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Locandina The Wife - Vivere nell'Ombra
The Wife - Vivere nell'Ombra (The Wife) è un film del 2017 prodotto in Svezia e USA, di genere Drammatico diretto da Björn Runge. Il film dura circa 100 minuti. Il cast include Max Irons, Christian Slater, Elizabeth McGovern, Harry Lloyd, Glenn Close, Jonathan Pryce. In Italia, esce al cinema giovedì 4 Ottobre 2018 distribuito da Videa-CDE. Al Box Office italiano ha incassato circa 969704 euro.

Joan Castleman (Glenn Close) è una donna estremamente intelligente e ancora molto bella, la perfetta moglie devota. Quarant’anni passati a sacrificare il suo talento, i suoi sogni e le sue ambizioni per incoraggiare e sostenere la carriera letteraria del carismatico marito Joe (Jonathan Pryce), sopportando e giustificando con pazienza le sue numerose scappatelle. Un tacito patto su cui è stato basato il loro matrimonio fatto di compromessi che la sola Joan deve sopportare. Ma dopo tanti anni ha finalmente raggiunto il punto di rottura. Alla vigilia del Premio Nobel, conferito a Joe per la sua apprezzata produzione letteraria, Joan si trova a confrontarsi con il più grande sacrificio della sua vita.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 4 Ottobre 2018
Uscita in Italia: 04/10/2018
Data di Uscita USA: venerdì 17 Agosto 2018
Prima Uscita: 17/08/2018 (USA)
Genere: Drammatico
Nazione: Svezia, USA, UK - 2017
Durata: 100 minuti
Formato: Colore
Produzione: Tempo Productions Limited, Anonymous Content, Film i Väst (in associazione con), Meta Film, Silver Reel, Spark Film and TV
Distribuzione: Videa-CDE
Box Office: USA: 7.241.977 dollari | Italia: 969.704 euro

Passaggi in TV:
• lunedì 04 Dicembre ore 11:45 su Sky Cinema Due
• martedì 05 Dicembre ore 11:45 su Sky Cinema Due +24

Recensioni redazione

The Wife - Vivere nell'ombra, Recensione del film con Glenn Close
The Wife - Vivere nell'ombra, Recensione del film con Glenn Close
redazione, voto 6/10
Diretto da Björn Runge, adattamento dell'omonimo romanzo di Meg Wolitzer, The Wife – Vivere nell'ombra è un film che racconta una storia interessante, in grado di offrire diversi spunti di riflessione e che trova il suo punto di forza nelle eccellenti interpretazioni di Glenn Close e Jonathan Pryce. Nonostante ciò appare poco coinvolgente e abbastanza prevedibile, non risultando nel complesso del tutto riuscito.

Immagini

[Schermo Intero]

NOTA DEL REGISTA Björn Runge

Per me, questo film è come la musica; il modo in cui Glenn Close e Jonathan Pryce recitano mi fa pensare a due strumenti solisti che suonano insieme. Durante il montaggio è stato impossibile per me separare la storia dalla loro interpretazione, avevano la capacità di incorporare la sceneggiatura nella loro recitazione in un modo profondamente affascinante. Non è solo una storia plot-driven, basata sulla trama. La mia ambizione come regista è trovare il modo di lasciare liberi gli attori. Si tratta di trovare la musica della sceneggiatura, di lasciarla oscillare. Nella migliore delle ipotesi, il pubblico condividerà lo “swing” durante i momenti salienti del film

UN MATRIMONIO, UN TALENTO, UN SEGRETO:
DA ACCLAMATO ROMANZO AL GRANDE SCHERMO.

Un’avvincente storia sull’amore, sul matrimonio e sui segreti intimi si rivela in THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA, film acclamato dalla critica e diretto dal grande regista svedese Björn Runge.

Nel raccontare la storia di un lungo matrimonio basato sulla passione, sull’ambizione e su un enorme compromesso che alla fine, dopo molti anni, si spezza, in THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA troviamo un esame tenero e complesso delle relazioni di mezz’età e un affascinante sguardo sulla natura umana nelle sue molteplici forme.

Le straordinarie interpretazioni di Glenn Close e Jonathan Pryce sono supportate da un eccezionale cast internazionale.

Ambientato in parte negli anni ’90 e con flashback che rimandano ai primi anni della loro relazione iniziata negli anni ’50 e ’60, questo travolgente e intimo racconto è un adattamento dell’amatissimo romanzo di Meg Wolitzer.

Per la sceneggiatrice Jane Anderson, (GLI ANNI DEI RICORDI, OLIVE KITTERIDGE), il film ha costituito l’opportunità di raccontare, da una prospettiva unica e meno ufficiale, la storia di un matrimonio e del desiderio di affermazione e successo.

“Nel lontano 2003 ho letto l’incredibile romanzo di Meg Wolitzer intitolato THE WIFE e sono rimasta senza parole. Meg racconta una storia “rivoluzionaria” su ciò che significa essere una scrittrice. Illustra cosa vuol dire essere la moglie di un gigante della letteratura  sapendo segretamente che è lei ad avere il vero talento”, spiega la Anderson.

Tuttavia, Jane Anderson riteneva che la storia avesse bisogno di alcune modifiche per adattarsi al grande schermo in modo efficace. “Quando si adatta un romanzo per il cinema, si devono apportare alcuni aggiustamenti per rendere la narrazione più drammatica, più eccitante, più brillante. Nel romanzo il premio ottenuto dallo scrittore Joe Castleman è in realtà un non ben definito premio a Helsinki, in Finlandia. Ho optato per trasformarlo in un Premio Nobel per aumentare la posta in gioco. Ho anche lavorato sul personaggio del figlio di Joe e Joan Castleman, un uomo oramai adulto e piuttosto frustrato”.

Anderson ritiene che aver avuto Glenn Close nel cast sia stato un gran colpo perché ha aggiunto un senso di grazia e leggerezza alla rappresentazione di una donna molto interessante. “Il personaggio di Joan Castleman è una donna profondamente contenuta, elegante e timida, una figura che rimane in secondo piano rispetto al brillante marito. Chi meglio di Glenn Close, attrice raffinata ed estremamente dotata, avrebbe potuto interpretare questo tipo di ruolo e dargli tutta le sfumature e il sottotesto necessari?”

Jane Anderson spera che il film favorisca e inviti al dibattito sul  matrimonio, sui segreti che vi si celano e sui compromessi che si fanno. “Quando scrivo un film, mi chiedo sempre: Di cosa parlerà il pubblico quando si accenderanno le luci e usciranno dalla sala? In questo caso penso che parleranno di cosa sono i compromessi che facciamo in un matrimonio, si chiederanno se i segreti che manteniamo come coppia siano legittimi, quali sacrifici accetta una donna in quanto moglie e se un marito le mostri adeguato rispetto e amore”.

SEGRETI E BUGIE:
LA COMPLESSITÀ DEI PERSONAGGI

Per far sì che la storia di questa coppia si esprimesse in tutta la sua sottigliezza, complessità e dark humour, la produzione aveva bisogno di un cineasta istintivo e saggio, di un regista capace di lavorare particolarmente bene con gli attori.

Björn Runge, la cui capacità di offrire una prospettiva unica ai suoi film come MOUTH TO MOUTH e il film vincitore dell’Orso d’Argento DAYBREAK, si è rivelato un’ottima scelta.

Secondo il produttore Piers Tempest, Björn Runge aveva compreso il  tono che voleva per il progetto sin dalle prime fasi. “Björn definisce la storia molto bene, come una banda elastica che si estende per tutto il film e che alla fine si spezza quando il grande segreto viene rivelato con il conseguente impatto sulla famiglia di Joe e Joan. È un esempio di cinema estremamente avvincente e di cui siamo tutti molto orgogliosi”.

Il regista desiderava sin dalle prime fasi di sviluppo far parte del progetto. La produttrice Rosalie Swedlin ricorda: “Quando Jane Anderson, che ho incontrato molti anni fa durante lo sviluppo di un altro progetto, è rientrata nella mia vita, ho letto THE WIFE e ho provato una sorta di fastidio per il fatto che il romanzo non fosse stato ancora sviluppato per il grande schermo. Ho avuto uno di quei weekend in cui cominci a pensare: ‘Come farò a fare questo?’ Improvvisamente ho realizzato che la sceneggiatura fosse in gran parte ambientata a Stoccolma dove viene assegnato il Premio Nobel e che quindi avrei potuto collaborare con un produttore  scandinavo”.

In breve tempo, dopo aver letto la sceneggiatura, la produttrice Meta Louise Foldager Sørensen è entrata a far parte del progetto. “L’ho adorata e sapevo che dovevo fare questo film! Ho pensato che una coproduzione scandinava fosse perfetta perché è ambientato a Stoccolma. Così ho proposto un regista svedese e abbiamo scelto di lavorare con Björn Runge. È un grande regista, abilissimo con gli attori. Avendo lavorato anche molto per il teatro, ho pensato che avesse la giusta sensibilità per questo progetto”.

“È diventato il nostro regista e ha adorato la sceneggiatura”, continua Swedlin, “ne era appassionato e ci ha inviato meravigliose email al riguardo. Ciò che abbiamo apprezzato è che lo ritenesse un film “per tutti”, non un film “esclusivo” e indirizzato a un pubblico limitato; vedeva in esso tutte le tematiche”.

“Si potrebbe pensare che una donna come regista potesse essere più adatta per esprimere tutte le sottigliezze della storia”, ha detto Jane Anderson riferendosi alla sensibilità del film. “Björn Runge è il più “femminista” dei registi maschi! Ha una grande sensibilità e comprende perfettamente quello che la sceneggiatura cerca di dire”.

THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA: IL RUOLO DEL REGISTA

Apprezzato da sempre in quanto “regista degli attori”, l’innata capacità di Björn Runge di permettere a una storia di respirare e di trarre il massimo dal suo cast e dalla  sceneggiatura, è stato ciò che ha attirato molti dei più acclamati attori del cinema a far parte del progetto. Anche il suo ammirato lavoro per il teatro ha contribuito in questo senso.

Per Runge, uno degli elementi trainanti della storia era l’intenso rapporto tra i vari personaggi del film. “C’era l’analisi del rapporto tra una madre, un padre e un figlio ed è qualcosa con cui avevo familiarità grazie al mio precedente lavoro teatrale. Ma quello che mi ha davvero attratto è stato il contesto del Premio Nobel. Era una piccola storia all’interno di una storia più ampia”.

“Penso che la più grande differenza con il romanzo consiste nella scelta di Jane di dare al figlio David un ruolo più importante nella sua sceneggiatura”.

In merito al cast, il regista scherza dicendo: “In realtà è Glenn Close che mi ha “scelto”, poi io ho scelto il resto del cast”.

In effetti, l’attrice sei volte nominata agli Oscar®, la cui carriera stellare dura da ben quattro decenni, era una fan sia del regista che della sceneggiatrice. “Apprezzo da anni le sceneggiature di Jane Anderson. Quando ho saputo che era opera di Jane e ho letto il romanzo, ho pensato che le premesse fossero davvero intriganti”, ha detto.

Di Runge, ha aggiunto: “Adoro il modo in cui lavora. Penso che sia una sorta di fusione perfetta tra le sue conoscenze teatrali e cinematografiche. Ha una meravigliosa comprensione del processo della recitazione e ti lascia il tuo tempo, specialmente se è una scena difficile. Ha un modo meraviglioso di seguire le cose e di organizzare le riprese. Mi sono sentita come in una piccola compagnia teatrale”.

Per il regista, la capacità della sua protagonista di lavorare istintivamente è stato un elemento fondamentale. “Ha una grande e innata capacita di recitare davanti alla telecamera, ma ha anche la precisa percezione di dove si trova il suo personaggio nella sceneggiatura”, ha detto. “Entra nel personaggio in un modo che non avevo mai sperimentato. Lei sa cosa il personaggio deve dare al pubblico, quali emozioni trasmettere”.

Per il protagonista maschile del film, la produzione aveva bisogno di un attore che potesse portare credibilità e leggerezza al ruolo di Joe Castleman, e che sapesse, insieme a Glenn  Close, svelare tutte le complessità di questo matrimonio. Il famoso attore britannico Jonathan Pryce si è dimostrato un’ottima scelta.

“Parte del mio interesse per la sceneggiatura era il fatto che il regista fosse Björn”, dice Pryce. “Mi piaceva il suo lavoro e mi piaceva il fatto che fosse un film sulle relazioni. Non vedevo l’ora di farlo perché ha questo taglio svedese, nordico”.

L’attore ha conferito un approccio naturale di cui il regista è rimasto colpito. “In una scena, quando si sveglia, vedi dai suoi occhi che ha fatto uno strano sogno. Non gliel’avevo chiesto io, ma l’ha fatto. È stato fantastico lavorare con Glenn e Jonathan. Sono una coppia perfetta, sono attori fatti per lavorare insieme”.
“I piccoli dettagli sono il punto di partenza per la loro recitazione, li studiano con precisione riuscendo a calarsi nelle profonde emozioni della scena. È l’incontro di due anime che lottano con il loro destino. Ed è di questo che parla il film”.

Pryce concorda sul fatto che lui e Glenn Close hanno sviluppato un forte legame professionale durante le riprese, e i risultati sono evidenti sullo schermo. “Mi è sempre piaciuta come attrice. Abbiamo la stessa età e possiamo entrambi attingere ad esperienze di vita molto simili. Non dobbiamo dirci molto, altro aspetto che mi piace molto. Entrambi capiamo le esigenze dei personaggi e del film. È davvero bello lavorare con qualcuno che è così dedito al proprio lavoro”.

“È stato meraviglioso lavorare con Jonathan”, aggiunge Glenn Close. “Lo ricordo in BRAZIL, tanti anni fa, e non ho mai dimenticato quella sua performance. È uno dei grandi attori della sua generazione, quindi è stato un onore lavorare con lui”.

Nonostante la relazione e l’interazione tra Joan e Joe sia l’elemento centrale del film, per la produzione è stato fondamentale cercare attori per i ruoli secondari che completassero al meglio la storia. “Per interpretare il personaggio di David, il figlio della coppia, cercavo qualcuno che fosse fragile e vulnerabile ma che potesse al contempo avere una sorta di lato difficile, frustrato”, ha spiegato Runge.

“Joe è un po’ intimorito da David e per me è stato importante trovare un attore con quella combinazione di emozioni diverse. Il lato poetico e il lato brutale. Per me Max Irons è perfetto”.

Irons ha molto apprezzato il forte rapporto di collaborazione instauratosi con il regista. “È così preciso, così rilassato. Parla in una lingua che tutti comprendiamo. Abbiamo finito presto tutti i giorni, il che è un miracolo! Il suo modo di girare, di dirigere è “economico” ed ha così tanto cuore. La sua intelligenza emotiva è esattamente ciò di cui un film come questo necessita”.

L’attore statunitense Christian Slater interpreta l’accanito reporter Nathaniel Bone, il quale ha fiutato che non tutto è ciò che sembra nell’apparente matrimonio di successo dei  Castleman e decide di scoprire la verità. Questa ricerca conduce ad alcune delle scene più divertenti del film.

“Lavoro nel cinema da 40 anni”, ha detto Glenn Close, “e più vado avanti e più mi rendo conto che il fulcro di tutto è l’abilità di un attore di recitare e muoversi all’interno di una scena. Essere in grado di provare cose diverse in modo da fornire all’editor tutto il materiale per il montaggio. Io e Christian abbiamo girato tre scene in cui mi sta intervistando in un pub. E ci siamo divertiti molto. Non l’avevo mai incontrato prima, ed è stata una grande scena – siamo stati in grado di provare molte cose diverse”.

“Metaforicamente è una sorta di partita di scacchi, è una specie di gioco al gatto e al topo”, ha aggiunto Slater. “Io cerco di convincerla a dirmi la verità e lei mi tiene a bada”.

Poiché il film è ambientato in due diversi periodi, la produzione ha avuto bisogno di due attori forti per portare in scena con successo le speranze, le ambizioni e le dinamiche del matrimonio dei giovani Castleman, permettendo al pubblico di conoscerli e di comprendere la loro storia ponendo le basi per le rivelazioni successive. I loro primi giorni di matrimonio appaiono intriganti grazie all’interpretazioni di Annie Starke e Harry Lloyd.

“Sono entrata a far parte del cast per diversi motivi. Sono da tempo una grande fan di Jane Anderson e adoro anche Björn e il suo lavoro”, ha detto Annie Starke. “Era una sceneggiatura sul matrimonio così ben scritta e descrive la relazione tra due persone in modo davvero interessante”.

Harry Lloyd ha abbracciato con piacere l’opportunità di interpretare il giovane Joe e tutte le sue sfumature. “C’erano molte somiglianze da rispettare ma anche differenze di cui ho discusso con Björn, che all’inizio mi ha detto qualcosa davvero interessante: “In un certo senso il vecchio Joe è più bambino del giovane Joe”.

“Penso che sia uno sguardo davvero interessante su una relazione tra due persone che sono molto complicate e complesse”, aggiunge Jane Starke. “La potenza dell’amore che ognuno di loro prova per l’altro non solo crea storie bellissime ma, penso, influisca davvero sulle loro vite in modi inimmaginabili. È una visione davvero interessante delle relazioni tra due persone”.

PASSATO, PRESENTE E PUNTO DI VISTA:
IL MONDO DEL RAPPORTO DEI CASTLEMAN

Sebbene ambientato negli Stati Uniti e a Stoccolma, la maggior parte della produzione di THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA è avvenuta in realtà nella città scozzese di Glasgow, che si dimostrata essere un luogo eccellente per molte recenti produzioni.

“È il quarto film che giriamo a Glasgow”, afferma la produttrice Claudia Bluemhuber. “Abbiamo fatto UNDER THE SKIN, LE DUE VIE DEL DESTINO – THE RAILWAY MAN, e quest’anno due film, CHURCHILL e THE WIFE – VIVERE NELL’OMBRA. La nostra esperienza è stata davvero buona, le troupe, il supporto ottenuto sono eccezionali. Ha funzionato molto bene”.

“Quando si girano questo genere di film, si cerca dove è possibile di ottenere i migliori vantaggi per la produzione”, aggiunge il produttore Piers Tempest, “e in realtà Glasgow ha tutto. Ha due sedi imponenti, utili per le cerimonie del Premio Nobel, e ha un Concorde, il che è fantastico perché il film è ambientato a metà degli anni ’90 e il Concorde era iconico in quel periodo”.

“La Scozia nell’autunno 2016 rimarrà per sempre un bellissimo ricordo per me”, ha detto Runge. “In un certo senso, l’ho sentita come una seconda casa. È stato assolutamente meraviglioso, non solo per la troupe, per le location molto belle, ma anche per le circostanze e le situazioni di questa produzione che sono state per me sorprendenti”.

Per quanto riguarda l’aspetto visivo – il look and feel – del film, girare facendo in modo che sembrasse un altro luogo, non è stata l’unica sfida entusiasmante secondo lo scenografo Mark Leese: ricreare i periodi storici in modo autentico era vitale. La storia si svolge seguendo varie linee temporali, spesso in flashback, e in tre diverse città, rendendo la produzione impegnativa.

“La cosa interessante è che non ci sono location all’interno della sceneggiatura che siano effettivamente nel Regno Unito o in Scozia, ma abbiamo girato la maggior parte del progetto a Glasgow e dintorni”, ha affermato. “È stata una sfida eccitante. Abbiamo dovuto ricreare la New York degli anni ’50, il Connecticut degli anni ’90 e ’60 e Stoccolma degli anni ’90. Penso che una delle sfide più ardue sia stata quella di ricreare le cerimonie e i banchetti del Nobel, che sono imponenti e costosi, con un budget limitato e vincoli di tempo. Penso che abbiamo fatto un buon lavoro ma è stata una bella sfida”.

“È una questione di autenticità, di quanto si sia influenzati dalla realtà e dal desiderio di fedeltà a un periodo storico, di come studiarlo con attenzione per poterlo ricreare. A volte abbiamo provato a replicare fedelmente alcune cose, altre abbiamo tenuto a mente l’autenticità come guida generale per poi realizzare ciò che volevamo”.

I costumi del film sono splendidi ma anche veri, e come  per la scenografia, la costumista Trisha Biggar voleva trasmettere il senso di autenticità. “Una delle sfide quando si lavora su un film d’epoca è la ricerca”, ha detto.

“È un aspetto sempre molto interessante e in questo caso lo è stato particolarmente perché le mie ricerche si riferivano a paesi e anni diversi. Molto spesso capita che ciò che veniva indossato in America e ciò che veniva indossato in Gran Bretagna non sia lo stesso né quello in voga a Stoccolma negli anni ’90. Anche gli abiti americani degli anni ’50 erano molto diversi dagli abiti britannici dello stesso periodo. È sempre difficile catturare l’essenza di un periodo”.

Allo stesso modo, secondo Charlotte Hayward, hair and make-up designer, tempi e città diverse hanno comportato la necessità di creare stili estetici molto diversi. “Probabilmente una delle difficoltà maggiore incontrate è stata quella riguardante il matrimonio negli anni ’50 con i due personaggi più giovani poiché era necessario che il loro aspetto fosse coerente e credibile con quello degli stessi personaggi in età matura. Dovevamo essere certi di quello che stavamo facendo, che stavamo ottenendo l’aspetto corretto per ciascun periodo”.

Il produttore Piers Tempest spera che il film, che ha come nucleo centrale un rapporto così complesso, possa essere profondamente apprezzato dal pubblico. “È una relazione molto reale, le persone si sentiranno molto coinvolte da quel rapporto, si spera che la gente troverà tratti caratteriali a cui potranno relazionarsi e rapportarsi e si sentiranno veramente coinvolti dalla storia. Penso che sia il miglior uso del cinema quando riesci a conoscere completamente un personaggio”, dice.

“Penso sia un film molto emozionante”, aggiunge il regista, “un film con un grande cuore, in cui puoi sentire l’odore del cambiamento di persone che cercano di trovare la loro strada nella vita; per me è una sorta di miracolo quando vedi attori che, in un certo senso, ti mostrano il loro cuore come se fossi il pubblico”.

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