Locandina L’amour flou 2018
Locandina L'amour flou - Come separarsi e restare amici
L'amour flou - Come separarsi e restare amici (L'amour flou) è un film del 2018 prodotto in Francia, di genere Commedia diretto da Romane Bohringer, Philippe Rebbot. Il film dura circa 97 minuti. Il cast include Romane Bohringer, Philippe Rebbot, Rose Rebbot-Bohringer, Raoul Rebbot-Bohringer, Brigitte Catillon, Aurélia Petit. In Italia, esce al cinema giovedì 29 Agosto 2019 distribuito da Academy Two. Al Box Office italiano ha incassato circa 118207 euro.

Romane e Philippe si separano. Dopo dieci anni insieme, due figli e un cane, non si amano più. O, meglio, si amano a modo loro, come accade a molte coppie. Decidono allora di trasferirsi in due appartamenti separati ma comunicanti attraverso la stanza dei figli. Riusciranno a rifarsi una vita senza dire addio alla precedente? 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 29 Agosto 2019
Uscita in Italia: 29/08/2019
Prima Uscita: 10/10/2018 (Francia)
Genere: Commedia
Nazione: Francia - 2018
Durata: 97 minuti
Formato: Colore
Produzione: Escazal Films, Centre National de la Cinématographie (CNC) (con la partecipazione di)
Distribuzione: Academy Two
Box Office: Italia: 118.207 euro
Note:
Presentato il 22 Agosto 2018 all'Angouleme Film Festival.

Immagini

[Schermo Intero]

Conversazione con Romane Bohringer e Philippe Rebbot

Il punto di partenza
Philippe: Come ti è venuta l'idea di fare questo film?
Romane: Ci ricordiamo quando tutto è iniziato? In realtà, è iniziato a settembre 2016. Vivevamo insieme a casa nostra, non eravamo più innamorati. Era una situazione pesante. Ma come fare a non far esplodere la nostra tanto amata famiglia? Ho incontrato un costruttore immobiliare, un tipo incredibile, che costruiva un palazzo nuovo a Montreuil… Io avevo pensato a due appartamenti distinti. A lui è venuta in mente l'idea di farli comunicare attraverso la stanza dei bambini.
P: si, questo nella vita. Ma l'idea di farne un film quando ci è venuta?
R: mi sembra quando eravamo a La Pesse, nel Jura.
P: Dove abbiamo festeggiato il Natale con una banda di amici. Una sera vicino al fuoco, abbiamo raccontato loro il nostro progetto di vita. Abbiamo riso un sacco immaginando questa nuova vita, le situazioni un po' folli nelle quali ci saremmo trovati. Alcuni ci credevano tanto, altri invece erano più scettici. Ad ogni modo tutti erano curiosi. E qualcuno ha detto. "la vostra storia sembra un film!" Nel treno del ritorno hai detto "è vero, dovremmo farne un film…" E io ti ho risposto "Ma dai lo sai cosa vuol dire fare un film…?" Ma tu quando hai un 'idea in testa, non te la toglie più nessuno. Hai trascinato tutti, me per primo.
R: non abbiamo lo stesso carattere, ma una cosa ci accomuna abbastanza, una specie di angoscia della morte. La esprimiamo in modo diverso nella vita quotidiana ma condividiamo l'angoscia della caducità delle cose della vita. Abbiamo paura. Del tempo che passa, della scomparsa, nostra e di quelli a cui vogliamo bene. Penso che con questo film abbiamo voluto immortalare qualcosa della nostra famiglia. Abbiamo fatto della nostra realtà una finzione, come se avessimo voluto imprimere questo nostre legame, in modo che i nostri figli potessero ricordarlo sempre…
P: si, e anche per fargli vedere che la vita è un gioco e che anche la separazione può essere una cosa divertente
R: abbiamo iniziato le riprese una mattina di marzo, sul set nudo del futuro appartamento, prima che gli operai iniziassero a mettere i cavi e tirare su le pareti. Visto che facevamo un film, non bisognava perdere questo momento fondatore. Avevamo riunito i nostri 3 tecnici. Era una domenica, la prima sequenza che avevamo scritto insieme, quella in cui ti faccio visitare l'appartamento per la prima volta. Anche Vincent Berger che recita la parte del costruttore era presente. Il primo attore a partecipare!
P: abbiamo utilizzato tutte le situazioni reali. Il nostro vero trasloco, la firma dal notaio.
R: pur mantenendo presente che bisognava anche inventare qualcosa. Non volevamo fare un documentario. Volevamo raccontare una storia.
P: abbiamo coinvolto i nostri tre tecnici che sono venuti a girare alle 6 di mattina immagini di risveglio, di colazioni, di noi con delle facce improponibili.
R: era pazzesco, abbiamo fatto tutto con una sorta di incoscienza. Gli eventi delle nostre vite sono stati gli spunti per le giornate di riprese. Per esempio, partivo in tournée. Pensavo che sarebbe stato interessante riprendere questo, allora inventavamo una scena.
P: Dicevamo: "si gira, vediamo cosa viene fuori…" E io pensavo: "magari finirà su un dvd per i nostri figli."
R: Mentre io ci credevo
P: Mi ripetevi. "Non possiamo più fermarci qua, abbiamo dei produttori ora…"

La scrittura
R: mi sono occupata della stesura della sceneggiatura. I nostri produttori avevano richiesto la prima parte prima dell'estate, mentre la giravamo, completavo le mie battute e le tue, c'erano scene con tanti dialoghi, altre che lasciavamo completamente aperte.
P: scene che potevamo sconvolgere in ogni momento.
R: Passavamo il tempo a litigare! Tu pensavi che scrivere troppo andava contro il nostro progetto e avrebbe ucciso la nostra spontaneità. Io invece avevo bisogno di qualcosa di concreto su cui appoggiarmi e pensavo che scrivere fosse l'unica soluzione per trasformare tutta quella materia in un film di finzione… Alla fine abbiamo comunque scritto a quattro mani.
P: io parlavo, tu scrivevi
R: la macchina si è messa in moto grazie a me, tu ci hai messo la tua estrosità, il tuo senso dell'umorismo, la tua libertà… Abbiamo smesso di girare dopo il trasloco. Avevamo due mesi per scrivere il seguito. Bisognava rispondere alla domanda successiva: come sarà la vita nel nuovo appartamento? Abbiamo provato ad immaginarla, ad anticiparla, e delle cose che abbiamo inventato per il film si sono avverate nella vita, è abbastanza divertente.
P: l'incidente della doppia cena per esempio, è successo veramente qualche giorno fa. Siamo molto diversi e scriviamo partendo da quelle differenze. Il tuo personaggio cerca di ritrovare l'amore a tutti i costi, mentre il mio sogna solo di starsene tranquillo, circondato dai bambini e da qualche donna di passaggio.
R: alla fine dell'estate avevamo finalmente una vera sceneggiatura! Questo secondo periodo di riprese ha preso una forma più classica, con una piccola troupe e gli attori. Giravamo spesso di notte quando i bambini dormivano. I nostri appartamenti si erano trasformati in uno studio cinematografico: set A e set B. C'era tanta allegria. Ci siamo messi a sognare chi avremmo voluto inserire nel film. Per alcuni abbiamo inventato veri personaggi, per altri abbiamo tentato di restituire la loro reale personalità.
P: Abbiamo scritto un testo apposta per i nostri genitori, i miei fratelli, tua sorella. Mio padre parla nella vita come parla nel film. Non abbiamo mai avuto esattamente questa discussione io e lui, ma a spizzichi lui mi ha detto più o meno la stessa cosa.
R: Mio padre invece è sempre stato molto scettico riguardo al mio modo di gestire i miei soldi e i miei progetti immobiliari! Mia sorella parte in quarta, e mia madre si fa prendere dal panico se si tratta dei bambini!
P: Abbiamo due famiglie molto diverse. Dai Rebbot non si prende mai niente sul serio, neanche quando è grave. I Bohringer invece sono più emotivi.
R: Comunque sia tra essere una cosa e recitare quello che sei, c'è una bella differenza: mia madre non fa l'attrice, neanche i tuoi fratelli, né tuo padre. È stata una scommessa. Lo abbiamo fatto dirigendoli da dietro la cinepresa. "Dai, continua, fai di nuovo quel gesto", "Olivier ripeti la tua battuta". Una delle mie gioie più grandi sono quelle scene di famiglia, di essere riusciti a restituire qualcosa di ciò che sono e di perché li amiamo così tanto.
P: bisogna comunque chiarire una cosa: la regista sei tu, la leader che trascina tutto e tutti. C'era meno bisogno di me per la realizzazione. Ogni tanto suggerivo un'idea ma tutti mi rispondevano che non c'era tempo. Ok…
R: avevamo voglia di scrivere per dei nostri amici o per attori a cui vogliamo bene e di inventare dei personaggi per loro. Abbiamo scritto anche per i nostri veri vicini di casa, i due Aurelien, uno dei quali fa l'attore!
P: Abbiamo scelto Vincent Berger per fare il costruttore immobiliare, e volevamo anche che la sua compagna fosse nel film. Ci hanno detto che ad agosto si sarebbero sposati e abbiamo deciso di andare a fare le riprese al loro matrimonio.
R: mi sono detta "cavolo un matrimonio vero dentro al nostro film sulla separazione…!" cosi ci siamo interrogati su come fare incontrare Delphine e Vincent, da lì è nata la scena in cui lui viene a tenere i bambini, e quella in cui lei ha la crisi allergica…

Guerriglia di prossimità
R: Coinvolgere Clementine Autain (n.d.t donna politico e giornalista, deputato del partito La France Insoumise), è stata una tua idea.
P: Sono un suo grande fan! Da tanto tempo. Ho pensato "e se scrivessimo una scena in cui la incontro?"
R: non la conoscevamo, e ci siamo detti "E perché no?" L'abbiamo incontrata e ha accettato! Allora abbiamo scritto la scena.
P: io credo a quello che le dico nel film, alla mia tirata sul "marxismoleninismo": sono una sorta di Pierre Goldman senza la pistola. (n.d.t Pierre Goldman: intellettuale di sinistra, responsabile di molte rapine negli anni settanta, ucciso in circostanze misteriose). Credo nella virtù della politica di prossimità: fai un sorriso a qualcuno e te lo restituirà subito.
R: la tua famosa "guerriglia di prossimità". Abbiamo fabbricato il film prima e durante le elezioni: Fillon, la manifestazione per tutti… Il personaggio del direttore scolastico è totalmente ispirato a quello che si sentiva allora. C'è anche nel film la nostra voglia di dire che non la pensiamo così, che non vogliamo vivere così. Esiste un'altra via possibile?
P: Se il film vuole dare un messaggio eccolo qua: se siete in coppia, non credete che dobbiate per forza separarvi. Non credete alle regole imposte dalla società. Bisogna divertirsi con l'amore, è un luogo di piacere. Inventiamo. Non sappiamo bene dove andremo a finire. Piace ad entrambi stare insieme agli altri, vivere in comunità. Nella nostra vecchia casa, ci è capitato di vivere in 8 con i miei fratelli e le loro ragazze. Le persone che passano vengono chiamate zii, e i bambini non sanno più se sono zii veri o meno.
R: Amiamo veramente la gente. Non volevamo fare un film narcisista, anche se il tema lo poteva far immaginare. Avevamo voglia di raccontare altre storie oltre alla nostra. E abbiamo la speranza che tanta gente si possa riconoscere in quelle storie.
P: La nostra coppia è esplosa, ma la nostra famiglia no. Ed è anche quello che vuole raccontare il film. Non ti amo più come moglie, ma ti amo come madre e amo la tua personalità. Il fatto di non riuscire più a vivere insieme è un conto, ma tengo tanto a tutto il resto.

Litigare e oltre
R: Ti ricordi la nostra più grande litigata sul set?
P: Ne abbiamo avute un paio; sempre per gli stessi motivi: io che sono pigro, tu invece che ci sei al 100%.
R: Io ne ricordo una in particolare. Facevo tutto io, mi sentivo responsabile, pensavo ai nostri produttori che ci avevano messo i soldi e che si aspettavano una sceneggiatura in cambio. Una sera ti ho detto che avevo assolutamente bisogno della scena con Clementine Autain. Ho ricevuto 17 pagine. Adoro il modo in cui scrivi ma è un casino incredibile. Le ho dovute rimettere tutte a posto e alla fine le hanno trovate tutti fantastiche. Sono tornata a casa molto felice e fiera e tu mi hai risposto "sono cose così intime che non sicuro di volerle mettere nel film" Non ci potevo credere! Tutto questo sforzo alla fine per non inserirle nel film, avrei buttato via il computer.
P: è vero. Ho avuto l'impressione in quel momento che fosse una sorta di esibizionismo e che fossimo matti.
R: io ti ho risposto che eravamo ancora in tempo a togliere qualcosa e rendere meno intimi i nostri personaggi, insomma a prendere la giusta distanza.

Tale e quale
P: Ci riconosci nel film?
R: ci sono scene che ci assomigliano totalmente, altre in cui abbiamo un po' esagerato: il mio personaggio per esempio sono io versione "XXL"…
P: il mio invece sono io e basta.
R: Vuoi dire che sei tu, meno rompiscatole…
P: Si è vero; io senza il mio cavaliere nero; non si vede quella parte di me depresso sprofondato nella poltrona.
R: è sorprendente il mix delle nostre due personalità, che fa sì che ci amiamo e che ci siamo separati. Tutto viene fuori. Senza di me non ci sarebbe stato oggetto. Senza di te non ci sarebbe stata poesia. C'è il tuo spirito e c'è la mia…
P: … la tua tenacia. Siamo complementari, perciò riusciamo a continuare a vederci.
R: è strano comunque. La separazione è fatta apposta per restituirci il nostro spazio, la nostra libertà. E noi ci siamo ritrovati mani e piedi legati da questo film! Bisognava sentirsi in ogni momento. E recitare di nuovo le parti che avevamo avuto nella vita: ciò che ci ha unito e ciò che ci ha fatto separare. Io, forse troppo protagonista, autoritaria; tu troppo, come potrei dire…?
P: velleitario…?
R: Era un modo di rendere tutto meno brutale: la separazione, la vendita della casa, il trasloco… Farne un film aiuta a sdrammatizzare, rende tutto meno brutale. Bisognerà chiedere ai bambini tra qualche anno come l'hanno vissuto.
P: Si, ha addolcito tutti quei momenti, è stata una cura attraverso il gioco.
R: Attraverso il gesto, la finzione. Ho smesso di piangere per la vendita della casa, ho smesso anche di piangere per il trasloco. Ero impegnata a pensare alle riprese! Senza il film, sarebbe stato tutto più doloroso per me.
P: ho scoperto fino a che punto siamo legati.
R: si, il film ci ha fatto scoprire fino a che punto siamo legati. Non è una sorpresa. Ma è vero. Quando vedo il film, vedo tutto ciò che mi piace di te. Non assomigli a nessun altro.
P: è geniale essere riusciti a fare questa cosa insieme, oltre la delusione e le litigate.

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