Frankenweenie
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Frankenweenie: l’animazione in Stop Motion


Tim Burton ha curato ogni fase del processo e il risultato finale di Frankenweenie, film di animazione girato in STOP-MOTION, uno degli stili di animazione più antichi e comporta un grande lavoro di squadra.

Dall’idea iniziale alle riprese del film, la lavorazione di Frankenweenie ha richiesto l’elaborata partecipazione di una grande squadra di artigiani, animatori, attrezzisti, creatori dei modelli dei personaggi, disegnatori e artisti. Nel corso degli anni necessari a realizzare Frankenweenie, Tim Burton ha curato ogni fase del processo e il risultato finale riflette la sua inconfondibile creatività e la sua visione unica.

L’animazione stop-motion è uno degli stili di animazione più antichi e comporta un grande lavoro di squadra. La stop-motion di Frankenweenie prevede 24 frame al secondo: ciò significa che l’animatore deve fermarsi e posizionare il pupazzo 24 volte per ottenere un secondo di azione filmata. In media un animatore può produrre solo 5 secondi di animazione a settimana. Molteplici modelli dello stesso personaggio hanno permesso agli animatori di lavorare in più di una scena alla volta.

Girare Frankenweenie con l’animazione stop-motion ha richiesto due anni di lavoro e ha impiegato il talento di una troupe esperta e variegata. Dice il regista Tim Burton:

Molte persone vengono coinvolte in un film del genere. Ciò che rende diverso questo film rispetto ad un live-action è che tutto si svolge in modo rallentato. In un live action bisogna prendere le decisioni rapidamente, mentre nella stop-motion magari si impiegano un paio di giorni o addirittura un paio di settimane per effettuare una ripresa, a seconda della sua complessità“.

Una vasta ricerca e una grande preparazione sono alla base dell’animazione dei due cani, Sparky e Persefone. Il direttore dell’animazione Trey Thomas e la sua squadra si sono documentati sul modo in cui i cani si muovono e si sono recati al Windsor Dog Show per filmare i cani in azione. Hanno ospitato un bull terrier nello studio, per osservare i suoi movimenti, riprendendolo da diverse angolazioni. Anche i barboncini sono stati invitati nello studio e hanno ‘recitato’ il ruolo di Persefone. Racconta Thomas:

Abbiamo cercato di rendere l’azione dei cani nel modo più autentico possibile. Sparky doveva riflettere il massimo realismo“.

Nel film circa 33 animatori hanno lavorato individualmente nei due anni necessari a realizzare Frankenweenie. La settimana tipica di un animatore di stop-motion iniziava con una scena che gli veniva assegnata. L’animatore era responsabile di tutti i personaggi di quella scena. In seguito l’animatore si consultava con il direttore dell’animazione, per stabilire i movimenti della macchina da presa, l’illuminazione e il posizionamento degli attrezzi di scena.

Il giorno successivo ognianimatore aveva il tempo di fare una vera e propria prova, in cui entrava nello specifico della recitazione e dei tempi di ripresa. Tim Burton e il direttore dell’animazione Trey Thomas erano molto precisi rispetto a ciò che volevano in termini di emozione e umorismo da comunicare. Ogni animatore ha trascorso anche del tempo a testare la mobilità dei modelli dei personaggi, un’operazione che comporta il rafforzamento o l’allentamento delle viti degli arti e delle giunture per capire qual è il modo migliore in cui si può muovere. Alcuni animatori cercavano la precisione assoluta perciò hanno utilizzato un metodo più rigido, mentre altri preferivano un tocco più delicato e quindi optavano per una tecnica più morbida.

Ogni animatore ha trascorso varie ore a lavorare con il suo modello per ottenere tutti i movimenti richiesti, farlo stare seduto o in piedi, bere il tè, o fare qualsiasi altra cosa. Nel giorno della ripresa, l’animatore sapeva esattamente ciò che doveva fare e iniziava le riprese con la tecnica dei 24 frame al secondo. Il direttore dell’animazione Trey Thomas ogni giorno visitava tutti i set e aiutava gli animatori a risolvere le varie difficoltà. Spiega Thomas:

Ogni ripresa era come il pezzo di un puzzle di un quadro più grande, quindi bisognava procedere da un frame all’altro per far muovere i pupazzi (o modelli) in modo credibile e realistico. Tim [Burton] voleva uno stile credibile che rispettasse le leggi della fisica e che risultasse realistico. Voleva fare un film sincero e autentico, quindi anche gli animatori hanno lavorato così“.

Le voci sono state abbinate ai movimenti utilizzando strumenti chiamati dope sheets, inserendo il dialogo nei frame frammentati. Per esempio quando il personaggio dice: “Per favore siediti“, l’animatore osservava che non appena il personaggio finiva quella battuta, indicasse la sedia e l’altro personaggio si sedesse. I dope sheets aiutano l’animatore ad organizzare i suoi pensieri specialmente se in una ripresa ci sono vari personaggi, le cui azioni vanno ognuna tracciate individualmente, anche se si tratta solo di un battito di ciglia.

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