Doc3 su Rai3
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Doc3 su Rai3: Who’s gonna love me now di Tomer e Barak Heyman il 24 agosto


Mercoledi 24 agosto su Rai3 settimo documentario della stagione 2016 di Doc3, la serie di documentari d'autore che raccontano il mondo e la complessità delle varie culture.

Dal 13 luglio al 31 agosto 2016 appuntamento con Doc3 il mercoledì in seconda serata. Otto documentari d'autore che raccontano il mondo. La serie di quest'anno si concentra molto sul Medio-Oriente, ma non trascura l'Europa. Attraverso le biografie di persone reali Doc3 approfondisce la condizione femminile nel mondo musulmano, la libertà di pensiero e di orientamento sessuale in paesi a forte impronta religiosa, l'assenza di diritti civili e le disuguaglianze che caratterizzano la società globalizzata.

Mercoledi 24 agosto alle 23.55 su Rai3 va in onda Who's gonna love me now di Tomer & Barak Heyman, il settimo documentario della stagione 2016 di Doc3. Vincitore del Panorama Audience Award al 66esimo festival internazionale di Berlino del 2016, Who's gonna love me now è la storia di Saar Maoz, un ragazzo israeliano che vive a Londra da 17 anni. E' ebreo e gay. La sua famiglia vive in un kibbutz, segue regole religiose ortodosse e non ha mai accettato il suo orientamento sessuale. A Londra ha trovato una sua dimensione, lavora in un rinomato store di elettronica e telefonia mobile e canta in un coro maschile gay. Saar scopre di essere affetto dal virus dell'HIV: è sieropositivo. Questo evento innesca domande e desideri in un uomo alla ricerca della sua identità profonda, da sempre divisa e conflittuale. Per Saar inizia cosi' una vera e propria battaglia con se stesso e con la propria famiglia per conquistare la dignità ad essere amato per quello che è. E attraverso la ricerca determinata di un dialogo decide di tornare in Israele per trovare le sue radici.

Mercoledì 17 agosto alle 23.45 Rai3 per la serie Doc3 il documentario Nassarah di Riccardo Bicicchi. C'è una strage silenziosa che da due anni colpisce i Cristani in Medio-Oriente. Con la conquista di Mosul (l'antica Ninive) da parte dell'ISIS più di un milione e mezzo di cristiani che vivevano perfettamente integrati in Iraq sono stati costretti a fuggire verso il Kurdistan. Chiese distrutte, documenti e libri bruciati, interi villaggi massacrati dalla furia distruttrice del Daesh hanno ridotto quella comunità piena di storia e di tradizioni millenarie a meno di 250.000 persone. Solo il coraggio e la dedizione di pochi sacerdoti e studiosi è riuscito a mettere in salvo gran parte del patrimonio culturale e artistico di questa antica comunità. Nassarah offre un accesso unico ed esclusivo ad un mondo in costante pericolo di estinzione: attraverso le storie di profughi e religiosi scopriamo una storia fatta di fede, di resistenza e di speranza contro la furia iconoclasta dei miliziani del califfato. Riccardo Bicicchi si è laureato in Scienze Politiche Internazionali a Siena con una tesi sulla guerra in Bosnia. Ha collaborato a Geo & Geo di "Rai 3" e con RCS Media Group – Corriere.it. Oltre a "Boko Haram – Convertitevi o morite", tra le opere da lui realizzate anche "Afghanistan – Una storia diversa", "I camerieri di Hammamet", "Luci accese a mezzanotte", "Butembo – La pelle nera dell'anima", "Il terzo giorno d'Estate". 

Mercoledì 10 agosto alle 23.50 Rai3 per la serie Doc3 il documentario The Black Sheep sulla Libia di oggi, di Antonio Martino. E' la storia Ausman Ben Khalifa, un giovane libico che ha combattuto contro il regime di Gheddafi, sperando di costruire una società più giusta e tollerante. Dopo la caduta del regime si ritrova in una società dilaniata dalla guerra civile e ancora una volta tradita nella libertà di espressione. Ausman infatti è ateo e vorrebbe esprimere liberamente il suo pensiero ma si ritrova circondato da persone che ritengono conveniente professarsi religiosi e seguaci dell'Islam per non avere problemi. I suoi amici, i suoi ex professori, la sua famiglia, tutti intorno a lui gli consigliano l'ipocrisia, il conformismo. "Pensavo che l'unico problema della nostra società fosse Gheddafi" dice Ausman con amarezza rilanciando i valori di libertà delle rivoluzioni arabe. Le sue scelte di vita non possono essere che coerenti e Ausman dovrà fare una scelta molto difficile, rimanere nel suo paese o espatriare in cerca di un paese più tollerante. Una prospettiva diversa e articolata per conoscere la realtà della Libia. Antonio Martino riceve nel 2007 il Premio Ilaria Alpi per Gare du Nord, un documentario sui bambini abbandonati di Bucarest, che vivono per strada. Nel 2012 realizza per Doc3 Isquat al Nizam, uno dei primi documentari sulla guerra civile siriana.  

Mercoledi 3 agosto alle 24.10 su Rai3 va in onda C'è un posto per me nel mondo per la stagione di "Doc3", la serie di documentari d'autore che raccontano il mondo e la complessità delle varie culture. La storia è quella di Lila Bicec, giornalista moldava costretta dalla povertà a emigrare in Italia e a cambiare identità, a diventare una badante a lavorare in clandestinità e in condizioni umilianti. Sono moldave in gran parte le baby-sitter, le badanti le colf che lavorano nelle famiglie della borghesia italiana. Si tratta spesso di donne laureate, colte e costrette a fare lavori manuali, pesanti e mal pagati. Lila, che in Moldova faceva la giornalista ha dovuto abbandonare i suoi figli e ogni giorno scrive una lettera per spiegargli le ragioni della sua assenza. Queste lettere, piene di amore e di dolore – e che Lila non è mai riuscita mai a spedire – diventeranno un libro e segneranno l'inizio del suo ritorno alla vita. Quello dalla Moldova è il più grande esodo tutto al femminile della nostra epoca. Sono queste donne con le loro rimesse a mantenere in vita l'economia di un paese povero. La storia di Lila è una storia di riscatto, la testimonianza di come la curiosità intellettuale sia una forma di salvezza dalle ingiustizie e dalle disuguaglianze. Lila continuerà nella sua carriera di scrittrice pubblicando il suo secondo libro, "Boomerang", mettendo il suo sguardo al servizio proprio di quei bambini che rimangono da soli in Moldova con i genitori costretti ad emigrare all'estero. Francesco Conversano e Nene Grignaffini hanno realizzato più di cento documentari. Vincitori di numerosi premi, tra cui il premio Ilaria Alpi, considerano il documentario non un racconto oggettivo della realtà ma piuttosto racconto soggettivo e personale che "mette in scena" la realtà con il proprio sguardo. 

Mercoledi 27 luglio alle 24.15 su Rai3 va in onda The Swedish Theory Of Love per la stagione di "Doc3", la serie di documentari d'autore che raccontano il mondo e la complessità delle varie culture. Famiglie composte da una sola persona, donne che partoriscono con la fecondazione artificiale senza un partner, anziani che muoiono in solitudine e senza un parente che si accorga della loro scomparsa: sono le categorie simbolo attraverso cui Erik Gandini racconta la Svezia in The Swedish Theory Of Love. L'autore sottolinea come la Svezia, il Paese in cui vive a lavora, pur avendo messo al centro della propria politica l'autosufficienza e le pari opportunità per tutti i suoi cittadini, ha prodotto rapporti sociali rarefatti e molta solitudine rispetto ai paesi mediterranei o in via di sviluppo. Non a caso negli ultimi anni lo Stato svedese ha dovuto creare uffici dedicati a occuparsi dei problemi burocratici delle persone morte in stato di abbandono e solitudine, senza legami sociali e familiari. E se il filosofo Zygmunt Bauman in un'intervista rivela le contraddizioni tra la libertà e le relazioni affettive nei paesi ad alta protezione sociale, dall'altra parte alcuni svedesi stanno reagendo, ad esempio organizzando raduni nei boschi per riscoprire il contatto fisico e il vivere sociale, oppure emigrando per un periodo in altri paesi del Sud del mondo, come un chirurgo di successo in Etiopia, per riscoprire, pur nella scarsità dei beni materiali, il valore della comunità. L'autore, Erik Gandini, è tra i più grandi documentaristi europei. Italiano naturalizzato svedese, ha realizzato documentari come Sacrificio, chi ha tradito Che Guevara (2001), Surplus (2003), Gitmo – Le nuove regole della guerra (2015) e Videocracy – le regole dell'apparire (2009), il film sull'impero mediatico di Berlusconi.

Mercoledi 20 luglio alle 24.15 su Rai3 in onda Sonita, il secondo documentario della stagione di Doc3, la serie di documentari d'autore che raccontano il mondo e la complessità delle varie culture. Sonita è una ragazza afghana scappata in Iran durante la guerra. Il suo destino è già segnato: una volta adolescente diventerà una sposa bambina. Il suo matrimonio porterebbe una dote di 9000 dollari a suo fratello maggiore. Ma Sonita ha un altro progetto, vuole diventare una musicista rap e nelle sue canzoni denuncia proprio la condizione femminile invitando le donne a non rimanere in silenzio. Con la forza della volontà e grazie ad un aiuto inaspettato dalla regista, Sonita riesce a incidere il suo primo pezzo, Bride for Sale e a diffondere la sua voce nel mondo, realizzando così il suo sogno di studiare musica e di trovare una via di fuga alle tradizioni barbare del suo paese. Un documentario in cui si rompe la linea che di solito separa il regista dai protagonisti della sua opera e lo costringe a prendere posizione, un film nel film che premia la ribellione e il talento. Rokhsareh Ghaem Maghami, ha studiato cinema e animazione alla Tehran Art University, ha diretto sei documentari, tra cui "Cyanosis" e "Going up the Stairs," molto conosciuti a livello internazionale e vincitori di più di venti premi. "Sonita" ha vinto il premio del pubblico per il miglior documentario all' IDFA Amsterdam Film Festival. E' anche autrice del libro "Animated documentary, a New Way to Express". 

Primo appuntamento con la stagione del 2016 di Doc3 Mercoledi 13 luglio alle 23.40 con Speed Sisters di Amber Fares, documentario sul primo team di corse automobilistiche del Medio Oriente composto da sole donne. Tra testa-coda, gare vinte e check-point israeliani le cinque ragazze portano avanti la loro vita ad alta velocità, cercando di trovare la propria, moderna identità in un mondo, quello delle gare, prevalentemente maschile. Un ritratto inedito della condizione femminile in Palestina, che fuori dagli stereotipi, mostra come lo sport possa creare emancipazione e pari opportunità.

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