The Host, i Mondi nuovi
The Host, i Mondi nuovi

The Host, i Mondi nuovi


The Host: abbigliamento e accessori, la Caverna, la scenografia, le riprese del film e molte altre curiosità raccontate dal regista Andrew Niccol, dalla scrittrice Stephenie Meyer e dal resto del cast tecnico.

Conosciuto nell’industria cinematografica per la sua personalità visionaria, Andrew Niccol ha creato un altro mondo nuovo e originale – in realtà due – sul set di The Host. Durante le riprese tra la Louisiana e il New Mexico, Niccol e il suo team creativo hanno messo insieme le particolarità uniche di queste location, dalle umide e splendide paludi vicino a Shreveport alle imponenti formazioni rocciose del deserto del sud-est, creando un inusuale paesaggio evocativo per la storia.

Andrew Niccol è un indiscusso maestro dell’arte visiva“, afferma la produttrice Paula Mae Schwartz. “Era impressionante la mole di percezioni visive riversate sul set di questa produzione“. “Abbiamo una geografia incredibilmente ricca – dichiara Wechsler – gli immensi paesaggi danno l’impressione di essere veramente dentro un’avventura“. Niccol ha aggiunto al materiale originale la sua ispirazione, creando così l’atmosfera del film. “Nonostante la storia sia ambientata nel futuro non volevo che il film diventasse un teatro tecnologico. La giusta scenografia del mondo delle Anime doveva nascere direttamente dalla loro stessa filosofia. Loro non cambiano il mondo, lo vivono e lo perfezionano“.

Lo scenografo Andy Nicholson, già conosciuto per il suo lavoro con un folto gruppo di registi tra cui Tim Burton, Guy Ritchie, Tony Scott, Wolfgang Petersen e Paul Greengrass, ha fatto sua la visione del regista e la sua attenzione ai dettagli. “Capisci subito quello che ha in mente“, afferma Nicholson “la sua chiarezza è piena di vita“.

Sin dall’inizio, Niccol e Nicholson hanno discusso in merito alle conseguenze che le Anime avrebbero portato nel conquistare la civiltà. Ricorda Nicholson:

Una delle idee era che, una volta che le Anime avessero preso il controllo, la cultura avrebbe terminato la sua evoluzione. Il tempo effettivamente si ferma. Le Anime hanno medicine all’avanguardia e tecnologia, ma non c’è nessun altro progresso“.

Osserva Niccol:

Le Anime conservano il meglio che trovano. Il loro design è minimal: i vestiti le case, le macchine non sono per nulla appariscenti. Unica eccezione a questa regola sono i Cercatori. Vestono di bianco e hanno auto cromate ad altissime prestazioni, che li differenziano nettamente dagli altri. La loro affinità al cromato proviene dalla loro forma originaria, una sostanza simile al cromo“.

Abbigliamento e accessori
Le auto dei Cercatori, gli elicotteri, le moto sono tutti rivestiti di puro metallo. “L’auto cromata è una delle immagini più eccitanti che Andrew mi abbia mostrato all’inizio del film“, racconta Nicholson. “Sono dei veicoli fantastici e nel deserto prendono quei bellissimi riflessi del cielo azzurro e della terra. Cromarli non è stato facile. Ci sono solo un paio di ditte che hanno l’attezzatura adatta per la cromatura“. Niccol ha selezionato la lucente e seducente Lotus Evora come l’auto scelta per i Cercatori. “Le linee ricreano la capsula dentro cui le Anime viaggiano tra i mondi“, spiega lo scenografo. “Ne abbiamo utilizzate cinque sul set e quando sono tutte in scena è uno spettacolo splendido“.

Il distintivo abbigliamento color crema dei Cercatori è il risultato della visione di Niccol sul concetto di perfezione che appartiene al mondo delle Anime. “Tutti gli aspetti delle Anime sono una immagine di qualcosa di perfetto“, racconta il costumista Erin Benach. “La vestibilità doveva essere impeccabile e il colore molto misurato. Abbiamo deciso che il color crema fosse quindi in linea con l’idea di purezza dei Cercatori“. “La Kruger è elegantissima con quelle giacche su misura e quei pantaloni dalla linea morbida. Quando va a cercare Wanda nel deserto, prende la moto, e in quel caso abbiamo voluto per lei un look particolare“, dice lo stilista. “Indossa un giubbotto e un paio di pantaloni stretch creati apposta per lei“.

In netto contrasto con il mondo idealizzato delle Anime, c’è la polverosa esistenza sotterranea degli umani. “L’idea di come rendere visivamente questi due mondi è stata di Andrew“, dice la Meyer. “Le città sono ultra-civilizzate, mentre il deserto è assolutamente primitivo. Andrew ha portato le differenze tra le Anime e gli umani a un livello visivo che non avrei mai immaginato“.

Gli umani sopravvissuti si sono rifugiati in grotte sotterranee collegate da tunnel. La troupe ha trovato dimora nel nord-ovest del deserto del New Mexico, vicino a una formazione geologica spettacolare conosciuta come Shiprock, che rappresenta un luogo storico nel film. “Abbiamo trovato delle location fantastiche” afferma Niccol. “Inizio sempre a lavorare con in mente moltissimi riferimenti visivi e questa è la prima volta che un luogo fisico risulta migliore del mio pensiero. Shiprock è maestoso, è così imponente e bello che la gente crede sia stato ricostruito in post-produzione“.

La Caverna
Una delle difficoltà nel girare un film in una caverna, afferma il regista, è l’impossibilità di utilizzarne una reale. Per ricreare la comunità immaginata dalla Meyer nel suo libro è stato allestito un set enorme all’interno di una struttura insonorizzata di 70×40 metri ai Celtic Studios di Baton Rouge. I muri della struttura erano simili alle pietre arenarie e rocce calcaree presenti nel New Mexico; i rivestimenti e le dune erano fatti di un misto di tre differenti tipi di sabbia, mescolati per rendere il paesaggio della stessa località. I muri della grotta erano alti 6 metri e gli effetti speciali hanno in alcune scene ampliato questa dimensione. Sempre in questa scala, è stato ricreato il set del fiume; i ruscelli, le cascate e le pozze naturali sono state costruite in una location separata. Il coordinatore degli effetti visivi Jack Lynch e il caposquadra agli effetti Rick Perry hanno dato vita a meravigliosi meccanismi che fanno circolare circa 150.000 litri di acqua in un circuito chiuso con lo scorrimento del flusso fino a un picco di 40.000 litri al minuto, come nelle scene delle rapide.

La scenografia
La discussione più importante avvenuta tra Niccol e il suo scenografo riguardava il modo in cui sarebbe stato possibile rendere le grotte visivamente interessanti e varie. “L’idea di Andrew era di creare un piccolo spazio confinato che improvvisamente si apriva in uno scenario drammatico di grandi dimensioni“, racconta Nicholson. “La chiave era essere certi che ogni sezione delle grotte avesse un’identità distinta. Le ho pensate come una serie di stanze su un set: l’infermeria, la prigione, i tunnel, il campo di grano in uno spazio immenso“. La costruzione del campo di grano è stato un lavoro gigantesco, racconta Niccol. “Fu necessario circa 1 mese per liberare lo spazio. Non si può far nascere il grano su una piattaforma, per cui questi fili di grano – circa 100.000 e oltre – sono stati attaccati manualmente. Volevo poi che la scena si aprisse su un cielo notturno per evitare che diventasse un luogo claustrofobico e allora ho preso l’idea delle lucciole dalla Nuova Zelanda per ricreare questo effetto all’interno“.

Gli sforzi sovrumani del reparto scenografia sono stati molto apprezzati sia dal cast che dal resto della troupe. “I set erano fenomenali” racconta Abel. “Ogni persona aveva la stessa reazione alla prima entrata sul set. Era un’esperienza da lasciare a bocca aperta. La vera magia del cinema“. La Meyer guardava con stupore e meraviglia a quel mondo che prendeva forma così come se lo era immaginato nel libro. “Andrew ha portato questa storia a un livello completamente diverso grazie alla sua visionarità,” racconta la scrittrice. “Il mondo non è molto diverso dal nostro, ma immediatamente si percepisce un leggero senso di poca familiarità.

Le riprese
La cornice scenica nella sua interezza ha influenzato l’approccio visivo del direttore della fotografia Roberto Schaefer. “Ogni cosa nel mondo alieno è geometrica, pulita e fredda” dichiara Schaefer. “Tutto era creato lì in quel momento, mentre ogni cosa nel mondo dei ribelli era libera e meno perfetta. Abbiamo usato un tipo di ripresa durante il film che chiamavamo “ripresa intelligente; era pensata per aiutare a comunicare l’idea che un personaggio avesse due voci. L’inquadratura è molto ravvicinata e ampia. Si muove passo passo con Melanie-Wanda, come se la macchina da presa sia attaccata a lei mentre cammina. La cosa funziona perfettamente“.

The Host è diretto da Andrew Niccol (In TimeGattaca) che ha adattato anche la scenneggiatura a partire dal romanzo di Stephenie Meyer.  Il film è prodotto da Nick Wechsler (Magic MikeRequiem for a Dream), Paula Mae Schwartz e Steve Schwartz (The Tree of LifeThe Road) e da Stephenie Meyer. Direttore della fotografia è Roberto Schaefer (Quantum of SolaceThe Paperboy); il montaggio è di Thomas J. Nordberg (BeastlyColpo di fulmine – Il mago della truffa). La scenografia è a cura di Andy Nicholson (FrankenweenieCaptain America – Il primo vendicatore). Le musiche originali sono di Antonio Pinto (CollateralQuantum of Solace). La costumista è Erin Benach (DriveBlue Valentine).

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