‘Come non Detto’ raccontato da Roberto Proia, sceneggiatore della commedia italiana


Roberto Proia parla del film Come non Detto, la commedia italiana diretta da Ivan Silvestrini. In questo progetto tutto italiano, Proia ha curato il soggetto e la sceneggiatura. Il film sarà nelle sale italiane dal prossimo 7 settembre. "L'idea di raccontare questa storia nasce dall'aver notato che il cinema, quando ha deciso di affrontare il […]

Roberto Proia parla del film Come non Detto, la commedia italiana diretta da Ivan Silvestrini. In questo progetto tutto italiano, Proia ha curato il soggetto e la sceneggiatura. Il film sarà nelle sale italiane dal prossimo 7 settembre.

"L'idea di raccontare questa storia nasce dall'aver notato che il cinema, quando ha deciso di affrontare il tema di un evento tragicomico come il coming out , lo ha fatto privilegiando il lato tragico a scapito di quello comico. L'evento in se ha sicuramente aspetti un po' traumatici per chi lo dice e per chi se lo sente dire, ma la preparazione che si mette nell'arrivare al fatidico momento spesso e' quanto di più elaborato capiti all'essere umano di organizzare. E anche buffo."

"Ecco il film narra in superficie dei salti mortali che Mattia fa per evitare di dover essere se stesso.
Ad un certo punto la sua migliore amica Stefania lo accusa di stare perdendo le proporzioni della cosa, "neanche avesse ammazzato qualcuno", e Mattia "Ti assicuro che i miei genitori preferirebbero aiutarmi a nascondere il cadavere".
Da qui l'idea di costruire questa commedia quasi come un giallo, indizi che ti mandano in direzioni diverse e tre finali spiazzanti."

"Usando il cavallo di Troia della commedia il tema che mi interessava trattare era che, giustamente, si denuncia l'omofobia intorno a noi ma non si da la stessa visibilita' alla molto più nociva omofobia interna a noi. Molto spesso siamo i primi a puntarci il dito contro e Mattia dimostra con tutti i suoi buffi stratagemmi che e' accusatore, giuria e giudice di se stesso. Il film non fa la predica sulla necessita' di un coming out di massa, è un'esperienza talmente personale che ognuno deve decidere per se, ma intrattenendo, si forniscono gli spunti per raccontare quanto, se si trova il coraggio di farlo, sia liberatorio e migliori la qualita' della nostra vita."

"In realta' il film non tratta di un solo coming out. La storia principale e' quella, ma volevo renderla universale come in realtà è. Così invece di essere il film al servizio della storia di Mattia, e' stata la storia a dare al film la possibilita' di essere lo spunto per esplorare le vite di persone che hanno qualcosa da dire o raggiungere ma, per varie convenzioni sociali, si bloccano e rinunciano. Che sia la nonna a cercare un lavoro, o Aurora (il nome e' un omaggio all'Aurora Greenway di Voglia di Tenerezza) a tenere testa ad un marito all'apparenza improponibile, tutti più o meno fanno il loro coming out."

"Mettere in pista questo progetto è stato talmente complicato che se nn fossi stato animato da nobili intenzioni sarebbe rimasto tranquillamente nel cassetto. Trovare un produttore disposto ad investirci, aver avuto il fondamentale aiuto del Mibac, aver coinvolto un cast straordinario ed entusiasta ed essere riusciti ad arrivare a questo giorno senza aver compromesso il messaggio che la sceneggiatura dava e che per me era la ragion d'essere dell'intero progetto e' stata una specie di Odissea durata oltre 3 anni."

"Alla fine sono orgoglioso di poter dire che se avessi avuto a disposizione questo film quando da teenager lottavo tutti i giorni con i fantasmi che io stesso creavo, mi sarebbe stato utile a non sprecare tutti quegli anni. E a sentirmi meno solo."

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