La ragazza del Kuyshu
La ragazza del Kuyshu

La ragazza del Kuyshu, il bellissimo libro di Matsumoto Seicho


'La ragazza del Kyushu' è un romanzo elegante e avvincente, dove la vendetta prende per mano il senso di rimorso, in un giallo assolutamente da non perdere

Arriva in libreria grazie ad Adelphi La Ragazza del Kyushu, opera del giornalista e scrittore Matsumoto Seicho che in Italia era già riuscito a ritagliarsi un angolo del cuore dei lettori più affamati dopo la pubblicazione di Tokyo Express, sempre per mano dell'integgerrimo lavoro di casa Adelphi.

La ragazza del Kyushu è un noir/giallo che trasuda moltissime sfumature e spunti di riflessione che rendono quasi difficile accontentarsi di etichettarlo con un solo genere, in una sorta di gabbia di mercato che rischierebbe di arginare tutto il potenziale che Seicho ha messo nelle sue pagine.

Un potenziale che, pur portando la data di pubblicazione all'inizio degli anni '60 (precisamente il 1961), riesce a colpire il lettore per la sua attualità, per la capacità che il romanzo ha di aderire perfettamente ad alcune macro-strutture contro cui ci battiamo ancora oggi e che devono apparire ancora più attuali in un sistema come quello giapponese, dove la storia è chiaramente ambientata.

La ragazza del Kuyshu
La ragazza del Kuyshu

La Ragazza del Kyushu si apre con l'appena ventenne Kiriko che lascia la campagna per avventurarsi a Tokyo alla ricerca di un noto avvocato penalista. A Seicho bastano pochissimi tratti per spingere il lettore a farsi un'idea più o meno chiara della protagonista che apre le vicende: una ragazza determinata che viaggia da sola, ma che allo stesso tempo sceglie di pernottare in una pensione dove era stata in gita scolastica per essere sicura di non avere brutte sorprese. In qualche modo la Kiriko che ci viene presentata all'inizio è una ragazzina un po' impaurita, che cerca di nascondere la sua paura per la grande città dietro un velo di determinazione e dietro la consapevolezza di avere un compito da portare a termine. Ma quando la ragazza si rivolge al famoso avvocato in un bel palazzo vicino alla stazione, resta delusa: la sua determinazione non può nulla contro un sistema penale che non si cura di chi non può pagare una parcella profumata.

Kiriko, che era andata a Tokyo attraversando il Giappone per chiedere aiuto per difendere il fratello accusato dell'omicidio di una vecchia usuraia che sembra voler omaggiare Delitto e Castigo, si sente rispondere che non c'è tempo, non c'è voglia di difendere qualcuno senza nemmeno una degna controparte economica. Così Kiriko, inchinandosi con l'umiltà che il lettore si aspetta da una giovane ragazza delle campagne giapponesi, se ne va. Suo fratello viene condannato e finirà col perdere la vita, prima ancora che la giustizia riesca ad organizzare la pena capitale.

Questa trama, che sembra vi abbia già svelato tutto quello che c'è da sapere su questa lettura elegante e al tempo stesso avvincente, rappresenta in realtà solo l'antefatto, quel trampolino che Seicho – definito il Simenon giapponese – utilizza per raccontare la sua storia. L'autore si tuffa in un noir canonico, dove alla trama più meramente investigativa si alterna un'attenta e partecipata analisi dei personaggi che vengono messi in gioco, trascinati su una schiacchiera che sembra mossa dalla stessa Kiriko. Perché man mano che la trama avanza, la Kiriko che si affaccia dalle righe di inchiostro non è più la giovane ragazza che credeva puramente nel senso di giustizia. È diventata una donna fredda, che non vuole più avvicinarsi alle persone dopo le delusioni che è stata costretta a patire. Allo stesso tempo è una donna su cui cade il giudizio del Kyushu, una ragazza che porta sulle spalle la colpa (vera o meno) del fratello. Soprattutto Kiriko diventa una specie di marionetta che si muove su un desiderio spasmodico di vendetta. Ed è proprio su questo tema che l'autore si sofferma, indaga, sfiorando tantissimi spunti di riflessione che pongono il lettore nella scomoda posizione di dover riflettere e non solo lasciarsi guidare da una trama chiusa e definita.

Un atteggiamento simile a quello che Seicho destina all'avvocato Otsuka, che dopo il suo arrogante non voler fare della richiesta di Kiriko una questione morale, annoiato dall'idea di dover perdere tempo in attesa di un'agognata partita a golf, si ritrova divorato da un senso di colpa e da una sorta di rimorso deontologico che lo spinge a voler andare a fondo. Ecco allora che nel noir di Seicho si inseriscono elementi che volutamente richiamano ai noti cold case, casi giudiziari mai veramente risolti e che hanno bisogno di nuove investigazioni. Nella figura di Otsuka, Matsumoto Seicho si avvicina a figure emblematiche del giallo e del noir. Il lettore, infatti, si trova davanti ad un uomo estremamente intelligente e incuriosito, che cerca di trarre le sue conclusioni leggendo le pagine dei giornali, interrogando le persone e studiando gli atti del processo. Un avvocato che somiglia molto ai geniali Hercule Poirot e Sherlock Holmes, che appunto basavano il loro successo proprio sulle capacità immense delle loro menti.

Il risultato di queste vite intrecciate e di questi sentimenti quasi primordiali che affiorano in superficie quando il destino decide di giocare a dadi con l'esistenza di qualcuno è un romanzo estremamente elegante. Vuoi per l'ambientazione giapponese che ha preservato un carattere di esoticità, vuoi per lo stile lineare ma avvincente di Seicho, che cattura immediatamente la curiosità del lettore e lo tiene per mano lungo quella che somiglia ad una discesa negli inferi di una società che non è più in grado di discernere la bugia dalla verità, ciò che è giusto da ciò che è conveniente.

La lettura non è vorace, anche per l'algida lentezza con cui l'autore si sofferma ad osservare le maschere che ha portato in scena, ma allo stesso tempo è difficile resistere alla tentazione di andare sempre avanti, un passo dopo l'altro, alla scoperta di quello che è accaduto e del modo in cui la morte di un ragazzo che aveva ritrattato la propria confessione sia riuscita a cambiare non solo l'esistenza, ma anche l'essenza di così tanti personaggi, così (apparentemente) distanti tra di loro, ma più vicini di quanto sia dato immaginare all'ignaro lettore.

Inoltre il libro sembra vivere – al di fuori delle pagine – in due dimensioni temporali contrapposte. Da una parte molti elementi sottolineano l'appartenenza ad un Giappone di metà secolo scorso – Kiriko, non a caso, invia una cartolina postale all'avvocato, quando oggi avrebbe fatto molto più velocemente con una mail -, ma allo stesso tempo il racconto di Seicho è così vicino alle radici del genere umano e delle sue debolezze da apparire comunque molt attuale, nonostante le indagini manchino dei nuovi modelli tecnologici, anche per esempio i semplici social media. Questa doppia anima temporale aggiunge un fascino inatteso a La Ragazza del Kyushu che dimostrerà il talento del suo scrittore. Assolutamente da non perdere.

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