, ha portato nel 2016 alcuni capi originali. “Ha ancora un paio di vecchi capi nel suo guardaroba. La maglia bordata di merletto di Jigsaw, ed il cardigan di Brora sono ancora dei pezzi forti dell’armadio di Bridget.
Il vestiario di Bridget è composto da tre pezzi-chiave: gonne corte, stivali col tacco e collant, ma è il suo abbinamento di capi di Weisel, Jimi Choo, Jigsaw, Brora e H & M che la fa sembrare più eclettica. “L’abito che simboleggia Bridget è una gonna di velluto a coste nere con una camicetta di Nina Ricci dipinta a mano – o una gonnellina grigia con un top ed un cardigan rosa. Non appena Renée indossa qualcosa, entra nel mondo di Bridget. E’ per i suoi manierismi, le sue movenze, il suo linguaggio del corpo”.
Si potrebbe pensare che Bridget sia un’esperta di moda, elegante e capace di creare il look adatto ad ogni circostanza, ma non è così. Per rimanere fedeli all’essenza del suo personaggio, Noble ha aggiunto o ha penalizzato in modo sottile il suo aspetto con delle piccole modifiche. “Vuole far emergere la sua femminilità ed esprimere la sua solarità, ma lo fa sempre in modo inadeguato”, spiega Nobile. “Magari abbina delle scarpe sbagliate, o indossa una camicetta leggermente trasparente, o una gonna nel verso sbagliato, o addirittura dei collant con una scarpa aperta in punta”.
Con più di 60 cambi di costume, che coprono un periodo di tempo di diciotto mesi, dall’essere una donna in carriera a mamma in dolce attesa, sono molti gli abiti che Noble ed il suo team hanno dovuto creare per Bridget, ma tra tutti, quali sono i capi chiave che definiscono Bridget?
“In primo luogo c’è l’abito che indossa in apertura, che è l’abito del memoriale. Non volevamo farlo sembrare troppo pesante e troppo da cerimonia. Avevo in mente una vedova spagnola, vestita di pizzo. Bridget appare per la prima volta dopo tutti questi anni, e malgrado sia in un abito bellissimo, è un po’ inappropriato perché troppo scollato per l’occasione: altra gaffe di Bridget.
“Secondo poi, c’è l’abito del battesimo, per il quale mi sono ispirato ad un vestito degli anni ’30 / ’40”, continua, “perché volevamo dei bottoni ricoperti di tessuto lungo la schiena, che Mark Darcy non riesce a sbottonare. Poi c’è l’abito da sposa. Ho deciso di mantenerlo semplice, iconico e senza tempo. E le sta benissimo. E’ l’unica volta in cui appare ben pettinata, truccata, con il vestito e gli accessori giusti, ed è perfetta nella sua camminata lungo la navata della chiesa”.
Noble ha collaborato con il suo amico di lunga data e costumista GILES DEACON per creare questo splendido abito. Attingendo dagli abiti da sposa di Julie Andrews nel ritratto di Maria von Trapp e Grace Kelly, l’abito è realizzato in raso di seta duchesse, tessuto scelto per la sua eleganza ed i suoi giochi di luce. “Sull’abito senza spalline indossa un bolero, che trasforma un modello classico in versione moderna. E’ piuttosto distante dal mondo di Bridget, quasi da far supporre che non avrebbe mai potuto scegliere un abito tanto elegante, ma è un modello splendido, intramontabile”.
Insieme ad un matrimonio c’è sempre un anello, e per Bridget, la squadra ha optato per il Tiffany setting (con otto punte ed un diamante innalzato, progettato per massimizzare lo splendore naturale della pietra). L’anello di Tiffany è originale, e vale 55,000 sterline, ed è abbinato alla collana con il cuore di Tiffany che Bridget indossa da sempre. “La collana col ciondolo a cuore di Tiffany era presente nel primo film, e anche nel secondo”, afferma Noble. “E’ un pezzo senza tempo, modello Paloma Picasso, probabilmente un dono per il suo 18° compleanno da parte della mamma e del papà. E’ un particolare distintivo di Bridget, che Renée era fermamente convinta dovesse indossare”.
Quindici anni dopo anche lo stile di Mark, come quello di Bridget, è diventato più raffinato. I completi larghi degli anni ’90 hanno lasciato il posto ad abiti più aderenti. “Prima era firmato Burberry, mentre ora è in Tom Ford e Gieves & Hawkes”, spiega Noble. “Ha una silhouette più marcata”.
In breve, Noble ha voluto dare più sex appeal all’uomo che quest’anno è stato votato ‘il più sexy del mondo ‘ dal pubblico britannico. “E’ un bell’uomo”, concorda Noble. “E indossa molto bene i capi. E’ una taglia classica maschile 40/32, ed è snello; con un girovita stretto ed un pantalone attillato sulla gamba ha un aspetto bellissimo”.
Il mondo di Mark è ovviamente più conservatore di quello Bridget, ed i costumi giocano un ruolo importante nella definizione di tale contrasto. “Il suo mondo dà sicurezza, è più stereotipato”, dice Noble, “e tutto ciò viene trasmesso da un aspetto elegante e curato nei minimi dettagli: dal taglio del vestito, agli accessori”.
Al contrario, l’aspetto di Jack non appartiene né al mondo di Bridget né a quello di Mark. Più di qualsiasi altro personaggio, di conseguenza, la personalità di Jack traspare dai suoi costumi. “Patrick ha optato per un aspetto più anglicizzato per Jack “, dice Noble. “C’è un po’ di Paul Smith, Private White, Folk, Sunspel – un abbigliamento inglese bello, e ben fatto. Jack e Mark indossano capi simili, ma abbinati in modo diverso. Jack indossa due pezzi con i jeans, piuttosto che un completo a tre pezzi; può indossare la giacca e il gilet con una T-shirt”.
Per creare il look di Jack, Noble ha fatto riferimento al mondo interattivo in stile americano, con influenze alla Hoxton e Shoreditch. “Jack è il classico ‘lumbersexual’ urbano, un professionista alla moda, con la barba, e che indossa camicie a quadri”, ride Noble. “Lui viene da quel mondo, ma gli abbiamo dato un aspetto più classico con dei toni di colore più tenui, che fanno sembrare i capi più costosi, e ben abbinati”.

A riprese ultimate, il produttore Fellner conclude sostenendo che per i realizzatori è stato come ritrovare dei vecchi amici. E aggiunge: “C’è qualcosa di straordinariamente piacevole nel mettere sul mercato un film di Bridget Jones. Mi sento emotivamente molto legato a questi personaggi, e mi piace passare del tempo nel loro mondo – vedere cosa stanno combinando, e condividere i loro alti e bassi. Spero che il pubblico provi le mie stesse sensazioni, perché vorrà dire che abbiamo fatto un buon lavoro”.

Il Bestival è un festival musicale della durata di tre giorni che si tiene sull’Isola di Wight, in Inghilterra.

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