Locandina Famiglia Allargata

Famiglia Allargata (2018)

Les dents, pipi et au lit
Locandina Famiglia Allargata
Famiglia Allargata (Les dents, pipi et au lit) è un film del 2018 prodotto in Francia, di genere Commedia diretto da Emmanuel Gillibert. Il film dura circa 105 minuti. Il cast include Arnaud Ducret, Louise Bourgoin, Timéo Bolland, Saskia de Melo Dillais, Laurent Ferraro, Michael Cohen. In Italia, esce al cinema giovedì 17 Maggio 2018 distribuito da Notorious Pictures. Al Box Office italiano ha incassato circa 203918 euro.

Famiglia allargata è l'esordio alla regia di Emmanuel Gillibert, che firma anche la sceneggiatura affiancato dalla scrittrice Marion Thiéry. Racconta con ironia l'incontro da due mondi distanti, quello di Antoine (interpretato da Arnaud Ducret) single che ha passato da un pezzo i quaranta ma non ha intenzione di crescere e Jeanne (Louise Bourgoin), mamma single e indipendente, i suoi figli vengono prima di tutto, ma senza rinunciare all'amore. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 17 Maggio 2018
Uscita in Italia: 17/05/2018
Genere: Commedia
Nazione: Francia - 2018
Durata: 105 minuti
Formato: Colore
Produzione: CG Cinéma, SND Films (co-produzione), M6 Films (co-produzione), Cofinova 13 (in associazione con), M6 (con la partecipazione di), W9 (con la partecipazione di)
Distribuzione: Notorious Pictures
Box Office: Italia: 203.918 euro

Passaggi in TV:
• mercoledì 06 Dicembre ore 23:10 su Sky Cinema Comedy

Immagini

[Schermo Intero]

Intervista a Emmanuel Gillibert

Come è nata l'idea del film?

Il film è nato partendo da un'esperienza che ho vissuto in prima persona. Di fatto, da essere uno scapolo incallito mi sono ritrovato a vivere con una persona che aveva due figli e quindi dall'oggi al domani sono stato catapultato nella dimensione della vita di famiglia! Una sera ho sentito dire alla mia amica: "Ora a lavarvi i denti, poi pipì e  a letto!". Sono rimasto pietrificato, mi sembrava una cosa surreale. Così mi sono messo nei panni di un antropologo che fa documentari sugli animali, e ho cominciato a esplorare con uno sguardo vergine e imparziale, e a una certa distanza, questa "fauna" a me sconosciuta! (Ride)

La sceneggiatura è scritta a quattro mani?

Ho coinvolto Marion Thiéry, con cui avevo lavorato in pubblicità. Era divorziata e viveva sola con un bambino, così le ho proposto di scrivere insieme: avrebbe apportato quel tocco femminile di cui avevo bisogno e l'esperienza di una madre con un figlio a carico. Entrambi avevamo un lavoro e, non trattandosi di un progetto commissionato, potevamo vederci per scrivere solo una volta a settimana, il martedì sera, senza avere la certezza che il progetto si sarebbe mai concretizzato. Ci sono voluti quattro anni per portarlo a termine.

Parliamo dello sviluppo dei personaggi.

Volevo che Antoine (Arnaud Ducret) fosse un antieroe che evolvesse verso una dimensione di vita familiare e che Jeanne fosse una madre forte e insieme tenera, una madre moderna, una sorta di Wonder Woman che provvede a tutto, ma che al tempo  stesso  avesse  le  sue  debolezze: la  sera,  quando  finalmente si  ferma  e  i bambini dormono, prende coscienza che sta mettendo da parte la sua vita di donna.

I personaggi di Antoine e Jeanne hanno subito un'evoluzione quando sono arrivati
Arnaud Ducret e Louise Bourgoin?

Decisamente. Per definirli meglio avevo bisogno degli attori perché volevo veramente lavorarci con loro. Ho incontrato Louise mentre scrivevamo la sceneggiatura e ha accettato subito. Abbiamo riscritto insieme i suoi dialoghi: volevo che le calzassero a pennello. Per me era il personaggio che doveva adattarsi all'attore. E anche con Arnaud abbiamo rivisto i dialoghi in modo che facesse suo il personaggio.

Sempre più commedie iniziano ad assimilare la nuova situazione sociale, come nel caso  di  Adopte un  veuf  o  Torno  da  mia  madre.  Ha  tratto  ispirazione anche  da questo?

È  una  realtà  sociale,  ma  è  soprattutto uno  straordinario pretesto  narrativo  per creare una trama. Nel caso del mio film, si tratta di due mondi molto distanti che nonostante tutto si incontrano: la vita da single e quella familiare. Di sicuro ci ho trovato degli ottimi ingredienti per situazioni che si prestano bene alla commedia.

Ha curato molto i personaggi secondari…

Per quanto riguarda i due amici di Antoine, volevo che rappresentassero i suoi due estremi. Da un lato c'è Stan, freddo e senza scrupoli: rappresenta la ragione, è calcolatore, accumula le sue conquiste senza farsi troppi problemi. Laurent invece ha una relazione ed è più assennato. Antoine è un mix tra i due: ha un lato cinico simile a Stan e, al tempo stesso, potrebbe cambiare direzione e iniziare una relazione come Laurent. Questi due personaggi mi servivano da specchio per fare un punto sulla situazione del protagonista: all'inizio è uno che ama divertirsi e che pensa solo alla prossima ragazza con cui andare a letto, poi invece rimane affascinato da Jeanne e pian piano comincia a legarsi a lei e ai suoi figli.

Nel film le donne sono rappresentate in modo più lusinghiero rispetto agli uomini…

I personaggi maschili stanno messi male fin dall'inizio e le donne possono tirarli tutti fuori dai guai! Laurent ha delle discussioni con la sua compagna, ma si capisce che la sua relazione funziona, c'è una struttura. Stan cade nella sua stessa trappola e si ritrova di fronte una donna "consumatrice" come lui. E Antoine ha una sua fragilità che Jeanne riesce a percepire.

Perché ha pensato a Louise Bourgoin e Arnaud Ducret ?

Louise era perfetta per il personaggio: conoscevo il suo lato comico – anche se, da quando ha iniziato a fare film d'autore, abbiamo quasi dimenticato il suo umorismo – e sapevo che poteva essere anche molto intensa. È capace di passare in un attimo dalla risata all'emozione. Mi ha detto subito di sì e c'è stata dall'inizio alla fine.

Per il personaggio di Antoine cercavo un attore che riuscisse a incarnare un antieroe pur rimanendo accattivante – in sostanza qualcuno che riesce a suscitare empatia anche se si comporta male.     Per un anno ho cercato dappertutto, finché non ho incontrato Arnaud. Di lui mi è piaciuto il modo in cui riesce a essere tanto un grande showman quanto un attore misurato, come si capisce in Genitori -­‐   Istruzioni per l'uso: sa il fatto suo e riesce a dosare molto bene la sua interpretazione. Ci siamo incontrati ed è nato subito un feeling: parlavamo delle stesse cose, avevamo la stessa ironia e storie simili…

E per quanto riguarda i personaggi secondari?

Non conoscevo Michaël Cohen. Pensavo che fosse il tipico bel tenebroso che si prende troppo sul serio… Quando ci siamo incontrati ho capito invece che era un tipo straordinario, intelligente, sensibile, divertente, una persona adorabile e con un grande talento. Oltre ad aver inquadrato subito il suo personaggio, aveva letto tutta la  sceneggiatura  e  aveva  colto  immediatamente  quello  che  volevo  per  il  film. Durante le riprese si è dimostrato molto attento: anche lui aveva diretto il suo primo lungometraggio e si è dimostrato molto comprensivo.

Laurent Ferraro è stato scelto per ultimo, a due settimane dalle riprese. Abbiamo fatto delle prove con Michaël perché volevo che tra questi due personaggi ci fosse una complicità e insieme un contrasto alla Stanlio e Ollio. E il risultato è stato incredibile. Laurent viene dal teatro, ha interpretato classici come Shakespeare. È molto professionale, fa esattamente quello che gli viene chiesto, ma aggiunge dettagli che danno ancora più credibilità alle scene e al personaggio. Su sei riprese ha finito il suo dialogo con sei battute diverse. È incredibile!

Abbiamo poi ben 52 piccoli "protagonisti"! In effetti ho un po' sforato il budget e i tempi del casting per questi personaggi che, in alcuni casi, hanno una sola battuta. Ma in quel momento appaiono da soli sullo schermo e quindi li vedevo come dei piccoli protagonisti. E soprattutto volevo che questi personaggi fossero credibili.

Per trovare la persona giusta sono arrivato a fare 30, 40 provini. Per ognuno cercavo il personaggio che fosse attore e non il contrario… E del resto forse non è un caso se molti di loro, che all'epoca delle riprese erano piuttosto sconosciuti, sono emersi in seguito: Caroline Piette (120 battiti al minuto), Pierre-­‐Samuel (Les Tuche 3), Camille Lavabre, la nuova Miss meteo di Canal +, ma anche Joy Esther, Lola Marois

Come ha scelto i bambini?

Ne abbiamo visti almeno un centinaio. Adélaïde Mauvernay, la casting director, ha fatto un lavoro eccezionale ed è stata molto presente: mi ha seguito alla perfezione. Arrivati a 40, molti avrebbero scelto la strada più facile… Lei no. Volevo privilegiare i bambini con una personalità. Ho incontrato ragazzini che avevano un curriculum incredibile, ma che sembravano un po' delle "scimmiette ammaestrate" – di sicuro dei buoni attori, ma mancavano di spontaneità. Desideravo dei personaggi che fossero vivaci e veri, ed era necessario che questo venisse fuori. Ero alla ricerca di personalità forti ed è questo quello che ho privilegiato. È stato più complicato da gestire sul set, ma alla fine è una scelta che ha pagato.

Ed è ancora più complicato visto che i bambini interagiscono molto spesso conArnaud…

In effetti ci sono pochissime inquadrature in cui si vedono solo i bambini, si trovano spesso in scena con Arnaud. E volevo anche che i bambini non si sentissero in soggezione con un adulto della stazza di Arnaud, 1 metro e 95 per 100 chili!…

Come è riuscito a gestirli?

La ragazzina è una piccola principessa con la testa fra le nuvole e che vede solo quello che vuole vedere. Il bambino invece è un ciclone e può rivoltare una stanza in due secondi!

Quali erano le sue intenzioni per la messa in scena?

Sono un grande cinefilo e mi sono reso conto che, mentre scrivevo il film, avevo in mente una serie incredibile di riferimenti. Innanzitutto volevo fare un buon film, che poi era anche una commedia romantica. Prima di concentrarsi sul genere in particolare, era importante occuparsi del suono, dell'immagine, della musica. Era necessaria una cura, una sostanza, per riuscire a fare un film di qualità.

Come è stato lavorare col capo operatore Jérôme Alméras ?

Avevamo girato insieme un cortometraggio. Questo ci ha permesso di capire che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda: lavora con le luci in modo molto raffinato, eravamo in totale sintonia e ogni scena aveva un suo carattere. Io e Jérôme abbiamo lavorato molto sui tagli nonostante avessi il film in testa scena per scena. Il mio obbiettivo era dare al film una coerenza complessiva, assicurandomi al tempo stesso che ogni scena avesse una sua peculiarità. E la messa in scena dipendeva dall'intento di ogni sequenza. Devo dire che non mi sono reso la vita facile, dal momento che la scena iniziale è un dialogo con un piano sequenza estremamente complesso da realizzare. Ma ho anche alternato dei tagli che potevano arrivare fino a sei inquadrature nel giro di cinque secondi!

Quali sono i suoi riferimenti?

Soprattutto anglosassoni. Credo che in Francia abbiamo la tendenza a trattare la commedia  come  una  sorta  di  sotto-­‐genere.  Gli  anglosassoni  invece  hanno  una grande cura dell'immagine, del suono e della musica e non si risparmiano nell'approccio al film di genere. Nonostante i nostri vincoli di budget volevo fare un film ambizioso, qualcosa tra Mamma ho perso l'aereo, Love actually -­‐   L'amore davvero e Harry, ti presento Sally

Come ha lavorato sulla musica?

Per me è un elemento fondamentale della messa in scena. Sono un appassionato di colonne sonore fin dall'adolescenza. Istintivamente mi piacevano le musiche di Rain Man, Black Rain -­‐   Pioggia sporca, Thelma & Louise… Solo dopo ho scoperto che erano state composte da un certo Hans Zimmer… (Ride)

Abbiamo organizzato un concorso di composizione su tre pezzi e quando ho ascoltato  il  "Tema  di  Jeanne"  ne  sono  rimasto  subito  affascinato.  L'autore  era Martin Rappeneau, che in quel momento stava lavorando su Les Tuche 3. Per fortuna ha accettato di lavorare sul mio film nonostante fosse molto impegnato. Ho una grande sensibilità musicale e mi sono impegnato molto. Entravo nel merito della composizione come ho fatto con Jérôme sull'immagine. Ad esempio, per la corsa in aeroporto,  io  e  Martin  abbiamo  lavorato  sulla  fotografia  tenendo  conto  della musica.

Dove avete registrato?

Allo studio Ferber, un posto leggendario per i musicisti, dove Gainsbourg registrava i

suoi dischi. Era come fare un disco a tutti gli effetti! È stato molto emozionante: quando la musica viene creata di fronte a te, da musicisti eccezionali, vivi un momento davvero intenso.

Intervista ad Arnaud Ducret

Cosa l'ha attratta di questo progetto?

Innanzitutto la personalità di Emmanuel Gillibert. Fino a quel momento aveva lavorato nella pubblicità e stava per girare il suo primo lungometraggio: voleva fare il film con me e dal suo modo di presentarmi il progetto ho capito che potevamo farlo e renderlo nostro.

Poi c'era la dimensione goliardica del personaggio che faceva un sacco di casini, con una serie di conseguenze – la scena del sesso in aereo, quella del taser, ecc. – che mi sembrava potessero spingersi ancora più oltre. E poi, ovviamente, il piacere di lavorare con Louise Bourgoin, che è un'attrice strepitosa.

Come descriverebbe il suo personaggio? Un adolescente cresciuto che non accetta di diventare adulto?

In effetti è un bambinone che non vuole avere figli e, paradossalmente, saranno proprio i  bambini a  farlo  diventare adulto! È  questo che  mi  diverte. Ha  un  suo schema di vita: vuole godersela al massimo, con una ragazza dopo l'altra, le serate con alcol a fiumi, i bei momenti con gli amici… E poi, poco a poco, comincia ad affezionarsi ai figli della sua coinquilina. Mi piaceva l'idea di interpretare il ruolo di un eterno adolescente che può rivelarsi romantico senza volerlo riconoscere.

Sembra che sia entrato nel personaggio con una straordinaria naturalezza…

Come sempre, ho lavorato un sacco con la mia coach: se hai lavorato tanto su un personaggio prima, sul set hai un certo distacco e questo dà molta naturalezza. E questo era fondamentale perché ero in tutte le scene!

Ci parla del suo incontro con Louise Bourgoin?

Quando abbiamo fatto la prima lettura della sceneggiatura Louise aveva partorito da poco ed era esausta. Abbiamo parlato molto e ci siamo scambiati consigli: è una persona molto spontanea e ci siamo davvero divertiti.

Come sono andate le scene con i bambini?

In un film come questo è necessario riuscire a catturare l'energia dei bambini e a non disperderla per loro. Non è stato facile, perché avevamo molte scene insieme. Ma volevo assolutamente che le scene in cui il mio personaggio si relaziona ai due bambini funzionassero e che fossero credibili, in modo da affezionarsi a lui.

Come dirige gli attori Emmanuel Gillibert?

Sapeva quello che voleva fin da quando mi ha presentato la sceneggiatura. Questo non gli ha impedito di ascoltare quello che proponevano gli attori. Era il suo primo film e ha dato il massimo, è stato sempre molto presente. Mi piace molto!

Ci sono stati dei momenti in cui ha improvvisato?

Sì, per fortuna! Anche se per lo più ci attenevamo al testo, Emmanuel voleva che mi divertissi, specialmente nella scena del sesso aereo. La scena doveva essere caricata e doveva diventare talmente assurda da risultare travolgente. Di sicuro la cosa più divertente è il campo e controcampo sulla faccia di Louise che enfatizza le mie espressioni. E poi, mi ha fatto molto piacere far ridere tutta la troupe!

Intervista a Louise Bourgoin

Come ha incontrato Emmanuel Gillibert ?

Siamo amici da diversi anni e lui voleva fare un film con me. Così ho letto le primissime versioni della sceneggiatura insieme a lui e alla cosceneggiatrice. All'epoca, trattandosi di una prima versione, ci siamo divertiti a sviluppare il mio personaggio: mi è piaciuto molto il fatto di essere presente fin dalle prime fasi della scrittura e di poter dare dei suggerimenti per arricchire la sceneggiatura. È un film molto personale, perché Emmanuel ha vissuto direttamente questa storia e la trama mi ha colpito molto anche perché è di grande attualità.

Aveva voglia di tornare alla commedia?

Per cinque anni ne ho rifiutate tante perché volevo affrontare temi più profondi e melanconici. Il desiderio di tornare alla commedia è arrivato con la nascita di mio figlio, in un momento in cui avevo maggior bisogno di leggerezza. E poi volevo anche tornare al pubblico che mi aveva conosciuta in televisione. Devo dire che i personaggi si imprimono nel profondo dentro di me e che durante le riprese posso essere influenzata per tutto il tempo dalla tristezza di un personaggio. È per questo

che ho girato film come L'un dans l'autre, Sous le même toit e poi Famiglia allargata.

Cosa pensa della sceneggiatura?

Credo che sia un soggetto molto attuale: in effetti, in queste famiglie allargate si creano un sacco di situazioni comiche. Mi è piaciuto anche il fatto che Antoine sia costretto a vivere una vita che alla fine gli piacerà: si ritrova di fronte a una convivenza forzata con dei bambini quando lui stesso non è cresciuto, come emerge nella scena del McDonald's, in quella degli Smarties o di Babbo Natale…

Come descriverebbe il suo personaggio?

Io ed Emmanuel abbiamo immaginato Jeanne come la tipica borghese del 6° arrondissement di Parigi, con un che di decoratrice d'interni: è il clown bianco della storia. Non è mai sopra le righe: ama le tonalità fra il grigio e il beige, indossa cachemire, pantaloni attillati, stivali né troppo alti né troppo bassi. Ad ogni modo è sempre sulle mezzetinte e io ho sguazzato in questo suo essere maniaca del controllo. E inevitabilmente, quando si lascia andare e si mette a vomitare la situazione diventa davvero comica! È esattamente il mio opposto: io esagero sempre, faccio rumore mentre cammino, mentre parlo… (Ride) Quindi l'ho raffigurata come una mamma chioccia che passerà dall'amore per i suoi figli all'amore per Antoine.

Con Arnaud Ducret fate una coppia esplosiva…

Quando ho visto la sua performance ho capito che era il nuovo Louis de Funès! È stato  il  primo  set  in  cui  ho  visto  letteralmente  morire  di  risate  tutti  i  tecnici, compreso il microfonista… non riuscivano a smettere! Ma Arnaud è anche un attore che riesce a vedere molti dettagli, e questa è una peculiarità dei grandi artisti. È un fine  osservatore e,  come partner, ha  proposto molte idee e  suggerito soluzioni molto accurate. Ad esempio, nella scena del McDonald's ha aggiunto quel gemito di piacere che è davvero esilarante.

È una persona piena di energia, anche fuori dalla scena, e molto generosa: che stia facendo le prove, che sia in campo o controcampo, ci mette lo stesso impegno e questo è davvero bello! Siamo entrati subito in sintonia. Arnaud non "recita": non ostenta ed è sincero, e questo suo modo di fare è sano e rassicurante.

Come dirige gli attori Emmanuel?

Non sembrava che fosse il suo primo film: aveva tutto sotto controllo, era molto

sicuro di sé, aveva delle idee precise, delle soluzioni visive coerenti con la fotografia, anche se sul set potevano sembrare strane. Era molto rigoroso e ti spiazzava un po', perché a volte era interessato più alla sua idea visiva che alla percezione naturale dell'attore. E questo ci ha portato a momenti di confronto molto interessanti. Alla fine, però, mi sono sentita piacevolmente rassicurata nel vedere che il suo metodo ha decisamente funzionato.

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