The Host
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The Host: Stephenie Meyer e Andrew Niccol parlano del film


Stephenie Meyer, autrice del romanzo da cui il film è tratto, e il regista Andrew Niccol ci parlano di The Host, al cinema dal 28 Marzo 2013.

Stephenie Meyer stava guidando attraverso l’apparentemente infinito deserto che collega Phoenix a Salt Lake City quando le è venuta improvvisamente l’idea per il suo romanzo, The Host. L’autrice, la cui serie best-seller Twilight stava diventando in quel momento un fenomeno mondiale, ha trascorso le lunghe ore nel tragitto immaginandosi la storia. “Sono giunta all’idea di racchiudere due personalità in un solo corpo“, ha affermato. “Entrambe sono innamorate di due persone diverse, il che genera un grande conflitto. Adoro le relazioni confuse. È divertente lavorarci su“.

La popolare autrice si è inoltre divertita a esplorare l’idea dell’amore, ma in questo caso non solo quello romantico. Afferma la Meyer:

Qui è presente l’amore materno, che è una grande parte della mia vita. C’è l’amore di una comunità e delle persone che vi appartengono. Ho chiesto a me stessa: cosa può succedere se ci si innamora di qualcuno e questo ci trasforma in un traditore nei confronti della propria gente? L’amore fa fare cose che non si farebbero altrimenti, crea conflitti e disordine“.

Nel momento in cui la storia ha iniziato a prendere forma, ha trovato spazio nello stesso deserto che stava attraversando.

Continuavo a pensare alle cose che diamo per scontate, quelle che possiamo vedere, al modo in cui possiamo girar loro intorno, assaporarle e sentirle“.

Nello sviluppo del plot originale Stephenie Meyer ha iniziato a costruire una storia più seria e profonda rispetto a quello che aveva creato nei precedenti romanzi.

La saga di Twilight parlava dell’amore romantico e del modo in cui ci si sente a 17 o 18 anni. Non esiste altro al mondo. Si può fare ed essere qualsiasi cosa per amore. È un luogo divertente da esplorare nella fantasia“.

The Host affronta invece la ricerca di equilibrio nella vita. Sicuramente è presente il lato romantico, ma è una storia più adulta e realista, nonostante gli elementi sci-fi

Sono gli elementi sci-fi che fanno da sfondo alla storia.

“Il mondo è stato invaso, secondo lo stile de L’Invasione degli Ultracorpi. Queste nuove entità, che si fanno chiamare Le Anime, sono un gruppo omogeneo, armonioso e pacifico. Esse risolvono molti dei problemi del mondo: non ci sono più la fame, le malattie, la paura o la violenza. Nessuna bugia, nessun inganno o furto. L’idea che qualcuno possa creare danni non ha più ragione di esistere”.

I pochi umani che non sono stati ancora “catturati” dalle Anime sono inspiegabilmente incapaci di vedere la bellezza in una utopia che ha però portato loro via molte delle persone amate.

Hanno perso ogni cosa, comprese le persone per loro più importanti”, dichiara l’autrice, “ma questa storia è narrata dalla prospettiva di uno degli alieni, cosa che rappresenta un nuovo modo di approcciare il racconto“.

The Host è stato pubblicato nel 2008 ed è stato ben 26 settimane in testa alla classifica dei libri più venduti secondo il New York Times e il Los Angeles Times. Il produttore Nick Wechsler ha risposto a una chiamata dell’agente di Stephenie Meyer in cui gli veniva chiesto se avesse interesse a produrre insieme un film basato sul romanzo.

Io sono un fan del genere sci-fi, così ho preso al volo l’opportunità di leggere il libro. Il tema, i personaggi e il concept del testo mi hanno fatto letteralmente sobbalzare. Quello che non riuscivo a capire era come fosse possibile che i diritti di un best-seller di Stephenie Meyer non fossero già stati acquisiti“.

Ciò era dettato da quel convenzionale buon senso nell’industria cinematografica secondo cui è difficile, se non impossibile, realizzare un film realistico nel quale due personaggi condividano lo stesso corpo. Spiega la Meyer:

Né a me né a Nick è sembrata una sfida impossibile. Abbiamo considerato che la sola cosa che ci sarebbe servita era una fantastica attrice“.

La Meyer era convinta che Wechsler fosse la persona giusta per ottenere il miglior risultato possibile nella trasposizione del suo romanzo per il cinema, alla luce dei suoi precedenti successi per altri adattamenti da romanzi, come Requiem for a Dream, Un amore all’improvviso e The Road. Wechsler mise insieme Steve e Paula Mae Schwartz della Chockstone Pictures, Stephenie Meyer e se stesso come produttori del film. “Quando Steve, Paula Mae e io facciamo un progetto insieme, lo sviluppiamo con i nostri stessi soldi,” dichiara il produttore. “Questo ci permette di avere un maggior controllo nella fase creativa, cosa che era particolarmente attraente per Stephenie. Eravamo tutti d’accordo nel voler trattare l’argomento con cura, creando un’avventura epica e non un blockbuster“.

Gli Schwartz, che hanno precedentemente preso parte con Wechsler all’adattamento per il grande schermo del libro di Cormac McCarthy The Road, erano eccitati dal delicato equilibrio tra l’elemento romantico e quello sci-fi presenti in The Host. “Abbiamo avvertito un elemento umano in questa storia che normalmente è difficile trovare nel genere sci-fi“, afferma Paula Mae Schwartz. “La relazione tra Melanie e Wanda indaga l’amore e la gelosia, e la difficoltà del cambiamento. Costrette a dividersi un unico corpo, ognuna di loro guadagna qualcosa dall’altra e alla fine ne scaturisce una versione migliore di sé“.

Quando i produttori iniziarono la fase di selezione dello sceneggiatore e del regista, Wechsler chiese a Meyer quali fossero i suoi film sci-fi preferiti.

Io risposi che il primo in classifica era Gattaca. Amo il fatto che non parli di oggetti, laser e robot combattenti, tratta l’umanità, non di come possa essere ricreata in CGI una realistica navicella spaziale. Siamo trascinati in un mondo diverso dal nostro, concepibile per noi grazie alla storia e alla performance dei personaggi“.

Wechsler aveva un rapporto da tempo con Andrew Niccol, scrittore e regista di Gattaca. The Host, con il suo conflitto interno, ha catturato allo stesso modo l’immaginazione del regista. Afferma Niccol:

Si parla spesso di personaggi che nei loro ruoli sono divorati da conflitti interiori, e in questo caso è letteralmente così. Il nostro personaggio principale è stato “occupato” da un essere alieno. Le due personalità sono in lotta l’una contro l’altra. Questo è un grandissimo concetto“.

Andrew Niccol nota che il genere sci-fi riesce ad arrivare efficacemente al pubblico in maniera meno diretta e invasiva.

È spesso semplice dire qualcosa riguardo il presente facendo riferimento al futuro, è una sorta di Cavallo di Troia: il pubblico pensa che siccome è riferito al futuro quello a cui sta assistendo non ha nulla a che vedere con sé e in quel momento è possibile spingerlo verso una profonda riflessione“.

Niccol accettò quindi di dirigere il film, così come di scrivere la sceneggiatura dal romanzo di Stephenie Meyer, pur essendo spaventato dalla popolarità di Twilight. Avendo già avuto molta esperienza nel processo di adattamento cinematografico, Meyer arrivò all’incontro con forti opinioni riguardo quello che avrebbe volute fosse la sceneggiatura finale. “Ogni adattamento è per il 95% fatto di compromessi e per il 5% di frustrazione” afferma la scrittrice, “Credo che ognuno di quelli che si trova “dalla parte creativa” del processo cinematografico desideri ottenere il miglior risultato possibile. Noi volevamo il meglio perché avevamo a cuore un modo di raccontare, non il nostro target o il successo al box-office“.

La prima e più grande sfida era condensare le oltre 600 pagine del libro in una sceneggiatura di 120 pagine. “È una sfida per ogni regista, soprattutto quando si ha a che fare con un autore i cui romanzi sono così amati dal pubblico” afferma Wechsler. “Comunque l’intero processo fu abbastanza rapido e ottenemmo una sceneggiatura in cui credevamo veramente“.

E’ stata, a detta di tutti, una collaborazione soddisfacente e produttiva. “Stephenie aveva una sua opinione precisa, ma non si è imposta“, racconta Niccol, “è una persona molto saggia. Tiene molto alle sue idee ma non è ottusa. Ha accettato cambiamenti che sembrano abbastanza radicali senza alcuna preoccupazione. Alcuni elementi e personaggi dovevano essere sacrificati. Ad esempio, io amo il calcio ma c’è una partita nel libro che sapevo non doveva essere riportata nel film. C’è spazio per questo tipo di digressioni in un testo scritto ma non in un film“.

Lavorare con Andrew è stato molto divertente,” – racconta la Meyer – “è molto più visionario di me. Amo molto esplorare il linguaggio e i modi in cui le persone interagiscono. Andrew si è focalizzato sul mondo fisico, ha aggiunto elementi che lo hanno portato a un livello che non avevo previsto. Nella lavorazione sono emerse delle cose che mi hanno colpito positivamente visto che le amavo più di quanto non avessi amato quello che avevo fatto io“. Per esempio, nel romanzo le Anime adoperano le armi umane, usando contro di loro pistole ed esplosivi. “Gli esseri alieni vengono dipinti solitamente come il nemico” – afferma Niccol – “pensammo: e se gli alieni fossero più umani degli umani stessi? Con il benestare di Stephenie, ho utilizzato questa idea e sostituito le armi con un futuristico spray chiamato Pace che immobilizzava con delicatezza il suo obiettivo“.

La sceneggiatura finale di The Host mantiene il forte elemento romantico del romanzo, in sintonia con il volere di Niccol, ma aggiunge dei buoni argomenti su cui far riflettere il pubblico. Il produttore Wechsler è ansioso di assistere alla reazione del pubblico a The Host. “Non è un film facilmente catalogabile“, afferma. “Vogliamo che il pubblico resti sorpreso e non capisca esattamente dove il film lo stia conducendo“, aggiunge. “Sono convinto che questa sarà un’esperienza unica. Si tratta di un’avventura, un film drammatico, romantico, un thriller e tutte queste cose si trovano riunite in un solo film“.

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