Ghost Gam
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GoshtCam, abbiamo intervistato la regista Valentina Bertuzzi


Abbiamo intervistato Valentina Bertuzzi, regista della webserie italiana Ghost Cam: i fantasmi dei vivi.

Abbiamo avuto modo di intervistare Valentina Bertuzzi, regista della webserie italiana Ghost Cam: i fantasmi dei vivi (che qui potete vedere) che ha scelto di usare Facebook come palcoscenico. Ghost Cam introduce al pubblico la storia dei "soon to die", ovvero di spiriti in pericolo, che si staccano dal corpo in cerca di aiuto. Ghost Cam è un'idea originale della regista e sceneggiatrice Valentina Bertuzzi (già autrice di corti thriller e di fanta-tecnologia come Corporate con Valentina Lodovini, ed Ultravioletto con Alba Rohrwacher,) scritto a quattro mani con la sorella Francesca Bertuzzi, scrittrice best seller del noir italiano e sceneggiatrice. La figura del pre-morto è una novità assoluta per il pubblico italiano, ma si basa su uno studio meticoloso della storia e del folklore internazionale.

A seguire l'intervista a Valentina Bertuzzi, mentre QUI potete approfondire la serie e guardare tutti gli episodi in streaming.

GoshtCam è un progetto sicuramente molto interessante. Com'è nato?
Da bambina mi venne raccontata la storia di una persona che sognò un parente in pericolo di vita e la mattina dopo scoprì che era morto. Questo tragico evento, realmente accaduto, mi fece intuire la presenza di cose che esistono al di là di ciò che possiamo vedere e toccare. Per me come regista la telecamera è proprio lo strumento con cui indagare ciò che sta dietro la realtà, quello che la vita quotidiana nasconde sotto tutte le evidenze e le apparenze. E' così credo che sia nata l'idea di GhostCam, un'applicazione che permette alle telecamere degli smartphone di registrare cose che ad occhio nudo non si possono vedere.

Quali sono le tue ispirazioni in generale?
L'iper-tecnologia, la psicanalisi, gli stati onirici. Andrei Tarkovskij, David Cronenberg, William Gibson, in questo senso, sono i miei cardini di riferimento.

GhostCam mi ha ricordato un po' The Ring sotto alcuni aspetti. C'è una qualche ispirazione al film ed al libro o più in generale alle ghost stories giapponesi?
Assolutamente sì. Sono stata in Giappone più volte e mi ha colpita il pensiero shintoista che attribuisce proprietà divine alla tecnologia. In The Ring, nelle ghost stories giapponese, e in buona parte del cinema horror coreano, il divino di traduce in demoniaco e la tecnologia, come l'innocenza e le qualità positive della razza umana, diventano cattive, malefiche. Questo ribaltamento dei valori, che spinge all'eccesso il principio taosita del bene e del male, mi interessa perchè in qualche modo attacca le sovrastrutture culturali che legano le persone ai ruoli sociali, una studentessa non è mai solo una studentessa, se lo è, meriterà tutto il male che le accadrà. In The Ring, Naomi Watts non è solo una madre, grazie alle qualità sviluppate con la sua professione di giornalista riesce a indagare e a salvare suo figlio.

Quali sono state le difficoltà più grandi per GhostCam e per i tuoi altri progetti?
GhostCam ha subito un lungo stand-by con un produttore italo-americano che ne aveva opzionato i diritti per un film. Avere una buona leadership produttiva è sempre molto difficile. In Italia e soprattutto nel cinema si ha difficoltà ad ammettere che un produttore competente è il vero direttore di orchestra di un'opera, è colui che prevede le potenzialità del progetto e lo direziona fin dall'inizio verso il punto d'impatto che ha previsto. E' un ruolo molto complesso, che richiede una combinazione vincente di capacità, conoscenze e personalità. Fortunatamente, dopo l'esperienza con il primo produttore, GhostCam è passato nelle mani di Claudio Bresciani, che ha la velocità, l'intuito e la creatività dei pubblicitari, e al tempo stesso ha l'esperienza molti film e cortometraggi, alcuni anche candidati ai premi Oscar. Claudio ha creduto in GhostCam fin dal principio e lo ha guidato con determinazione fino al punto d'arrivo.

Che consigli daresti ai giovani cineasti?
Pratica e studio. Tanto di entrambe. La conoscenza dell'inglese. Il confronto costante con le realtà circostanti, Festival, circuiti off, avanguardie, ecc.

Progetti futuri per un lungometraggio?
Sì, un giallo da camera. Una combinazione di elementi classici e atmosfere iper-moderne. Stiamo pensando al cast.

Il rapporto con gli attori, tra cui anche internazionali, quale è stato? ci sono state difficoltà?
Nessuna. Sono stata molto fortunata ad avere un cast preparato e ambizioso, concentrato sulla performance quanto sul significato di quello che stavamo facendo, è stato un bel set.
In oltre mi piace lavorare in inglese, essendo una lingua snella e semplice riduce gli equivoci e rende ogni conversazione pratica e informale. Questi piccoli benefici, trascurabili nella vita di tutti i giorni, sono invece utili sul set perché evitano fughe di tempo.

Ghost Cam è uno spettacolo per la rete dove il palco è un gruppo Facebook, come mai la scelta di usare Facebook come palcoscenico?
GhostCam è un'opera disegnata per la rete e per un pubblico giovane, affamato di nuove sensazioni e di scoperte, che oggi spesso avvengono online. Per questo Andrea Natella, il sociologo e marketing strategist che ha progettato la nostra campagna virale, ha scelto facebook. Noi abbiamo dedicato GhostCam proprio a questo target, i nativi digitali, perché sono loro che hanno il potere di rendere la rete un posto migliore.
Ecco, questo è il nostro gruppo: https://www.facebook.com/groups/ghost.cam.beta/?fref=ts

Pensi che Ghost Cam possa essere 'portato' anche in altri canali per coinvolgere altri tipi di pubblico oltre a Facebook?
Io e Francesca abbiamo un soggetto compatibile sia con il cinema che con la rete o la televisione. C'è ancora molto da scoprire sull'applicazione GhostCam e sugli spiriti dei pre-morti, potrebbero rivelarsi più interattivi di quanto siano stati finora!

Ringraziamo Valentina Bertuzzi per la disponibilità, e se ancora non avete scoperto la webserie, guardate qui GoshtCam.

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