Locandina Sono solo Fantasmi

Sono solo Fantasmi (2019)

Sono solo Fantasmi
Locandina Sono solo Fantasmi
Sono solo Fantasmi è un film del 2019 prodotto in Italia, di genere Commedia diretto da Christian De Sica. soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti Il cast include Christian De Sica, Carlo Buccirosso, GianMarco Tognazzi, Gianni Parisi, Leo Gullotta, Valentina Martone, Francesco Bruni, Ippolita Baldini. In Italia, esce al cinema giovedì 14 Novembre 2019 distribuito da Medusa. Al Box Office italiano ha incassato circa 1388837 euro.

Thomas (Christian De Sica), ex mago in bolletta, e Carlo (Carlo Buccirosso), napoletano, sottomesso a moglie e suocero settentrionali, sono due fratellastri che si rincontrano dopo anni a Napoli per la morte del padre Vittorio, giocatore incallito e donnaiolo. Scoprono di avere un terzo fratello, Ugo (Gianmarco Tognazzi), apparentemente un po' tonto ma in realtà un piccolo genio. L'eredità, agognata da Thomas e Carlo, sfuma a causa dei debiti del padre e i tre hanno una grande idea: sfruttare la superstizione e credulità napoletana, diventando degli 'acchiappa fantasmi'. Proprio quando l'attività inaspettatamente sembra avere molto successo, lo spirito del padre Vittorio s'impossessa del corpo di Carlo. Thomas e Carlo si convincono che i fantasmi esistono davvero. Nel frattempo i fantasmi catturati dal trio si liberano e vanno a risvegliare il fantasma di una strega che minaccia di distruggere Napoli. Con l'aiuto del padre i tre fratelli cercheranno di salvare la città.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 14 Novembre 2019
Uscita in Italia: 14/11/2019
Genere: Commedia
Nazione: Italia - 2019
Durata: N.d.
Formato: Colore
Produzione: Indiana Production, Medusa Film, Banca Sistema (in associazione con), Film Commission Regione Campania (in associazione con)
Distribuzione: Medusa
Box Office: Italia: 1.388.837 euro
Soggetto:
soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti

Cast e personaggi

Regia: Christian De Sica
Sceneggiatura: Andrea Bassi, Luigi Di Capua, Christian De Sica
Musiche: Andrea Farri
Fotografia: Andrea Arnone
Scenografia: Paolo Sansoni Baratella
Montaggio: Francesco Galli

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Marco Cohen (Produttore), Benedetto Habib (Produttore), Fabrizio Donvito (Produttore), Daniel Campos Pavoncelli (Produttore)

Immagini

[Schermo Intero]

NOTE DI REGIA — Christian De Sica

Volevo fare un film horror comedy e avevo chiesto al produttore di trovare i diritti del film L'Oscar Insanguinato con Vincent Price. Avevo in mente di fare un film, anche con Boldi, in cui due attori ormai falliti, vanno in giro a uccidere i giornalisti e i critici di cinema, insomma un remake. Purtroppo i diritti non si riuscivano a trovare e Guaglianone e Menotti mi hanno proposto il soggetto di "Sono Solo Fantasmi", due generi che non c'entrano nulla l'uno con l'altro: l'horror e la commedia. Poi, insieme ad Andrea Bassi e a Luigi di Capua abbiamo scritto la sceneggiatura e abbiamo iniziato a girare il film. Le riprese sono durate otto settimane ed è stato girato praticamente tutto a Napoli. La parte più impegnativa è stata trovare il tono giusto tra i due generi, tra l'horror e la commedia. Devi essere in grado di mettere paura ma anche di far ridere, e questa è una cosa completamente nuova per l'Italia. A differenza dei film che ultimamente si fanno su Napoli, che hanno a che fare con la camorra e sono ambientati in una Napoli buia e nera, questo film rispecchia la Napoli luminosa, una Napoli come quella di mio padre, positiva, nonostante i fantasmi. Nel film ci sono molte citazioni di film di mio padre. Non è un omaggio, ma ci sono molti elementi che ricordano i suoi film. Carlo Buccirosso è un attore straordinario, nel film interpreta due personaggi: uno milanese e uno napoletano. Io addirittura lo doppio in una scena in cui il fantasma di nostro padre si impossessa di lui e parla con la mia voce. Gian Marco Tognazzi interpreta un personaggio molto diverso da quelli che ha fatto nella sua carriera, io invece faccio un personaggio simile a quelli che interpreto di solito: il romano imbroglione. Ci sono poi due rivelazioni: i due ragazzi, Francesco Bruni e Valentina Martone. Nel film non parlano napoletano bensì il puteolano. Hanno studiato per il film questo dialetto e sono molto bravi e divertenti. Ringrazio mio figlio Brando che mi ha aiutato alla regia anche in questa avventura.

Sono Solo Fantasmi è il nono lungometraggio diretto da Christian De Sica che ne è anche il protagonista insieme a Carlo Buccirosso e Gian Marco Tognazzi. La nuova commedia prodotta da Indiana Productions con Medusa è basata su un soggetto di Nicola Guaglianone e Menotti sceneggiato da Andrea Bassi, Luigi di Capua e dallo stesso De Sica, con un adattamento dei dialoghi a cura di Gianluca Ansanelli.

INTERVISTA A CHRISTIAN DE SICA

"Come è nato questo progetto?"
"In un primo tempo volevo girare un remake dell'horror/cult con Vincent Price del 1973 "Oscar insanguinato" dove io e Massimo Boldi avremmo dovuto interpretare due attori falliti che uccidevano giornalisti e critici, ma era difficile ottenere i diritti per il rifacimento e così io e gli amici di Indiana Productions abbiamo optato per una nuova storia, nata da un'idea di Nicola Guaglianone.
Per guadagnare tempo scrivevo la sceneggiatura con Luigi Di Capua e Andrea Bassi e contemporaneamente facevo i sopralluoghi a Napoli per trovare le location giuste per girare. Ora, a film finito, posso dire che ne sono pienamente soddisfatto ma in fase di ideazione e di preparazione non era semplice sposare l'horror e la commedia, cercare e trovare l'alchimia giusta tra i due toni diversi per fare in modo che il film avrebbe dovuto far ridere, ma anche incutere paura. Per fortuna, come nel mio film precedente "Amici come prima" ho potuto contare prima e durante le riprese sull'apporto prezioso di mio figlio Brando (diplomato in regia alla USC di Los Angeles e da sempre innamorato pazzo del cinema horror) che si è occupato soprattutto di tecnica, movimenti della cinepresa, recitazione ed effetti speciali mentre io ho seguito da vicino sceneggiatura, recitazione, scenografie e costumi".

"Che cosa ha scelto di raccontare questa volta?"
"Una storia brillante con risvolti horror/satirici, quella di due fratellastri di origine napoletana, nati da uno stesso padre ma da madri diverse: il primo è il mio personaggio, Tomas De Paola, un imbroglioncello in disarmo con moglie e figlia a carico, un ex mago finito in malora che ha sempre vissuto a Roma, dove è nato da una madre piuttosto disinvolta nei legami. Il secondo, Carlo (Carlo Buccirosso), è figlio di una principessa napoletana e vive da tempo a Milano in uno stato di permanente sudditanza nei confronti di sua moglie e di suo suocero, facoltosi borghesi e settentrionali fino al midollo. I due si rincontrano dopo diversi anni a Napoli per la morte del padre Vittorio, giocatore incallito e donnaiolo (interpretato a sua volta da me) e solo allora scoprono di avere un terzo fratello, Ugo (Gianmarco Tognazzi), figlio di una ballerina di Sestri Levante che entra e esce dalle case di cura perché appare a tutti po' "picchiatello" per la vera e propria fissazione per i fantasmi che coltiva… L'eredità a cui i vari figli aspirano sfuma a causa dei debiti di gioco del padre e i tre, dopo aver incontrato nel palazzo in cui lui abitava un'anziana mattoide ossessionata di notte dalla "presenza" di una sua sorella morta da tempo, una sera riescono ad intrappolare il fantasma della donna placando finalmente le continua urla della sorella sopravvissuta tra il sollievo di un intero quartiere che li applaude per aver riportato la quiete nelle case. Gli improvvisati eroi per un giorno hanno così la grande idea di sfruttare la superstizione e la credulità napoletana e si inventano la professione di "acchiappafantasmi" fondando l'agenzia "Fratelli De Paola Paranormal Investigations" che li vedrà impegnati in giro per la città per imprigionare le varie entità in libertà. Un giorno si imbattono anche in quello del padre di Tomas, Vittorio, che si impossessa del corpo di Carlo dopo la rottura di un vaso in cui quella "presenza" si trovava. Per una specie di sortilegio si "risvegliano" e si manifestano altri fantasmi imprigionati al  suo  interno,  che  una  volta  liberati  vanno  a  svegliare  la  temibile  "Ianara" del Vesuvio, noto personaggio della mitologia partenopea, che minaccia terribili sciagure sulla città, fino a quando il pericolo di vedere Napoli completamente in fiamme non verrà sventato dagli improvvisati e intrepidi esorcisti".

"Che cosa portate in scena di insolito questa volta rispetto ad altre recenti commedie?"
"Il  tentativo  è  soprattutto  quello  di  rappresentare  una  Napoli  che  non  è  quella  "nera"  della camorra, ma che per una volta appare bonaria e oleografica, dove è il sole a farla da padrone. È vero, ci sono i fantasmi che aleggiano minacciosi, ma la città si rivela sempre e comunque positiva e ricca di energie sane, come poi Napoli è davvero, e questa situazione insolita può rappresentare a mio parere una bella e salutare novità nel panorama odierno. Oggi il nostro cinema continua a proporre sempre e soltanto storielle carine ed edulcorate, il pubblico finisce col non poterne più, è sempre più necessario avere delle idee che funzionino e obiettivamente credo che in Italia l'horror comico sia stato davvero un genere poco praticato.".

"Come si è trovato con i suoi partner Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi?".
"Benissimo, entrambi mi hanno subito rassicurato. Hanno tempi comici perfetti, grazie alla loro lunga esperienza nel cinema e nel teatro. Mi hanno sorpreso positivamente con il loro grande entusiasmo, sono stati sempre molto energici, pazienti e disponibili, nonostante la lavorazione sia stata molto faticosa. Abbiamo girato per due mesi a Napoli, sia in una casa abbandonata del quartiere Sanità, soffrendo un caldo opprimente, sia all'interno di grotte e fogne molto poco invitanti, per cui non era facile resistere e interagire tra noi in scena al meglio delle nostre possibilità. Il risultato però alla fine è stato ottimo: Buccirosso è più un comico puro mentre Tognazzi – che aveva recitato con me a metà degli anni'80 "Vacanze in America" di Carlo Vanzina, uno dei suoi primi film che da allora ci ha unito moltissimo – incarna benissimo un eterno ragazzo molto tenero rivelandosi molto misurato e diverso dai tanti esuberanti estroversi interpretati in passato. Fra tutti gli attori si è creata facilmente una bella intesa, secondo me ognuno di noi riesce a fare una bellissima figura in scena: penso non solo a noi protagonisti, ma anche a Leo Gullotta, che ha il ruolo di un amico di famiglia che si presenta al funerale del padre e ne racconta il passato, e ai giovanissimi Francesco Bruni e a Valentina Martone che danno vita alle giovani figure del portiere e della cameriera di Tomas che aiutano i tre fratelli nel loro nuovo mestiere e che parlano un dialetto meridionale buffo e incomprensibile chiedendo loro senza soste gli stipendi arretrati.".

INTERVISTA A CARLO BUCCIROSSO

"Che tipo di relazione si è creata tra lei e Christian De Sica?"
"In generale, quando ti capita di incontrare un attore con cui non hai mai lavorato, sei abituato ad adagiarti sulle apparenze, che non corrispondono quasi mai alla realtà. Il mio approccio al lavoro è sempre stato caratterizzato da umiltà e circospezione, poi succeda quello che deve succedere. Ho sempre provato ad avere un buon rapporto con i miei compagni di set, ma in questo caso con un grande professionista come De Sica la relazione si è rivelata ottima: l'importante è trovare sempre compagni di lavoro in grado di fare squadra e "spogliatoio" prima, durante e dopo le riprese, un contesto diverso sarebbe arido e creerebbe disagio. Ho sentito un forte rispetto e una grande fiducia verso di me e la mia carriera sia da parte di Christian, sia da parte di suo figlio Brando che ha collaborato alla regia in modo molto efficace. Insieme hanno cercato e trovato un ottimo connubio, mi hanno dato la possibilità di allargare il testo iniziale, il copione non era rigido, mi è capitato ogni tanto di fare delle proposte che sono state accettate da loro e dagli sceneggiatori che le hanno trovate congeniali e pertinenti, adattando poi anche in qualche modo il personaggio a me e a certe mie corde abituali."

"Chi è il Carlo che interpreta in questo film?"
"È uno dei tre fratelli napoletani protagonisti della storia. All'inizio del racconto parla con un forte accento milanese perchè è in pratica prigioniero e schiavo della famiglia che si è creato al Nord, con sua moglie a sua volta figlia di un grande imprenditore a cui lui deve la sua carriera e il suo benessere. Lui ha assorbito la cadenza milanese nel modo di parlare, ma lo fa solo per darsi un atteggiamento e mostrarsi disinvoltamente affine rispetto a moglie e suocero. Quando loro non ci sono però crolla la facciata che si è costruito e torna a parlare con il suo accento napoletano stretto e schietto. "

"Che cosa accade in scena al suo personaggio?"
"Sia Carlo che i suoi due fratelli si scoprono tutti economicamente, mentalmente e moralmente inadeguati,  non  sono  uomini  affermati,  non  hanno  futuro,  ma  soltanto  problemi.  Allora  per svoltare   si   inventano  il   curioso   mestiere   di "Acchiappafantasmi".  Sul   tema   dei   cosiddetti "Ghostbutsers" i tre film americani della serie hanno fatto scuola e sono inarrivabili. Christian ha voluto rivisitarlo a modo suo, trasportandone in qualche modo la trama a Napoli, una città dove per tradizione e per antiche credenze popolari attecchite nel tempo si crede facilmente ai fantasmi, al cosiddetto "monacello" che si aggira per le case e va eliminato perché crea negatività e sfortuna: il lavoro per i fratelli De Paola non mancherà perché a Napoli tutti vorrebbero eliminare i fantasmi dalle proprie case. Il film è costruito seriamente in modo che tutto quello che si vede sembri vero grazie ad adeguati e credibili effetti speciali: più credibile è il contesto e più ad esempio ci si augura che faccia ridere l'imbarazzo nei confronti del vero fantasma che i tre piccoli truffatori si trovano all'improvviso davanti, tremanti come dei bambini e con la coperta del letto rimboccata fino al collo, passando dall'euforia alla paura. A un certo punto la temibile e malefica Ianara che aleggia su Napoli potrebbe risvegliarsi e tramare contro la città per distruggerla con i suoi poteri. Tra lo scompiglio e la paura generali i tre si ritroveranno a dover combattere contro un mostro più grande di loro ma il fantasma del loro padre li aiuterà a risolvere per i meglio il serio problema della minaccia finale alla città".

"Come si è trovato con Gianmarco Tognazzi?"
"Molto bene, soltanto all'inizio della lavorazione abbiamo avuto un rapporto un po' complicato per i nostri diversi punti di vista sul testo, ma poi lui ha trovato una sua strada autonoma. Gianmarco in qualche modo mi somiglia perché quando lavora ha un approccio sentito e concreto, non arriva sul set solo per timbrare svogliatamente il cartellino, ma si pone sempre delle domande e si rimette in discussione se certe cose non sono chiare. Carlo e Tomas non sapevano di avere questo terzo fratello – il padre aveva seminato vari figli in giro per il mondo ogni volta con una madre diversa – e così vengono informati che l'eredità paterna andrà divisa con Ugo, il fratellastro di cui ignoravano l'esistenza e che sembra che non ci stia troppo con la testa. Quello di Gianmarco era il personaggio meno lineare di tutti, era difficile trovare una strada anche per il suo look, per un'immagine fisica credibile. In genere i miei personaggi sono sempre lineari e in bilico tra verità e divertimento, se non lo sento calzare su di me preferisco evitare un impegno e un personaggio qualsiasi e questa volta ho notato che Christian ha avuto un approccio simile, ha saputo essere intensamente misurato, perfettamente in bilico tra commedia e dramma."

"Che cosa porta di nuovo secondo lei questa commedia? "
"È un film per tutti, per famiglie, un po' al limite tra il noir e l'horror. Credo che sia in grado di coinvolgere molti giovani perché c'è azione e movimento ed è molto ricco da un punto di vista tecnico e visivo grazie a tanti efficaci effetti speciali curati da Brando De Sica che ha dimostrato  di avere un grande talento. Lo spettacolo è garantito e tutte le generazioni saranno ugualmente accontentate".

INTERVISTA A GIANMARCO TOGNAZZI

"Come è stato coinvolto in questo progetto?"
"Mi ha chiamato Christian De Sica e ho accettato subito la sua proposta ad occhi chiusi, senza leggere il copione. Io e lui ci conosciamo da sempre, mi aveva tenuto a battesimo con il film di Vanzina "Vacanze in America" e si era rivelato fondamentale nel liberarmi da imbarazzi, incertezze e incapacità dell'epoca. Non avevo ancora idea di cosa fosse il lavoro dell'attore, mi basavo solo sulla mia spontaneità: lui fin da subito capì le mie difficoltà e mi prese sotto le sue ali con i suoi consigli e le sue indicazioni, rassicurandomi e   tranquillizzandomi e questo non lo ho mai dimenticato. In questa nuova occasione mi ha raccontato di aver scritto il copione pensando direttamente a me e a Carlo Buccirosso come suoi compagni di viaggio. La caratterizzazione più dettagliata dei nostri personaggi è venuta fuori solo in una fase successiva, perché certe cose te le suggeriscono meglio la sceneggiatura e il set".

"Chi è il personaggio che lei porta in scena?"
"È il terzo fratello De Paola, Ugo, che conosce in ritardo gli altri due figli dello stesso padre e di madri diverse. Fin da bambino viene considerato matto, o comunque un po' fuori di testa, perché è convinto di vedere i fantasmi. La sua emarginazione, dovuta alla segregazione nelle case di cura, decisa dal padre fin dalla sua infanzia, ci ha portati a concludere che a 45 anni tutto sommato Ugo fosse rimasto con la testa di un bambino, di un adulto non cresciuto psicologicamente, che si è chiuso nel suo mondo autoconvincendosi di essere matto. Durante il racconto i tre fratelli intraprendono insieme la curiosa attività di acchiappafantasmi per gioco e per furbizia, ma si trovano coinvolti in faccende paranormali piuttosto inquietanti e dovranno ingegnarsi per salvare la pelle. Col tempo si capirà meglio perché Ugo, avendo avuto sempre una netta percezione della presenza dei fantasmi, appaia spesso un po' "picchiatello", mentre i suoi fratelli, più scettici e più adulti, vedono tutto con occhi distaccati pensando furbamente solo a recuperare del denaro per sanare i debiti accumulati dal padre. Come spesso succede in certi casi però, quando il pericolo si farà concreto e reale, Ugo mostrerà col tempo la sua genialità rivelandosi il decisivo "deus ex machina" risolutore della vicenda".

"Che cosa le è piaciuto di più della storia e del suo personaggio?"
"Il film si divide molto tra commedia, di un livello piuttosto inedito, e horror/fantasy con certe parti di tensione spettacolare, pur rimanendo molto divertente. Per quanto riguarda me, sono stato molto contento di poter riprendere in scena, nel ruolo di Ugo, certe caratteristiche di Jimbo, un personaggio che ho interpretato in due piccoli film indipendenti di Giulio Base intitolati rispettivamente "Lest" e "Lovest". Un adulto rimasto in fondo dentro di sé un bambino, che ho riproposto in scena in una versione diversa, come se fossero una sorta di evoluzione dei due precedenti".

"Che tipo di regista si è rivelato Christian De Sica?"
"È stato fantastico, per me non ha rappresentato una sorpresa perché conoscendo tutti i suoi film, mi sono sempre reso conto di come ha sempre lavorato, anche da un punto di vista autoriale. È stato particolarmente attento nel dirigere me e Buccirosso, ci consigliava come andare più in alto o più in basso con i toni della recitazione, teneva a mantenere un giusto equilibrio tra il contenuto paradossale della materia dei fantasmi e una credibilità realistica per bilanciare il tutto, sia nel copione che nell'ambito di eventuali gag, facendo in modo, ad esempio, che io risultassi sì infantile, ma non troppo. Non posso però non mettere in rilievo l'apporto fondamentale fornito al film dal figlio di Christian, Brando, che ha collaborato alla regia rivelando un'enorme padronanza di tutti gli aspetti tecnici del set perché essendosi formato in America aveva a disposizioni le basi e le nozioni adeguate per girare, garantendo insieme qualità e velocità di esecuzione."

"Che tipo di rapporto si è creato invece con Carlo Buccirosso?"
"È un altro genio della recitazione e dei tempi comici, oltre che una persona adorabile. Non avevamo mai recitato insieme ma ci conoscevamo perché in passato mi aveva cercato per lavorare insieme a lui in teatro per un progetto che poi non si è realizzato. Nella nostra storia è un napoletano che ha un po' rinnegato le sue origini, dopo aver sposato una donna ricca del Nord che lo ha portato nel tempo a parlare forzatamente con un accento milanese. Con l'evolversi degli eventi lo perderà strada facendo, tornando ad esprimersi con un'estrema schiettezza partenopea e rivelando una personalità in bilico tra il lato infantile di Ugo e quello cialtronesco di Christian. Le tipologie comiche così diverse dei tre fratelli si integrano a vicenda e per me poter ammirare da vicino Carlo e Christian insieme, con le proposte e i suggerimenti reciproci sempre fondati è stato straordinario.
Si è trattato di un costante arricchimento, anche perché bisognava trovare la misura per esser
comunque realistici e non cadere nella macchietta."

"Un' ultima riflessione sulla canzone ideata per il film dal rapper Clementino?"
"È un brano divertente, orecchiabile, una sorta di "Ghostbusters" all'italiana. Tutti ricordiamo il motivo conduttore del film "Ghostbusters" e dei suoi due sequel che hanno segnato un'epoca. Ora siamo su un altro genere, è tutto contestualizzato a Napoli ma è molto accattivante, rimane impresso, è funzionale al racconto, modernizza la città e, rappando, contestualizza il tutto nella quotidianità".

INTERVISTA A VALENTINA MARTONE

"Come sei stata coinvolta in questo progetto?"
"Durante la fase di preparazione, sono stata convocata dall'aiuto regista per un provino e tutti hanno capito subito che sarei stata giusta per il personaggio. Brando De Sica, il principale collaboratore alla regia di suo padre Christian, mi ha confermato che è stata la mia costituzione fisica minuta, unita ad una schiettezza aggressiva da "scaricatrice di porto", a rivelarsi importante e utile per il ruolo che avrei dovuto interpretare".

"Che cosa succede in scena al tuo personaggio?"
"Io e Francesco Bruni interpretiamo i giovani camerieri/ badanti di Vittorio De Paola dopo la cui morte all' inizio della storia noi convochiamo i suoi tre figli di madri diverse perchè si riuniscano a Napoli in occasione del suo funerale. Strada facendo entriamo in scena per collaborare con i tre scalcinati e diversissimi fratelli con la loro neonata associazione di "Acchiappafantasmi", io come segretaria e Francesco come autista, e aiutiamo come possiamo. Poi quando tutto peggiora decidiamo di fare ritorno al nostro piccolo paese di provincia ma al momento del lieto fine saremo di nuovo accanto a quella sorta di nuova famiglia acquisita che  per noi sono i De Paola. In fondo io e Francesco cerchiamo solo di elevare la nostra modesta condizione sociale nei limiti del possibile e proviamo un tale affetto nei confronti di quella famiglia, a partire dall'anziano padre Vittorio, che quasi dimentichiamo la nostra urgente necessità di essere pagati che rappresenta un po' il "tormentone" di tutto il film".

"Chi è la ragazza che interpreti?"
"In un primo tempo pensavo che fosse soprattutto un po' ruspante e "cafoncella" invece è solo estrosa, estroversa, stravagante anche se parla con un buffo e curioso "meridionalese" un po' inventato, una sorta di neolingua campana che tende verso il pugliese. Sia lei che suo fratello quando aprono bocca faticano a farsi capire, non solo da Tomas che è romano, ma addirittura da Carlo che è napoletano.. ".

"Come ti sei ritrovata sul set?"
"Questa è stata la mia prima esperienza nel cinema dopo aver recitato nella fiction Rai "Che Dio ci aiuti" insieme a Elena Sofia  Ricci che mi ha sempre spronato a frequentare le scuole di recitazione importanti e adeguate ed è stata molto importante per me, una specie di "maestra/mamma artistica". Conoscevo i film di Christian e quando ho saputo di essere stata scelta da lui sono impazzita di gioia, lui è una sorta di mito per noi ragazzi, non avrei mai immaginato di poter recitare un giorno insieme a lui, sono stata felice e mi ha fatto piacere che sia stato proprio lui a credere in me per primo offrendomi un' opportunità così gratificante".

"Come ti è sembrato Christian sul set?"
"Molto  padrone  della  situazione,  autorevole  ma  leggero,  mai  autoritario,  una  specie  di  zio protettivo e sereno. Devo molto anche al rapporto che si è creato con suo figlio Brando che si occupava con grande padronanza degli aspetti tecnici della lavorazione e mi ha aiutato molto a sbloccarmi, a cercare di essere disinvolta senza farmi vincere da ansie e paranoie varie".

"Come si è trovata sul set con Carlo Buccirosso?"
"Ho sempre amato molto anche Carlo da spettatrice, in genere sono timida e guardinga e cerco di non esagerare con gli entusiasmi ma credo che lui sia un attore in grado di affrontare alla grande qualsiasi genere di film, se lo guardi quando è al lavoro impari sempre tanto, sia per quanto riguarda la comicità pura, sia per l'intensità della recitazione e infatti io restavo sempre sul set ad ammirarlo e ad imparare anche quando si limitava a dare le battute fuori campo nei cosiddetti piani d'ascolto: un vero fuoriclasse".

"Come è andata invece con Gianmarco Tognazzi?"
"Ci siamo divertiti tanto, l'avevo visto recitare in teatro tempo fa in "Vetri rotti" con Elena Sofia Ricci, è un grande attore e si è confermato una persona generosa, un adulto col cuore di ragazzino.. ci dava spesso anche dei consigli e ha cercato di proteggerci un po' come tutti gli altri che sono stati felici di prendere me e Francesco per mano"

"Che relazione si è creata con Francesco Bruni?"
"Io sono napoletana, lui è metà fiorentino e metà pugliese, viviamo in città diverse ma abbiamo legato molto bene in scena per cercare per i nostri personaggi un tipo di accento vicino ai nostri, non è stato semplice ma alla fine è arrivato qualcosa di simile, spero il più vicino possibile a quello che volevano i De Sica e cioè che inventassimo una lingua buffa che non esiste nella realtà".

INTERVISTA A FRANCESCO BRUNI

"Come sei entrato a far parte del cast di questo film?"
"Christian De Sica mi ha fatto cercare per un provino e per fortuna poi sono stato scelto. Mi conosceva già perché avevo recitato con lui l'anno scorso nella sua commedia Amici Come Prima, in cui lui era il protagonista con Massimo Boldi e io avevo il ruolo di suo figlio che nel corso del racconto scopre di essere gay e trova la forza di rivelarlo. Il personaggio che interpreto invece in Sono Solo Fantasmi è molto divertente, è quello di un ragazzo piuttosto tamarro con un enorme ciuffo in testa che vive e lavora a Napoli come portiere nel palazzo dove si ritrovano a vivere i tre fratelli De Paola (De Sica, Carlo Buccirosso e Gianmarco Tognazzi), figli di madri diverse ma di uno stesso padre, che alla sua scomparsa si riuniscono per eseguire le sue ultime volontà. Al suo fianco appare sempre sua sorella (Valentina Martone) e i due si esprimono sempre a gran voce in modo rozzo e aggressivo in una sorta di dialetto campano/pugliese di provincia che appare incomprensibile per chiunque tranne che per loro.

"Che cosa ti succede in scena?"
"Io e mia sorella abbiamo una funzione di collante tra il passato e il futuro che verrà con la nuova conformazione familiare che si viene a creare e diventeremo presto parte integrante (io come autista di un furgone e lei occupandosi di abiti) nel business dell'agenzia di "Acchiappafantasmi" che i fratelli De Paola allestiscono per approfittare della credulità dei napoletani in materia di presenze misteriose. Continuiamo a chiedere sempre inutilmente di essere pagati ma intanto finiamo col diventare, tra frizioni e tensioni varie, i badanti di uno dei tre, Ugo (Gianmarco Tognazzi) considerato da tutti un po' fuori di testa perché fin da bambino si ostina a vedere fantasmi ovunque.

"Come evolverà la situazione?"
"Quando tutto sembra andare per il peggio noi capiamo che la situazione sta deteriorandosi e facciamo  ritorno  al  nostro  piccolo  paese,  lasciando  i  tre  fratelli  alle  prese  con  le  presenze inquietanti che stanno per distruggere la città, ma alla fine se Napoli non verrà invasa dai fantasmi lo si dovrà a loro."

"Durante le riprese avete potuto contare su un efficace gioco di squadra tra voi attori? "
"Si, moltissimo, Christian riusciva a tenere uniti tutti, ci sono set dove si crea inevitabilmente una certa competizione, anche tra chi recita piccoli ruoli, ma se invece si consolida un buon rapporto tra tutti ci si passa la palla spesso e volentieri. Questa opportunità di giocare insieme in una sorta di Nazionale ha portato, secondo me, ad un prodotto finale che funziona e fa ridere molto".

"Che rapporto si è creato sul set con gli altri interpreti?
"Come ho già detto sono infinitamente grato a Christian, le sue indicazioni e i suoi consigli sono sempre essenziali, mirati e utili da un punto di vista pratico. Lavorare con lui è come allenarsi in una grande palestra, per quanto tu possa studiare all'Accademia o in altre scuole di prestigio, quando ti ritrovi sul set è tutta un'altra cosa e i piccoli trucchetti che Christian a volte ci insegnava si sono sempre rivelati utili e pertinenti, è un grande maestro di recitazione. "

"E per quanto riguarda gli altri?"
"Prima di questa occasione non conoscevo né Carlo Burcirosso né Gianmarco Tognazzi, ma poco tempo dopo averli incontrati, mi sono trovato subito a mio agio. Ci siamo frequentati a lungo, anche dopo la fine dell'orario delle riprese, sia con loro che con Valentina Martone. Buccirosso mi divertiva moltissimo già da spettatore e in questa occasione si è rivelato molto disponibile e pronto ad elargire consigli. Ad esempio, a proposito della neolingua simile al puteolano in cui dovevamo esprimerci, che oggi non è molto diffuso a differenza di quanto non lo fosse in passato, Carlo essendo più grande di noi conosceva bene questo dialetto ed è stato molto generoso nello starci accanto  per  agevolarci.  Una  menzione  speciale  la  merita  anche  Brando  De  Sica,  il  figlio  di Christian, che sul set ha collaborato alla regia e che mi ha sorpreso molto per la sua forte capacità di comunicare con gli attore e di far capire loro anche solo con una frase quello che voleva. Con Valentina Martone, infine, ho legato subito fin da quando l'avevo conosciuta all'epoca dei provini, ha 23 anni come me, e questo forse ha reso tutto più facile e naturale. Qualche giorno dopo il nostro primo incontro abbiamo provato varie scene a tavolino, e ci siamo trovati bene insieme, ci siamo aiutati l'un l'altro nel sembrare credibili come due "cafoncelli" napoletani e alla fine siamo risultati gli unici a parlare in scena un dialetto "contaminato" che divertiva molto il nostro regista."

Interviste dal Pressbook del film.

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