Les Miserables
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Les Miserables, dal romanzo al teatro allo schermo


La storia del musical Les Misérables è iniziata nel 1978, ispirata da una visita di Boublil. Oggi Les Misérables arriva sul grande schermo diretto da Tom Hooper. Riviviamo la storia di Les Misérables, dal romanzo al teatro allo schermo.

La storia del musical Les Misérables è iniziata nel 1978, quando i compositori francesi Alain Boublil e Claude-Michel Schönberg hanno cominciato a lavorare a un adattamento musicale dell’opera di Victor Hugo.  E’ stata ispirata da una visita di Boublil a Londra durante la quale, mentre guardava il revival del 1997 di Oliver! del produttore Cameron Mackintosh – Mackintosh al quel tempo non ne sapeva niente – Boublil si è accorto che il personaggio di Artful Dodger gli ricordava Gavroche, il giovane monello alleato degli studenti rivoluzionari nella storia di Hugo. Il seme di “Les Misérables”come musical teatrale era gettato, e il concept album di Boublil e Schonberg è uscito nel 1980 e ha venduto 260.000 copie.  A settembre di quello stesso anno, il regista francese Robert Hossein ha messo in scena il loro lavoro in uno spettacolo che è stato visto da più di 500.000 persone al Palais des Sports di Parigi. 

Circa due anni più tardi un regista ungherese di nome Peter Farago ha portato questo concept album a Mackintosh per vedere se lui potesse prendere in considerazione l’idea di mettere in scena Les Misérables come musical in lingua inglese.Mackintosh ha subito capito che si trattava di qualcosa di speciale e ha rintracciato Boublil e Schönberg.  Sebbene Mackintosh non parlasse correntemente francese, è rimasto estasiato. Il produttore spiega: “La musica narrava in maniera davvero fenomenale. Ho ascoltato solo quattro tracce dell’album ma ero già eccitato e sapevo che volevo produrre lo spettacolo.” Mackintosh voleva che Boublil e Schönberg rimanessero una parte chiave del processo, e ha messo insieme una brillante squadra creativa con Trevor Nunn e John Caird come registi e James Fenton come paroliere.  Fenton è stato poi rimpiazzato da Herbert Kretzmer, ma a lui viene ancora dato il credito di aver dato allo spettacolo una parte della sua forma. Il resto è storia del teatro. 

Les Misérables ha debuttato per la prima volta a Londra al Barbican Theatre l’8 ottobre 1985, si è trasferito al Palace Theatre il 4 dicembre 1985, e dopo 19 anni si è trasferito alla sua attuale dimora, il Queen’s Theatre il 3 aprile 2004.  Quando Les Misérables ha celebrato il suo 21mo compleanno londinese, l’8 ottobre 2006, è diventato il musical più longevo del mondo, superando il record prima detenuto da Cats al West End di Londra.  A gennaio 2010, la produzione del West End ha battuto un altro record celebrando la sua storica 10.000ma  replica.  Visto da più di 60 milioni di persone in tutto il mondo in 42 paesi e 21 lingue, Les Misérables è diventato indubbiamente il musical più popolare del mondo e della storia, con nuove produzioni che continuamente vengono messe in scena in tutto il pianeta.
Spiegando il fenomeno, Mackintosh dice:

‘Les Misérables’ è uno dei più grandi romanzi sociali che siano mai stati scritti. Hugo ha creato dei personaggi e ha scritto di situazioni entrambi senza tempo e universali. Quando a questo aggiungi la forza della musica di Claude-Michel Schönberg, lo splendore dei testi originali francesi di Alain Boublil, e lo stile fantastico e senza tempo della scrittura di Herbert Kretzmer, il successo dello spettacolo si capisce facilmente.”

Nel corso degli anni, Mackintosh è stato contattato da molti cineasti che volevano portare lo spettacolo sul grande schermo. Infatti, i diritti cinematografici erano stati venduti 25 anni prima, dopo che lo spettacolo era stato messo in scena con enorme successo a Broadway, ma l’opzione è scaduta e i diritti sono tornati a Mackintosh.  Il produttore ha aspettato, scegliendo alla fine di lavorare con una delle società di produzione più prolifiche e stimate del Regno Unito, la Working Title Films.  Dalla loro parte, i produttori Tim Bevan e Eric Fellner erano interessati a produrre un musical da tempo, ma è stato l’incontro tra Fellner e Nicholas Allott, l’amministratore delegato della Cameron Mackintosh Ltd., a scatenare il loro interesse verso Les Misérables.  Poco dopo, Bevan e Fellner hanno incontrato Mackintosh, e una conversazione sulla possibilità di un adattamento cinematografico di Les Misérables è cominciata sul serio. Dice Fellner:

Era un compito difficile trasformare il più grande musical teatrale di tutti i tempi in un musical per il grande schermo. Ma insieme al timore c’era anche il privilegio di stare ereditando un materiale amatissimo e l’opportunità di lavorare insieme alle persone che avevano creato lo spettacolo.

Bevan, Fellner e Mackintosh erano d’accordo sul fatto che fosse fondamentale mantenere nel cuore del progetto il gruppo centrale che aveva raggiunto quell’enorme successo con il musical teatrale. Boublil, Schönberg, Mackintosh e Kretzmer sono stati fin dall’inizio molto coinvolti nel processo.

Fino alla scelta del regista, i produttori non sapevano quanta parte della squadra originale avrebbe fatto parte del processo. Si è comunque deciso che uno sceneggiatore dovesse salire a bordo per adattare questo lavoro al grande schermo. Poco dopo l’incontro iniziale dei filmmaker, l’incarico di scrivere il copione è stato affidato a William Nicholson.  Debra Hayward, ex capo della divisione cinema della Working Title Films, che si è riunita alla società per produrre Les Misérables con Bevan, Fellner e Mackintosh, spiega perché:

Sapevamo per istinto che Bill era la persona giusta. Avevamo lavorato con lui varie volte e quindi conoscevamo bene il suo lavoro.  Oltre a essere un grande drammaturgo, conosce bene anche la musica.”

Nicholson, due volte candidato all’Oscar per il suo lavoro su Il Gladiatore e Viaggio in Inghilterra, aveva già lavorato con la Working Title Films nel film epico in costume Elizabeth: The Golden Age. Nicholson dice:

Sono arrivato con il mio expertise per trasformare questo musical teatrale in uno cinematografico. E’ stato un lavoro affascinante perché ho visto molte volte lo spettacolo e l’ho assolutamente amato. L’esperienza teatrale è molto potente e guidata dalla musica, mentre il cinema è più naturalistico, impone il problema del realismo e della credibilità. Il mio lavoro è stato quello di rafforzare le trame.

Mackintosh è stato chiaro fin dall’inizio: lui non voleva mettere lo spettacolo su pellicola; voleva che il film avesse una sua vita propria. Fellner spiega:

Il nostro lavoro era convalidare la sua esistenza e accendere nel pubblico il desiderio di vederlo, e conservare l’essenza dello spettacolo nel cuore di ogni singola inquadratura del film. Speravamo di riuscire a mantenere quello che Cameron descrive come il ‘DNA dello spettacolo’ e la ragione per cui ha attirato così tanta gente in tutto il mondo.” 

Di solito le stelle del film si allineano nel corso della ricerca di un regista. Ma non in questo caso; il regista Tom Hooper infatti, ha scovato il progetto addirittura prima che il suo film di strabiliante successo globale e premio Oscar, Il discorso del re, uscisse nella sale. Quando Hooper ha sentito che Nicholson, con il quale stava lavorando a un altro progetto, stava anche scrivendo un adattamento di Les Misérables,si è sentito pronto a confrontarcisi. Hooper non aveva visto lo spettacolo ma conosceva bene la musica ed era attratto dal periodo in cui era ambientato. Non ha perso tempo ed è andato a vedere il musical.

  “L’ho visto in un giorno di agosto molto caldo. Ci sono stati quei tre o quattro momenti in cui i nervi della mia spina dorsale hanno preso fuoco, ed è stato veramente emozionante. Le melodie catturavano. Non riuscivo a togliermele dalla testa, anche avendo visto lo spettacolo una sola volta. Claude-Michel tocca qualcosa di molto profondo con le melodie, i loro schemi, le strutture e i motivi.

All’incirca in quel tempo, Hooper si è incontrato con Hayward, che era ancora la responsabile della produzione della Working Title Films.  “E’ stato uno di quei straordinari momenti di serendipità; Tom è venuto a trovarci proprio quando Nicholson ci ha portato il copione,” dice Hayward. “Lo ha letto, gli è piaciuto e ha capito che voleva farlo.” Fellner concorda: “Tom Hooper è stata la nostra prima scelta.  E’ stato l’unico regista a cui abbiamo dato la sceneggiatura, e dal momento in cui ha firmato è stato un viaggio elettrizzante. Lui è passionale, ossessionato dai dettagli, lavora molto sodo e ci mette un impegno e una dedizione profondi.

Hooper osserva che è stato attratto dal materiale a vari livelli: “Una delle cose più eccitanti del fare Il discorso del re è stata l’emozione che ha suscitato nel pubblico di tutto il mondo. Mi ha fatto desiderare che il mio film successivo provocasse emozioni ancora più forti.” Commosso fino alle lacrime mentre leggeva la sceneggiatura di Nicholson su un volo da Londra a Los Angeles, Hooper ha capito di aver trovato il suo film successivo. “Mettendo insieme il modo in cui mi aveva fatto sentire il musical con l’effetto che la sceneggiatura aveva avuto su di me, pensavo ci fosse la fantastica opportunità di lavorare in una maniera molto emotiva. Sono stato attratto dalla combinazione di questa storia straordinaria con la trascendenza e spinta della musica.”  

Nonostante il materiale potente che stavano ereditando, i filmmaker hanno avuto bisogno di tornare alla fonte originale della storia per riempire dei buchi che sul palcoscenico non si notavano ma che non sarebbero stati invisibili sullo schermo. Hayward dice:

Il libro è stato di grande ispirazione per Tom. Era un adattamento sorprendentemente difficile, e non appena incontravamo dei problemi consultavamo il libro e trovavamo tutte le risposte. Portare dentro al film alcuni dei grandi elementi della storia per riempire i vuoti senza intaccare l’architettura generale e l’integrità della colonna sonora è stata una delle sfide più divertenti di questo adattamento.

Hooper concorda:

E’ un’opera colossale e magistrale, e avere una scusa per leggerla e rileggerla per adattarla è stata una grande gioia. Il musical è stato interpretato in maniera unica per il film. E’ una cosa che Cameron, Claude-Michel e Alain mi hanno dato il potere di fare fin dall’inizio. Non volevano solamente il musical filmato, volevano che io lo reinterpretassi per farlo funzionare al cinema. Questa è stata una delle cose più eccitanti. La musica di Claude-Michel è così brillante e i testi di Alain e Herbie così forti da permettere quest’interpretazione filmica. L’opera è incredibilmente elastica e, come tutta la più grande letteratura, il linguaggio ti permette di giocare con significato e ritmo.

La prima stesura del copione che Nicholson ha scritto era divisa in dialoghi inframezzati con canzoni. Hooper dice:

Tutto il materiale nuovo della storia che aveva trovato e quello che io volevo aggiungere del libro, Bill l’ha scritto in forma di dialogo parlato. Tuttavia il musical è tutto cantato. Dopo averci pensato e riflettuto un bel po’, ho deciso che volevo rispettare la forma tutta cantata del musical. Volevo creare una realtà alternativa sul film dove le persone comunicano attraverso le canzoni. A quel punto abbiamo dato il benvenuto alla squadra musicale creativa del musical  – Claude Michel Schönberg, Alain Boublil e Herbie Kretzmer – nel processo di creazione del copione chiedendo loro di scrivere testi interamente nuovi e creare una nuova struttura musicale e una nuova canzone [“Suddenly”] ispirata al dialogo che Bill aveva scritto. E’ stato un momento molto eccitante in cui abbiamo ri-creato le condizioni originali della creazione del musical per interpretarle in maniera differente per il film.” 

Quando ha preso in considerazione l’adattamento filmico di un musical tutto cantato, Hooper è stato attratto anche da un’altra cosa. Il regista spiega:

Volevo rischiare e fare qualcosa di molto diverso in un genere diverso. Quello che mi ha galvanizzato sin dall’inizio era l’idea di farlo dal vivo. Non credo che l’avrei fatto se si fosse dimostrato impossibile dirigere il film dal vivo, perché non importa quanto sia buona la sincronizzazione degli attori che cantano in playback, il pubblico sente che c’è sempre qualcosa di irreale. Il canto sembra sconnesso da quello che succede sullo schermo.

Con la promessa di Hooper che gli attori avrebbero cantato live, Mackintosh non ha avuto dubbi sul fatto che i realizzatori avevano trovato il regista giusto per questo lavoro. E commenta:

L’unico modo in cui si può far funzionare questa musica è catturandola nel momento. Questa è stata una delle prime cose che Tom ha detto quando mi ha spiegato i motivi per cui voleva fare così. In più lui amava Les MisérablesLa maggior parte degli altri registi con cui ho parlato nel corso degli anni mi ha detto che avrebbe saputo fare questa o quella canzone, ma che non avrebbe saputo come fare a far cantare Les Misérables. Ma questo è proprio quello di cui parla il romanzo di Victor Hugo: parla di tutti noi, non solo della storia di Jean Valjean e Javert.  Nel momento in cui Tom ha afferrato questo, io ho capito che lui era la persona che avrebbe trovato la sua propria maniera di realizzare questa storia e che ci avrebbe messo tutti al lavoro.” 

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