Locandina – La ricotta e il caffè

La ricotta e il caffè (2012)

La ricotta e il caffè
Locandina La ricotta e il caffè
La ricotta e il caffè è un film del 2012 prodotto in Italia, di genere Cortometraggio diretto da Sebastiano Rizzo. Il cast include Luca Ward, Barbara Tabita, Marco Pezzella.

La piccola Elena adora preparare il caffè per il padre, Giuseppe. Lo guarda dipingere, lo ascolta, parla con lui. Il rito del caffè ritorna costante, simbolo del loro legame forte. I due viaggiano, ridono, conversano; felici e complici. Elena segue Giuseppe anche nel suo impegno di giornalista; è orgogliosa della sua penna schietta e coraggiosa, è serena, innamorata del padre. Sullo sfondo, la Catania difficile di fine anni '70. Nel 1982 Giuseppe è licenziato dal Giornale del Sud e si profila la nuova avventura della rivista I Siciliani. L'articolo di Giuseppe apparso nel primo numero della rivista, parla della mafia, della sua storia, della sua struttura e di quelli che Fava definisce "I quattro cavalieri dell'apocalisse della mafia": imprenditori senza scrupoli che fanno affari con boss, banchieri, politici concussi. Nel 1983 Giuseppe rilascia una clamorosa intervista ad Enzo Biagi, apparsa in TV; in quell'occasione tra le altre cose dice "…i mafiosi stanno in Parlamento, sono a volte ministri, sono banchieri, sono quelli che in questo momento stanno ai vertici della nazione…". Elena segue la puntata da casa, è orgogliosa, un po' tesa. Giuseppe denuncia senza paura e l'epilogo si profila; un altro rituale prende corpo: il "male" bianco come la ricotta, si impone sul "bene" nero come il caffè. Giuseppe Fava è messo a tacere, nel tentativo, vano, di sotterrarne il ricordo. è il 5 gennaio 1984. Ogni anno, nello stesso giorno, una corona di fiori viene posta sulla targa della via a Catania, intitolata al giornalista Giuseppe Fava.

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Cortometraggio
Nazione: Italia - 2012
Durata: N.d.
Formato: Colore

Cast e personaggi

Regia: Sebastiano Rizzo

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

Il Cortometraggio

Un titolo che suona "curioso", non facile da decifrare, per raccontare una vicenda intensa e drammatica: la storia di un uomo, percorsa da sentimenti forti che si alternano tra la scena familiare e la scena pubblica della denuncia giornalistica cruda e coraggiosa, tra la leggerezza dell'intimità domestica e il peso naturale di una professione tanto più amata e rispettata quanto più esercitata con forza d'animo ed etica inflessibile. La Ricotta e il Caffè racconta Giuseppe Fava, il giornalista catanese ucciso dalla mafia, scegliendo di inquadrarne il profilo di marito, di padre, di uomo, legato alla famiglia e alle sue passioni per l'arte, per i viaggi, per il giornalismo schietto. Il corto si snoda lungo una storia di umanità vera e palpabile, quella di Giuseppe e la figlia Elena, colti in varie momenti storici (anni '50, '60, '80). Elena vive accanto al padre e sin da piccola lo segue con un'ammirazione e un amore profondi, di cui il rito della preparazione del caffè diventa simbolo caldo ed avvolgente. Parallela è l'attività giornalistica di Giuseppe, le vicende legate alla sua carriera osteggiata da quel potere notoriamente occulto che domina Catania, invischiato con la vita pubblica e l'imprenditoria, che non può tollerare la denuncia sfacciata dei propri traffici, così come sostenuta da Giuseppe. «Io ho un concetto etico del giornalismo – scrive Fava nel suo articolo "Lo spirito di un giornale", apparso ne Il Giornale del Sud, l'11 ottobre 1981 – ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell'ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo…». Questo lo spirito con cui Fava esercitava la sua attività di giornalista. Ma la sua penna non poteva rimanere impunita. Al "caffè" si affianca e si oppone allora la "ricotta", elemento preponderante di un messaggio intimidatorio ricevuto da Giuseppe pochi giorni prima di morire; prende forma il contrasto dei due "elementi" e dei due mondi che essi rappresentano; un'opposizione che è cromatica e sostanziale: l'uno liquido, nero, caldo …l'altro solido, bianco, freddo. Due universi e due dimensioni; la sfera familiare e degli affetti è violata da un altro rituale ma di stampo mafioso. Quella di Pippo Fava è una storia di semplicità e di coerenza, di normalità fresca e affascinante, di umanità siciliana, che divide ancora la stessa Sicilia, tra chi celebra la memoria del grande uomo e chi invece la oltraggia, pur senza poterlo dimenticare. Il cortometraggio nasce da un brano musicale scritto da un siciliano per un siciliano: il brano "Passa la Banda", parte della colonna sonora del corto, scritto e interpretato dal catanese Giuseppe Giuffrida, è l'ispirazione tematica e artistica di questo progetto, dedicato ad un uomo e al suo coraggio. Il tema affrontato nel corto sarà più ampiamente trattato nel film in preparazione, prodotto da Corrado Azzollini e Draka Production, NOMI E COGNOMI. Il film, con la regia di Sebastiano Rizzo, sarà girato in Puglia e in Sicilia, il prossimo autunno.

Giuseppe Fava

Nasce a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa, nel 1925. Negli anni '40 si trasferisce a Siracusa per frequentare il Ginnasio e il Liceo. Laureatosi in giurisprudenza a Catania, preferisce alla professione di avvocato quella di giornalista. Capocronista di varie testate ("Giornale dell'Isola", "Corriere di Sicilia", "L'Isola – Ultimissime", "Espresso Sera") diventa direttore del "Giornale del Sud", nel 1980. Oltre alle numerose inchieste giornalistiche, raccolte successivamente nei volumi "Processo alla Sicilia" (1970) e "I Siciliani" (1980), negli stessi anni Fava matura una straordinaria vocazione letteraria e pittorica. Nel 1966 vince il Premio Vallecorsi con "Cronaca di un Uomo", nel 1970 il Premio IDI con "La Violenza", da cui Florestano Vancini trarrà il film di successo "Violenza Quinto Potere" del 1974. Gli anni successivi vedono la pubblicazione dei romanzi: "Gente di rispetto" (1975) da cui Luigi Zampa trasse il film omonimo, "Prima che vi uccidano" (1977) e "Passione di Michele" (1980) dal quale deriverà il film "Palermo oder Wolfsburg" di Werner Schroeter, vincitore dell'Orso d'oro al Festival di Berlino del 1980. Sono anche gli anni delle opere teatrali: "Il Proboviro" (1972), "Bello Bellissimo" (1975), "Foemina ridens" (1980), opere di grande spessore, dove il valore artistico e culturale si unisce alla testimonianza acuta e coraggiosa di un'epoca e di una Sicilia, profondamente sporcate dal fenomeno mafioso. Sotto la sua direzione il "Giornale del Sud" assume il profilo di un giornale irriverente, che non teme di denunciare i misfatti e gli eventi variamente legati alla malavita che punteggiano la cronaca catanese di quegli anni. La reazione è immediata e forte: la censura, le minacce, gli attentati ed infine il licenziamento. Nel 1982 Giuseppe Fava costituisce, insieme ai colleghi e amici del "Giornale del Sud", la cooperativa editoriale Radar e registra una nuova testata: "I Siciliani". Con questo mensile, sceglie di proseguire la sua attività giornalistica schietta e senza riserve; la devastazione dell'ambiente, la trappola nucleare di Comiso, la sfida della mafia sempre aperta. Ma la denuncia è troppo sfacciata: la vita di Fava è interrotta a Catania, con 5 colpi di pistola. E' il 5 di gennaio 1984.

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