Locandina Il Viaggio (The Journey)
Locandina Il Viaggio (The Journey)
Il Viaggio (The Journey) (The Journey) è un film del 2016 prodotto in UK, di genere Drammatico diretto da Nick Hamm. Il film dura circa 94 minuti. Il cast include Freddie Highmore, Toby Stephens, John Hurt, Catherine McCormack, Timothy Spall, Colm Meaney. In Italia, esce al cinema giovedì 30 Marzo 2017 distribuito da Officine Ubu. Al Box Office italiano ha incassato circa 71597 euro.

Britannici e irlandesi hanno riunito i partiti politici dell'Irlanda del Nord a St. Andrews, in Scozia, per discutere un accordo storico. Improvvisamente, dopo i giorni bui dei Troubles, la pace sembra possibile. L'unico ostacolo è convincere il fervente predicatore protestante Ian Paisley e il repubblicano irlandese Martin McGuinness ad accettare l'accordo e governare insieme. Ma i due si rifiutano persino di rivolgersi la parola! The Journey narra la straordinaria storia dei due acerrimi nemici nell'Irlanda del Nord – il leader del Partito democratico unionista Paisley e il politico del Sinn Fein, Martin McGuinness – e di quando furono costretti a fare un breve viaggio insieme mettendo da parte il loro passato e incominciando a stringere un'amicizia che porterà all'uso del soprannome "The Chuckle Brothers".

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 30 Marzo 2017
Uscita in Italia: 30/03/2017
Genere: Drammatico
Nazione: UK - 2016
Durata: 94 minuti
Formato: Colore
Produzione: Greenroom Entertainment, Tempo Productions Limited
Distribuzione: Officine Ubu
Box Office: Italia: 71.597 euro

Immagini

[Schermo Intero]

Sinossi Lunga

Britannici e irlandesi hanno riunito i partiti politici dell'Irlanda del Nord a St. Andrews, in Scozia, per discutere un accordo storico. Improvvisamente, dopo i giorni bui dei Troubles, la pace sembra possibile. L'unico ostacolo è convincere il fervente predicatore protestante IAN PAISLEY e il repubblicano irlandese MARTIN McGUINNESS a raggiungere un accordo e governare insieme. Peccato che i due politici si rifiutino persino di rivolgersi la parola! Come se non bastasse, a peggiorare la situazione in cui si trovano il Primo Ministro Inglese TONY BLAIR e il leader Irlandese BERTIE AHERN, Ian è costretto a lasciare i negoziati e a tornare in tutta fretta a Belfast per festeggiare il suo 50° anniversario di matrimonio. A causa delle pessime condizioni climatiche, i voli nazionali vengono cancellati, ma l'agente del servizio di sicurezza HARRY PATTERSON riesce a trovare un jet privato che lo riporti a Belfast. Martin insiste per accompagnare Ian, affermando di doversi consultare con il consiglio dell'IRA circa gli ultimi sviluppi del negoziato. Se solo ci fossero sviluppi di cui parlare! Martin in realtà spera di riuscire a passare del tempo solo con Ian e di ottenere così qualche progresso nelle trattative. Per tenere sotto controllo la situazione, l'agente Harry affida al giovane collega Jack l'incarico di fingersi l'autista di hotel a cui viene affidato il compito di accompagnare i due leader politici, mentre Harry monitora da lontano la situazione. Le premesse, almeno all'inizio non sono delle migliori: Ian, in silenzio e con gli occhi chiusi, se ne sta seduto nel sedile posteriore e ignora i tentativi di Martin di scambiare due chiacchiere. Harry capisce di star perdendo un'opportunità unica e ordina a Jack di temporeggiare. La coppia di nemici inizia a nutrire qualche sospetto e a preoccuparsi della loro sorte quando Jack decide di fare un'improvvisa deviazione e di addentrarsi in un parco nazionale senza alcun servizio di sicurezza al seguito. L'autista giustifica l'imprevista deviazione affermando che vi è una strada allagata, ma nessuno dei due leader crede a questa storia (soprattutto perché sembrano essere gli unici ad aver scelto di percorrere questa scorciatoia). Quando la vettura colpisce una renna, il forte impatto provoca la foratura di un pneumatico, così Ian e Martin ne approfittano per scendere dalla macchina e fare due passi. Harry è furioso e capisce che deve monitorare i tre costantemente. Jack non riesce a controllare i due testardi leader, così lascia che i due si allontanino mentre lui si occupa della ruota forata. Mentre camminano nell'incantevole parco nazionale, i due politici iniziano per la prima volta a rivolgersi la parola. Fin da subito appare chiaro che non saranno mai d'accordo su certi argomenti, infatti nonostante siano cresciuti nello stesso paese e negli stessi anni, hanno ricevuto un tipo di educazione agli antipodi. Ma almeno hanno iniziato a parlare. I due rivali giungono nei pressi di una Chiesa sconsacrata. Rivedere quel luogo fa riaffiorare nella mente di Ian i ricordi di quando era un predicatore – soprattutto le immagini dei martiri rappresentati nelle vetrate colorate delle chiese che ha imparato a conoscere fin da piccolo. Una volta giunti nel cimitero, i due iniziano un viaggio nella memoria che li porta a ripercorrere i funerali a cui hanno assistito negli anni passati. E' tempo di tornare alla macchina, ma almeno un primo passo verso il dialogo è stato fatto. Quando si fermano a fare benzina, Ian ha un malore improvviso, ma Martin interviene salvandolo. Successivamente, il leader del Sinn Féin si accorge che Jack possiede una pistola e l'agente è costretto a rivelare il sotterfugio ideato dal governo inglese. Il clima si fa più disteso e i tre uomini dialogano liberamente e scherzano tra di loro – il tutto sotto gli occhi allibiti di chi li sta tenendo sotto controllo da lontano. Tutti sanno che la situazione potrebbe cambiare drasticamente se i due non riuscissero a trovare un accordo prima di raggiungere l'aeroporto dove non si troverebbero più soli. Sorprendentemente è Ian a fare la prima mossa, ordinando a Jack di fermarsi e accostare. Ian scende, seguito da Martin, mentre Jack decide di farsi da parte e lasciarli soli. Ian crede che la situazione in cui si trova sia un segnale mandato da Dio e che, nonostante non ne comprenda la ragione, instaurare una relazione con l'ex militante dell'IRA faccia parte del volere divino. Anche Martin crede che tutto si svolga per un preciso disegno del fato. L'oggetto della conversazione tra i due sono i martiri e il loro atteggiamento improntato verso il futuro, e non rivolto continuamente al passato. Il loro viaggio verso l'aeroporto prosegue. Prima di salire definitivamente a bordo dell'aereo che lo riporterà a Belfast, Ian offre la propria mano a Martin facendo intendere che un accordo di pace è possibile. L'unica condizione posta da Ian, affinché l'accordo venga realizzato, è che Martin presenti le proprie scuse per le uccisioni e i massacri che in passato hanno insanguinato la nazione. Martin rifiuta di porgere le proprie scuse: non ha intenzione di scusarsi per qualcosa che ha ritenuto fosse giusto fare. Potrà anche avere dei rimorsi, ma è deciso a non porgere le proprie scuse. Questo è esattamente ciò che Ian sperava di sentire, poiché ritiene che un politico per essere un vero uomo d'onore non debba mai scusarsi per le proprie azioni e decisioni. Ora Ian è certo della serietà di Martin e ritiene che sia davvero possibile lavorare insieme. La stretta di mano tra Ian e Martin suggella finalmente un accordo di pace storico.

Commento del regista

Una volta un giornalista mi ha raccontato di una pratica comune fra i politici dell'Irlanda del Nord: quando andavano all'estero era abitudine per i politici di opposte fazioni viaggiare insieme per garantirsi la reciproca incolumità. Io sono nato a Belfast e andavo a scuola all'epoca dei Troubles. Conoscevo un po' il carattere dei politici in carica e sono rimasto affascinato da quell'idea. Sono poi venuto a sapere di un viaggio particolare che avvenne in Scozia durante i negoziati di pace del 2006. I negoziati cadevano proprio il giorno del cinquantesimo anniversario di nozze di Ian Paisley, e lui doveva tornare in volo a Belfast in giornata. Martin McGuinness, non si sa se costretto o per sua spontanea volontà, decise di accompagnarlo. I due non si erano mai parlati; negli anni precedenti Paisley aveva ignorato ogni tentativo di McGuinness di incontrarlo. Eppure finirono insieme su un jet privato dove non c'era modo di nascondersi. Fin qui è tutto vero, ma cosa accadde esattamente su quell'aereo nessuno lo sa. Il cinema ha permesso di creare questa storia di come due nemici siano giunti a stringere un'improbabile amicizia politica. È una storia dell'Irlanda del Nord, ma è anche di più. Se due nemici giurati come loro sono riusciti a mettere da parte l'odio e a venirsi incontro, lo possono fare anche altri. Le atrocità del terrorismo negli ultimi anni hanno glorificato gli estremismi e l'intransigenza è diventata il modus operandi del mondo. Questo film vuole essere una risposta a questo tipo di etica. È un film militante sull'idea di pace e vuole celebrare la bellezza del compromesso e della capacità di fare concessioni. La mia speranza è che The Journey, che è basato su una storia vera, immagini non soltanto ciò che è stato ma anche ciò che potrà essere in futuro. 

sceneggiatura

All'acclamato scrittore Colin Bateman, originario dell'Irlanda del Nord, è stata affidata la scrittura della sceneggiatura. Piers Tempest afferma: "Colin ha fatto un ottimo lavoro e ha saputo dare al film il giusto tono di narrazione, senza tuttavia allontanarsi dal focus del film. Lavorare con Colin è stato fantastico. Solitamente, la stesura della sceneggiatura di una pellicola richiede tre o quattro anni di lavoro. Ma già la prima versione scritta da Colin era così ben fatta che per arrivare alla stesura definitiva c'è voluto meno di un anno".
Anche Mark Huffam afferma che il tutto si è svolto molto velocemente: "Colin ha amato l'idea del film fin da subito e le idee sono arrivate immediatamente dando vita a una sceneggiatura intelligente e brillante. Il tutto è stato realizzato attraverso un processo fluido e rapido". "Colin ha fatto un lavoro eccezionale, creando una sceneggiatura capace di unire aspetti complessi e drammatici ad altri leggeri e spiritosi ed è così ben fatta che a Hollywood hanno fatto a gara per aggiudicarsela", racconta il regista Nick Hamm, "tutti volevano raccontare questa storia".
Bateman racconta un episodio che riguarda lui e Nick Hamm: "Diciassette anni fa, Nick era un giovane regista di Hollywood e lesse una bozza del mio libro 'Empire State'. Inizialmente pensò che avrebbe potuto diventare un bellissimo film e che avrebbe riscosso certamente successo. Ma una volta pubblicato, lesse il mio libro e mi telefonò per dirmi che si trattava di una pubblicazione politicamente scorretta e che nessuno ne avrebbe mai realizzato una versione cinematografica. Fui molto sorpreso quindi quando il mio agente mi informò che vi era un regista che aveva un'idea per la realizzazione di un film intitolato IL VIAGGIO. "Decisi di incontrare Hamm, ma senza alcuna aspettativa particolare" racconta Bateman.  "Pensavo che sarebbe stato davvero difficile realizzare un film sulla coppia Paisley e McGuinness, e sull'Irlanda del Nord in generale. Si tratta di un argomento spinoso e non pensavo ci fosse troppo interesse per un argomento di questo tipo. Ma Nick ne era entusiasta. Questo è stato molto importante per me e mi ha dato la libertà necessaria per poter scrivere una buona sceneggiatura".

Lo sviluppo della storia

"Nick aveva in mente l'immagine dei due leader, Paisley e McGuinness, mentre viaggiavano sui sedili posteriori di un taxi" afferma Colin Bateman. "All'inizio della lavorazione, credevamo che si trattasse solo di una fantasia, una suggestione. Solo successivamente abbiamo scoperto che si è trattato di un fatto realmente accaduto – anche se non a bordo di una macchina, ma di un jet privato. Questo risvolto realistico nella vicenda mi ha convinto ad accettare la sfida di scrivere la sceneggiatura del film. Vi può interessare sapere che per farlo e documentarmi al meglio ho parlato di persona con Martin McGuinness e con il figlio di Ian Paisley, ed entrambi mi hanno fornito un resoconto di quella giornata molto diverso l'uno dall'altro. Il fatto che nessuno dei due avesse la certezza di ciò che fosse successo su quel jet privato, mi ha permesso di affidarmi senza remore e liberamente alla mia fantasia per immaginare cosa accadde quel giorno".
Il regista Nick Hamm afferma "Per me è stato naturale scegliere Colin per scrivere la sceneggiatura del film. Volevamo qualcuno che potesse capire a pieno il contesto in cui è ambientata la storia, che conoscesse i protagonisti e soprattutto che fosse in grado di raccontare il tutto in modo leggero senza caricare di drammaticità i fatti narrati. Per noi era importante riuscire a catturare l'attenzione del pubblico attraverso una narrazione brillante, capace di oscillare tra humor e tragedia, dramma e commedia. Evitando invece di offrire al pubblico una lezione di storia". 
Bateman ammette che lo sviluppo dei due protagonisti è stato complesso. "Provengo da una comunità protestante dell'Irlanda del Nord e credevo che mi sarei sentito più vicino alla figura e alle idee Paisley, anche se non apprezzavo il suo modo di esprimerle. La stessa ragione per cui pensavo di essere piuttosto lontano dalle idee e dal modo di pensare di Martin McGuinness. Per alcuni aspetti, egli avrebbe dovuto essere visto come lo spauracchio, il personaggio cattivo, il nemico portatore di guai e problemi. Si tratta di due figure importanti e carismatiche, di cui è difficile scrivere. Mi sentivo come uno scultore in procinto di realizzare una statua. Possedevo questo insieme di informazioni e, andando a togliere un po' alla volta le sovrastrutture pezzo per pezzo, ho potuto vedere gli aspetti più importanti che emergevano. Non volevo raffigurare quegli anni come se si trattasse di un periodo d'oro", continua Bateman. "Volevo andare oltre, non era mia intenzione ingigantire ancora di più i fatti e le leggende relative ai Chuckle Brothers, come venivano chiamati in quegli anni i due leader. Non credo nemmeno che siano mai stati realmente grandi amici.  Reputo si sia trattato di un'invenzione dei media. Anche se sicuramente avranno vissuto momenti di complicità in cui ridere e scherzare insieme".
Mark Huffam afferma: "Per raccogliere informazioni abbiamo parlato con i famigliari e con le persone a loro vicine. Credo che tutti potranno apprezzare il fatto che nel film non viene mai superata una certa linea. Coloro che possono aver avuto dei problemi in passato, potrebbero pensare che sia un po' prematuro affrontare questa storia. Io penso invece che il tempismo sia perfetto perché il processo deve fare ulteriori passi avanti, altrimenti il rischio è quello di ritornare di nuovo al passato".

I casting

"Ognuno di noi aveva in mente una precisa rosa di attori per il casting. Alcune proposte, le più ovvie, per una serie di circostanze non si sono potute realizzare. E credo che questo abbia dato maggiore forza alla pellicola. Tim è incredibile nei panni di Paisley e Colm si avvicina moltissimo al personaggio di McGuinness", rivela Mark Huffam riguardo alla scelta degli attori.
Nick Hamm si è dimostrato irremovibile nella sua decisione di non iniziare a girare finché non avessimo trovato la persona giusta per interpretare Paisley. "Dalla scelta dell'interprete di Paisley dipendeva tutto il processo di casting. Non perché fosse più difficile da interpretare rispetto a McGuinness, ma perché si tratta di una persona piuttosto singolare.  Possiede un modo estremamente personale di osservare le cose, di parlare, di muoversi, ha delle caratteristiche ben precise che non possono essere ignorate. Per questo motivo era fondamentale per prima cosa trovare qualcuno in grado di diventare Paisley.  C'era solo una persona in grado di fare questo: Timothy Spall".
"Io e Tim abbiamo lavorato molti mesi su questo", continua Hamm. "Ogni attore che si rispetti deve essere pienamente convinto di poter interpretare il ruolo che gli viene chiesto perché sia credibile. Tim è stato incredibile. Ha preso tra le mani quest'uomo – considerato da molti come un uomo dispotico, sgradevole, a tratti violento e certamente controverso – e ne ha fatto emergere una persona appassionata che crede ciecamente nelle proprie idee e azioni. Ritengo che Tim sia stato affascinato proprio da questo aspetto della personalità di Paisley e dal poter interpretare un personaggio così passionale, appagante e intenso. Mettersi nei suoi panni e portarlo sullo schermo è stato molto complesso proprio per le sue peculiarità. Per interpretare Paisley devi trasformarti in lui, e questo è ciò che ha fatto Tim". Piers Tempest prosegue affermando: "Apprezzo da sempre l'enorme talento di Tim Spall. È uno dei migliori. Nonostante Tim sia molto diverso fisicamente da Paisley, Conor e la sua squadra hanno fatto un lavoro molto accurato con le protesi artificiali, trasformando completamente Tim. Ricordo che, mentre stavamo girando le scene nel bosco, capitava spesso che le persone intente a fare jogging nel parco superassero Tim e poi tornassero indietro perché pensavano di avere visto davvero Paisley. E' stato un momento memorabile. Tim aveva fatto davvero suo il personaggio".
"Per interpretare McGuinness non potevo pensare che a Colm" prosegue Tempest. "Era l'unico in grado di reggere il confronto con l'interpretazione del Paisley di Tim". "Era importante che l'attore nel ruolo di McGuinness riuscisse a ispirare simpatia e solidarietà nel pubblico. McGuinness viene da un contesto culturale ben definito e documentato. Era necessario partire da lì per creare il personaggio, renderlo umano, dargli una vita e una storia che lo caratterizzassero. Quando affidi a un attore del calibro di Colm Meaney quel ruolo, ecco che Colm trasforma se stesso per rendere il personaggio autentico. Colm ha saputo comprendere il bagaglio culturale di McGuinness che ha formato il suo carattere, ha capito quali sono le radici della sua ideologia e cosa lo fa infuriare. Se hai questa capacità e sei un bravo attore, come Colm di fatto è, allora avrai la combinazione vincente", afferma Hamm.
"Abbiamo comunicato alle famiglie dei due leader che stavamo realizzando un film su di loro", afferma Tempest. "Anche per rassicurarli circa il fatto che non era nostra intenzione calpestare o stravolgere la loro storia. Ma allo stesso tempo, era importante che il processo creativo fosse libero e indipendente. Le famiglie infatti non hanno avuto modo di visionare in anteprima la sceneggiatura".

La realizzazione

IL VIAGGIO ha avuto un'evoluzione molto rapida. Il produttore Piers Tempest racconta: "Fin dal principio abbiamo voluto evitare che il film diventasse il racconto di una storia locale di poco conto. Volevamo che il film fosse interessante per un pubblico internazionale. Tendendo a mente questo, abbiamo contattato la compagnia americana IM Global, che è diventata il maggiore finanziatore del progetto assieme a Northern Ireland Screen e LipSync. La scelta di collaborare con una compagnia con base a Los Angeles ci ha permesso di pensare costantemente a un pubblico di riferimento che fosse globale".
Tempest prosegue affermando: "Il nostro Direttore della Fotografia, Greg Gardiner, ha lavorato in grandi produzioni hollywoodiane e ha portato sul set il suo bagaglio di esperienze, affiancandolo a una visione fresca al progetto ma senza tralasciare l'aspetto commerciale della pellicola".
IL VIAGGIO – THE JOURNEY si sviluppa principalmente nell'abitacolo di una macchina in viaggio da St. Andrews all'Aeroporto di Edimburgo. "Questo stratagemma allontana il senso di claustrofobia che la storia implicherebbe, consentendo allo stesso tempo lo sviluppo di un road-movie politico", afferma Nick Hamm. "Abbiamo deciso di non lasciarci spaventare e influenzare dalla prevalenza di scene ambientate all'interno del veicolo, ma di sfruttare questo fatto a nostro favore. Greg Gardiner e io abbiamo discusso molto e alla fine abbiamo deciso di non utilizzare alcun artificio digitale, come il green screen o la back-projection. Abbiamo girato per la strada creando uno studio cinematografico mobile, un piccolo microcosmo cinematografico".

Ritorno alle origini

Nonostante il film sia tecnicamente ambientato in Scozia, IL VIAGGIO – THE JOURNEY è stato girato in Irlanda del Nord. Piers Tempest racconta: "Si tratta per me del quarto film girato in Irlanda del Nord, è un luogo che amo molto. Trattandosi di una storia profondamente irlandese, era fondamentale che il film fosse girato qui". Anche il produttore Mark Huffam concorda sull'importanza di girare il film qui: "E' stata una decisione voluta e supportata da molte ragioni. In primo luogo abbiamo voluto dare supporto all'industria locale e promuovere l'Irlanda del Nord, e devo dire che ha funzionato abbastanza bene. Sarebbe stato un peccato non girare qui il film, considerando anche la ricchezza culturale e storica del luogo. Era giusto e aveva senso che venisse fatto qui".

Timothy Spall
Ian Paisley

Tra le prime apparizioni di Timothy Spall troviamo Quadrophenia, anche se probabilmente era già noto al grande pubblico nella serie tv di successo "Auf Wiedersehen Pet". Spall ha all'attivo numerose collaborazioni, da Mike Leigh (Turner, con cui ha vinto il premio come Migliore Attore a Cannes 2014, Dolce è la vita, Segreti e bugie e molti altri) a Bertolucci (Il tè nel deserto) e alla serie cinematografica di Harry Potter; ha inoltre preso parte, tra gli altri, ai film Cacciatore bianco, cuore nero di Clint Eastwood, Hamlet di Kenneth Branagh, Il discorso del Re di Tom Hooper, Vanilla Sky di Cameron Crowe.

Quale è stata la sua prima impressione sul film IL VIAGGIO – THE JOURNEY?
Si tratta di un copione fantastico e di un'interessante ricostruzione dei punti di vista dei due protagonisti e del loro avvicinamento. Tutti sappiamo che rappresentavano due fazioni totalmente opposte, ma non eravamo a conoscenza delle complicazioni personali e non che vi erano dietro la questione. In un certo senso, la bellezza di quest'opera consiste proprio nel fatto che siamo tutti all'oscuro di cosa sia accaduto in realtà.  Ho letto molto sul tema e credo che questa sia una brillante ricostruzione di ciò che probabilmente è accaduto. Il compito dell'attore è di cercare di fare del suo meglio e dare vita al tuo personaggio.

Ha fatto molte ricerche su Ian Paisley?
Certo – su internet trovi tutto quello che ti serve. Ho visto interviste, documentari, l'ho osservato nei filmati girati durante le sue prediche nelle chiese e durante i dibattiti politici. Ho cercato di mettere tutti questi elementi insieme per arrivare a capire chi realmente fosse Ian.  Per me è stato un esercizio entusiasmante. L'importante è che alla fine siamo riusciti a raccontare la storia nel miglior modo possibile, lo scopo non era fare sì che il pubblico si chiedesse se si trattava o meno di vita reale. Ci auguriamo di avere fatto del nostro meglio e che il pubblico creda alla nostra interpretazione.

E' stato difficile impersonare un personaggio noto?
Ha reso il mio compito più prestigioso e di valore, tutti sapevano come era e che aspetto aveva. Certamente ho sentito la pressione dell'opinione che avrebbe avuto la gente vedendomi. Si tratta di un personaggio iconico.

Che opinione aveva della relazione tra Paisley e McGuinness prima che ottenesse il ruolo?
Come molte persone, mi ero informato e avevo raccolto pareri e opinioni da entrambe le fazioni. Come per tutte le cose, conosci solo ciò che sai. Ma quando invecchi capisci che la realtà è molto più complessa. 

E' stato difficile trovare un equilibrio tra dramma e commedia?
A volte le cose più difficili sono quelle più appaganti. Spesso la commedia è insita nella tragedia; il modo in cui le persone si comportano non è mai prevedibile, non ci troviamo in un mondo ideale. Spesso quando le persone parlano e affrontano cose che appaiono pericolose, vi è sempre uno strano senso dell'umorismo dietro. Bisogna stare molto attenti in questo caso perché si tratta di un argomento delicato, le persone potrebbero non trovarci nulla di divertente. Non dimentichiamo che qui si parla anche di terribili massacri perpetrati in passato. La vita umana è un miscuglio di momenti comici e tragici. Un dramma ben fatto li racchiude entrambi. Non si tratta di certo di una comicità farsesca ma piuttosto di un umorismo insito nelle profondità dell'essere umano.

Cosa crede che penserebbe Paisley del ritratto che ha fatto di lui?
Credo che negli ultimi anni ci sia una tendenza molto forte e un interesse crescente verso le biografie e i fatti realmente accaduti, pensiamo ad esempio al film Steve Jobs. Non so cosa potrebbe pensare Paisley del lavoro che ho fatto; ma posso affermare che ho cercato di attingere il più possibile all'uomo vero e di concentrarmi per capire le sue ragioni, piuttosto che sull'impersonare il personaggio. Paisley ha vissuto una vita lunga e ricca di eventi. Era un uomo di fede integro nelle sue convinzioni – che spesso non riscuotevano il consenso di molti. Il compito principale di un attore è cercare di capire la persona e l'essere umano dietro al personaggio, cercare di appropriarsene e diventare quella persona.

Pensa che i due personaggi principali si assomiglino, in fondo?
A grandi linee sì, penso abbiamo dei punti in comune. Credo che la sceneggiatura enfatizzi nel modo migliore questo aspetto, sottolineando come il problema alla base tra i due sia l'irremovibile fede di entrambi nelle loro convinzioni. Se c'è qualcuno a cui può essere rinfacciato il troppo coraggio e testardaggine nel portare avanti le proprie convinzioni, beh quella persona è certamente Ian Paisley. Certamente è stato un uomo fedele ai suoi principi, sebbene questi abbiano causato non pochi dissensi e problemi. Ma sono convinto che fosse consapevole delle sue azione e pronto a combattere per far valere i propri ideali. Credo che Paisley riconoscesse questa caratteristica anche nel suo avversario. Non avrei potuto prendere parte al film se avessi pensato che in qualche modo fosse manipolatorio o di parte. Credo invece che sia estremamente equilibrato e che indaghi in modo approfondito entrambe le parti in gioco. La sceneggiatura espone tutti i fatti e chiarisce la situazione, poi la decisione finale spetta allo spettatore. Sono due uomini di carattere che hanno le loro fragilità, e questo è molto interessante. L'unica certezza è che si sono trovati e sono riusciti a instaurare una genuina relazione di amicizia. La stretta connessione tra i due, a livello politico ma anche personale, appare evidente se osservi il filmato in cui McGuinness viene informato della notizia della scomparsa di Paisley.

Aveva già lavorato con Nick Hamm prima di questo film?
No, è la prima volta e devo dire che si è dimostrato molto appassionato. Si tratta di un progetto estremamente personale a cui teneva molto. Lo ringrazio per avermi fatto vivere un'esperienza così straordinaria.

 

Colm Meaney
Martin McGuinness

Colm Meaney ha alle spalle una lunga e brillante carriera, ha interpretato numerosi personaggi tra cui Don Revie in Il maledetto United, Chief O'Brien in Star Trek: Deep Space Nine, ma anche The Dead – Gente di Dublino, Tir-na-nog – È vietato portare cavalli in città, The Pusher, Con Air, L'Ultimo dei mohicani, The Commitments, Due sulla strada e The Snapper.

Qual è stata la sua prima impressione sul film IL VIAGGIO – THE JOURNEY?
Quando mi è stato inviato il copione ho temuto che si trattasse di un arido racconto di politica. Invece leggendo la sceneggiatura sono stato sorpreso e felice nel rendermi conto che invece avevo a che fare con un film drammatico, ironico e geniale.  Ho letto il copione tutto d'un fiato, ed è raro che accada. E' avvincente e l'espediente narrativo utilizzato da Colin Bateman per raccontare la storia è davvero ingegnoso. Riesce a intervallare i momenti che si svolgono all'interno della vettura con il punto di osservazione dalla base dei Primi Ministri irlandese e britannico. Il film racconta anche un'incredibile storia umana. È una pellicola che racchiude dramma, tensione, ironia e umanità.

Conosceva già il personaggio di Martin McGuinness?
Negli anni ho seguito abbastanza da vicino le vicende dell'Irlanda del Nord, anche se non ho vissuto lì per molto tempo. Ho ovviamente seguito le trattative per l'Accordo di Pace e sapevo molte cose su Martin. Una volta l'ho anche incontrato, ho sostenuto la sua candidatura alle presidenziali del 2011 e ci siamo incontrati durante un suo comizio elettorale. Ho deciso però di non contattare Martin in vista della preparazione per il film. Credo sia stato meglio così. Quando sei un attore e devi interpretare una reale, devi restare obiettivo e mantenere un approccio distaccato. Credo che anche Martin non avrebbe voluto influenzarci in nessun modo. Martin è un uomo molto intelligente, avrebbe rispettato il nostro processo creativo e non avrebbe voluto intervenire sul nostro modo di creare questa storia di finzione.

Qual è il suo approccio al personaggio quando si trova ad interpretare una persona reale?
Siccome tutti conosciamo il loro aspetto e il loro modo di parlare c'è la difficoltà aggiuntiva di dover riprodurne le sembianze e la voce. In questo film interpreto una figura reale e iconica, ma che in questo caso si muove all'interno di una storia di finzione. Se in una storia di finzione devi interpretare un fabbro, devi imparare a fare il fabbro. Accade lo stesso con i personaggi provenienti dalla vita reale.

Il film miscela sapientemente dramma e commedia, vero?
C'è una grande tradizione nella letteratura irlandese – fin dai tempi di Sean O'Casey si narra di eventi tragici. Ciò nonostante vi si trova un grande senso dell'umorismo. La sceneggiatura di questo film segue esattamente questo schema. Ci sono stati momenti in cui ho riso molto, spero che anche il pubblico possa fare lo stesso.

Crede che ci sia un messaggio in IL VIAGGIO – THE JOURNEY?
Forse che anche le personalità che sembrano più inconciliabili posso trovare un punto d'incontro. Ho letto un libro che parla degli accordi di Camp David, e vi ho trovato dei punti in comune. Non crederesti mai che queste due persone possano stare insieme nella stessa stanza. Spero che questo film convinca gli spettatori che c'è sempre una soluzione per andare oltre, c'è sempre una speranza. E, soprattutto, che anche due nemici devono avere un dialogo civile.

Aveva già lavorato con Timothy Spall, vero?
Sì, avevamo lavorato insieme nel film Il maledetto United dove io interpretavo Don Revie e Tim interpretava Peter Taylor. Avevamo un paio di scene insieme, ma per la maggior parte del tempo eravamo separati. È stato un piacere, grazie a questo film, poter lavorare con lui più da vicino. Timothy è un attore straordinario, lo dimostrano tutti i suoi lavori. Durante le prime due settimane di riprese ci siamo trovati a passare moltissimo tempo fianco a fianco in spazi ristretti e in questo modo abbiamo trovato un nostro ritmo. Siamo diventati quasi dipendenti l'uno dall'altro.

Ha mai considerato di intraprendere la carriera politica?
Mi è stato suggerito diverse volte. Mi interesso di politica ma non partecipo direttamente. Ma una volta ho sentito mia madre parlare con mio padre di quello che io ei miei quattro fratelli facciamo nella vita. Mio padre disse che perlomeno non eravamo entrati in politica. Credo che entrambi lo considerassero un destino peggiore della morte!

 

Freddie Highmore
Jack l'autista

Come è arrivato a IL VIAGGIO – THE JOURNEY? 
Quando mi hanno scritturato, Tim e Colm avevano già preso parte al progetto, ho colto quindi al volo l'opportunità di lavorare con questi incredibili attori. La sceneggiatura di Colin mi ha catturato da subito. Il mio personaggio ha una doppia identità ed è stato divertente da interpretare. Interpreto un giovane agente del governo comprensibilmente nervoso perché gli è stato affidato un incarico molto importante, ma deve rilassarsi e convincere i suoi due speciali passeggeri che è una persona molto diversa da come è in realtà. 

Ha fatto delle ricerche riguardo il processo di pace di cui parla il film?
Sì, certo. 'Great Hatred, Little Room' è un ottimo libro di Jonathan Powell che era presente e ha collaborato ai negoziati che hanno portato all'Accordo del Venerdì Santo. Sebbene il racconto di Colin ambientato all'interno di una vettura sia un racconto di finzione, moltissimi aspetti sono ripresi dalla realtà. Nessuno sa come, ma questi due acerrimi nemici hanno trovato un modo per andare d'accordo e fare un passo avanti verso il raggiungimento della pace tra le loro due comunità.

Per la maggior parte del tempo è seduto all'interno della vettura, si è sentito isolato come attore?
Nei panni del mio personaggio sì, ma non in quanto attore. Sia Timothy che Colm sono persone generose e grandi professionisti. Erano sempre sul set e ripetevano in continuazione le loro scene anche mentre la telecamera non li riprendeva per farmi capire come comportarmi anche quando in realtà non avevo battute in scena. Quando guardavo nello specchietto retrovisore vedevo Ian Paisley e Martin McGuiness: entrambi affascinanti e spaventosi. Anche John Hurt, che interpreta il mio capo in IL VIAGGIO – THE JOURNEY, è stato molto generoso con me tanto da registrare le sue battute ancor prima di girare in modo che io potessi utilizzarle all'interno della macchina per le nostre conversazioni.

Le piacerebbe essere un agente sotto copertura?
Vere sparatorie e situazioni pericolose? Non so se vorrei essere un agente sotto copertura, può sembrare eccitante ma credo non faccia per me, grazie! Inoltre essere apparso sugli schermi non credo sia stata una mossa brillante se avessi voluto davvero diventare una spia. Spesso le persone mi prendono in giro perché sono iscritto all'Università di Cambridge alla stessa facoltà seguita da James Bond. Comunque, mi è stato detto che avere un diploma in Arabo e Spagnolo e saper parlare fluentemente francese sono alcune delle qualifiche più ricercate dai servizi d'intelligenza. Quindi forse io lavoro davvero per il MI5 (Military Intelligence, Sezione 5) e la carriera di attore è in realtà solo una copertura!

 

John Hurt
Harry Patterson

Ha fatto delle ricerce per interpretare questo ruolo?
Non ho fatto alcuna ricerca. Mi sono limitato a leggere la sceneggiatura… è l'unica cosa che credo sia davvero importante. Ho letto la sceneggiatura numerose volte. Il resto è stato puro esercizio creativo. Ho sempre fatto così. Non sono una persona che fa ricerche.

Si era interessato al processo di pace a suo tempo?
Avrei dovuto essere una persona estremamente indifferente e superficiale se la questione non mi avesse interessato. Credo che tutti in Gran Bretagna e nella Repubblica d'Irlanda lo abbiano seguito con interesse. Si è trattato di una questione spinosa che ha avuto ripercussioni su tutti quanti.

Quale crede che sia stato il risultato ottenuto da Ian Paisley e Martin McGuinness?
Le loro prese di posizione e le loro azioni hanno causato per molti anni sofferenza e angoscia nel paese. Sembrava non ci fosse soluzione a causa del loro atteggiamento inflessibile. Successivamente invece ecco che accade questa incredibile inversione di marcia, la svolta.  La gente ha iniziato a soprannominarli i "Chuckle Brothers" per l'eccezionalità di quell'evento. Tutti si domandavano cosa poteva essere accaduto in così poco tempo.

Si tratta di un film di finzione tuttavia, non è vero?
Sì, ma ho veramente amato da subito la sceneggiatura per l'interessante argomento che tratta. Ci saranno sempre discussioni circa la sua veridicità o meno in quanto si tratta dell'idea che uno scrittore si è fatto di quanto potrebbe essere accaduto. Non possiamo sapere se in un modo o nell'altro il racconto si avvicina alla realtà. Questo aspetto fa parte del progetto. Nessuno sa cosa si dissero a parte Martin McGuinness, e questo non ha nessuna intenzione di rivelarlo! Rimane comunque un incredibile interpretazione immaginaria degli eventi.

È la prima volta che ha girato a Belfast?
Non credo di avere mai girato in città Belfast, ma l'ho visitata spesso negli anni per ragioni personali e sociali. Belfast è una città fantastica!

 

Toby Stephens
Tony Blair

Cosa l'ha spinta a prendere parte a IL VIAGGIO – THE JOURNEY?
Di sicuro non aspiravo ad avere il ruolo di Tony Blair. Mi è piaciuta molto la sceneggiatura – a tratti comica e a tratti seria.

Ha fatto ricerche su Blair prima di iniziare le riprese?
Ho guardato discorsi e interviste in cui si trovava sotto pressione e ho potuto osservare quanto fosse abile nel tirarsi fuori da situazioni estremamente delicate.  Non volevo però farne un'imitazione. E' necessario richiamare il personaggio che interpreti – ma io non sono un imitatore, sono un attore. Detto ciò, c'erano alcuni gesti tipici che ho voluto mantenere. Su di lui ho lavorato molto sul suo modo di muovere le mani e il suo modo di tipico di parlare. Ma si tratta più di un filtro che aggiungi alla tua interpretazione piuttosto che un fattore dominante.

Era a conoscenza dei fatti narrati nel film?
Sì, sono fatti interconnessi alla politica inglese ed estremamente importanti. Sono cresciuto a Londra ed ero a conoscenza della gravità della situazione e del desiderio di tutti che si arrivasse a una soluzione. Avevo un concreto interesse per la questione.

Cosa ne pensa del modo in cui gli eventi sono narrati nella sceneggiatura?
Si tratta di un distillato di una storia molto articolata e che coinvolge protagonisti altrettanto complessi. In un'ora e mezza devi raccontare la storia e queste personalità complicate, che hanno portato avanti difficili negoziati per un lungo periodo. Lo sceneggiatore ha saputo sottolineare l'abilità di Tony Blair in quanto brillante politico in grado di negoziare e trovare soluzioni a situazioni particolarmente difficili e complicate.

Che opinione ha di Tony Blair?
Credo che sia una persona che sa sopravvivere e adeguarsi alle situazioni come un camaleonte, anche politicamente parlando. Blair può cambiare in modo subdolo e sottile, quasi impercettibilmente e questo lo rende un grande politico. Credo che questo emerga anche dalla sceneggiatura. Non credo però che apprezzerebbe il film o la mia interpretazione, dato che si tratta di una versione degli eventi molto semplificata, inevitabilmente.

 

Nick Hamm
Regista

Da dove nasce l'idea di IL VIAGGIO – THE JOURNEY?
Per i politici dell'Irlanda del Nord vige un tacito accordo per cui i membri di partiti opposti devono viaggiare insieme durante i loro spostamenti. Credo sia un'usanza su cui riflettere: trovo affascinante l'idea di due persone che hanno passato la loro vita da rivali e che sono costrette a condividere lo stesso spazio. Avevo sentito alcune notizie sul fatto che Paisley doveva prendere un volto di ritorno da Edimburgo per festeggiare il suo 50° anniversario di matrimonio e che Mc Guinness aveva deciso di accompagnarlo nel viaggio di ritorno. Questo fatto mi ha incuriosito molto.

Il resto del film invece è pura finzione?
Ci sono diversi racconti su come sia andata davvero e su cosa si siano detti… Ma avranno davvero parlato poi? La moglie e il figlio di Paisley erano sullo stesso volo. Ma questo dettaglio alla fine non è così importante. La mia sfida era prendere questa idea e trasformarla in  una narrazione filmica. Due acerrimi nemici costretti a condividere uno spazio angusto e a sopportarsi per tutto il viaggio di ritorno. Alle prese con banali compromessi come lasciare aperto o chiuso il finestrino, tenere la musica spenta o accesa, chiedere di fermare la macchina per andare alla toilette! Il senso del film risiede principalmente in questo: l'idea che la guerra spinge verso gravi conflitti e conseguenze terribili, mentre in realtà il vero eroismo risiede nell'imparare a venire a compromessi e a vivere rispettando chi ci sta accanto.

Quale credi che sarà la reazione del pubblico?
Spero che il pubblico abbia una mentalità aperta. Il film affonda le sue radici in una storia di violenza e rivolte civili, ma il suo scopo ultimo è la celebrazione della pace. Il film non si nasconde dietro a intense sequenze di scene d'azione o affetti speciali; tutt'altro, si tratta un'opera coinvolgente e che invita a riflettere sulla storia di due nemici che riescono a trovare un modo per comunicare e relazionarsi per il bene dell'Irlanda del Nord.   

Chi è il vero protagonista del film?

Io credo che lo siano entrambi. McGuinness e Paisley hanno lo stesso peso all'interno del film, nonostante le loro posizioni diametralmente opposte. Paisley, quello reale, era per molti versi un demagogo con un enorme seguito.  Ma nel film lo vediamo alle prese con un'altra fase della sua vita, in cui ha un atteggiamento più passivo nei confronti dei negoziati di pace e dei tentativi di McGuinness di impegnarsi in questi ultimi. Di McGuinness, al contrario, viene sottolineato il lato della personalità più freddo e calcolatore. Nel film McGuinness assume un ruolo attivo, incoraggiando passo dopo passo il nemico verso la riconciliazione.  

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