Anna Karenina
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Anna Karenina: dal romanzo alla sceneggiatura


Cast tecnico ed artistico raccontano come è stato possibile portare il romanzo di Lev Tolstoj Anna Karenina al cinema. Il regista Joe Wright riassume cosi' l'immortale potenza del romanzo: Tutti cerchiamo in qualche modo di imparare ad amare.

L’immortale potenza del romanzo di Lev Tolstoj Anna Karenina viene riassunta dal regista di Anna Karenina Joe Wright: “Tutti cerchiamo in qualche modo di imparare ad amare.

Keira Knightley, che nel nuovo film, chiaramente e audacemente teatrale, di Wright interpreta Anna, commenta: “La storia è ancora attuale perché le persone vogliono ciò che non possono avere, si ribellano ancora contro le regole e i tabù sociali, e hanno ancora problemi a comunicare agli altri le proprie emozioni.

Wright riflette: “Il libro, quando l’ho letto, ha parlato direttamente al punto in cui mi trovavo nella vita. Speri di essere come uno dei personaggi, e ti rendi conto di essere stato come un altro. Sono tutti perfettamente veri, e spaventosamente simili.

E’ stato Wright a parlare ai suoi collaboratori di lunga data Tim Bevan e Eric Fellner, produttori e presidenti della Working Title Films, della possibilità di portare Anna Karenina sul grande schermo con Knightley, loro frequente protagonista femminile, nel ruolo dell’eroina. 

“Questo era un romanzo enorme, una grande e meravigliosa storia d’amore che è stata già adattata prima. Sapevamo di aver bisogno di uno sceneggiatore che avrebbe aggiunto qualcosa” dice Bevan. Lo sceneggiatore premio Oscar e drammaturgo Tom Stoppard era l’unico che Wright aveva in mente per l’adattamento di questo classico.

Stoppard ammette: “Ero davvero ansioso di farlo. E’ vero che mi vedo principalmente come uno che scrive per il teatro. Ma non riesco a venir fuori con una vera e propria pièce così spesso. Mi piace scrivere per il cinema tra una pièce e l’altra, ma non tutte le proposte sono allettanti quanto Joe Wright che dirige il film di uno dei capolavori della letteratura mondiale.” 

Bevan dice: “Tom ha letto il libro e ha guardato le miniserie e i film già fatti – incluso un film in russo. Anna Karenina è un arazzo ricchissimo che contiene in centinaia di pagine molti temi e riflessioni diverse sulle complessità di classe sociale, politica, comportamento morale e dell’amore. Ci sono narrazioni e personaggi intrecciati e interrelati.
“Abbiamo notato che gli adattamenti precedenti si erano concentrati soprattutto su Anna, anche se il romanzo non racconta solo la sua storia ma anche la storia parallela di Levin, e abbiamo capito che lo sviluppo di Levin intensifica fortemente la narrazione.

Il produttore Paul Webster dice: “Due archi – quello di Anna e quello di Levin – si incontrano al centro delle loro traiettorie attraverso il cuore umano. Uno è tragico, e l’altro è edificante.

Bevan aggiunge: “Ian McEwan, l’autore di Espiazione, mi ha detto che lui pensa che quella tra Levin e Kitty sia la più grande storia d’amore della letteratura. Per Tolstoj, la storia di Levin era in parte autobiografica.

Wright dice: “Tolstoj ha scritto il romanzo in modo che fosse accessibile in termini di emozioni. La sua analisi delle motivazioni e dei personaggi è straordinaria, e molto acuta. Nelle nostre conversazioni, io e Tom ci siamo accorti di pensarla allo stesso modo sui personaggi.

Wright che ha considerato con Stoppard ogni possibilità della storia, afferma: “Questa è stata una fantastica opportunità per imparare da un maestro. Per me, ogni film è un’occasione per imparare. Tom era naturalmente molto ferrato in storia, cultura e identità russa. Abbiamo pensato di poter entrare meglio nel cuore di Anna, di Levin e di tutti i personaggi prendendo in considerazione l’amore nella società imperiale russa negli anni ’70 dell’Ottocento. Io pensavo anche ai film in cui Robert Altman ha intrecciato magistralmente storie intime. I fili narrativi che abbiamo scelto funzionano come una sorta di doppia spirale, si attorcigliano uno attorno all’altro in un ritratto multistratificato di una comunità; Oblonsky, per esempio, è un catalizzatore in entrambi i fili, dato che è il fratello di Anna bisognoso di aiuto e l’amico di Levin che cerca di aiutarlo.” 
 
Bevan aggiunge: “Come io e Eric sappiamo dall’esperienza di aver fatto adattamenti cinematografici da un gran numero di libri nel corso degli anni, la lunghezza e l’ampiezza di un romanzo non possono essere trasferite nella loro interezza in un film di due ore. In circa 130 pagine la sceneggiatura di Tom cattura meravigliosamente l’essenza del romanzo senza compromettere né i personaggi né la storia, illuminando il tema dominante che corre per tutto il romanzo: l’amore, in tutte le sue forme.” 

Stoppard elabora: “C’è amore, amore materno, amore filiale, amore fraterno, amore carnale, amore per la Russia, e così via. La parola ‘amore’ è centrale nel libro e nel nostro film. Ho deciso di non includere quelle parti del romanzo che parlano d’altro. Noi teniamo fede all’intenzione del libro.

Bevan si è reso conto che quello che stava prendendo forma era: “qualcosa di grande da penetrare per gli spettatori che possono scomparire in un mondo di emozioni e personaggi, cosa che io credo sia la caratteristica del grande cinema.

Il due volte candidato all’Oscar Jude Law, che interpreta il fondamentale ruolo del marito di Anna, Alexei Karenin, ha letto il copione e l’ha trovato: “notevole. L’ho letto ancor prima di aver affrontato il libro, ed è davvero ricco. In questo adattamento non senti mai che un personaggio è stato trattato come un espediente; ogni personaggio sembra disegnato molto precisamente. La sceneggiatura guarda l’amore e le relazioni da diverse angolazioni, onestamente, apertamente e senza giudicare. Tom sa scrivere i dialoghi in maniera molto elegante. E’ un maestro; quando ho poi letto il romanzo mi sono reso conto di quanto deve essere stato difficile scrivere questo copione.

Webster dice: “In questa storia le persone si innamorano e si disamorano, e, per commuoversi per qualcosa, bisogna anche sentirsi illuminati da questa cosa; c’è un bel po’ di ingegno e arguzia nell’adattamento di Tom che aiuta ad illustrare i punti della storia.

Stoppard nota: “Il libro di Tolstoj è complesso e ampio. Entrarci è stato faticosissimo, ma mi è piaciuto molto.

A primavera 2011, la sceneggiatura era finita ed è cominciata la ricerca delle location in Russia e nel Regno Unito. Bevan ricorda: “Andare nella casa di Tolstoj vicino Mosca, dopo aver preso il treno notturno da San Pietroburgo nel bel mezzo dell’inverno è stato un viaggio fantastico che ha dato ad ognuno un’idea del viaggio di Anna.” 

Wright voleva però portare la sua versione di Anna Karenina in una nuova direzione, invece di girare in location russe stabilite e seguire le orme degli adattamenti precedenti, oppure di seguire le sue proprie impronte in palazzi signorili in giro per il Regno Unito dove aveva girato già precedentemente.

E così, qualche mese prima dell’inizio delle riprese, il regista ha preso la decisione coraggiosa di dare a questa epica storia d’amore un approccio più teatrale.

Webster dice: “Joe non vuole mai fare ‘un altro film in costume’, così quando ha preso la decisione di teatralizzare Anna Karenina noi stavamo garantendo al pubblico un punto di vista sulla storia diverso da tutte le versioni già viste – un punto di vista accessibile.

Ricordando che neanche gli altri due suoi film precedenti sono stati ‘un altro film in costume’, Wright riflette:  “Mi piace sperimentare nella forma ed essere espressivo. Una delle cose che mi è piaciuta nel fare Orgoglio e Pregiudizio e Espiazione è stata che ognuno di questi film aveva una lunga parte girata in una sola location – cosa che infatti ha generato molta libertà creativa. Ho pensato, se potessi ambientare gran parte di Anna Karenina in un solo luogo, quale sarebbe? Quello che mi è venuto in mente è stato un passaggio del libro del 2002, Natasha’s Dance: A Cultural History of Russia, nel quale lo storico inglese Orlando Figes descrive i membri dell’alta società di San Pietroburgo come delle persone che vivono la loro vita come se fossero su un palcoscenico. La tesi di Figes è che la Russia ha sempre sofferto di una crisi d’identità, non sapendo veramente se è parte dell’Oriente o dell’Occidente. Nel periodo in cui è stato scritto Anna Karenina, i russi avevano deciso di essere assolutamente parte dell’Europa occidentale e che volevano essere colti come i francesi.

Stoppard nota: “Parliamo di una società che cercava di eguagliare Parigi nell’opera, nella letteratura e in tutte le arti.

Wright racconta: “Si vestivano come i francesi e leggevano libri sull’etichetta e su come comportarsi come un francese. Le loro sale da ballo erano spesso circondate da specchi e così potevano guardarsi e apprezzare le loro proprie ‘performance’ da francesi, e a loro veniva consigliato di tenere una parte della mente francese e una russa.  La parte russa osservava e controllava continuamente la parte francese per assicurarsi che si stesse comportando, o che stesse ‘recitando’, correttamente. La loro esistenza intera era diventata una recita con idee importate sul decoro, sulle buone maniere e sulla cultura.

Knightley dice: “C’erano queste persone – una società intera – che, tutto il tempo, facevano finta di essere qualcosa che non erano.”

Wright aggiunge: “Anna interpreta il ruolo della moglie premurosa fino a che non incontra il Conte Vronsky, tutti gli altri nella sua cerchia, invece, recitano sempre. Così ho pensato, ‘Bene, possiamo ambientare questo film in un teatro.‘” 

Da qui, il concetto si è concretizzato; per presentare i circoli rarefatti di San Pietroburgo e Mosca intorno al 1870 in tutta la loro teatralità, Wright ha deciso che “l’azione sarebbe stata ambientata all’interno di un bel teatro in rovina che sarebbe stato onnipresente, una metafora della società russa del tempo mentre si corrodeva dall’interno. Nello stesso tempo, con la storia che si svolge ignara dell’artificio che la circonda, avremmo anche aderito all’adattamento di Tom. I produttori avevano molta fiducia in me, ma la persona a cui avevo più paura di dirlo era Tom perché lui aveva scritto una sceneggiatura brillante e perfetta ambientandola nella maniera in cui aveva immaginato il film. All’inizio era un po’ nervoso, ma poi ha capito. Ho preso il suo testo e lo ho trasposto dagli ambienti veri a quelli stilizzati; del suo adattamento sono stati girati ogni singolo evento e parola.”   

Stoppard ricorda: “Joe mi ha detto che non voleva cambiare la sceneggiatura – a parte le indicazioni per la scena o per la regia – ma all’inizio non ero convinto. Poi lui è venuto da me con un quaderno di schizzi che conteneva il film come lo vedeva lui. Guardandolo, gli ho dato fiducia e gli ho detto di procedere.

Bevan commenta: “Abbiamo tutti fatto film ‘in costume’, storici. Ma li facciamo perché siamo spinti dai personaggi e dal loro mondo che traduciamo in un film perché il pubblico possa esplorarlo. Speriamo che questa nostra emozione sia leggibile sullo schermo. Così un nuovo approccio nei confronti del raccontare, sia in termini di estetica di Joe che di adattamento di Tom, è diventato la raison d’être di questo film. Con questo, seguiamo il viaggio di Levin nel mondo reale, mentre l’odissea di Anna è contenuta all’interno del teatro.

“Contenuta” e tuttavia visivamente estesa; l’immensa location del teatro russo della fine dell’Ottocento stava per nascere e trasformarsi davanti agli occhi del pubblico. Webster definisce l’effetto come “magico. Attraverso delle porte si va in paesaggi innevati, in labirinti. Lo spazio teatrale ospita una pista di pattinaggio, un ballo, un’opera, un’imponente soirée dell’alta società, e una corsa di cavalli. Questo è un film vasto, tentacolare. Tutto nasce dall’immaginazione di Joe; lui è sempre stato interessato a superare i confini tra il teatro e il cinema, e ha sempre cercato di trovare nuove strade per esplorarli da un punto di vista visivo. Per quanto riguarda l’estetica, Anna Karenina per lui è un bel salto in avanti.”

Wright riflette: “Era anche un modo per esprimere meglio l’essenza della storia e di arrivare all’essenza delle scene; avrei trattato il copione di Tom nella maniera in cui un regista teatrale tratta il testo di una pièce. Il cuore della storia è il cuore umano. Sono affascinato da sempre da come funziona l’amore e dalle sue motivazioni, e da quanto noi esseri umani siamo sinceri con le nostre emozioni.” 

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