Locandina I nostri figli 2018 Andrea Porporati

I nostri figli (2018)

I nostri figli
Locandina I nostri figli
I nostri figli è un film del 2018 prodotto in Italia, di genere Drammatico e TV Movie diretto da Andrea Porporati. I personaggi di Anna e Roberto Falco si ispirano a persone reali, sebbene con la libertà propria di un'opera di finzione. Si chiamano Carmelo Calì e Paola Giulianelli, coppia di Senigallia che ha adottato tre bambini orfani di femminicidio. Dal 2000 ad oggi sono oltre 1600 i casi in Italia di minori rimasti orfani dopo un femminicidio maturato nelle mura domestiche. Il cast include Vanessa Incontrada, Giorgio Pasotti, Francesco Chinnici, Gabriele Provenzano, Francesco Tiburzi, Rayen Hamzoui.

LA STORIA
2007 – Tra la Sicilia e Senigallia. In un piccolo paese della Sicilia Elena Di Stefano è stata uccisa dall'ex marito Domenico Romeo. Una morte annunciata. I bambini stanno per essere separati, affidati a case-famiglia diverse. Giovanni, Luca e Claudio, i tre orfani di Elena, cresceranno divisi l'uno dall'altro. C'è solo un cugino della vittima, Roberto Falco, che potrebbe prenderli in affidamento per un anno. E' un piccolo imprenditore edile. Anche lui è nato in Sicilia. Ma ora vive a Senigallia, nelle Marche. Ha sposato Anna, che lavora in un centro commerciale. Roberto e Anna hanno già due figli. Sono assaliti da mille dubbi prima di prendere la decisione di allargare la loro famiglia, ma una domanda trova una risposta immediata: "come facciamo a dire di no a questi bambini rimasti soli?". I coniugi Falco sanno perfettamente che dovranno misurarsi con tre ragazzini difficili, che non sanno nemmeno la verità sulla fine della madre. Hanno vissuto ogni istante del dramma familiare, ma non sanno dell'omicidio. Pensano che la madre sia morta in un incidente stradale e il padre sia all'estero per lavoro, mentre in realtà è stato arrestato. Per Anna e Roberto non è facile gestire la convivenza dei nuovi arrivati con i loro figli naturali. Nascono e si rafforzano conflitti e competizioni. Intanto Roberto cerca di incrementare gli affari della sua azienda, ma sotto i colpi della crisi economica la sua attività fallisce. Anna rincorre senza risparmiarsi i tanti impegni familiari e fa i lavori più umili perché i soldi non bastano mai. E' una vita difficile, quella della famiglia Falco, costretta ogni giorno a inventarsi qualcosa per andare avanti. Ma anche piena di allegria, affetto, vitalità. E proprio quando Anna e Roberto decidono di procedere legalmente con la richiesta di adozione dei tre bambini siciliani, i tre fratellini vengono a sapere la terribile verità sulla morte di Elena. E' uno shock che rischia di rovinare i mille sacrifici fatti per formare una nuova famiglia. Per tentare di sanare quella ferita aperta, per provare a essere uniti come una vera e unica famiglia, c'è solo una cosa da fare per Anna, Roberto e per i cinque bambini: un viaggio in Sicilia. Per fare i conti con il passato, con la terribile fine di Elena.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita in Italia: 06/12/2018 (TV, Rai1)
Genere: Drammatico, TV Movie
Nazione: Italia - 2018
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Rai Fiction (co-produzione), 11 Marzo Film (co-produzione)
Soggetto:
I personaggi di Anna e Roberto Falco si ispirano a persone reali, sebbene con la libertà propria di un'opera di finzione. Si chiamano Carmelo Calì e Paola Giulianelli, coppia di Senigallia che ha adottato tre bambini orfani di femminicidio. Dal 2000 ad oggi sono oltre 1600 i casi in Italia di minori rimasti orfani dopo un femminicidio maturato nelle mura domestiche.

Immagini

[Schermo Intero]

TRATTO DA UNA STORIA VERA

Roberto e Anna Falco vivono a Senigallia. Due figli e un matrimonio riuscito. Lui piccolo imprenditore edile, lei dipendente di un centro commerciale. Una coppia italiana come tante. Nei nostri anni dominati dalla crisi, Roberto e Anna si sono dati da fare per mettere su famiglia. Si sentono realizzati e guardano al futuro con ottimismo. Ma all'improvviso, di fronte ai Falco, un'altra famiglia si sgretola per sempre: Elena Di Stefano, cugina siciliana di Roberto, è stata uccisa in Sicilia dall'ex marito. Aveva tre figli, Luca, Giovanni e Claudio. Come altre migliaia di bambini e adolescenti, sono "quelli che restano" dopo la tragedia di un femminicidio. Se non ci sono parenti disposti a occuparsi di loro, saranno destinati alle case-famiglia. E così potrebbero passare anni. E "quelli che restano" rimarranno orfani per sempre. Ma Roberto e Anna, di fronte alla solitudine e al futuro vuoto di questi tre bambini siciliani, compiono una scelta che solo il cuore può dettare: prenderli subito in affidamento, per poi in seguito, dopo mille difficoltà, procedere alla loro adozione. La famiglia Falco si allarga: cinque figli. Quanti, l'avrebbero fatto? Quanti, avrebbero accettato il rischio di diventare più poveri? Quanti, avrebbero scelto proprio quegli orfani "difficili"? La "nuova" famiglia dei Falco inciampa sul filo degli equilibri sentimentali e delle difficoltà economiche. Ma Anna e Roberto hanno la consapevolezza che la loro scelta ha un valore affettivo e sociale irrinunciabile. Nonostante i sacrifici, nonostante la condizione finale di "nuovi poveri" in cui si ritrovano, l'esempio dell'amore coraggioso di Anna e di Roberto Falco fortifica e unisce proprio la loro "nuova" famiglia. Una crescita morale diffusa e coinvolgente, tra genitori e figli, che piano piano diventa gioiosa, vitale, perennemente sul filo di una nuova crisi, ma anche piena di vita. La tenacia e la responsabilità dei due genitori verso i loro cinque figli diventa una forma di impegno civile nella quotidianità. E' un moto del cuore, che non si insegna a parole, ma si vive. Nel Paese che ha il primato della natalità più bassa d'Europa, Roberto e Anna non sognano l'eterna giovinezza, ma fanno i conti col mondo che domani apparterrà ai loro figli e anche ai figli che non hanno generato. Per migliorarlo. Per renderlo più umano.

I PERSONAGGI

Anna Falco (Vanessa Incontrada).
"Abbiamo già due figli… Ce la faremo a tirare su cinque bambini? E come reagiranno i nostri figli? Dovremo spiegare a questi tre bambini come è morta la mamma… Come faremo? Chi ci aiuterà?" Sono i dubbi che Anna rivolge a suo marito Roberto quando lui le chiede di aprire le porte della loro famiglia ai tre orfani della cugina, Elena Di Stefano, uccisa dall'ex marito. Questioni fondamentali, da cui non fuggire, pronunciate a voce alta da una donna razionale, con i piedi ben piantati a terra. Tuttavia, una volta condivisa con Roberto la decisione dell'affidamento e poi dell'adozione dei tre ragazzini siciliani, Anna risponderà a tutte le esigenze della sua famiglia, sacrificando se stessa. Anna, donna in bilico tra famiglia e lavoro, non rimpiangerà il passato, quel benessere che in casa sua è sparito. Piuttosto rifletterà sull'impossibilità di curare e di amare suo marito e i cinque bambini come vorrebbe. Perché il tempo non c'è mai, e senza il tempo è difficile amare veramente. Quando Roberto perde la sua azienda, è lei che porta i soldi a casa. Deve lavorare anche su più fronti per salvare la sua famiglia dalla povertà. E nel momento decisivo della crescita della sua "nuova" famiglia, quando tutto appare perduto, dimostrerà ancora una volta tutto l'amore che vi ha riversato. Con mille gesti quotidiani, con la dolcezza e con la forza del suo esempio, anche con l'inevitabile fragilità mai mascherata. E con tanta allegria.

Roberto Falco (Giorgio Pasotti).
Un "padre nuovo". Roberto Falco non appartiene a quella larga schiera dei padri-Peter Pan di oggi, eterni ragazzini, compagni di gioco di quei figli sempre assecondati, persino imitati dagli adulti nei loro desideri. Roberto Falco, per citare una definizione dello psicanalista Massimo Recalcati, è un "padre-testimone", che suggerisce concretamente ai figli "il senso dell'esistenza attraverso la sua stessa vita, attraverso il suo esempio". Gli errori, i fallimenti, le paure fanno parte dell'avventura. E Roberto ne commette diversi, di passi falsi. L'importante è non fuggire. L'importante è accogliere continuamente la responsabilità che comporta la nascita e la crescita dei bambini. Come una responsabilità più vasta: una responsabilità sociale. Per questo, Roberto – già padre di due figli – spalanca le porte della sua famiglia di Senigallia ad altri tre bambini. Sono i figli di sua cugina Elena, assassinata dall'ex marito. Per Roberto – e anche per sua moglie Paola – siamo tutti in qualche modo responsabili dell'immediato futuro di questi tre orfani. Ora hanno bisogno di un risarcimento di affetti e di diritti. Rischiano, i tre fratellini, di perdersi, di essere divisi. Ma Roberto Falco e Anna si fanno avanti. Con la forza del cuore, motore vitale della loro "nuova" famiglia.

Elena Di Stefano e i suoi figli.
Attorno a lei, per mesi e mesi, il gelo dei silenzi indifferenti. Nessuno ha capito il suo dolore, il suo grido disperato di aiuto. Elena ha scritto il diario lucido della sua morte annunciata in un memoriale che lascia ai figli, immaginando già la fine dei suoi giorni con loro. Anna ritroverà il memoriale di Elena, pieno di dolore, ma anche di amore per la vita. Quando i tempi saranno maturi, lo mostrerà e lo leggerà ai tre figli di Elena che lei e Roberto stanno per adottare, perché possano comprendere quella storia che li segnerà per sempre. Capiranno così che la loro mamma non li ha mai lasciati soli. Che non li ha mai traditi. Fino all'ultimo, Elena ha provato a difendersi per salvare anche i suoi figli. Per continuare a vivere al loro fianco. La figura "viva" di Elena accompagnerà il tragitto della "nuova" famiglia dei Falco. Non sarà facile parlare di lei, ricordarla. Potrebbero aprirsi, senza guarire mai, troppe ferite per i bambini della donna uccisa. Ma Anna e Roberto sapranno svelare con la giusta dose di parole e di emozioni il mondo segreto di una donna libera, che credeva nella giustizia, che amava la sua terra, la pittura, la vita. Che aveva saputo amare con tutta se stessa la sua famiglia e anche il padre dei suoi figli. Prima della violenza, prima della follia.

NOTE DI REGIA

Matteo Levi mi ha parlato di questa storia e l'ho subito trovata straordinaria. Quando con Mauro Caporiccio ho approfondito i fatti e ho incontrato le persone reali che hanno ispirato "I nostri figli", non ho potuto che cercare di allestire un film che fosse almeno in parte all'altezza del loro coraggio, della loro sensibilità, della loro capacità di curare la ferita di una tragedia. Una coppia di Senigallia, che ha già due figli piccoli, un giorno riceve una telefonata. È una assistente sociale che dice loro che una lontana cugina è stata uccisa in Sicilia dal marito. Lascia tre bambini ancora piccoli, che nemmeno sanno che la loro madre è stata assassinata dal padre. L'assistente sociale dice alla coppia di Senigallia che ha chiamato loro, perché nessun altro parente può prendersi cura dei tre orfani. Il destino dei bambini sarà di essere separati, messi in diverse case-famiglia, a meno che non li prendano loro con sé, almeno per un anno. Ma dovranno decidere subito, entro pochi giorni. E loro prendono un aereo, vanno in Sicilia e portano quei tre bambini a casa loro, a vivere a Senigallia, assieme ai loro due ragazzi. Il film si ispira liberamente a questa storia vera raccontando come due adulti e cinque bambini, giorno dopo giorno, possano costruire uno stare insieme, affrontando crisi e difficoltà, ma anche attraverso allegria, fantasia, affetto, una difficilissima elaborazione del lutto e infine la necessità di affrontare la verità di quello che è successo, di ritrovare un senso in una tragedia che lo rende quasi impossibile. Per rispettare la forza, la realtà di queste persone, ho deciso di raccontare una storia semplice, affidata tutta alla forza di una "famiglia" di attori che si ispirasse a quella vera: un uomo, una donna e cinque bambini. Per gli adulti ho sentito il bisogno di chiedere aiuto a due amici, oltre che meravigliosi interpreti, due persone che sapevo avrebbero cercato di mettersi al servizio di una storia come questa, con umiltà e amore. Li ho trovati in Vanessa Incontrada e Giorgio Pasotti, che sono riusciti, con grande capacità di empatia, a restituire la stessa semplicità e sensibilità che le figure reali mostrano nella vita vera. Più lungo e difficile è stato cercare i bambini che potessero interpretare i loro figli. Con Chiara Agnello, che ha curato il casting, abbiamo fatto letteralmente centinaia di provini tra Roma, Senigallia e la Sicilia. È stato un viaggio lungo, difficile, ma emozionante, attraverso facce, accenti, sguardi… e alla fine abbiamo trovato i nostri bambini-attori. E li abbiamo messi insieme, sperando che la difficile alchimia che si è creata tra cinque ragazzi sconosciuti che hanno imparato a diventare fratelli potesse crearsi anche tra di loro. Il film lo hanno fatto loro, Vanessa, Giorgio, e i bambini: i due Francesco, Gabriele, Rayen ed Elia. Io mi sono limitato a seguirli, me lo sono imposto, cercando di ridurre al minimo, di rendere invisibile la mano della regia. Di far sì che la macchina da presa scherzasse insieme a loro, soffrisse insieme a loro, ridesse, giocasse, piangesse, cantasse assieme a loro. E non posso non ricordare Ilenia Maccarrone, che ha prestato alla figura della madre uccisa fragilità, dolcezza e umanità. Alleati nella ricerca di uno sguardo pulito, senza enfasi, trasparente sugli attori, sono stati la fotografia di Marcello Montarsi, le scenografie di Beatrice Scarpato, i costumi di Angela Capuano, il montaggio di Simona Paggi e la musica di Francesco Cerasi. Devo esprimere gratitudine a Matteo Levi e alla Rai per aver scelto di raccontare una storia come questa, di accendere una luce su un'Italia poco visibile, capace di un eroismo del quotidiano che, almeno per me, ha rappresentato un antidoto alla paura dei nostri giorni difficili. Andrea Porporati

NOTE DI PRODUZIONE – Matteo Levi

"11 Marzo Film" ha sviluppato da molti anni una linea editoriale incentrata sulla realizzazione di tv-movie, spesso ispirati a storie vere e con tematiche a sfondo sociale, per sottolineare l'impegno civile di alcuni protagonisti della vita recente del nostro Paese. E' nata così, in maniera quasi spontanea, una sorta di collana, fatta anche di storie di uomini e donne comuni, che senza sentirsi eroi ed eroine sono stati capaci di rappresentare un esempio. Testimoni del nostro presente, sognatori di libertà e di giustizia, le loro vicende personali si sono trasformate in segnali collettivi di cambiamento, di riscatto e di speranza. Tra le nostre ultime produzioni realizzate, dove è emerso questo coraggioso vissuto della realtà, mi piace citare "FELICIA IMPASTATO" e "LA CLASSE DEGLI ASINI". Dopo queste due bellissime esperienze, da tempo ero alla ricerca di una storia che interpretasse con forza e originalità uno dei temi più rilevanti e drammatici di questi ultimi anni: il femminicidio e gli effetti lo stesso tragici di questa strage senza fine su "quelli che restano": i bambini e gli adolescenti orfani delle loro madri. Avendo già realizzato "LA CLASSE DEGLI ASINI" con la regia di Andrea Porporati, film che aveva come protagonista Vanessa Incontrada, ho subito pensato che "I NOSTRI FIGLI" avesse bisogno di loro per rendere al meglio tutta la verità e il calore di questa storia; entrambi hanno immediatamente aderito alla mia proposta. Successivamente è arrivata l'adesione, altrettanto entusiasta, di Giorgio Pasotti, che in seguito avrebbe dimostrato di saper cogliere tutto lo spessore del suo personaggio di padre moderno e responsabile. E così che la squadra de "I NOSTRI FIGLI" è cresciuta, fino a incontrare la piena disponibilità di Rai Fiction che anche in questa bella avventura ha confermato la sua sensibilità per il racconto del Paese reale. Mauro Caporiccio e Andrea Porporati, con la collaborazione di Maria Porporati, hanno elaborato una magnifica sceneggiatura, liberamente ispirata alla storia vera. La costruzione della nuova famiglia, su cui ruota tutto il film, avviene sì tra mille difficoltà, ma anche con la gioia di vivere ogni istante senza risparmio, e con la forza più pura di tutti i sentimenti, anche i più contrastanti. Vanessa e Giorgio hanno passato ore e ore con i due protagonisti reali della storia, con i loro cinque figli, per cogliere fino in fondo i motivi, le difficoltà e le piccole e grandi conquiste quotidiane affrontate per mettere su la nuova famiglia. "I NOSTRI FIGLI" è diventato così in poche settimane un film (e nemmeno ce ne siamo accorti) quando Vanessa Incontrada, Giorgio Pasotti, i bambini attori (anche loro bravissimi), dal set di Senigallia si sono spostati fino alle pendici dell'Etna. La forte partecipazione emotiva di tutti quelli che hanno lavorato a questa produzione, ci ha consentito di farne un racconto efficace e commovente. E ora che questo racconto così intenso e carico di significati sta per trasferirsi nelle case di tante famiglie italiane, mi auguro che "I NOSTRI FIGLI" possa, una volta di più, far riflettere sul tema del femminicidio ma anche sul futuro e sui diritti troppo spesso dimenticati dei figli delle vittime.

NOTA TECNICA

Nel 2017, per la prima volta in Italia, un Tribunale ha condannato in primo grado lo Stato a risarcire i figli di una donna uccisa dal marito, per non averla protetta, nonostante le sue circostanziate denunce. Nel dicembre dello stesso anno il Parlamento ha approvato una legge che assicura una serie di garanzie e di diritti mai prima concepiti per gli orfani delle vittime di femminicidio. In Italia dal 2000 ad oggi ci sono stati più di 1600 casi di orfani che hanno perso la madre perché uccisa dal padre.

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