Tusk
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[Roma 2014] Tusk, la recensione


'Tusk' è una pellicola volutamente ridicola, che spinge il genere horror fino ai limiti più estremi, trasformandolo in una sorta di comicità trash. Buon ritmo e alcune battute intelligenti riescono. Gli attori salvano il film.
Voto: 6/10

Il regista Kevin Smith non è di certo conosciuto dal grande pubblico per la sua capacità di dirigere, scrivere o anche solo scegliere pellicole con il potere di cambiare il corso della storiografia cinematografica. Non è un maestro del cinema, Smith; piuttosto il regista sembra incline al desiderio di voler far divertire le masse con gli espedienti più bassi (vedi i vari capitoli di Clerks), con la riscrittura dell'idea della religione (l'ottimo Dogma) o con esperimenti che virano verso la commedia romantica (Jersey Girl). Conoscere la carriera e le scelte del regista è un passo quanto meno fondamentale per avvicinarsi a Tusk con la degna preparazione. Sì, perchè ad un primo sguardo l'ultimo film del regista, che viene presentato nella sezione Mondo Genere della nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, potrebbe apparire come una sorta di thriller/horror. Be', non è così. Ci sono, naturalmente, alcune scelte che rimandano all'uno o all'altro universo di genere, ma il tutto viene poi colorato con note di così alta ricerca del trash, da far sì che Tusk finisca con l'essere un film quasi comico.

Wallace (Justin Long) è un giovane e immaturo podcaster che, dopo aver avuto successo con il suo programma Not-see party, ha dimenticato la persona che era una volta e i valori in cui credeva. L'unica cosa in cui è rimasto se stesso è il desiderio di raccontare storie. Per questo motivo decide di recarsi a Nord, in Canada, per intervistare un ragazzo che si è tagliato da solo una gamba in diretta, diventando una celebrità del web. Arrivato sul luogo, però, Wallace viene a sapere che il ragazzo si è tolto la vita. Amareggiato e arrabbiato per non essere riuscito a fare la sua intervista, Wallace si imbatte però in un annuncio: un vecchio uomo di mare è alla ricerca di qualcuno a cui raccontare le storie della sua vita, in cambio di un aiuto in casa per tutte le faccende domestiche che lui non può fare poiché è costretto su una sedia a rotelle. Wallace allora si reca nell'inquietante Pippy Hill, una villa in mezzo al nulla, dove scoprirà le vere intenzioni del misterioso Howard Howe (Michael Parks): trasformarlo nel suo vecchio amico Tusk, un tricheco conosciuto durante un naufragio. Ad indagare infine sulla scomparsa di Wallace, insieme alla ragazza Ally (Genesis Rodriguez) e al migliore amico Teddy (un cresciuto e ormai irriconoscibile Haley Joel Osment de Il sesto senso), apparirà un detective della omicidi del Quebec, Guy LaPointe (Johnny Depp) che da più di vent'anni insegue Howe.

Sullo schermo nero, a pochi istanti dalla fine dei titoli di apertura, una scritta avvisa lo spettatore che la storia che sta per vedere si fonda su eventi realmente accaduti. In realtà l'idea per questo film Kevin Smith l'ha avuta quando si è imbattuto in un racconto su twitter, che poi ha condiviso con gli ascoltatori del suo poadcast lo scorso giugno. Leggenda vuole che su un sito di affitta camera campeggiasse un annuncio in cui si offriva l'affitto di una stanza in una casa molto bella e molto ben tenuta, ad una condizione: chiunque avesse preso possesso della camera avrebbe dovuto, di tanto in tanto, mascherarsi da tricheco. Pare, infatti, che il proprietario avesse vissuto con un tricheco, su un'isola, molti anni prima, e volesse rivivere quella solida amicizia sulla soglia della vecchiaia. Pare che durante quello stesso poadcast Smith abbia interrotto la conversazione per esclamare: "ehi, ma questo è un film horror!". In realtà poi è stato scoperto che quella storia che il regista aveva letto non fosse altro che un lavoro di fiction divenuto reale, nel magico mondo del web dove è facile confondere realtà e finzione. Ma nonostante questo, Kevin Smith aveva già preso il via e un anno dopo gli spettatori possono guardare questo suo film, Tusk.

Come abbiamo già dichiarato poco più sopra questa pellicola non è un film etichettabile come horror. Sebbene nella prima parte ci siano tutti gli elementi che possono far pensare ad un racconto del'orrore – la casa nel nulla, il vecchio pazzo, un ragazzo solo – si palesa fin troppo presto che Tusk è, al contrario, una pellicola consapevolmente ridicola, che crea una sorta di mise-en-abime del ridicolo. Wallace, infatti, è un ragazzino che fa fortuna deridendo le disgrazie altrui. Letteralmente il ragazzo si arricchisce sbeffeggiando disgrazie, mutilazioni, problematiche umane. Un atteggiamento questo che viene comunemente accettato e condiviso, tanto che Wallace pensa di essere una persona profondamente riuscita. Allo stesso tempo, allora, lo spettatore si trova a ridere di Wallace: e, sebbene la storia, se pensata in un contesto appena più verosimile, sarebbe di quella da togliere il sonno per ogni notte a venire, lo spettatore non può fare a meno di ridere di questo ragazzo immaturo, sleale e meschino. Merito, anche, di una sceneggiatura che riesce spesso a creare battute intelligenti: dall'eterno conflitto tra americani e canadesi, fino a scene al limite dell'assurdo, senza dimenticare la presa per i fondelli verso l'America e il suo governo delle armi.

Tusk è un film che, in parte, riesce soprattutto perchè è consapevole della sua natura. Non cerca di essere un horror e, allo stesso tempo, non si contenta di essere un film demenziale. E' una sorta di dimensione intermedia, dove il pubblico si trova allibito, a volte persino infastidito. Ma su tutto bisogna dire che l'elemento migliore di questa operazione è da ricercarsi nelle buone prove dei protagonisti. Michael Parks è inquietante e, insieme, ridicolo nei panni di quest'uomo che cerca di rifuggire l'umanità e che considera i suoi simili alla stregua di aracnidi vari smarriti nelle feci. Un uomo che non vorrebbe esserlo, ma che è costretto a rispondere agli impulsi dell'animo umano. Un pazzo, senza dubbio, con una storia orribile alle spalle e una altrettanto spaventosa davanti a se. Ma il vero applauso va fatto a Johnny Depp, nei panni dell'assurdo detective LaPointe. Con le sopracciglia e i baffi spumosi, il volto gonfio di chi beve troppo e un basco che sembra voler rimandare le sue origini francofone, Guy è il personaggio sicuramente più riuscito. La sua natura di macchietta narrativa non viene in alcun modo intaccato da altre pretese contenutistiche, e questo permette a Tusk di divertire moltissimo lo spettatore, che ben presto si troverà con le lacrime agli occhi. Sono affidate proprio a Guy le battute più intelligenti dello show, così come il ruolo risolutivo. In definitiva Tusk è un horror che fa (volutamente) ridere, che non sempre funziona, ma che fa un ottimo utilizzo del ritmo.

Valutazione di Erika Pomella: 6 su 10
TuskFestival del Cinema di Roma 2014
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