Warm Bodies
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Warm Bodies, dal racconto breve al grande schermo


Warm Bodies, scopriamo come un breve racconto di sette pagine pubblicato online è arrivato fino al grande schermo con l'obiettivo di essere l'erede di Twilight.

Warm Bodies è nato da un breve racconto di sette pagine pubblicato online con il titolo "Sono uno zombie pieno d'amore" che, ricevendo consensi su Internet da parte di un pubblico molto vasto, ha incoraggiato il suo autore Isaac Marion ad ampliarlo fino a farlo diventare il suo romanzo di esordio, pubblicato nel 2010. Definito una "storia d'amore zombie" dal Seattle Post Intelligencer, con riferimenti anche a "Romeo e Giulietta" di Shakespeare, il romanzo ha catturato l'attenzione della produttrice Bruna Papandrea (Milk, Love&Secrets). Dice Papandrea:

"Era uno stupendo esempio di letteratura, molto elegante aveva uno stile molto preciso e molta personalità. Nonostante fosse un'opera di genere, raccontava una storia incredibilmente commovente, centrata su un personaggio."
"La velocità con la quale mi hanno risposto è stata abbastanza sorprendente. Nel giro di alcune settimane mi hanno detto di voler fare il film e che per questo avrebbero opzionato il libro".

La produzione di Warm Bodies

Papandrea, che aveva appena fondato la sua società di produzione, la Make Movies, si era immediatamente assicurata i diritti per il film, e tre giorni dopo era a Seattle, la città di Isaac Marion, per incontrarlo. Subito dopo aveva spedito il manoscritto ad Erik Feig, produttore esecutivo alla Summit Entertainment. Bruna Papandrea e gli altri erano rimasti affascinati dal mondo apocalittico descritto nel romanzo, soprattutto perché il punto di vista era quello degli stessi zombie. Racconta Marion:

"Non mi era mai capitato di veder trattare quelle creature come individui, dotati di una prospettiva propria. Vengono usati sempre come una specie di accessori messi sullo sfondo, pronti ad assalire i protagonisti umani. Sono sempre anonimi e meccanici".

Dopo aver coinvolto la Summit, la Papandrea ha presentato il progetto allo sceneggiatore e regista Jonathan Levine (50 e 50, Fa' la cosa sbagliata), la cui iniziale resistenza a girare un film tratto da un tipico romanzo giovanilistico si è dissolta quando ha scoperto quanto il libro fosse ricco di inventiva. Dice Levine:

"Mi sono identificato con il protagonista, e il libro che Isaac ha scritto si prestava a diventare un film diretto in modo originale e con uno stile nuovo e aggressivo. Ero emozionato all'idea di poter sperimentare visivamente, e per una storia che aveva anche un personaggio fantastico. È un'avventura, è una storia d'amore, è in parte una commedia, ma con elementi horror".

Lavorando a stretto contatto con Marion, Levine ha poi scritto la sceneggiatura per il film. Racconta di aver visto la storia d'amore tra R e Julie che è al centro della narrazione come un mix tra "Romeo e Giulietta" e "Frankenstein".

"Per me la cosa più importante da realizzare nel modo giusto, dal punto di vista della regia, era l'arco del loro rapporto: quel tira e molla tra ragazzi e ragazze, il modo in cui le relazioni cominciano e creano tensioni all'inizio, a volte perfino repulsione, fino a quando le persone non si mettono insieme"

Per il produttore Todd Lieberman (The Fighter, Ricatto d'amore), Levine è un'ottima scelta per la regia. "È un film di zombie, c'è una storia d'amore, ma riesce ad avere un tono assolutamente unico, sicuro, indipendente, spiritoso" dice: "Jonathan è perfetto per un film come questo".

Per quanto riguarda i temi più generali del film, i realizzatori affermano di essere rimasti fedeli alla tradizione dei film di zombie che mettono in luce alcuni aspetti della società, come La notte dei morti viventi di George Romero, ma con alcune mofiche chiave che lo rendono del tutto originale. Nonostante l'esistenza dei cosiddetti "ossuti" – una specie evoluta di morti viventi giunti ormai oltre il punto di non ritorno – in Warm Bodies sono presenti meno immagini sanguinolente rispetto a molti altri film appartenenti al genere. Dice Levine:

"In realtà, quando penso al film non lo vedo come un film di zombie. Lo vedo come un film di mostri che diventa una storia d'amore. Abbiamo lavorato all'interno del mito degli zombie, ma abbiamo usato questo mito come un mezzo per raggiungere uno scopo, come una scorciatoia per arrivare a qualcos'altro".

Parte di questa scorciatoia consiste in una trovata impressionante: gli zombie rivivono i ricordi delle loro vittime umane quando ne mangiano il cervello. Per l'appunto: R si innamora di Julie rivivendo i ricordi del suo ex fidanzato Perry, dopo aver ingerito il cervello di quest'ultimo.

Il cast di Warm Bodies

Per il cast del film è stata messa insieme una combinazione di attori esperti e di quasi esordienti. Per il ruolo del romantico protagonista non morto, R, è stato scelto l'attore inglese Nicholas Hoult (About a Boy – Un ragazzo, A Single Man), dopo averne apprezzato il lavoro nell'innovativa serie per la televisione inglese "Skins". Da parte sua, Hoult dice di essere stato attratto dall'idea della sfida rappresentata da questo ruolo:

"Dover cercare di far affezionare il pubblico ad uno zombie, di fare in modo che tifasse per lui, era un'idea molto interessante per me. Nella sceneggiatura, grazie alla sua voce narrante, si capisce che è un tipo divertente ed espressivo, per cui risulta insieme affascinante e pieno di umorismo".

Hoult, che considera il libro di Marion "una lettura fantastica" e l'adattamento di Levine qualcosa da leggere tutta d'un fiato, descrive il personaggio di R come uno zombie che si sente solo e intrappolato, che vaga incespicando in un aeroporto che rappresenta casa sua, desiderando qualcosa di più dalla vita. Dice Hoult:

 

"La cosa più commovente di R è il suo bisogno di avere un contatto. Vuole stabilire un contatto con gli altri zombie dell'aeroporto, anche se questi non hanno niente da dire e non riescono neanche a pronunciare il loro nome. Vuole stabilire un contatto con Julie e sentirsi vivo. È uno dei più normali istinti umani, volersi sentire parte di qualcosa e creare un legame con altri esseri umani"
"Per gran parte del tempo dovevo comunicare solo muovendo gli occhi, compiendo delle azioni, mettendo dei dischi per Julie. L'idea di non poter dire quello che pensi è stata molto stimolante per me, perché è una cosa che ti porta a pensare in modo un po' diverso da come faresti di solito"

Per il ruolo della ragazza della quale R si innamora, Julie Grigio, i realizzatori del film hanno scelto l'australiana Teresa Palmer (Sono il Numero Quattro). Dice Papandrea, anche lei australiana:

"Le attrici australiane hanno qualcosa di speciale, una specie di forza e di sicurezza in loro stesse. Lì hanno un approccio più partecipativo, diverso dagli Stati Uniti. È difficile trovare una ragazza che sia giovane, bellissima e vulnerabile, ma che riesca anche ad essere esplosiva".

La Palmer del suo personaggio dice:

"È una guerriera. È forte e ha un'incredibile energia. È spumeggiante; ha una grande forza d'animo e un cuore d'oro. La vita per lei è stata abbastanza cupa da quando sua madre è stata uccisa da uno zombie. È infelice. Poi incontra R, che riesce a ridarle forza. Si innamorano e lei si ricorda di come può essere bella la vita e ritrova quella cosa meravigliosa che è la speranza".

Sebbene Marion insista sul fatto che il film non è affatto una versione di "Romeo e Giulietta" con zombie, ammette che la tragedia classica di Shakespeare ha in qualche modo influito sul sottotesto del film. C'è perfino una scena con un balcone e – sicuramente per la prima volta sullo schermo – un bacio romantico tra lo zombie R e la sua amata e umana Julie. Levine ammette che la scena del balcone è un omaggio a "Romeo e Giulietta" e racconta di quanto sia stato divertente girarla, nonostante avesse dei dubbi in proposito.

Per il ruolo del generale Grigio, il padre freddo e inflessibile di Julie, capo dei sopravvissuti umani, i realizzatori del film si sono sentiti elettrizzati quando sono riusciti a coinvolgere John Malkovich (Le relazioni pericolose, Essere John Malkovich). "È un ruolo minore rispetto agli altri del film, ma incredibilmente importante" afferma Bruna Papandrea. "Avevamo veramente bisogno di qualcuno che appena arrivato in scena mostrasse il suo peso".

Da parte sua, Malkovich dice di essere stato attratto dalla narrazione del film: "Mi piacciono soprattutto i due protagonisti e il modo in cui la storia si sviluppa. Nella sceneggiatura tratta dal romanzo è rimasto un approccio letterario che mi è piaciuto molto".

I filmmaker si sono rivolti all'ex alunno del "The Daily Show with Jon Stewart" Rob Corddry (Un tuffo nel passato) per il ruolo di M, il miglior amico di R, che Levine descrive come uno dei personaggi più importanti del film. "M, per molti versi, è il cuore del film", dice Levine. "Il cambiamento di R è la miccia che scatena tutto, ma il cambiamento di M è caratteristico di tutti gli altri".

Per Corddry, che ha anche letto il romanzo di Marion, il ruolo di M era molto più interessante della media dei ruoli da "miglior amico". "In genere si tratta di personaggi usati solo come congegni per la trama" dice Corddry. "Io invece qui subisco un vero cambiamento. Potrei essere l'unico miglior amico nella storia del cinema ad avere un proprio arco di sviluppo come personaggio".

La Palmer dice che il personaggio di Corddry, per quanto adorabile e divertente, presenta alcuni aspetti molto complessi. Dice:

"È il più sensuale tra gli zombie del film. Vuole divorare gli umani e non capisce cosa gli stia accadendo. Non riesce a capacitarsi all'idea che R abbia preso una ragazza umana in ostaggio e si stia innamorando di lei. Lo trova strano e bizzarro, ma vuole molto bene a R e perciò si rassegna. Ad un certo punto c'è anche un po' di gelosia da parte sua".

Dave Franco (21 Jump Street, Suxbad) interpreta la parte di Perry, il fidanzatino del liceo di Julie, che all'inizio del film finirà divorato per pranzo da R. Papandrea dice che, per alcuni versi, questo attore è stata la più grande scoperta del film. Dice di Franco, che è il fratello minore dell'attore James Franco (127 ore, Spider-Man):

"Sta iniziando a emergere. Illumina lo schermo ed è una gioia averlo intorno.
È molto curioso, sia come persona che come attore. Credo che lasci davvero un segno con il personaggio di Perry
".

All'inizio Perry è un giovanotto ingenuo pazzamente innamorato di Julie, ma poi diventa ossessionato dall'idea di uccidere gli zombie dopo aver assistito alla morte del padre per mano di questi. Sebbene Perry sia presto vittima di R, i ricordi del suo amore disperato per Julie – rivissuti "di seconda mano" dal protagonista – costituiscono uno dei fili conduttori del film. Infine è entrata a far parte del cast per il ruolo di Nora, la migliore amica di Julie, Analeigh Tipton (Crazy, Stupid, Love; The Green Hornet). Una decisione che ha avuto il pieno sostegno del produttore Todd Lieberman.

Da parte sua, l'attrice dice che il suo personaggio è "una valanga di divertimento" in grado di combinare l'umorismo con il suo talento nell'uccidere zombie. Funge anche da contraltare pragmatico alle tendenze romantiche di Julie. Dopo aver completato il cast, i realizzatori del film dovevano assicurarsi le tre location principali per le riprese: l'aeroporto abbandonato dove vivono R e gli altri zombie; la Zona Verde fortificata, dove si trova la casa del Generale; e la Zona Morta oltre le mura. Trovare una location con un aeroporto abbandonato non sembrava un'impresa difficile, ma con l'aiuto del direttore della produzione della Summit, Andi Isaacs, i filmmaker sono riusciti a trovare tutto quello di cui avevano bisogno in un'unica città: Montreal.

Papandrea racconta che il team quasi non riusciva a credere di essere tanto fortunato da poter avere accesso ad un intero aeroporto abbandonato chiamato Mirabel.

"Nell'insieme, nessuno di noi aveva mai visto una location che offrisse così tanto.
Era perfetta per il film che stavamo facendo. Aveva anche un aspetto molto inquietante, da luogo abbandonato, che andava benissimo per un film di genere come il nostro
".

Per quanto riguarda il nome da dare all'aeroporto, i filmmaker ad un certo punto avevano deciso per Barack Obama International Airport, e avevano persino messo già in moto la macchina delle richieste di autorizzazione all'uso del nome presso la Casa Bianca. Ma, pensandoci meglio, hanno poi ritenuto che quel nome fosse troppo ovvio e hanno quindi scelto di chiamarlo Isaac Marion International Airport, "in omaggio al nostro brillante scrittore", come racconta Levine. Le altre due location principali erano la Zona Verde e la Zona Morta, separate da un muro gigantesco costruito dal Generale Grigio per tenere fuori gli zombie dallo spazio degli uomini. Levine dà allo scenografo Martin Whist (Super 8, Cloverfield) il merito di aver creato questi due mondi in modo così meraviglioso da poter indurre a credere che il film sia stato prodotto con un budget doppio rispetto a quello reale. Dice Whist:

"Il passaggio al muro è potente. Una volta entrati nella Zona Verde, situata nella Vecchia Montreal, tutto è più pulito e abbiamo la sensazione di una società che cerca di conservare se stessa. All'interno della Zona Verde ci troviamo in uno stato quasi militare, abitato da sopravvissuti".

Nella Zona Verde c'è anche del bestiame, mucche e capre, una cosa che per la gente del posto è diventata una vera curiosità. Altre location chiave all'interno della Zona Verde sono state individuate nel Mount Stephen Club, meravigliosamente decorato e situato al centro di Montreal e poco lontano dalla Vecchia Montreal, usato come casa del Generale Grigio; e una chiesa, che era in effetti un antico monastero, e che si trova fuori Montreal sulle Laurentian Mountains. Spiega Stern:

"È una location incredibile scelta per la pulizia degli spazi. In questo film usiamo molti spazi aperti enormi. Al loro interno mettiamo gruppi di persone poco numerosi per dare effettivamente la sensazione che in quel mondo siano rimasti davvero in pochi".

Per la Zona Morta, l'area pericolosa che si trova al di là del muro e dove gli zombie si aggirano liberamente, Whist e la sua squadra hanno usato piante e terra per ricoprire le superfici, usando queste cose per mostrare visivamente il passare del tempo, con la natura che riprende possesso di ciò che resta della civiltà. Ma ci sono anche segnali di un'inquietudine civile esplosa durante la calamità che ha distrutto la civiltà, in particolare graffiti di denuncia sociale. Dipingere con spray sui muri di edifici storici che costeggiano le strade della Vecchia Montreal non era ovviamente pensabile, perciò Whist e la sua squadra hanno rivestito i muri con un materiale plastico trasparente che, una volta riscaldato, riprendeva i contorni delle pietre degli edifici.

La squadra ha coinvolto diversi aristi specializzati in graffiti, di Los Angeles e Montreal, per creare l'immagine di quel mondo apocalittico, e hanno perfino contattato il celebre graphic designer Shepard Fairey per copiare lo stile di uno dei suoi lavori più famosi intitolato "Andre the Giant Has a Posse". Fairey si è detto contento, e la squadra ha preso l'immagine e ha sostituito Boney ad Andre the Giant e la parola "ubbidisci" con "prega". Per quanto riguarda il muro, il supervisore agli effetti speciali visivi Dan Schrecker (Limitless, Requiem for a Dream) e i suoi collaboratori hanno usato la computer grafica per renderlo più alto e più lungo di quanto fosse mai possibile costruirlo. Levine ritiene che il contributo del direttore della fotografia Javier Aguirresarobe, ASC (Vicky Cristina Barcelona, The Road, The Others) sia stato determinante nel rendere Warm Bodies un film sbalorditivo da un punto di vista visivo.

Ad aggiungere un tocco surreale ci sono i numerosi flashback vissuti da R mentre divora i pezzi del cervello di Perry che tiene in tasca. Come parte della gamma visiva del film, Aguirresarobe ha creato un look molto specifico per le scene girate di notte. Afferma Levine:

"La nostra notte è bellissima. Ha creato allo scopo una gamma di tonalità perfetta, con tocchi di blu e di verde. È davvero bella. Amo la fluorescenza intermittente all'aeroporto, l'oscurità nella metropolitana e allo stadio, e tutte quelle gigantesche location abbandonate illuminate in modo espressionista, cosa che ha senso se si pensa al mondo nel quale siamo immersi".

"Volevamo fare un film per un pubblico di tutte le età, per cui non dovevamo farci necessariamente prendere la mano da quella roba buffa che fanno negli altri film sui morti viventi" dice Levine, aggiungendo che il processo di ideazione sia degli zombie che degli Ossuti è stato lungo e ha preso avvio fin dalla pre-produzione. "C'erano persone che facevano schizzi, artisti che facevano foto a Nick Hoult in "Skins" o X-Men, e poi le modificavano e ci giocavano un po'", racconta Levine. "Andavano avanti e indietro internamente, e poi le portavamo agli studios per delle prove di makeup".
Ancora più estrema è stata la scena centrale della fontana con Hoult e la Palmer. L'acqua ha iniziato ad uscire calda ma poi, alla fine della giornata, era diventata ghiacciata. "È una scena di capitale importanza per il film e noi eravamo lì a congelarci" ricorda la Palmer. "Ma, anche se battevamo i denti, ci siamo divertiti un sacco".

E poi c'erano le sfide poste dalle scene di lotta del film, alle quali la Palmer dice che non era affatto pronta. Racconta l'attrice:

"Quando ho letto la sceneggiatura la prima volta, ero concentrata sullo spessore emotivo del film e sui dialoghi. Il secondo giorno che correvo sul set, dato che non mi ero riscaldata, sembrava che avessi l'artrite. Mi sono resa conto di essere completamente fuori forma: è stato abbastanza imbarazzante".

Fortunatamente si trattava per la Palmer del suo secondo film d'azione per cui non era una principiante assoluta, ed ha avuto a disposizione un'ottima squadra di stunt che ha lavorato con lei:

"Non è che avessi poi così tanto tempo per provare determinati movimenti. Arrivavo sul set e avevo 20 minuti a disposizione con la squadra degli stunt che mi mostrava velocemente cosa avrei dovuto fare. Per fortuna per il mio film precedente avevo dovuto prendere qualche lezione in arti marziali".

Una sfida importante per il settore del makeup è stata quella di creare il look giusto per gli zombie, che nel film vengono definiti cadaveri. La sfida è stata particolarmente difficile per il personaggio di R, che doveva essere uno zombie in qualche modo sexy e carino. Levine desiderava ottenere questo risultato senza usare protesi, usando solo il makeup, e, con questo obiettivo, si è rivolto al capo degli effetti speciali Adrian Morot. Morot dice che R doveva essere in un certo senso attraente per rendere plausibile il fatto che Julie si innamori di lui.

"Non era possibile quindi mostrare denti in fuori, o pezzi della sua carne o della sua cassa toracica; questo appartiene ad un genere molto diverso di film. Il modo in cui pensavo a lui era come ad una specie di James Dean non morto".

Per la maggior parte del film, con R che compie la sua evoluzione a ritroso verso se stesso come essere umano, si trova nella fase due, caratterizzata da vene meno evidenti, un colorito più sano e una tonalità più rosata della pelle. Nella fase tre, in cui è ancora più vicino ad un essere umano, R sembra solo un po' malaticcio. E la fase quattro è quella che vediamo alla fine del film quando la rasformazione di R è completa.

La sfida più grande dal punto di vista degli effetti speciali visivi è stata quella della scena dell'epica battaglia che si svolge alla fine del film, nella quale Ossuti e cadaveri si scontrano per una resa dei conti finale. Presentava l'ovvia difficoltà per gli attori che interpretavano i cadaveri di riuscire ad interagire in modo credibile con personaggi immaginari creati in computer grafica e che non erano lì presenti.
Una cosa meno complessa, ma ugualmente fastidiosa, è stata quella di riuscire a far comunicare gli zombie in un modo interessante facendoli però restare nella tradizione dei morti viventi. Levine spiega che questo non è un problema per la maggior parte dei film appartenenti a questo genere, ma che lo è stato per Warm Bodies, visto che la maggior parte del film è girata dal punto di vista degli zombie. Questo è particolarmente vero per i personaggi di R e M, la cui amicizia richiede che si parlino. Dice Levine, aggiungendo che questo ha provocato un sacco di risate sul set:

"Riescono ad avere conversazioni basate su suoni brevi, parole singole, interpretando i grugniti dell'altro. Stavamo girando una scena che si trova proprio all'inizio del film e che fondamentalmente prevede solo due tipi che si grugniscono l'un l'altro. I ragazzi continuavano a scoppiare a ridere. Ma quando siamo arrivati al quinto ciak, i due riuscivano a fare letteralmente conversazione grugnendo".

Corddry ha assunto un approccio scientifico al linguaggio zombie. "Mi sono accostato alla cosa come se dovessi interpretare un personaggio con un problema mentale" racconta l'attore, sposato con una terapista per disturbi del linguaggio. "Abbiamo parlato di come alcuni pazienti che hanno subito danni cerebrali riescano talvolta a visualizzare la parola nella loro mente, ma non sanno cosa sia e cosa significhi, e perciò è difficile pronunciarla. Così, anche quando grugnisco, cerco di comporre una parola".

I pensieri di R vengono rivelati con una voice over, che rende chiaro al pubblico cosa stia cercando di comunicare attraverso i suoi grugniti. Racconta Hoult:

"Qualche volta il supervisore alla sceneggiatura leggeva ad alta voce la parte della voice over sul set così che io sentissi a cosa pensava il mio personaggio durante la scena. Aiuta nella tempistica della scena e fa in modo che tutto risulti collegato".

I pensieri e i sentimenti di R vengono espressi anche attraverso la musica. Levine, che ha lavorato a stretto contatto con il supevisore alle musiche, Alexandra Patsavas ("Grey's Anatomy", Twilight), dice che l'uso dei dischi da parte di R per comunicare con Julie è una trovata efficace del romanzo di Marion che ha contribuito a farlo interessare al progetto. Dice Levine:

"La musica aiuta davvero a stabilire un tono. È una scorciatoia per raggiungere il pubblico. La musica, in senso lato, è il mio modo per accedere al mondo prodotto da un film e ai suoi personaggi. È molto bello che questo fosse già scritto all'interno della storia".

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