Posh
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Posh – la recensione


Posh racconta le dinamiche interne di un circolo esclusivo appartenente all'università inglese di Oxford, il Riot Club, composto da ragazzi ricchi e viziati, che amano mettersi in mostra e vivere in modo eccessivo.
Voto: 6/10

Posh prima di essere un film è un'opera teatrale scritta da Laura Wade che ha poi adattato la storia per il grande schermo, una storia che sembra prestarsi alla perfezione, già nell'ossatura iniziale, ad un pubblico cinematografico. Se poi tra i protagonisti vengono scelti alcuni tra i più talentuosi e amati giovani attori britannici della nuova generazione (Max Irons, Sam Claflin e Douglas Booth), il successo di pubblico diventa assicurato. Oltre all'aspetto più di marketing e di rientro economico, i produttori hanno puntato molto anche sulla qualità della pellicola. Hanno scelto alla regia una donna, la danese Lone Scherfig, famosa per aver diretto An Education, da una sceneggiatura dello scrittore britannico Nick Hornby, dove ha saputo raffigurare benissimo alcune sfumature della società inglese.

Un gruppo di dieci ricchi e viziati ragazzi fa parte di un esclusivo club della prestigiosa università di Oxford, il Riot Club. Fondato nel 1776, il club ha un'antica tradizione e riuscire ad entrare a farne parte è un onore concesso solo a pochi eletti. Tutti coloro che ne diventano membri cercano di portare avanti con onore il nome dei loro illustri predecessori che hanno fatto la storia del club. Ma in che modo? Attraverso le più eccessive dissolutezze; fin dai tempi della sua fondazione il club si basa su incontri alquanto discutibili, tra fiumi di alcool, corse folli in auto, sesso e droga. Durante una serata per festeggiare l'aggiunta al club di due nuovi membri, Alistair (Sam Claflin) e Miles (Max Irons), gli animi si scaldano e la situazione improvvisamente precipita e sfugge di mano ai ragazzi, fino ad arrivare ad una svolta drammatica che inevitabilmente cambierà la vita dei dieci membri.

Posh racconta di un mondo che, a primo impatto, sembra estremamente romanzato, così lontano dal nostro modo di vivere, così assurdo ed eccessivo. Ovviamente alcuni aspetti mostrati sono forzati e portati all'estremo ma, anche nella società moderna, esistono realmente club di questo tipo formati esclusivamente da ragazzi molto ricchi e viziati, come dimostrano anche le ricerche fatte dalla scrittrice per realizzare la sua opera. Sono circoli molto esclusivi, con veri e propri regolamenti interni, riti e tradizioni molto forti. Tutti coloro che non appartengono ad una determinata classe sociale ne restano fuori, è come se fossero una sorta di microcosmo sociale estremamente elitario e anche di difficile interpretazione per chi non ne vive le dinamiche dall'interno. Nonostante gli atteggiamenti dei protagonisti siano assolutamente deprecabili e di conseguenza giudicabili, la regista nel film cerca di creare un punto di vista il più neutrale possibile, non giudica mai ciò che avviene in maniera del tutto negativa, anche i gesti più folli ed estremi. Ognuno dei dieci ragazzi ha un proprio carattere e una personalità che emerge in maniera più evidente durante il momento più drammatico della storia, evidenziando così la vera natura di ognuno di loro. Nel corso del film c'è chi mostra un lato diverso, chi rimane lo stesso, chi si evolve.

Stupisce in realtà che un film così maschile sia scritto e diretto da due donne, ma forse è anche questo il suo punto di forza perché lo sguardo femminile riesce, a volte, a percepire e mostrare sfumature con maggiore sensibilità di quello maschile. Posh non è un film per teenager, come scelta di cast e pubblicità sembrerebbero far credere. È invece una pellicola adulta che cerca di portare avanti tematiche serie e concrete. Nonostante un cast assolutamente all'altezza e alcuni momenti più riusciti, il film però non è del tutto convincente, è, a volte, un po' troppo superficiale e non riesce a coinvolgere fino in fondo  lasciando una sensazione di freddezza rispetto a ciò che si vede sullo schermo. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 6 su 10
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