Locandina Ex Machina

Ex Machina (2015)

Ex Machina
Locandina Ex Machina
Ex Machina è un film del 2015 prodotto in USA e UK, di genere Drammatico e Sci-Fi diretto da Alex Garland. Il film dura circa 108 minuti. Il cast include Domnhall Gleeson, Oscar Isaac, Alicia Vikander, Corey Johnson, Deborah Rosan, Evie Wray. In Italia, esce al cinema giovedì 30 Luglio 2015 distribuito da Universal Pictures. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 18 Novembre 2015. Al Box Office italiano ha incassato circa 758826 euro.

Quando il giovane informatico Caleb, interpretato da Domhnall Gleeson, vince una settimana in montagna in compagnia del brillante CEO della società per cui lavora, non sa che farà invece parte di uno strano ed affascinante esperimento. Dovrà infatti interagire con la prima vera intelligenza artificiale mai creata dall'uomo, ospitata nel corpo di una magnifica ragazza robot.

Caleb, un programmatore 24enne della più grande società internet del mondo, vince una competizione il cui premio è trascorrere una settimana in un rifugio di montagna che appartiene a Nathan, il solitario CEO della società. Ma quando arriva in questo luogo remoto, Caleb scopre che dovrà partecipare a uno strano e affascinante esperimento nel quale dovrà interagire con la prima vera intelligenza artificiale del mondo, contenuta nel corpo di una bellissima ragazza robot.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Luglio 2015
Uscita in Italia: 30/07/2015
Data di Uscita USA: venerdì 10 Aprile 2015
Prima Uscita: 10/04/2015 (USA)
Genere: Drammatico, Sci-Fi, Thriller
Nazione: USA, UK - 2015
Durata: 108 minuti
Formato: Colore
Produzione: DNA Films, Film4
Distribuzione: Universal Pictures
Box Office: USA: 24.330.000 dollari | Italia: 758.826 euro
Classificazioni per età: ITA: 18+
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 18 Novembre 2015 [scopri DVD e Blu-ray]

Passaggi in TV:
• sabato 09 Dicembre ore 01:05 su Sky Cinema Drama

Recensioni redazione

Ex Machina, la recensione
Ex Machina, la recensione
redazione, voto 6/10
Grazie alle interpretazioni dei tre attori, Ex Machina si presenta come un ottimo film di genere anomalo, a tratti confusionario ma ben impacchettato anche grazie al colpo di scena finale che spiazza.
Recensione Blu-ray di Ex Machina
Recensione Blu-ray di Ex Machina
Giorgia Tropiano, voto 7/10
Ottimo prodotto sia a livello visivo che di audio, presenta molti contenuti speciali tutti assolutamente interessanti, l'unico aspetto più debole è proprio sulla qualità artistica della pellicola.

Immagini

[Schermo Intero]

Note di produzione

Dall’acclamato sceneggiatore e regista ALEX GARLAND (28 giorni dopo, Sunshine) arriva EX MACHINA, un’agghiacciante visione di un futuro non troppo lontano di intelligenze artificiali.
Nel rifugio di montagna di un genio di internet miliardario, un giovane uomo partecipa a uno strano esperimento: testare un’intelligenza artificiale ospitata nel corpo di una bellissima ragazza robot. L’esperimento si trasforma, però, in un oscuro conflitto psicologico in cui si mette alla prova il senso di lealtà dell’uomo e della macchina.
DOMHNALL GLEESON, OSCAR ISAAC e ALICIA VIKANDER guidano il cast di Ex Machina, un intenso thriller psicologico che si gioca all’interno di un triangolo amoroso. Il film esplora grandi temi come la natura della coscienza, delle emozioni, della sessualità, della verità e della menzogna.
Scritto e diretto da Alex Garland, il film è prodotto da ANDREW MACDONALD e ALLON REICH della DNA, con SCOTT RUDIN e ELI BUSH e TESSA ROSS della Film4 come produttori esecutivi.
Si uniscono alla squadra creativa di Garland: il direttore della fotografia ROB HARDY (Blitz), lo scenografo MARK DIGBY (The Millionaire), la costumista SAMMY SHELDON DIFFER (X-Men: L’inizio), la make-up designer SIAN GREGG (Non lasciarmi) e il montatore MARK DAY (Questione di tempo).
Questa prima escursione di Alex Garland nel mondo della regia potrebbe sembrare semplice, sulla carta: “Il film parla di tre persone che mettono a confronto i loro cervelli; di come si mettano reciprocamente alla prova, di come tentino di sconfiggersi l’un l’altro mentalmente e formino alleanze uno con l’altro,” dice Garland.
Ma se uno dei protagonisti è una ragazza robot, le cose si fanno un po’ più complicate. “Ex Machina lavora su due livelli,” dice il produttore Andrew Macdonald. “Uno è quello del genere, il thriller psicologico, e l’altro è usare i personaggi per esplorare temi umani e psicologici fondamentali.”
Macdonald dice che film come Ex Machina rientrano perfettamente nel DNA della DNA Films. “Mi piace fare sempre film che sono accessibili e intelligenti allo stesso tempo, e se ce n’è uno che cerca di bilanciare queste due cose, questo è Ex Machina.”
Esordendo come regista con Ex Machina, Garland tratta temi che lo affascinano da lungo tempo e sfrutta le nostre paure e insicurezze nei confronti della tecnologia e il ruolo che questa gioca nelle nostre vite. “La gente è paranoica nei confronti dell’intelligenza artificiale e dei computer in generale, sono nei suoi pensieri e questo è normale. Io mi avvicino a questa questione da un’angolazione leggermente diversa, perché non ho paranoie a riguardo. In Ex Machina la mia simpatia va al robot.”
Il romanzo d’esordio di Garland, The Beach (L’ultima spiaggia), è stato pubblicato nel 1996, quando lui aveva 26 anni. Quando è stato adattato per il grande schermo dalla DNA Films nel 2000, Garland è rimasto affascinato dal processo che sta dietro alla realizzazione di un film e ha successivamente voluto collaborare con la società su progetti come Sunshine, 28 giorni dopo e Dredd – La legge sono io.
Garland è entusiasta della natura collaborativa del realizzare un film e insiste sul fatto che Ex Machina è stato arricchito dai contributi di tutta la sua squadra creativa. “Nel corso degli anni ho fatto molte esperienze diverse nel campo della realizazione di un film, e nella mia testa tutte hanno portato a questo,” insiste Garland. “Ho messo in pratica moltissime cose che ho imparato lungo la strada. La più importante è quella di dare alle persone lo spazio per fare quello che vogliono fare nel miglior modo sia loro possibilie.”

Dare forma ala scienza: l’evoluzione di Ex Machina

Alex Garland ha concepito Ex Machina con l’intento di dirigerne il film. Aveva lavorato con la DNA Films per molti anni come sceneggiatore, e i produttori Andrew Macdonald e Allon Reich sapevano che aveva il talento e le capacità per fare il passo successivo. Macdonald ricorda: “Gli abbiamo detto, ‘Parti e scrivi una sceneggiatura che chiunque altro ucciderebbe per dirigere, e potrai dirigerla tu.’ E’ tornato con Ex Machina.”
“Avendo lavorato insieme per così tanti anni, eravamo assolutamente sicuri che lui fosse pronto” continua Reich. “Ha affrontato la cosa con grande calma e senso collaborativo e credo che tutti i capi reparto si siano sentiti supportati e incoraggiati. Ha una visione chiara di quello che vuole fare ma gli piace anche che le persone di talento che lo circondano gli forniscano stimoli e idee. E’ merce rara quando si fa un film che ci sia concentrazione e che tutti siano entusiasti di quello che sembra essere un prodotto davvero originale.”
Per l’attore Domhnall Gleeson – che nel film interpreta Caleb – l’ambiente collaborativo che Garland crea spinge l’intera squadra a fare del proprio meglio.”Lui ha molto rispetto per tutti i diversi reparti che lavorano al film, è interessato a loro e da loro trae ispirazione,” dice Gleeson. “E’ convinto che le persone tirino fuori il meglio se viene loro data la possibilità di farlo, e questo è quello che è successo qui. Tutti hanno dato il loro massimo.”
Alicia Vikander, che interpreta Ava, aggiunge: “Non ho mai conosciuto un regista così calmo e che ha tempo per tutti come Alex. Ci ha invitati tutti fuori per due settimane di prove per parlare e confrontarci su tutto; voleva anche assicurarsi che ci sentissimo al sicuro e sulla stessa lunghezza d’onda.”
Cosa succede se inventiamo una macchina capace di pensare come noi, ma che non si ammala mai ed è capace di rimanere sempre al top? “A me sembra che piuttosto velocemente comincerebbe ad esserci un qualche tipo di sostituzione,” dice Garland. “A un certo punto noi diventiamo superflui, e la domanda è se questa è una cosa buona o no.”
La fantascienza ha già esplorato queste idee nel passato, mettendo in risalto il fatto che, in una competizione contro la macchina, l’umanità verrebbe distrutta dalla logica malevolenza della macchina. Garland insiste sull’approccio diverso di Ex Machina. “Mi trovo stranamente solidale con le macchine,” spiega. “Credo che per il futuro abbiano più chance di noi.”
Per Oscar Isaac, che interpreta Nathan, il film è un’allegoria dell’esistenza umana. “Scava nella profondità di cosa significa essere umani e pensare e avere una coscienza. Come fai a dire cosa pensa veramente la persona che hai davanti, o se pensa nello stesso modo in cui pensi tu?”
Lo schema è piuttosto semplice. Gleeson interpreta un brillante programmatore informatico che viene invitato nel rifugio di montagna del suo capo, apparentemente solo per conoscere Nathan (interpretato da Isaac), un genio miliardario diventato negli ultimi tempi un recluso. Quando Caleb arriva, scopre di essere stato chiamato per interagire con una nuova forma di intelligenza artificiale, ospitata nel corpo di una ragazza robot, Ava.
“Caleb è lì per fare un test di Turing,” spiega Gleeson. “E’ un test in cui un essere umano interagisce con un computer, e se l’essere umano non capisce che sta interagendo con un computer – e lo scambia per un altro essere umano – allora il test viene superato.
“Caleb non ha idea di cosa lo aspetta in quella casa quando da una delle stanze esce una sorta di figura umanoide con il volto da ragazza, ma fatta della più sorprendente meccanica lui abbia mai visto.”
Il test di Turing è apparentemente semplice, e di solito viene eseguito in modo che la persona al quale lo si sottopone non sa se sia o no un computer a risponderle. Vengono organizzate annualmente molte gare per cercare di superare il test di Turing, ma nonostante dei titoloni annuncino di tanto in tanto che qualcuno lo ha superato, a un esame più minuzioso, pochissimi reggono.
“Il test di Turing è stato messo a punto decenni fa, alla nascita dei computer” spiega Garland, “quando Alan Turing capì che a un certo punto le macchine sulle quali stavano lavorando sarebbero potute diventare pensanti, e non solo calcolatrici. Capì che sarebbe stato difficile sapere se una cosa stesse veramente pensando o solo facendo finta di pensare.”
E’ questa distinzione la causa della maggior parte dei fallimenti, e quello che provoca la controversia che spesso segue ai ‘superamenti’ del test. Storie recenti apparse sui giornali hanno insinuato che un bot (programma) per una chat chiamato Eugene Goostman aveva superato il test di Turing ingannando un significativo numero di giudici a una competizione tenutasi all’Università di Reading. I critici sono però stati veloci nel notare che il bot – programmato per essere una ragazzino di 13 anni di un Paese dell’est Europa con la più rudimentale comprensione della lingua inglese – aveva fatto affidamento sul fatto che i giudici si ingannassero pensando che la barriera linguistica e l’età del soggetto fossero le cause degli equivoci o delle incomprensioni della macchina.
Ma in Ex Machina, Ava è diversa. La fiducia di Nathan nelle capacità del suo robot è talmente grande che lui porta Caleb a incontrare Ava senza cercare di nascondere il fatto che lei è un robot. Se Caleb può venire ingannato da quella che è ovviamente una macchina – con parti del corpo metalliche, servomeccanismi e motori –allora Ava rappresenta il punto più alto dell’intelligenza artificiale? Può veramente essere in grado di pensare, e non solo di calcolare?
“Il punto è se lei abbia o meno una coscienza,” dice Gleeson. “E io credo che tutti ci rendiamo conto abbastanza presto che ce l’ha.”
Le implicazioni che questo porta con sé, la folle genialità dell’uomo che l’ha costruita e l’ambiente isolato in cui il test si svolge contribuiscono a trasformare Ex Machina in un thriller senza eguali.
“Ci sono temi ricorrenti e idee che le persone che hanno letto l’opera di Alex Garland da The Beach (L’ultima spiaggia) in poi riconosceranno immediatamente,” dice Reich. “Ma in Ex Machina c’è un vero lato thriller. Un numero davvero molto elevato di membri della troupe è venuto da me per descrivermi la sua esperienza legata alla lettura della sceneggiatura e quasi tutti mi hanno detto di aver chiuso la porta per non essere disturbati perché si erano totalmente immersi nel mondo creato e non vedevano l’ora di sapere cosa il destino avesse in serbo per questi personaggi.”

Trovare la vita: scegliere gli attori per Ex Machina

Nel portare la sceneggiatura di Garland dalla pagina allo schermo la sfida maggiore era trovare degli attori in grado di dominare l’approccio pieno di sfumature della storia. Nonostante i grandi temi trattati dal film, è il nucleo emotivo a far funzionare il tutto, e la produzione ha cercato tre raffinati attori emergenti che ne fossero capaci.
“Il cast che abbiamo è fantastico; stanno tutti per fare grandi cose e sono tutti incredibilmente richiesti,” nota Andrew Macdonald. “La cosa più importante è che sono assolutamente perfetti per i loro ruoli, e nei film questo non sempre avviene.”
Domhnall Gleeson interpreta Caleb, il personaggio attraverso il quale il pubblico vede il mondo creato dal film, viaggiando nel misterioso alloggio di Nathan e facendo esperienza di questo straordinario robot, Ava, come facciamo noi.
E’ anche un brillante programmatore informatico e una persona che cattura immediatamente l’attenzione di Nathan. “E’ uno di quegli strani tipi fissati con la tecnologia che governano il mondo,” dice Reich. “Si sta facendo strada nella società tecnologicamente avanzata di Nathan, la Blue Book. Ma non è potente ed energico come Nathan; lui nasconde la sua intelligenza. Ed è più sensibile e completamente solo quando arriva.”
“E’ un ruolo impegnativo per Domhnall,” dice Oscar Isaac, che interpreta Nathan. “Lui è in netto svantaggio quando entra.”
Gleeson non è estraneo alla famiglia della DNA Films, avendo lavorato già con Garland, Macdonald e Reich su Non lasciarmi e Dredd – La legge sono io. “Ci sono due cosa da dire su Domhnall” spiega Garland. “La prima è che lui è seriamente un bravo attore. Quando uno è bravo quanto lui, può fare molte cose diverse e accettare ogni sfida gli si lanci.
“La seconda è che ha una vulnerabilità e un’innocenza che sono qualità davvero affascinanti, esattamente le stesse che troviamo in Caleb che, come lui, non è un maschio alfa.”
Macdonald gli fa da eco: “Caleb capisce le macchine ed è ambizioso. E’ un ragazzo rispettabile che ha tutto il futuro davanti e parte della ragione per cui è stato scelto per questo test è che possiede un senso etico.”
A causa della sua innocenza, Nathan forse sottovaluta Caleb. Ma all’inizio sembra il candidato ideale per il genere di manipolazione del suo misterioso capo. “Lui è il formaggio che Nathan fa dondolare davanti ad Ava per vedere in che modo lei userà la sua mente,” spiega Isaac. “Caleb è stato gettato nel bel mezzo di questa singolare situazione – l’evento scientifico più grande di tutti i tempi – e lui ancora nemmeno lo sa.”
“Possiamo tutti immedesimarci con la sensazione di essere un impiegato che vaga all’interno di questo tipo di ambiente,” nota Reich. “Il tipo di difficoltà e di soggezione che uno potrebbe trovarsi ad affrontare se messo a confronto con una persona come Nathan. Domhnall ha un’empatia che, secondo me, è impossibile da imparare. O ce l’hai o non ce l’hai, e per noi è fondamentale.”
“Le aspettative di Caleb e la realtà sono piuttosto diverse,” dice Gleeson del suo ruolo. “Lui sa che l’uomo che sta per conoscere è praticamente un genio, ma sa anche che è veramente molto potente.”
Gleeson pensa che Caleb sia un mix tra la sua propria personalità e quella di Garland, e fa un parallelo tra l’entusiasmo di Caleb per aver vinto la gara e avere la possibiltà di conoscere Nathan e il suo per aver avuto il ruolo del protagonista in Ex Machina. “Ho ricevuto una email misteriosa da Alex che diceva, ‘Domhnall, è questo il tuo indirizzo?’ Quando gli ho risposto, lui ha scritto, ‘Ti sto per mandare una sceneggiatura.'”
L’attore l’ha letta dall’inizio alla fine in un’ora e ha immediatamente esplicitato il suo interessamento. Insiste anche sul fatto che l’esperienza di lavorare con Garland è leggermente più positiva dell’esperienza di Caleb con Nathan. “Abbiamo ricominciato da dove ci eravamo lasciati nei passati due film insieme” dice Gleeson. “Solo che questa volta io ero il protagonista.”
Non è difficile capire perché un uomo tanto appassionato di tecnologia come Caleb sia affascinato da Nathan. “Nathan è il capo del motore di ricerca più grande del mondo,” dice Garland. “E’ un uomo enormemente ricco e potente..”
Nessuno ha visto questo genio solitario per molti anni e Caleb è attirato dall’idea di scoprire la verità che sta dietro alla leggenda. “Nathan ha trascorso gli ultimi anni a lavorare su questo suo progetto rimanendo geograficamente e psicologicamente isolato dal resto del mondo.”
Garland è un evidente fan di Apocalypse Now, come avrà notato chiunque abbia letto The Beach (L’ultima spiaggia), con i suoi tanti riferimenti al film. “Da qualche parte nel retro della mia mente c’è una sorta di analogia con Kurtz,” dice il regista riferendosi al disturbato colonnello interpretato da Marlon Brando nella pellicola di Francis Ford Coppola. “Ha trascorso troppo tempo al di là del fiume ed è diventato un po’ matto. Al punto in cui noi lo conosciamo, Nathan ha già superato il limite.”
Reich aggiunge: “Nathan è naturalmente un super maschio alfa. Ha la determinazione intellettuale di spingere la tecnologia oltre ogni limite conosciuto e possibile. La sua mente è tormentata da quello che vuole realizzare e dai suoi possibili effetti. Vivere da solo in quel genere di posto per chissà quanto tempo lo ha provato. Da un lato è a suo agio ed è molto potente, dall’altro è anche estremamente turbato e vulnerabile.”
In Nathan, però, c’è una certa sincerità che non si registra negli altri due protagonisti, fa notare Alicia Vikander che interpreta Ava. “La prima volta che lo si incontra incute una certa soggezione,” dice l’attrice. “Ma dei tre lui è anche il più onesto nel corso dell’intero copione, anche se all’inizio sembra proprio il cattivo.”
Per interpretare questo ruolo, Garland ha scelto Oscar Isaac, uno straordinario caratterista i cui ruoli disparati in film come A proposito di Davis, Drive e I due volti di gennaio sono prova della sua versatilità e del suo coraggio. “Oscar Isaac svanisce veramente nelle parti che interpreta,” dice Garland. “Lui scompare e noi crediamo totalmente al personaggio che ha creato. Cambia film dopo film; cambia l’interpretazione, il modo di comportarsi e la sua fisicità. L’ho rincontrato circa tre mesi dopo la fine delle riprese e l’ho a malapena riconosciuto perché aveva iniziato la preparazione per un nuovo ruolo.”
Isaac ha lavorato sodo per stabilire la fisicità di Nathan, che l’attore definisce un uomo ossessionato tanto dalla sua forza fisica quanto dal suo genio. “Credo che sia importante per dare l’idea che quest’uomo è imbattibile” dice l’attore. “Non lo puoi battere intellettualmente, fisicamente non lo batti e non puoi batterlo nemmeno in quanto a soldi. Caleb non ha chance. Far remare il destino contro l’eroe rende tutto più avvincente. Come si fa a battere quest’uomo?”
Isaac non aveva mai lavorato con Garland prima, ma ricorda un provino per un ruolo in Sunshine come una delle sue prime opportunità appena uscito dalla scuola di teatro. “E’ stato il primo copione che ho letto e ne sono stato ossessionato,” ride. “Anche quando non ho avuto la parte ho continuato a leggerlo. Quando è arrivato Ex Machina volevo immediatamente leggerlo, ed era ugualmente buono, se non meglio.”
L’attore fa eco ai commenti di Alicia Vikander sulla sincerità di Nathan: “In lui c’è molto da ammirare. Lui è una bestia megalomane scura, ubriaca e che balla la musica disco, un genio… è una bizzarra contraddizione di aspetti che Alex ha messo tutti insieme.”
Nathan è attratto da Caleb quanto Caleb lo è da lui. “Credo che Nathan non possa fare a meno di restare intrigato da Caleb,” aggiunge Isaac. “E specialmente dal modo in cui Domhnall lo interpreta; è molto divertente e un libro aperto, ma con un’intelligenza vera. C’è un crescente senso di rispetto e un’intimità che si sviluppa tra i due, ed è quasi come se vivessero una loro piccola storia d’amore.”
Ma proprio come stanno sviluppando un rapporto uno con l’altro, i due sono anche in competizione per l’affetto di Ava, che si dimostra essere anche lei complessa quanto i due uomini. Garland ha trovato ogni aspetto del personaggio incarnato in Alicia Vikander.  “Lei era perfetta in molti modi diversi. E una ragazza bella, ma è anche un’attrice di talento, fa danza classica da quando è piccola è perciò ha un totale controllo del suo corpo e della sua fisicità. Il modo in cui cammina, muove la mano, in cui inclina leggermente la testa.”
Ex Machina soddisfaceva anche tutte le sue esigenze di Vikander. L’attrice ricorda un incontro con il suo agente nel quale lei aveva sottolineato il suo interesse per film di genere e copioni intensamente centrati sui personaggi. “Come esempio ho citato Moon,” dice. Per questo motivo, quando alcuni mesi dopo le è arrivato il copione di Garland, era entusiasta.
Ha inviato un provino su videocassetta nel quale si è messa del trucco bianco sulla faccia per avere un’aria artificiale, ed è stata questa cassetta a convincere i filmmaker a darle la parte.
Il ruolo è stato piuttosto impegnativo per l’attrice che dice di aver sempre attinto dalle sue esperienze per creare i personaggi che interpreta. “Insieme ad Alex abbiamo dovuto stabilire le nostre regole” spiega. “Come si fa a creare qualcosa che non è mai esistita? Appena rispondevamo a una domanda, ne comparivano altre cento.”
Garland spiega le difficoltà che Vikander ha dovuto affrontare nel dare vita ad Ava, e la pazienza che ci è voluta per interpretare un ruolo che più tardi sarebbe stato incrementato con la CGI: “Ha dovuto indossare un costume che era molto limitativo e che sapeva sarebbe stato usato per gli effetti visivi,” dice il regista. “Ha dovuto fare il personaggio di una ragazza che non è una ragazza, e farla accettare fino a essere la cosa predominante nell’inquadratura. E’ stato tutto molto complicato, ma lei ha fatto un lavoro eccellente. C’è un ulteriore livello di scoperta che si fa durante il montaggio nel quale ti rendi conto di quanto siano sfaccettate alcune delle sue scelte.”
L’obiettivo della Vikander è stato quello di spingere sulle emozioni. “All’inizio speriamo che il pubblico rimanga colpito da Ava,” dice Reich. “Quando la vediamo per la prima volta nel film, lei e Nathan non cercano di nascondere in nessun modo che lei è una macchina con questo volto di una ragazza incredibilmente bello ed empatico. Si comincia meravigliati da lei come pezzo di tecnologia e poi ci si innamora della sua umanità.”
“Ho sempre pensato che tra Caleb e Ava il rapporto umano sarebbe stato più importante del distacco di un robot,” aggiunge Gleeson. “Quelli sarebbero stati i momenti che contano. Alicia ha dovuto fare attenzione al fatto che interpreta un robot, ed è stato davvero fantastico starle accanto scena dopo scena. Si sente che ci siamo dati una spinta a vicenda – ci siamo messi alla prova l’un l’altro davanti e dietro la cinepresa – e questo non accade spesso.”
Isaac dice: “Alicia è un pò ultraterrena; la sua interpretazione della macchina ha molta grazia.”
A completare i cast ci sono due ruoli più piccoli che, anche se non hanno necessariamente un’influenza sulla storia principale, non sono meno essenziali.
Corey Johnson interpreta Jay, il pilota di elicotteri che porta Caleb a conoscere Nathan. Lui è il nostro primo punto di contatto con il mondo di Nathan, e ci spiega quanto Nathan sia riservato. “Non l’ho mai incontrato.” dice Jay. “Io faccio la spola tra l’aeroporto e la sua casa. Una volta l’ho visto, in piedi sul crinale di una di quelle montagne.”
Johnson vede la verità nella finzione di Ex Machina, e dice che i temi di cui il film tratta sono incredibilmente lungimiranti. “Quando leggi una cosa come questa, che ha degli aspetti di verità, non vuoi smettere,” dice Johnson. “Io ho letto questo copione in una sola seduta, cosa molto strana perché di solito salti dei pezzi per arrivare direttamente alla tua parte. Alex sa cosa sta facendo, sa cosa vuole e lo avrà.”
L’ultimo personaggio è forse il più misterioso di tutti: Kyoko. La silenziosa assistente di Nathan colpisce molto Caleb quando lo sveglia al mattino del suo secondo giorno a casa di Nathan. “Nel film è molto presente, ma non parla mai,” dice Garland. “Avevamo bisogna di un’attrice che fosse capace di trasmettere quella dote da ‘acqua cheta ma profonda’ che ha questo personaggio.”
E’ stato durante il casting degli attori secondari che Garland ha scoperto Sonoya Mizuno. La ballerina e modella 27enne ha ballato con il Royal Ballet, e, dopo aver espresso il suo interesse per la recitazione al suo agente, ha fatto il primo provino per un ruolo secondario in Ex Machina. Quando Garland l’ha vista, l’ha trovata perfetta per la parte di Kyoko.
“Non ha battute, ma fa un percorso piuttosto interessante durante il corso del film,” nota Mizuno. “E penso che questo aiuti la storia a svolgersi, per cui lei è davvero importante per quello che accade.”
“Ci si immagina che non parlare sia piuttosto limitativo per un attore,” dice Garland. “Ma, come Alicia, Sonoya è una ballerina, ed è capace di trasmettere moltissimo con il suo corpo.”
“Questa parte era veramente giusta per me,” aggiunge Mizuno. “Ho sentito di comprendere questo personaggio; ho visto un po’ di lei nel mio passato lavorativo e per questo sapevo come svilupparla. E’ stato molto divertente sviluppare questo personaggio e farlo risaltare.”

Ava dalla macchina Costruire un’Intelligenza Artificiale

Per Alex Garland, la fantascienza è al suo meglio quando è saldamente ancorata alla scienza. L’idea di costruire un’intelligenza artificiale ha intrigato e impegnato scienziati e tecnici dagli albori dell’era del computer e, per Garland, era un tema ideale da esplorare nel suo esordio alla regia. “Viviamo chiaramente in un mondo in cui i computer sono fondamentali per la nostra esistenza e viviamo anche in un mondo in cui i progressi nelle tecnologie hanno incredibilmente accelerato il ritmo,” dice. “La questione interessante è dove finisce tutto questo e cosa significa per noi. Ad un certo punto le macchine penseranno nello stesso modo in cui pensiamo noi e questo ha delle importanti implicazioni. Non diventeremo forse superflui?”
E’ un’idea non molto lontana da un futuro prossimo. “Se arrivasse un inventore,” dice Macdonald, “e tenesse una conferenza stampa per comunicare di aver inventato una ragazza robot e per farla vedere, credo che nessuno sarebbe poi così sorpreso.”
Con Ex Machina, attraverso Ava, Garland suggerisce un mondo in cui la creazione da parte dell’uomo di un robot dotato di intelligenza artificiale getta le fondamenta non necessariamente per la nostra distruzione, ma per la nostra evoluzione verso un altro stato dell’essere. Ava non è semplicemente un robot determinato a distruggere l’uomo, quanto piuttosto qualcosa che potremmo vedere come umana.
“Visto che il mio approccio è dalla parte delle macchine, in senso lato,” spiega Garland, “dovevo ospitare Ava – l’idea della coscienza di questa macchina – in qualcosa di cui la gente potesse innamorarsi. Il protagonista deve innamorarsi di lei per far funzionare la storia.”
“Ava da l’impressione di essere una vera ragazza,” continua Oscar Isaac. “E nonostante lei sia fatta di metallo, silicone e gel, esibisce comunque tutti i tratti di un essere umano e per questo dovrebbe essere trattata come tale.”
Per Vikander, l’equilibrio stava nel fondere la parte umana con quella di un altro mondo. “Ho potuto attingere a tutte le emozioni e gli aspetti umani che conosco,” dice l’attrice, “e aggiungere a questi delle cose che la facessero sembrare un po’ fuori dal mondo e strana. Lei è anche inconsapevole; talvolta ha quello sguardo da cerbiatto perché è nuova in questo mondo.”
La sua creazione ha sollevato tutti i generi di domande negli attori e nella troupe. Gleeson dice: “Che cos’è la coscienza? In che modo sei responsabile per qualcosa che hai creato? In un certo senso, Ava è una versione davvero bella del mostro Frankenstein, ma oggi siamo più vicini che mai e andiamo sempre più avanti in quello che è possibile, combinando meccanica e umanità.”
Il film non fa nessuno sforzo per nascondere il fatto che Ava è un robot. Quando la vediamo per la prima volta, nello stesso momento in cui la vede Caleb, la sua composizione artificiale è messa a nudo. “Il disegno è straordinario; si può veramente vedere attraverso di lei i suoi meccanismi,” spiega Isaac. “Si vede che è un robot, anche se Alicia la interpreta con grande calore e profondità. Ti tira dentro e così ti dimentichi che stai guardando una macchina anche se la puoi vedere proprio davanti a te.”
Concepire l’aspetto di Ava è stata una delle sfide più grandi della pre-produzione. Come molto altro nella creazione di Ex Machina, questo era guidato dal desiderio di non ripetere cosa era già stato fatto in passato. “Il suo aspetto è stato inizialmente guidato da Alex e dall’idea che aveva in mente per lei”, dice lo scenografo Mark Digby. “I primi giorni ne abbiamo parlato in maniera molto collaborativa e ho capito che lui voleva una cosa diversa da tutto il resto.”
“Il processo dell’ideazione del suo aspetto è cominciato con un ragazzo di nome Jock, con il quale avevo lavorato su Dredd – La legge sono io,” dice Garland. “Siamo andati molto d’accordo, così quando stavo pianificando il film ci siamo visti e abbiamo trascorso un paio di settimane a immaginare l’aspetto di Ava.”
E’ stato immediatamente chiaro che, nel vasto pantheon della fantascienza e dei suoi robot nel corso degli anni, non era rimasto molto di intentato. “Jock ha fatto un disegno di Ava in cui le sue parti erano fatte di metallo dorato, e lei sembrava fondamentalmente C-3PO,” ride Garland. “Un regista di video musicali chiamato Chris Cunningham ha fatto un video di Bjork che ha lasciato il segno. Poi c’è una ragazza robot in Metropolis la cui immagine è diventata un’icona. E’ molto facile, pare, fare una ragazza robot che somigli a quella di Metropolis. Dovevamo trovare qualcosa che non sembrasse solo un insieme di riferimenti a robot del passato.”
La svolta, ricorda, è stata vestire la sua forma con una rete, una maglia. “Immaginatela come una ragnatela: con alcune condizioni di luce si può guardare direttamente attraverso e vedere la struttura dello scheletro, in altre invece la luce viene catturata e si vede improvvisamente un busto, o la forma di un collo o di un braccio.”
“Non volevamo che lei fosse troppo elettronica o troppo meccanica,” dice Digby. “C’è una sovrapposizione tra il naturale e il computerizzato. Si tratta meno di robotica e più di una macchina evoluta.”
Vikander è rimasta colpita dal progetto ideato dalla squadra: “Hanno creato un’opera d’arte. Lei non è solo una macchina, è raffinata e bella e credo che sullo schermo sarà fantastica.”
Anche se gli artisti degli effetti visivi della Double Negative avrebbero realizzato gran parte di quello che vediamo di Ava nel film, la creazione della ragazza robot è cominciata sul set, con un costume ideato da Sammy Sheldon Differ.
“Abbiamo contattato Sammy perché aveva esperienza nella creazione di costumi da supereroe, e sapevamo di aver bisogno di un costume che, quando non digitalizzato, sarebbe stato ‘vero’,” spiega Garland. “Questo costume doveva inglobare alcuni elementi del progetto per l’aspetto di Ava, ma anche mantenere la silhouette di Alicia senza appesantirla. E’ stato un lavoro sorprendentemente complicato.”
Vikander dice: “Quando ho letto il copione ho cercato di immaginarmi Ava, e ricordo che quando ho visto Alex per la prima volta, lui mi ha mostrato un paio di disegni che aveva fatto in una fase iniziale. Io ho fatto il provino e non so quante settimane ci sono volute solo per realizzare questo body estremamente attillato che indosso. Per applicare le protesi ci volevamo circa quattro o cinque ore ogni mattina e poi i ragazzi degli effetti visivi hanno preso una delle inquadrature che avevamo girato nel provino per mostrare a tutti come sarebbe stata Ava alla fine di tutto il processo. Io ho portato con me quella foto ogni giorno, perché sembravo un finto Uomo Ragno con quel mio costume argentato.”
A incrementare il girato sul set c’è la squdra della Double Negative, guidata dal supervisore agli effetti visivi Andrew Whitehurst. “Andrew si è davvero assunto il compito di creare Ava, e ha continuato il processo dell’ideazione con noi,” dice Garland. “L’ha portato a un livello successivo che era quello di renderla tridimensionale. E’ stata affinata e i suoi meccanismi hanno preso forme e consistenze naturali, organiche.”
Whitehurst ci tiene a sottolineare che la maggior parte possibile della performance di Vikander sul set è stata trasferita sul modello CGI. La sua squadra ha trascorso innumerevoli ore a far combaciare la loro animazione con i movimenti dell’attrice. E’ stato un processo accurato anche se ha preso il via da un modello costruito con attenzione che teneva bene a mente la verosimiglianza della costruzione di Ava.
“Guardavamo sempre le immagini che stavamo producendo,” dice Whitehurst, “domandandoci ogni volta se funzionassero bene; ci chiedevamo come funzionasse una cosa e che effetto avesse sul pubblico; se fosse credibile che una persona si innamorasse di questa macchina. Tutte domande difficili da affrontare.
“Oltre e sopra a tutto questo ci sono le questioni pratiche: come facciamo a realizzare qualcosa che lavori verosimilimente come una macchina, e cioé che ha tutti i muscoli e le articolazioni collegati al posto giusto e che ci fa credere che funzioni? Credo che il film sarebbe un fallimento, dal punto di vista visivo, se il personaggio non fosse tecnologicamente credibile, oltre che emotivamente. E’ stato un po’ come camminare sul filo del rasoio, ma è stato un lavoro affascinante.”
Proprio come Garland aveva intenzionalmente evitato disegni ispirati a robot che sono venuti prima, allo stesso modo Whitehurst ha chiesto alla sua squadra di fare qualcosa di originale. “L’unica regola che ho imposto alla troupe è stata quella di non guardare fotografie di robot,” ricorda. “Come riferimento avevamo un sacco di sculture di Brancusi, e anche molte sculture moderniste del Bauhaus. Oltre a questo abbiamo guardato cose come le sospensioni della Formula Uno, biciclette con un concept esclusivo, e centinaia e centinaia di immagini di questo genere di cose, in modo da cominciare a sentire che stavamo sviluppando un’estetica e che la potevamo trasformare in un robot.”
Tutto questo è stato contrapposto al lavoro e alla ricerca che la squadra ha fatto sull’anatomia umana per assicurarsi che Ava si muovesse proprio come noi. “Il risultato è una sintesi interessante tra quella che sembra una forma evoluta e quella che sembra una forma progettata e costruita dall’uomo,” dice Whitehurst.
Le riprese di Ex Machina sono durate sei settimane, mentre il processo di post-produzione è durato sei mesi perché la squadra degli effetti visivi ha lavorato alla costruzione di Ava. “Questo è molto insolito per un film inglese,” dice Macdonald. “Ma fa capire quanto fosse importante per noi fare bene Ava.”
A completare l’effetto del film c’è il design del suono, che è ugualmente senza precedenti. “Glen Freemantle ha progettato il suono di tutti i film nei quali sono stato coinvolto negli ultimi 10, 15 anni,” dice Macdonald. “E’ stato assolutamente fondamentale per rispondere alla domanda: Che suoni fa un robot?”
“Ava ha un tipo tutto suo di linguaggio che è stato inventato,” dice Garland del lavoro fatto da Freemantle. “La sua squadra non ha registrato dei meccanismi, che è quello che sentiresti normalmente quando una macchina si muove. Hanno fatto cose come far girare giroscopi con olio e simili per registrare tutti i generi di rumori strani. Quando si sovrappongono i rumori del robot, lei fa un altro importante passo verso l’essere una macchina, e si allontana dall’essere un’umana. E questo è molto importante.”
Per Garland, progettare bene il suono significava fissare il tono del film. “Talvolta questo film funziona come un horror,” dice. “E’ fantascienza ma ha elementi horror, e negli horror il sound design è molto importante. In questo film ci sono delle conversazioni molto lunghe che si svolgono in ambienti spogli e silenziosi e uno dei lavori necessari è portare il sound desing molto delicatamente a questo.”

In sintonia con la natura: Ex Machina in location

Ex Machina si svolge tutto in una location, la casa high-tech di Nathan nel cuore dell’Alaska. Mentre viene portato in elicottero a conoscere il misterioso miliardario, Caleb domanda quanto tempo ci vorrà per raggiungere la proprietà di Nathan. “Stiamo volando sulla sua proprietà già da due ore,” gli risponde il pilota.
Come vive un miliardario? “E’ la sfida più grande per i film a basso budget,” nota Garland. “Devi mostrare la casa dell’uomo più ricco del mondo. Come si fa?”
L’arduo compito è toccato alla squadra capeggiata dallo scenografo Mark Digby. “Abbiamo lavorato con Mark, e Michelle Day, l’arredatrice, su una manciata di film da 28 giorni dopo,” spiega Macdonald. “Danno ai film una straordinaria coerenza, e cominciano con il personaggio, che è la vera chiave.”
Il mondo dei super ricchi non è molto visto – insieme a un enorme benessere si gode di solito anche di una privacy illimitata. “Quando abbiamo provato a immaginare questo mondo abbiamo visto tante case molto costose,” dice Digby. “Ma erano tutte case di milionari, o multimilionari. Ci siamo resi conto che dovevamo avere di più. Il nostro personaggio è oltre, e nel mondo non ci sono poi tante persone così ricche e potenti.”
E in realtà, pure quelle che lo sono non sono particolarmente inclini ad aprire le proprie case a una troupe cinematografica. Il punto era trovare una casa che potesse ospitare solo l’1% dell’ 1%. Reich dice: “Nathan aveva bisogno di un posto che fosse speciale.”
Molto presto, Garland si è fatto l’idea di collocare la casa di Nathan nella natura incontaminata. “Sapevamo che se avessimo trovato un paesaggio spettacolare questo avrebbe contribuito molto al potere del personaggio. Se possiede questo paesaggio, allora anche lui deve essere spettacolare.”
La squadra ha perlustrato numerose location diverse cercando di trovare una casa che corrispondesse alle esigenze e un paesaggio che rendesse la casa ancora più speciale. “Avevamo bisogno di qualcosa con una sorta di tocco architettonico modernista,” dice Digby, “ma che fosse anche in un ambiente incredibile.”
Hanno trovato quello che stavano cercando in Norvegia. Macdonald dice: “La Norvegia sostituisce brillantemente il Colorado, il Canada e l’Alaska. Sembrava un po’ la Scozia, da dove vengo, ma sotto l’effetto della droga. E’ incredibile; quelle colline verticali, cascate ovunque, e fiordi e laghi marini profondi, profondissimi.”
Per formare la casa di Nathan sono state combinate due location invece di una, nel raggio di pochi chilomentri con l’auto una dall’altra nei Fiordi norvegesi fuori da una città chiamata Valldal. “Abbiamo fatto una fantastica esplorazione della Norvegia,” ricorda Garland. “Abbiamo trovato questa casa e questo albergo in una parte piuttosto remota della Norvegia che erano entrambi stati costruiti dallo stesso architetto e per questo avevano un design simile.”
La casa Fjora, una residenza privata, e il Juvet Landscape Hotel hanno ospitato molte delle riprese degli interni e degli esterni di Ex Machina. Entrambi sono stati progettati dagli architetti norvegesi Jensen & Skodvin.
La casa è stata trovata per prima. “Siamo andati a dare un’occhiata ma avevamo paura che potesse essere troppo piccola per le nostre esigenze,” ricorda Digby. “Poi il proprietario ci ha detto che gli architetti che avevano costruito la casa per lui avevano costruito anche un altro edificio, a circa mezz’ora di distanza, che aveva molte caratteristiche simili ma che era di differente grandezza.”
Fortuna ha voluto che l’albergo avesse una sauna circondata da pareti di vetro che guardano nella selvaggia natura norvegese. Quando Digby e la sua squadra stavano raccogliendo immagini da usare come riferimento, una foto della sauna è stata una delle prime a colpirli. Solo quando hanno scoperto l’albergo si sono resi conto che quello era il posto della foto. Era perfetto. Reich dice: “Stai davanti alla finestra del nostro eroe a guardare questo paesaggio straordinario davanti a te e pensi che se fossi un super ricco di quel livello vorresti proprio una finestra con quella vista.”
Progettare gli interni, dice Digby, ha spesso significato allontanarsi dall’architettura modernista degli edifici. “Non volevamo che la casa fosse troppo brutalmente moderna,” spiega lo scenografo. “Abbiamo optato per un’estetica molto semplice e volevamo giocare con l’equilibrio tra materiali artificiali e materiali organici, naturali.”
C’è molta vita all’interno delle pareti della casa, dagli alberi alle piante fino a dei piccoli giardini. Digby continua: “In un certo senso questo equilibrio riflette quello che avviene anche con i personaggi: questi esseri umani interagiscono con questa macchina artificiale, creata dall’uomo.”
Casa Fjora ha delle caratteristiche architettoniche particolarmente distinctive. La roccia sulla quale è situata forma gli angoli del suo soggiorno, e una lastra di vetro è stata tagliata in modo da correre tutto intorno e racchiuderla. “L’idea del vetro e del cemento e questa roccia che sporge nella stanza erano cose di cui cominciavamo a essere molto contenti,” dice Reich.
La natura del mondo che Nathan ha creato per sé cambia con l’avanzare del film. Garland dice: “Il trucco della scenografia era far sì che una casa che all’inizio sembrava bella, desiderabile e di classe diventasse improvvisamente spaventosa, claustrofobica e pericolosa.”
Digby e la sua squadra hanno costruito la camera d’osservazione di Ava, oltre a numerosi altri interni, in teatro ai Pinewood Studios, armonizzandoli con le caratteristiche delle location e utilizzando il blue-screen per aggiungere il paesaggio che si vede dalle finestre.
“Chiunque entrasse in questi set a Pinewood rimaneva immediatamente a bocca aperta,” dice Reich. “Era una sorta di calma discreta che mostrava un’estetica particolare e la ricchezza senza essere vistosa. La casa, la struttura, il soggiorno, il laboratorio, tutto è scolpito in una parete rocciosa.”
Quando Garland ha scritto le scene in cui Ava interagisce con Caleb, inizialmente aveva immaginato una stanza separata da una parete di vetro. “Mark Digby ha avuto la brillante idea di dare ad Ava molto spazio per camminare e muoversi,” dice Garland, “e di tenere Caleb in uno spazio piccolo e circoscritto, e così la ragazza che è imprigionata ha lo spazio e l’uomo che sta per liberarla è intrappolato.”
L’ambiente della camera d’osservazione è semplicemente questo: un cubo di vetro al cui centro Caleb esegue il suo test di Turing mentre Ava si può muovere intorno a lui. “Il suo aspetto voyeuristico è totale,” spiega Digby. “Abbiamo costruito un cubo di vetro all’interno di una stanza con un’anticamera nella quale vive Ava e attraverso la quale noi possiamo vedere tutto, così ogni volta che qualcuno la vuole osservare la vede. Lei non è mai non osservata.”
Progettare la stanza in questo modo aveva anche un altro vantaggio: “La trovavamo interessante dal punto di vista estetico, ma funzionava molto bene anche dal punto di vista pratico. Rendeva possibile la profondità – essere in grado di filmare attraverso il vetro – e rendeva tutto più vario.”
Il tocco finale alla stanza d’osservazione era un piccolo giardino al quale Ava non ha accesso. “Le da’ l’idea che c’è un fuori, e qualcosa oltre all’essere un oggetto creato,” dice Digby.
La produzione ha girato prima a Pinewood e poi si è spostata per due settimane alle location in Norvegia, dove il paesaggio mozzafiato ha offerto alla troupe l’opportunità di girare una scena in cima a un ghiacciaio. E’ molto probabile che gli ospiti che prenotano stanze al Juvet Landscape Hotel staranno proprio negli ambienti che si vedono nel film, dato che la maggior parte dell’albergo era a disposizione della produzione durante le riprese.
“Sono contento che abbiamo organizzato le riprese in questo modo e che non abbiamo fatto le due settimane in Norvegia prima delle quattro a Pinewood, perché è difficile non restare senza fiato di fronte alla bellezza della Norvegia,” dice Gleeson. “A Pinewood, tutto era così chiuso, circoscritto, e l’idea era sentire psicologicamente che tutto ti si stringe attorno. Abbiamo avuto dei momenti molto intensi a Pinewood.”
Vikander concorda: “A Pinewood siamo stati così rinchiusi che mi sentivo proprio nella stessa situazione di Ava. E’ stato bello girare quelle prime scene in cui Ava fa i suoi primi passi e poi arrivare nel mondo reale e ritrovarsi in una sorta di Eden.”
Anche Isaac è rimasto colpito dal paesaggio scelto, e dice entusiasta: “E’ prometeico! E’ un paesaggio preistorico e la giustapposizione di tecnologia e di questa macchina a confronto con l’enormità di questo paesaggio è davvero astuta. Noi siamo un puntino minuscolo sulla Terra e ciononostante questo puntino piccolissimo ha il potere di creare la vita.”
Garland ha lavorato a stretto contatto con il direttore della fotografia Rob Hardy, per filmare e illuminare il lavoro che avevano fatto Digby e la sua squadra. Grazie alle finestre di vetro che vanno dal pavimento al soffitto presenti nella location e agli elementi di sicurezza high-tech, ognuna delle stanze della casa prende un’atmosfera diversa a seconda dall’ora del giorno e dal modo in cui viene illuminata. E questo è maggiormente evidente tra i confini della stanza di Ava che è in parte camera d’osservazione, in parte prigione.
“E’ da tanto tempo che stimo Rob Hardy, un cameraman inglese che ha fatto un lavoro fantastico” dice Macdonald. “Volevamo qualcuno che lavorasse bene con Alex e che facesse questo viaggio con lui. Questa collaborazione è fondamentale e fa funzionare tutti i reparti.”
Garland conferma che Hardy “ha davvero raccolto e vinto la sfida. Ha più che soddisfatto qualsiasi mia possibile richiesta e ha portato tutto al massimo livello.”
Dalla sua, Hardy ha accolto la sfida di lavorare su un genere che non aveva mai esplorato prima. “Non avevo mai lavorato su nessun film di fantascienza,” dice. “Questo aveva semplicemente tutti gli elementi che mi interessano in una storia. E’ un buon compromesso perché è accessibile ma ha anche peso. E le opportunità visive erano davvero infinite.”
Per determinare l’estetica del film dal punto di vista visivo, alla fine, ha fatto affidamento sulle tematiche umane. “Non abbiamo parlato molto delle fonti a cui fare riferimento per il film e abbiamo cercato di evitare le più ovvie,” spiega Hardy. “Abbiamo pensato alla fotografia e molto alla filosofia che sta dietro al pensiero e alle azioni dei personaggi. E’ una storia umana, e io l’ho immediatamente vista come una sorta di non ortodossa storia d’amore non corrisposto. Aveva un cuore scuro, cupo, che mi interessava molto.”
A completare l’atmosfera del film c’è la colonna sonora di Geoff Barrow e Ben Salisbury che, come nel caso di tutti gli altri elementi nel film, hanno fatto tutto il possibile per evitare l’ovvio. “Volevamo stare lontano da un certo tipo di colonna sonora elettronica che si può facilmente collegare alla fantascienza e ai robot,” dice Garland. “Loro si sono dati varie regole sulle cose che non avrebbero usato e sulle cose che avrebbero invece usato in maniera particolare. La musica è, in un certo senso, controllata e discreta, ma poi in alcuni punti contrae i muscoli e diventa estrema. E’ una colonna sonora molto strana, ma è davvero fantastica.”
Garland pensa che la limitata esperienza di Barrow e Salisbury in campo cinematografico è quello che rende più potente la colonna sonora. “Loro non sono arrivati con dei pre-concetti, hanno semplicemnete scritto una colonna sonora come sentivano che dovesse essere. E’ stato molto interessante.”

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Ex Machina disponibile in DVD da mercoledì 18 Novembre 2015
info: 30/07/2015.

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