Locandina Qualcosa di Troppo

Qualcosa di Troppo (2017)

Si j'étais un homme
Locandina Qualcosa di Troppo
Qualcosa di Troppo (Si j'étais un homme) è un film del 2017 prodotto in Francia, di genere Commedia diretto da Audrey Dana. Il film dura circa 95 minuti. Il cast include Audrey Dana, Christian Clavier, Eric Elmosnino, Alice Belaïdi, Antoine Gouy, Joséphine Drai. In Italia, esce al cinema giovedì 11 Maggio 2017 distribuito da Adler Entertainment. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 20 Settembre 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 107370 euro.

Qualcosa di Troppo è un film che con humour affronta con leggerezza il tema dell'ambivalenza di genere, giocando con gli stereotipi ed i codici comportamentali, rompendo ogni schema… e su tutto spira un vento che profuma di libertà.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 11 Maggio 2017
Uscita in Italia: 11/05/2017
Prima Uscita: 22/02/2017 (Francia)
Genere: Commedia
Nazione: Francia - 2017
Durata: 95 minuti
Formato: Colore
Produzione: Curiosa Films (co-produzione), Moana Films (co-produzione), TF1 Films Production (co-produzione), Versus Production (co-produzione), Proximus (co-produzione), Sofica Manon 6 (in associazione con), Palatine Étoile 13 (in associazione con), Cinémage 11 (in associazione con), Palatine Étoile 14 (in associazione con), Indéfilms 4 (in associazione con), Indéfilms 5 (in associazione con), Inver Tax Shelter (in associazione con), Le Tax Shelter du Gouvernement Fédéral de Belgique (con il supporto di), NT1 (partecipazione), TF1 (partecipazione)
Distribuzione: Adler Entertainment
Box Office: Italia: 107.370 euro
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 20 Settembre 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

Recensioni redazione

Qualcosa di troppo, recensione del film
Qualcosa di troppo, recensione del film
Erika Pomella, voto 5/10
'Qualcosa di troppo' è una commedia che mira a riflettere sulle differenze tra uomini e donne: il risultato è un film che non fa ridere e che trasporta la figura femminile indietro di qualche decennio.

Immagini

[Schermo Intero]

INTERVISTA CON AUDREY DANA

Com'è nata questa idea?
Come tante altre donne, mi sono spesso chiesta come sarebbe immedesimarsi in un uomo. Ritengo che tutti abbiamo dentro di noi una parte dell'altro 'sesso', e che molti dei comportamenti sessuali siano tipici dell'uno o dell'altro genere, ma non lo trovo giusto. Quale modo migliore per abbattere questi comportamenti se non quello di unire nella stessa persona il genere maschile e quello femminile? Ci sono alcuni uomini che sono più femminili di me, e delle donne che sono più virili di tanti uomini. E in tutta onestà, a volte ho l'impressione di essere un uomo che vive il suo sogno più folle: quello di essere una donna! Questo mi succede perché io sono stata cresciuta così, 'autorizzata' ad essere ciò che sono. Viviamo in una società piuttosto maschilista, fondata sul fatto che essere un uomo presupponga molti più diritti. Che succederebbe, quindi, se conferissimo questi onnipotenti attributi maschili a una donna?

Era da tanto tempo che aveva in mente di scrivere questa sceneggiatura?
È un'idea che ha impiegato vent'anni per prendere forma. Vent'anni fa, quando vivevo a New York, sognai che mi svegliavo con un 'dettaglio' in più… Mi vestivo in fretta e furia per andare da un medico, per capire cosa mi fosse successo. Quel sogno fu talmente realistico e inquietante che anche dopo che mi svegliai, provavo ancora molto intensamente tutte le sensazioni fisiche che avevo vissuto: avevo dimenticato ciò che si prova a essere donna. Qualche giorno dopo, quelle sensazioni sono svanite, ne ho perduta la memoria fisica, e mi sono sentita di nuovo donna. Quello strano sogno mi è rimasto in testa. Sentivo che poteva avere un significato intrinseco, ma non sapevo quale fosse.
Poi, tre anni fa, durante la fase di postproduzione di 11 Donne a Parigi, mentre montavo una scena con Marina Hands – che interpreta il ruolo di una madre di famiglia ingenua, che vive nell'abnegazione –  ho pensato che l'idea di un personaggio come il suo, che si fosse svegliato brutalmente con quel "coso" in più, sarebbe stata perfetta per una commedia. È così che è nata l'idea di farne un film.
Quando è uscito al cinema 11 Donne a Parigi le critiche sono state controverse, ma ha fatto un milione e mezzo di spettatori, e così mi hanno concesso la libertà di dirigere un soggetto audace come questo. Sono rimasta scossa dalla violenza di certe critiche, ma poi le ho superate. E quando la mia corazza è diventata più spessa, mi è venuto il coraggio di fare Si J'étais un Homme, che è il mio secondo film.

Ha dovuto autocensurarsi quando scriveva la sceneggiatura?
No. QQualche volta però, ho esagerato. Nessuno mi ha censurato, ma due o tre volte sono stata richiamata all'ordine. È vero che avevo voglia di sfatare alcuni miti e di sfidare le convenzioni, ma non era mia intenzione turbare la gente, mettendola a disagio.
Ho potuto contare sull'aiuto di due formidabili co-sceneggiatori, per questo film. Una di questi è un'autrice che si chiama Maude Ameline, una donna di grande dolcezza. Quando l'ho scelta, mi sono detta: se ride lei, allora non è volgare. Lei possiede un senso della struttura del racconto che è davvero impressionante, e ha dato un grande contribuito al film. Siamo molto diverse, eppure c'è stata una complementarietà incredibile tra di noi. L'altra co-sceneggiatrice è Jeanne: che rappresenta un delizioso mix tra Maude e me! Poi c'è Murielle Magellan – scrittrice e sceneggiatrice, con la quale ho lavorato anche in 11 Donne a Parigi – che ci ha aiutato con l'adattamento e i dialoghi. È stato un vero lusso potersi avvalere della freschezza del suo sguardo. È stata essenziale nell'affinare la sceneggiatura. Tanto più, che ci conoscevamo molto bene e che ho una folle ammirazione nei suoi confronti. È stata preziosa nello smussare alcuni angoli, e nel definire diverse idee.
È stato un film veramente difficile da scrivere. Considerando il soggetto, camminavamo su un filo sottile. Maude e Murielle, sono state loro a tenermi la mano, ciascuna per lato, sostenendomi, affinché non cadessi.

Ha scritto, assieme ad altre due donne, un film sugli uomini. Come avete affrontato l'argomento?
Prima di iniziare a scrivere la sceneggiatura, ho intervistato molti uomini. Dopo un breve questionario, che mi ha permesso di fare una prima selezione, ho rivolto delle domande a un centinaio di loro, sul rapporto con il loro sesso. Temevo che non avrebbero osato parlarmi liberamente, durante le interviste. Perciò, ho promesso loro che gli avrei rivelato il tema del mio film, che era segreto, se loro in cambio mi avessero raccontato tutto di loro, dalla loro infanzia alla loro vita attuale. E così, tutti quegli uomini hanno trovato il coraggio di liberarsi e durante le nostre lunghe sedute hanno parlato del loro sesso e della loro sessualità, senza vergogna, senza timore, senza pudore. Ciò che più mi ha colpito è che tutti mi hanno detto di aver provato un senso di liberazione, alla fine del colloquio, perché era la prima volta che parlavano di quella 'cosa' in modo così aperto.
Un centinaio di uomini, concordo, non sono abbastanza per affrontare un tema del genere. Ma, tutto ciò mi è servito moltissimo per scrivere la sceneggiatura.

Questa storia ha qualcosa in comune con le favole, dove l'espediente che innesca la vicenda è di natura fantastica.
Il film comincia proprio come una fiaba. Alla fine del prologo, il racconto fiabesco s'interrompe… ma ne inizia un altro, meno sdolcinato! Io sono una sostenitrice delle fiabe e dell'elemento ludico. Desidero soprattutto far ridere e divertire, tanto più quando il soggetto è particolare come questo qui.

Da dove è venuta l'idea del temporale come elemento che innesca la metamorfosi, come succede in film come 'Big', 'Quel Pazzo Venerdì' e 'What Women Want-Quello che le Donne Vogliono'?
Proprio perché il mio racconto somiglia a una favola, avevo bisogno di un elemento che mettesse in moto la metamorfosi di Jeanne. E così mi è venuta l'idea dei temporali, di cui Jeanne ha la fobia. Il temporale, è un elemento caratteristico delle fiabe, come anche l'elettricità, l'acqua, il fuoco e la terra. Ho introdotto, quindi, l'idea di una natura che rimprovera e scuote Jeanne, per aiutarla a ritrovare se stessa e a evolversi.

Chi è Jeanne ?
Jeanne vive in uno stato di abnegazione. È una donna introversa, sottomessa, che riproduce in maniera evidente lo schema familiare dei suoi genitori. Si dedica totalmente a suo marito e ai suoi figli, lavora coscienziosamente e si dimentica completamente – sebbene sia una donna brillante – del suo reale potenziale. Quando suo marito la lascia, Jeanne prova una collera fortissima verso di lui e nei confronti di tutti gli uomini in generale; poi quando perde la piena custodia dei suoi figli esplode letteralmente! "Se ci prendono anche i figli allora che cosa ci resta?", pensa lei a quel punto. L'apparizione del 'coso', innesca in lei una rivoluzione interiore che la porterà a riconciliarsi con il genere maschile.

Jeanne subisce una metamorfosi, ma senza trasformarsi completamente in uomo…
Sì. Jeanne si ritrova dall'oggi al domani con un sesso maschile, ma non si trasforma mai in un uomo! È una sorta di miscuglio dei due sessi. È la prima volta che un soggetto del genere viene affrontato in maniera così diretta e divertente sul grande schermo.
Giocare con lo scambio dei codici maschili e femminili sullo schermo, risveglia dei piacevoli ricordi cinefili. Pensiamo ad esempio a film memorabili, come "A Qualcuno Piace Caldo", "Tootsie", "Victor Victoria" o "Yentl". I personaggi di queste pellicole, con il loro essere fisicamente a metà strada tra il maschile e il femminile, scuotono in modo potente le coscienze, e lo fanno con umorismo e grazia. Peraltro, sono fortemente liberatori e spesso anche divertenti!

Attraverso il personaggio di Jeanne e la sua metamorfosi, il film esplora le frontiere del maschile e del femminile…
Il mio obiettivo, attraverso questa fiaba, è quello di mettere in discussione la nozione di 'genere'. Il mio intento non è mai stato quello di mettere in opposizione il maschile e il femminile, gli uomini e le donne, ma, sotto spoglie ludiche – perché si tratta di una commedia! – di far cadere i cliché, e di invitare a una sorta di riconciliazione tra i generi. Il film è un chiaro invito all'equilibrio e all'accettazione delle differenze.
E poi tra le righe c'è anche questa idea che mi sta molto a cuore: ci sarebbe certamente maggiore armonia se ci fossero più donne al potere. Il mondo soffre la presenza maggioritaria degli uomini! Se le frontiere tra i generi sparissero, questo sconvolgerebbe il patriarcato, che è fondato interamente su un'idea di scissione tra il femminile e il maschile. Da ciò deriva, senza alcun dubbio, il rifiuto globale dei transessuali, i quali scuotono le fondamenta della società. Il film esprime l'idea secondo la quale le frontiere reali tra maschi e femmine sarebbero, in realtà, molto più tenui di quanto si pensi.

Il film ci ricorda anche l'importanza di avere fiducia in se stessi.
La fiducia in noi stessi è essenziale. Viviamo in un mondo in cui i bambini crescono nei pregiudizi. Il divario tra femmine e maschi esiste più che mai e ancora oggi la maggior parte delle ragazze crescono con l'idea che solo i maschi possano fare qualsiasi cosa, e questo non le aiuta ad avere fiducia in loro stesse. Le donne avrebbero molte ragioni per provare invidia nei confronti degli uomini. Questi ultimi hanno molte meno paure (non dimentichiamoci che nel mondo ogni sette minuti una donna viene violentata!), hanno un salario più alto, e un lavoro migliore (un esempio su tutti: nel mondo solo il 3% dei registi sono donne!).
Se eliminassimo certi pregiudizi, le donne avrebbero la possibilità di esprimersi secondo il loro pieno potenziale. Nel film la protagonista si autorizza, inconsciamente, ad assumere il potere. Io spingo quest'idea al parossismo incollandole addosso il sesso maschile. Cosa riuscirà a fare ora che è dotata del membro maschile? Ne avrà veramente bisogno, poi? Oppure le sarà solo d'ingombro?

Il film affronta, con discrezione, il tema ecologista, che è frutto della sua sensibilità nei confronti di quest'argomento.
Sì, "Qualcosa di troppo" si colloca in una visione globale odierna, che è anche ecologista. Perciò, anche se solo marginalmente, ho cercato di inserire questo tema. Jeanne è un personaggio che ha una precisa visione del futuro: ha progettato la scuola dei suoi sogni, una proposta di scuola verde, dotata di compostaggio e di un orto (i bambini piantano ciò che poi mangeranno). Una scuola che sensibilizza le persone nei confronti della natura, dell'ecologia e dello sviluppo sostenibile. Tutto questo scaturisce da lei. Proprio da lei, che nella vita non rischia mai di mettere in gioco le sue capacità. Se assumesse pieno potere, riuscite a immaginare tutto quello che potrebbe fare? Perché fermarsi a una scuola e non puntare a tutte le scuole della Francia, per esempio!

Era evidente sin dal principio che dovesse essere lei a interpretare il ruolo di Jeanne?
No per niente. È stato il risultato di una lunga riflessione. Sapevo di non poter scegliere una ragazza di 1 metro e 70, con le spalle larghe. Doveva essere un'attrice molto femminile. Inoltre, in questo ruolo si tratta un argomento che è estremamente delicato: il pudore. Claude Lelouch ha affermato che esistono due tipi di registi: i ladri e i violentatori. Io non sono una violentatrice, anzi ci tengo molto al confort totale dei miei attori. La scena della masturbazione, ad esempio, era molto delicata. Io sono molto pudica, non potete immaginare quanta paura avessi sul set, e lo dirigevo io stessa! Come si fa a chiedere a un attore di fare una cosa del genere senza forzarlo o violentarlo, se anche a me, che avevo scritto il film, sembrava una cosa difficilissima? Ho preferito sfidare il mio stesso pudore, piuttosto che violare quello di un'altra persona.

Questo ruolo implicava un lavoro fisicamente difficile: il portamento, la gestualità, il gusto per il travestimento, la modulazione della voce…
Io sono un'attrice estremamente fisica. Recito a teatro da moltissimo tempo. Nell'ultimo spettacolo in cui ho recitato, intitolato 'Ring', con Sami Bouajila, interpretavamo 18 coppie. Io interpretavo 18 donne diverse, e saltavo, ballavo e correvo. Nella vita io cammino, corro, ballo e faccio addirittura la verticale! Sono sempre stata molto attiva. Quindi, non l'ho vissuto come un ruolo particolarmente impegnativo, fisicamente. Era quasi più stancante occuparmi del set in quanto regista! Nella maggior parte dei casi bisogna imporsi doppiamente se si è donne; questo, sì, che è fisicamente stancante!

La scelta di Éric Elmosnino nel ruolo di Merlin non è casuale: c'è molta dolcezza nella sua interpretazione.
Nel film questo personaggio affronta un percorso di decostruzione. L'immagine che Jeanne appiccica a Merlin, quella di un seduttore spiritoso e maschilista, è falsa. Merlin è un padre moderno che va contro i cliché. Si fa lasciare dalla moglie e deve occuparsi da solo dei suoi quattro figli. Jeanne proietta su di lui la sua personale visione dell'uomo. Certo, è lei che la proietta, ma è anche ciò che lui vuole lasciarle vedere. La situazione è più complicata di quello che sembra, e questa storia aiuterà Jeanne a uscire dalla sua corazza e ad abbandonare le sue idee prestabilite.
Per quanto riguarda Éric Elmosnino, è un attore senza limiti, in grado di conferire molte sfumature ai suoi ruoli, ed è anche estremamente calibrato. È molto genuino. Non ricorre a finzioni o a trucchi, anzi, è dolce ed equilibrato. Rompe proprio quegli schemi tipici degli uomini.

Alice Belaïdi, nella sua interpretazione, è allo stesso tempo femminile e mascolina. È capace di tenere un ritmo molto vivace che è la sua caratteristica personale.
È un'attrice autentica, di una generosità senza limiti, e priva di paura. Essendo il nostro secondo film assieme m'ispira una fiducia assoluta. È dotata di un grande equilibrio tra il suo lato maschile e quello femminile, anche dal punto di vista fisico. Inizialmente, ho scritto la sceneggiatura avendo lei in mente, poi ho voluto immaginare qualcun altro, e in seguito sono tornata a ispirarmi a lei. Avevo sempre la sua voce in testa. Alice è come una di famiglia per me!

Anche Christian Clavier ha una ritmica personale, delle frasi e un eloquio assolutamente unici e un'iconografia molto comica. Era davvero perfetto per il ruolo del ginecologo.
Ah, che bello girare un film con Christian Clavier! Lui è davvero incredibile. Ho rivissuto la mia infanzia per un istante, quando l'ho incontrato! Sì, avevo voglia di qualcuno che fosse rassicurante, anche vista la sua maturità, la sua esperienza; doveva essere una specie di papà che razionalizza questa storia così folle! Christian, in un film che tratta di un soggetto così sensibile, ci rassicura e ci offre la certezza che rideremo e che non ci prenderemo troppo sul serio. Certo, non è sempre facile riuscire a gestirlo quando si recita assieme a lui, perché improvvisa una scemenza dopo l'altra! Ma, parlando seriamente, Christian rimane permanentemente nel suo personaggio, inventa, reinventa… adoro una tale libertà. Non sai mai cosa aspettarti da lui. E non è forse proprio questo il cinema? Gli sono molto riconoscente per avermi dato la sua fiducia. 

Da dove viene il suo gusto così marcato per la commedia?
Quando cominciai a recitare a teatro a livello professionale, fui ingaggiata in una 'pièce de boulevard'. All'epoca, ero un'attrice molto seria, andavo sempre al Théâtre de la Ville a vedere gli spettacoli, provenivo dal Conservatorio d'Orléans ed ero stata ammessa presso la Scuola Superiore di Arti Drammatiche di Parigi. Leggendo il testo mi accorsi che non lo capivo, ma avevo già un bambino da sfamare, e si dava il caso che quel lavoro fosse remunerato e che, fortunatamente, ero stata scelta proprio io! Quella pièce s'intitolava Le Carton, ed era estremamente efficace a livello di meccanismi comici. La sera della prima, il tempo si è fermato, la gente rideva e la mia vita ha preso una svolta. Ho capito perché volevo fare questo mestiere: amo far ridere. Inoltre, ridere fa molto, molto bene alla salute e in quel momento ne avevo proprio bisogno, più che mai!

Quali sono le commedie che preferisce?
Hollywood Party con Peter Sellers. I film di Judd Apatow e dei Fratelli Farrelly. Poi, adoro Ben Stiller. Amo molto l'audacia dei comici americani.

Il personaggio del ginecologo, interpretato da Christian Clavier, è protagonista di diverse scene che potevano risultare volgari. Però così non è stato…
Sì, non diciamo mai 'pisello'! Ci sono molti tabù attorno alla sessualità e ai genere sessuali, ma io credo che sia possibile fare un film su un argomento come questo anche senza essere volgari. Era questa la sfida, quando abbiamo iniziato a scrivere la sceneggiatura, e spero che i miei co-sceneggiatori ed io siamo riusciti ad aggirare questo scoglio.

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Qualcosa di Troppo disponibile in DVD da mercoledì 20 Settembre 2017
info: 11/05/2017.

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