Locandina Estate ’85

Estate '85 (2020)

Été 85
Locandina Estate '85
Estate '85 (Été 85) è un film del 2020 prodotto in Francia e Belgio, di genere Drammatico diretto da François Ozon. Basato sul romanzo 'Danza Sulla Mia Tomba' di Aidan Chambers Il cast include Félix Lefebvre, Benjamin Voisin, Philippine Velge, Valeria Bruni Tedeschi, Melvil Poupaud, Isabelle Nanty, Laurent Fernandez, Aurore Broutin, Yoann Zimmer, Bruno Lochet, Antoine Simony. In Italia, esce al cinema giovedì 3 Giugno 2021 distribuito da Academy Two.

Nel corso dell’estate del 1985, l’estate dei suoi sedici anni, mentre si trova in vacanza in una cittadina balneare sulle coste della Normandia, Alexis viene salvato eroicamente dall’annegamento dal diciottenne David. Alexis ha appena incontrato l’amico dei suoi sogni. Ma questo sogno durerà più a lungo di una sola estate, l’estate dell’85?

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 3 Giugno 2021
Uscita in Italia: 03/06/2021
Prima Uscita: 14/07/2020 (Francia)
Genere: Drammatico
Nazione: Francia, Belgio - 2020
Durata: N.d.
Formato: Colore
Distribuzione: Academy Two
Note:
Presentato in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma 2020.
Soggetto:
Basato sul romanzo 'Danza Sulla Mia Tomba' di Aidan Chambers

Cast e personaggi

Regia: François Ozon
Sceneggiatura: François Ozon
Fotografia: Hichame Alaouié
Scenografia: Benoît Barouh
Montaggio: Laure Gardette
Costumi: Pascaline Chavanne

Cast Artistico e Ruoli:
foto Melvil Poupaud

Melvil Poupaud

Signor Lefèvre
foto Isabelle Nanty

Isabelle Nanty

Signora Robin
foto Laurent Fernandez

Laurent Fernandez

Signor Robin
foto Aurore Broutin

Aurore Broutin

Assistente Sociale
foto Bruno Lochet

Bruno Lochet

Guardia Giurata



Produttori:
Nicolas Altmayer (Produttore), Eric Altmayer (Produttore)


Suono: Brigitte Taillandier | Mix Suono: Jean-Paul Hurier | Assistente Regia: Elodie Gay | Supervisore Sceneggiatura: Lydia Bigard | Casting: Elodie Demey, Anaïs Duran | Parrucchiere: Franck-Pascal Alquinet | Trucco: Natali Tabareau-Vieuille | Direttore Produzione: Aude Cathelin | Fotografo sul set: Jean-Claude Moireau.

Recensioni redazione

Estate '85, il nuovo film di François Ozon alla Festa del Cinema di Roma
Estate '85, il nuovo film di François Ozon alla Festa del Cinema di Roma
Erika Pomella, voto 6/10
'Été 85' è il nuovo film di François Ozon. Tratto dal romanzo 'Danza sulla mia Tomba' di Aidan Chambers, il film racconta l'estate del primo amore, con un omaggio agli ormai immancabili anni '80

Immagini

[Schermo Intero]

NOTE DI REGIA

Ho letto il romanzo da cui è tratto il film nel 1985, quando avevo diciassette anni, e l’ho adorato. Il libro sembrava parlare personalmente all’adolescente che ero. Mi piacque così tanto che, quando iniziai a dirigere cortometraggi, mi dicevo sempre: “Se un giorno farò un lungometraggio, sarà un adattamento di questo romanzo”. In tutti questi anni non ho girato questo film perché in realtà volevo soprattutto vederlo, esserne lo spettatore! Ed ero sicuro che qualcun altro l’avrebbe fatto, magari un regista americano. Ma, con mia grande sorpresa, non è mai successo. Questa storia ha avuto bisogno di tempo per maturare in me, affinché sapessi come raccontarla. Alla fine sono rimasto fedele al romanzo nella sua struttura narrativa. Ho adattato il contesto della storia alla Francia e l’ho trasferita al tempo in cui ho letto il libro. Nel film c’è sia la realtà del libro, sia il mio ricordo di come mi sono sentito a leggerlo per la prima volta.

Intervista con François Ozon

ESTATE ’85 SI ISPIRA AL ROMANZO DI AIDAN CHAMBERS “DANZA SULLA MIA TOMBA”
Ho letto il libro nel 1985, quando avevo diciassette anni, e mi è piaciuto moltissimo. Mi è sembrato che si riferisse proprio a me. Il romanzo è giocoso e inventivo. Contiene disegni, trafiletti di giornale, diversi punti di vista… Mi sono divertito così tanto, nel leggerlo, che quando ho iniziato a fare cortometraggi ho pensato, “Se un giorno girerò un lungometraggio, il primo sarà un adattamento di questo romanzo.”

E TRENTACINQUE ANNI DOPO…
Fino ad ora non mi era venuto in mente di fare questo film perché mi sarebbe piaciuto vederlo da spettatore! Ero convinto che qualcun altro lo avrebbe realizzato, probabilmente un regista americano. Ma con mia grande sorpresa, non è mai successo. Dopo aver portato a termine Grazie a Dio ho riletto il libro e sono rimasto scioccato perché mi sono reso conto che avevo già inserito nei miei film parecchie delle tematiche del romanzo: i travestiti in Una nuova amica; la scena all’obitorio in Sotto la sabbia; una relazione con un professore in Nella casa, il cimitero in Frantz… Questo libro aveva alimentato la mia immaginazione, eppure io non avevo mai collegato le cose. Avevo dimenticato lo stile da album dei ritagli del romanzo, che mi era anche sembrato molto cinematografico. E mi sono ricordato che quando a diciott’anni avevo fatto una prima stesura della sceneggiatura insieme ad un amico, mi ero concentrato soltanto sulla storia d’amore e avevo invece rimosso tutto ciò che allora mi era sembrato secondario, come ad esempio le figure dell’assistente sociale, del professore e dei genitori, l’ebraismo ed i flashback. Forse a quell’epoca non ero in grado di gestire tutti questi diversi elementi. I film vengono realizzati nel momento preciso in cui devono esserlo. Questa storia evidentemente aveva bisogno che io maturassi perché fossi in grado di raccontarla. Alla fine, sono rimasto fedele alla struttura narrativa del romanzo. Ho trasferito la storia in Francia e l’ho ambientata nel periodo in cui io avevo letto il libro per la prima volta. Così, il film racchiude sia la verità presente nel libro che i miei ricordi delle sensazioni provate quando l’ho letto.

ESTATE’85, PRIMA ANCORA DI ESSERE UNA STORIA DI AMORE OMOSESSUALE È SEMPLICEMENTE UNA STORIA D’AMORE.
Sono rimasto fedele al libro, che non presenta mai l’essere gay come un problema, non lo rende mai una difficoltà, ha un approccio, rispetto all’epoca in cui è stato scritto, molto evoluto e moderno. Alex e David si amano, e il fatto che siano due ragazzi non ha importanza. È il film che avrei desiderato vedere quando ero ancora un ragazzo ma nei film degli anni ’80 le storie che parlano di amori omosessuali vengono presentate con toni molto cupi e dolorosi, anche prima dell’arrivo dell’Aids. Volevo utilizzare, girando il film, i codici del genere dei film per ragazzi. Ho ripreso la storia d’amore fra i ragazzi in modo molto classico, senza ironia, per rendere questa storia una storia d’amore universale.

LA SCENA CON LO WALKMAN È UN OMAGGIO A “IL TEMPO DELLE MELE” (“LA BOUM”), IL FILM CULT FRANCESE PER RAGAZZI USCITO NEGLI ANNI OTTANTA, MA PREFIGURA ANCHE IL MODO IN CUI DAVID E ALEX NON SONO IN SINTONIA.
Questa scena di ballo è chiaramente al centro del film: Alex e David non stanno ballando al suono della stessa musica. Uno si agita un po’ e ride, mentre l’altro guarda sognante la palla da discoteca che pende dal soffitto. A questo punto, nella storia, sentiamo questa sconnessione come se si trattasse di un gioco fra loro, non come una frattura. Solo ripensandoci a posteriori possiamo reinterpretare la scena come un segno premonitore della loro separazione. Se devo essere onesto, neppure io ne ero completamente conscio mentre giravo la scena, che è stata realizzata, quasi in modo improvvisato, per inserire la canzone di Rod Stewart.

PERCHÉ HA SCELTO DI GIRARE IL FILM SU PELLICOLA?
Al giorno d’oggi siamo abituati a girare i film in digitale, ma quando si realizza un film ambientato in un certo periodo, la pellicola è d’obbligo! Avevo già fatto questa scelta quando ho girato Frantz. Ero entusiasta di ritornare alla pellicola Super 16, il formato che avevo usato per i miei primi cortometraggi. Mi piace la grana, tipica della pellicola. Il risultato è un aspetto gradevole e sensuale della pelle nei primi piani. Il colore ha delle sfumature che è difficile ottenere con il digitale, che tende ad appiattirlo.

IL FILM È AMBIENTATO A LE TRÉPORT. . .
Le Tréport sarebbe l’equivalente di Southend-on-Sea, nel sud dell’Inghilterra, dove è stato ambientato il romanzo. Non assomiglia affatto ad un tipico luogo della riviera francese. Credevo fosse importante ancorare la storia nella realtà sociale di questa cittadina di mare proletaria, nel nord della Normandia. È un luogo molto fotogenico, con le sue larghe spiagge di ciottoli che si allungano sulla costa, le sue scogliere e, allineati lungo la banchina, complessi residenziali per famiglie a basso reddito che risalgono agli anni ’60.

COME HA DECISO DI SCEGLIERE COME ATTORI ALEX E DAVID, CHE HANNO UN ASPETTO FISICO ESTREMAMENTE DIFFERENTE?
Ho iniziato il processo di casting molto presto, prima ancora di aver terminato la sceneggiatura. Mi sono detto che se non fossi riuscito a trovare gli attori giusti, non avrei realizzato il film. Ho trovato quasi immediatamente Félix Levebvre. Al provino ho capito subito che era l’attore giusto per interpretare Alex, con il suo viso tondeggiante, il suo sorriso un po’ infantile e la sua vitalità. Ha uno sguardo malinconico che ricorda River Phoenix e corrisponde all’epoca e al personaggio. Félix è un attore vivace e intelligente, attributi essenziali per il suo ruolo, dobbiamo credere che possa diventare uno scrittore. Poi dovevo trovare David. Il contrasto fra lui e Alex era importante. Volevo che David dominasse fisicamente Alex, che avesse un portamento naturale e fosse a proprio agio con il proprio corpo. David è un po’ come un animale selvatico, mentre Alex è un agnellino un pò goffo, sia sulla terraferma che in barca a vela. Benjamin Voisin ha fatto il provino per il ruolo di Alex, ma quando l’ho visto recitare ho capito istintivamente che poteva essere David. Stavo cercando qualcuno che fosse più alto e robusto di lui, ma quando guardiamo David dal punto di vista di Alex, la sua superiorità fisica è chiara. Fin dai primi provini era evidente una grande sintonia fra Benjamin e Félix, due spiriti affini. Poi abbiamo fatto parecchie letture dal copione e abbiamo provato le scene con i due attori. Poi, un mese prima che iniziassero le riprese, sono partiti per una settimana insieme in barca a Le Tréport.

E PER LA SCELTA DEGLI ALTRI ATTORI?
Valeria Bruni Tedeschi e Melvil Poupaud, con cui avevo già lavorato, erano le scelte ovvie per questi ruoli. Valeria era la persona ideale per dare un po’ di umorismo e un pizzico di follia a questa madre estroversa, e riesce a farci accettare la sua trasformazione più drammatica. Per questo personaggio avevo in mente la madre mostruosa e connivente di Improvvisamente l’estate scorsa di Tennessee Williams, interpretata da Katherine Hepburn nel film di Mankiewicz – una madre che attira i ragazzi per consegnarli a suo figlio, e di cui successivamente viene svelata la natura possessiva, divorante e incestuosa. Dopo Grazie a Dio, è stato divertente affidare a Melvil il ruolo del professore che tutti noi abbiamo incontrato a un certo punto della nostra vita – molto simpatico e carino ma un po’ viscido. Per Kate, in un primo tempo cercavo una ragazza che comunicasse più sensualità di quanto non fosse in grado di fare Philippine Velge, ma è stato il suo lato di maschiaccio, da Jean Seberg, che mi ha subito affascinato. Philippine è di nazionalità belga-inglese, e possiede la grazia che la maturità che cercavo per questo personaggio che aiuta Alex a elaborare il suo lutto. Nel libro il personaggio di Kate è norvegese. L’ho fatta diventare inglese specialmente perché la mia esperienza degli anni ’80, come quella della maggior parte dei ragazzini di quell’epoca, è stata molto influenzata dalla cultura pop britannica. La colonna sonora delle nostre vite erano gli Smiths, i Depeche Mode, i Cure, di cui sentiamo la musica in apertura del film. Come gran parte delle persone, ho scoperto Isabelle Nanty in Auntie Danielle, e le sono davvero affezionato. È in grado di irradiare un grande senso di umanità.

QUANDO HA DECISO DI RAPPRESENTARE COME EBREA LA FAMIGLIA DI DAVID?
La famiglia nel libro di Aidan Chamber è ebrea, e ho mantenuto questa scelta. Quando gli ho chiesto di spiegarmene il perché, mi ha detto che la città di Southend-on-Sea (dove è ambientato il romanzo) ha una grande comunità ebrea. Quindi mi è parso naturale che David dovesse essere ebreo, e al tempo stesso questo contribuisce a differenziarlo da Alex quanto a background sociale e culturale. Mi piace il fatto che questa differenza non costituisca mai un problema. Proprio come l’essere gay, è semplicemente un elemento della narrazione come gli altri. C’è anche un motivo narrativo per questa scelta, che ha a che vedere con i rituali della religione ebraica relativi al momento subito dopo la morte e al funerale. Nell’ebraismo, il corpo va sepolto al più presto possibile, il funerale di solito ha luogo nel giro di uno o due giorni dopo la morte. Alex non ha potuto restare con il corpo per compiangere l’amico, né far parte del gruppo dei partecipanti al funerale. Queste restrizioni hanno aumentato il suo trauma emotivo e hanno reso ancora più forte il suo bisogno psicologico di ballare sopra la tomba di David. Era l’unico modo per Alex di esprimere il suo profondo dolore e sfogare i suoi sentimenti.

WIMMING POOL, ANGEL – LA VITA, IL ROMANZO, E NELLA CASA… QUESTA NON È LA PRIMA VOLTA CHE LEI PRESENTA LA FIGURA DI UNO SCRITTORE.
Mi interessa descrivere nei miei film la vocazione artistica. Mostrare la sua pulsione verso l’autotrascendenza nell’ambito del processo creativo, le cose a cui attinge per alimentare la propria interiorità. Quello che trovo bello nella situazione di Alex è il fatto che scopra la scrittura quasi per caso. Non riesce a parlare di quello che è successo, e gli viene chiesto di scriverlo perché il giudice possa capire che cosa ha fatto e perché. “A volte, le cose che abbiamo difficoltà ad esprimere a parole sono più facili da scrivere”, gli dice il suo professore. Specialmente a quell’età. E poiché ha talento per la scrittura, questo gioca a suo favore. Diventando uno scrittore, Alex si salva due volte: davanti al giudice, e trovando la propria vocazione. Alex ha un lato molto resiliente grazie alla scrittura, che gli permette di elaborare la dura prova che ha attraversato e di andare avanti.

E IL TITOLO DEL FILM?
Il titolo originale del libro è molto bello, Balla sulla mia tomba, ma quel titolo avrebbe tolto la suspance della trama del film, che a differenza del libro non rivela fin dall’inizio tutto quello che e successo. Quindi ho voluto collegare il titolo a quando lessi il libro e uscì la canzone In Between Days dei Cure, la canzone di apertura del film. Questa canzone davvero è al cuore degli anni ’80, e al tempo stesso resta una canzone senza tempo. È una canzone all’apparenza estremamente gioiosa, ma fondamentalmente malinconica. Rispecchia bene il personaggio di Alex, la sua entusiasta scoperta della vita, ma anche il suo lato oscuro. Quindi, 1985. Che è anche l’anno della morte di Rock Hudson, e l’anno in cui l’AIDS compare improvvisamente nella vita quotidiana di tutti. È l’ultimo anno dell’innocenza e della spensieratezza, dell’epoca in cui era ancora possibile ignorare questa malattia, non preoccuparsene.

“L’UNICA COSA IMPORTANTE È CHE IN QUALCHE MODO SFUGGIAMO TUTTI ALLA NOSTRA STORIA”, DICE LA VOCE FUORI CAMPO DI ALEX ALLA FINE DEL FILM.
È l’ultima frase nel libro di Aidan Chamber. Bella ed enigmatica. E mi ci immedesimo completamente.

Intervista con Félix Lefebvre

COM’È ANDATO IL TUO PRIMO INCONTRO CON FRANÇOIS OZON?
Ho fatto il primo provino con il suo direttore del casting, poi sono stato richiamato il giorno dopo per incontrare François. Lui mi ha spiegato parte della trama del film, di cui non sapevo nulla a parte le due scene che mi avevano dato per il provino. Non sapevo neppure che il ruolo di Alex era quello del protagonista! François mi ha chiesto se me la sentivo di interpretare il ruolo principale, e se mi sentivo a mio agio ad interpretare un personaggio gay sullo schermo. Forse, se fosse stato un anno o due prima, quando ero ancora al liceo, avrebbe potuto essere un problema. Ma ero cresciuto, e soprattutto mi ero ripromesso da molto tempo che la paura non mi avrebbe mai impedito di fare qualcosa che volevo.

QUAL È STATA LA TUA REAZIONE AL COPIONE, QUANDO L’HAI LETTO?
Ho visto una storia molto bella e ben scritta. L’impaccio della prima volta, la scoperta, il primo amore, diventare un uomo, aprirsi… Il viaggio di Alex ha luogo durante un’estate in cui gli accadono molte cose importanti, sia belle, sia tragiche, cose che gli danno la forza di andare avanti e di crescere. François poi mi ha chiesto di leggere il libro di Aidan Chambers su cui ha basato la sceneggiatura del film. Il libro mi ha dato informazioni precise su Alex, ma mi sono basato soprattutto sulla sceneggiatura per capire il suo personaggio.

ALEX È AFFASCINATO DALLA MORTE.
Durante la mia infanzia anche io come tutti i bambini, avevo paura della morte. Avevo paura del buio, paura di non poter ritornare. Non riuscivo ad afferrarne il concetto. Credo che ognuno di noi, a suo modo, sia affascinato dal mistero della morte. E la morte è anche quello che definisce la vita. Per Alex, la morte è paragonabile al suo grande nemico – ha bisogno di capirla, perché non lo colga impreparato, avere un’idea di che cosa lo aspetta. Per farlo, studia i rituali funerari, le tradizioni egiziane, di cui mi sono interessato anche io. Per gli antichi egiziani, la morte non è la fine ma un nuovo, vero inizio. La vita è semplicemente una preparazione alla morte, che è una battaglia per raggiungere l’immortalità.

DAVID, CHE È ORFANO DI PADRE, HA UNA CONOSCENZA PIÙ INTIMA DELLA MORTE. È QUESTO CHE ALEX TROVA AFFASCINANTE IN LUI?
A differenza di Alex, che conosce la morte solo attraverso quello che ha letto, David ha davvero visto qualcuno morire. Agli occhi di Alex, rappresenta il guerriero in grado di sconfiggere la morte. In realtà, tutto in David affascina Alex. Il suo è un amore appassionato e ossessivo. E questo amore è comprensibile, perché David è affascinante e bello. Vive in una bella casa, ed è una persona che intriga. Alex ne resta visibilmente affascinato appena lo vede, e se ne innamora rapidamente.

COME TI SEI AVVICINATO AL TUO PERSONAGGIO?
Una delle prime cose che ho fatto è stata leggere Il giovane Holden, perché nelle sue note di regia François aveva spiegato che nella stesura del personaggio di Alex aveva pensato a Holden Caulfield, l’affascinante protagonista del romanzo di J.D. Salinger. Così l’ho letto, e ora è uno dei miei libri preferiti! François mi ha anche consigliato di guardare dei film che riflettessero l’atmosfera degli anni ’80, come anche dei film che Alex avrebbe guardato: documentari sulla morte, ma anche il film francese degli anni ’80 Il tempo delle mele, e poi Grease, Ricordo di un’estate – film che andavano molto a quell’epoca. Mi è stato di grande ispirazione il film Quell’estate del ’42, con i suoi ragazzini impacciati che scoprono la loro sessualità e l’amore. E poi volevo guardare dei film incentrati sull’amore fra uomini, come Belli e dannati, Chiamami col tuo nome… Ho anche ascoltato musica pop degli anni ’80, una musica che non conoscevo. È stato divertente, mia madre conosceva tutte le canzoni, e le ho fatto rivivere la sua giovinezza!

COME È STATO LAVORARE CON VALERIA BRUNI TEDESCHI E CON ISABELLE NANTY, CHE INTERPRETA IL RUOLO DI TUA MADRE?
Valeria, ho sempre pensato che Valeria fosse una grande attrice, estremamente genuina. È incredibile avere una partner come lei. Ti permette di capire meglio come devi recitare la tua parte. Isabelle è assolutamente piena di compassione e generosità. Quando ho letto la sceneggiatura, ho capito subito che la scena in cui Alex chiede a sua madre di prendere un caffè con lui sarebbe stata la mia preferita. È una scena così normale, ma in grado di comunicare qualcosa di davvero importante, e così avevo un solo desiderio: girare quella scena con Isabelle. Uno dei grandi talenti di François è quello di catturare momenti della vita di ogni giorno che assumono un valore universale.

COME DESCRIVERESTI LA REGIA DI FRANÇOIS OZON?
Lo stile di regia di François è molto preciso, ma sa anche ascoltare i suggerimenti degli attori e lascia loro molto spazio creativo e di espressione. Coltiva con gli attori una relazione che non è solo professionale, ma anche di amicizia e fiducia. Mi sono sentito molto a mio agio nell’esprimere le mie opinioni. Ed è stato lo stesso per lui, senza che nessuno dei due se la prendesse mai a male. François è efficiente e concreto, e questo è eccezionale per un attore. Non devi restartene seduto a domandarti se puoi fare qualcosa, la fai e basta. Lavora in modo rapido, ma è facile seguire il suo ritmo, specialmente se sei sul set ogni giorno.

LA COREOGRAFIA DELLA SCENA SULLA TOMBA RACCONTA DAVVERO LA BATTAGLIA CONTRO LA MORTE CHE HAI DESCRITTO.
Ho pensato a questo ballo come ad un dono di Alex per David, un modo per incoraggiarlo ad affrontare il viaggio che lo aspetta. Da questo deriva la frustrazione di Alex quando arrivano i poliziotti a fermarlo: ha ancora tanta forza da regalare a David. François mi ha detto subito che voleva che questo momento fosse catartico e gioioso. Dovevo raggiungere uno stato di frenesia, una sorta di potente senso di liberazione e trance esilarante. Dopo il ballo, Alex è in grado di superare la scomparsa di David e ritornare a vivere la sua vita.

CHE COSA PENSI DELL’ESPERIENZA COMPLESSIVA DELLE RIPRESE DEL FILM?
È stata un’esperienza molto forte che mi ha permesso di immergermi profondamente nel mio personaggio. Nel corso delle riprese, credo di essere cambiato tanto quanto Alex. Quando interpreti un personaggio come questo, non ti domandi più se puoi renderlo verosimile, ma ti concentri sulla tua recitazione e su quello che stai dicendo. Sono stato orgoglioso e felice di aver partecipato a questo progetto. Un film è anche una condivisione, è anche qualcosa che fai per gli altri.

Intervista con Benjamin Voisin

COM’È ANDATO IL TUO PRIMO INCONTRO CON FRANÇOIS OZON?
Sono arrivato al provino pronto per il ruolo di Alex. Già parecchi mesi prima ero arrivato alla conclusione che non volevo più essere relegato nei ruoli di personaggi fragili, timidi e troppo sensibili che mi venivano offerti di solito. Questo atteggiamento deve aver influenzato il mio modo di comportarmi al provino, perché il giorno dopo mi è stato chiesto di ripresentarmi per la lettura, ma questa volta per il ruolo di David! E il giorno successivo al secondo provino, ho incontrato François. È stato un incontro molto caloroso. Abbiamo discusso di cinema e lavoro. L’incontro è andato così bene che quando me ne sono andato ho pensato, “Potremmo diventare amici, ma faremo un film insieme? Non ne ho idea!”

DAVID È UN GIOVANE AMBIGUO, MOLTO ATTRAENTE MA AL TEMPO STESSO ANCHE INQUIETANTE.
Per settimane, dopo che ho saputo che mi era stato assegnato il ruolo, mi è sembrato tutto un po’ vago non riuscivo a capire il mio personaggio. François ed io ne abbiamo parlato spesso, e quello che mi è rimasto impresso, dopo le nostre conversazioni, è stato il suo paragonare David a uno scorpione, un animale lento, strano e affascinante: dapprima si prova attrazione per lui, ma se si guarda un po’ più in su si nota la sua coda velenosa, pronta a colpire in qualsiasi momento. Il mio obiettivo quindi era diventare questo scorpione. David sembra un ragazzo normale, ma fin dal suo primo sorriso volevo comunicare un senso di pericolo, volevo far sentire agli spettatori che c’è in lui qualcosa di corrosivo, e che Alex è destinato a soffrire.

ANCHE DAVID E SUA MADRE POSSONO RAPPRESENTARE UNA COPPIA VELENOSA.
David spinge Alex fra le braccia di sua madre, e lei lo spoglia in bagno. C’è un momento in cui vediamo madre e figlio insieme in una ripresa, entrambi con negli occhi l’espressione intensa e predatoria di una tigre, sembra che pensino “Ce lo mangiamo!”. Mi è piaciuto molto lavorare con Valeria Bruni Tedeschi. Abbiamo dovuto imparare ad abituarci a tutta la sua energia, ma sul set ci siamo fatti un sacco di risate.

HAI LETTO IL LIBRO DI AIDAN CHAMBERS, DA CUI È TRATTO IL FILM?
Mi è piaciuto leggere il libro, ma non mi ha dato ulteriori chiarimenti rispetto a quello che era già nella sceneggiatura. Invece, ho cercato ispirazione in altri libri, in particolare Una stagione all’inferno di Rimbaud. Ho anche guardato interviste con Patrick Dewaere, in particolare l’ultima che ha fatto, due giorni prima di morire. Questa prossimità alla morte è stato veramente il mio filo conduttore.

E IL FATTO CHE DAVID ABBIA PERSO SUO PADRE?
Il padre era importante. Ho provato a immaginarlo, a renderlo una presenza sulla quale fare affidamento durante le riprese del film. Mi sono detto che esisteva un retaggio diretto che suo padre aveva lasciato a David, e lui stava semplicemente riproducendo quello che era stato suo padre.

DAVID AMA LE MOTO E LA VELOCITÀ…
Anche io vado in moto. Infatti, forse è l’unica cosa che ho davvero in comune con David. François ed io ne abbiamo parlato la prima volta che ci siamo incontrati, e così ha aggiunto le scene in moto. Ho la patente, quindi perché non approfittarne? Tutto quello che nel film David dice sulla velocità è qualcosa in cui mi ritrovo anche io.

COME SONO ANDATE LE RIPRESE DEL FILM?
Sono veramente colpito dalla capacità di François di vivere completamente nel momento presente. Nella vita reale ride e scherza, ma una volta che si trova dietro la telecamera traspare da lui una sensibilità più delicata e gentile. Sul set, François dirige tutto, ma ascolta anche tutto quello che accade intorno a lui e prende in considerazione tutto quello che potrebbe migliorare la sua idea. Dà veramente una sensazione eccezionale avere qualcuno che riesce ad unire uno stile di grande decisione a delle abilità di ascolto! Mi sono sentito estremamente libero di offrirgli i miei consigli, non ho mai avuto alcuna paura di farlo

CREDI CHE IL FATTO DI PORTARE SULLO SCHERMO L’EPOCA DELLA SUA ADOLESCENZA ABBIA CONTRIBUITO A CONFERIRE UN ASPETTO PIÙ EMOTIVO AL SUO LAVORO?
Non posso fare confronti, perché questo è il primo film che faccio con François, ma i suoi produttori, i fratelli Altmayer, hanno detto di averlo visto raramente così pieno di gioia e così vicino ai suoi attori. Probabilmente perché guardando Félix e me gli sembrava un po’ di guardarsi in uno specchio, perché alcune delle scene sulla barca o in discoteca gli ricordavano cose che aveva provato quando aveva la nostra età.

DAVID PIANGE NELLA SCENA IN CUI LASCIA ALEX.
Non sapevo che avrei pianto. Le lacrime sono arrivate perché sono rimasto aperto a sentire questa emozione. Félix ed io ci siamo sentiti fin da subito bene abbinati perché facciamo affidamento sulla nostra spontaneità. Se ci dimenticavamo qualcosa nel dialogo, non cercavamo di ritrovarlo ad ogni costo, ma invece approfittavamo di questa opportunità per abbandonarci completamente alle sensazioni che erano presenti in quel momento, anche se significava uscire leggermente dalla nostra rotta prestabilita. Abbiamo gli stessi interessi, nella vita reale. Così, abbiamo iniziato a passare un po’ di tempo insieme, prima delle riprese. Andavamo a bere qualcosa, e abbiamo iniziato a fare amicizia. Credo che questa amicizia ci abbia davvero aiutato ad interpretare i nostri personaggi. A parte il fatto che dormono insieme, David e Alex sono anche legati da un’amicizia che contribuisce ad alimentare il loro amore.

QUESTA È UNA STORIA D’AMORE CHE SI DÀ IL CASO CHE SIA FRA DUE RAGAZZI, MA È SOPRATTUTTO UNA STORIA D’AMORE UNIVERSALE.
Estate ’85 va al di là degli schemi tipici del genere. François non sta cercando di comunicare al suo pubblico un messaggio particolare. Due persone si incontrano, si amano, e non importa che siano due ragazzi, due ragazze, o un ragazzo ed una ragazza. Ciò che importa è che François è stato capace di portare la sua telecamera nell’intimità della loro relazione, in un modo molto bello e universale.

Intervista con AIDAN CHAMBERS

COME È NATA L’IDEA DI DANZA SULLA MIA TOMBA?
Un giorno, era il 1966, ho letto un breve articolo all’interno del quotidiano The Guardian. Riportava che un ragazzo di sedici anni era stato convocato per due volte davanti al Tribunale dei Magistrati, accusato di aver dissacrato una tomba. La prima volta si era rifiutato di spiegare che cosa aveva fatto e perché. Il ragazzo era troppo giovane perché potesse esserne citato il nome, e nell’articolo non venivano dati altri dettagli. Il magistrato lo aveva rimandato in giudizio e lo aveva affidato ad un assistente sociale. Quando il ragazzo era comparso in tribunale per la seconda volta, l’assistente sociale aveva riportato che l’imputato aveva fatto un giuramento con un amico che se uno di loro fosse morto l’altro avrebbe ballato sulla sua tomba. L’articolo lasciava parecchie domande senza riposta. Per esempio, come aveva saputo la polizia che il ragazzo si sarebbe trovato nel cimitero in piena notte, in modo da sorprenderlo? Perché il ragazzo aveva rifiutato di dare spiegazioni?

QUINDI IL ROMANZO NON È AUTOBIOGRAFICO?
All’epoca ero un insegnante di scuola superiore e stavo iniziando a scrivere libri per ragazzi. Alcuni dei miei studenti si fidavano di me a mi confidavano segreti che non avrebbero rivelato a nessun altro. Avevo sentito raccontare questa storia da alcuni dei miei ragazzi e ho subito sentito che dovevo raccontarla. Volevo raccontarla perché non avevo mai letto nulla di simile in un romanzo. La storia non è autobiografica ma contiene alcuni episodi della mia vita. Per esempio, il ragazzo – che nel mio romanzo si chiama Hal e nel film si chiama Alex – rovescia la sua barca a vela in una tempesta, mentre sta navigando da solo e questa è una cosa che è successa a me. Per rispondere alla domanda potrei citare quello che dice Hal quando il suo insegnante gli chiede se una storia che ha scritto è frutto di realtà o fantasia: “Ho sentito tutte queste cose, ma ho inventato la storia.”

CONOSCEVA I FILM DI FRANÇOIS OZON? È STATO COINVOLTO NELL’ADATTAMENTO?
Conoscevo i film di François, e sono un suo ammiratore. Sono stato felicissimo quando mi ha chiesto i diritti cinematografici del mio romanzo, sicuro che avrebbe realizzato un film fedele al libro e che mi sarebbe piaciuto. Non sono stato coinvolto nell’adattamento. Anche se me lo avessero chiesto, avrei rifiutato. So che François è totalmente dedicato alla sua arte, e spesso usa storie e sceneggiature sue. Era meglio che non lo ostacolassi nel suo lavoro.

IL FILM È AMBIENTATO IN FRANCIA, E FRANÇOIS OZON HA FATTO PARECCHI ALTRI CAMBIAMENTI, RISPETTO AL ROMANZO. QUALI SONO STATE LE SUE IMPRESSIONI, QUANDO HA VISTO IL FILM?
La prima volta che l’ho visto ero estremamente nervoso. Ero così sopraffatto da emozioni confuse che mi serviva un po’ di tempo per calmarmi prima di rivederlo. La seconda volta che l’ho visto mi sono reso conto che il film si reggeva sulle proprio gambe, piuttosto che essere solo un adattamento del mio romanzo. Ero veramente felice di quanto François fosse rimasto fedele al libro. I cambiamenti che aveva apportato erano in linea con il romanzo, e a volte lo miglioravano addirittura. La parola “riflessione” è un tema ricorrente: nel senso di considerazione, pensiero, contemplazione. Per me, la storia è incentrata sulla riflessione. Parla di Hal (Alex) che elabora quello che gli è successo, vi riflette sopra. La storia è ricordo unito ad un tentativo di spiegarsi l’accaduto. È un atto di meditazione. Non è solo una registrazione di un’esperienza. È proprio l’atto di raccontare le storie della nostra esperienza ciò che ci rende chi e che cosa siamo e ci cambia, ci aggiunge qualcosa, ci rende qualcosa di più rispetto a quello che eravamo nel momento in cui abbiamo fatto quelle esperienze. Questo concetto è al cuore del romanzo, e credo che sia anche al cuore del film. Noi siamo – o forse più precisamente, noi diventiamo – le storie che raccontiamo a noi stessi, a prescindere che siano un tentativo di ‘dire le cose come stanno’ o che siano storie che inventiamo. Tutti i ricordi sono invenzione. François lo capisce, e ne ha fatto uno dei temi centrali del suo film.

IL MODO IN CUI LEI HA AFFRONTATO DEI PERSONAGGI GAY IN UNA STORIA PER RAGAZZI SEMBRA MOLTO MODERNO PER L’EPOCA IN CUI HA SCRITTO IL LIBRO. NE ERA CONSAPEVOLE?
Quando ho iniziato a scrivere la storia, nel 1966, essere gay era illegale in Gran Bretagna. Ero sicuro che nessuno avrebbe pubblicato un libro che parlava di due ragazzi che, oltre a tutto quello che rendeva proibitiva la storia, erano pure minorenni. Ma l’ho voluto scrivere lo stesso. E siccome volevo che avesse un formato moderno, ho usato tecniche narrative moderniste. Negli anni successivi, ho provato a riscriverlo due volte come ma il risultato non mi convinceva. Il fatto è che non ero ancora abbastanza esperto come scrittore. Fra il 1975 e il 1978 ho scritto Breaktime, il primo dei romanzi che appartiene al mio lavoro più maturo. Quando l’ho finito, ho capito che avevo imparato ad essere il genere di scrittore che sono, e avrei saputo come scrivere Danza sulla mia tomba. Ho iniziato la versione pubblicata nel 1979 e l’ho finita nel 1982. Per quell’epoca l’amore gay fra adulti consenzienti era diventato legale, ma non per ragazzi di età inferiore ai ventun’anni. L’editore è stato coraggioso a pubblicarlo. Per un certo periodo, il libro fu bandito in alcune biblioteche e scuole.

PERCHÉ CREDE CHE IL LIBRO SIA COSÌ IMPORTANTE PER TANTI LETTORI?
Subito dopo la sua pubblicazione, ho iniziato a ricevere lettere e poi messaggi di posta elettronica da persone di ogni età, ma soprattutto da giovani. E da ragazze tanto quanto da ragazzi. Alcuni mi dicevano di essere gay, alcuni dicevano che non lo erano, ma che amavano la storia per altre ragioni, come ad esempio il fatto che la storia parla di un’emozione appassionata e ossessiva, come quella che si prova per la prima volta quando si è molto giovani. Perché è una storia d’amore universale. Perché l’essere gay viene considerato una cosa scontata, normale, non è un “problema”. Per alcuni è stata un’epifania: vi si sono identificati, e li ha aiutati a capire se stessi e a sentirsi a loro agio nella loro identità di giovani gay. Ricordo una lettera che mi ha commosso molto, di un australiano che diceva di avere 86 anni e che avrebbe desiderato di aver letto il libro quando ne aveva 16, perché avrebbe cambiato la sua vita.

IL LIBRO È STATO PUBBLICATO QUASI QUARANT’ANNI FA, NEL 1982. PERCHÉ NON È MAI STATO ADATTATO PER LO SCHERMO, FINO AD ORA?
Fin dall’inizio desideravo che la storia fosse adattata come film. Molti hanno provato a farlo, ma hanno gettato la spugna piuttosto presto. In due o tre ci sono quasi riusciti. Uno era un regista danese che morì di Aids prima di poter iniziare le riprese. Un altro era francese e un altro ancora italiano, ma non hanno avuto successo per mancanza di fondi. Dopo trentotto anni di attesa, François mi ha dato quello che desideravo. Il risultato è un bel film – secondo me uno dei suoi film migliori – per il quale è davvero valsa la pena attendere finché non sono arrivato a 85 anni.

MUSICHE | COLONNA SONORA ORIGINALE

JEAN-BENOÎT DUNCKEL
CANZONI
IN BETWEEN DAYS
THE CURE (Robert Smith)
SAILING
ROD STEWART (Gavin Sutherland)
FOREST FIRE
LLOYD COLE & THE COMMOTIONS (Lloyd Cole)
STARS DE LA PUB
MOVIE MUSIC (Frédéric Mercier / David Fairstein)
CRUEL SUMMER
BANANARAMA (Sarah Elizabeth Dallin / Keren Jane Woodward / Siobhan Maire Deirdre Fahey / Steve Jolley / Tony Swain)
TOUTE PREMIERE FOIS
JEANNE MAS (R. Musumarra – J. Mas / R. Musumarra – R.Zanelli)
SELF CONTROL
RAF (G. Bigazzi / R. Riefoli / S. Piccolo)
la colonna sonora originale è disponibile sull’etichetta Milan Music / Sony Masterworks


Interviste dal PressBook del film

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