Poster Una doppia verità

Una doppia verità (2016)

The Whole Truth
Locandina Una doppia verità
Una doppia verità (The Whole Truth) è un film del 2016 prodotto in USA, di genere Crimine e Drammatico diretto da Courtney Hunt. Il film dura circa 94 minuti. Il cast include Keanu Reeves, Renée Zellweger, Jim Belushi, Gugu Mbatha-Raw, Gabriel Basso. In Italia, esce al cinema giovedì 15 Giugno 2017 distribuito da Videa-CDE. Al Box Office italiano ha incassato circa 405454 euro.

Mike Lassiter (Gabriel Basso), ragazzo adolescente, uccide il padre violento (James Belushi). Un caso facile, un colpevole già scritto per tutti, ma non per l’ostinato avvocato difensore Richard Ramsey (Keanu Reeves), che ha promesso alla madre (Renée Zellweger) di scagionare suo figlio. Dopo l’omicidio il giovane Mike decide di trincerarsi in un silenzio ostinato, non rispondendo ad alcuna domanda, dopo aver detto in prima battuta “andava fatto tanto tempo fa”. Un’apparente ammissione di colpa che non convince però Ramsey, intenzionato a portare alla luce la verità a qualunque costo. In un gioco di depistaggi e colpi di scena, si muovono testimoni non affidabili e personaggi ambigui, accompagnando lo spettatore in un labirinto di menzogne per un processo che si trasforma, passo dopo passo, in un’adrenalinica corsa contro il tempo. Ma se tutti mentono, qual è la verità?

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 15 Giugno 2017
Uscita in Italia: 15/06/2017
Data di Uscita USA: venerdì 21 Ottobre 2016
Prima Uscita: 21/10/2016 (USA)
Genere: Crimine, Drammatico, Mistero
Nazione: USA - 2016
Durata: 94 minuti
Formato: Colore
Produzione: PalmStar Media, Atlas Entertainment (in associazione con), Likely Story (in associazione con), Merced Media Partners (in associazione con), PalmStar Media, Whole Truth Productions
Distribuzione: Videa-CDE
Box Office: Italia: 405.454 euro

Cast e personaggi

Regia: Courtney Hunt

Cast Artistico e Ruoli:

Recensioni redazione

Una doppia verità, Recensione
Una doppia verità, Recensione
Matilde Capozio, voto 5/10
Insolito legal thriller con Keanu Reeves e Renèe Zellweger che, nonostante qualche colpo di scena, non convince del tutto.

Immagini

[Schermo Intero]

Dichiarazioni della Regista

Agli avvocati della difesa viene spesso chiesto come facciano a rappresentare qualcuno che è colpevole. La risposta standard è che la Costituzione garantisce all’imputato la presunzione di innocenza ed è compito dello stato dimostrarne la colpevolezza.

Tuttavia, avendo assistito a molti processi penali, ho osservato che agli avvocati difensori hanno una sorta di “difetto” caratteriale che consente loro di sopportare l’eccessiva disonestà per il bene di un altro. E se da un lato questo può essere visto come un atto di grande altruismo, dall’altro è una forma di illusione.

La stragrande maggioranza degli imputati mente su qualcosa, se non sul fatto di essere colpevoli, sicuramente lo faranno sul loro grado di coinvolgimento. Così l’avvocato difensore deve accettare di subire volontariamente una sorta di lavaggio del cervello. Avvocato e cliente devono essere uniti e procedere in modo compatto affinché la versione dell’imputato arrivi alla giuria in modo efficace. L’avvocato deve sospendere il buon senso e il pensiero razionale per poter difendere l’imputato in modo appropriato.

Ciò che ha suscitato il mio interesse in UNA DOPPIA VERITÀ è stata la possibilità di considerare il punto di vista di un avvocato difensore in un caso in cui l’imputato si rifiuta di parlare e, così facendo, lo costringe a indagare ancor più profondamente nella mente del suo cliente poiché non solo rappresenta la sua voce in aula, ma anche l’unica a parlare in sua difesa.

Ogni assassino uccide per un motivo. Un soldato non è colpevole di omicidio quando uccide il nemico in guerra, ma chi può dire effettivamente che una famiglia non possa diventare un campo di battaglia con il nemico che vive sotto lo stesso tetto?

Ho ambientato il film a New Orleans per la sua reputazione in ambito procedurale della fase preliminare dei processi penali in cui dovrebbero essere resi noti gli elementi probatori e per la tipica frase di cui si sente parlare spesso: trial by ambush (letteralmente “processo da imboscata”, un processo in cui le parti non sono messe a conoscenza, in fase preliminare, di tutte le prove e di tutti i testimoni dell’altra parte in causa).
Courtney Hunt

La Produzione

Forse non c’è cosa più forte e sensazionale della ricerca della verità. È una ricerca che sentiamo innata, che crea valore e che ci indica la direzione da seguire. Ci è stato insegnato che “la verità rende liberi” e che l’ultimo metro di giudizio per le persone è se possono o no essere considerate “vere” o “autentiche”.
La verità è di fondamentale importanza per i vari generi di narrazione giudiziaria. Dall’auto-esame di EDIPO, alle beghe finanziarie de IL MERCANTE DI VENEZIA, all’abuso di potere de IL CROGIUOLO, alle delibere de LA PAROLA AI GIURATI, alle pratiche procedurali della serie LAW AND ORDER – I DUE VOLTI DELLA GIUSTIZIA (spin-off inclusi), le storie giudiziarie uniscono personaggi e pubblico in un emozionante doppio legame mentre si svolgono le due storie. Nel presente veniamo a conoscenza delle testimonianze giurate degli esperti, dei testimoni, delle vittime e degli accusati, che costituiscono nuovi tasselli del caso; allo stesso tempo, vengono ricostruiti i fatti accaduti nel passato e, mettendo insieme i pezzi, risolviamo il mistero. Il racconto del processo riflette la domanda principale: “chi è stato?” Mentre scopriamo cos’è successo nel passato, la tensione cresce nel presente facendoci chiedere: “Come faremo a giudicare che cos’è successo? È colpevole o innocente? Libertà o reclusione? Misericordia o punizione? Giustizia o legge?
Scritto da Rafael Jackson e diretto da Courtney Hunt, UNA DOPPIA VERITÀ rivisita il legal drama e amplifica la tensione tra un atto di violenza quasi inimmaginabile e il caso giudiziario di alto profilo che ne deriva. L’imputato è Mike Lassiter (interpretato da Gabriel Basso), un adolescente che viene trovato vicino al cadavere del padre Boone (Jim Belushi) accoltellato a morte. Mike confessa l’omicidio e viene arrestato, poi si chiude nel silenzio. Il suo avvocato Robert Ramsey (Keanu Reeves) è un amico della vittima, incaricato di convincere la giuria dell’innocenza del suo cliente nonostante il ragazzo si rifiuti di parlare e di fornire spiegazioni. Loretta (Renée Zellweger), moglie della vittima e madre del presunto colpevole, assiste a tale inimmaginabile tragedia incapace di elaborarla.
Mentre i testimoni vengono chiamati a deporre, l’avvocato Ramsey tollera a fatica la presenza di una nuova collega, Janelle (Gugu Mbatha-Raw), che si fa in quattro per tenere il passo con i complicati procedimenti giudiziari. Nuove prove iniziano a indebolire la difesa già traballante di Ramsey. Chi era veramente Boone Lassiter? Quanti nemici si era fatto nella sua vita professionale e personale? Sono tutti aspetti che iniziano ad indicare che la confessione e il silenzio di Mike siano esattamente ciò che sembrano. Mentre Ramsey e Janelle scoprono i segreti che la famiglia Lassiter preferirebbe tener nascosti, la storia prende una piega verso una conclusione in cui la verità e la legge potrebbero non coincidere. “È una storia brillantemente costruita,” dice il produttore Anthony Bregman. “Cosa pensare di chi ha ucciso Boone dipende da quanto si è coinvolti nella storia e mettendo continuamente in dubbio ciò che si pensa di sapere. La sceneggiatura è sempre un passo avanti. Personalmente non sono riuscito a intuire il finale fino alla fine.”
Il segreto alla base dell’efficacia di UNA DOPPIA VERITÀ ha origine da una conversazione tra il produttore esecutivo Nicholas Kazan, il produttore Elon Dershowitz e il padre di quest’ultimo, Alan Dershowitz, noto avvocato e teorico di diritto. I Dershowitz avevano precedentemente lavorato insieme nel film IL MISTERO VON BULOW, la storia del milionario Claus von Bulow accusato di aver ucciso sua moglie (Dershowitz padre, interpretato da Ron Silver nel film, era stato l’avvocato difensore di von Bulow). L’appassionante dramma giudiziario, per il quale Jeremy Irons ha vinto un Oscar® come Miglior Attore, ha segnato l’inizio della produttiva collaborazione professionale tra Elon Dershowitz e Kazan, i quali lavorarono nuovamente insieme nei film INCUBO D’AMORE (diretto da Kazan e interpretato da James Spader) e IL TOCCO DEL MALE di Gregory Hoblit con Denzel Washington.
Elon Dershowitz ricorda un’osservazione fatta dal padre una ventina d’anni prima mentre stavano discutendo di un altro progetto. “Ha detto: ‘tutti mentono alla sbarra,'” come spiega Dershowitz. “Abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto basato su un processo in cui, ognuno per qualche motivo – umiliazione, coinvolgimento personale, abnegazione – aveva qualche forte motivazione per mentire.” Le possibilità erano interessanti: cosa sarebbe accaduto se in un caso giudiziario nessuna delle storie raccontate alla sbarra fossero del tutto vere? Se ogni nuova risposta non facesse altro che portare domande ancora più inquietanti o inattese? “Alla fine abbiamo realizzato che c’era davvero solo un modo per farlo funzionare”, conclude Dershowitz. “Ma non possiamo rivelare dei colpi di scena prima che il film venga visto. Nessuno riuscirà ad indovinarli.”
La complessità delle diverse verità e la serie delle rivelazioni inaspettate sono stati i punti di forza della sceneggiatura che hanno conquistato immediatamente la regista Courtney Hunt. Citando film come il leggendario RASHOMON di Akira Kurosawa, così come altri film a tema giudiziario, Hunt dice: “Credo ci sia una sola verità oggettiva nella storia, ma ne otteniamo cinque versioni diverse.” La regista è stata inoltre attratta dalla come i personaggi vengono rivelati, dato che quello che i testimoni dicono alla sbarra spesso non corrisponde a ciò che è realmente accaduto. “È così interessante trovare persone che di norma sono oneste ma che, per qualche motivo, si trovano a dover mentire sul banco dei testimoni. Non c’è nient’altro che la verità che chiede di essere svelata, si cerca di trovarla senza mai arrivarci realmente. Questo è ciò di cui parla il film, la ricerca della verità.”
Anthony Bregman sottolinea che il film è molto più dell’ostinata ricerca della verità – è anche un indagare il modo in cui definiamo la giustizia, sia dal punto di vista legale che morale. “La giustizia in questo film è come una jambalaya, una sorta di stufato composto da diverse ragioni, motivazioni e realtà. Scopriamo che ciò che è giustizia in una situazione non lo è in un’altra. Il film indaga proprio fino a che punto il sistema legale può riuscire a garantire la giustizia, e ciò che dovremmo fare oltre a questo.”
Per far sì che la sceneggiatura fosse ben strutturata, è stata fondamentale l’attenzione al dettaglio, aspetto molto importante per Dershowitz e Kazan. Dershowitz ammette: “È utile avere in rubrica il numero di un professore di legge di Harvard”, riferendosi alle sempre produttive chiacchierate con suo padre, estremamente utili sia per chiarimenti sulla terminologia che sulle procedure legali. “La procedura legale è fondamentale nella trama”, dice Bregman. “Abbiamo sottoposto la sceneggiatura a diversi giudici, avvocati ed esperti legali, e noi stessi ci siamo affidati ad un gran numero di avvocati per essere sicuri di fare tutto nel modo giusto.” Il livello di precisione e attenzione al dettaglio non è stato perseguito solo per gli addetti ai lavori o per gli esperti che potevano essere tra il pubblico, dice Courtney Hunt. “Oramai in TV si sono visti così tanti casi giudiziari e il pubblico è diventato esperto in materia. Non siamo più ai tempi di Perry Mason. Per coinvolgere davvero il pubblico era necessario affrontare le questioni più complicate del processo e del dietro le quinte.”

La stessa Hunt ha una laurea in legge ed è sposata con un avvocato. Ma oltre a quella competenza tecnica, ha abbastanza esperienza per comprendere le sfumature dei casi giudiziari, perseguibile solo attraverso l’osservazione diretta. “La forza della storia non è solamente in aula, ma la circonda. Voglio che il pubblico segua il punto di vista dell’avvocato nel momento in cui il processo esce dal suo controllo. Mi piace l’idea di un avvocato che deve far fronte ad un intoppo, che sta perdendo il suo caso e deve lottare per fare il suo lavoro al meglio. Hai la vita di qualcuno altro nelle tue mani, e devi far di tutto per trovare la verità.”
Tale livello di attenzione al dettaglio ha modificato anche l’ambientazione del film spostandola da Boston, dove Jackson aveva originariamente ambientato la storia, a New Orleans. “È stata una bella coincidenza”, dice Anthony Bregman. “La procedura legale e le dinamiche dei tribunali di New Orleans sono assolutamente in linea con il tono della storia e la nuova atmosfera ha contribuito a darle ancora più senso. Anche il nome del personaggio, Boone Lassiter, suonava come il nome di un uomo d’affari di New Orleans.”
“Gli accenti degli ufficiali giudiziari, la presenza di così tante storie e culture creano un’atmosfera che rappresenta veramente un luogo preciso, e mi piace lavorare partendo dalla location,” dice Courtney Hunt che, nel suo film candidato all’Oscar® FROZEN RIVER – FIUME DI GHIACCIO, aveva reso in modo efficace e realistico una gelida città al confine tra Canada e Stati Uniti. Girare sul posto ha implicato anche girare in un vero tribunale della Louisiana, appena fuori New Orleans. “Non riesco a immaginare le riprese altrove,” continua la Hunt. “La qualità della luce, il modo in cui colpisce le pareti del palazzo di giustizia, non avremmo mai potuto riprodurlo in un teatro di posa.” Persino la leggendaria umidità della regione è un bene, anche se a volte disagevole: “L’aria, i temporali, l’essere circondati dal golfo permettono di conferire quel senso di pesantezza di tutti i personaggi.”
La trama complessa, nonché i personaggi che si rivelano sia attraverso le menzogne che attraverso la verità, ha attratto gli attori che hanno intuito la precisione tecnica e il grande spessore richiesto da un film come questo. Elemento centrale del film, sia per le scene in aula che per lo sforzo disperato di mantenere unita la famiglia di un amico nel bel mezzo di una tragedia, è Keanu Reeves nel ruolo di Ramsey. “Si è immerso totalmente nel ruolo”, dice Courtney Hunt. “Dal momento in cui è entrato a far parte del progetto, si è completamente trasformato in un avvocato, comprendendo pienamente il nervosismo e la paura derivante dalla responsabilità di gestire un grande caso.”  Bregman aggiunge: “Keanu ha speso davvero tanto tempo ad osservare e parlare con veri avvocati nelle aule dei tribunali.”
Il premio Oscar® Renée Zellweger è stata la prima scelta di Courtney Hunt quando ha letto la parte di Loretta Lassiter. “Non ho mai pensato a nessun’altra”, afferma la regista. Nativa del Texas, Reneé Zellweger ha una comprensione innata di come una donna del sud si rapporti ad un marito oppressivo e, inoltre, l’attrice ha compreso la necessità di rendere il personaggio di Loretta più complesso, vero e triste, evolvendosi e svelando nuovi aspetti di sé man mano che la storia si fa più complicata.
Un altro ruolo fondamentale è quello di Janelle, giovane avvocato che fa parte del team legale di Mike. Poiché non ha alcun coinvolgimento con i segreti della famiglia Lassiter, Janelle rappresenta per molti aspetti gli occhi e le orecchie del pubblico. È una figura chiave nella storia, il cui istinto per la ricerca della verità e della giustizia la costringono ad agire in modi che spesso non incontrano la volontà del suo capo Ramsey. Courtney Hunt loda l’attrice Gugu Mbatha-Raw per aver saputo definire così rapidamente il suo personaggio facendolo diventare una forte presenza nel film, nonostante la sua posizione di “estranea”. “In un certo senso è un vantaggio avere un attore che il pubblico non conosce bene. Ci si può identificare in Janelle e concepire la storia attraverso il suo punto di vista. Gugu è un’attrice di grande talento che comprende la necessità di guidare il pubblico attraverso i vari livelli della storia.”
Anche il ruolo di Mike Lassiter è stato una sfida, dato che durante lo svolgimento del processo rimane sempre in silenzio. È un giovane intelligente che conosce la procedura legale; il silenzio di Mike è molto più di una reazione ad un trauma e per la maggior parte del film la verità può essere misurata solo attraverso i suoi silenzi e le sue reazioni represse. “La ragione per cui Mike non parla è giustificata”, spiega l’attore Gabriel Basso (THE BIG C). “È molto difficile trasmettere emozioni senza parlare, ma credo che recitare significhi proprio questo”, dice con un sorriso. Oltre a lavorare con Courtney Hunt sul suo personaggio, Basso ha anche scoperto che poteva facilmente entrare in contatto con il lato “ordinario” di Mike. “Mio padre è un avvocato, io gioco a calcio, sono un po’ introverso, mi piace molto disegnare, non dar voce ai propri sentimenti per me è una cosa naturale. Sono stato fortunato a lavorare su progetti in cui il personaggio è sorprendentemente vicino alla mia vita. Mi sono trovato molto a mio agio nel girare UNA DOPPIA VERITÀ ad eccezione di un fattore: il caldo”, dice Basso. “La temperatura è stata l’aspetto più difficile di questo film, e anche gli insetti.”

Il personaggio forse più importante viene rappresentato solamente attraverso i flashback che raccontano gli eventi che hanno portato alla morte di Boone Lassiter.  È stato l’ultimo pezzo del puzzle prima di iniziare le riprese. “Ho letto la sceneggiatura un mercoledì, ho accettato la parte venerdì, e lunedì mi trovavo già a New Orleans,” dice Jim Belushi ridendo. La scelta dell’ultimo minuto si è rivelata un qualcosa in più rispetto ai soliti ruoli di Belushi, che rivela un lato più oscuro e una notevole profondità che raramente ha avuto l’opportunità di mostrare prima d’ora sullo schermo. “Jim Belushi è un attore per cui ero disposta a lottare”, dice Courtney Hunt. “Il suo ruolo è molto oscuro. Fin dall’inizio, Jim ha capito i parametri del suo personaggio. Sul set, ovviamente, è molto divertente, ma nel film la gente cambierà l’opinione che si è fatta di lui.”
In quanto amante dei film crime e thriller, Belushi è stato conquistato dalla sceneggiatura fin dall’inizio. “Penso di essere una persona intelligente, ma questo mistero mi ha fatto mancare la terra sotto i piedi, mi ha veramente ingannato.” È stato d’aiuto il fatto che avrebbe lavorato con   Courtney Hunt, che ha un istinto infallibile per il dramma (FROZEN RIVER – FIUME DI GHIACCIO ha fatto ottenere a Melissa Leo la sua prima nomination agli Oscar®). “La cosa bella di Courtney è che lei ha occhio per ciò che è reale, veritiero”, dice Belushi. “Non c’è nulla di forzato in questo film, ed è una cosa ideale per un attore”.
Per quanto riguarda il suo personaggio, Belushi ammette che si è ispirato in parte ad un uomo del settore cinematografico che non è più tra noi, di cui non ha fatto il nome, che condivideva con Boone alcuni aspetti della personalità di bullo e prepotente, anche se poi il ruolo di Boone è andato più in profondità. “Vedo chiaramente chi è Boone. Deve avere il continuamente controllo di tutto, ama vedere le persone agitarsi, ci gode. Ha dei punti deboli, ma se li dico mi renderebbe più debole. I segreti che indeboliscono il personaggio sono miei, e il pubblico dovrà individuare da solo quali sono.” Belushi aggiunge che è fondamentale capire Boone dal punto di vista di Boone stesso e non dal punto di vista di qualcuno che cerca di giudicarlo. “Boone non pensa a se stesso come a un cattivo; io penso a lui come a una vittima,” dice Belushi, ribadendo che Boone è vittima di un atto mortale di violenza. “Io non credo di essere un uomo cattivo, penso che quello che sto facendo è sempre giusto, quindi, nella sua mente, Boone ha sempre ragione.”
Come attore, Belushi ha visto anche l’opportunità di una delle più grandi sfide per un attore. “Sono orgoglioso delle scene in cui muoio”, dice con un sorriso ricordando la sua prima morte sullo schermo in STRADE VIOLENTE di Michael Mann o quando viene colpito alla gola in THE HOLLOW POINT da Ian McShane. La morte di Boone Lassiter in UNA DOPPIA VERITÀ è un tipo di morte molto diversa. “È violenta perché molto reale, molto personale, molto sgradevole. Non è una morte di un film d’azione, ma una morte vera e propria.” Il temperamento focoso di Boone e il suo passato violento hanno implicato che molte delle scene di flashback richiedessero forti interazioni fisiche tra Belushi e gli altri coprotagonisti, che ringrazia dato il suo fisico imponente. “È una tale gioia lavorare con professionisti che si impegnano e non si preoccupano di farsi male o di sembrare deboli. Ogni volta che c’è una scena potenzialmente difficile, l’imbarazzo scompare in 10 secondi.” A titolo di esempio cita Reneé Zellweger e Keanu Reeves. “Abbiamo visto il loro primo giorno di riprese. Keanu è un grande attore e Renée è semplicemente una maestra in fatto di recitazione, rischiano tutto. Hanno dato il ritmo al film fin da quel primo giorno.”
Sia il cast che la troupe ricordano l’importante aiuto e la collaborazione che hanno ricevuto dal team di produzione di New Orleans e dalle associazioni e organizzazioni locali che hanno reso le riprese de UNA DOPPIA VERITÀ inaspettatamente “divertenti”, almeno per quanto possa esserlo fare un film su un omicidio efferato. “Sono nato a Boston e devo ammettere che in un primo momento ero un po’ deluso di non girare nella mia città, perché non l’avevo mai fatto prima”, dice Elon Dershowitz. “Ma a parte questo, ci siamo innamorati di New Orleans. Il cibo, la musica, sarebbe folle non pensare a questa come alla città più culturale del Paese. Dietro ad ogni cosa da mangiare o musica da ascoltare c’è una storia. Ecco perché è stata la location più appropriata per questo film, proprio come la città, tutti nel film hanno una storia diversa che ha bisogno di essere ascoltata.”
Sono storie che spesso sono lontane dalla versione ufficiale raccontata in aula, aggiunge Courtney Hunt, sottolineando un ulteriore livello di intrighi tra le testimonianze in aula e i flashback. “La cosa interessante è quello che succede nelle aule o fuori sui gradini del tribunale, prima che il processo inizi ogni giorno, quella è vita reale. Abbiamo avuto la libertà di far sì che la storia si svolgesse dove sarebbe veramente accaduta.”

“Fare questo film è stata una felice sorpresa”, conclude Jim Belushi, “e il piacere si è svelato ogni giorno perché più lavoravo con Courtney, più mi sono fidato di lei e più ho potuto esplorare cose che non conoscevo, e la stessa cosa vale per Keanu e Renée. La sorpresa è proprio la gioia che abbiamo provato insieme girando questo film così drammatico.”

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