Tutta colpa di Freud, intervista a Marco Giallini


Intervista a Marco Giallini, protagonista del film di Paolo Genovese, Tutta colpa di Freud.

Di seguito l'intervista a Marco Giallini, che interpreta Francesco Taramelli nel film di Paolo Genovese Tutta colpa di Freud.

Come è stato coinvolto in questo progetto?
Paolo Genovese è un grande sceneggiatore, un grande regista e un grande amico, col tempo è diventato per me – insieme a Marco Risi e ad un paio di altri registi – un vero fratello elettivo a cui mi lega un'amicizia e una fiducia da compagni di strada. Il nostro sodalizio somiglia ormai a quelle strette collaborazioni del cinema di una volta quando tutto era fondato su materiale umano di prim'ordine, affinità e stima reciproca: per lui e con lui oggi farei qualsiasi cosa. Questo nostro nuovo incontro professionale era nell'aria già fin dall'ultima fase delle riprese del nostro film precedente, UNA FAMIGLIA PERFETTA, quando Genovese verso la fine del 2012 mi anticipò che aveva un'idea per coinvolgermi in una nuova storia che prevedeva in scena uno psicanalista e le sue tre figlie. L'ipotesi di interpretare il ruolo di un uomo maturo, padre di tre donne adulte, all'inizio mi ha disorientato un po', ma poi ho parlato a lungo con Paolo che mi ha fornito ampi dettagli sul personaggio e mi ha spiegato che poteva essere comunque credibile perché era diventato padre a 20 anni: vinte tutte le perplessità ho capito che poteva trattarsi di una splendida occasione. Io mi lancio volentieri nelle imprese difficili, non ho bisogno di primeggiare ad ogni costo e se il copione di un film mi diverte posso anche interpretare un carattere di secondo piano e diventare una valida spalla, ma se poi arriva un bel ruolo da protagonista a tutto tondo, sia pure nell'ambito di una storia corale, ovviamente mi fa molto piacere. Nel cinema italiano di oggi le scelte sono molto meno libere, non c'è più il mercato ricco di offerte variegate di una volta e bisogna lavorare sodo e senza snobismi: apprezzo e rispetto il lavoro di tutti e non credo affatto ad esempio che recitare nelle fiction o nelle soap opera sia riduttivo o denigrante.

Quali sono secondo lei le qualità principali di Genovese?
È un regista che sa mettere a proprio agio le persone, attori o tecnici che siano, riesce sempre a farti lavorare al meglio confermandosi un campione anche quando si trova alle prese con i consueti problemi del cinema legati ai tempi di lavorazione e ai budget da rispettare. Paolo è una persona generosa e speciale, che lascia anche spazio per l'improvvisazione: con lui quello che è scritto vale già molto, ma se poi tu gli sottoponi ogni tanto un'idea lui la valuta volta per volta con attenzione. È un tipo aperto insomma, noi due andiamo d'accordo anche per questo motivo.

Chi è il personaggio che interpreta questa volta?
Si chiama Francesco, è uno psicanalista cinquantenne che in passato è stato abbandonato dalla moglie – di cui è ancora innamorato – che si è trasferita in Africa a lavorare come medico lasciandolo con tre figlie che lui ha educato da solo, senza mai avere altre presenze femminili al suo fianco. Ognuna delle ragazze si ritrova alle prese con una situazione sentimentale problematica: Sara è un'omosessuale che si è trasferita a New York, è stata sul punto di sposare la sua compagna, ne è stata delusa e ha deciso di farsi piacere gli uomini; Marta è una libraia colta e seria che si innamora di un ladro di libri sordomuto; Emma è una diciottenne che si è invaghita, ricambiata, di un aitante cinquantenne. Il padre pensa che lei in fondo sia ancora una bambina: c'è una scena buffa in cui lei mi dice: «vado a fare i compiti, papà» lasciandomi ad affrontare da solo questo tipo bello come il che é anche un uomo sposato, con tutte le difficoltà del caso. Quello che Paolo mi ha cucito addosso – o meglio che ci siamo cuciti addosso insieme – è un personaggio piuttosto insolito. Forse è la prima volta che recito la parte di un uomo aperto e razionale, tollerante: mi sono divertito molto ad interpretare questo Francesco, che è un tipo solitario, piuttosto pacato, a differenza dei personaggi che interpreto abitualmente. In questa storia sono una persona paziente e misurata, che a un certo punto per supplire alla dolorosa assenza di sua moglie crede di essere innamorato di Claudia, l'affascinante ed elegante signora borghese che vede passare ogni giorno davanti al suo ufficio vestita sempre in maniera impeccabile: il suo è un amore platonico, è una donna che non conosce affatto, ma poi a un certo punto si troverà ad interagire con lei e finirà con lo psicanalizzarla come tutti quelli che gli si parano davanti…

Nel suo personaggio c'è spazio anche per l'ironia?
Certo, è intelligente, preparato e colto, ma non si prende mai troppo sul serio: è ironico e autoironico, comico suo malgrado e piuttosto dinoccolato. A volte mi ritrovo ad assumere posture e atteggiamenti che nella vita non credo di avere, ma poi quando mi rivedo magari portare la borsa in un certo modo sullo schermo mi accorgo che c'era del lavoro fatto anche inconsapevolmente: evidentemente noto certi dettagli che mi restano impressi e poi mi viene naturale riprodurli in scena. In questo caso sono stato un analista tra le nuvole!

Come si è preparato al suo ruolo?
Premesso che questa non è una storia dedicata alla psicanalisi, ma alle complicazioni sentimentali, ho visto qualche film sull'argomento, ho studiato la postura di Freud nelle fotografie… Credo però che per dare il meglio nei vari personaggi vada seguito il metodo Mastroianni: forse per pigrizia, mi piace quel tipo di attore che crede nella naturalezza, mi piace passare da un personaggio all'altro, dalla commedia di Verdone al film duro e drammatico e mi fa piacere se poi alla fine dicono che sono un trasformista.

Come si è trovato con i suoi partner?
Io e Claudia Gerini dopo NON TI MUOVERE di Castellitto e UNA FAMIGLIA PERFETTA siamo ormai una coppia di fatto più che collaudata, naturalmente affine: molti ci vedono bene insieme, ma credo che la coesione dipenda soprattutto dal fatto che lei sia una grandissima attrice. Alessandro Gassmann ha rappresentato poi per me una bellissima scoperta come persona e come artista: ormai da tempo non è più soltanto il figlio di Vittorio, è un bravissimo attore con cui mi sono trovato stupendamente, mi ha ricordato quel tipo di energia che c'è in scena quando recito insieme ad un amico fraterno come Valerio Mastandrea. E poi, lo dico senza nessuna piaggeria, mi sono trovato davvero benissimo con le attrici che interpretano le mie figlie, Foglietta, Puccini e Adriani, una ragazza che avrà certamente un futuro.

Che tipo di commedia è secondo lei TUTTA COLPA DI FREUD?
Credo che analogamente a UNA FAMIGLIA PERFETTA sia sofisticata, comica, brillante e internazionale, nel senso che c'è una Roma molto più bella di quella mostrata da Woody Allen nel suo TO ROME WITH LOVE, con un centro storico mozzafiato fotografato da Fabrizio Lucci in modo impeccabile soprattutto di notte tra via dei Coronari, Campo dè Fiori, piazza Navona e piazza del Fico. Credo che il pubblico potrà godere di un bellissimo colpo d'occhio, ci sono splendide location – insolite per le commedie di oggi. Si tratta di un vero tributo di Paolo Genovese alla sua città, un buon prodotto che prescinde dall'essere provinciale, in cui si parla un buon italiano – tranne ogni tanto qualche piccola scivolata nel romanesco – e c'è una certa eleganza inconsueta anche nei personaggi, a partire dal mio per proseguire con tutti gli altri, compresi quelli che appaiono in scena solo brevemente: è tutto molto curato e Roma viene fuori per quella che è davvero.

Ricorda qualche episodio della lavorazione particolarmente curioso o divertente?
Come sempre quando si lavora con amici che sono bravi attori ci sono state tante risate ma anche tanta fatica; abbiamo girato d'estate sempre di notte per due/tre mesi e non è stato facilissimo. Fin da subito si è instaurato però tra tutti un bel clima di creatività comune e di costruttiva complicità, non c'era mai nessuno che si isolava per farsi gli affari suoi. Finora sono stato fortunatonon ce la faccio a dare il meglio di me se intorno avverto tensione, anche sui set di film tosti e drammatici, duri e d'azione ho bisogno di tranquillità, di farmi due risate subito prima di ascoltare il regista che dà il via dicendo motore!.

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