Daughters of Destiny

(2017)

Daughters of Destiny
Locandina Daughters of Destiny
Daughters of Destiny e' una serie di genere Documentario del 2017 girata in USA. Si compone di una stagione e 4 episodi. Ogni episodio dura in media 100 minuti. Prima visione assoluta venerdì 28 Luglio 2017 su Netflix. In Italia debutta su Netflix venerdì 28 Luglio 2017. .

Daughters of Destiny è una serie composta da 4 documentari originali Netflix che racconta la vita di cinque ragazzine provenienti da famiglie indiane della casta "Dalit" e dalle comunità più povere al mondo. La serie ritrae la crescita delle ragazze (di età compresa tra i 7 e i 23 anni nel corso dei 4 episodi) mentre frequentano l'istituto misto Shanti Bhavan, un internato di Tamil Nadu unico nel suo genere.Tutti gli alunni di Shanti Bhavan vengono educati ad autosostenersi, aiutare le famiglie e le comunità a vincere la povertà e contribuire a un mondo migliore. Diretta da Vanessa Roth, già vincitrice di un Academy Award® (Freeheld, Miglior documentario breve, 2007), la serie evidenzia le difficoltà incontrate dagli studenti mentre cercano di scoprire se stessi, ridefinire i limiti di genere e classe e creare un nuovo futuro per le generazioni che seguiranno. Dopo oltre 7 anni di riprese avvenute tra l'istituto Shanti Bhavan e le case delle protagoniste, i racconti in prima persona delle ragazze e le drammatiche esperienze vissute rivelano con forza e intensità storie di legami familiari, amori, perdite, duro lavoro e coraggio. La colonna sonora di A.R. Rahman, compositore vincitore di Academy Award® ed Emmy (The Millionaire, 2008), fa da cornice a questo percorso pieno di emozioni.

INFO TECNICHE

Titolo Italiano: Daughters of Destiny
Titolo Originale: Daughters of Destiny
Genere: Documentario
Stagioni: 1 - Episodi: 4 (durata media 100 minuti)
Nazionalità: USA | 2017

Stagioni e Episodi

Stagioni - EpisodiPrima Visione AssolutaPrima Visione Italia
Stagione 1
Episodi 4
venerdì 28 Luglio 2017
su Netflix
venerdì 28 Luglio 2017
su Netflix

Cast e personaggi

Immagini

Non sono disponibili immagini correlate alla serie Daughters of Destiny

LA MIA INDIA – PREMESSA

Il mio viaggio in India è iniziato virtualmente una mattina dello scorso mese di settembre. Non ricordo la data esatta perché doveva essere una giornata come tante altre. Se possibile ancora peggiore, visto che avevo appuntamento dal dentista per mettere a tacere il dolore che da qualche giorno mi procurava un molare. Insomma andavo incontro a una "scocciatura", da sbrigare il prima possibile per cercare di non far tardi in ufficio. Ad accogliermi in studio, come sempre, il sorriso gentile e premuroso dell'assistente e poi lui, il dottore Giuseppe Olivieri, da anni ormai il dentista di fiducia, prima di mia madre, poi del resto della famiglia. Tutto procedeva secondo copione: Giuseppe che trapanava e io, con la bocca spalancata, a contare mentalmente i minuti che mi separavano dalla fine di quell'agonia. Poi la proposta inaspettata, una sorta di chiamata alle armi. Sapendo qual è il mio lavoro, Giuseppe mi ha chiesto se potevo dargli una mano a comunicare alla stampa l'imminente visita a Milano del Dottor Abraham M. George, capo dell'omonima fondazione che nel 1997 ha dato alla luce Shanti Bhavan (letteralmente «Oasi di Pace»), la casa e la scuola d'eccellenza nell'estremo nord del Tamil Nadu, a est di Bangalore, in India, che accoglie annualmente circa 210 bambini. Una realtà cui Giuseppe, insieme ad altri volontari, dà una mano attivamente dal 1° ottobre del 2014 nell'ambito delle iniziative promosse a Gorgonzola, in provincia di Milano, dall'associazione «Coriandoli per Shanti Bhavan onlus». A quel punto mi trovavo di fronte a un bivio: far finta di niente per non aggiungere lavoro ad altro lavoro in un periodo già piuttosto denso di impegni oppure accogliere quell'invito così spontaneo. Ho scelto la seconda via. Mi è subito piaciuta la modalità del nostro primo briefing, che si è tenuto in uno studio dentistico, tra garze e ferri del mestiere, e non nella classica sala riunioni, dove ricevo usualmente i nuovi clienti. Con gli anni penso di aver imparato a riconoscere il seme delle buone cose, quelle che nascono spontanee e che soprattutto danno frutti duraturi. Da lì è stato tutto un crescendo, che ha avuto il suo momento culminante nell'incontro, cui ho preso parte, organizzato in una piovosa giornata autunnale presso l'Istituto Santa Maria Ausiliatrice di Milano, tra Abraham M. George e i ragazzi della scuola. È stato emozionante e fonte di ispirazione sentir parlare di solidarietà attiva, alimentata con il lavoro quotidiano, del ruolo fondamentale dell'istruzione, quale strumento per interrompere il circolo vizioso della povertà, e del significato più pieno della vita, che vale la pena di essere vissuta davvero solo se è spesa per gli altri. Parole e musica di Abraham M. George, che hanno continuato a frullarmi in testa anche nei giorni successivi all'incontro e che mi hanno indotto a prendere la decisione: a fine maggio avrei accompagnato Giuseppe a Shanti Bhavan, in India, in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi di maturità ai ragazzi dell'ultimo anno, in procinto di spiccare il volo verso il college. Ed eccomi qui.

SHANTI BHAVAN, DOVE BATTE IL CUORE DELL'INDIA DEL DOMANI

Tutti abbiamo una nostra oasi di pace, un posto del cuore ("Somewhere only we know" come cantano i Keane) che ci rigenera lontano dal caos quotidiano. C'è chi la trova in un angolo della casa, chi in uno spicchio di Paradiso in mezzo al verde o al blu del mare. Qui a Shanti Bhavan, che significa letteralmente proprio "Oasi di Pace", ne hanno fatto addirittura un campus: un'area sconfinata, immersa nella natura, che ospita 210 bambini di età compresa tra i 4 e i 18 anni. La scuola li accompagna, passo dopo passo, nella loro crescita per proiettarli nel college prima e nel mondo del lavoro poi. A Shanti Bhavan non c'è tempo da perdere: la sveglia squilla già alle 6.00, ma nessuno sembra accorgersene o se ne lamenta. Non ho mai visto nessuno sbadigliare finora. Sui volti dei bambini, come su quelli del personale e dei volontari, alberga un ampio sorriso, che sulle loro labbra ha preso fissa dimora. Prima di colazione alcuni di loro, a seconda dei turni, sono impegnati nel Community Service: armati di ramazza puliscono le aree comuni di accesso alla scuola, dove si concentrano a ritmo incalzante, fino alle 10 la sera, tutte le attività dei ragazzi. All'ingresso campeggia la gigantografia di una mappa geografica quasi a indicare simbolicamente la strada. Sui due piani ci sono le due biblioteche, le sale del personale e soprattutto si susseguono le aule dei ragazzi, divise per età, finestre di mondo affacciate sul futuro. Le aule sono dei veri e propri laboratori creativi, dove i bambini entrano in contatto con il mondo, definendo se stessi. Si alternano le aule di inglese (il mio qui arrossisce!), musica, arte, chimica, informatica e recitazione. Ad alcune aule si ha libero accesso e spesso i suoni e le voci dei ragazzi si rincorrono e si confondono in un tratto unico. E cosi ti può capitare di sentirli cantare "I believe I can fly" e solo un istante dopo, a pochi passi di distanza, vederli recitare opere di Shakespeare o disegnare miriadi di cieli stellati, che tanto mi ricordano "Starry Night", l'opera di Van Gogh che più mi ha emozionato lo scorso anno al MoMA di New York. Al di fuori della struttura centrale c'è spazio per un ampio campo da calcio, la terra rossa del terreno contrasta con il verde acceso della vegetazione, e uno di basket, che si staglia sulla fattoria sottostante. Il fischio di inizio delle attività sportive è fissato, per tutti (ragazzi e ragazze), ogni giorno alle 4 del pomeriggio. Dopo cena, invece, tutti si radunano nella sala centrale della scuola per ripassare i passi di danza: ieri li ho visti volteggiare a passi di valzer!
E così di giorno in giorno il miracolo della vita qui si rinnova in attesa di un futuro che non fa più paura.

SHILPA ANTHONY RAJ, LA FIGLIA DEL DOMATORE DI ELEFANTI

Shanti Bhavan si appresta a festeggiare i 20 anni dalla sua fondazione. Lungo le pareti della scuola sono in bella mostra le foto di alcune delle classi degli anni passati, che rievocano la storia del campus e fanno da monito ai nuovi arrivati. Ma, già al primo sguardo, è stata la copertina di un libro a destare la mia attenzione. Il libro si intitola "The Elephant Chaser's Daughter" (letteralmente "La figlia del domatore di elefanti") ed è stato scritto dalla 23enne Shilpa Anthony Raj. Nel volume Shilpa descrive il suo percorso di vita nel campus dai 4 ai 18 anni. L'hanno soprannominata "La Nonna", perché parla con una saggezza che non è propria della sua giovane età. Stamattina l'ho intervistata e ho avuto anche io modo di constatare il perché. Ecco alcuni dei passaggi più significativi della nostra chiacchierata:

Shilpa, che cosa fa esattamente un domatore di elefanti?
Il villaggio in cui sono nata, nel Karnataka, è situato in un'area rurale e forestale, dove ci sono molte piantagioni di zucchero, che attirano gli elefanti selvaggi, soprattutto di notte. I domatori di elefanti devono evitare che le colture di zucchero vengano distrutte. Da qualche anno il lavoro di mio padre è stato anche regolamentato dal governo. Anche se è analfabeta, lui è stato il primo della nostra famiglia a essere stato assunto dal governo e ne va molto orgoglioso.

Qual è stata la sua prima reazione quando ha saputo il titolo del tuo libro?
Era molto felice. Siccome non sa leggere, gli ho mostrato con il dito la mia firma: il suo nome (Anthony Raj) è contenuto nel mio, quindi è molto orgoglioso di veder scritto nero su bianco il suo nome assieme al mio.

Quando sarà pubblicato?
A fine giugno il libro sarà disponibile in America, nella versione Kindle. In India, invece, sarà distribuito a luglio.

A che punto sei con i tuoi studi?
Ho appena finito il master in Counseling Psychology. Il mio obiettivo a lungo termine è prendere il Dottorato di ricerca in psicologia negli Stati Uniti. Nel frattempo ho già iniziato a lavorare, qui a Shanti Bhavan, come insegnante di inglese con i bambini più piccoli. Prossimamente trascorrerò tre giorni a settimana a Bangalore, dove insegnerò, sempre inglese, presso una organizzazione che lavora con i bambini affetti da disabilità e autismo.

Qual è il tuo sogno?
Voglio lavorare con i bambini, non importa dove. Magari con i bambini vittima della crisi siriana, cui è stata negata la spensieratezza dell'adolescenza. Voglio aiutare i bambini a confrontarsi con i problemi che si trovano ad affrontare: prima li affronti più hai possibilità di superarli per poter vivere una vita ricca di significato.

Quale sensazioni provi ogni volta che torni a Shanti Bhavan?
Ogni volta mi sento a casa, visto che la prima volta che ci ho messo piede avevo solo 4 anni. Il campus è ciò che conosco meglio. Quando guardo i bambini capisco esattamente cosa stanno provando, ripenso alle mie esperienza di vita, al primo ballo di valzer o al giorno in cui mi sono diplomata. Uscire da qui non è stato facile. Questo è un ambiente che ti protegge dal mondo esterno. Appena esci ti senti spaesata, ma poi vedi premiati tutti i tuoi sforzi e questo ti ripaga di tutto.

Desideri vivere in India o preferiresti vivere in qualche altro Paese?
Se chiedi a un bambino di Shanti Bhavan dove vorrebbe vivere da grande ti risponderà in America, principalmente perché molti dei volontari che lavorano qui vengono proprio dagli Stati Uniti. L'America per noi è la terra promessa, dove tutti i sogni possono diventare realtà. Ma so benissimo che ogni Paese ha qualcosa di meraviglioso da offrire. Penso di poter essere felice in qualsiasi posto al mondo, potendo sempre essere io l'artefice delle mie fortune.

Come descriveresti il Dott. Abraham George, fondatore di Shanti Bhavan?
Quando ero una bambina lo consideravo Babbo Natale, perché ogni volta che tornava qui dagli Stati Uniti ci portava sempre un sacco di regali: bambole e giocattoli per tutti. Lo consideravamo un personaggio mitico, tratto da un libro o il protagonista di un film di successo. Tutti noi l'avevamo idealizzato. Adesso, crescendo, lo considero un essere umano, che fa cose che anche io posso fare. Come ama ripetere lo stesso Dott. George non ci sono grandi uomini, ma ci sono solo uomini buoni che fanno grandi cose. E lui è tra questi!

A SHANTI BHAVAN SI GIOCA UN BASKET IN STILE NBA

Mentre al di là dell'Oceano le finali NBA calamitano l'attenzione mondiale, c'è un angolo di mondo, in India, in cui il pallone da basket rimbalza silenzioso. La chiamano la palla a spicchi forse anche per questo, perché come fosse una rappresentazione del globo riesce a coinvolgere e tenere in equilibrio realtà tanto distanti, ma che possono convivere. Siamo nel cuore del campus di Shanti Bhavan (letteralmente "Oasi di Pace"), nell'estremo nord dello Stato del Tamil Nadu, a est di Bangalore. Qui stamattina, alle 6.30 in punto, presso la Sports Arena, un campo in cemento che si staglia sul verde della fattoria sottostante, si sono date appuntamento le ragazze della scuola. In un tripudio di maglie nerazzurre, quelle gloriose del triplete del 2010, eredità di una partnership siglata anni fa con l'Inter Campus, le ragazze dell'ultimo anno, che domenica prossima conseguiranno il diploma di maturità, hanno sfidato quelle degli altri anni, sotto l'attenta direzione di gara di uno dei tanti volontari del campus. Ai quattro lati del rettangolo di gioco tutti gli altri studenti del campus, alcuni dei quali un po' infreddoliti, che con la loro presenza e il loro tifo non hanno voluto far mancare il loro sostegno. In "tribuna d'onore", insieme alla moglie, non poteva mancare anche il Dott. Abraham M. George, l'uomo che, esattamente 20 anni fa, ha voluto fortemente la scuola nell'ambito dei progetti realizzati dalla fondazione che porta il suo nome. Shanti Bhavan, che ospita ogni anno 210 bambini di età compresa tra i 4 e i 18 anni, è sorta per dare un'istruzione ai bambini provenienti dalle famiglie più povere dell'India, quelle che vivono al di sotto della soglia di povertà. L'obiettivo principale della scuola è quello di fare in modo che i suoi "figli", una volta istruiti e professionalmente realizzati, possano aiutare le loro famiglie e la comunità di appartenenza, rompendo il circolo vizioso della povertà.
Per la cronaca, dopo quattro quarti di gioco, di 11 minuti ciascuno, tempo reale non effettivo, a spuntarla per 24-16 sono state le ragazze dei primi anni, quelle che indossavano la maglia di Julio Cesar. Hanno festeggiato come festeggiano i campioni del basket NBA, tra mille sorrisi e altrettanti abbracci, con la gioia nel cuore per aver condiviso un momento di sport o meglio di vita.

I MILLE COLORI DEI VOLONTARI DI SHANTI BHAVAN

Nel mio immaginario rappresentano i colori dell'arcobaleno. Quelli che quando si aprono a ventaglio e si compongono in cielo, uno di fianco all'altro, sanno farti ritrovare il sorriso dopo il temporale. Nella realtà sono i volontari di Shanti Bhavan, una decina in tutto, provenienti per lo più da New York, quotidianamente al fianco del personale della scuola. Con il loro sorriso ed entusiasmo indicano la strada ai ragazzi, affrancandoli da un passato tormentato. Hanno la grazia e l'anima candida di Latrice e Christine, due ragazze latino americane, capaci in sole 24 ore di trasformare una parete bianca scrostata in un meraviglioso murales colorato, che definisce i profili di alcuni ragazzi della scuola mentre sono impegnati nelle attività quotidiane. O la dolcezza di Katie, l'insegnante di musica con la musica nel cuore, che ti rapisce ogni volta con la profondità dei suoi occhi. Un discorso a parte merita il mio amico e compagno di viaggio, Giuseppe, che dal 2012 viene qui a prestare le cure dentistiche gratuitamente a chi ne ha bisogno, facendo del suo lavoro una vera "missione". Il dentista che mangia di nascosto le scatolette di tonno chiuse nell'armadio, perché non sopporta il cibo piccante, e che canta le canzoni ai bambini più piccoli per conquistare la loro fiducia prima di curare i loro denti. Giuseppe e tutti gli altri volontari della scuola si uniscono in un meraviglioso puzzle umano, che insegna, emoziona e ispira.

dire di Latrice e Christine – murales
Xxxxxxxxxx – insegnante di musica sempre sorridente
Brooke –
Ashley – supervisor
Professori di recitazione
Giuseppe

Mentre al di là dell'Oceano le finali NBA calamitano l'attenzione mondiale, c'è un angolo di mondo, in India, in cui il pallone da basket rimbalza silenzioso. La chiamano la palla a spicchi forse anche per questo, perché come fosse una rappresentazione del globo riesce a coinvolgere e tenere in equilibrio realtà tanto distanti, ma che possono convivere. Siamo nel cuore del campus di Shanti Bhavan (letteralmente "Oasi di Pace"), nell'estremo nord dello Stato del Tamil Nadu, a est di Bangalore. Qui stamattina, alle 6.30 in punto, presso la Sports Arena, un campo in cemento che si staglia sul verde della fattoria sottostante, si sono date appuntamento le ragazze della scuola. In un tripudio di maglie nerazzurre, quelle gloriose del triplete del 2010, eredità di una partnership siglata anni fa con l'Inter Campus, le ragazze dell'ultimo anno, che domenica prossima conseguiranno il diploma di maturità, hanno sfidato quelle degli altri anni, sotto l'attenta direzione di gara di uno dei tanti volontari del campus. Ai quattro angoli del rettangolo di gioco tutti gli altri studenti del campus, alcuni dei quali un po' infreddoliti, che con la loro presenza e il loro tifo non hanno voluto far mancare il loro sostegno. In "tribuna d'onore", insieme alla moglie, non poteva mancare anche il Dott. Abraham M. George, l'uomo che, esattamente 20 anni fa, ha voluto fortemente la scuola nell'ambito dei progetti realizzati dalla fondazione che porta il suo nome. Shanti Bhavan, che ospita ogni anno 210 bambini di età compresa tra i 4 e i 18 anni, è sorta per dare un'istruzione ai bambini provenienti dalle famiglie più povere dell'India, quelle che vivono al di sotto della soglia di povertà. L'obiettivo principale della scuola è quello di fare in modo che i suoi "figli", una volta istruiti e professionalmente realizzati, possano aiutare le loro famiglie e la comunità di appartenenza, rompendo il circolo vizioso della povertà.
Per la cronaca, dopo quattro quarti di gioco, di 11 minuti ciascuno, tempo reale non effettivo, a spuntarla per 24-16 sono state le ragazze dei primi anni, quelle che indossavano la maglia di Julio Cesar. Hanno festeggiato come festeggiano i campioni del basket NBA, tra mille sorrisi e altrettanti abbracci, con la gioia nel cuore per aver condiviso un momento di sport o meglio di vita.

SAVE THE LAST DANCE, FOREVER!

Per i ragazzi dell'ultimo anno, che l'indomani dopo 14 anni di permanenza a Shanti Bhavan avrebbero salutato la scuola per andare al college, quella di sabato scorso era la serata più attesa. Per l'ultima volta avrebbero condiviso la loro esperienza nel campus con i compagni di banco, di stanza, di gioco, di sempre. Le loro emozioni, i loro sorrisi, ma soprattutto le loro lacrime hanno alimentato un'onda emotiva che ha travolto tutti noi presenti. E cosi presto, in occasione del saggio finale, la spensieratezza del loro canto e la leggiadria dei loro passi di danza hanno lasciato strada alla nostalgia per i mille ricordi condivisi. Nelle parole di commiato rivolte ad Dott. Abraham M. George, alcune interrotte dal singhiozzo, traspariva tutto il senso di gratitudine e riconoscenza per chi ha permesso loro di invertire il senso di marcia, aprendo un sentiero di speranza. Prima di lasciare per l'ultima volta quel palco che li ha visti tante volte protagonisti, divisi per coppie, hanno ballato il loro ultimo valzer, volteggiando liberi, sicuri, sostenendosi vicendevolmente, come se quell'ultimo ballo fosse destinato a durare per sempre. Al termine della recita, a restituire loro il sorriso, ci hanno pensato le mille luci colorate posizionate sulle piante del cortile, quasi fosse Natale, che illuminavano la via diretta all'ampia sala che ha ospitato la cena, inaugurata con il barbecue nell'area esterna. I discorsi beneaguranti delle insegnanti, dei volontari e dello stesso Abraham M. George hanno scaldato l'atmosfera, riempito di amore la sala, che si è poi infiammata definitivamente, prima dell'ultimo brindisi, quando su una delle pareti è stato proiettato un video, montato ad arte, in cui si sono susseguiti gli auguri di tutti coloro, ex volontari e insegnanti, che nel corso degli anni hanno condiviso in momenti diversi il percorso dei ragazzi. Seppur da lontano, tutti ci hanno tenuto a essere presenti, testimoniando una volta di più quel legame che unisce tutti coloro che varcano, almeno una volta, il cancello di ingresso di Shanti Bhavan. E' stato un sabato sera indimenticabile, per i ragazzi che l'indomani avrebbero conseguito il diploma di maturità, ma non solo, degno prologo di una domenica dalle mille emozioni.

IL CIELO E' BLU SOPRA LE NUVOLE

Domenica fin dalle prime luci dell'alba una strana atmosfera avvolgeva il campus di Shanti Bhavan. Un'atmosfera ovattata di attesa e trepidazione per quello che sarebbe avvenuto da lì a poche ore. Il grande giorno della consegna dei diplomi di maturità era finalmente arrivato. I primi timidi raggi di sole avevano già asciugato le lacrime di commozione dei maturandi, versate il giorno prima, irradiando in tutti noi una sensazione di benessere e positività. All'interno della sala, grazie all'attenta regia di Annie Christina, tutto era già pronto, definito nei minimi dettagli: il tappeto rosso, il leggio, le sedie con i nomi degli ospiti e soprattutto la grande lampada, avvolta tra freschi e profumatissimi petali di rosa, la cui accensione avrebbe dato inizio alla cerimonia. All'esterno, intanto, con il passare dei minuti l'incedere dei bambini, prima lento, si faceva sempre più frenetico. Ed ecco sfilare i primi ospiti, gli insegnanti, i volontari, coloro che finanziano le attività del campus e soprattutto i genitori e i parenti dei diplomandi, dall'aria un po' spaesata e visibilmente emozionati. Le donne, bellissime, fasciate nei tradizionali sari, coloratissimi, eleganti, alcune sfoggiavano sulle mani dei meravigliosi tatuaggi floreali all'henné. Poi l'inizio della cerimonia, i discorsi illuminati del Dott. George, di una volontaria australiana, di coloro che finanziano da lontano le attività del campus, del rappresentante dei genitori dei neodiplomati. E infine la cerimonia di consegna dei diplomi di maturità ai ragazzi dell'ultimo anno, che a uno a uno sfilavano sul palco tra scoscianti applausi e benevole strette di mano. Al termine della cerimonia ufficiale il momento che inaspettatamente più mi ha emozionato. I genitori dei neodiplomati si sono fatti strada tra la folla per raggiungere sul palco i figli per le foto di rito, affiancati da Abraham M. George e da sua moglie. Ho sentito prima la scossa, poi l'emozione ha preso il sopravvento. Quell'immagine mi ha evocato la scena finale del film "Lion – La strada verso casa", quella in cui Saroo (Dev Patel), dopo aver ritrovato tra mille affanni la strada di casa, stringe in un solo abbraccio i genitori adottivi e quelli naturali. Un'immagine bellissima, che porterò sempre con me. Una delle tante di questo viaggio itinerante all'interno dell'animo umano, che mi ha prima spaventato, impaurito per poi farmi esplodere di felicità. Da qui, in aereo, da dove sto scrivendo questa ultima pagina di diario il mondo laggiù mi sembra un posto migliore grazie all'esempio di persone straordinarie che ho avuto il privilegio di conoscere. Il cielo è blu sopra le nuvole!

APPUNTI DI VIAGGIO

Stamattina, alle ore 6.30!, sulla terra rossa del centrale del Shanti Bhavan Campus, gremito in ogni ordine di posti, si sono date appuntamento le nuove leve della pallavolo indiana. Per l'occasione sono state rispolverate le magliette nerazzurre dell'Inter, quelle del triplete del 2010. O meglio la numero 22 del principe Milito e quella numero 12 di Julio Cesar. Prima si sono affrontate le ragazze: da una parte le studentesse, dall'altra le volontarie. Poi è toccato ai maschietti scendere in campo in una sfida, punto a punto, che ha messo di fronte i maturandi ai ragazzi della scuola. A seguire colazione per tutti!

Stamattina, a Shanti Bhavan, c'è stata una lotteria. Quella dei calci di rigore. Non sono stati infatti sufficienti due tempi, da 20 minuti ciascuno, per assegnare la vittoria a una delle due squadre in campo: da una parte i ragazzi di Shanti Bhavan, dall'altra quelli che qui hanno studiato in passato, ma che adesso frequentano il college nella vicina Bangalore. Alla fine hanno avuto la meglio i ragazzi della scuola, che si sono imposti per 2-1. In occasione dei tiri dal dischetto, il folto pubblico, che già dalle 6.30 si è assiepato a bordocampo, si è schierato a ventaglio lungo le linee laterali dell'area di rigore non facendo mancare il suo sostegno ai tiratori designati.

HomeVideo (beta)


STREAMING VOD, SVOD E TVOD:
Impostazioni privacy