Locandina Sir – Cenerentola a Mumbai
Locandina Sir - Cenerentola a Mumbai
Sir - Cenerentola a Mumbai (Sir) è un film del 2018 prodotto in India e Francia, di genere Drammatico diretto da Rohena Gera. Il film dura circa 96 minuti. Il cast include Tillotama Shome, Rahul Vohra, Geetanjali Kulkarni, Vivek Gomber, Ahmareen Anjum, Divya Seth Shah. In Italia, esce al cinema giovedì 20 Giugno 2019 distribuito da Academy Two. Al Box Office italiano ha incassato circa 48358 euro.

SIR di Rohena Gera, una commedia romantica che indaga le contraddizioni della società indiana, è stato presentato alla Semaine de la Critique, dove ha vinto il Gan Foundation Award. La giovane Ratna lavora come domestica a casa di Ashwin, erede di una ricca famiglia di Mumbai. Ashwin sembra possedere tutto, ma è disilluso sul futuro. Ratna, dal canto suo, possiede poco o nulla, ma è piena di speranze e lavora con determinazione per realizzare i suoi sogni. Gradualmente, i loro mondi così distanti si avvicineranno, facendo emergere sentimenti inaspettati. 

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 20 Giugno 2019
Uscita in Italia: 20/06/2019
Genere: Drammatico
Nazione: India, Francia - 2018
Durata: 96 minuti
Formato: Colore
Produzione: Ciné-Sud Promotion, Inkpot Films Private Limited
Distribuzione: Academy Two
Box Office: Italia: 48.358 euro

Immagini

[Schermo Intero]

NOTA INTRODUTTIVA

L'India ha una forza lavoro domestica di 40 milioni di persone, per lo più donne, che lavorano senza contratto, né diritti, in condizioni simili ad una moderna schiavitù. Non hanno alcuna protezione dallo stato in termini di salario minimo o di orario di lavoro, nessuna copertura sanitaria, di disoccupazione o altre forme di tutela. La vita di queste donne dipende totalmente dai loro datori di lavoro. Oltre alle condizioni estreme in cui sono costrette a lavorare devono anche subire delle umiliazioni quotidiane. Mangiano sedute sul pavimento, dormono su un materasso poggiato a terra, (in cucina, nel corridoio, o se sono fortunate hanno una camera per la donna di servizio), devono utilizzare bicchieri separati e non possono usare lo stesso bagno del padrone (spesso hanno il bagno in comune con l'autista). Quello che colpisce di più è che tutto questo è considerato accettabile dalle classi privilegiate in India. Alla base dell'accettazione di questa grave ingiustizia c'è una considerazione profondamente razzista e classista delle persone, in cui la "propria" cameriera è considerata meno che umana. Come il razzismo degli Stati Uniti negli anni '50, quando le persone di colore erano considerate esseri inferiori. Attualmente in India, non c'è un movimento leader che tutela i diritti dei lavoratori domestici e non c'è neanche molta consapevolezza del fatto che noi tutti (me compresa) stiamo violando i diritti umani fondamentali di tante persone che vivono con noi. Sono stata cresciuta da una bambinaia che viveva nella nostra stessa casa ma che veniva trattata non solo in maniera diversa da noi ma come se fosse un essere inferiore. Questo è il contesto in cui la storia è ambientata. Ratna è una vedova e una collaboratrice domestica. Ma non si considera una vittima. È una donna coraggiosa e piena di speranza che sogna di diventare stilista. Il suo datore di lavoro Ashwin, impara a poco a poco a conoscerla e ad interessarsi a lei. Entrambi sanno che il muro invisibile che c'è tra di loro è insormontabile. Vivono l'uno accanto all'altro, condividendo uno spazio intimo, ma sono divisi, due mondi completamente diversi e separati che coesistono sotto lo stesso tetto. Ho voluto scrivere una storia reale in quanto possibile. Sarebbe stato più semplice mostrare le ingiustizie di questo mondo attraverso incidenti violenti o scene drammatiche. Ma ho pensato fosse più interessante mostrare l'ipocrisia della nostra società e far vedere come anche i tabù possano essere superati, come possano nascere delle emozioni positive anche in questo contesto. Le persone che conosco in India pensano che sia più imbarazzante raccontare l'amore per la propria donna di servizio che discutere degli incidenti mortali di cui parlavo prima. Parlare di violenza ti permette di mantenere la distanza mentre una storia d'amore elimina quella distanza. E questo fa sentire le persone a disagio. I produttori, gli amici e anche la mia famiglia mi dicevano che questa era una storia impossibile, che non sarebbe mai potuta accadere. Ma nessuno mi spiegava perché. Credo che se il pubblico attraverso il film riuscirà a condividere il sentimento dei due protagonisti, e farà il tifo perché possano stare insieme, potremmo considerarlo un ottimo risultato che aiuterebbe a trasformare la nostra idea dell'altro. Per spiegarmi meglio vi racconto la mia esperienza a Bronxville a New York nel 1996, al cinema, per guardare Piume di struzzo con mia madre che era venuta a trovarmi dall'India. Mia madre, una donna progressista a pieno titolo, che lavorava nella redazione di un giornale, era comunque omofoba, principalmente per ignoranza. In India l'omossesualità è ancora illegale, anche oggi come negli anni '90 è un vero tabù. Ritornando a Piume di struzzo, mia madre faceva il tifo per i personaggi gay e questo ha indotto in lei un cambiamento. Alla fine del film mi ha chiesto dei miei amici gay e di come i loro genitori avessero accolto la loro omosessualità. Ho amici gay da tantissimo tempo ma mia madre non mi aveva mai chiesto di loro. Sono bastate due ore e una commedia divertente perché lei superasse l'imbarazzo e i suoi pregiudizi. Spero che questo film sia capace di coinvolgere tutti perché è una storia d'amore e che porti le persone a rivedere i propri pregiudizi semplicemente perché credono alla possibilità di una storia d'amore tra Ratna e Ashwin.

INTERVISTA CON LA REGISTA ROHENA GERA

Come è nato il film Sir Cenerentola a Mumbai e perché ha voluto raccontare questa storia d'amore?
Ho lottato contro le differenze di classe che esistono in india durante tutta la mia vita. Quando ero piccola ho vissuto in India. Viveva con noi una donna con cui siamo cresciuti che aiutava in casa, che si prendeva cura di me a cui eravamo molto affezionati, ma vigeva una chiara segregazione. Spesso avevo problemi con queste dinamiche anche da bambina non riuscivo a capirne il senso. Poi sono arrivata in America per proseguire i miei studi, quando ero a Stanford parlavano di ideologie e filosofia, ma quando tornavo a casa era tutto uguale a prima che partissi. Era molto difficile partire e ritornare in India, per quanto tu possa desiderare di cambiare le cose non puoi cambiarle in una notte. Non smettevo mai di chiedermi, cosa posso fare?

Oltre a dirigere il film lei ha scritto anche la sceneggiatura. Ci può parlare del processo di scrittura?
Ho lavorato a tante sceneggiature su commissione. Per questo film ho voluto usare un approccio diverso, non ho voluto utilizzare trucchi o stratagemmi ho voluto che la storia fosse semplice e sincera. Durante la scrittura mi chiedevo sempre cosa sarebbe realmente successo in quelle situazioni. Ho scelto di girare le scene in ordine cronologico, perché ho sempre pensato che fosse più facile per gli attori interpretare il progressivo avvicinamento dei due protagonisti. Non ho voluto che girassimo le scene nella casa tutte lo stesso giorno e il giorno seguente le scene del villaggio, volevo che i due protagonisti avessero il tempo necessario per portare le loro emozioni nelle loro interpretazioni. Volevo che vivessero questo film come se fosse la realtà.

Perché ha deciso di raccontare questa storia come una storia d'amore?
Ho iniziato pensando a come ami quelli che tu scegli d'amare. Dopo è arrivata l'idea di affrontare l'argomento su cui io stavo riflettendo da tempo, la divisione in caste in India e di parlarne attraverso una storia d'amore. Ho voluto analizzare non solo il modo che ognuno di noi ha di amare ma anche come ci concediamo il permesso di amare. Non volevo parlare di questo argomento in modo moralista, o facendo credere di avere tutte le risposte e dicendo alle persone cosa pensare, e certamente non ho voluto ritrarre la protagonista come una vittima. La storia d'amore mi ha permesso di esplorare la possibilità di superare la divisione in classi.

Ha menzionato spesso il fatto che avrebbe sempre desiderato raccontare una storia d'amore, cosa l'ha ispirata nel dare forma alla sua storia in Sir Cenerentola a Mumbai?
La più grande fonte di ispirazione per me è il capolavoro di Wong Kar- Wai, In the Mood for Love. È un film meraviglioso costruito attraverso i percorsi di due persone, che condividono un sentimento ma che non possono viverlo pienamente. Ho voluto rendere omaggio al film di Wong Kar-Wai in alcuni brevi momenti del film, quando i due protagonisti attraversano il lungo corridoio vuoto e quello spazio contiene allo stesso tempo sia l'idea di separazione che di unione.

Il mondo che rappresenti è posto al centro del divario tra il mondo di Ratna, interpretato da Tillotama Shome e quello di Ashwin, interpretato da Vivek Gomber. Quale modo ha scelto per mostrarci questo divario e come l'amore possa sbocciare anche in questa situazione?
Ho reso funzionali gli impedimenti fisici che esistono tra di loro ma non ho mai voluto forzarli, volevo che tutto risultasse spontaneo. Ashwin e Ratna non avrebbero potuto neanche parlarsi. Era necessaria un'azione che li facesse trovare nello stesso spazio. E quando gli impedimenti fisici sono state rimossi e Ashwim e Ratna si sono finalmente trovati uno di fronte all'altro, è stato elettrizzante. Per esempio quando lei scoppia a piangere di fronte a lui, lui si alza ma non sa cosa fare non si può avvicinare, non la può abbracciare. Ci sono tante barriere tra di loro, fisiche e sociali ma lentamente si avvicinano nonostante le differenze. Dopotutto se qualcuno vive in casa tua si crea, anche involontariamente, un certo grado di intimità anche se non ne parli apertamente. Con questa premessa, perché questo amore deve essere considerato un tabù? Questa è la questione principale che sta al cuore del film.

Pensi che una storia come questa possa esistere all'interno dei confini della società cosmopolita indiana?
Devo ammettere che una relazione come questa, accettata pubblicamente, è difficile che possa esistere perché i vincoli sociali sono ancora molto forti. Se qualcuno ammettesse di vivere una relazione simile sarebbe ostracizzato. Penso che l'unica soluzione sarebbe andar via dal paese. In un altro paese potranno essere semplicemente due adulti che hanno culture e linguaggi differenti. Bisogna sempre tenere presente che anche se loro sono entrambi indiani hanno due backgrounds culturali – modi di vestire, di mangiare, molto differenti. Penso che una coppia debba stare lontano dalle proprie famiglie di origine se vuole che la loro storia funzioni.

Ci racconta come ha esplorato l'idea di famiglia in Sir e come i legami familiari sono legati al contrasto tra la città e la vita dei villaggi.
La vicinanza alla tua famiglia condiziona il tuo comportamento e il modo in cui aderisci ai valori tradizionali. Per Ratna che è vedova spostarsi in una grande città vuol dire avere la possibilità di sentirsi libera perché la città ti garantisce l'anonimato. Per Ashwin che ha vissuto a New York ritornare dove vive la sua famiglia a Mumbai vuol dire confrontarsi con le aspettative della sua famiglia. Per Ratna è assolutamente il contrario.

Quale è stato il suo approccio nel raccontare la vita dei villaggi in India?
Ho voluto girare le scene proprio in un villaggio. Abbiamo girato le scene vicino Mumbai, ma era importante per me che Ratna provenisse da un posto dove la natura fosse splendida. Le ragioni che l'hanno spinta a spostarsi in città sono solo economiche e di opportunità. Volevo fosse chiaro che le persone che vivono nei villaggi in India sono felici e non desiderano spostarsi in uno slum nella periferia di una grande città. Non ho mai voluto biasimare le persone che vivono nei villaggi. Ho chiesto ad una abitante del villaggio dove abbiamo girato cosa pensasse di Mumbai. Mi ha raccontato che aveva una figlia che lavorava li e che le aveva chiesto di raggiungerla a Mumbai. E lei aveva risposto "cosa ha Mumbai più di qui? Non ha né l'aria né l'acqua del villaggio".

Ratna è una vedova, quanto influisce la sua condizione?
Per una donna di un villaggio rimasta vedova la città può essere un posto incredibile, puoi lasciarti la tua vecchia vita alle spalle e ricominciare con molta più libertà. Questo vuol dire che essere vedova in India può essere una condizione molto differente a seconda che tu viva in un piccolo centro o in una grande città. Comunque anche se vivi in una grande città cosmopolita la vita privata di una vedova è considerata conclusa, se ha avuto dei figli si dedicherà a loro ma la società non accetterebbe mai che iniziasse un'altra storia con un altro uomo. Non conosco nessuna donna rimasta vedova in India che l'abbia fatto.

Come hai scelto Tillotama Shome per il ruolo da protagonista?
Ho sempre pensato che Tillotama fosse l'attrice perfetta per interpretare Ratna. Ho anche pensato che non avrebbe mai accettato perché aveva già interpretato una domestica nel film di Mira Nair Monsoon Wedding. Ero spaventato che potesse pensare che la consideravo un'attrice stereotipata. L'ho ammirata nel film Qissa dove interpretava una ragazza cresciuta come un maschio, ed era fantastica. Ho parlato con Tillotama, un anno prima che iniziassimo le riprese e ancora non avevamo la sceneggiatura pronta. Siamo rimaste in contatto costante e lei ha voluto conoscere tutti i dettagli della sceneggiatura che poco a poco prendeva forma. È stata inflessibile, voleva interpretare quel ruolo, non ha voluto che lo proponessimo ad altre attrici. E quando abbiamo iniziato a lavorare si è rivelata un'attrice sincera e generosa.

Come hai scelto Vivek Gomber per il ruolo di Ashwim?
Trovare l'attore giusto per interpretare Ashwin è stata una questione differente. C'è una grande offerta di ottimi attori in India, ma avevo bisogno di qualcuno che fosse in grado di comprendere chi Ashwin fosse realmente e cosa stava vivendo. Avevo bisogno di qualcuno che potesse naturalmente vestire i panni di un uomo benestante e cosmopolita. Ho cercato molto, ho pensato ad attori anche molto diversi tra loro, o anche pensato che forse avrei dovuto scegliere un attore asiatico che vivesse in Gran Bretagna o in America ma ero preoccupata che non fosse in grado di parlare Indi. Qualcuno mi suggerì Vivek, lo avevo già visto nel film Court dove interpretava un avvocato con una tale naturalezza che ho subito pensato che fosse lui l'attore che stavo cercando. Lo incontrai per un provino ho capito subito che avevo trovato la persona giusta.

Come è stato il rapporto tra Vivek Gomber e Tillotama Shome sul set?
Si è creato un forte legame di fiducia tra di loro. Durante le riprese gli attori, essendo Sir un film a basso budget, non avevano una stanza in cui poter riposare e condividere gli stessi spazi ha aiutato Vivek e Tillotama a familiarizzare. Abbiamo girato quasi tutto il film in sequenza, questo ha aiutato a sviluppare un legame vero tra gli attori. C'è una scena, alla fine del film, in cui Ratna parla al telefono con Ashim, non era necessario che lui fosse sul set, aveva concluso le sue scene, ma lui ha voluto comunque essere presente anche se fuori dall'inquadratura. Episodio simile è successo per una scena in cui Ashim parlava con Ratna al telefono, lei non era sul set quel giorno ma ha voluto che Vivek la chiamasse veramente per dare verità alla scena. Hanno lavorato tanto e si sono aiutati reciprocamente per dare verità ai personaggi. E questo è stato un grosso regalo per me e per il film.

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