Dove Cadono Le Ombre (2017)

Dove Cadono Le Ombre
Locandina Dove Cadono Le Ombre
Dove Cadono Le Ombre è un film del 2017 prodotto in Italia, di genere Drammatico diretto da Valentina Pedicini. Il film dura circa 103 minuti. Ispirato a una storia vera, a settecento storie vere. Il cast include Elena Cotta, Federica Rosellini, Josafat Vagni, Lucrezia Guidone, Danila Di Simio, Elena De Luca. In Italia, esce al cinema mercoledì 6 Settembre 2017 distribuito da Fandango.

Anna e Hans, infermiera e suo assistente di un vecchio istituto per anziani, sono due anime "bambine" incastrate in corpi di adulti. Intrappolati nel tempo e nello spazio, si muovono tra le stanze e il giardino di quello che era un ex orfanotrofio, come se qui si consumasse tutta la vita, dall'infanzia alla morte, come se non ci fosse luogo più accogliente al mondo di quello che li ha visti prigionieri nell'infanzia. Dal passato riappare Gertrud, una vecchia signora dai modi gentili; tutto sembra precipitare, il nastro dell'orrore sembra riavvolgersi. Il male è bianco, come il camice di Gertrud, come le pareti dell'ala ovest, la zona delle torture. L'istituto perde dunque i contorni attuali e torna ad essere ciò che era; ricovero crudele di bambini jenisch sottratti alle famiglie, tempio di un progetto di eugenetica capitanato proprio da Gertrud. Anna, schiava di quel luogo e di un'infanzia dolorosa che non termina mai, riprende con forza le ricerche di Franziska, amica amata di una vita della quale ha perso le tracce molto tempo prima e che cerca ovunque e senza sosta.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: mercoledì 6 Settembre 2017
Uscita in Italia: 06/09/2017
Genere: Drammatico
Nazione: Italia - 2017
Durata: 103 minuti
Formato: Colore
Produzione: Fandango, Rai Cinema, MIBACT (con il contributo di), Regione Lazio (con il sostegno della)
Distribuzione: Fandango
Note:
Presentato in concorso alle Giornate degli Autori della 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.
Soggetto:
Ispirato a una storia vera, a settecento storie vere.

IL PICCOLO GENOCIDIO SVIZZERO

Una storia sconosciuta avvenuta poco lontano da noi, nel tempo e nello spazio. In Svizzera negli anni che vanno dal 1926 al 1986, un'associazione filantropica, la Pro Juventute (simile alla nostra Croce Rossa) sottrae 2000 bambini alle famiglie jenisch (terza etnia nomade europea dopo i rom e i sinti) per estirpare il fenomeno del nomadismo. I bambini vengono rinchiusi in ospedali psichiatrici, orfanotrofi, prigioni. Su di loro vengono condotti esperimenti scientifici e pratiche mediche violente come la sterilizzazione per cancellare la loro identità e trasformarli in "onesti cittadini svizzeri". Di molti non si avranno più notizie. Un "piccolo genocidio" mai raccontato che è continuato fino ai giorni nostri. Una sopravvissuta, Mariella Mehr: figlia sottratta alla madre, donna e madre violata a sua volta, ha trovato nella poesia e nella letteratura la salvezza. I suoi romanzi (La trilogia della violenza: Das Kind, Il Marchio, Accusata) e le sue poesie la rendono nota in tutta Europa. Mariella diventa anche testimone autorevole della persecuzione subita dagli jenisch; la sua lunga battaglia di denuncia pubblica contro la Pro Juventute inizia nel 1972, quando la Mehr raccoglie intorno a sé famiglie jenisch che hanno subito il suo stesso destino, crea un' associazione di lotta e si batte pubblicamente sui giornali. Invitata dai media di tutta Europa a partecipare a trasmissioni radiofoniche e televisive per la sua scrittura che la pone per molti critici al pari di Paul Celan o Nelly Sachs rendendola una degli autori più intensi del novecento, utilizza la grandezza della poesia per denunciare uno dei periodi più bui della storia della Svizzera del XX secolo.

TRILOGIA DELLA VIOLENZA

Mariella Mehr – Mariella Mehr ha scritto numerose opere di narrativa, quattro raccolte di poesia (Einaudi ha pubblicato nel 2014 un'antologia delle poesie di Mariella Mehr dal titolo Ognuno incatenato alla sua ora, curate e tradotte da Anna Ruchat) e diverse opere teatrali. Fandango Libri ha acquisito i diritti italiani dei romanzi che compongono la trilogia della violenza e intende pubblicarli a partire dal 2018. La pubblicazione sarà curata da Anna Ruchat che si è occupata anche della prima uscita dei volumi per l'Italia per la casa editrice Effigie.

Labambina – Se c'è un fondo autobiografico in questo romanzo, non sta nella vicenda narrata ma nelle modalità di interazione tra i personaggi e in particolare nella relazione primaria della bambina con il mondo: "Non ha nome, Labambina." Senza nome e senza parola, Labambina adottata in un villaggio anch'esso senza nome, è il centro durissimo, il nucleo di pietra di questo romanzo. Siamo in una situazione di sopruso reiterato dove la violenza, fisica e psicologica, è l'unico elemento dinamico in grado di provocare episodici contatti tra vittime e carnefici. I ruoli si scambiano e a tratti sembra quasi che Labambina, con la sua presenza aspra e non archiviabile, sia in grado di far riemergere, in alcune di quelle individualità spente, una traccia di tenerezza, di far riacquistare loro il movimento perduto. Ma la sopraffazione prevale, la coralità bigotta del villaggio riassorbe ogni tentativo di sottrarsi al gruppo e restituisce alla scena quella circolarità vuota che respinge tutto ciò che non si adegua.

Il Marchio – Anna Kreuz è un'inserviente in un albergo-casa di cura svizzero. Ha un morboso rapporto con le piante e gli insetti. E' meticolosa nel suo lavoro. All'arrivo di una nuova paziente che le ricorda l'amica di un tempo, Anna rivive il rapporto d'amore che l'ha legata a una compagna di collegio. Poco alla volta emerge dal passato la storia, reale o immaginata, del tormentato legame tra due ragazze, una zingara e un'ebrea, unite dalla comune condizione di emarginate. La vicenda ci viene rivelata per illuminazioni e immagini improvvise che fanno intuire l'accaduto, o più esattamente quello che la narratrice ritiene essere la verità di una storia in cui realtà e immaginazione, o incubo, si fondono, evocate con un linguaggio crudo e frammentato.

Accusata – Accusata di omicidio e atti incendiari, Kari Selb lotta con la psicologa del tribunale per affermare, in un monologo incalzante, la propria capacità di intendere e di volere, per il suo passato, per la sua vita. Nell'infiammato discorso, che la vede sdoppiata tra sé e Malik – l'altro sé, quello che agisce – Kari Selb sviluppa via via le fantasie di un serial killer. Senza mai attenersi alle categorie della giustizia e della colpa, Kari-Malik allestisce il crimine sul palcoscenico della sua mente mutilata ed erosa, trovando così una conferma di sé, dal momento che ogni altra identità è negata.

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