Il Saluto (2008)

Salute
Locandina Il Saluto
Il Saluto (Salute) è un film del 2008 prodotto in Australia e USA, di genere Documentario e Sport diretto da Matt Norman. Il film dura circa 91 minuti. Il cast include Christopher Kirby, Bob Beamon, Lee Evans, George Foreman, Dick Fosbury, Cathy Freeman. In Italia, esce al cinema venerdì 16 Novembre 2018 distribuito da VIGGO.

16 ottobre 1968, Città del Messico, Olimpiadi, premiazione della finale dei 200 metri piani maschili. Sul podio salgono gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos – medaglia d'oro e di bronzo – e l'australiano Peter Norman medaglia d'argento. Alle note dell'inno americano Smith e Carlos chinano il capo e alzano al cielo il pugno guantato di nero, simbolo del Black Power, per protestare contro la segregazione razziale negli USA e rendere nota al mondo intero la lotta degli afroamericani per l'eguaglianza e i diritti civili. Un segno di protesta eclatante, inimmaginabile, fissato nella storia dell'umanità da una foto divenuta icona del 20° secolo. Una foto che ha reso eterno un saluto, divenuto gesto di libertà toccante, ineguagliabile. Un gesto lungamente meditato e costato caro ai due atleti afroamericani che – oltre ad essere espulsi dalla federazione di atletica statunitense – vennero perseguitati lungamente e videro le loro vite rovinate. In quella foto – così forte ed emblematica – si nasconde una storia: quella dell'atleta bianco, l'australiano Peter Norman, e di come fu decisa e preparata la protesta di Smith e Carlos. Norman, che nella foto quasi scompare oscurato dalla potenza del gesto dei due atleti afroamericani, porta al petto una coccarda identica a quella che portano gli altri due atleti: è la coccarda dell'Olympic Project for Human Rights, l'associazione promotrice della clamorosa protesta di Smith e Carlos. Un gesto di condivisione e solidarietà, vissuto con impassibile quiete che costerà a Norman – atleta bianco di una nazione in cui la segregazione razziale è altrettanto forte – oblio e carriera, conseguenza di una condanna politica e sportiva che durerà sino alla sua morte. Il saluto (Salute) racconta la storia dietro la foto: quella di tre atleti che protestarono dinnanzi al mondo contro la diseguaglianza e l'ingiustizia e della loro amicizia che durò tutta la vita. Un viaggio per rileggere, dal punto di vista dello sport, cosa sono stati gli anni Sessanta, indagando uno dei più momenti più famosi e drammatici della storia delle Olimpiadi. Un documentario che la BBC ha definito "Una delle immagini più sorprendenti del XX secolo". Diretto da Matt Norman, nipote di Peter Norman, Il saluto (Salute) è stato accolto in tutto il mondo come un autentico capolavoro, una "storia di sport che andrebbe insegnata a scuola.". Il racconto di un gesto che costò un prezzo altissimo in termini sportivi e umani a Smith, Carlos e, soprattutto, a Norman "… l'uomo più punito nella storia dell'atletica." Gli effetti della solidarietà di Norman sono il racconto centrale di Il saluto (Salute) narrato con partecipazione dall'attore americano Christopher Kirby (nell'edizione italiana doppiato da Alessandro Rossi). Fu grazie al fotografo John Dominis della rivista Life se quello "scatto" ha fermato il tempo, immortalato l'istante e consegnato alla storia dello sport una delle sue immagini più celebri. Dominis ricorda: "… non pensavo fosse un grande evento, mi aspettavo una cerimonia normale, a malapena ho notato cosa stava succedendo quando stavo scattando". Nessun grido, nessun discorso, solo i corpi raccolti dei tre atleti, in un gesto, un saluto, a rompere l'indifferenza e fermarsi, per sempre, nella memoria collettiva, nella storia. La cerimonia "è effettivamente passata senza molto preavviso nello stadio olimpico", scrisse il corrispondente del New York Times da Città del Messico, Joseph M. Sheehan; tre giorni dopo, il gesto di Smith, Carlos e Norman esplose sui quotidiani di tutto il mondo.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: venerdì 16 Novembre 2018
Uscita in Italia: 16/11/2018
Prima Uscita: 17/07/2008 (Australia)
Genere: Documentario, Sport
Nazione: Australia, USA - 2008
Durata: 91 minuti
Formato: Colore
Produzione: Wingman Pictures International, Wingman Pictures, The Actors Cafe
Distribuzione: VIGGO
Conosciuto anche come: Salute: The Peter Norman Story [Australia]

LA STORIA

La foto dei tre atleti sul podio della finale dei 200 metri piani a Città del Messico durante le Olimpiadi del 1968 è divenuta una delle icone del '900 ed una delle immagini più potenti e significative della storia moderna. A sinistra, in secondo piano accanto ai due atleti di colore Tommie Smith e John Carlos, sguardo a terra e pugno nero al cielo, un atleta bianco quieto e composto: l'australiano Peter Norman medaglia d'argento.
Perché ancora oggi il suo nome è famoso negli Stati Uniti?
E perché Tommie Smith e John Carlos lo considerano un fratello?
Questa è la storia di un uomo tranquillo, dimenticato, ed è il saluto a lui dedicato, diretto da suo nipote Matt Norman.
Il saluto (Salute) è un viaggio nel tempo, negli anni '60, per capire il perché di uno dei più famosi episodi della storia delle Olimpiadi e del '900.
A pochi anni dalla crisi dei missili a Cuba e dal trattato nucleare, nel mezzo degli orrori della guerra in Vietnam, nell'anno degli assassinii di Martin Luther King e Robert Kennedy, folle spaventate e disperate si ribellavano nelle strade dell'Europa e degli Stati Uniti sotto ove vi era una forte spinta per i diritti civili. Le nazioni nere discutevano se boicottare le Olimpiadi per protesta e gli atleti afroamericani sentivano la necessità di boicottare i giochi olimpici.
Questo il contesto in cui venne a trovarsi Peter Norman le cui prestazioni avevano già sorpreso la squadra americana di Atletica Leggera. Chi era questo sconosciuto velocista australiano? Non era il tipico velocista – era calmo, gambe corte e bianco.
Nella finale dei 200 metri piani fece la corsa della sua vita unendosi a Tommie Smith e John Carlos vincendo l'argento. Mentre attendevano la cerimonia di presentazione, Smith e Carlos parlarono a Peter dei loro piani. Uno dei due aveva dimenticato in albergo i guanti neri e, su consiglio di Peter, ne indossarono uno ciascuno.
Nonostante la questione non lo riguardasse direttamente, Peter chiese ai due afroamericani di unirsi alla loro protesta. Sentiva che non si poteva non essere solidali con qualcuno che soffriva. Così, come Tommie e John, Peter indossò la coccarda dell'Olympic Project for Human Rights in supporto della loro silenziosa protesta.
L'immagine di loro tre sul podio, gli afromaericani con pugno guantato di nero al cielo che fanno il "Black Salute", è una delle immagini più potenti del 20° secolo.
Poi seguirono le ripercussioni. Smith e Carlos esclusi dalla squadra, espulsi dalle olimpiadi e banditi per la vita. Le loro vite distrutte al tal punto che, più tardi, la moglie di Carlos si suicidò.
La punizione inflitta a Peter fu meno drammatica ma egualmente distruttiva. Proveniente da una famiglia conservatrice in un paese che attuava una di immigrazione riservata ai soli bianchi, la posizione di Norman causò una tempesta. L'odio di gran parte dell'establishment australiano e dei media lo colpì duramente.
Nonostante fosse il favorito per l'oro e qualificato 13 volte per i 200 metri piani e 5 volte per i 100, fu escluso dai giochi olimpici di Monaco del 1972 e dalla possibilità di vincere l'oro. Per la prima volta nella storia l'Australia non ebbe nessun velocista alle Olimpiadi.
Ai giochi olimpici del 2000 in Australia Peter non fu nemmeno invitato. Il più grande velocista australiano di sempre, il cui tempo di 20 secondi netti a Città del Messico gli sarebbe valso la medaglia d'oro a Sidney  ed avrebbe resistito come record australiano per quasi 40 anni, non fu invitato dalle autorità olimpiche australiane alla finale dei 200 metri piani. Fu invece invitato dalla squadra americana che lo fece volare a Sidney trattandolo come gradito ospite.
Quale nipote di Peter Norman, Matt Norman ha potuto avere un rapporto molto stretto ed intimo con i tre protagonisti della storia riunendoli per la prima volta dopo quell'ottobre del 1968 e facendoli parlare dell'impatto che quell'evento ebbe sulle loro vite.
Sfortunatamente un infarto colpì e uccise Peter Norman uccidendolo nell'ottobre del 2006, appena dopo  aver  visionato  un  primo  montaggio del  documentario. Smith  e  Carlos  parteciparono  al funerale portando la bara sulle loro spalle.
Uno degli ultimi desideri di Peter Norman fu che questa storia venisse raccontata.

PETER NORMAN

Peter Norman nasce nel 1942 da George e Thelma Norman a Thornbury nei pressi di Melbourne. Suo padre, che conobbe solo all'età di 2 anni al suo ritorno dalla guerra in Nuova Guinea, diventò uno dei suoi più grandi ammiratori. All'età di 14 anni, durante i giochi olimpici di Melbourne del 1956, Norman marinò la scuola per le Olimpiadi trovando lavoro al Melbourne Olympic Stadium vendendo dolciumi. La sua eccitazione fu al massimo quando vide correre la Golden Girl dell'Atletica Leggera australiana: Betty Cuthbert. Dopo aver lasciato la scuola ed essere diventato garzone di macelleria, Peter capì che voleva diventare il migliore nel suo sport preferito, l'Atletica Leggera. Nel corso della sua carriera Norman sorprese tutti battendo diversi record e giungendo alle finali di Messico 1968 ove si aggiudicò la medaglia d'argento. Ma l'attenzione dei media australiani non fu per celebrare il suo secondo posto nella finale dei 200 metri ma per la sua posizione politica. Gli altri due vincitori assieme a Norman erano Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente oro e bronzo. Sul podio, mentre le note dell'inno americano fendevano l'aria coprendo il mormorio gioioso del pubblico presente, Smith e Carlos – scalzi – alzano al cielo un pugno guantato di nero e abbassano gli occhi a terra. E' il saluto Black Power, inaspettato che coglie di sorpresa, paralizzando lo stadio intero. A molti sfugge che Norman, a supporto del loro gesto, ha sul petto la stessa coccarda dei due atleti afroamericani quella dell'Olympic Project for Human Rights. Ed è lo stesso Norman a suggerire a Smith e a Carlos, che aveva dimenticato i suoi guanti neri in camera, di indossare ciascuno un solo guanto. Questa la ragione per cui Smith compie il saluto utilizzando la desta e Carlos la sinistra. Alla domanda posta dalla stampa internazionale sui motivi che lo avevano spinto a supportare la protesta di Smith e Carlos Norman rispose che lo aveva fatto in opposizione alla politica del White Australia posta in essere dal suo governo. Le autorità olimpiche australiane lo punirono immediatamente e i media australiani lo attaccarono duramente. Nonostante si fosse qualificato per ben 15 volte nei 100 metri e 5 volte nei 200 nel corso del 1971/72 la squadra di atletica leggera australiana lo bandì impedendogli di partecipare alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Norman morì a Melbourne, Australia, il 3 ottobre 2006 a 64 anni. La Federazione di Atletica Leggera americana ha proclamato il 9 ottobre del 2006, data del suo funerale, il Peter Norman Day. Smith e Carlos, presenti al suo funerale, porteranno il feretro a spalla

TOMMIE SMITH

Thomas C. Smith (6 giugno 1944), detto Tommie, nato e cresciuto in una piantagione di cotone a Clarksville nel Texas, proviene da una povera numerosa famiglia di braccianti di colore. Durante gli anni della scuola, scopre di avere un talento naturale nella corsa che lo porterà a vincere un borsa di studio per l'Università, salvandolo così dal lavoro nei campi di cotone. Studia alla San Jose State University dove incontra Harry Edwards, atleta formidabile e leader carismatico della ribellione degli atleti afroamericani. Smith non è un convinto radicale, anzi, frequenta i corsi militari del college per riservisti. Dopo una breve parentesi nel basket decide di lasciarlo per concentrarsi sull'atletica sotto la guida di Bud Winter, grande allenatore americano. Alla State University incontra e fa amicizia con John Carlos, anche lui allenato da Winter. Grazie a Carlos, Smith si avvicina sempre di più al movimento degli atleti di colore che si sta formando sotto la guida di Edwards. L'Olympic Project for Human Rights (OPHR), così viene chiamato il movimento, chiede la restituzione a Muhammed Ali dei titoli di mondiali che gli sono stati tolti a causa del suo rifiuto a partecipare alla guerra del Vietnam per motivi religiosi e di coscienza. Chiede inoltre maggiore presenza di afroamericani nella squadra americana e l'allontanamento dalla presidenza del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) di Avery Brundage. La battaglia dell' OPHR si sposta sul boicottaggio delle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico e Smith, detentore nel 1967 del record sui 200 metri, aderisce immediatamente. Ma il boicottaggio non trova l'accordo di tutti e la partecipazione degli atleti afroamericana viene confermata. Smith si troverà – assieme a Carlos – sul podio della finale dei 200 metri con una medaglia d'ora al collo. Quello che succede la notte del 16 ottobre 1968 a Città del Messico è fissato nella storia dell'umanità: Smith e Carlos, calzini neri e scalzi, alzano il pugno guantato di nero al cielo in segno di protesta. L'impatto di quel gesto, che riempie pagine e pagine nei giornali di tutto il mondo, segnando un passo in avanti nella lotta per i diritti civili, travolge e distrugge le vite dei due atleti che – su richiesta di Brundage – vengono squalificati dai Giochi Olimpici e cacciati per sempre dal team americano di atletica. Smith torna negli USA senza più nulla, con una carriera spezzata e una quotidianità di minacce e sofferenza. Dopo anni di oblio, nel 1978 la riabilitazione: assieme a John Carlos, viene inserito nella Hall of Fame Nazionale di Atletica leggera e diventa allenatore alla Oberin College in Ohio. Nel 1999 partecipa al documentario della HBO "Fists of Freedom: The Story of the '68 Summer Games.". Nel 2007 viene pubblicata la sua autobiografia "A Silent Gesture".

JOHN CARLOS

John Carlos (5 giugno 1945) nasce da genitori cubani ad Harlem, New York, un quartiere ove la lotta per la vita è affare di tutti i giorni. E' un ribelle che si oppone allo status quo, confrontandosi con tutti e tutto. Arriva all'atletica per caso, scoprendo, nonostante risultati non subito eclatanti, di essere un atleta forte e dotato. Seguace di Malcom X , si sposta con la moglie e figlia in Texas per trovare un lavoro, nella vana speranza di un clima più sereno per sé e la famiglia. Arriva alla San Jose State University mentre si sta creando l' Olympic Project for Human Rights, al quale aderisce immediatamente. L'amicizia di Carlos con Tommie Smith, con il quale condivide lo stesso allenatore, spinge anche Smith a prendere una posizione netta a favore delle istanze del movimento guidato da Edwards. Nonostante l'adesione di Carlos alla proposta di boicottaggio delle olimpiadi del 1968, entrambi si ritrovano nella finale dei 200 metri a Città del Messico. Carlos, favorito dopo un infortunio che mette in difficoltà Smith. arriva terzo, battuto da una progressione avvincente di Smith e da uno sconosciuto atleta australiano, Peter Norman. I destini di Carlos e di Smith si uniscono ulteriormente nel saluto Balck Power che li vede protagonisti sul podio e nelle terribili ripercussioni che quella protesta avrà sulle loro vite. Come Smith, anche Carlos avrà un passaggio nel football americano e verrà riabilitato dopo lungi anni di oblìo. Nel 2008 la California State University gli ha conferito un dottorato onorario e nel 2011, assieme a David Zirin ha pubblicato la sua autobiografia "The John Carlos Story: The Sports Moment That Changed the World".

NOTE DI REGIA

Nel 2003 incontrai mio zio Peter discutendo con lui sulla possibilità di realizzare un documentario che facesse chiarezza su quanto successo e pulizia dei pettegolezzi e delle dicerie che avevano accompagnato il suo gesto per oltre 35 anni. Per più di 30 anni ero stato costretto a spiegare che Peter Norman era il bianco nella famosa foto. La maggior parte delle persone erano sorprese che fosse ancora un cittadino australiano e non avevano alcuna idea di cosa avesse dovuto sopportare per il sostegno dato ai due atleti afroamericani. Per molti anni ho letto articoli, video clip, telegiornali e, soprattutto, un altro film documentario intitolato "Fist of Freedom" che a mio parere non raccontava tutta la verità dal punto di vista di un solo uomo. Sentivo anche che esso mostrava gli afroamericani come piantagrane senza raccontare il contesto storico in cui tutto era accaduto, né l'amicizia, la frustrazione e la passione che avevano segnato gli animi di quegli atleti. Ma la cosa peggiore era che né John Carlos né Peter Norman fossero stati intervistati. Quel momento aveva avuto tre protagonisti non uno. Così Il saluto (Salute) nacque. Fare questo film ha messo a dura prova la mia passione e ci è voluta molta fede per portarlo a termine. Nessun supporto dall'industria cinematografica e televisiva australiana né, tantomeno, dalle organizzazione sportive del mio paese. Ma ho avuto un grande aiuto dalla comunità afro americana che ama Peter appassionatamente ed ero deciso a realizzare il miglior documentario possibile anche a costo zero. Il film è stato girato a Los Angeles e in Australia in 3 LUNGHI anni. Nel momento in cui terminai le riprese ed entrai in post produzione capii che avrei dovuto avere le idee molto chiare perché il costo dei materiali di repertorio sarebbero costati centinaia di migliaia di dollari e, piuttosto che preoccuparmi di quanto sarebbe stato difficile ottenere il materiale mi misi ad esaminare ogni fotogramma selezionandoli uno per uno. Straordinariamente l'O.T.A.B. (proprietari dei diritti di tutto l'archivio audiovisivo dei Giochi Olimpici) diede il pieno supporto al progetto, cosa che ebbe un rilevo notevole soprattutto per l'aspetto politico della storia. Poi, quando nel 2006 avevo terminato il mio film ed era pronto per essere mostrato, in un attimo la mia vita si fermo! Il 3 ottobre Peter morì per un infarto. Era il mio migliore amico. L'uomo a cui avrei voluto mostrare il mio riconoscimento e rispetto per quanto aveva conquistato come atleta e, soprattutto, per aver lottato per qualcosa di giusto. Avrei voluto dimostragli quanto era stato importante per me tutto il tempo dedicato al film onorandolo dopo oltre 30 anni e, finalmente, fare chiarezza su ciò che era accaduto. Con la morte di Peter ho dovuto ripensare il film trovandomi nuovamente nella necessità di un supporto per terminarlo. Così, con l'assistenza di un altro produttore, Davide Rendman, e il supporto economico di FFC (Film Finance Corporation) e Film Victoria e un accordo con il miglior distributore australiano Transmission Films ho potuto portare la storia di Peter Norman all'attenzione di un pubblico internazionale. Con il coinvolgimento di due cari amici come David Hirschfelder, che ha composto una colonna sonora davvero emozionante, e Pamala Hammond di Digital Pictures ho potuto completare questo incredibile viaggio. Grazie a due ottimi montatori, Jane Moran e John Leonard, che hanno rimontato tutto il materiale, nel 2008 il film – che avevo iniziato nel 2003 – poteva finalmente essere distribuito. E' risaputo che Tommie Smith e John Carlos avevano opinioni diverse su quanto era accaduto quella notte del 16 ottobre 1968 a Città del Messico. Questa è la prima volta che tutti e tre i protagonisti di quella notte si sono seduti uno di fronte all'altro raccontandosi la vera storia di quanto accadde quella notte in Messico e, soprattutto, dopo. Anche se Peter non è più con noi, credo di aver dato una mano a chiarire un pezzo di storia del '900. Possiamo finalmente onorare il vero campione che Peter Norman è stato sia durante che dopo quella notte a Città del Messico. Questo film è il mio Saluto al mio miglior amico, Peter Norman e credo gli restituirà il suo posto nella storia americana ed australiana quale incredibile atleta ed essere umano.

IL SALUTO (SALUTE)
Scritto e diretto da: Matt Norman
Con: Peter Norman, Tommie Smith e John Carlos
e: Steve Simmons, Cordner Nelson, Tony Charlton, Wyomia Tyus, j. Cleve Livingston, Bob Steiner, Ray Weinberg, George Williams, Larry Questad, Payton Jordan, Paul Hoffman, Willye White.
Prodotto da: Matt Norman e David Redman
Produttori esecutivi : Thomas Augsberger, Shana Levine e Dean Murphy
Produttore associato: Rebecca Norman
Montaggio: Jane Moran e John Leonard
Musica originale composta da: David Hirschfelder
Supervisore musicale: Peter Hoyland Direttore della fotografia: Martin Smith Sound design: Mike Slater e Scott Findlay Supervisore effetti visivi: Ralph Moser Ricerche d'archivio: Lisa Savage
Voce narrante edizione originale: Chris Kirby
Voce narrante edizione italiana: Alessandro Rossi
Prodotto da: Film Finance Corporation Australia, The Actors Café Film Production Company, Instinct Entertainment, Film Finance Corporation Australia, in associazione con Instinct Eden Rock International, Film Victoria e Instinct Distribution, The Actors Café in associazione con Instinct Entertainment
Origine: Australia, 2008
Durata: 91'
Suono: Dolby Digital Fotografia: B&N/Colore Supporto: 35mm / DCP

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