The Perfect Husband
The Perfect Husband

Recensione The Perfect Husband


The perfect husband ricorda molti horror precedenti, la trama e i risvolti psicologici non brillano per originalità ma il risultato è molto soddisfacente. Lucas Pavetto sembra essere un regista molto promettente.
Voto: 7/10

Un'interruzione di gravidanza provoca una forte crisi nel rapporto fra Viola e Nicola. La giovane coppia decide di superare il periodo difficile andando in vacanza in un piccolo chalet in mezzo ai boschi, per staccare da tutto e trascorrere più serenamente un po' di tempo insieme. In un primo tempo tutto sembra andare avanti tranquillamente, nonostante alcuni piccoli incidenti, ma, pian piano, i sospetti e i dubbi avranno la meglio in un crescendo di tensione e pazzia che trasformerà la vacanza in un incubo senza via d'uscita. 

Lucas Pavetto aveva già girato un pluripremiato mediometraggio intitolato Il marito perfetto. Grazie all'interessamento di alcuni coraggiosi produttori, ha avuto la possibilità di trasformare la sua idea in un lungometraggio da destinare alle sale cinematografiche, non solo italiane. Il regista sfrutta bene l'occasione che gli è stata data: dilunga soprattutto la prima parte del film, insistendo sulla psicologia dei personaggi e il loro passato recente, accennando anche a quello più remoto. Pavetto dimostra di avere talento nella costruzione della tensione. Alcune scene sanno ben riflettere l'inquietudine interiore dei protagonisti e in particolare di Viola (la passeggiata in un borgo abbandonato, le scene girate nei boschi) e sono molto utili a non rendere piatta e banale una trama che è, in fondo, abbastanza semplice. Molto chiaro è l'intento del regista di puntare ad un pubblico internazionale, non solo per l'uso di un cast prevalentemente anglofono, ma anche per il modo in cui egli sfrutta il paesaggio all'interno della vicenda. Il film è girato in Sicilia, ma sembra essere ambientato nel Nord America. Le inquadrature non puntano al virtuosistico (come spesso accade con moltissimi registi esordienti), ma alla praticità e al coinvolgimento. 

Ottimo lavoro anche con la colonna sonora, in grado di far percepire sin dall'inizio, insieme alla regia, un incombente minaccia, che pare, però arrivare dall'esterno. Sarà, invece, lo svolgersi della storia, a far capire come siano i demoni interiori a sgretolare il progetto dei protagonisti e la loro ricerca di una serenità ormai perduta. 
Ad un certo punto la trama sembra saltare qualche passaggio, concedendosi un'improvvisa accelerazione; ma sarà il finale a rendere tutto più chiaro e a mettere ordine al senso di confusione che dà la sensazione di un film spaccato in due, e a chiarire anche alcuni comportamenti dei protagonisti nel pieno dell'azione. 

Gabriella Wright sa ben interpretare una Viola smarrita, delusa e, soprattutto, confusa, in tutte le sue sfumature, sino alla rivelazione finale. Lo stesso dicasi per Bret Roberts, molto convincente nel ruolo di un marito preoccupato ma geloso sino all'inverosimile. L'alchimia fra i due è perfetta, nonostante venga loro relegato il difficile compito di reggere quasi da soli l'intero film. 

The perfect husband ricorda molti scenari horror precedenti, dal logorio psicologico di Shining all'inquietudine de La casa. La trama e i risvolti psicologici non brillano per originalità e richiamano alla mente buona parte della produzione thriller/horror europea low budget dell'ultimo decennio. Tuttavia il risultato è molto soddisfacente, non solo perché c'è da premiare il coraggio produttivo in un panorama dei film di genere nostrano alquanto desolante, ma anche perché Lucas Pavetto sembra essere un regista molto promettente, che è riuscito nell'intento di girare un film di respiro internazionale senza mai sembrare un wannabe che scade nell'eccesso, nel grottesco e nel ridicolo. Egli ha tutte le carte in regola per essere l'apripista di una nuova stagione del cinema italiano, sorretta da tutti i cambiamenti e il vigore che, in questi anni, stanno invadendo il cinema indipendente del Bel Paese.

In conclusione The perfect husband si rivela un thriller godibile, capace di tenere alta l'attenzione dello spettatore sin dai primi minuti e di soddisfare le sue aspettative nell'ultima parte. La sceneggiatura riesce a tenere su una trama semplice senza annoiare, grazie anche alle ottime interpretazioni, alla colonna sonora e alla sorprendete regia, accompagnata da una fotografia particolarmente curata. 

Valutazione di redazione: 7 su 10
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