Il capofamiglia, romanzo di Ivy Compton-Burnett
Il capofamiglia, romanzo di Ivy Compton-Burnett

Il capofamiglia, recensione del nuovo romanzo di Ivy Compton-Burnett


È arrivato in libreria 'Il Capofamiglia', nuovo romando edito Fazi Editore che indaga la natura serpentesca di una famiglia borghese di quasi metà Novecento

È arrivato in libreria il 14 Maggio per Fazi Editore Il Capofamiglia, romanzo di Ivy Compton-Burnett che ruota intorno al personaggio di Duncan Edgeworth, l'uomo tirannico, apparentemente provo di sentimenti, che dà il titolo a questo romanzo finora inedito nel nostro paese. Ma attorno a questo uomo anaffettivo si muove in realtà un mondo che è declinato al femminile, alle emozioni: come Nance, che attraversa il mondo usando il sarcasmo come arma e come scudo. C'è poi Sybil, tenera e dolce, che – ad un primo sguardo –  quasi sembra essere un'ava della Sybil che avrebbe avuto un ruolo fondamentale in Downton Abbey. La vita della famiglia muta inesorabilmente il suo corso quando Ellen, la moglie di Duncan, muore e l'uomo si sposa con una donna molto più givane. Il secondo matrimonio dell'uomo sarà solo il punto di partenza di una girandola di alleanze, relazioni e colpi di scena che virano verso le tonalità cupe del male.

Sin dalle prime pagine si ha l'impressione, leggendo Il Capofamiglia, di trovarsi in una realtà in qualche modo ribaltata. Una realtà che sembra avere tutti gli elementi in ordine, un quadro familiare che ad un primo sguardo disattento sembra non avere crepe, o punti deboli. Ma bastano davvero poche pagine per rendersi conto che la maggiore dote del libro e della scelta di Ivy Compton-Burnett è quella di lasciare a galleggiare nello sfondo un continuo senso di tensione latente: qualcosa che magari non salta subito all'occhio, che non è evidente, ma che è lì, nascosto sotto il testo, intorno ad esso, ingabbiando il lettore in una sensazione di malessere, come se fosse consapevole del male che si sta profilando all'orizzonte senza però essere in grado di vederlo arrivare. Tutto è trasmesso a chi legge tramite sensazioni: si ha come l'impressione di partecipare ad una sorta di caccia al tesoro, dove gli indizi sono rappresentati per lo più da dialoghi che sembrano sottendere altro, da parole che sotto un umorismo facilmente classificabile come british celano attacchi e ripercussioni. Il tutto teso nel rappresentare in maniera elegante e mai scontata il ritratto di una famiglia le cui radici si basano sull'idea del conflitto.

E in effetti una delle caratteristiche de Il Capofamiglia che restano più impresse è che, a ben guardare, non esiste un solo personaggio che sia del tutto positivo, che sia del tutto innocente. Questo ha permesso a Ivy Compton-Burnett, in questo romanzo datato 1935, di creare una versione letteraria non solo credibile nel suo ambito di funzione, ma che non perde di credibilità nemmeno se viene messo a confronto con la realtà. Naturalmente questo aspetto fa sì che l'empatia proceda a movimenti altalenanti: lo spettatore si trova più nella posizione di un pubblico che guarda dietro i veli dell'incoerenza borghese, senza mai essere veramente partecipe all'azione, proprio perché tra lui e i personaggi rimane un muro fatto di sconcerto o di sotterranea antipatica. Discorso, questo, che non si applica a Duncan. La sua antipatia non è mai sotterranea, o celata. Il capofamiglia del titolo è una presenza scomoda, apertamente fastidiosa, messo proprio in bella mostra per catturare quelle che sono le antipatie ma anche le derisioni del pubblico, che si trova quasi divertito dai tentativi di questo uomo di raggiungere il potere, che è il vero fulcro attorno cui ruota tutta la famiglia.

Infine rimane lo stile de Il Capofamiglia, uno stile che come forse è facilmente intuibile da quanto abbiamo scritto poco più sopra si basa quasi interamente sul dialogo, sulla capacità delle parole di avere più sensi, di essere dei nascondigli per rabbie e manipolazioni (la manipolazione, dopotutto, rientra nei temi che Il Capofamiglia sembra voler mettere in scena con più ferocia). Lo stile risulta in qualche modo teatrale, più asciutto e immediato: questo naturalmente può far insorgere qualche problema per chi legge e non è abituato a questo stile narrativo. Ma ancora una volta va apprezzato lo sforzo di una casa editrice come la Fazi che continua a scegliere con puntigliosità i titoli da portare sul mercato italiano, allargando l'orizzonte editoriale con titoli che, forse, altrimenti sarebbero emersi con difficoltà. 

Il capofamiglia, romanzo di Ivy Compton-Burnett
Il capofamiglia, romanzo di Ivy Compton-Burnett

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