Un amore sopra le righe (2017)

Mr and Mme Adelman
Locandina Un amore sopra le righe
Un amore sopra le righe (Mr and Mme Adelman) è un film del 2017 prodotto in Francia e Belgio, di genere Drammatico diretto da Nicolas Bedos. Il film dura circa 120 minuti. Il cast include Doria Tillier, Nicolas Bedos, Denis Podalydes, Antoine Gouy, Christiane Millet, Pierre Arditi. In Italia, esce al cinema giovedì 15 Marzo 2018.

Quando Sarah incontra Victor nel 1971, non immagina che diventerà uno dei più importanti scrittori francesi e che passeranno insieme 45 anni pieni di passioni, tradimenti, delusioni e successi. Ma chi è veramente la donna che vive all'ombra del celebre marito? Il film narra le vicende amorose e i segreti inconfessabili di una coppia molto fuori dal comune, sullo sfondo della storia dell'ultimo mezzo secolo. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 15 Marzo 2018
Uscita in Italia: 15/03/2018
Prima Uscita: 08/03/2018 (Francia)
Genere: Drammatico
Nazione: Francia, Belgio - 2017
Durata: 120 minuti
Formato: Colore
Produzione: Les Films du Kiosque

Immagini

[Schermo Intero]

INTERVISTA A NICOLAS BEDOS

Perché hai deciso di fare questo film?
E' da quando avevo 13 anni che sogno di fare questo film. Non è stato un percorso lineare, ma ci sono arrivato indirettamente dopo varie fasi della mia vita – passando dal teatro, alla televisione, alla sceneggiatura e a molti ruoli al cinema – e non me ne pento, questo processo mi ha permesso di avere tutto il tempo necessario per capire che tipo di film volevo realizzare.
Poi è arrivata Doria, grazie a lei ho trovato il coraggio di affrontare la realizzazione del film. Abbiamo un background cinematografico in comune, gli stessi punti di riferimento, abbiamo creato insieme i personaggi protagonisti e il film che abbiamo sempre sognato.

Da dove viene l'idea del film?
Tutto ha avuto inizio da alcune improvvisazioni su cui scherzavamo spesso io e Doria per esorcizzare le nostre paure e le nostre ansie – il futuro, la famiglia, diventare adulti, i tradimenti. A un certo punto ci siamo resi conto di aver creato una vera e propria galleria di personaggi terrificanti: il marito malato di
Alzheimer, la cui vita è manipolata dalla moglie per vendicarsi dei tradimenti subiti negli anni passati, o la coppia che si libera di uno dei figli per cercare di rinvigorire il loro ménage sessuale… e molti altri. Un bel gruppo di canaglie insomma! Alcune di queste scenette potevano durare per ore intere. A volte usavamo alcuni di questi avatar immaginari per sottrarci a un litigio, per appianare una discussione, per risollevare l'umore dopo un fine settimana disastroso.
In Doria in particolare, la cui timidezza spesso ne inibisce la parlantina, la trasformazione era spettacolare. Non appena entrava nei panni di uno di questi personaggi – una donna libidinosa per esempio, tutto in lei cambiava radicalmente: il suo viso, la sua voce, il suo modo di muoversi.
Questi nostri momenti di delirio e farneticamenti ci permettevano di affrontare numerosi temi, anche seri, con umorismo.
Una sera Doria mi ha detto di avere riportato per iscritto alcune delle nostre improvvisazioni, e che avremmo potuto utilizzarle come base per la sceneggiatura di un film. Abbiamo cominciato così. Successivamente ci siamo concentrati su una sorta di studio sociologico della coppia, anche prendendo spunto dai nostri amici e dalle nostre famiglie. Come spesso accede in questi casi, il film disegna una linea tra vissuto personale e fantasia. Stranamente, sebbene il film ripercorra 45 anni di vita di coppia, la costruzione della struttura del film è emersa in modo abbastanza naturale e in breve tempo.

Il protagonista, Victor Adelman, è uno scrittore. Perché questa decisione?  
Il protagonista del film non è tanto il marito scrittore, ma la moglie. Per definire il personaggio di Sarah ci siamo ispirate a numerose donne che vivono nell'ombra, operando dietro le quinte e mantenendo una relazione ambivalente con il partner esposto alla notorietà. Pensavo ad esempio alla vita delle donne che hanno fatto parte della vita di Paul Morand, Saint-Exupéry, Céline, Picasso.
Devi sapere che io sono cresciuto venerando la figura di Simone de Beauvoir. Inoltre, volevamo che la nostra coppia di finzione fosse una coppia con uno spiccato lato creativo.

Perché ha scelto di rappresentare questa storia al cinema, e non di raccontarla attraverso il teatro o attraverso un romanzo?
Il mio primo lavoro era una sceneggiatura. Avevo 13 anni. Era piano di clichés e pessimi dialoghi. Intorno ai 20 anni ho diretto il mio primo corto adattando la sceneggiatura di un mio breve racconto. Dopo mesi di preparazione, l'attrice che avevamo scelto come protagonista ha abbandonato e il progetto è stato messo da parte. E' stato un brutto colpo. Dopo l'aborto di un altro progetto, sono tornato al teatro e lì ho ritrovato la mia voce. Il successo di uno dei miei spettacoli mi ha fatto tornare sotto i riflettori e, anche se per caso, mi sono ritrovato ad apparire in televisione. Questa improvvisa notorietà mi ha spinto a riconsiderare il progetto del film. In breve tempo ho ripreso in mano la regia. Ovviamente a supportarmi c'era la mia relazione con Doria e il suo desiderio – mai abbandonato – di fare il film. Entrambi abbiamo un debole per i film epici, con una struttura narrativa molto ricca, quindi è stato naturale per noi essere indirizzati verso quel genere.

Si tratta del primo film che hai scritto con la tua compagna, come è stato lavorare insieme?
Volevo che Doria fosse stupita e sorpresa. Tutto è partito da questo presupposto. Abbiamo creato la struttura narrativa a quattro mani. Doria seduta al computer dava vita a ciò che io improvvisavo ad alta voce a pochi passi da lei. Mi fido moltissimo dell'istinto di Doria, e ogni volta che la vedevo con un'espressione corrucciata o fare una smorfia sapevo che dovevo aggiustare il tiro e modificare la scena e le battute. La verità è che ci becchiamo e discutiamo su tutto, ma mai su cose che riguardano il lavoro! Lavorando insieme ci siamo accorti di provare grande ispirazione l'uno per il personaggio dell'altra. Doria ha sviluppato molto bene il personaggio di Victor, io invece ho sviluppato il personaggio di Sarah.
Essere così vicini durante la lavorazione è stata una fonte di ricchezza di idee per entrambi. Io in particolare ero ossessionato da Sarah, tanto che a un certo punto Doria ha dovuto ricordarmi di non tralasciare Victor e di non abbandonarlo. Doria mi ha incoraggiato a esplorare, attraverso Victor, i miei lati più nascosti e oscuri – la gelosia, il rancore, le perversioni – e l'ho trovato liberatorio poter metterli in scena. Questo film appartiene molto a Doria, soprattutto in relazione all'equilibrio necessario alle relazioni. Lavorare insieme è stato molto bello e scorrevole. Ciò nonostante, avevo bisogno di ritirarmi in solitudine per poter riscrivere e rivedere i dialoghi. Per farlo dovevo stare da solo.

Quanto è autobiografico il film?
Il fatto che il film sia basato su personaggi venuti fuori dalle nostre improvvisazioni ci allontana da subito da un racconto autobiografico. Inoltre, per una buona parte del film i nostri personaggi hanno il doppio della nostra età. Noi non abbiamo figli e io non sono di certo un vecchio e impotente membro della
French Academy. Ci sono però alcuni ricordi personali e di famiglia che abbiamo inserito nella narrazione. Ad esempio, la scena satirica del cosiddetto "Champagne socialists".
L'elemento maggiormente biografico resta comunque la tendenza che hanno Sarah e Victor di teatralizzare le loro vite. Anche noi siamo affetti dalla stessa nevrosi. Dalla teatralizzazione spesso il passo è breve e si arriva alla provocazione o alla trasgressione. Alcune scene del nostro film, come quella in cui il padre si infuria con il figlio, o ancora il gigolò che da il regalo di compleanno alla moglie, potrebbero essere traumatiche per qualcuno. Doria ha lavorato a lungo per arrivare a mitigare la mia naturale inclinazione alla provocazione. Di tutte le idee trasgressive e le battute provocatorie che avevo proposto, abbiamo tenuto solo quelle che erano necessarie per portare avanti la narrazione.
La relazione di Victor con il figlio, che ha dato vita a scene incredibili, mostra un aspetto che ho osservato in un modo piuttosto iperbolico: quel momento in cui gli intellettuali progettano il futuro della loro progenie. Al di là del puro narcisismo, queste persone pensano davvero di aver messo al mondo dei novelli Rimbaud o Rubinstein. Arrivano a mettere così tanta pressione sui loro figli che l'unico risultato che ottengono è di creare degli adolescenti deboli e fiacchi.
Anche la scena con il gigolò, evidenzia un aspetto tipico di Victor e del suo bisogno di teatralizzare tutto, compresi i suoi momenti di crisi. E' il suo modo per dire alla moglie: "Guarda a che punto siamo arrivati! Vedi come sto soffrendo? Desiderami, amami!" – spero che questa scena venga interpretata come la scena di una commedia.

Ti sei mai chiesto fino a che punto potevi spingerti?
Mi chiedo se farà ridere o se potrebbe essere considerato come veritiero, non mi faccio altre domande. Non posso prevedere se questo sconvolgerà o meno il pubblico, anche perché ci sono molti tipi di pubblico.
Il mio lavoro consiste nell'essere sincero e audace. Questa è l'unica regola che seguo quando scrivo un libro, uno spettacolo o un articolo. Di una cosa sono sicuro, né io né Doria desideriamo cadere nella tentazione di mettere in scena una tradizionale commedia romantica. Non si tratta di un rifiuto verso la poesia, la tenerezza o il melodramma – al contrario, il mio film parla di una grande storia d'amore.
Ma nella vita reale non è inusuale che un "ti amo" sia seguito da un ringhio.

Nel film il tuo personaggio non è il vero eroe del racconto: è una scelta voluta?
Il film vuole essere un omaggio alle donne, in particolare a quelle innamorate. Sono cresciuto circondato dalle donne, con una madre e tre sorelle. Sono state loro a insegnarmi tutto e loro mi capiscono

davvero. Mi interessano le donne come loro, è a loro che mi sono ispirato per il personaggio del mio primo film, Sarah. E' lei a dare supporto a Victor fin dall'inizio della storia fino alla fine.
Dal primo giorno in cui Sarah ha incontrato Victor, si è trovata a fantasticare su di lui e ha continuato a credere che fosse come lo aveva sempre sognato. Purtroppo la realtà è molto meno lusinghiera.
Più Sarah sbocciava – sia a livello intellettivo che fisico – più Victor restava indietro, non teneva il passo, perdeva perfino i capelli.
I sentimenti che provano l'uno verso l'altra sono instabili, continuano a oscillare e a cambiare di intensità, incrociandosi di continuo ma senza mai andare in sincrono. Volevo affrontare questa disparità che genera alti e bassi e inquina le relazioni. 
Nello stesso tempo Victor non può fare a meno di continuare a testare i sentimenti che la moglie prova per lui, probabilmente a causa della mancanza di fiducia in se stesso e per altre ragioni che lo spettatore scoprirà solo alla fine del film. E' questo il fulcro del film. Senza gli eccessi e gli sbagli di Victor il film non esisterebbe, perché è la storia di un uomo fragile che, senza l'intelligenza e l'incoraggiamento da parte della compagna, non sarebbe andato da nessuna parte.

E' un film che parla d'amore o di creatività artistica?
Sono due aspetti profondamente collegati tra loro. Ci sono film in cui i personaggi sono soggetti alla sceneggiatura. Nel mio film, sono loro a scriverla.

Possiamo definire "Un amore sopra le righe" un film romantico?
L'aspetto più romantico consiste nel fatto che Sarah decide, per ragioni quasi metafisiche, di legare il suo destino a quest'uomo. Credo sia bello vedere nel film tutta la creatività e l'inventiva che i due protagonisti impiegano per superare le prove più difficili e uscirne vittoriosi.
E' come se la loro storia si trasformasse in un oggetto estetico. Va oltre i sentimentalismi. Nel film si alternano in continuazione aspetti positivi e negativi, dall'inizio fino alla fine della pellicola.

Parliamo del tuo ruolo di attore. Mentre scrivevi il film ti trovavi in un terreno famigliare. Ma interpretare un ruolo di questo tipo sarà stato certamente impegnativo per te, soprattutto per quanto riguarda i problemi che ha man mano che invecchia. Il rischio di diventare una caricatura era dietro l'angolo.
Se Doria e io fossimo stati consci delle difficoltà legate all'età, non avremmo mai scritto questo film!
Me ne sono reso conto mentre raccoglievamo i fondi per realizzare il film.
Non ho mai visto nel cinema francese un esempio così convincente di invecchiamento attraverso trucco e protesi. Abbiamo sperimentato tecniche di trucco e protesi innovative, per il quale è stata fondamentale la supervisione di Guillaume Castagné. Lui e il suo staff sono stati coinvolti nel film fin dall'inizio. Doria e io abbiamo testato dozzine di volti e colli. E' stata una vera e propria sfida per tutti noi. Non esiste una scena nel film che non sia stata girata senza aver fatto prima numerosi test e prove fino a trovare la combinazione più convincente. Questo ovviamente ha implicato una serie di problemi in termini di costi e tempi di realizzazione. Ogni giorno, la trasformazione di Doria impiegava almeno sette ore di lavorazione, per me invece ce ne volevano sei. Le ore di sonno erano notevolmente diminuite a causa dei ritmi e alle sessioni di trucco a cui eravamo sottoposti. Accusavamo soprattutto un'incredibile stanchezza e debolezza, anche dovuta al fatto che recitare un personaggio in età avanzata richiede uno sforzo notevole per un attore. Le protesi erano pesanti, i prodotti utilizzati per il trucco scenico alla lunga irritano la pelle – soprattutto il filler usato per le mani. Inoltre, i costumisti e gli addetti al trucco ci trattavano come dei bambini, impedendoci di fare azioni semplicissime, come allacciare un bottone o allacciare le stringhe delle scarpe, per evitare che rovinassimo il lavoro di fino fatto su unghie e denti ad esempio. Diventava sempre più difficile allontanarci dai nostri personaggi.

E' stato difficile per Doria gestire lo stress? E' il suo primo ruolo per il cinema…
Si è rimboccata le maniche e ha lavorato sodo. Ha ripreso le lezioni di teatro ed è stata seguita da un'insegnante. Sul set era estremamente concentrata, tanto da non rivolgere quasi parola a nessuno al di là delle direttive sulle riprese. Ammetto che a volte sono stato molto duro con lei sul set.

Il paradosso era che avevamo molte scene erotiche insieme, ma in quei momenti non c'era niente di meno sexy di un regista ossessivo che pensava al film dalla mattina alla sera. So che per lei a volte è stato difficile stare al passo con le mie esigenze, ma ero molto preoccupato del fatto che lei un giorno potesse rimproverarmi per non aver sfruttato al meglio la sua abilità.
Per questo motivo girare il film è stato sia affascinante che traumatico. Mi sono reso conto solo in fase di montaggio che spesso sono stato molto duro ed esigente con lei. Invece di provare la scena 15 volte, avevo la pretesa che la scena andasse bene già al secondo ciak, o al massimo al terzo…

Perché hai scelto di collaborare anche alla scrittura delle musiche del film? 
I produttori mi hanno presentato a Philippe Kelly, il compositore, e ho passato con lui l'intera estate a creare, divertendoci anche a fare cose a casaccio, la colonna sonora del film che sognavamo.
Credo che, se nei titoli di apertura del film appare la scritta "un film di", allora deve essere fatto da me dall'inizio alla fine e in ogni suo aspetto. Se il film è brutto, posso incolpare solo me stesso. Che siano libri, spettacoli o film, mi piace avere la totale paternità dei progetti che sento fortemente miei.
Forse questo è dovuto anche al fatto che tendo a essere diffidente e ho delle difficoltà a delegare alle persone. A questo proposito, ho appena fatto un investimento in un software per il montaggio.

Girare questo film ti ha fatto diventare un cineasta?
Non credo che si possa diventare un cineasta dopo aver diretto un solo film. Un cineasta è qualcuno che ha un suo stile personale, uno stile che emerga chiaramente attraverso i suoi film. La vera domanda è se proseguirò con questa professione, e la risposta dipende dal riscontro che avrà il film, se sarà un successo o un fallimento. Il mio futuro professionale dipende da questo.
Se il mio lavoro sarà apprezzato, allora proseguirò e cercherò di diventare un vero cineasta.
Ma scriverò anche libri, perché scrivere non costa niente. Nessuno si mette a leggere dietro le tue spalle.
Una cosa è certa, finalmente ho realizzato il sogno di realizzare il film che avevo in mente dall'età di 15 anni.

INTERVISTA A DORIA TILLIER

Da dove viene l'idea di scrivere un film a quattro mani?
Prima di tutto, dal fatto che abbiamo gli stessi gusti. Artisticamente parlando, siamo sempre sulla stessa lunghezza d'onda. Da quando ho incontrato Nicolas, uno dei miei passatempi preferiti è l'improvvisazione. Creiamo personaggi, inventiamo storie, cerchiamo di dare un guizzo di colore alla nostra vita sempre.
Una volta, ho immaginato di essere una vecchia signora avvizzita alla quale il figlio voleva cambiare a suo favore il testamento; un'altra volta invece Nicolas era uno sciocco blogger che mi denigrava sul suo sito web. Dopo di che, senza volerlo, abbiamo finito per inventare una serie di personaggi incredibili e ben definiti, protagonisti di sketch divertentissimi e di situazioni esilaranti.
Entrambi amavano l'idea di fare un film. Sebbene alla fine, non sia rimasto molto delle nostre improvvisazioni all'interno del film.

"Un amore sopra le righe" si svolge durante un periodo di tempo che copre 45 anni di vita di coppia. Tu e Nicolas siete dei trentenni, scrivere questo film quindi ha significato proiettare voi stessi in una vita futura insieme.
Sì è vero. Per scrivere non è necessario che tu abbia già sperimentato ciò che racconti. Molto di quello che scrivi proviene da ciò che osservi intorno a te: genitori, amici o dai libri. Credo inoltre che proiettarsi nel futuro ci aiuti ad avere una migliore percezione del presente. Inoltre, anche se Nicolas sta vivendo solo i suoi primi trent'anni di vita, in realtà ha letto, scritto, visto e vissuto molto. Ha un atteggiamento sorprendentemente maturo nei confronti della vita.
Io adoro improvvisare scene in cui interpreto anziane signore, questo forse ha ispirato Nicolas nell'immaginarmi settantenne.

Ci sono degli elementi autobiografici che hai inserito nei personaggi di Victor e Sarah Adelman?
Non ci sono episodi accaduti esattamente come sono stati rappresentati nel film. Ma sì, alcune idee sono delle estrapolazioni di situazioni che abbiamo osservato intorno a noi o di cui abbiamo avuto esperienza.
Il personaggio di Victor condivide con Nicolas la sua passione, il suo essere eccessivo, il suo umorismo, il suo saper diventare improvvisamente serio. Durante le scene, spesso ritrovavo la voce di Nicolas nelle battute di Victor. Fortunatamente, Nicolas è meno nevrotico e un po' più maturo di Victor.
Anche per quanto riguarda il mio personaggio, la giovane Sara è apparentemente una persona insicura, mentre in realtà sa bene cosa vuole e quanto vale. Nelle relazioni con gli estranei è un po' goffa e impacciata, ma è una persona equilibrata, focalizzata, solida e risoluta nelle sue azioni e decisioni.
Io credo di assomigliarle.

Credi che sia stato rischioso per te interpretare Sarah? Non solo è il tuo primo ruolo per il cinema, ma si tratta di 45 anni di vita di una donna sconosciuta, mentre tu ne hai vissuti molti di meno data la tua giovane età. Come ti sei posta nei confronti di questa sfida?
Realizzo solo ora quanto è stato rischioso. Ma credo sia stata proprio l'impegnativa portata di questo personaggio ad avermi motivato a dare il meglio nel mio lavoro.
Sono piuttosto ossessiva e ho un lato da studentessa secchiona che fa sì che io tenda ad arrivare sul lavoro molto preparata, anche tecnicamente, per superare lo stress.
Ad esempio, prima di girare sono tornata nella mia vecchia scuola di recitazione, per tornare alle origini e riassaporare quell'atmosfera. Dietro il mio aspetto allegro, in realtà si nasconde un lato serio ed esigente – forse troppo a volte. Durante la preparazione del film, mi è capitato a volte di andare in panico all'idea di dover sostenere un ruolo di questo tipo. Una volta sul set però mi è sembrato meno spaventoso, forse perché amavo il mio personaggio e ho amato interpretarlo. Il concetto di piacere è molto importante per me: il piacere derivato dall'essere Sarah ha rimpiazzato le mie paure. 

Interpretare Sarah in età molto adulta ti ha creato qualche problema in particolare?
Inaspettatamente, ho trovato più difficile interpretare Sarah da giovane. Ho amato molto la Sarah più adulta, con la sua naturale autorevolezza e la sua visione distaccata delle cose. 
Credo che più ami un personaggio, meglio lo interpreti. E come ho detto, io amo cimentarmi nelle trasformazioni. Scivolare nella pelle di qualcuno che non ci assomiglia è più semplice rispetto ad interpretare se stessi. Il punto era cercare di non forzarne i tratti caratteristici.
La Sarah che vediamo alla fine del film non è una vecchia signora, è una donna di oggi di 70 anni, in buona forma e che si mantiene bene. Non appena ho realizzato che non avrei dovuto andare in giro con il bastone e simulare una voce roca e gracchiante, ma semplicemente usare la mia voce e tutto è andato avanti molto tranquillamente.

Com'era Nicolas sul set?
Sono rimasta ammirata dalla sua professionalità come regista. Se un'idea era buona non vi rinunciava mai, nemmeno quando sembrava del tutto impraticabile. E se alla fine risultava essere davvero inattuabile, allora trovava un'altra idea che fosse altrettanto buona.
Nicolas dava indicazioni precise su quello che voleva, ma allo stesso tempo sapeva accettare le opinioni degli altri. Era sempre pronto ad ascoltare le proposte, ma non permetteva a nessuno di influenzare il suo giudizio, nonostante la grande fatica e lo stress accumulato. Poteva anche essere al limite, ma non perdeva mai la testa e manteneva la calma.
E' per questo che avevamo tutti piena fiducia in lui: sapevamo che stavamo lavorando con una persona appassionata e sapeva in che direzione stavamo andando. Anche lo staff è stato fantastico, nessuno si è mai lamentato, sebbene a volte gli orari fossero molto rigidi e pesanti da sostenere. Si tratta di un film con molte sequenze e diversi set, quindi era fondamentale che ci fosse un clima sereno per riuscire a rispettare la scaletta prevista. Nicolas ci ha accompagnato per mano in questa splendida avventura. Per me è stato speciale soprattutto dover rispondere alle sue indicazioni.
Quando conosci qualcuno così bene e intimamente e siete sulla stessa lunghezza d'onda, può essere difficile in determinati momenti accettare questo tipo di situazione e dover considerare l'altro come un

tuo superiore. A volte questo fatto ha urtato la mia sensibilità. Questo piccolo problema di ego però si è dissolto nel momento in cui abbiamo girato le nostre scene insieme, perché Nicolas è un attore molto generoso con i suoi partner di scena, oltre a essere totalmente disinibito. Questo suo atteggiamento rilassato mi ha aiutato molto.

Ritornando alla sceneggiatura, qual è stata la parte più interessante del processo di scrittura?
Credo sia stato l'immaginare gli effetti che il tempo ha su una coppia, e immaginare l'evoluzione nel tempo dei loro ideali. Ricchezza, successo o fallimento. E' stato piuttosto divertente immaginare situazioni apparentemente comuni – la presentazione ai genitori, i momenti di infedeltà, i figli, i soldi, la separazione e la riconciliazione – e farle diventare speciali e straordinarie. Sono momenti che tutte le coppie vivono, ma abbiamo cercato di immaginarle in un modo più accattivante e romanzato.

Alcune sequenze, come quella in cui Victor esprime la sua esasperazione nei confronti del figlio o ancora quando Victor infila nel letto di Sarah un gigolò, non sono politicamente corrette. Si tratta di pura provocazione? Non avevate paura delle reazioni che il pubblico avrebbe potuto avere?
Concordo sul fatto che non si tratta di un film che cerca il consenso del pubblico, ma rispetto ad altri film il nostro mostra scene che potremmo vedere anche nella realtà.
Le scene che hai menzionato per esempio, possono sembrare controverse perché non le hai viste spesso nei film, ma ti assicuro che nella vita reale esistono. Credo che siano momenti autentici che mostrano cosa accade quando una coppia va fuori dai binari. Trovo molto più fastidioso chi si mette in posa e si atteggia dandosi arie in modo ingiustificato. A parte questo non mi sorprendo di niente, non credo quindi di essere la persona giusta per poter giudicare cosa è politicamente corretto e cosa non lo è.

Nella sceneggiatura Sarah ha un ruolo centrale come donna, è lei che porta avanti la coppia. Credi che questa sia una velata dichiarazione d'amore?
Credo che sia una dichiarazione d'amore in generale. Non sono sicura che sia una dichiarazione rivolta personalmente a me. Lo vedremo nei prossimi vent'anni.

Dove ha avuto origine la tua passione per la scrittura?
Ho sempre amato le parole e le storie. Scrivevo spesso poesie che parlano dei miei amici, di situazioni difficili, ma sempre in un formato corto, credo sia quello che mi si addice di più.
Scrivere un film però è molto diverso. Senza Nicolas credo che non avrei mai avuto né il coraggio né la capacità per farlo. Lui ha più esperienza di me, ha talento e conosce il mestiere della scrittura.
Perché amo scrivere? Perché con le parole dette a voce hai bisogno di un interlocutore, di una cornice all'interno della quale esprimerti. Quando scrivi invece sei libero, ti puoi esprimere liberamente.

Perché hai deciso di dedicarti al cinema?
Anzitutto perché non ho le qualità necessarie per essere una scrittrice. E poi perché sono un'attrice. Desidero recitare. Il cinema, più di altre forme di espressione, coinvolge una varietà di attività differenti, e io amo avere tante cose da fare. Amo fare cose, amo l'aspetto artigianale del realizzare un film.
Un giorno avevo bisogno di un modellino in 3D per realizzare una parodia della trasmissione scientifica "C'est pas Sorcier", non vedevo l'ora di passare la giornata a trafficare con cartoncini, colla, pittura. Sia io che Nicolas amiamo prenderci carico di un progetto alla A alla Z, se fossi stata una musicista lo avrei aiutato anche a scrivere la colonna sonora del film.

Sei intervenuta anche su alcuni aspetti della regia?
No. Il regista era Nicolas. Ma ho adorato i momenti in cui chiedeva la mia opinione. Mentre stavamo scrivendo la sceneggiatura, ci è capitato di pensare molto alla posizione delle telecamere e al ritmo da dare. Entrambi volevamo dare importanza all'immagine, anche agli aspetti più tecnici che solo i veri secchioni avrebbero notato. Abbiamo passato un'intera estate a guardare film studiandone l'immagine e cercando di capire quale impatto avesse l'utilizzo di un particolare colore – sui vestiti ad esempio – o di un certo tipo di luce per illuminare la scena. Trovo molto affascinante questo aspetto della regia.

Qual è secondo te il vero messaggio che vorresti diffondere attraverso questo film?
A un primo sguardo, può sembrare il classico film d'amore che mostra come il vero amore possa durare per sempre, superando traumi, ferite e periodi in cui smettiamo di amare. Ma guardando più in profondità, credo di poter affermare che abbiamo voluto fare un film che parla di fantasia e realtà.
Un altro tema importante è il "vivere per la propria biografia". A volte facciamo o diciamo cose perché desideriamo essere ricordati. Sarah e Victor sono scrittori, siamo portati a chiederci se la loro vita non assomiglia a uno dei loro romanzi. Secondo il mio punto di vista, "Un amore sopra le righe" è un film che parla di storie, nel senso più ampio del termine.

Come ti senti ora che quest'avventura è finita?
Molto felice. Immaginavo di essere esausta, perché le riprese sono state molto faticose, soprattutto quelle in cui Sarah è più anziana. Ogni mattina mi sottoponevo a sette ore di trucco. Alcune mattine mi è capitato di arrivare sul set alle 3 di mattina, quando invece le riprese iniziavano alle 10. 
Ci è capitato di stare sul set per 19 ore. Eravamo quasi intossicati dal lavoro. Non pensavo che mi sarei appassionata così tanto a questo progetto. La fatica che ho provato è evaporata velocemente, ora non vedo l'ora di iniziare un nuovo progetto e di ricominciare da capo.

 

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