L'Opale Perduto di Lauren Kate
L'Opale Perduto di Lauren Kate

L’Opale Perduto, il ritorno di Lauren Kate


Arriva in libreria il nuovo romanzo di Lauren Kate, che si fa forte di un'ambientazione che non lascia adito ad alcun dubbio: Venezia è protagonista assoluta

Divenuta famosa al grande pubblico con la serie di Fallen, Lauren Kate è appena tornata in libreria con Rizzoli, con il suo nuovo romanzo che porta il titolo di L'Opale Perduto. Ambientato nel '700, il romanzo rapisce sin dalla prefazione che l'autrice dedica al suo lettore, spiegandogli perché ha scelto di raccontare questa storia e ciò che si nasconde alla base della sua ispirazione.

L'Opale Perduto di Lauren Kate
L'Opale Perduto di Lauren Kate

Al centro della nascita del romanzo c'è il fascino che la bella Venezia ha esercitato su Lauren Kate.

Non è di certo una sorpresa che la città lagunare riesca ad affascinare gli scrittori, soprattutto coloro che non hanno la fortuna di vivere in Italia. Un fascino che, ad esempio, ha subito anche Jay Kristoff nella sua saga di Nevernight, dove troviamo una Godsgrave strutturata proprio sull'architettura veneziana.

Lauren Kate, invece, prende davvero l'anima e l'atmosfera veneziana e le trascina tra le pagine, ponendole come sfondo a volte spettrale e a volte elegantemente gotico, delle vicende dei due protagonisti.

Violetta è una bambina che vive all'Ospedale degli Incurabili: un orfanotrofio dove le ragazze studiano musica con grandi maestri e hanno l'occasione di diventare voci del coro. La bambina, che non ha idea di cosa significhi avere una madre, si aggrappa alla musica con la disperazione di chi vuol rimanere a galla. Una notte, mentre sogna con la testa appoggiata alla finestra di poter "volare via" come la Satine di Mouline Rouge, Violetta sente una canzone. La melodia è accompagnata da parole che colpiscono molto la bambina, finché Violetta non vede una donna che abbandona un suo coetaneo all'orfanotrofio. Violetta, che teme per l'incolumità del bambino, lo trae in salvo nelle cucine dell'orfanotrofio. Non sa che quell'incontro fortuito con un bambino privo di sensi avrà il potere di cambiare la sua vita. Mino, nel frattempo, è diventato grande e sebbene agli Incurabili i ragazzi non abbiano diritto alla musica, il ragazzo impara a suonare il violino, confezionando la canzone che sua madre gli cantò la notte che lo aveva abbandonato. Violetta e Milo, orfani e anime alla deriva, troveranno nella musica la loro lingua comune. Ma nessuno dei due può immaginare che il destino ha altri piani per loro.

Venezia.
Impossibile iniziare una recensione di questa lettura senza parlare della città dei dogi. Venezia è una città sospesa, una terra che appartiene alla realtà e che pure concede agli scrittori di renderla il terreno di ciò che è etereo. Lauren Kate è decisamente brava nel calibrare queste due anime di una città che sfugge a qualsiasi tipo di catalogazione. Da una parte c'è la Venezia fatta di canali e calli piene di qualsiasi tipo di essere umano. Dall'altro c'è una terra fatta di maschere e misteri, di note che si disperdono sullo specchio d'acqua. Una Venezia fatta di locali segrete, pietre preziose e cicisbei che attendono di poter servire una bella donna. Questo è lo scenario su cui si muovono i due protagonisti, ma Venezia è anche una protagonista aggiunta: una matrina lasciva ma onorevole che seduce il lettore e lo tiene incollato alle pagine. Perché è proprio la resa di questa Venezia settecentesca a rappresentare sicuramente l'elemento più riuscito del romanzo.

Su questo teatro d'acqua e umidità Violetta e Mino cercano di muoversi, di costruirsi una propria vita, una vita nella quale potersi riconoscere. Il romanzo, dunque, è la storia di due persone che si amano ma che devono ancora trovarsi. Non è propriamente un romanzo d'amore, perché la love story non è il solo motore trainante della storia. Ma è sicuro che l'amore ha una parte fondamentale: e la cosa interessante è che non si tratta solo dell'amore romantico. Le pagine, al contrario, trasudano dell'amore per la musica, per quelle melodie che hanno la capacità di innalzarsi sopra le tristezze della vita. La musica è sempre presente, forse anche più del profilo umido di Venezia. Nei desideri di Violetta, nel percorso di crescita di Mino, nelle notti senza stelle dove l'opale perduto del titolo rappresenta la via d'accesso a un altro tipo di mondo e di realtà.

Forse, allora, a ben guardare il punto più debole del romanzo è la chimica tra i due protagonisti, che rimane sempre un po' troppo fredda per permettere una completa immersione da parte dello spettatore. La storia d'amore tra Violetta e Mino, che si deve abbassare anche ai dispetti del tempo che passa, sembra finire col fare da cornice ad un romanzo che invece parla d'altro, di altri amori che sono più intensi di quello dei due protagonisti.

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