Poster L’ombra delle spie
Locandina L'ombra delle spie
L'ombra delle spie (Ironbark) è un film del 2020 prodotto in UK, di genere Thriller diretto da Dominic Cooke. Il film dura circa 112 minuti. Il cast include Benedict Cumberbatch, Merab Ninidze, Rachel Brosnahan, Jessie Buckley, Anton Lesser, Angus Wright, Vladimir Chuprikov, Kirill Pirogov, Keir Hills, Mariya Mironova, James Schofield, Fred Haig. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 3 Novembre 2021.

Greville Wynne è uomo d'affari inglese che, durante gli anni della Guerra Fredda, divenne una spia dell'MI6, l'intelligence britannica. Wynne, infatti, era solito viaggiare in Europa orientale per lavoro, rischiando la sua stessa vita per evitare una catastrofe nucleare.

Il film racconta di una storia vera che negli anni della Guerra Fredda coinvolse un uomo comune, Greville Wynne, alle prese con un avvenimento di spionaggio che tenne il mondo sotto la minaccia di una guerra nucleare.


L’omba delle spie racconta la storia vera di Greville Wynne (Benedict Cumberbatch), un uomo d’affari inglese, che durante gli anni della Guerra Fredda divenne una spia, reclutata dall’MI6 – l’intelligence britannica – per ottenere informazioni. A causa del suo lavoro, infatti, Wynne era solito viaggiare nell’Europa orientale, motivo che spinse i servizi segreti a ingaggiarlo come corriere, così da ottenere da una fidata fonte russa, Oleg Penkovsky (Merab Ninidze), le informazioni top-secret sul programma nucleare sovietico e la crisi dei missili cubani. Un reclutamento, quello di Wynne, che lo ha portato a percorrere vie pericolose e a rischiare la sua stessa vita, pur di salvare il mondo da una catastrofe nucleare…

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Thriller
Nazione: UK - 2020
Durata: 112 minuti
Formato: Colore
Produzione: 42, Filmnation Entertainment, Sunny March
Distribuzione: Eagle Pictures
Note:
Presentato nel corso alla Festa del Cinema di Roma 2020 nella sezione Tutti ne parlano.
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 3 Novembre 2021 [scopri DVD e Blu-ray]

Passaggi in TV:
• sabato 09 Dicembre ore 11:05 su Sky Cinema Due
• domenica 10 Dicembre ore 11:05 su Sky Cinema Due +24

Cast e personaggi

Regia: Dominic Cooke
Sceneggiatura: Tom O'Connor
Musiche: Abel Korzeniowski
Fotografia: Sean Bobbitt
Scenografia: Susie Davis
Montaggio: Gareth C. Scales
Costumi: Keith Madden

Cast Artistico e Ruoli:
foto Benedict Cumberbatch

Benedict Cumberbatch

Greville Wynne
foto Merab Ninidze

Merab Ninidze

Oleg Penkovsky
foto Rachel Brosnahan

Rachel Brosnahan

Emily Donovan
foto Jessie Buckley

Jessie Buckley

Sheila Wynne
foto Anton Lesser

Anton Lesser

Bertrand
foto Angus Wright

Angus Wright

Dickie Franks
foto Vladimir Chuprikov

Vladimir Chuprikov

Nikita Krushchev
foto Keir Hills

Keir Hills

Andrew Wynne



Produttori:
Adam Ackland (Produttore), Ben Browning (Produttore), Ben Pugh (Produttore), Rory Aitken (Produttore)


Casting: Nina Gold.

Recensioni redazione

The Courier, Benedict Cumberbatch è una spia alla Festa del Cinema di Roma
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Immagini

[Schermo Intero]

LA PRODUZIONE

Il 16 ottobre 1962, al presidente John F. Kennedy furono consegnate delle fotografie scattate ad alta quota da aerei U-2 che sorvolavano Cuba che mostravano i soldati sovietici mentre posizionavano missili nucleari sull’isola, divenendo così una minaccia per il mondo intero. Sulla scia delle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti, lo sceneggiatore Tom O’Connor si era molto avvicinato alla storia dello spionaggio russo-americano. “Ho iniziato a leggere libri di storia”, dice O’Connor. “Oleg Penkovsky, interpretato da Merab Ninidze nel film, è una fonte leggendaria che gli americani avevano nell’Unione Sovietica. Una frase di un libro diceva che il contatto di Oleg Penkovsky era un civile britannico di nome Greville Wynne. A quel punto, è saltata fuori la mia vena da sceneggiatore”. O’Connor ha scoperto il più possibile su Wynne e Penkovsky. La loro relazione è menzionata in diversi libri ma solo in maniera frammentata. “Ce n’è abbastanza per capire le basi”, afferma O’Connor. “Molti eventi erano e rimangono riservati, e così a volte, scoprire cosa è successo esattamente è stata una vera sfida perché c’è un forte depistaggio voluto da entrambe le parti”. Inoltre, Wynne aveva scritto un’autobiografia nel 1967 intitolata The Man From Moscow: The Story of Wynne and Penkovsky . Tuttavia, O’Connor era consapevole che l’affidabilità di questo libro era stata messa in discussione: “Ho letto di alcune persone che hanno screditato punto per punto ciò che Wynne sosteneva fossero accadute, rinforzando l’idea che non potessero essere reali”. Mettendo insieme la storia grazie all’aiuto di varie fonti, O’Connor ha scritto una bozza e l’ha inviata a diverse società di produzione. Il progetto è atterrato sulla scrivania di Ben Pugh di 42, che ha subito voluto produrre il film. “Volevo fare un film come questo da molto tempo”, dice Pugh. “Adoro quel periodo. Ho adorato l’idea di un uomo comune al centro di quel mondo, con tutti questi elementi elettrizzanti e questo enorme contesto politico globale, si inizia a parlare di lui e della sua famiglia, e poi lui finisce per cercare di salvare il mondo”. Pugh pensava che 42 fosse la casa di produzione perfetta per la sceneggiatura di O’Connor. Una volta che la 42 si attestò produttrice del progetto, Pugh inviò la sceneggiatura a Dominic Cooke, che era stato direttore artistico e amministratore delegato del Royal Court Theatre dal 2006 al 2009, e aveva diretto On Chesil Beach – Il segreto di una notte , adattamento dell’omonimo romanzo di Ian McEwan con protagonisti Saoirse Ronan e Billy Howle, presentato in anteprima al Toronto International Film Festival nel 2017. “Ho letto la sceneggiatura”, dice Cooke. “Era un pezzo così ben scritto e avvincente su una storia brillante di cui non sapevo molto”. Mentre leggeva la sceneggiatura, Cooke immaginò Cumberbatch nel ruolo di Wynne. Avevano lavorato insieme diverse volte a teatro e in The Hollow Crown della BBC TV, basato sulle opere storiche di Shakespeare, in cui Cumberbatch interpretava Riccardo III. Anche O’Connor e Pugh speravano che Cooke suggerisse l’attore nominato all’Oscarâ per il ruolo. Pugh dice: “Quando Dominic è salito a bordo, ha fatto un piccolo passaggio della sceneggiatura con Tom e poi è andato dritto da Benedict”. “Cooke ha voluto incontrarmi per parlarmi della parte e del progetto. Ovviamente volevo lavorare di nuovo con lui”, dice Cumberbatch, che è rimasto affascinato da Wynne. “Sono rimasto incuriosito dal percorso del mio personaggio. Mentre discutevamo, ho detto che mi sarebbe piaciuto partecipare maggiormente a quella storia, contribuendo alla produzione con SunnyMarch, insieme al mio socio Adam Ackland”. Ackland di SunnyMarch era entusiasta di lavorare a una storia di spionaggio. “Non eravamo alla ricerca di un thriller di spionaggio”, dice Ackland. “Ma ci è capitato di trovare una grande storia di quel genere con ottimi personaggi, di spessore e con una forte umanità”. Con il regista e il protagonista a bordo, Pugh era pronto a far passare la produzione alla fase successiva. “Con l’aiuto di UTA, abbiamo inviato la sceneggiatura a FilmNation. Sono i principali finanziatori del genere e hanno accettato di unirsi a noi come finanziatori e produttori. Era diventata una squadra straordinaria con quelle 3 società: 42, SunnyMarch e FilmNation”. Ben Browning, Presidente delle produzioni e delle acquisizioni di FilmNation, afferma: “Facciamo molti film di questo genere, lavorando con artisti di alto livello che tendono ad avere un forte impatto sul pubblico globale. Avevamo lavorato con lo sceneggiatore Tom su un film che alla fine non abbiamo realizzato; avevamo lavorato con Benedict in The Imitation Game e conoscevo il lavoro teatrale di Dominic e mi era piaciuto il suo primo film”. FilmNation ha portato il film finito a Cannes nel 2018, dove è stato accolto con entusiasmo. “L’accoglienza è stata molto positiva perché è un film di spionaggio che sembrava avesse qualcosa di nuovo e originale da dire”, dice Browning. “C’è un lungo filone di grandi thriller di successo sulla Guerra Fredda, la differenza qui è che invece di parlare di persone imperscrutabili con motivazioni imperscrutabili, c’è un fulcro emotivo chiaro, e si tratta essenzialmente del rapporto tra due uomini che hanno fatto qualcosa di straordinario”.

I PERSONAGGI

Quando O’Connor stava scrivendo la sceneggiatura, aveva un’idea in mente su chi avrebbe scelto per interpretare Wynne; “Ho sempre avuto in testa Benedict per quel ruolo. Durante il processo di scrittura, ho cercato di non illudermi. Non volevo fissarmi su Benedict perché pensavo che non avrebbe mai accettato”. “Benedict Cumberbatch ha una grande esperienza nell’interpretazione di memorabili geni tormentati”, dice Browning di FilmNation sull’attore nominato agli Oscarâ come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Alan Turing in The Imitation Game. “Ma in questo caso, il ruolo di Greville inizia come quello di un uomo qualunque che poi viene trascinato nel mondo dello spionaggio. Ciò consente a Benedict di portare molte sfumature diverse a questo personaggio”. Cumberbatch era molto attratto dalla personalità di Wynne. Leggendo la sceneggiatura, dice di essere rimasto affascinato dal “senso dell’umorismo, dalla sua ostinazione e dalla sua forza inaspettata. Da questa idea che fosse un venditore che vendesse una parte di se stesso”. “Quest’uomo intraprende un viaggio straordinario”, continua Cumberbatch. “Dall’essere un normale uomo d’affari, uno che è anche abbastanza dislessico, quasi analfabeta, all’essere un canale per l’Occidente per ottenere le più importanti informazioni segrete durante la Guerra Fredda e la crisi dei missili cubani”. L’attore britannico è sempre stato incuriosito dai racconti di spionaggio. Cumberbatch aggiunge; “Le spie sono personaggi molto interessanti per gli attori perché sottendono sempre misteri e giochi di ruolo e i cambiamenti sono molto rapidi e improvvisi”. La missione di Wynne è di mettersi in contatto con un colonnello dell’intelligence militare sovietica di nome Oleg Penkovsky. Stringono un’amicizia significativa. “A Penkovsky piace Wynne e si fida di lui”, dice Cumberbatch. “E Penkovsky vede che quella lealtà è ricambiata quando Wynne cerca di aiutarlo a scappare”. Wynne torna a Mosca anche dopo essere stato avvertito che si sarebbe messo in pericolo in quel modo. Wynne decide comunque che deve aiutare il suo amico Penkovsky a fuggire. Il KGB però sorprende Wynne mentre cerca di aiutare il suo amico, e l’11 maggio 1963 viene arrestato e successivamente condannato a 8 anni di carcere. “E poi vediamo la situazione tragica di quest’uomo comune che viene portato ai limiti della sua resistenza, fisica e mentale, in un gulag russo”, dice Cumberbatch. “Quello che ha sopportato è tanto più incredibile considerando che non era una spia addestrata e non aveva un background o una qualche inclinazione a fare il lavoro che gli era stato chiesto di fare. Lo ha fatto per lealtà verso il suo paese”. Cumberbatch era inorridito nel leggere del trattamento che Wynne aveva subito in prigione. “Gli hanno fatto di tutto, dal peggior tipo di privazione alle percosse, alla tortura psicologica”, dice Cumberbatch. “La distruzione volontaria di un uomo è terribile”. Wynne è stato rilasciato dalla prigione al posto della spia Gordon Lonsdale nel 1964. Ha scritto due libri sulle sue esperienze a Mosca, The Man from Moscow: The Story of Wynne and Penkovsky (1967) e The Man from Odessa (1981), in cui sosteneva che Penkovsky si fosse suicidato in prigione, affermazione che va contro la convinzione ufficiale e universalmente accettata che Penkovsky sia morto sul patibolo dopo essere stato condannato a morte. O’Connor ritiene che i racconti personali contenuti nei libri scritti da Wynne siano stati compromessi a causa dello stato d’animo dell’uomo, in seguito alla sua incarcerazione: “Dopo che Wynne è stato rilasciato dalla prigione sovietica, è rimasto estremamente traumatizzato, dagli eventi accaduti durante la sua prigionia, dall’isolamento, da tutto”. L’esperienza della prigione ha cambiato Wynne. “È stato documentato che la sua salute mentale era ormai messa a dura prova. È diventato un alcolizzato e ha lasciato la moglie”, dice O’Connor. “Ha perso ogni suo reddito e quindi aveva bisogno di soldi”. Poi c’era la segretezza, che è parte integrante dello spionaggio, quindi l’MI6 non avrebbe mai riconosciuto il suo lavoro anche dopo il suo rilascio. “Il governo britannico non ha mai riconosciuto pubblicamente nulla di ciò che lui ha fatto e di certo non lo ha ringraziato per il suo operato”, aggiunge O’Connor. “Probabilmente provava una mancanza di gratitudine e penso che Greville ne fosse risentito. E credo che sia anche una parte del motivo per cui, quando ha scritto il suo libro, volesse in qualche modo rivendicarne ancora di più il merito o far sembrare che fosse più coinvolto di quanto poi in realtà non lo era”. L’ombra delle spie culmina con Wynne con la testa rasata e da solo in prigione. Il film suggerisce che anche quando verrà rilasciato non andrà tutto bene. È un uomo distrutto che non è più in pace con se stesso. “La conclusione di questa storia è di un uomo che si rende conto di non essere ancora arrivato a casa”, dice Cumberbatch. “È sicuramente implicito che sarà un duro viaggio verso il processo di guarigione”. La ricerca per trovare l’attore per interpretare Penkovsky è iniziata subito dopo che Cooke e Cumberbatch si sono uniti al progetto. La produzione si è rivolta alla direttrice casting di fama mondiale Nina Gold, che si è spostata a Mosca in cerca di qualcuno che avesse lo spessore necessario per il ruolo. “Poiché ci sono molti dialoghi in russo, volevo un madrelingua russo nel ruolo. Siamo andati a Mosca e abbiamo incontrato un gruppo di attori fantastici”, dice Cooke. “Avevo visto Merab Ninidze in McMafia e ho pensato che fosse sensazionale. Certo, è georgiano, ma aveva vissuto in Russia, quindi conosceva quel mondo”. “In realtà lo avevamo convocato per il ruolo di Gribanov – l’ufficiale del KGB – originariamente, ma è stato così bravo durante l’audizione che ho pensato di farlo tornare per provare la parte di Penkovsky”, dice Cooke. “E quando è tornato, ci ha completamente convinti”. La storia era totalmente nuova per Ninidze, che conosceva Penkovsky solo di nome. È diventato nervoso mentre guardava i video del colonnello sovietico su YouTube: “Non sapevo come interpretarlo. Non gli somigliavo per niente”. “Ho provato a crearmi una fantasia basata su quei due minuti di filmati di Penkovsky”, dice Ninidze. “Ho preso quella clip come ispirazione e l’ho trasformata in una performance, senza cercare di imitare Penkovsky”. Il regista Cooke è rimasto colpito dalla capacità di Ninidze di aggiungere così tante sfumature all’interpretazione di Penkovsky. Una volta scelto, Ninidze si è immerso nell’apprendere il più possibile sulla cultura, i comportamenti e lo stile di quel periodo. Ninidze dice: “Ho iniziato a rivedere i film sovietici realizzati in quel periodo. Sono cresciuto con questi film e contengono molte informazioni sulla società sovietica dell’epoca: come si comportavano le persone, quali erano i loro ideali e in cosa credevano”. Penkovsky, nome in codice HERO, era un colonnello dell’intelligence militare sovietica negli anni ’50 e agli inizi degli anni ’60. Nato a Vladikavkaz nel 1919, suo padre morì combattendo come ufficiale del movimento dei Bianchi durante la guerra civile russa. Ninidze sentiva di poter comprendere la mentalità di Penkovsky studiando la sua storia familiare. “Ha dovuto nascondere parti del suo passato perché era imparentato con un uomo che era nemico dei comunisti”, dice Ninidze. “Doveva convivere con questo peso”. Penkovsky riuscì a distogliere l’attenzione dalla sua storia familiare dimostrando la sua fede nella causa, unendosi all’esercito sovietico. “Si è comportato da eroe sul fronte ucraino”, dice Ninidze. “Era molto rispettato nel mondo militare, ma dopo la guerra a nessuno importava più nulla. Aveva tutte queste medaglie, ma era solo un burocrate di alto rango”. Il modo in cui ciò ha influenzato l’autostima di Penkovsky è un aspetto importante del suo carattere. “Quest’uomo era senza paura, narcisista e ossessionato da se stesso”, dice l’attore. “È come un attore dimenticato che vuole fare un grande ritorno sulla scena”. È sempre il suo ego che gli ha fatto pensare di poterla fare franca con il suo ruolo di informatore. “È convinto che non gli sarebbe mai accaduto niente perché pensa di essere troppo intelligente e quando i sovietici lo avrebbero scoperto, lui sarebbe già scappato a vivere nel Montana, negli Stati Uniti”, spiega Ninidze. L’amicizia con Wynne è sbocciata così rapidamente perché avevano delle esperienze comuni. “Hanno legato sulle questioni riguardanti la famiglia”, dice Ninidze. “Hanno capito quanto hanno rischiato entrambi. E che avevano bisogno di sostenersi a vicenda”. “È piuttosto interessante l’idea che se ami qualcuno e hai una famiglia a cui tieni, come fai a gestire tutto quando una parte importante della tua vita è offlimits?” si chiede Cooke. “Una delle cose che unisce Penkovsky e Wynne nel film è che entrambi condividono questo problema”. Dare a Wynne una vita personale è stato importante per i filmmakers. “Non sappiamo molto del matrimonio di Wynne”, afferma lo sceneggiatore O’Connor. “Quello che si sa è che la sua prima moglie Sheila era presente durante il processo di Mosca e ha divorziato da lui dopo il suo rilascio”. Usando questi fatti reali, i film-makers hanno cercato dei modi per inserire dei problemi all’interno del loro matrimonio. “L’idea che Wynne avesse una relazione è venuta fuori dalle conversazioni con Dominic”, dice O’Connor. “Si riteneva che mantenere il segreto spionistico fosse analogo ad avere una relazione. Sta tradendo il matrimonio mantenendo questo segreto e poiché aveva già avuto una relazione in precedenza, ha reso l’attuale tradimento ancora più doloroso”. “Non può condividere i suoi segreti con sua moglie perché metterebbe a rischio lei e suo figlio, facendoli diventare complici”, dice Cumberbatch. “Deve mentirle. Lei lo capisce e non crede alle sue bugie, pensa che lui la stia tradendo di nuovo”. La stella nascente Jessie Buckley interpreta Sheila. “Sono rimasta colpita dall’incredibile forza di volontà e dallo stoicismo di questa donna”, dice. “Ho sempre pensato che sarebbe stata la spia più incredibile di tutte. Nasconde così tanto sotto la superficie”. Buckley ha avuto diversa libertà su come interpretare Sheila poiché “Non c’erano molte informazioni su Sheila. Sembrava essere scomparsa dopo l’intero evento, ma c’erano alcune sue riprese video e immagini che mi sono state utili”. Buckley ha voluto sottolineare come Sheila dovesse costantemente tenere a freno le proprie emozioni: “Negli anni Sessanta c’erano molte emozioni represse, specialmente in una casalinga infelice e insoddisfatta della vita. C’è una cortina di fumo e di sorrisi dietro quegli occhi pieni di dolore. Fondamentalmente, molti momenti tranquilli interrotti da abbondanti sorsate di Martini”. “Non credo che venga dato molto spazio al matrimonio in tanti film di spionaggio”, dice Cooke. “Tende ad essere trascurato. Qualcuno già sotto pressione dentro casa verrà messo ancora più sotto stress, il che molto probabilmente minaccerà le sue capacità di portare a termine la missione”. Emily, l’agente della CIA interpretata da Rachel Brosnahan, pensa di usare Wynne per ottenere informazioni da Mosca. Lei è un mix di alcuni ufficiali della CIA realmente esistiti che hanno lavorato all’operazione di Wynne e Penkovsky. “Emily è un personaggio fittizio, nel senso che all’epoca gli ufficiali che lavoravano a questa operazione erano tutti uomini”, dice O’Connor. “Abbiamo pensato che scegliere un altro uomo non fosse particolarmente avvincente per una storia da raccontare ai nostri giorni. Abbiamo deciso che sarebbe stato più interessante che l’ufficiale americano della CIA fosse una donna”. “Per quanto possibile, si vuole mantenere un equilibrio nel cast senza essere disonesti riguardo al periodo storico”, dice Cooke. “All’epoca c’erano donne nei servizi segreti, soprattutto nell’MI6. Essendo una donna che opera in un mondo molto patriarcale, Emily deve essere molto strategica e intelligente per ottenere ciò che vuole”. “Scrivere il personaggio di Emily è stato divertente”, dice O’Connor. “La si vede alternare un carattere un po’ sciocco e subordinato fino a poi rivelare questo lato d’acciaio, cosa che è diventata la chiave del personaggio. Guardare Rachel Brosnahan in questo ruolo è stato semplicemente fenomenale”. Brosnahan dice: “Ho apprezzato il fatto che Emily fosse un personaggio che contribuisce a guidare l’azione e che Dominic e Tom volessero trovare il modo di includere una voce femminile nella storia, senza trascurare le sfide enormi che avrebbe dovuto affrontare in quanto donna”. Emily ha bisogno di usare molte astuzie per manipolare gli uomini intorno a lei. I suoi superiori maschi devono credere di avere il controllo anche quando stanno implementando i piani di Emily. “Per ottenere ciò che vuole, Emily non deve apparire minacciosa. È in gran parte una questione legata a quel periodo, ma penso anche che sia una battaglia che le donne combattano ancora oggi “, afferma Brosnahan. “Penso che Emily creda di essere la persona più intelligente o, per lo meno, di avere qualcosa di prezioso da offrire”. Brosnahan si è chiesta della decisione di Emily di entrare a far parte della CIA: “Era solo patriottismo? Era il desiderio di dimostrare il suo valore in un mondo dominato dagli uomini, o anche una professione dominata dagli uomini? L’ha spinta un legame personale con questa guerra?”. Una delle grandi decisioni che i filmmakers hanno dovuto affrontare è stata la rappresentazione dei leader sovietici e americani. Avrebbero dovuto essere interpretati da attori? Alla fine, hanno deciso che un attore, Vladimir Chuprikov, avrebbe interpretato Krushchev, ma che avrebbero presentato il presidente Kennedy attraverso l’uso di filmati d’archivio. “La cosa fondamentale di Penkovsky era che aveva accesso a Krusciov e ai vertici più alti del sistema sovietico”, dice Cooke. “Per questo bisogna vedere Krusciov per avere un’idea della figura di Penkovsky. È anche il motivo per cui gli americani non volevano abbandonarlo come fonte”. Al contrario, “JFK è una figura molto iconica”, afferma O’Connor. “È molto conosciuto, soprattutto dal pubblico occidentale, la sua voce, la sua cadenza, il suo aspetto, per questo abbiamo creduto che avere un attore che lo interpretasse avrebbe potuto depistare gli spettatori. Inoltre, JFK non interagisce con nessuno nel film, tranne che con John A. McCone, il direttore della CIA, che è un ruolo abbastanza secondario nella sceneggiatura, quindi non c’era bisogno che un attore lo interpretasse sullo schermo”.

LA CRISI DEI MISSILI DI CUBA: RAPPRESENTARE GLI ANNI SESSANTA

“Ricordo mia madre che mi diceva che la gente pensava che il mondo stesse per finire”, dice il regista Cooke. “Ricorda che anche le persone che non erano mai state in chiesa si affollavano nelle chiese”. I filmmakers hanno dovuto trasmettere a un pubblico contemporaneo, che sa che non c’è stata una guerra nucleare, l’idea che uno scenario del genere non solo fosse possibile, ma che molti temevano sarebbe stato inevitabile. Cooke dice: “Abbiamo iniziato a pensare come inserire questo background nel film senza finire per dover fare troppe spiegazioni sulla crisi dei missili cubani”. Nell’ottobre 1962, i missili balistici sovietici vennero dispiegati a Cuba. Il presidente Kennedy chiese la loro rimozione. Quando Kruschev rifiutò, entrambe le parti iniziarono a prepararsi per una guerra nucleare. Per 13 giorni, una politica del rischio calcolato ha visto il mondo affrontare la minaccia di una guerra nucleare. Ciò ha fatto cadere molte persone in tutto il mondo in uno stato di panico. Dice Cumberbatch: “Il mondo ha trattenuto il fiato, non era solo una lotta tra due paesi, ma ogni paese interposto tra i due ne sarebbe stato colpito”. O’Connor ha guardato documentari, cinegiornali e ha parlato con i suoi genitori mentre inseriva la crisi nella sceneggiatura, “Cercavo di avere un senso di quella paura e impotenza che le persone sentivano, che il mondo potesse finire e che non c’era nulla che potessero fare per evitarlo”. “C’erano navi che salpavano a Cuba con missili, c’erano gli americani armati ed erano tutti pronti con le mani sui pulsanti”, dice Cumberbatch. “Bastava qualche testa calda che avesse già le mani su quei pulsanti e quelle tastiere, poche opinioni polarizzate, persone chiuse al dialogo, e la catastrofe sarebbe avvenuta”. Cooke sentiva di poter portare questo senso di crisi sullo schermo: “Sapevo come quel mondo si sarebbe sentito, almeno nel Regno Unito e sono sempre stato interessato all’Unione Sovietica, alla politica e alla storia di quel tempo”. Era passata una generazione dalla fine della Seconda guerra mondiale e una nuova architettura funzionale era apparsa in tutto il mondo. I vestiti stavano cambiando, ma gli scintillanti anni Sessanta dovevano ancora arrivare. Ricreare l’aspetto e l’atmosfera dell’epoca è stato un compito monumentale. Cooke voleva assicurarsi che i set e i costumi supportassero l’azione e il dialogo. Il regista e molti dei capi dipartimento avevano appena lavorato a un film che aveva dato vita agli anni Sessanta. Cooke dice: “Abbiamo lavorato con molte persone dello stesso team di On Chesil Beach , lo stesso direttore della fotografia, costumista e scenografa”. “Ho guardato molti film di spionaggio e film d’epoca ambientati nei primi anni Sessanta”, dice Cooke. “La differenza interessante tra i film realizzati negli anni Sessanta e quelli che sono stati girati successivamente è che i film degli anni Sessanta non hanno quel glamour, sono più reali”. La scenografa Susie Davies dice: “A volte è davvero difficile ricreare quell’epoca perché lo stile può prevaricare sulla sostanza del film. Vuoi che il design supporti la storia, piuttosto che diventarne il perno”. “Una delle cose che ho deciso di fare è stata far sentire Mosca e Londra simili tra di loro”, dice Cooke. “Ovviamente non erano così simili perché erano architetture diverse, ma non avevo intenzione di fare qualcosa che avrebbe accentuato le loro differenze.” I set sono stati progettati per mostrare la competizione tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Entrambe le superpotenze stavano portando avanti iniziative che cercavano di dimostrare che il loro modo di operare creasse una vita migliore per i loro cittadini e una tecnologia più avanzata. “C’era questa grande sensazione epica dell’architettura in quel periodo a causa della concorrenza tra i due paesi, in particolare negli anni Sessanta con l’architettura brutalista e l’architettura sovietica”, dice Davies. “Per il mondo britannico, abbiamo deciso che Londra sarebbe stata molto autorevole e compatta”. Per replicare l’architettura dell’epoca, i filmmakers hanno esplorato l’Europa orientale per trovare edifici dall’aspetto simile. Davies dice che sapevano il tipo di edificio che stavano cercando, l’architettura “era tutta una questione di grandezza e potere, oppressione e pesantezza”. Dato che erano trascorsi più di cinque decenni dagli eventi del film, i filmmakers hanno dovuto escogitare modi ingegnosi per ricreare gli edifici. “Alcuni degli esterni di Mosca si trovano a Praga e nella Repubblica Ceca, e alcuni degli interni si trovano effettivamente nel Regno Unito, quindi abbiamo mescolato un po’ le cose”, dice Davies. “Non credo che ci sia nessuna location che si trovi in un solo paese”. Per il quartier generale della CIA a Langley, gli esterni sono stati girati nella Repubblica Ceca e gli interni a Londra. I film-makers si sono presi una licenza artistica perché all’epoca la CIA era in procinto di trasferirsi nell’edificio di Langley. “Eravamo un po’ perplessi, perché si erano appena trasferiti a Langley verso la fine del periodo del nostro film, quindi abbiamo forzato un po’ la verità”, dice Davies. “Nel mondo reale, si sarebbero trovati in un luogo molto più noioso, ma ciò non ha cambiato l’impatto della storia. A volte devi essere un po’ ambiguo”. Per essere aiutata nella ricerca del realismo, Davies ha scelto come punto di riferimento artisti e fotografi che avevano un’affinità con ogni paese: “Per Mosca, uno dei nostri principali riferimenti era Henri Cartier-Bresson, un fotografo che aveva fatto fantastici viaggi a Mosca negli anni ’50; per il lato americano, abbiamo guardato al lavoro di Saul Leiter; per il Regno Unito è stato un mix di Norman Parkinson con Martin Parr”. La nostra filosofia era che “Non volevamo renderlo troppo bello”. Davies continua: “Alcuni dei quadri e delle cornici sul muro sono leggermente spostate, non sono posizionate nel punto migliore dal punto di vista estetico”. La scenografa Davies continua: “Abbiamo tolto un bel po’ di colore e il film è diventato molto grigio. È stato facile per noi, poiché i colori vivaci degli anni Sessanta sono gli arancioni, i verdi e i blu, abbiamo cercato di portare la nostra tavolozza sui toni più calmi di quei colori, nulla di sgargiante. Abbiamo cercato di non usare troppe curve e di non essere troppo funky”. “Una cosa che abbiamo fatto è stata limitare i colori della tavolozza”, dice Cooke. “Ad esempio, abbiamo deciso che non avremmo avuto alcun mattoncino rosso nel film. Non ci sono affatto mattoni perché volevamo qualcosa che fosse più duro; non volevamo che il mondo sembrasse morbido, accogliente e pittoresco”. C’è stato uno sforzo simile per limitare i colori nelle scelte dell’abbigliamento. Erano dei personaggi conservatori e si vestivano di conseguenza. “Ci siamo concentrati sui tessuti”, afferma Cooke. “Non era come adesso, dove tutto è disponibile, la gente non aveva tanti vestiti, qualcuno della classe media avrebbe potuto avere due abiti al massimo. Le persone non avevano un reddito alto e i vestiti non erano così economici in proporzione, come lo sono ora”. “Non era un periodo incantevole”, concorda il costumista Keith Madden. “La vita quotidiana delle persone non era così affascinante come siamo portati a credere sul grande schermo. Non erano gli sfavillanti anni Sessanta, erano più i morenti anni Cinquanta, per così dire”. Madden ha cercato a lungo le foto di Wynne e Penkovsky mentre cercava di abbinare i vestiti del film con quelli che indossavano nella realtà. “Wynne aveva un aspetto molto specifico. In ogni foto indossava una cravatta in particolare. Abbiamo dovuto fare un po’ di ricerche per indovinare il colore della cravatta poiché tutte le foto erano in bianco e nero. Leggendo alcuni dei suoi libri, abbiamo dedotto che indossasse una cravatta dell’Università di Nottingham”. Ci sono stati più problemi nel decifrare le scelte stilistiche di Penkovsky. Madden dice: “Non sappiamo bene cosa indossasse, poiché l’unica sua foto risale a prima degli eventi del film”. “Nella moda russa c’erano molti colori a contrasto”, spiega Madden. “C’era più geometria e molti foulard, cappotti pesanti e molta più pelliccia. Indossare pellicce per i russi non aveva lo stesso glamour che sarebbero stato percepito in America e nel Regno Unito”. Per gli inglesi, “Ci sono molti tessuti, il tweed e la spina di pesce”, dice il costumista. “Abbiamo guardato molti film e sono stato molto influenzato da La spia che venne dal freddo “. I film-makers hanno ritenuto che Sheila dovesse essere più alla moda del marito: “Shelia è più di classe di Wynne, era molto Mrs. Suburbia, ma era anche modesta”. Per Emily, Madden era consapevole delle difficoltà che una donna avrebbe dovuto affrontare sul posto di lavoro in quel periodo a causa del suo aspetto. “Ha questo tipo di abiti e completi eleganti e femminili, e si sposavano bene con il suo essere una professionista assoluta all’interno di un gruppo di uomini”, dice Madden. “Volevamo che sembrasse molto seria”. Brosnahan crede che il tono serio sia un riflesso, sia di ciò che stava accadendo negli anni Sessanta, ma anche della politica globale odierna. Dice: “Penso che nella mia vita, l’unico vero riferimento che ho, e non è nemmeno vicino al fatto di avere delle armi nucleari puntate contro, è il presidente Trump che stuzzica la Corea del Nord. Improvvisamente ho sentito i miei amici di New York City parlare del loro rifugio antiatomico più vicino”. Sulla scia delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 e delle rivelazioni sulla privacy di Cambridge Analytica, il rapporto tra Russia e America e il livello di spionaggio tra le due potenze stava facendo notizia. Era dalla caduta del muro di Berlino e dal crollo del comunismo che i legami tra l’America e la Russia non erano così sotto esame. L’ombra delle spie sembra far parte dello Zeitgeist. Cumberbatch aggiunge: “Negli ultimi quattro anni, con la Corea, Trump, la Cina e la revoca di tutti i vecchi trattati nucleari tra Russia e America… questi eventi si sono verificati mentre stavamo sviluppando e girando il film. Per questo L’ombra delle spie sembrava particolarmente urgente, in un modo piuttosto spaventoso”.


Prodotto da FilmNation, 42 e SunnyMarch, diretto da Dominic Cooke, L’ombra delle spie è l’incredibile storia di come un comune civile britannico abbia contribuito a salvare il mondo.

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